martedì 4 giugno 2013

Giugno con Sant'Antonio

"Godete sempre nel Signore!
Ve lo ripeto: godete"
Giugno


1. Il Signore preparerà per tutti i popoli su questo monte (di Sion) un banchetto di carni grasse... e di vini prelibati (cf. Is 25,6). È ciò che fa oggi la chiesa, per la quale Cristo ha preparato un banchetto splendido e sontuoso, di una duplice e abbondante ricchezza: diede il suo vero corpo e il suo vero sangue, e comandò che fosse dato anche a tutti quelli che avrebbero creduto in lui.
Perciò si deve credere fermamente e confessare con la bocca che quel corpo che la Vergine partorì, che fu inchiodato sulla croce, che giacque nel sepolcro, che risuscitò il terzo giorno, che salì alla destra del Padre, egli lo diede realmente agli apostoli, e la chiesa ogni giorno lo "prepara" e lo distribuisce ai suoi fedeli.

2. Il contemplativo, quando si alza alle sfere superiori, non percorre una via stabilita o diritta, perché la contemplazione non è in potere del contemplativo, ma dipende dalla volontà del creatore, il quale elargisce la dolcezza della contemplazione a chi vuole, quando vuole e come vuole.

3. Il gaudio della speranza del cielo e l'ascolto dei divini precetti seppelliscono il giusto nella duplice spelonca della vita attiva e contemplativa, perché sia protetto al riparo del volto di Dio, nascosto agli intrighi degli uomini e lontano dalle lingue che contraddicono (cf. Sal 30,21).

4. Nella penitenza, come nella mandorla, ci sono tre elementi: la corteccia amara, il guscio solido, il seme dolce. Nella corteccia amara è indicata l'amarezza della penitenza, nel guscio solido la costanza della perseveranza e nel seme dolce la speranza del perdono.

5. Benché l'albero, cioè il corpo dell'uomo, venga tagliato dalla scure della morte, sia invecchiato, decomposto nella terra e ridotto in polvere, tuttavia l'uomo deve avere la speranza ch'esso rifiorirà, cioè risorgerà, e che le sue membra ricresceranno e che, al sentore dell'acqua, cioè per la munificenza della sapienza divina, germoglierà di nuovo e ritornerà al suo splendore, come nel paradiso terrestre.

6. Colui che nutre la speranza dei beni eterni è pieno dell'umore della devozione. Invece la speranza posta nei beni terreni non produce il frutto della carità; è piccola e meschina perché non cresce in Dio; è insipida perché la sua sapienza non è condita con il divino sapore.

7. Quando all'inizio della conversione e della nuova vita scoppiano i tuoni, cioè le tentazioni della prosperità o delle avversità, queste riescono spesso a guastare le uova della speranza e dei santi propositi. Quindi il figlio della grazia deve domandare al Padre della misericordia l'uovo della speranza dei beni eterni perché, come dice Geremia, "benedetto è l'uomo che confida nel Signore: il Signore stesso sarà la sua speranza" (Ger 17,7).


8. Come si deve aver paura del pungiglione che lo scorpione ha sulla coda, così è un atto contrario alla speranza guardare indietro, cioè al passato: la speranza è la virtù che si protende in avanti, che aspira cioè ai beni futuri.

9. Leggiamo in Giobbe: "Il legno (l'albero) ha una speranza: se viene tagliato, ancora ributta" (Gb 14,7). Così l'uomo ha e deve avere la speranza che il legno, cioè il suo corpo, dopo essere stato tagliato dalla scure della morte, rifiorirà nella risurrezione finale.

10. Dove ci sono timore e speranza, lì c'è una vita impegnata in Dio. E considera ancora che l'olio galleggia su tutti i liquidi, e per questo simboleggia la speranza, che ha per oggetto le cose eterne, le quali sono al di sopra di ogni bene transitorio. Infatti si chiama speranza, in latino spes, perché è il piede, in latino pes, per camminare verso il Signore. Speranza è attesa dei beni futuri, ed essa esprime il sentimento dell'umiltà e un'attenta dedizione di sudditanza.

11. Quelli che non sperano in se stessi ma solo nel Signore, che è il Dio della speranza, riacquisteranno forza, per essere forti in lui, anche se sono deboli in questo mondo.

12. Come l'uccello è fornito di due ali, così nell'anima c'è la fede e la speranza. La fede e la speranza riguardano le cose invisibili, e quindi dalle cose visibili innalzano a quelle invisibili. Ma coloro che hanno la fede solo a parole, che pongono la loro speranza solo in se stessi e nelle loro cose e pongono la fiducia nell'uomo, costoro bramano avidamente le cose terrene, gustano solo quelle e solo su quelle si fermano.

13. La virtù dei santi è come il piombino del muratore che controlla la perpendicolarità dei muri... Quando si celebrano le feste dei santi, viene teso questo piombino sulla vita dei peccatori; e quindi celebriamo le loro feste per avere dalla loro vita una norma per la nostra. È ridicolo perciò nelle solennità dei santi, volerli onorare con i cibi (con grandi pranzi), quando sappiamo che essi hanno conquistato il cielo con i digiuni.

14. Giuseppe e Maria sono figura della speranza e del timore, che sono come i "genitori" del giusto. La speranza è l'attesa dei beni futuri, che genera un sentimento di umiltà e una pronta disponibilità di servizio. La speranza è detta in latino spes, quasi pes, piede, passo di avanzamento: ecco l'aumento, l'accrescimento. Al contrario si dice disperazione, quando non c'è nessuna possibilità di andare avanti, poiché quando uno ama il peccato non spera certo nella gloria futura. E perché la speranza non degeneri in presunzione, dev'essere unita al timore, che è principio della saggezza (Sal 110,10; Eccli 1,16), al cui possesso nessuno può giungere se prima non ha assaporato l'amarezza del timore. Per questo è detto nell'Esodo che i figli d'Israele, prima di arrivare alla dolcezza della manna, trovarono l'amarezza dell'acqua di Mara (cf. Es 15,23). Bevendo una medicina amara si arriva alla gioia della guarigione.


15. "Ogni ipocrita è malvagio" (Is 9,17), dice Isaia; e Michea: "Il migliore tra di essi è come un pruno, e il più retto come le spine della siepe" (Mic 7,4). Veramente oggi molti sono ipocriti, pruni e spine. L'ipocrita è colui che finge di essere ciò che non è; è come il cespuglio di pruni, che sembra morbido nelle parole, ma punge con i fatti; è come le spine che feriscono i passanti per succhiarne il sangue della lode e del denaro.

16. Gesù Cristo darà il premio della vita eterna a colui che avrà sconfitto l'appetito della carne, avrà imitato gli esempi dei santi, e avrà scacciato gli zoppi e i ciechi, cioè i prelati e i sacerdoti che zoppicano da entrambi i piedi, vale a dire nei sentimenti e nelle opere, e che sono ciechi da entrambi gli occhi, vale a dire nella vita e nella scienza. Costoro hanno in odio la vita di Gesù Cristo, poiché vendono al diavolo la loro anima, per la quale Cristo ha dato la sua vita.

17. Come nelle mani ci sono dieci dita, così dieci sono le specie di flagellazione, cioè di mortificazione che dobbiamo praticare: la rinuncia alla propria volontà, l'astinenza dal cibo e dalla bevanda, la rigorosità del silenzio, le veglie di preghiera durante la notte, l'effusione delle lacrime, il dedicare un congruo tempo alla lettura, il lavoro materiale, la generosa partecipazione alle necessità del prossimo, il vestire dimessamente, il disprezzo di sé. Con queste dieci dita dobbiamo afferrare il flagello e colpirci senza pietà, senza misericordia, quasi con ferocia, perché nel giorno del castigo che spezzerà le ossa, possiamo trovare misericordia.

18. Come l'oro è superiore a tutti i metalli, così la scienza sacra è superiore a ogni altra scienza: non sa di lettere chi non conosce le "lettere sacre".

19. Gesù Cristo fu misericordioso nell'Incarnazione, forte e valoroso nella Passione e sarà sommamente desiderabile per noi nella beatitudine eterna. Parimenti è misericordioso nell'infusione della grazia.

20. La nostra anima è il giardino nel quale Cristo, come un giardiniere, mette a dimora i misteri della fede e poi la irriga quando le infonde la grazia della compunzione. Egli l'ha generata nei dolori della sua Passione.

21. Il giusto, nell'abbondanza della grazia che gli è elargita, entra nel sepolcro della vita contemplativa; come a suo tempo il mucchio di grano viene portato nel granaio, così, soffiata via la paglia delle cose temporali, la sua mente si rinchiude nel granaio della pienezza celeste e così rinchiusa si sazia della sua dolcezza.


22. Il volto del Padre è il Figlio. Come infatti una persona si riconosce dal volto, così per mezzo del Figlio conosciamo il Padre. Quindi la luce del volto di Dio è la conoscenza del Figlio e l'illuminazione della fede, che nel giorno della Pentecoste fu segnata e impressa nel cuore degli apostoli.

23. L'edera che da se stessa non può spingersi in alto, ma lo fa attaccandosi ai rami di qualche albero, sta a significare il ricco di questo mondo, il quale può elevarsi al cielo non per se stesso, ma con le elemosine elargite ai poveri, che lo sollevano a modo di braccia.

24. Giovanni (Battista) è detto "cervo slanciato", cioè agile e veloce, che scavalca luoghi spinosi e scoscesi, perché incrementa la corsa con i salti. Così il beato Giovanni scavalcò rapidamente le ricchezze del mondo, raffigurate nelle spine, e i piaceri della carne, paragonati alle scabrosità del suolo. Se egli, santificato già nel grembo materno e del quale, a testimonianza del Signore, uno più grande non ci fu tra i nati di donna, si tormentò con vesti così rozze e visse con cibo così povero, cosa possiamo dire noi, miseri peccatori, concepiti nei peccati, pieni di vizi, che detestiamo ogni asprezza e cerchiamo delicatezze e comodità?

25. Quando nel cuore dell'uomo ci sono le tenebre del peccato mortale, l'uomo è in preda alla mancanza della conoscenza di Dio e all'ignoranza della propria fragilità, e non sa distinguere il bene dal male. Invece la luce che illumina l'anima è la contrizione del cuore, che produce la conoscenza di Dio e della propria infermità, e mostra la differenza tra l'uomo retto e quello malvagio.

26. Come l'aurora segna la fine della notte e l'inizio del giorno, così la contrizione segna la fine del peccato e l'inizio della penitenza.

27. L'anima fedele che in Matteo viene chiamata "vigna", deve essere sarchiata con il sarchio (la zappa) della contrizione, potata con la falce della confessione e sostenuta con i paletti della penitenza (o soddisfazione).

28. Cingiti con la cintura della confessione e raccogli i tuoi vestiti perché non scendano a toccare le cose immonde della strada. E non voler passare per l'abbondanza dei beni terreni, dove molti si sono perduti, ma scegli di passare per la semplicità e le strettezze della povertà.

29. Coloro che rinnegano Cristo tre volte nelle tenebre dei peccati, al canto del gallo, cioè alla predicazione della parola di Dio, si pentano, per essere poi capaci, nella luce della penitenza, insieme con il beato Pietro, di dichiarare per tre volte: "Amo, amo, amo". Amo con il cuore per mezzo della fede e della devozione; amo con la lingua con la professione della verità e con l'edificazione del prossimo; amo con la mano mediante la purezza delle opere.

Penitenza e Preghiera

30. Ogni giorno il ventre esige ad alta voce il tributo della gola; ma il penitente non lo ascolta per nulla, perché gli obbedisce non per il piacere, ma solo per necessità.


TREDICINA 

1. O glorioso sant'Antonio, che hai avuto da Dio il potere di risuscitare i morti, risveglia dall'apatia il mio spirito e ottienimi una vita fervorosa e santa. Gloria al Padre, ecc.

2. O sapiente sant'Antonio, che con la tua dottrina sei stato luce per la santa Chiesa e per il mondo, illumina la mia intelligenza aprendola alla divina verità. Gloria al Padre, ecc.

3. O pietoso Santo, che vieni in aiuto a coloro che ti invocano con fiducia, soccorri anche me e i miei cari nelle attuali necessità. Gloria al Padre, ecc.

4. O generoso Santo, che accogliendo la divina ispirazione hai consacrato la tua vita al servizio di Dio e dei fratelli, fa' che io ascolti sempre con docilità la sua parola. Gloria al Padre, ecc.

5. O sant'Antonio, vero giglio di purità, non permettere che l'anima mia resti macchiata dal peccato, ma ottienimi da Dio la purezza dei cuore. Gloria al Padre, ecc.

6. O caro Santo, che intercedi affinché tanti malati ritrovino la salute, aiutami a guarire dalla colpa e dalle cattive inclinazioni. Gloria al Padre, ecc.

7. O Santo mio patrono, che ti sei prodigato per la salvezza dei fratelli, guidami nel mare della vita perché possa giungere al porto dell'eternità beata. Gloria al Padre, ecc.

8. O compassionevole sant'Antonio, che durante la vita hai ottenuto la liberazione di tanti condannati, intercedi affinché io sia liberato dal male e possa vivere nella grazia di Dio. Gloria al Padre, ecc.

9. O santo Taumaturgo, che hai avuto il dono di ricongiungere ai corpi le membra recise, non permettere che io mi separi mai dall'amore di Dio e dall'unità della Chiesa. Gloria al Padre, ecc.

10. O carissimo Santo, che aiuti a ritrovare le cose smarrite, fa' che non perda mai l'amicizia di Dio, ma la possa custodire fedelmente per tutta la vita. Gloria al Padre, ecc.

11. O soccorritore dei poveri, che ascolti quanti ricorrono a te, accogli la mia supplica e presentala a Dio affinché egli mi doni il suo aiuto. Gloria al Padre, ecc.

12. O sant'Antonio, che sei stato apostolo instancabile della parola di Dio, fa' che io possa dare testimonianza della mia fede con la pa - rola e con l'esempio. Gloria al Padre, ecc.

13. O amatissimo sant'Antonio, che a Padova hai la tua tomba benedetta, guarda con benevolenza alle mie necessità; parli a Dio per me la tua lingua miracolosa affinché le mie preghiere siano accolte ed esaudite. Gloria al Padre, ecc.

Prega per noi, sant'Antonio di Padova
Affinché siamo fatti degni delle promesse di Cristo.


Preghiamo

Dio onnipotente ed eterno, che in sant'Antonio di Padova hai dato al tuo popolo un insigne predicatore del Vangelo e un patrono dei poveri e dei sofferenti, concedi a noi, per sua intercessione, di seguire i suoi insegnamenti di vita cristiana e di sperimentare, nella prova, il soccorso della tua misericordia. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Se cerchi i miracoli
(traduzione del Si quaeris)

Se cerchi i miracoli, ecco messi in fuga la morte, l'errore, la calamità e il demonio; ecco gli ammalati divenir sani.

Il mare si calma, le catene si spezzano; i giovani e i vecchi chiedono e ritrovano la sanità e le cose perdute.

S'allontanano i pericoli e scompaiono le necessità: lo attesti chi ha sperimentato la protezione del Santo di Padova.

Il mare si calma, le catene si spezzano; i giovani e i vecchi chiedono e ritrovano la sanità e le cose perdute.

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Il mare si calma, le catene si spezzano; i giovani e i vecchi chiedono e ritrovano la sanità e le cose perdute.


Preghiamo

O Dio, il ricordo di sant'Antonio, dottore evangelico della Chiesa, allieti la tua famiglia, affinché, forte del suo spirito, meriti di godere un giorno la felicità eterna del cielo. Per Cristo nostro Signore. Amen.



FATIMA : l'apparizione del 13 ottobre 1917

Il giorno più importante, l'apparizione del 13 ottobre 1917

La notizia di un miracolo visibile a tutti, fece il giro del Portogallo; all'appuntamento di ottobre ci fu così una folla valutata sulle 70.000 persone provenienti da tutto il Paese, con giornalisti e fotografi della stampa nazionale ed internazionale inviati per registrare l'avvenimento.
Non mancavano fra loro gli scettici ed i beffardi, pronti ad assaporare la cocente delusione di quanti erano in preghiera, se non fosse avvenuto nulla. Il tempo da parte sua, non prometteva niente di buono, quel giorno era scuro e freddo, la pioggia cadde copiosamente, mentre la gran folla di pellegrini cercava di ripararsi alla meglio.

Anche questa volta, appena apparsa la Signora, Lucia domandò "Signora chi siete e cosa volete da me?"; e Lei subito rispose: "Io sono la Signora del Rosario; voglio una cappella costruita qui in mio omaggio; che continuino a recitare il rosario tutti i giorni. La guerra finirà e i soldati torneranno presto alle loro case; gli uomini non devono offendere il Signore che è già troppo offeso".

La Vergine a questo punto aprì di nuovo le mani e lanciò un raggio di luce in direzione del sole e mentre Lei si elevava verso il cielo, i tre veggenti poterono così vedere accanto al sole i tre membri della Sacra Famiglia, Gesù Bambino, S. Giuseppe e la Madonna; in pochi attimi ebbero anche la visione di un uomo adulto che benediceva il mondo e la Madonna che a Lucia parve essere la Madonna Addolorata, e infine una terza scena in cui vi era la Madonna del Carmelo con lo scapolare in mano.


Alla fine avvenne lo strepitoso prodigio del sole; riportiamo qui la descrizione fatta dal giornalista, libero pensatore Avelino d'Almeida, direttore del giornale di Lisbona "O Seculo", presente al fenomeno e che pubblicò nell'edizione del mattino di lunedì 15 ottobre 1917.
"Abbiamo assistito ad uno spettacolo unico ed incredibile, per chi non era presente... il sole sembrava un disco d'argento opaco... non riscaldava, non offuscava. Si poteva dire che fosse un'eclissi. Si sentì allora un grido:
‘Miracolo, Miracolo!'. Di fronte agli occhi sbalorditi della gente, il cui atteggiamento ci riportava ai tempi Biblici, e che, pallidi di paura e con le teste scoperte, guardavano il cielo azzurro, il sole che tremava, che faceva movimenti rapidi, mai visti prima, estranei alle leggi cosmiche, il sole ‘cominciò a ballare' come dicono i contadini...
C'era solo una cosa da fare, cioè che gli scienziati spiegassero con tutta la loro sapienza il fantastico ballo del sole che oggi, a Fatima, ha levato un ‘Osanna' dal cuore dei fedeli e che, secondo testimoni affidabili, ha impressionato perfino i liberi pensatori ed altri senza convinzioni religiose, che sono venuti a questo luogo d'ora in poi celebre".
Quando tutto ciò finì, gli abiti di tutti prima bagnati dall'insistente pioggia, erano perfettamente asciutti; alla Cova da Iria la Madonna era veramente apparsa e si era manifestata con un miracolo visto dai presenti stupiti e terrorizzati.
Il messaggio della Vergine – La conferma della Chiesa
I tre veggenti con la loro semplicità e tenacia, raccontarono la sollecitudine di questa tenera Mamma per le sorti dell'umanità, minacciata da diversi flagelli e che per impedirli occorreva: Penitenza – Recita del Rosario – Consacrazione al suo Cuore Immacolato, specie da parte di una Nazione europea potente ma travagliata dal materialismo – La costruzione di una Cappella in suo onore per trasformarla in meta di pellegrinaggi di poveri, sofferenti e penitenti.

Naturalmente, per un lungo periodo la vicenda e il messaggio restarono nell'oblio e nel ristretto orizzonte di un semisconosciuto ambiente di poveri pastori e contadini. Il 28 aprile 1919 si diede inizio alla costruzione della Cappellina delle Apparizioni; il 13 ottobre 1930 il vescovo di Leira dichiarò "degne di fede le visioni dei bambini alla Cova da Iria", autorizzando il culto alla Madonna di Fatima; il 13 maggio 1931 l'episcopato portoghese, secondo il messaggio di Fatima, fece la prima consacrazione del Portogallo al Cuore Immacolato di Maria.


Il 31 ottobre 1942 papa Pio XII, in un radiomessaggio consacrò il mondo al Cuore Immacolato di Maria e il 7 luglio 1952 consacrò a Maria i popoli della Russia, come aveva chiesto la Celeste Signora a Fatima. L'avverarsi della minaccia con la Seconda Guerra Mondiale, fece ricordare ai cristiani il messaggio di Fatima; il 13 maggio 1946 con la presenza del legato pontificio, cardinale Benedetto Aloisi Masella, davanti ad una folla di ottocentomila pellegrini, ci fu l'incoronazione della statua della Vergine di Fatima.
I papi attraverso loro delegati, come fece Pio XII, o recandosi personalmente in pellegrinaggio, come fece Paolo VI il 13 maggio 1967, in occasione del 50° anniversario delle Apparizioni e Giovanni Paolo II il 13 maggio 1982, un anno esatto dopo l'attentato subito in Piazza S. Pietro, il cui proiettile è incastonato nella corona della statua in segno di riconoscenza, hanno additato Fatima come un faro che ancora oggi continua a gettare la sua luce, per richiamare il mondo disorientato verso l'unico porto di salvezza; Fatima dunque non vuole essere uno spauracchio per l'umanità, né un'occasione forte per gente morbosamente curiosa e assetata di catastrofi, vuole essere invece un invito alla speranza che nasce dalla certezza che Dio vuole il nostro bene ad ogni costo.

Il santuario mariano di Fatima è uno dei luoghi più venerati dal Cattolicesimo e in questo luogo, sacro per l'apparizione di Maria, papa Giovanni Paolo II volle recarsi di nuovo il 13 maggio 2000, per procedere alla beatificazione dei fratelli Marto, al termine della celebrazione il cardinale Segretario di Stato, Angelo Sodano diede lettura della comunicazione in lingua portoghese, sul terzo segreto di Fatima; ed appena un mese dopo, il 26 giugno 2000, il papa ne autorizzò la divulgazione pubblica da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede, accompagnata da opportuno commento teologico del Prefetto, cardinale Joseph Ratzinger.


Corpus Domini


Corpus Domini  
Corpus Domini (celebrazione mobile) - Solennità
Martirologio Romano: Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo: con il suo sacro nutrimento egli offre rimedio di immortalità e pegno di risurrezione.


La festività del Corpus Domini ha una origine più recente di quanto sembri. La solennità cattolica del Corpus Domini (Corpo del Signore) chiude il ciclo delle feste del dopo Pasqua e vuole celebrare il mistero dell'Eucaristia ed è stata istituita grazie ad una Suora che nel 1246 per prima volle celebrare il mistero dell'Eucaristia in una festa slegata dal clima di mestizia e lutto della Settimana Santa.
Il suo Vescovo approvò l'idea e la celebrazione dell'Eucaristia divenne una festa per tutto il compartimento di Liegi, dove il convento della Suora si trovava.
In realtà la festa posa le sue radici nell’ambiente fervoroso della Gallia belgica - che San Francesco chiamava amica Corporis Domini - e in particolare grazie alle rivelazioni della Beata Giuliana di Retìne.
Nel 1208 la Beata Giuliana, Priora nel Monastero di Monte Cornelio presso Liegi, vide durante un'estasi il disco lunare risplendente di luce candida, deformato però da un lato da una linea rimasta in ombra, da Dio intese che quella visione significava la Chiesa del suo tempo che ancora mancava di una solennità in onore del SS. Sacramento.

Il direttore spirituale della beata, il Canonico di Liegi Giovanni di Lausanne, ottenuto il giudizio favorevole di parecchi teologi in merito alla suddetta visione, presentò al vescovo la richiesta di introdurre nella diocesi una festa in onore del Corpus Domini.
La richiesta fu accolta nel 1246 e venne fissata la data del giovedì dopo l'ottava della Trinità.

Più tardi, nel 1262 salì al soglio pontificio, col nome di Urbano IV, l'antico arcidiacono di Liegi e confidente della beata Giuliana, Giacomo Pantaleone.
 Ed è a Bolsena, proprio nel Viterbese, la terra dove è stata aperta la causa suddetta che in giugno, per tradizione si tiene la festa del Corpus Domini a ricordo di un particolare miracolo eucaristico avvenuto nel 1263, che conosciamo sin dai primi anni della nostra formazione cristiana.

Infatti, ci è raccontato che un prete boemo, in pellegrinaggio verso Roma, si fermò a dir messa a Bolsena ed al momento dell'Eucarestia, nello spezzare l'ostia consacrata, fu pervaso dal dubbio che essa contenesse veramente il corpo di Cristo.
A fugare i suoi dubbi, dall'ostia uscirono allora alcune gocce di sangue che macchiarono il bianco corporale di lino liturgico (attualmente conservato nel Duomo di Orvieto) e alcune pietre dell'altare tuttora custodite in preziose teche presso la basilica di Santa Cristina.
Venuto a conoscenza dell'accaduto Papa Urbano IV istituì ufficialmente la festa del Corpus Domini estendendola dalla circoscrizione di Liegi a tutta la cristianità.
La data della sua celebrazione fu fissata nel giovedì seguente la prima domenica dopo la Pentecoste (60 giorni dopo Pasqua).
Così, l'11 Agosto 1264 il Papa promulgò la Bolla "Transiturus" che istituiva per tutta la cristianità la Festa del Corpus Domini dalla città che fino allora era stata infestata dai Patarini neganti il Sacramerito dell'Eucaristia.
Già qualche settimana prima di promulgare questo importante atto - il 19 Giugno - lo stesso Pontefice aveva preso parte, assieme a numerosissimi Cardinali e prelati venuti da ogni luogo e ad una moltitudine di fedeli, ad una solenne processione con la quale il sacro lino macchiato del sangue di Cristo era stato recato per le vie della città.
Da allora, ogni anno in Orvieto, la domenica successiva alla festività del Corpus Domini, il Corporale del Miracolo di Bolsena, racchiuso in un prezioso reliquiario, viene portato processionalmente per le strade cittadine seguendo il percorso che tocca tutti i quartieri e tutti i luoghi più significativi della città.

In seguito la popolarità della festa crebbe grazie al Concilio di Trento, si diffusero le processioni eucaristiche e il culto del Santissimo Sacramento al di fuori della Messa.
Se nella Solennità del Giovedì Santo la Chiesa guarda all'Istituzione dell'Eucaristia, scrutando il mistero di Cristo che ci amò sino alla fine donando se stesso in cibo e sigillando il nuovo Patto nel suo Sangue, nel giorno del Corpus Domini l'attenzione si sposta sull'intima relazione esistente fra Eucaristia e Chiesa, fra il Corpo del Signore e il suo Corpo Mistico.
Le processioni e le adorazioni prolungate celebrate in questa solennità, manifestano pubblicamente la fede del popolo cristiano in questo Sacramento.

In esso la Chiesa trova la sorgente del suo esistere e della sua comunione con Cristo, Presente nell'Eucaristia in Corpo Sangue anima e Divinità.  (Fonte:www.resurrezione.net)

PANGE LINGUA GLORIOSI CORPORIS MYSTERIUM


ACORTA TU PROPIO PURGATORIO


NUESTRA SEÑORA QUIERE QUE LOS AYUDEMOS:

Nunca, nunca una madre de esta tierra amó tan tiernamente a sus hijos fallecidos, nunca nadie consuela como María busca consolar sus sufrientes niños en el Purgatorio, y tenerlos con Ella en el Cielo. Le daremos gran regocijo cada vez que llevamos fuera del Purgatorio a un alma.


LAS BENDITAS ANIMAS DEL PURGATORIO NOS DEVUELVEN
EL MIL POR UNO

Pero qué podremos decir de los sentimientos de las Santas Almas? Sería prácticamente imposible de describir su ilimitada gratitud con para aquellos que las ayudan! Llenas de un inmenso deseo de pagar los favores hechos por ellas, ruegan por sus benefactores con un fervor tan grande, tan intenso, tan constante, que Dios no les puede negar nada.

Santa Catalina de Bologna dice :"He recibido muchos y grandes favores de los Santos, pero mucho mas grandes de las Santas Almas (del Purgatorio)".

Cuando finalmente son liberadas de sus penas y disfrutan de la beatitud del Cielo, lejos de olvidar a sus amigos de la Tierrra, su gratitud no conoce límites. Postradas frente al Trono de Dios, no cesan de orar por aquellos que los ayudaron.

Por sus oraciones ellas protegen a sus amigos de los peligros y los protegen de los demonios que los asechan.
No cesan de orar hasta ver a sus benefactores seguros en el Cielo, y serán por siempre sus más queridos, sinceros y mejores amigos.

Si los católicos solamente supieran cuan poderosos protectores se aseguran con sólo ayudar a las Animas benditas, no serían tan remisos de orar por ellos.



LAS ANIMAS BENDITAS DEL PURGATORIO PUEDEN ACORTAR
NUESTRO PROPIO PURGATORIO

Otra gran gracia que obtenemos por orar por ellas es un corto y fácil Purgatorio, o su completa remisión!

San Juan Massias, sacerdote dominicano, tenía una maravillosa devoción a las Almas del Purgatorio.

El obtuvo por sus oraciones (principalmente por la recitación del Santo Rosario) la liberación de ¡un millón cuatrocientas mil almas!

En retribución, el obtuvo para sí mismo las más abundantes y extraordinarias gracias y esas almas vinieron a consolarlo en su lecho de muerte, y a acompañarlo hasta el Cielo.

Este hecho es tan cierto que fue insertado por la Iglesia en la bula de decretaba su beatificación.

El Cardenal Baronio recuerda un evento similar.
Fue llamado a asistir a un moribundo. De repente, un ejército de espíritus benditos aparecieron en el lecho de muerte, consolaron al moribundo, y disiparon a los demonios que gemían, en un desesperado intento por lograr su ruina.

Cuando el cardenal les preguntó quiénes eran, le respondieron que eran ocho mil almas que este hombre había liberado del Purgatorio gracias a sus oraciones y buenas obras. Fueron enviadas por Dios, según explicaron, para llevarlo al Cielo sin pasar un solo momento en el Purgatorio.

Santa Gertrudis fue ferozmente tentada por el demonio cuando estaba por morir. El espíritu demoníaco nos reserva una peligrosa y sutil tentación para nuestros ultimos minutos.

Como no pudo encontrar un asalto lo suficientemente inteligente para esta Santa, el pensó en molestarla su beatífica paz sugiriéndole que iba a pasar larguísimo tiempo en el Purgatorio puesto que ella desperdició sus propias indulgencias y sufragios en favor de otras almas.

Pero Nuestro Señor, no contento con enviar Sus Angeles y las miles de almas que ella había liberado, fue en Persona para alejar a Satanás y confortar a su querida Santa. El le dijo a Santa Gertrudis que a cambio de lo que ella había hecho por las ánimas benditas, le llevaría directo al Cielo y multiplicaría cientos de veces todos sus méritos.

El Beato Enrique Suso, de la Orden Dominicana, hizo un pacto con otro hermano de la Orden por el cual, cuando el primero de ellos muriera, el sobreviviente ofrecería dos Misas cada semana por su alma, y otras oraciones también.

Sucedió que su compañero murió primero, y el Beato Enrique comenzó inmediatamente a ofrecer las prometidas Misas. Continuó diciéndolas por un largo tiempo.

Al final, suficientemente seguro que su santamente muerto amigo había alcanzado el Cielo, cesó de ofrecer las Misas. Grande fue su arrepentimiento y consternacion cuando el hermano muerto apareció frente a él sufriendo intensamente y reclamándole que no hubo celebrado las Misas prometidas.

El Beato Enrique replicó con gran arrepentimiento que no continuó con las Misas, creyendo que su amigo seguramente estaría disfrutando de la Visión Beatífica pero agregó que siempre lo recordaba en sus oraciones. "Oh hermano Enrique, por favor dame las Misas, pues es la Preciosísima Sangre de Jesús lo que yo más necesito" lloraba la sufriente alma.

El Beato recomenzó a ofrecerlas, y con redoblado fervor, ofreció Misas y ruegos por su amigo hasta que recibió absoluta certeza de su liberación. Luego fue su turno de recibir gracias y bendiciones de toda clase por parte de su querido hermano liberado, y muchas más veces que las que hubiera esperado.

REQUIEM AETERNAM...