Dal suo diario:
Martedì e Mercoledì Santo, 9-10 aprile 1968,
Macao
Il poema dell'Uomo-Dio di M. Valtorta è stato
pubblicato come un romanzo, e spero che a tal titolo continui a ristamparsi e
spesso nell'avvenire, ma non è un romanzo. È il complemento delle quattro
tradizioni evangeliche e la spiegazione di esse.
Questa spiegazione a volte ci sorprende, ci sembra così nuova, così vera e così energica che siamo tutti
pronti a trascurarla. Si tratta di rivelazioni private! e poi fatte a una donna!
E noi uomini, noi sacerdoti, sappiamo bene imitare in ciò gli Apostoli, che
chiamarono delirio di femminette la visione che esse ebbero del Cristo Risorto.
Certo S. Paolo nell'elenco dei testi della Resurrezione esclude le donne, ma i
Vangeli danno invece ad esse una parte preponderante. Però tutti i sacerdoti in
questo vogliono imitare S. Paolo!
Ora il Poema dell'Uomo-Dio non merita davvero
di essere negletto con quella superba sicurezza e con quel sussiego, che è la
caratteristica di molti teologi moderni. Nella Chiesa c'è lo Spirito e ci sono
quindi i carismi dello Spirito. Io penso che solo per un carisma dello Spirito
Santo, solamente col suo aiuto una povera donna ammalata, di cultura biblica
limitata, poté nello spazio di tre anni scrivere ventimila pagine che, stampate,
equivalgono a dieci volumi: e quali pagine!
E noto pure che certi discorsi del
Signore, dei quali nei Vangeli è solo accennato l'argomento principale, sono
sviluppati in quest'opera con una naturalezza, con una concatenazione di
pensiero così logica, così spontanea, così aderente al tempo, al luogo, alle
circostanze, che non ho trovato nei più famosi esegeti. Cito solo il discorso
del Signore con Nicodemo e quello del Pane di vita.
Ma gli esegeti, seguaci del
Metodo della Storia delle forme, non si umilieranno mai (!) a dare uno sguardo a
quest'opera, dove con una facilità meravigliosa vengono sciolti molti problemi e
rifatti tanti discorsi dei quali purtroppo ci resta solo il tema. Insomma
ritengo che quest'opera della Valtorta merita almeno quell'attenzione che i
teologi prestarono alla Mistica Ciudad de Dios della Ven. Agreda, alle
Rivelazioni della Ven.[ora Beata] A. C. Emmerich e a quelle di S. Brigida.
Nessuno mi potrà
far credere che una povera inferma, solo in virtù del suo fervido sentimento
religioso, abbia scritto il Poema, tanto più che i diversi quadri o scene della
vita del Signore essa non li vide in ordine cronologico ma contro invece un tal
ordine, sparse o rappresentatele confusamente per lo spazio di tre anni.
Quale
fu questo carisma, quali le sue dimensioni? Come lo strumento umano cooperò con
esso? Cosa viene dallo Spirito attraverso la mente e il cuore di una pia
cristiana, e cosa è frutto esclusivo della psiche della Valtorta? E perché Gesù,
nella ipotesi di visioni soprannaturali, adopera il linguaggio di un teologo del
secolo XX e non quello del suo tempo? Ha voluto forse insegnarci cosa si trovi
nelle Sacre Scritture e come bisogna esprimerlo oggi?
Tante questioni che
meritano di essere studiate e meditate, prima di esporre ragionatamente come il
Poema dell'Uomo-Dio non contraddica mai al Vangelo, ma lo completa mirabilmente
e lo rende vivo e potente, tenero ed esigente.
Determinata bene la natura del
carisma dello Spirito e la realtà della sua azione in Maria Valtorta, quale
atteggiamento deve assumere il cristiano leggendo queste mirabili pagine
evangeliche? Mi pare che si imponga la stessa conclusione pratica per chi ha
letto e studiato i documenti della Storia delle Apparizioni di Paray le Monial,
Lourdes, Fatima, Siracusa... E con lo stesso grado di fede, e nella misura che
Gesù Signore e la Chiesa lo desiderano, io ci credo.
*
ED ECCO UN ALTRO SCRITTO DEL BEATO GABRIELE MARIA ALLEGRA DELLA STESSA EPOCA SULLA MEDESIMA MARIA VALTORTA
*
Critica
del Beato G. M. Allegra
Critica
dell'opera di Maria Valtorta,
scritta a Macao tra il 1968 e il 1970
scritta a Macao tra il 1968 e il 1970
<<Il Poema dell'Uomo-Dio, ossia :
L'EVANGELO COME MI E' STATO RIVELATO
L'EVANGELO COME MI E' STATO RIVELATO
contiene,
anzi è una serie di visioni,
alle quali l'Autrice
assiste, come se fosse una contemporanea,
e perciò vede e sente
quanto riguarda
la vita di Gesù a
cominciare dalla nascita di Maria
SS., avvenuta per
grazia celeste nella vecchiaia di
Anna e Gioacchino,
sino alla Resurrezione e
Ascensione del
Signore, anzi sino all'Assunzione
della Beata Vergine
in Cielo.
La Veggente-ascoltatrice
comincia di solito a descrivere
il sito della scena
che contempla, riporta
il chiacchiericcio
della folla e dei discepoli e poi,
a seconda di quanto
vede e ascolta, descrive i miracoli,
riferisce i discorsi
del Signore, ovvero i
dialoghi dei presenti
con Lui, o coi discepoli, o
fra di loro. La
rievocazione della vita di Gesù, dei
tempi e
dell'ambiente, nei suoi diversi aspetti:
fisico, politico,
sociale, familiare, è fatta senza
sforzo alcuno;
l'Autrice riporta quello che ha visto
e sentito; il suo stile
non sente l'erudizione,
che si nota anche
nelle più famose vite di Gesù; è
il resoconto di una
teste oculare e auricolare. Se
Maria di Magdala o
Giovanna di Cusa, durante la
loro vita, avessero
potuto vedere quello che vide
Maria Valtorta e
l'avessero scritto, credo che la
loro testimonianza
non differirebbe molto da
quella del Poema. La
Valtorta osservava con tanta
intensità il luogo e
i personaggi delle sue visioni
che chi è stato per
ragioni di studio in Terra
Santa e ha letto
ripetutamente i Vangeli non fa
uno sforzo eccessivo
per ricostruire le scene.
Che un romanziere o
un drammaturgo di genio
creino dei caratteri
indimenticabili, lo si sapeva;
ma dei tanti
romanzieri o drammaturghi che si
sono accostati al
Vangelo per utilizzarlo nelle loro
creazioni, io non ne
conosco uno che ne abbia
cavato una tale
ricchezza e ne abbia tracciato con
tale forza ed in modo
così accattivante le figure di
Pietro, di Giovanni,
di Maria Maddalena, di Lazzaro,
di Giuda
-specialmente di Giuda e della sua
tragica e pia madre,
Maria di Simone- e di tanti e
tanti altri (e non
parlo ora di Gesù e di Maria)
come lo fa Maria
Valtorta senza il minimo sforzo
e con la massima
naturalezza. Penso che non pochi
lettori del Poema ben
sovente si siano soffermati
a riflettere e, come
M. Vinicio allorché
ascoltava la
rievocazione della Passione del Signore
fatta da san Pietro
all'Ostrianum, abbiano
detto: costei ha
visto.
I
discorsi
La cosa più
impressionante, almeno per me, sono
i discorsi del
Signore. Naturalmente ci sono
tutti quelli che si
trovano nei S. Vangeli, ma sviluppati,
come pure sono stati
sviluppati parecchi
temi che nel Vangelo
sono appena abbozzati o
accennati. Inoltre
sono riportati molti altri discorsi
di cui nulla si dice
nel Vangelo, ma che le
circostanze indussero
Gesù a pronunziare.
Anche questi son
costruiti come i primi; è lo
stesso Signore che
parla, sia che adoperi lo stile
delle parabole - il Poema
contiene una quarantina
di parabole "agrapha"
- sia quello esortativo o
profetico, sia in
ultimo quello sapienziale in uso
presso i rabbini
dell’epoca Neo-testamentaria.
Pertanto, oltre ai
grandi discorsi dei Vangeli,
come quello della
montagna, quello della missione
degli Apostoli,
quello escatologico, quelli
dell'ultima settimana
e quelli dell'ultima Cena,
nel Poema ce
ne sono moltissimi altri che spiegano
il Decalogo, le opere
di misericordia corporali
e spirituali,
ovvero che costituiscono «speciali
istruzioni alle
discepole, ai discepoli, a persone
singole, a uditori
misti di giudei e di gentili...
e in fine i discorsi
sul Regno di Dio o più
chiaramente sulla
Chiesa, prima della Passione
tenuti in un
colloquio col fratello-cugino Giacomo
sul Carmelo, e dopo
la Resurrezione sviluppati
parlando agli
Apostoli e ai discepoli sul Tabor
e su un altro monte
della Galilea, il di cui
tema è indicato da
san Luca con la semplice frase:
loquens
de Regno Dei.
A considerarne
sommariamente la materia, si trova
in essi tutta la
Fede, la Vita, la Speranza cristiana.
Il tono e lo stile
non si smentiscono mai, è
sempre lo stesso:
lucido, forte, profetico, a volte
pieno di maestà, a
volte traboccante di tenerezza.
Arreco qualche
esempio. Noi conosciamo lo sforzo
dei più grandi
esegeti per situare e spiegare nel
loro contesto, ad
esempio, il colloquio con Nicodemo,
il discorso sul Pane
di vita, i discorsi teologico-
polemici pronunziati
a Gerusalemme:
quanti sforzi e
quanto diversi! Nel Poema la loro
concatenazione è
spontanea, naturale, comecché
fluisce logicamente
dalle circostanze.
Quello che si dice
dei discorsi, vale per i miracoli.
Nel Poema ce
ne sono tanti, che il Vangelo comprende
con le frasi: e
guariva e sanava tutti...
come pure ci sono
alcuni avvenimenti, cui né
esegeti, né
romanzieri, né apocrifi hanno pensato.
Per esempio
l'evangelizzazione della Giudea, accennata
da san Giovanni (Gv
3, 22) all'inizio del
ministero di Gesù, il
misericordioso apostolato
del Signore in favore
dei Samaritani, dei poveri,
dei contadini di
Doras e di Giocana, degli abitanti
del quartiere
dell'Ofel, i viaggi continui dell'instancabile
Maestro per il
territorio di tutte le dodici
antiche tribù, e la
congiura ordita, da alcuni
in buona fede, in
mala fede dai più, per proclamarlo
re, onde distruggerlo
più facilmente per
mano romana, congiura
cui Giovanni (6, 14-15)
accenna così
sobriamente. E come dimenticare
l'eroica fedeltà dei
dodici pastori betlemiti, e la
duplice prigionia di
Giovanni Battista, e i convertiti
del convertito
Zaccheo; e quelle persone che
Gesù salvò anche materialmente,
come Sintica,
Aurea Galla,
Beniamino di Aenon; e le ultime
voci profetiche del
Popolo eletto: Sabea di Bethlechi,
il samaritano
lebbroso guarito, Saul di
Kerioth; e le
relazioni di Gesù con Gamaliele, con
alcuni membri del
sinedrio, con un gruppo di
donne pagane che
gravitano attorno a Claudia
Procula, la moglie di
Pilato; e la storia e la figura
di Maria Maddalena,
del fanciullo Marziam, dei
singoli Apostoli il
cui carattere si imprime indelebilmente
nel cuore del lettore
attento, specialmente
il carattere di
Pietro, Giovanni e Giuda e
della sua pia e
sventurata madre?
Il
mondo palestinese
E quanto non s'impara
circa la situazione politica,
religiosa, economica,
sociale, familiare della
Palestina nel primo
secolo della nostra èra, anche
dai discorsi dei più
umili, anzi specialmente
da questi, che
l'Autrice, veggente e ascoltatrice,
riporta! Direi che in
quest'opera il mondo palestinese
del tempo di Gesù
risusciti davanti ai nostri
occhi e gli elementi
migliori e peggiori del
carattere del popolo
eletto - il popolo degli
estremi e schivo di
ogni mediocrità - balzino vivi
dinanzi a noi.
La
rivelazione privata
Il Poema ci si
presenta come il completamento
dei quattro Vangeli e
una lunga spiegazione di
essi; l'Autrice è
l'illustratrice delle scene evangeliche.
La spiegazione e il
completamento sono
giustificati in parte
dalle parole di San Giovanni:
"molti altri
prodigi fece Gesù dinanzi ai suoi discepoli,
che
non sono scritti nel presente libro..."
(20, 30); e: "molte
altre cose fece Gesù che se si
dovessero
scrivere una a una, penso che il mondo
intero
non potrebbe contenere i libri da scriversi"
(21, 25).
Completamento e spiegazione,
ripeto, giustificati
solo in parte o in principio,
giacché dal punto di
vista storico-teologico la rivelazione
si è chiusa con gli
Apostoli e tutto ciò
che si aggiunge al
deposito rivelato, anche se non
lo contraddice ma
felicemente lo completa, potrà
al massimo essere il
frutto di un carisma particolare,
individuale, che
obbliga alla fede colui che
lo riceve e coloro
che credono trattarsi di un vero
carisma o di più veri
carismi, che nel caso nostro
sarebbero quelli
della rivelazione, della visione,
del discorso della
sapienza e del discorso della
scienza (cfr. 1 Cor
12, 8; 2 Cor 12,1...).
In breve, la Chiesa
non ha bisogno di questa opera
per svolgere la sua
missione salvatrice sino
alla seconda venuta
del Signore, come non aveva
bisogno delle
apparizioni della Madonna a La
Salette, a Lourdes, a
Fatima... Sennonché la
Chiesa può
tacitamente o pubblicamente riconoscere
che certe rivelazioni
private possono giovare
alla conoscenza e
alla pratica del Vangelo e
all'intelligenza dei
suoi misteri, e quindi approvare
in forma negativa,
cioè dichiarando che le rivelazioni
in parola non sono
contrarie alla fede, o
può ufficialmente
ignorarle, lasciando ai suoi figli
piena libertà di
formarsi il proprio giudizio.
In forma negativa
sono state approvate le rivelazioni
di santa Brigida, di
santa Madide, di santa
Gertrude, della Ven.
D'Agreda, di san Giovanni
Bosco e di molti altri
santi e sante.
Raffronto
con altre opere
Chi si mette a
leggere con animo onesto e con
impegno può ben
vedere da sé l'immensa distanza
che esiste tra Il
Poema e gli Apocrifi del Nuovo
Testamento,
specialmente gli Apocrifi dell'Infanzia
e quelli dell'Assunzione,
e può anche notare la
distanza che c'è fra
quest'opera e le Rivelazioni
della Ven. Emmerich,
D'Agreda etc. Negli scritti
di queste due
visionarie è impossibile non sentire
l'influsso di terze
persone, influsso, invece, che
mi pare si debba assolutamente
escludere dal nostro
Poema.
Per convincersene basta fare il paragone
tra la vasta e sicura
dottrina teologica, biblica,
geografica, storica,
topografica... che si addensa
in ogni pagina del Poema
e la stessa materia
o le stesse materie
nelle opere summenzionate.
Non parlo poi di
opere letterarie, che di quelle
che coprono tutta la
vita di Gesù, a cominciare
dalla nascita
all'Assunzione della Madonna, non
ce ne sono, o almeno
mi sono sconosciute. Ma
anche se ci limitiamo
all'intreccio delle più celebri,
come: Ben Hur, La
Tunica, II grande pescatore,
The
silver chalice, The spear... questo non
può affatto sostenere
il paragone con l'intreccio
naturale, spontaneo,
sgorgante dal contesto degli
eventi e dal
carattere delle tante persone - una
vera folla! - che
forma la possente travatura del
Poema.
Ripeto: è un mondo
che risuscita e l'Autrice lo
domina come se
possedesse il genio dello Shakespeare
o del Manzoni. Però
le opere di questi due
grandi, quanti studi
non richiesero, quante veglie,
quante meditazioni!
Maria Valtorta, invece, pur
possedendo una
intelligenza brillante, una memoria
tenace e pronta,
neppure terminò gli studi medi
superiori, fu per
anni e anni afflitta da diverse
malattie e confinata
al letto, aveva pochi libri che
stavano tutti in due
palchetti del suo scaffale, non
lesse alcuno dei
grandi commentari della Bibbia,
che avrebbero potuto
giustificare o spiegare la
sua sorprendente
cultura scritturistica, ma si serviva
della versione
popolare della Bibbia del P.
Tintori ofm; eppure scrisse
i dieci volumi del
Poema
dal 1943 al 1947, in quattro anni!
Dettagli
salienti
Tutti sanno quante
ricerche abbiano fatto gli eruditi,
specialmente ebrei,
per disegnare le differenti
carte della geografia
politica della Palestina, dal
tempo dei Maccabei
sino all'insurrezione di Bar
Cocheba; hanno dovuto
compulsare per più di
vent'anni un cumulo
di documenti: il Talmud, G.
Flavio, l'epigrafia,
il folklore, gli antichi itinerari...
eppure
l'identificazione di parecchie località
rimane ancora incerta;
nel Poema, invece, quale
che possa essere il
giudizio che si dà della sua
origine, non vi è
alcuna incertezza (almeno per
quattro cinque casi,
i recenti studi danno ragione
alle identificazioni
in esso supposte, e il numero
penso che crescerebbe
se qualche specialista volesse
studiare a fondo
questa questione). L'Autrice
vede il biforcarsi
delle strade, i cippi miliari
che ne indicano la
direzione, le diverse colture a
seconda della diversa
qualità del terreno, i tanti
ponti romani gettati
su diversi fiumi o torrenti, le
sorgenti vive in
certe stagioni e disseccate in altre;
essa nota la
differenza della pronunzia fra i
diversi abitanti
delle diverse regioni della Palestina
e un cumulo di altre
cose che rendono perplesso
o almeno pensoso il
lettore.
Una serie di visioni,
nelle quali il mistero della
nascita di Gesù,
della sua agonia, della sua passione
e della sua
resurrezione vien descritto con
parole e immagini
celesti, con un eloquio angelico,
mentre d'altra parte
tanta luce si proietta sul
mistero di Giuda, sul
tentativo di proclamare re
Gesù, sui due
fratelli-cugini che non credevano
in Lui,
sull'impressione da Lui destata nei Gentili,
sul suo amore per i
lebbrosi, i poveri, i vecchi,
i bambini, i
Samaritani e specialmente sul suo
amore così ardente,
soave e delicato per l'Immacolata
sua Madre.
E chi, dal punto di
vista non solo umano, ma specialmente
teologico, può
rimanere indifferente
leggendo i due
capitoli sulla desolazione della
SS. Madre dopo la
tragedia del Calvario, che ci
rivelano come la
Corredentrice sia stata tentata
da Satana come era
stato tentato il suo Figlio Redentore?
Si paragoni la
sublime teologia di questi
due capitoli con
quella dei tanti Planctus
dell'Addolorata.
Armonie
storiche e dottrinali
Oggi sulla storicità
del Vangelo dell'Infanzia e
sui racconti della
Resurrezione gli esegeti, anche
cattolici, si
prendono le più strane e audaci libertà,
come se con la
"Formgeschichte" e con la
"Redaktionsgeschichte
Methode" si sia trovato il
toccasana per tutte
le difficoltà, che non furono
ignote ai Padri della
Chiesa. Veramente, per parlare
solo di alcuni
recenti esegeti, Fouard63,
Sepp64,
Fillion65, Lagrange66, Ricciotti67... su
questi punti
difficili dissero la loro parola equilibrata
e luminosa, ma oggi
altri sono i maestri,
che anche i nostri
seguono con tanta fiducia. Ebbene,
per tornare a noi, io
invito i lettori del
Poema
a leggere le pagine consacrate alla resurrezione,
alla ricostruzione
degli eventi del giorno
di Pasqua, e
constateranno come tutto vi è armoniosamente
legato, così come si
sforzarono di
fare, ma senza
riuscirci pienamente, tanti esegeti
che seguivano il
metodo critico-storicoteologico,
i quali non turbavano
ma allietavano il
cuore dei fedeli e ne
rafforzavano la fede!
Lingua
Ma c'è un'altra
sorpresa: questa donna del secolo
ventesimo, che,
confinata sul letto di dolore, è
divenuta la fortunata
contemporanea e seguace di
Cristo, all'infuori
di certi momenti da lei diligentemente
notati, quando cioè
gli Apostoli e Gesù
pregavano in ebraico
o aramaico, li sente parlare
in italiano, ma in un
italiano aramaizzante. Inoltre
il Signore, la
Madonna, gli Apostoli, anche quando
trattano di argomenti
trattati nel Nuovo Testamento,
adoperano il
linguaggio teologico di
oggi, cioè il
linguaggio iniziato dal primo grande
teologo san Paolo e
arricchitosi attraverso tanti
secoli di riflessione
e di meditazione e diventato
preciso, chiaro,
insostituibile.
C'è dunque nel Poema
una trasposizione, una traduzione
della buona novella
annunziata da Gesù
nella lingua della
sua Chiesa di oggi, trasposizione
voluta da Lui,
giacché la veggente era priva di
qualsiasi formazione
teologica tecnica: e questo,
penso, per farci
comprendere che il messaggio
evangelico annunziato
oggi, dalla sua Chiesa di
oggi, con la lingua
di oggi, è sostanzialmente
identico alla sua
predicazione di venti secoli fa.
63 Abate
C. Fouard, autore di "Le origini della Chiesa.
La
vita di Gesù Cristo" - 1927
64 Johann
Nepomuk Sepp, autore di "La vita di Nostro
Signore
Gesù Cristo" 1861
65 P.
Louis-Claude Fillion, autore di "La vita di Nostro
Signore
Gesù Cristo"- 1922
66 P.
Marie-Joseph Lagrange, autore di "Il Vangelo di
Gesù
Cristo "1939
67 Giuseppe
Ricciotti, autore di "Vita di Gesù Cristo"
1947
Il
fenomeno Valtorta
Un libro di grande
mole, composto in circostanze
eccezionali e in un
tempo relativamente brevissimo:
ecco un aspetto del
fenomeno valtortiano.
L'Autrice confessa
ripetutamente che lei è solo un
portavoce, un
fonografo, una che scrive quello
che vede e sente
mentre sta "crocifissa a letto".
Quindi, secondo lei,
il Poema non è suo, non le
appartiene; le è
stato rivelato, mostrato, essa altro
non ha fatto che
descrivere quello che ha visto,
riferire quello che
ha sentito, pur partecipando
con tutto il suo
cuore di donna e di devota cristiana
alle visioni. Da
questa sua intima partecipazione
nasce l'antipatia che
sente per Giuda, e al
contrario l'affetto
intenso che sente per Giovanni,
per la Maddalena, per
Sintica... e non parlo del
Signore Gesù e della
Madonna Santissima, verso
i quali a volte
effonde il suo cuore e il suo amore
con parole di un
lirismo appassionato, degno delle
più grandi mistiche
della Chiesa.
Nei dialoghi e nei
discorsi che formano l'ossatura
dell'opera c'è,
accanto a una inimitabile spontaneità
(dialoghi), qualcosa
di antico e a volte di
ieratico (discorsi),
si sente insomma una traduzione
ottima di una parlata
aramaica, o ebraica, in
un italiano vigoroso,
polimorfo, robusto. È ancora
da notarsi che nella
struttura di questi discorsi
Gesù, o si muove
nella scia dei grandi Profeti,
ovvero si accorda al
metodo dei grandi rabbini
che spiegavano il
Vecchio Testamento applicandolo
alle circostanze
contemporanee; si ricordi il
Pesher
di Habacuc trovato a Qumran e si confronti,
passi la parola, col
"pesher" che ce ne da
Gesù 68.
Si paragonino pure
altre spiegazioni che il Signore
da di altri passi del
Vecchio Testamento, e per i
quali possediamo in
tutto o in parte i commentari
dei Rabbi del 3°o 4°
secolo d. C., ma che evidentemente
seguono uno stile
tradizionale di composizione
molto più antico e
probabilmente contemporaneo
a Gesù, e si
constaterà, accanto a una
somiglianza esterna
di forma, una tale superiorità
quanto al fondo, alla
sostanza, che comprendiamo
finalmente appieno
perché la folla diceva: nessuno
ha
parlato come quest'uomo.
68 Documenti
trovati a Qumran Cava 1, famoso per una
frase sulla fede nel
Maestro di Giustizia, identificato dai
commentatori con Gesù
Cristo.
Un
dono del Signore
Ritengo che l'opera
(di Maria Valtorta) richieda una origine
sopranaturale. Penso che sia il prodotto di uno o più carismi
e che dovrebbe essere studiata alla luce della
dottrina dei carismi, facendo anche uso dei contributi
dei recenti studi di psicologia
delle scienze affini,
che certamente non potevano
essere conosciute da
teologi antichi quali
Torquemada69,
Lanspergius70, Scaramelli71, ecc.
È proprio dei carismi
che essi vengano elargiti
dallo Spirito-Gesù
per il bene della Chiesa, per
l'edificazione del
Corpo di Cristo; e io non vedo
come si possa
ragionevolmente negare che Il
Poema
edifichi e diletti i figli della Chiesa. Senza
dubbio la carità è la
via più eccellente (1 Cor 13,
1); è pure risaputo
che alcuni carismi, che abbondavano nella Chiesa
primitiva, si sono in seguito rarefatti, ma è del
pari certo che essi non si sono mai estinti del
tutto.
La Chiesa attraverso i secoli
La Chiesa attraverso i secoli
deve perciò
continuare a saggiare se essi provengono dallo Spirito di Gesù
ovvero sono un camuffamento dello spirito delle
tenebre, travestitosi in angelo di luce: probate
spiritus si ex Deo sint! (1 Gv 4,1).
Ora, senza prevenire
il giudizio della Chiesa, che
sin da questo momento
accetto con sottomissione
assoluta, mi permetto
di affermare che, essendo
per il discernimento
degli spiriti principale criterio
la parola del
Signore: "Dai loro frutti li riconoscerete…" (Matteo 3,20),
e producendo il
Poema
buoni frutti in un numero sempre crescente di lettori, io penso
che esso venga dallo Spirito di Gesù.>>
Padre Gabriele Allegra (O.f.m.)
69 Il
cardinale Juan de Torquemada (1388-1468) e Johannes
Turrecremata. Scrittore
da non confondere con l'inquisitore.
70 Jean
Juste di Landsberg (1489-1539)
71 Giovanni
Battista Scaramelli (1687-1752)
!Maria,
Madre de gracia y Madre de Misericordia
En la vida y en la muerte ampàranos, dulce Madre!