martedì 24 luglio 2012

SANTA CRISTINA VERGINE E MARTIRE




Cristina fa parte di quel gruppo di sante martiri, la cui morte o i supplizi subiti si imputano ai padri, talmente snaturati e privi di amore, da infliggere a queste loro figlie i più crudeli tormenti e dando loro la morte, essi che l’avevano generate alla vita.
Sono un po’ interdetto davanti a questi casi, come ad esempio per s. Barbara, perché credo che sia frutto di tradizioni agiografiche di un tempo lontano, in cui si intendeva impressionare il devoto con racconti forti.

Da scavi archeologici eseguiti fra il 1880 e il 1881 nella grotta situata sotto la Basilica di Santa Cristina a Bolsena, si è accertato che il culto per la martire era già esistente nel IV secolo; dal fondo della grotta-oratorio si apre l’ingresso alle catacombe, che contengono una sua statua giacente in terracotta dipinta e il sarcofago dove furono ritrovate le reliquie del corpo della santa.
Al tempo dell’imperatore Diocleziano (243-312) la fanciulla di nome Cristina, figlia del ‘magister militum’ di Bolsena, Urbano, era stata rinchiusa dal padre insieme con altre dodici fanciulle, in una torre affinché venerasse i simulacri degli dei come se fosse una vestale.

Ma l’undicenne Cristina in cuor suo aveva già conosciuto ed aderito alla fede cristiana, si rifiutò di venerare le statue e dopo una visione di angeli le spezzò.
Invano supplicata di tornare alla fede tradizionale, fu arrestata e flagellata dal padre magistrato, che poi la deferì al suo tribunale che la condannò ad una serie di supplizi, tra cui quello della ruota sotto la quale ardevano le fiamme.

Dopo di ciò fu ricondotta in carcere piena di lividi e piaghe; qui la giovane Cristina venne consolata e guarita miracolosamente da tre angeli scesi dal cielo.
Risultato vano anche questo tentativo, lo snaturato ed ostinato padre la condannò all’annegamento, facendola gettare nel lago di Bolsena con una mola legata al collo.
Prodigiosamente la grossa pietra si mise a galleggiare invece di andare a fondo e riportò alla riva la fanciulla, la quale calpestando la pietra una volta giunta, lasciò (altro prodigio) impresse le impronte dei suoi piedi; questa pietra fu poi trasformata in mensa d’altare.

Di fronte a questo miracolo, il padre scosso e affranto morì, ma le pene di Cristina non finirono, perché il successore di Urbano, il magistrato Dione, infierì ancora di più.
La fece flagellare ma inutilmente, poi gettare in una caldaia bollente piena di pece, resina e olio, da cui Cristina uscì incolume, la fece tagliare i capelli e trascinare nuda per le strade della cittadina lagunare, infine trascinatala nel tempio di Apollo, gli intimò di adorare il dio, ma la fanciulla con uno sguardo fulminante fece cadere l’idolo riducendolo in polvere.

Anche Dione morì e fu sostituito dal magistrato Giuliano, che seguendo i suoi predecessori continuò l’ostinata opera d’intimidazione di Cristina, gettandola in una fornace da cui uscì ancora una volta illesa; questa fornace chiamata dal bolsenesi ‘Fornacella’, si trova a circa due km a sud della città; in un appezzamento di terreno situato fra la Cassia e il lago, nel Medioevo fu inglobata in un oratorio campestre.

Cristina fu indomabile nella sua fede, allora Giuliano la espose ai morsi dei serpenti, portati da un serparo marsicano, i quali invece di morderla, presero a leccarle il sudore, la tradizione meno realistica della leggenda, vuole che i serpenti si rivoltarono contro il serparo mordendolo, ma Cristina mossa a pietà, lo guarì.

Seguendo le ‘passio’ di martiri celebri come s. Agata, la leggendaria ‘Passio’ dice che Giuliano le fece tagliare le mammelle e mozzare la lingua, che la fanciulla scagliò contro il suo persecutore accecandolo. Infine gli arcieri, come a s. Sebastiano, la trafissero mortalmente con due frecce.

Questo il racconto leggendario della ‘Passio’ redatta non anteriore al IX secolo, il cui valore storico è quasi nullo, precedenti ‘passio’ greche sostenevano che Cristina, il cui nome latino significa “consacrata a Cristo”, fosse nata a Tiro in Fenicia, ma si tratta di un errore dovuto al fatto che la prima ‘passio’ fu redatta in Egitto e che per indicare la terra degli Etruschi chiamati Tirreni dai Greci, si usava l’abbreviazione ‘Tyr’ interpretata erroneamente come Tiro.
Le reliquie ebbero anche loro un destino avventuroso, furono ritrovate nel 1880 nel sarcofago dentro le catacombe poste sotto la basilica dei Santi Giorgio e Cristina, chiesa risalente all’XI secolo e consacrata da papa Gregorio VII nel 1077.

Le reliquie del corpo, anzi di parte di esso sono conservate in una teca, parte furono trafugate nel 1098 da due pellegrini diretti in Terrasanta, ma essi giunti a Sepino, cittadina molisana in provincia di Campobasso, non riuscirono più a lasciare la città con il loro prezioso carico, per cui le donarono agli abitanti.

Questo l’inizio del culto della santa molto vivo a Sepino, le reliquie costituite oggi solo da un braccio, sono conservate nella chiesa a lei dedicata; le altre reliquie furono traslate tra il 1154 e 1166 a Palermo, che proclamò la martire sua patrona celeste, festeggiandola il 24 luglio e il 7 maggio; la devozione durò almeno fino a quando non furono “scoperte” nel secolo XVII le reliquie di santa Rosalia, diventata poi patrona principale. A Sepino, s. Cristina viene ricordata dai fedeli ben quattro giorni durante l’anno
A Bolsena, s. Cristina viene festeggiata con una grande manifestazione religiosa, la vigilia della festa il 23 luglio sera, nella oscurata piazza antistante la basilica, viene portato in processione il simulacro della santa posto su una ‘macchina’ a forma di tempietto, contemporaneamente sulla destra del sagrato si apre il sipario di un palchetto illuminato, dove un quadro vivente rappresenta in silenzio una scena del martirio e ciò si ripete in ogni piazza e su altrettanti piccoli palchi dove giunge la processione; la manifestazione è chiamata “I Misteri di s. Cristina”.

La processione cui partecipa una folla di fedeli, si svolge per strade e piazze di Bolsena, finché arriva in cima al paese nella Chiesa del Santissimo Salvatore, lì la statua si ferma tutta la notte e la mattina del 24, giorno della festa liturgica di s. Cristina, si riprende la processione di ritorno con le stesse modalità e giungendo infine di nuovo nella Basilica a lei dedicata.

I “Misteri” sono una manifestazione religiosa che sin dal Medioevo, onora alcuni santi patroni in varie città d’Italia specie del Centro.

Bisogna infine qui ricordare che la Basilica di S. Cristina possiede l’altare che come già detto è formato dalla pietra del supplizio della martire e che proprio su quest’altare nel 1263 un sacerdote boemo, che nutriva dubbi sulla verità della presenza reale del Corpo e Sangue di Gesù nell’Eucaristia, mentre celebrava la Messa, vide delle gocce di sangue sgorgare dall’ostia consacrata, che si posarono sul corporale e sul pavimento, l’evento fu riferito al papa Urbano IV, che si trovava ad Orvieto, il quale istituì l’anno dopo la festa del Corpus Domini.
La ‘passione’ di santa Cristina ha costituito un soggetto privilegiato da parte degli artisti di ogni tempo, come Signorelli, Cranach, Veronese, Dalla Robbia, i quali non solo la rappresentarono in scene del suo martirio con i suoi simboli, la mola, i serpenti, le frecce, ma arricchirono con le loro opere di pittura, scultura e architettura, la basilica a lei dedicata, maggiormente dopo avvenuto il miracolo eucaristico.

Autore: Antonio Borrelli 


"AVE MARIA!" 

¡Tu eres La Madre!



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“¡Tu eres La Madre,
quiero ser
tu hijo,
solo tu hijo,
solo tuyo
en la vida
y
en la muerte!”
"Ave Maria!"

lunedì 23 luglio 2012

Medjugorje ... senza veli

Il presente articolo è la parte due di: "A MEDJUGORJE APPARE VERAMENTE LA MADONNA? CONFESSIONI DI UN MARITO CATTOLICO (Parte 1)". Quando un mio amico che credeva ciecamente in Medjugorje mi disse di non aver più quella certezza, glie ne chiesi il motivo. «Sono venuto a conoscenza di cose che prima non sapevo! – mi rispose. – La Madonna, a detta dei veggenti, aveva dichiarato che sarebbe apparsa ancora per tre giorni… (il 30 giugno 1981). Perché allora continua ad apparire tutt’oggi? Ho anche saputo che i veggenti fin dall’inizio della storia hanno sempre disobbedito al loro vescovo. A Medjugorje ho assistito col mio gruppo ad una messa nella chiesetta di una veggente (Marija Pavlovic), dove la Madonna le apparve, così disse lei. E ne ero felice, pensando di essere stato un prescelto. Poi venni a conoscenza che il vescovo del luogo aveva proibito celebrazioni fuori dalla chiesa parrocchiale. Perché non gli ha obbedito? ...
... Anche il più impreparato dei cattolici sa che l’obbedienza alla Chiesa è uno dei cardini per il riconoscimento della soprannaturalità…
Sui segreti, i veggenti dissero di sapere l’anno e il giorno in cui il ‘grande segno’ sarebbe avvenuto (ved. dalla cronaca del 16 marzo 1982). ‘Quel giorno’ è passato invece senza che alcuno se ne sia accorto (http://www.cbismo.com/files/file/LaPosizioneAttuale.pdf - punto 3)! Ma che apparizioni sono mai queste?». Mi disse!!!
L’amico C., così lo chiamerò d’ora in avanti, non sapeva invece che il terzo dei 10 segreti, che prevedeva appunto ‘il grande segno della Gospa’, fu rivelato e messo per iscritto da Ivan Dragićević quand’era nel seminario di Visoko. Era il 9 maggio 1982.
Il fermento che tale azione provocò nelle file dei manipolatori del fenomeno è degno di essere ricordato per gli anni a venire (http://www.cbismo.com/index.php?mod=vijest&vijest=464).
Per capire meglio gli avvenimenti, decidemmo di rivolgerci all’esperienza di una persona di indubbia fama di veggente, Angela Volpini (http://www.angelavolpini.it/it/home.htm ), che vive tuttora nella sua casa natale di Casanova Staffora, nel pavese.
Angela adesso ha 72 anni ed è una donna semplice, non certo ricca, decisa e allo stesso tempo di una dolcezza rara. Ci raccontò come all’età di 7 anni ebbe la grazia di vedere la SS Vergine. Le apparizioni avvennero dal 4 giugno1947, ogni mese sempre allo stesso giorno, fino al 1956 per un totale di 80. Fin dall’inizio fu chiara a tutti i testimoni la natura soprannaturale dell’evento.
Il primo incontro avvenne pascolando le mucche presso una regione collinare detta del Bocco, con altri coetanei. D’un tratto i suoi compagni la videro alzarsi da terra come sollevata da mani misteriose e presi dallo spavento fuggirono. Quando si voltò Angela vide un volto di donna bellissimo che le sorrideva e la teneva fra le sue braccia!
Dopo quel primo incontro tutti in paese si accorsero che quella bambina di 7 anni non era più la stessa, tanto che sua madre la portò dal psichiatra, pensando che fosse impazzita. Parlava infatti in una maniera incomprensibile, alquanto strano per l’età che aveva.
Il Vescovo del luogo, informato della cosa, d’accordo con i genitori, la fece segregare per 40 giorni presso un convento di suore. Fu costituita una commissione ad hoc che la controllasse e la interrogasse. Il giorno previsto per l’apparizione, spostarono le lancette dell’orologio per indurre in errore la bambina. Ma la Vergine non seguiva le lancette e, all’ora prestabilita, le apparve. La piccola Angela si gettò in ginocchio fra lo stupore e la commozione di chi nascostamente la spiava.
Torniamo a Medugorje per un parallelismo.
I veggenti hanno sempre dichiarato che la Madonna appariva allo stesso istante a tutti e sei, anche in luoghi lontani fra loro. L’èquipe del dott. Gagliardi e di p. Resch, dopo molte resistenze riuscì a convincere Marija Pavlovic e Ivan Dragicevic a sottomettersi alla prova che consisteva nell’avere l’apparizione in due ambienti separati. Appositamente e a loro insaputa, furono spostate le lancette dell’orologio della stanza. La ‘Madonna’, probabilmente confusa dall’orologio (sic!), apparve con cinque/sette minuti di ritardo l’una dall’altro! (http://www.marcocorvaglia.com/medjugorje/medjugorje-la-scienza-non-prova-nulla-parte-2.html). Era il 22 aprile 1998.
Torniamo ad Angela Volpini. “Com’era possibile -le chiedemmo- che una bambina di sette anni potesse essere segregata per 40 giorni in un convento e non ne subisse un contraccolpo psicologico?”. La risposta fu estremamente convincente: “Ma io vedevo la Madonna!”.
Molti testimoni del tempo (1947/1956) dissero di aver visto una luce straordinaria scendere sulla piccola Angela, durante alcune apparizioni (sul sito ci sono le foto) e altre volte formarsi il calco dei piedi sulla nuda terra, nel punto in cui si era posata l’Apparsa.
Il vescovo del luogo in più testimonianze ricordò il suo primo colloquio con la Volpini: “Se tu mi obbedirai e farai quello che ti ordino -le disse- allora io ti crederò, altrimenti non ti crederò”; e la sua risposta, quella di una bambina di sette anni!: “Io non ti ho mai chiesto di credermi. Tu non mi credere e io non sono obbligata ad obbedirti…”. Il vescovo si sentì venir meno.
Angela Volpini è sempre rimasta al paese natale, Casanova Staffora, “ma -ci confidò- i compaesani non mi amano molto, perché non ho permesso ad alcuno di speculare su questo evento…”. E a quel tempo c’era molta povertà.
Altro parallelismo con Medjugorje. La fonte è di prima mano. Pochi sanno (e chi sa tace), che fin dall’inizio gli stessi veggenti o chi per loro, avevano aperto attività speculative collegate all’apparizione. Si dice che uno di essi (uno come sostantivo neutro), su pressione dei famigliari, dovette cedere l’esercizio per salvare l’immagine di credibilità.

Nemmeno 2 mesi fa scrissi a Radio Maria su questo scabroso argomento:
Rev.do ..., Abbiamo partecipato ad un convegno su “RIVELAZIONE E APPARIZIONI” al quale è intervenuto, come relatore, anche p. Talmelli, trattando il tema“apparizioni, visioni e scienza umana”. Il padre ha suscitato alcune domande allorchè ha citato il caso di ‘simonia’ e ha affermato che “…nelle rivelazioni private, quando sono autentiche, non avviene mai un beneficio economico personale per il carismatico o per i suoi famigliari. L’arricchimento dei veggenti, o una evidente ricerca di lucro in relazione ai fatti – ha aggiunto – è segno di sicura falsità!” e ha citato la fonte (normae de modo procedendi, n. 1). Uno degli uditori ha allora posto una domanda al relatore: “Ma se un veggente viene chiamato a dare la sua testimonianza a 500 km di distanza ed avesse una spesa viva, non sarebbe giusto che accettasse i soldi degli organizzatori?”. La risposta è stata categorica: “assolutamente no! O declina l’invito, oppure va con i suoi soldi”, e ha accennato alla condotta di Bernardette e di altri veggenti riconosciuti. Circola voce che qualche veggente di Medjugorje abbia aperto un conto corrente per far sì che chi vuole possa mandare direttamente offerte, per un progetto dal costo di alcuni milioni di euro, beneficiari del quale sono… lei e il marito. Le risulta? Grazie
Ecco la risposta:
A me non risulta che i veggenti siano ricchi… Come tutti gli abitanti della zona vivono ospitando i pellegrini (Eccetto Vicka)… E’ l’unico lavoro della zona… Le loro famiglie a Medjugorje non possono vivere diversamente… La verità è che certi ecclesiastici dovrebbero farsi un esame di coscienza prima di puntare il dito…
Per il sacerdote di Radio Maria il problema non è la credibilità dei veggenti, ma chi osa confutare la loro condotta. E forse ha ragione…
Dio sia lodato.



AVE MARIA!

UMORISMO del Papa Beato PIO IX



Papa Pio IX possedeva una qualità comune a molti santi: l'UMORISMO. Troviamo diversi esempi nel bel libro di Don Giuseppe Cionchi, intitolato Il Pio IX nascosto (editrice Shalom). Eccone alcuni. 

A un cardinale che voleva rincuorarlo ricordandogli che la barca di Pietro, secondo la promessa di Gesù, non sarebbe stata preda della tempesta, Pio IX rispose: "È vero, ma il Signore non ha parlato dell'equipaggio"

Ad una ricca signora francese, che inginocchiatasi minacciava di restare in quella posizione fino a quando il Papa non le avesse detto ciò di cui aveva bisogno. Pio IX rispose: "Alzatevi, perché altrimenti rischiate di restare inginocchiata fino al giudizio universale. Quello che vorrei non me lo potete dare: ho bisogno infatti di due gambe nuove". 

E ancora: un gendarme di Villa Borghese avvicinò Pio IX per chiedergli un favore: "Santo Padre, ho 25 anni di servizio e non mi vogliono dare la pensione". E il Papa: "A me succede il contrario: non ho ancora 25 anni di servizio e fanno di tutto per mandarmi in pensione".

"AVE MARIA!"

Maria di Nazareth, dalle Rivelazioni di Santa Brigida di Svezia


Maria di Nazareth dalle Rivelazioni di Santa Brigida di Svezia
La Vergine Regina del Cielo porta sul capo una corona inestimabile

Dice il Signore Gesù:

"Io sono il re della gloria; Signore su tutti i signori. Ho creato il cielo, la terra e tutto ciò che contengono: per questo si compia la mia volontà.

Chi ha imparato a seguire la mia volontà è la Madre mia, la quale fin dalla gioventù rinunciò alla sua per amore mio; è per questo che ha detto:"Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1,38).

Maria è come l'oro prezioso che viene adagiato e sagomato sull'incudine, poiché è stata forgiata da ogni sorta di tribolazioni e ha sofferto mille mali durante la mia indicibile Passione. Infatti, quando il mio corpo era spezzato sulla croce dall'intensità del dolore, il suo cuore ne era ferito come se fosse stato trafitto con un ferro che strazia, e avrebbe permesso che fosse lacerato, se solo lo avessi voluto; in verità, si sarebbe opposta alla mia Passione e avrebbe desiderato la mia vita solo se ciò fosse stato conforme alla mia volontà. 
Così, poiché Ella non mi ha rifiutato nulla quando era sulla terra, Io non voglio rifiutarle nulla ora che è in cielo. Sia fatta la tua volontà, Madre mia!

La Vergine, Regina del cielo, porta sul capo una corona inestimabile. I suoi capelli, luminosi e bellissimi, ricadono sulle spalle. Indossa una tunica d'oro scintillante e un mantello blu come il cielo. Ascolta con attenzione: sto per rivelarti il significato di tutto ciò. La corona indica che la Santa Vergine è Regina, Signora, Madre del Re degli angeli. 

I capelli sparsi significano che è vergine purissima e assolutamente perfetta. 
Il suo mantello blu come il cielo denota che per Lei tutte le cose temporali sono morte. 
La sua tunica d'oro simboleggia che ha provato un amore e una carità ardenti, sia interiormente che esteriormente.

Io ho posto nella sua corona sette gigli, il primo è la sua umiltà; il secondo il timore; il terzo l'obbedienza; il quarto la pazienza; il quinto la serenità; il sesto la dolcezza, poiché dare a chiunque chieda si addice a coloro che sono dolci; il settimo è la misericordia nel bisogno: in qualsiasi necessità si trovino gli uomini, essi si salvano se la invocano.


Io ho posto fra questi sette gigli sette pietre preziose: 

la prima è la sua eminente virtù, poiché negli spiriti non c'è virtù tale che questa Vergine Santa non abbia in sé in sommo grado; 

la seconda è una purezza perfetta, poiché questa Regina del cielo è stata così pura che in Lei non c'è mai stata la minima macchia di peccato, e nessun demone è riuscito a trovare in Lei alcuna impurità. Ella è davvero purissima, perché era opportuno che Io, Re della gloria, riposassi unicamente in un vaso purissimo e di prima scelta, al di sopra degli angeli e degli uomini. 

La terza pietra preziosa è la bellezza, tanto che i santi mi lodano per la bellezza di mia Madre, e si compie così la gioia di tutti gli angeli, di tutti i santi e di tutte le sante. 

La quarta pietra preziosa della corona è la saggezza della vergine Madre, poiché, essendo adorna di fulgore e di bellezza, Ella è stata colmata e dotata di ogni saggezza da Dio. 

La quinta è la forza, poiché Maria è così forte attraverso Dio che può mantenere o disperdere tutto ciò che è stato creato. 

La sesta pietra è il suo sfavillio e la sua luminosità, poiché gli angeli, i cui cocchi sono più chiari della luce, ne sono illuminati; e i demoni, abbacinati dalla sua bellezza, non osano guardare il suo splendore. 

La settima pietra è la pienezza di ogni dilettazione, di ogni dolcezza spirituale, presente in Lei con tale ricchezza che non c'è gioia che non sia accresciuta dalla sua, né dilettazione che non si completi con la sua vista beata; poiché Maria è stata colmata di grazia al di sopra di tutti i santi, vaso di purezza in cui si trovano ogni dolcezza e ogni bontà.

Io, suo Figlio, ho posto queste pietre fra i gigli che erano sulla corona di mia Madre. Onorate, dunque, la Sposa mia! e lodatela con tutto il cuore, perché Ella è degna di ogni onore e di ogni lode.