mercoledì 18 luglio 2012

Coroncina alle 5 Piaghe


"Se starò davanti al Crocifisso imparerò io per primo tutto ciò che vorrò poi insegnare agli altri" (Lettera 3°).
"Sei tu discepola del Crocifisso? Porta la croce, digiuna e lavora, prega intensamente, impiega il tuo tempo nell'aiutare il prossimo" (Sermone 1° Comandamento).
"Ragionate familiarmente come con un amico, e discorrete delle vostre cose davanti al Crocifisso, e consigliatevi con Lui per qualunque cosa; spirituale o materiale, per voi o per gli altri, a lungo se avete tempo, brevemente se siete in premura" (Lettera 3°).

Coroncina alle 5 Piaghe (3) up.jpg

Deus, in adjutorium meum intende: Domine, ad adjuvandum me festina. Gloria Patri, ecc.

Prima piaga:
Crocifisso mio Gesù, adoro devotamente la dolorosa piaga del vostro piede sinistro. Deh! per quel dolore che in esso sentiste, e per quel sangue che da quel piede versaste, concedetemi la grazia di fuggire l'occasione del peccato e di non camminare per la via dell'iniquità che conduce alla perdizione.
Cinque Gloria, un'Ave Maria.

Seconda piaga:
Crocifisso mio Gesù, adoro devotamente la dolorosa Piaga del vostro piede destro. Deh! per quel dolore che in esso sentiste, e per quel sangue che da quel piede versaste, concedetemi la grazia di camminare costantemente nella via delle virtù cristiane fino all'ingresso del Paradiso.
Cinque Gloria, un'Ave Maria.

Terza piaga:
Crocifisso mio Gesù, adoro devotamente la dolorosa Piaga della vostra mano sinistra. Deh! per quel dolore che in essa sentiste, e per quel sangue che da essa versaste, non permettetemi che io mi trovi alla sinistra coi reprobi il giorno dell'universale giudizio.
Cinque Gloria, un'Ave Maria.

Quarta piaga:
Crocifisso mio Gesù, adoro devotamente la dolorosa Piaga della vostra mano destra. Deh! per quel dolore che in essa sentiste, e per quel sangue che da essa versaste, benedite l'anima mia e conducetela al vostro Regno.
Gloria, un'Ave Maria.

Quinta piaga:
Crocifisso mio Gesù, adoro devotamente la Piaga del vostro Costato. Deh! per quel sangue che da essa versaste accendete nel mio cuore il fuoco dell'amor vostro e datemi la grazia di proseguire ad amarvi per tutta l'eternità.
Cinque Gloria, un'Ave Maria.

Orazione a Maria addolorata (3) up.jpg

Afflitta Madre! O cuore verginale tutto immerso nelle piaghe del vostro Figlio, gradite questa breve memoria delle sue pene in unione del vostro dolore. Presentate a Gesù questo piccolo ossequio, ed avvalorate le nostre preghiere con la vostra materna intercessione.
Tre Ave Maria.

LAUDETUR  JESUS  CHRISTUS!
LAUDETUR  CUM  MARIA!
SEMPER  LAUDENTUR!


San Camillo De Lellis

 San Camillo De Lellis (Bucchianico - Chieti, 1550-1614) fu l'uomo più straordinario che si possa immaginare. Era stato un rozzo soldataccio; si era trovato più e più volte ridotto alla più estrema miseria a causa del suo inveterato vizio del giuoco; soffriva di un male ributtante e apparentemente inguaribile. Tuttavia, in piena maturità, mutò completamente il ritmo della sua vita - che fu lunga - e divenne il patrono degli ammalati, degli ospedali e dei moribondi...nel 1582, Camillo decise di riunire intorno a sé un gruppo di altri uomini che nutrivano le sue stesse idee e volle che portassero una croce rossa sulla spalla, e questa è la vera origine di tutti i movimenti della "Croce rossa" dei secoli successivi... da soldato era stato noto per la sua temeraria impetuosità; ora che combatteva contro il male per amore di Cristo non aveva cambiato maniere e domandava molto ai suoi compagni poiché non gli passava neppure per il capo di risparmiare se stesso. Eppure la sua gentilezza, anzi, la sua tenerezza, erano grandissime, era una gioia per chiunque il vederlo bagnare e fasciare neonati o cucinare piattini per i suoi convalescenti e il suo intuito, la sua simpatia spirituale erano tali da far pensare ch'egli fosse abitualmente dotato di una seconda vista. Non ci si stancava di osservarlo mentre si chinava al capezzale degli ammalati "come se", qualcuno ebbe a scrivere, "volesse comunicar loro il suo cuore, la sua stessa anima". "Non so davvero che cosa di più avrebbe potuto fare la più amorosa delle madri per un suo bimbo ammalato"... Camillo lavorò, con impareggiabile ardore, per quarant'anni, soffrendo egli stesso atrocemente, non cercando mai compenso o riconoscenza, carriera o pensione ma vivendo una vita di preghiera, di penitenza, di povertà e di purezza. L'esperienza personale che ho di medici e infermiere, negli ospedali e fuori, è tale, tale il ricordo della loro squisita gentilezza che non posso pensare a queste professioni se non con un senso di profondo omaggio; tuttavia, diverso è lo sguardo, diverso il tocco, diverso il potere risanatore e la comunicativa dell'anima all'anima, quando Cristo in loro, a loro nella sua Persona stessa. (Dal Libro "SANTI" di Cyril Martindale - Jaca Book 1976 - pag. 83) 


AVE AVE AVE MARIA

lunedì 16 luglio 2012

L' "Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta



"Prendete, prendete quest’opera e ‘non sigillatela’, ma leggetela e fatela leggere"
Gesù (cap 652, volume 10), a proposito del
"Evangelo come mi è stato rivelato"
di Maria Valtorta



Domenica 22 Luglio 2012, XVI Domenica del Tempo Ordinario - Anno B


Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 6,30-34.
Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato.
Ed egli disse loro: «Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un pò». Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare.
Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte.
Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero.
Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
Traduzione liturgica della Bibbia



Corrispondenza nel "Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta : Volume 4 Capitolo 271 pagina 319.
1È notte fatta quando Gesù torna a casa. Entra senza rumore nell’orto, si affaccia un attimo alla cucina buia. La vede vuota. Si affaccia alle due stanze dove sono le stuoie e i letti. Vuote esse pure. Solo le vesti mutate, ammucchiate per terra, dicono che gli apostoli hanno fatto ritorno. La casa sembra disabitata tanto è silenziosa.
Gesù, facendo meno rumore di un’ombra, sale la scaletta, candore nel candore della luna piena, e giunge sulla terrazza. La percorre. Pare uno spettro che si muova senza rumore. Un luminoso spettro. Nell’incandescenza bianca della luna pare affinarsi, alzarsi più ancora. Alza con la mano la tenda che è alla porta della stanza alta. Essa era rimasta calata da quando i discepoli di Giovanni vi erano entrati con Gesù. Dentro, seduti qua e là, a gruppi, o soli, sono gli apostoli coi discepoli di Giovanni e Mannaen, e, addormentato col capo sui ginocchi di Pietro, è Marziam. La luna si incarica di illuminare la stanza entrando coi suoi fiotti fosforici dalle finestre aperte. Nessuno parla. E nessuno, tolto il bambino seduto per terra su una stuoia, dorme.

2Gesù entra piano e il primo che lo vede è Tommaso. «Oh! Maestro!» dice facendo un sobbalzo.
Gli altri si scuotono tutti. Pietro, nel suo impeto, fa per alzarsi di scatto, ma si sovviene del bambino e lo fa dolcemente, adagiando il capo bruno di Marziam sul suo sedile, di modo che giunge da Gesù per ultimo, mentre il Maestro, con voce stanca di chi ha molto sofferto, risponde a Giovanni, Giacomo e Andrea che gli dicono il loro dolore: «Lo comprendo. Ma solo chi non crede ha da sentirsi desolato di una morte. Non noi che sappiamo e crediamo. Giovanni non ci è più separato. Lo era prima. Prima ci separava, anzi. O con Me, o con lui. Ora non più. Dove è lui Io sono. Presso a Me lui è».
Pietro insinua la sua testa brizzolata fra le teste giovanili e Gesù lo vede: «Anche tu hai pianto, Simone di Giona?»; e Pietro con voce più rauca del solito: «Sì, Signore. Perché anche io ero stato di Giovanni… E poi… e poi… E pensare che il venerdì scorso io mi rammaricavo che la presenza dei farisei ci avesse ad amareggiare il sabato! Questo sì che è un sabato d’amarezza! Avevo portato il bambino… per avere un sabato anche più bello… Invece…».
«Non ti accasciare, Simone di Giona. Giovanni non è perduto. Lo dico anche a te. E in cambio abbiamo tre discepoli ben formati. Dove è il bambino?».
«Là, Maestro. Dorme…».
«Lascialo dormire» dice Gesù curvandosi sulla testolina bruna che dorme tranquilla. E poi chiede ancora: «Avete cenato?».
«No, Maestro. Ti aspettavamo ed eravamo in pensiero, ormai, per il ritardo, non sapendo dove cercarti… e parendoci di avere perduto anche Te».
«Abbiamo ancora tempo da stare insieme. Su, preparate la cena, perché dopo ce ne andremo altrove. Ho bisogno di isolarmi fra amici, e domani, qui stando, saremmo sempre circondati di persone».
«E io ti giuro che non li sopporterei, specie quelle serpentesse delle anime farisee. E sarebbe un brutto fatto se sfuggisse loro anche un sorriso a nostro riguardo, nella sinagoga».
«Buono, Simone!… Ma Io ho calcolato anche questo. Perciò sono tornato a prendervi con Me».
Alla luce delle lucernette accese ai due lati della tavola, si vedono meglio le alterazioni dei loro visi. Solo Gesù è di una maestà solenne, e Marziam sorride nel sonno.
«Il bambino ha mangiato prima» spiega Simone.
«È meglio lasciarlo dormire, allora» dice Gesù.
E in mezzo ai suoi offre e distribuisce il parco cibo che viene mangiato senza volontà. E presto la cena è finita.

3«Ditemi ora che avete fatto…» incoraggia Gesù.
«Io sono stato con Filippo nelle campagne di Betsaida e abbiamo evangelizzato e curato un bambino malato» dice Pietro.
«Veramente è stato Simone che lo ha guarito» dice Filippo, che non vuole prendersi una gloria non sua.
«Oh! Signore! Non so come ho fatto. Ho pregato molto, con tutto il cuore, perché mi faceva pietà il malatino. Poi l’ho unto con l’olio e l’ho soffregato con le mie mani rozze… ed è guarito. Quando l’ho visto colorirsi in viso e aprire gli occhi, rivevere insomma, ho avuto quasi paura».
Gesù gli posa la mano sul capo, senza parlare.
«Giovanni ha stupito molto per aver cacciato un demonio. Ma a parlare è toccato a me» dice Tommaso.
«Anche tuo fratello Giuda lo ha fatto» dice Matteo.
«Allora anche Andrea» dice Giacomo d’Alfeo.
«Invece Simone Zelote ha guarito un lebbroso. Oh! non ha avuto paura di toccarlo! E mi ha detto poi: “Ma non temere. A noi non si apprende nessun male fisico per volontà di Dio”» dice Bartolomeo.
«Hai detto bene, Simone. E voi due?» chiede Gesù a Giacomo di Zebedeo e all’Iscariota, che stanno un poco lontani, il primo parlando con i tre discepoli di Giovanni, il secondo solo e immusonito.
«Oh! Io non ho fatto nulla» dice Giacomo. «Ma Giuda ha fatto tre miracoli potenti: un cieco, un paralitico, un indemoniato. A me pareva un lunatico. Ma la gente diceva così…».
«E te ne stai con quel viso se Dio ti ha tanto aiutato?» chiede Pietro.
«So essere umile anche io» risponde l’Iscariota.
«E poi siamo stati ospitati da un fariseo. Io mi ci trovavo a disagio. Ma Giuda sa fare meglio e lo ha ammansito. Il primo giorno era sostenuto, ma poi… Vero, Giuda?».
Giuda assente senza parlare.
«Molto bene. E farete sempre meglio. La prossima settimana staremo insieme. Intanto… Simone, vai a preparare le barche. Anche tu, Giacomo».
«Per tutti, Maestro? Non vi staremo».
«Non puoi averne un’altra?».
«Chiedendola a mio cognato, sì. Vado».
«Va’. E appena fatto torna. E non dare molte spiegazioni».
I quattro pescatori partono. Gli altri scendono a prendere sacchi e mantelli.

4Resta Mannaen con Gesù. Il bambino continua a dormire.
«Maestro, vai lontano?».
«Non so ancora… Essi sono stanchi e addolorati. Io pure. Conto di andare a Tarichea, nelle campagne, per isolarci in pace…».
«Io ho il cavallo, Maestro. Ma, se permetti, vengo seguendo il lago. Vi starai molto?».
«Forse tutta la settimana e non oltre».
«Allora verrò. Maestro, benedicimi in questo primo commiato. E levami un peso dal cuore».
«Quale, Mannaen?».
«Ho il rimorso di avere lasciato Giovanni. Forse se c’ero…»
«No. Era la sua ora. Ed egli certo è stato contento di vederti venire a Me. Non avere questo peso. Cerca anzi di liberarti presto e bene dell’unico peso che hai: il gusto di essere uomo. Divieni spirito, Mannaen. Lo puoi. C’è in te la capacità di esserlo. Addio, Mannaen. La mia pace sia con te. Presto ci rivedremo in Giudea».
Mannaen si inginocchia e Gesù lo benedice. Poi lo alza e lo bacia. Rientrano gli altri e si salutano fra di loro, sia gli apostoli che i discepoli di Giovanni. Vengono per ultimi i pescatori.
«È fatto, Maestro. Possiamo andare».
«Va bene. Salutate Mannaen che resta qui fino al tramonto di domani. Raccogliete le cibarie, prendete l’acqua e andiamo. Fate poco rumore».
Pietro si curva a svegliare Marziam.
«No, lascia. Potrebbe piangere. Lo prendo in braccio Io» dice Gesù e dolcemente solleva il bambino, che mugola un poco ma si accomoda istintivamente fra le braccia di Gesù.

5Spengono le lampade. Escono. Chiudono la porta. Scendono. Sulla soglia dell’orto salutano nuovamente Mannaen e poi, in fila, per la via piena di luna vanno al lago: un enorme specchio d’argento sotto la luna allo zenit. Tre gocce rosse sullo specchio quieto sembrano i tre fanaletti delle prore già immersi nell’acqua. Salgono distribuendosi per le barche, ultimi salgono i pescatori. Pietro e un garzone dove è Gesù, Giovanni e Andrea nell’altra, Giacomo e un garzone nella terza.
«Dove, Maestro?» chiede Pietro.
«A Tarichea. Dove sbarcammo dopo il miracolo dei geraseni. Ora non ci sarà pantano. E vi sarà quiete».
Pietro prende il largo e gli altri, con le barche, dietro, una scia nell’altra. Nessuno parla. Soltanto quando sono al largo e Cafarnao svanisce nel chiarore di luna che uniforma tutto col suo pulviscolo d’argento, Pietro, quasi parlasse alla barra del timone, dice: «E ci ho gusto. Domani ci cercheranno, vecchia mia, e grazie a te non ci troveranno».
«A chi parli, Simone?» chiede Bartolomeo.
«Alla barca. Non sai che per i pescatori è come una sposa? Quanto ho parlato con lei! Più che con Porfirea. Maestro!… È ben coperto il bambino? C’è guazza sul lago di notte…».
«Sì. Senti, Simone. Vieni qui. Ti devo parlare…».
Pietro affida la barra del timone al mozzo e viene da Gesù.
«Ho detto Tarichea. Ma basterà esserci dopo il sabato per salutare di nuovo Mannaen. Non potresti trovare un luogo lì vicino dove stare in pace?».
«Oh! Maestro! In pace noi o anche le barche? Per quelle ci vuole Tarichea oppure i porti dell’altra sponda. Ma se è per noi, basta che Tu ti inselvi al di là del Giordano, che solo le bestie ti scoveranno… e forse qualche pescatore che sorveglia le tese dei pesci. Potremmo lasciare le barche a Tarichea. Vi giungeremo all’alba e noi fileremo svelti oltre il guado. Si passa bene di questi tempi».
«Va bene. Faremo così…»
«Fa schifo anche a Te il mondo, eh? Preferisci i pesci e le zanzare, eh? Hai ragione».
«Non ho schifo. Non bisogna averlo. Ma voglio evitare che voi facciate degli scandali e voglio consolarmi in voi in queste ore del sabato».
«Maestro mio!…». Pietro lo bacia sulla fronte e se ne va asciugandosi un lacrimone, che vuole proprio rotolare fuori e scendere verso la barba.
Torna al suo timone e punta a sud, fermamente, mentre la luce lunare decresce nel tramonto del pianeta che si abbassa oltre un colle, levando il suo faccione dalla vista degli uomini, ma lasciando ancora il cielo bianco della sua luce, e d’argento il lago nella spiaggia di oriente. Il resto è indaco cupo che appena si distingue al lume del fanale di prora.
Estratto di "l'Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta ©Centro Editoriale Valtortiano http://www.mariavaltorta.com/

Cor Iesu, fòrnax àrdens charitàtis

"miserère nobis"



L'inferno!



L'I N F E R N O come l'ha visto Oliva de Garagoa

a cura di P.G.D.


GESU', CH'E' BENEDETTO NEI SECOLI,
E' VENUTO IN TERRA PER SALVARE LE ANIME DALL'INFERNO



Penso anch'io, come il padre Marcel Nault, che insegnare la realtà dell'inferno sia uno dei compiti più importanti e ineludibili della Santa Chiesa Cattolica. Parlare del Cielo è bello e doveroso, (purtroppo se ne parla poco e male), però è certissimo che predicare sopra l'inferno produce numerose e ottime conversioni.

S. Giovanni Crisostomo insegnava continuamente che GESU', che è benedetto nei secoli, predicava con più frequenza sull'inferno che sul Cielo. S. Benedetto, sant'Agostino cambiaron vita per timore dell'inferno. Anche san Francesco di Sales, Sant'Alfonso Maria de' Liguori, il santo Curato d'Ars, santa Teresa d'Avila, e santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo ebbero paura di andare all'inferno.

Il Beato Papa Pio IX era solito raccomandare ai predicatori che insegnassero con più frequenza sui 4 novissimi, specialmente sull'inferno, ed egli medesimo ne dava l'esempio. Il Papa sapeva che la meditazione sull'inferno genera Santi.

E' strano: che i Santi han timore dell'inferno , però i peccatori non ne sentono. Quasi cent'anni or sono le Apparizioni di Fatima han gridato al mondo che l'inferno esiste, è eterno e basta un peccato mortale per andarci e restarci.

La Vergine ci dice che possiamo salvarci con il Santo Rosario e lo Scapolare, e mette un'enfasi speciale sulla Devozione al Suo Cuore Immacolato con la devozione dei primi 5 sabati .

Gesù della Misericordia ce l'offre attraverso un'umile donna colombiana: Oliva de Garagoa, veggente di Gesù misericordioso per meditarla e diffonderla in tempo opportuno e importuno. Buona lettura. "Ave Maria Purissima!"


*                      *                      *



NB: Non c’è stato un pronunciamento sulla veridicità di queste rivelazioni. Tuttavia la descrizione dell’inferno ci sembra riflettere la teologia Cattolica rispetto ad esso.



1) Oliva adorò Gesù baciandogli i piedi.
Ella racconta: “Non so cosa avvenne, però vidi che sotto i piedi del Signore si aprì un foro immenso. Viaggiammo attraverso di esso?, non so, però subito mi vidi nell’inferno. Sentii grida e lamenti, c’era disperazione, quel luogo era orribile. Ebbi paura, mi sentii morire di terrore e mi dissi: ‘Ahimè! Povera me! Signore dove sto!!!”’. Il Signore mi disse: “Non temere nulla, niente ti succederà, Io sono con te, osserva bene”.

2) Allora vidi un forno come fosse la bocca di un vulcano donde uscivano fiamme immense. Era come un fondo dove si cucina la canna per fare il miele, o come un lago di zolfo in ebollizione. C’era lì molta gente che gridava: “aiuto!” senza essere ascoltati. Alcuni insultavano, altri erano vestiti lussuosamente, altri ancora erano senza vestiti; credo stessero con gli abiti con cui li seppellirono.
Un uomo molto ricco, con mantelli e anelli alle dita, e catene al collo usciva la mano e diceva “salvami per questo!” e mostrava come un gambo di cipolla; però le fiamme cominciarono a consumare quel gambo di cipolla fino a bruciargli le dita. Credo che fu qualcosa che dette però senza amore, o l’unica cosa che regalò vita durante. - Il tormento era crudele , niente pace. Chiesi al Signore: “E’ questo lo stridore di denti?” E mi rispose: “No, ancora non è. E’ solo una parte del dolore dei condannati.
Intorno al forno c’erano demoni a gambe incrociate, tutti maneggiavano un lungo forcone. Il loro aspetto era orribile, occhi rossi, bocca malvagia, sorriso malevolo, di un colore quasi nero come grigio. Fumavano e fumavano qualcosa che li faceva più ribelli. E bevevano un liquido rossiccio che li riempiva di superbia.

3) Subito tutti si misero in piedi assumendo ferma posizione. I condannati agognavano sparire. Si consumavano in un lago di fuoco, era una moltitudine incalcolabile. L’inferno si scosse, tutto tremò. Da una porta entrava un demonio di quasi 2 metri di altezza, più orribile degli altri demoni. Questi aveva corna, artigli, coda, e ali come di pipistrello. Gli altri niente di tutto questo. Gridò e batté le zampe, e tutto di nuovo tremò. E chiesi chi fosse e il Signore mi disse: “E’ Satana, Lucifero, re dell’inferno”. Finanche gli altri demoni erano impauriti: a un comando che egli diede tutti gli corsero davanti in fila come un battaglione di soldati con il forcone in mano. Disse loro qualcosa che non riuscii a capire, perché avevo troppa paura. E non lo domandai al Signore. Se il Signore non mi avesse sostenuto in quel momento io sarei morta di terrore.
Il Signore mi disse: “Qui non c’è pace neppur per un secondo, qui non esiste amore, è il regno dell’odio. Qui vengono tutti quelli che mi disprezzarono quando stavano vivi, liberamente e volontariamente preferirono il male al bene. Ora osserva bene, perché per alcuni comincia lo stridore di denti, sofferenza e morte eterna, verme che non muore e fuoco che non si spegne. Perché chi non è con Me sta morto, e questa è la vera morte. Non quella che voi chiamate morte”.

4) Ricevuto il comando di corsa i demoni raggiunsero un forno; introdussero il forcone nelle fiamme ed estrassero il condannato trapassato da esso. I condannati si dimenavano come bisce senza potersi liberare. Gridavano, si contorcevano, sanguinavano: alcuni furono trapassati per la spalla, altri per le gambe, altri per la testa, tutti afferravano i forconi cercando di svincolarsi. Chiesi al Signore: “Perché quelle anime sanguinano?” E mi disse: “All’inferno vengono in corpo e anima, come in cielo vanno in corpo e anima[1]. Stiamo nel primo inferno, essi già furono giudicati; tutti i condannati dalla creazione del mondo fino al diluvio stanno qui”.
I demoni posero i condannati su d’una lamina di zinco galvanizzata e li afferravano a forconate tra due o tre diavoli. Poi usando una specie di tagliaunghie, sufficientemente lungo, gli prelevavano pezzi di carne e poco a poco strappavano loro le unghie, le dita, peli e capelli, tra grida disperate, erano grida che finivano in lamenti…
Perché non gridassero più tirarono fuori una specie d’arma mai da me vista in terra e la ficcarono loro in bocca. Quell’arnese s’apriva come una mano e chiudendosi afferrava loro la lingua che così veniva strappata via, o torcendola o tirandola . E subito con un affilato coltello iniziarono a farli a pezzettini come carne da salsiccia. I condannati non potevano più gridare, i loro occhi sembravano uscire dall’orbite. Le mandibole strette producevano un orribile stridore di denti!!!
Dopo averli scarnificati ne facevano a pezzi anche le ossa e le polverizzavano. Infine sminuzzavano completamente la testa, e tutto sembrava fosse niente sulla lamina. Sangue, pezzi di carne, ossa, una cosa orribile. E nelle ossa c’erano vermi.

5) Allora dissi al Signore: “Povere persone!!! Pensavo non morissero, ma alla fine pare di sì, per quanto ancora quei pezzi di carne si muovono”. Ed Egli mi rispose: “Quaggiù non esiste la morte, fai attenzione”. I demoni presero quella lamina e gettarono tutti i pezzi della persona in un buco dove c’erano fiamme e ferri taglienti, una specie di mulino che riduceva tutto in polvere. Nell’estremità di quel buco c’era nuovamente un altro forno nel quale quella polvere ivi gettata si ricomponeva e le persone riapparivano col corpo, e chi non sfuggiva al forcone ritornava a patire gli stessi tormenti. Nuovamente chiesi al Signore: “Ché succede? Perché tornano a rivivere?”. Mi contestò: “La morte -come gli uomini la chiamano- più non esiste. Qui si soffre la morte eterna che é la separazione da Dio. E per arrivare a patire questi tormenti ognuno s’è deciso liberamente.

[*N.d.R.: quindi è falsa e diabolica la teoria che dice: ‘Nessuno pecca perché vuol peccare’ o ‘Nessuno si danna perché vuol dannarsi’. E' vero invece che nessuno si perde se non vuole. E nessuno si salva se non si impegna]

Questa fu la loro scelta. Io ormai per essi non posso farci più niente. Quando potevo aiutarli mi disprezzarono, e perciò giunsero in questo luogo creato non per gli uomini, per essi creai il Cielo. Invece questo luogo senza speranza fu creato per Satana e i suoi angeli”.
Mi fu chiaro che a peccato più grave corrisponde più grave sofferenza. Perché ciascuno paga secondo i propri debiti, e riceve castighi differenti, però tutti soffrono terribilmente. E mi resi conto che con quelle membra con cui più peccarono, ora con le stesse membra più soffrono. - I dannati tuffandosi in un lago di fuoco poi riapparivano su arene infuocate al rosso vivo. Il calore era soffocante, non si poteva respirare, e gridavano: ‘Tengo sete!!!’.

6) Perciò un demonio gli saliva fin sulla nuca e aprendogli la bocca la spalancava fino agli orecchi, mentre un altro demonio afferrava l’arena bollente e gliela dava da bere. C’era una tale disperazione che correvano incontrollati in un’oscurità illuminata unicamente dall’arena infuocata. Così urtavano con altri condannati e litigavano come cani randagi. Arrivando ai margini dove c’erano rocce con delle porte ciascuno ne sceglieva soltanto una e aprendola si trovava in un fosso dove brulicavano animali velenosi esattamente quelli che più temevano quando erano vivi sulla terra. Il Signore mi disse che erano castighi psicologici. Non chiesi che poteva essere.
Oh poveri condannati!! Che disperazione che incubo senza fine!!! Quando riuscivano di là si vedeva il loro corpo coperto da quelle bestie che gli uscivano anche dalla bocca e dappertutto. Poi l’unica possibilità di correre era su d’un rettilineo di pietre taglienti, dove cadevano sfracellandosi: alcuni frontalmente e altri di spalla e al finale c’era una pianura dove chi non frenava rapido veniva schiacciato da una pietra rotonda come fosse uno scarafaggio. Alzatisi nuovamente si buttavano per un’altra apertura e finivano nello stesso forno iniziale, e tutto tornava a ripetersi.

7) Il Signore mi disse : “Ti rendi conto che qui non c’è riposo neppure per un secondo? Ti mostrerò adesso un altro luogo che questa generazione perversa e malvagia si sta preparando. Vi indicherò chi soffre di più e quanti percorrono la via dell’inferno”.
Vidi allora tre forni più grandi del primo e Satana gridando: “Che avvenga il giudizio! Ho troppo lavorato per dar loro il benvenuto nel mio regno, ho inventato nuovi castighi e tormenti. Vengano qui quanti avrebbero potuto salvarsi e non vollero, vengano a me quanti mi servirono in terra”.
E vidi alcune donne che trascinate con catene portavano pesi come fossero mule ed erano colpite ferocemente e tormentate. Aprivano loro il ventre, le lasciavano gridare, le squartavano e fustigavano con corde come ferro, insultandole mostravano loro quei figli che avevano assassinato e li legavano strettamente al seno. Esse ne ascoltavano il pianto e le grida: ‘Perché mi uccidesti mamma!!!’. A queste grida del bambino i loro seni si spaccavano e cominciavano a sanguinare come anche gli orecchi, e tutto quello era orribile. E domandai ancora al Signore: “O Signore Gesù chi sono quelle donne e perché soffrono tanto?”. Mi rispose: “Sono tutte quelle che uccidono i loro figli nell’aborto, soffrono perché fecero del loro ventre tombe, quando il ventre è per dar vita. Il peccato dell’aborto è molto difficile che mio Padre lo perdoni. Non basta confessarlo se non c’è un vero pentimento. Bisogna fare molta preghiera e penitenza chiedendo misericordia a DIO Padre, come anche al figlio che assassinarono. Le sue grida e pianti staranno di fronte al trono di DIO e il suo sangue griderà dalla terra al cielo”. E aggiunse : “ Prega, prega per esse, perché alcune sono in vita e possono pentirsi. Davvero molte vanno per la via dell’inferno”.
Vidi al loro fianco uomini e donne che soffrivano uguali tormenti. E chiesi chi fossero e perché patissero le stesse torture. Il Signore mi disse : “Essi sono tutti complici dell’aborto ossia quanti le aiutarono. Qui possono venire medici, amici, infermieri, parenti o chiunque altro che pur sapendo dell’aborto non disse loro: ‘Non farlo!’”.

8) Continuammo per quell’ampio cammino e vidi uomini che avanzavano a testa bassa, la lingua fuori e che se la schiacciavano con pietre e la trapassavano con punteruoli, e bruciavano mani e piedi. I demoni scaricavano tutta la loro ira contro questi uomini. Io vidi come soffrivano e chiesi:”Questi chi sono? E perché soffrono così tanto?”. E il Signore mi disse: “Sono i chiamati alla più alta gloria dei cieli però l’hanno perduta. Si sono venduti e Mi hanno venduto. Essi sono i miei sacerdoti. I peccati del sacerdote sono doppia pena per Me, perciò il loro castigo è duplice: sono martirizzati nella lingua perché han taciuto la mia parola e sono stati cani muti, che tartagliano. Si sono consumati nelle passioni e riempiti di mosto e vino. Per essi la maledizione e il fuoco”.
Vidi donne e uomini al loro lato che soffrivano grandi torture e chiesi: “ Chi sono costoro?”. E mi disse: “Sono i complici del loro peccato. La donna che fa cadere un sacerdote era meglio che non fosse nata, perché è più maledetta di Giuda. Lo stesso si dica dell’uomo che faccia peccare un prete”.

9) Dietro di questi c’era una moltitudine che seguiva quel cammino soffrendo uguali tormenti. “E questi chi sono, Signore?”. E mi rispose: “Sono tutti coloro che s’allontanarono da Me e dalla mia santa Chiesa per il peccato del sacerdote e non pregarono per lui. Il sacerdote è stato fatto per salvare gli uomini. Se non lo fa l’aiutano a condannarsi. Giacché la mia parola dice : ‘I guardiani del mio tempio sono tutti ciechi, nessuno fa niente, sono tutti cani muti, incapaci di abbaiare; sentinelle pigre cui piace dormire. Cani affamati che mai si saziano. Essi sono i pastori, però non sanno comprendere, ognuno va per il suo cammino, ognuno bada al proprio interesse senza eccezione e dicono: -venite, cerchiamo vino e ubriachiamoci con liquori…-, non difendono l’innocente e fanno sparire gli uomini fedeli’ (Isaia 56,9ss)”.

10) Ancora vidi dietro di loro uomini e donne che soffrivano tormenti simili. “E questi chi sono?”. E Gesù mi disse: “Son tutti i religiosi e le religiose. Prega, prega per essi, perché mi amino e si salvino. Non parlate mai male dei “miei”. Sarebbe come ungersi un dito con peperoncino e mettermelo nell’occhio. Solo prega, prega per essi, e non causarmi tormenti”.

11) Vidi poi uomini e donne con occhi bendati seguiti da molti incatenati. I demoni li insultavano, li colpivano, e li violentavano. Che tormento crudele! E chiesi: “Chi sono?”. GESU’ mi rispose : “Sono tutti i fattucchieri e i maghi che si son lasciati accecare da Satana. Li aspettano tormenti immensi perché vissero più vicini a Satana qui sulla terra piuttosto che vicini a Me. E avranno da soffrire indicibilmente per aver servito nel male, liberamente e volontariamente. Gli incatenati sono quanti li consultano e chiedono e promuovono fatture. E’ preferibile che uccidano apertamente ma non così. Perché sta scritto che ‘mio Padre non salverà questa razza, lungi da me cani maledetti, per voi non ci sarà fuoco e braci per riscaldare il pane’ (Isaia 47,12).
Prega, prega, perché ci sono molti che possono pentirsi. La moltitudine che li segue nei tormenti sono quanti credono negli oroscopi e invocano gli spiriti; ogni persona che voglia conoscere il futuro o consulti uno di loro merita il fuoco eterno dell’inferno”.

12) Subito vidi uomini e donne con le mani legate da catene, ognuno tirava dal proprio lato e si strattonavano e cadevano tra di loro. I demoni li aizzavano: ‘Per colpa sua soffri! Dagli, dagli più forte”. E domandai: “Chi sono questi?”. “Sono tutti i miei matrimoni che non vivono in pace. Sono due bestie legate dalla stessa corda”. E interrogai ancora: “Perché vanno all’inferno?”. Mi disse: “Bacia la mia mano”, e così la baciai e me la collocò sugli occhi. E vidi che in quei focolari c’erano insulti, gelosie e litigi, e che Satana gridava a GESU’: ‘Guardi, guardi come posseggo i suoi matrimoni!! Che cosa guadagnò col santificarli nel sacramento? Come la prima coppia mi appartengono, e adesso farò di tutto perché perdano la gloria, non permetterò che preghino e che vadano a Messa’. E se la ridacchiava… Mentre GESU’ piangeva. “Preghino, perché ci sono molti che possono pentirsi e cambiar vita”.

13) Vidi poi uomini e donne legati per i piedi e che soffrivano più dei precedenti. E chiesi: “Chi sono costoro?”. E mi rispose: “Sono tutti coloro che convivono senza sposarsi, oppure hanno commesso adulterio o fornicazione”. Domandai ancora: “Perché vanno all’inferno?”. Ed Egli mi toccò gli occhi e vidi che GESU’ benediceva tutte le unioni tra l’uomo e la donna quando stavano nell’intimità come la prima coppia. Però quando non erano sposati era Satana che dormiva al loro lato. Egli colpendo il Signore GESU’ con sputi in faccia gli diceva: ‘Guarda la tua creatura, l’uomo, convertito da me in un animale, anzi peggio; qual fu il vantaggio di morir per loro? Io distruggerò il tuo sacramento che li fa capaci di unirsi santamente. E farò sì che ogni letto sia un fuoco infernale avvolto da illecite passioni. A me, sì che m’ascoltano, benché io non offra un regno di pace, bensì di dolore…’.
E GESU’ mi disse: “Le mie sofferenze per essi sono state inutili e per questo vanno all’inferno”. Notai che uno dei castighi che costoro soffrono consiste nel vedere nel proprio petto l’uomo o la donna per cui si sono condannati, ed ora pertanto sotto la spinta di Satana che dava loro un affilatissimo coltello essi stessi si ferivano e tagliuzzavano pezzi di carne fino ad arrivare al cuore, dicendo: ‘Maledetto, maledetto, per colpa tua sto qui in quest’inferno. Ti voglio strappare per sempre dal petto ma non posso!’. Il Signore mi invitò: “Prega, prega, perché alcuni sono in vita e possono pentirsi”.

14) Vidi anche uomini legati a uomini, e donne legate a donne, legati all’altezza della cintura che si bilanciavano come animali selvaggi trascinando una preda. “E questi chi sono e perché soffrono?”. Il Signore mi disse: “Sono ogni classe di omosessuali e lesbiche, che liberamente mi rifiutarono e non furono capaci di mantenersi casti offrendo la loro vita”. E vidi come Satana si rivoltolava nel letto di questi poveri esseri eccitandoli nei loro desideri senza però mai saziarli. Gli spiriti li tormentavano in quelle parti con cui peccarono. Li attraversavano con pali dall’ano fino alla bocca, e li roteavano. E chiesi: “La preda?” E mi contestò: “Sono tutti quelli che si coricarono con essi. Prega, perché ancora ci sono dei vivi che , pentendosi, possono salvarsi. Io su persone omosessuali che offrano a me la loro castità, vivendo senza far peccare nessuno, effondo la mia infinita misericordia perché li amo immensamente”.
Ogni relazione anale è condannata dal Signore. Essa è contro natura. Noi non possiamo condannare chi pratica l’omosessualità, se facciamo le stesse cose.
Vidi pure uomini e donne con facce di bestie, e soffrivano immensamente. Al loro fianco c’era chi portava alcuni nastri o giornali o riviste dove c’erano donne e uomini nudi. Anch’essi soffrivano e andavano all’inferno. E chiesi al mio Signore: “Chi sono, e anch’essi vanno all’inferno?” . “Sì, vanno all’inferno se non si pentono. I primi sono coloro che hanno avuto intimità con gli animali, ribassandosi al livello bestiale e più ancora in verità, perché se la bestia pensasse non lo farebbe. – Quanti poi fanno del sesso una ossessione attraverso pellicole, riviste, grottesche barzellette, prostituzione, parole a doppio senso… son degni del fuoco eterno con tutti i suoi tormenti avendo imparato a parlare la bassezza di Satana e non a parlare e a vivere la santità e la purezza del DIO UNO E TRINO”.

15) Vidi anche uomini e donne d’ogni età che avanzavano come ciechi colpendosi in ogni modo. Un demonio stava ai loro piedi facendoli cadere più e più volte. “E costoro chi sono, mio Signore?”. Egli mi disse: “Son tutti gli ubriachi, gli alcolizzati che avanzano c o s ì perché hanno profanato il tempio dello Spirito Santo dove dimora la TRINITA’ SANTA, ossia il tempio del loro proprio corpo. E per di più hanno dato sofferenza ai loro simili, e alle loro famiglie, dimenticandosi del 1° comandamento: ‘AMARE DIO, e il prossimo come se stessi’. Costoro non hanno appreso neppure ad amarsi”.
Anch’essi avevano al lato gente di diversa età, con labbra malridotte e fumo nelle narici. “E questi chi sono?” chiesi, ed Egli mi disse: “Sono tutti i fumatori di tutti i tipi di erbe, droghe, sigarette e altri vizi. E vanno perché non amano il loro proprio corpo; quanti poi fanno loro compagnia sono tutti quelli che ‘offrendo’ queste cose li portano a peccare. – Io vi ho detto che chi regala un bicchier d’acqua è degno del cielo eterno. Però è altresì vero che chi ‘offre’ o fa peccare un altro è degno del fuoco eterno. Prega, perché alcuni possono cambiar vita e liberarsi da questo castigo”.

16) Vidi uomini e donne in minigonna o con abiti indecenti, accompagnati da un gran numero di altrettanti uomini e donne. E domandai: “Perché vanno all’inferno? Perché li tormentano?”. Mi contestò: “La donna che usa la minigonna va all’inferno perché corrompe l’uomo seducendolo col suo vestito. E ugualmente l’uomo: va all’inferno perché si lascia sedurre.
Attenzione al vestiario. La donna non deve portare pantaloni, e se li porta che non siano aderenti. Molte sembrano mule con i freni. Anche gli uomini non devono portare pantaloni aderenti e neppure la gonna-pantalone”.

17) Vidi che passavano uomini e donne di tutte le età, persino bambini, con le mani tagliate, alcuni senza dita. E chiesi: “Chi sono? E vanno all’inferno?” Mi rispose: “Sono tutti gli imbroglioni, i ladri, i truffatori, quelli che non pagano i debiti, quelli che si sono dedicati s o l o al lavoro, gli avari, quelli che nel loro cuore avevano solo il Dio- denaro, quelli che mai fecero un’elemosina al povero, né aiutarono il più piccolo dei loro fratelli. Sono tutti quelli cui alla fine dovrò dire: ‘Allontanati da me, maledetto, vada al fuoco eterno preparato per il diavolo e i suoi angeli. Perché ebbi fame e non mi dettero da mangiare, sete e non mi dettero da bere, fui forestiero e non mi alloggiarono, nudo e non mio vestirono, malato e carcerato e non mi visitarono’ (Mt. 25). Prega per essi, perché alcuni son vivi e possono cambiare il loro cuore di pietra”.

18) Vidi anche uomini e donne di ogni età che tenevano la lingua fuori, con sulle spalle un demonio che introduceva la sua lingua nella loro bocca. Era un gran moltitudine e domandai al Signore: “Chi sono Signore? E perché portano questo demonio?”. Mi disse: “Sono tutti i chiacchieroni, i calunniatori, i mentitori, sono tutti gli incapaci di frenare la lingua, con la quale fecero del male per il veleno mortale in essa racchiuso, come scrisse il mio apostolo san Giacomo: ‘Sappiano domare la lingua, un male ribelle, piena di veleno mortale’ (cf. Giac. 3, 1-12). Il demonio che portano è il demonio della maldicenza. Prega perché si convertano, perché alcuni sono in vita, e non vengano in questo luogo di castigo”.

19) Ancora vidi uomini e donne dalla cui bocca uscivano rospi e vipere. “E chi sono questi, o Signore?” domandai. – “Essi tutti avrebbero potuto diffondere la mia fede e la mia dottrina e non lo fecero. Purtroppo insegnarono cose false basate in teorie senza possibilità di verifiche. Essi sono i maestri o professori, scrittori, catechisti, sacerdoti e genitori e ogni individuo che possa insegnare la mia fede, e sono incluse tutte le persone che distruggono la fede dei miei piccoli bambini. Io vi ho lasciato scritto: ‘guai a chi insegna un’altra parola! guai a chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in Me, sarebbe stato meglio per lui che si fosse appesa al collo una macina e si fosse gettato in mare’. Prega, prega: perché per essi il castigo è tremendo. E non arrivino al luogo del castigo”.

20) Vidi famiglie con genitori e figli che si percuotevano. Dalla loro bocca uscirono fiamme di fuoco. E chiesi: “Perché vengono qui e perché li tormenta il demonio e sprigionano fuoco?”. E mi disse: “Sono i genitori che non si fecero né amare né rispettare, e né rispettarono i figli, li insultarono. Sono i figli superbi e volgari con i loro genitori”. E chiesi: “Perché anch’essi arrivano lì?”. E mi rispose: “Nel finale quando ognuno si presenterà davanti al giusto Giudice, se non furono buoni diranno: - Maledizione per non aver rispettato e amato i miei genitori! - . E per quella maledizione vanno all’inferno. Oppure diranno: - Maledizione per non obbedire e seguire la fede cattolica! - . O in altro caso diranno: - Maledetti i miei genitori ché non mi insegnarono a rispettarli e amarli. Per quella maledizione i genitori vanno all’inferno. Giustizia vuole che i genitori debbano rispettare e dare amore ai loro figli. Mai con insulti. Prega, prega, perché alcuni possono salvarsi”.

Vidi che in quelle case dove il padre o la madre insulta i figli, i diavoli sbucano dalla loro bocca come vermi o serpenti che strisciano. E poco per volta vanno a mettersi proprio nel figlio o nel marito che sta lontano. Vidi che l’unico modo per vincere quei demoni in quelle case è pregare, e specialmente il Santo Rosario.

21) Vidi gente d’ogni classe ed età che gettava quattrini all’aria e tutt’intorno gente morendo di fame. “E questi chi sono e perché vanno all’inferno?”. E mi disse: “Son quelli che sprecano soldi in ciò che non serve, comprano cose non necessarie, fanno feste secondo i loro gusti, invitano unicamente coloro che possono dar loro dei vantaggi oppure a loro volta invitarli ad altre feste. Sono tutti quelli che acquistando troppe cose poi le lasciano rovinare nei loro frigoriferi invece di regalarle. E non fanno mai opere di misericordia, solo pensano a se stessi mentre tutt’intorno nel mondo si muore di fame. Prega, prega per essi, perché si convertano e non vadano al luogo del castigo”.

22) Vidi giovani con degli apparati all’udito (non chiesi cosa fossero perché non li conosco), collegati con una radio, camminare come sonnambuli. Attraverso quei congegni radiofonici entravano in essi scorpioni, rospi e morte. E chiesi: “Chi sono?”. E mi rispose: “Son tutti coloro che ascoltano musica satanica, rock, la musica metallica e son diventati adoratori del diavolo che li conduce alla loro propria morte e fa perdere loro il senso della vita; sono tutti quelli che partecipano a culti satanici, a discoteche, oppure chiudendosi nelle loro case ascoltano a tutto volume quella musica maledetta; la vita per essi non ha senso, né studiare né niente. Diventano pigri e ribelli. Povera gioventù che va alla perdizione, ormai non c’è più innocenza dai quattro anni in su. La maledetta televisione e la musica li hanno pervertiti, e col loro cuore accecato si vanno allontanando sempre più da Me. Prega, prega perché Io possa riscattarli, giacché ‘viaggiano come mosche al morto’. Prega, prega perché abbandonino tutto e non arrivino al luogo del castigo da essi scelto”.

23) Vidi quindi uomini e donne d’ogni classe camminare di spalla, un demonio li trascinava e camminando inciampavano in altri che cadevano a loro volta. Domandai chi fossero e mi disse: “Sono tutti quelli che mi stavano seguendo per il cammino del Cielo, però le difficoltà, gli ostacoli, lo scoraggiamento, i problemi con gli stessi gruppi fecero sì che M’abbandonassero, e tutt’ora sono sulla strada dell’inferno e ancor più contaminano altri.
A costoro riesce difficile ritornare a Me. Perché hanno un demonio che li trattiene: questo demonio alla fine li consegnerà a Satana, ricevendo più onore per avergli conquistato uno dei miei. Prega, prega per essi, poiché il mio Cuore è continuamente ferito da questi nuovi giuda che non vogliono soffrire per Me”.

24) Vidi uomini e donne di età e classi diverse che ferendosi il petto con un coltello lottavano per rimuovere uno spettro umano presente in essi dal petto fino all’inguine. Al colpirsi le ferite sanguinavano mentre un demonio gridava loro: ‘Per colpa sua tu hai molto sofferto, dagli più forte, dagli più forte, non perdonarlo non perdonarlo!!’
Allora chiesi: “Chi sono, Signore? E che racchiudono in petto?” . Egli mi rispose: “Essi sono tutti quelli che non seppero mai perdonare alcuna trasgressione dei loro fratelli, conservano rancori, odio, risentimento, acredine… pensando fossero stati gli unici a soffrire. Le persone che portano in petto sono i loro supposti nemici. E li terranno presenti là come castigo per una eternità di eternità. –Pregate, pregate, affinché perdoniate come Io perdono, perché se non perdonate i difetti dei vostri fratelli, neppure mio Padre perdonerà a voi”.

Vidi poi uomini e donne di tutte le età, sanguinavano dalle mani, ed essi al guardarle gridavano dal terrore. Un demonio li tagliava con una spada e trapassandoli dappertutto li annientava. Chiesi: “Chi sono, Signore?”. Disse: “Sono tutti gli assassini, i sequestratori, gli assalitori, quanti uccisero fisicamente, psichicamente e spiritualmente. Sono quanti potevano salvare una vita e non lo fecero, quel sangue grida dalla terra al cielo. La vita sono Io che la do e la riprendo quando voglio, nessuno fuorché DIO può togliere la vita, neppure a un bambino, neppure ad un anziano, neppure ad un malato, solo DIO dispone di essi. L’omicida è destinato ai più grandi castighi e tormenti nel lago di zolfo dove il verme non muore e il fuoco non si spegne. Prega, prega, perché ce ne sono molti che sono vivi e possono pentirsi; prega figlia mia, specialmente per i medici”.

25) Continuando a camminare vidi uomini e donne, giovani e bambini d’ogni classe che gironzolavano tra di loro come perduti e confusi, i demoni coprendoli con la propria ombra dicevano loro: ‘Non credete, non credete!’. E domandai: “Chi sono?”. E mi disse: “Sono coloro che appartengono o appartennero alla mia Santa Chiesa. Però abbandonarono i santi Sacramenti, oppure ricevendoli non vi credono, né nella divina Grazia, né nel potere santificante che opera attraverso di essi. Hanno disprezzato il DIO della verità con la falsità.
Coloro che più soffriranno sono i non credenti nella mia presenza reale nella sacra Eucaristia, e divennero sacrileghi, giacché la mia Carne è vero cibo e il mio Sangue è vera bevanda e chi mangia (bene) la mia Carne e beve (bene) il mio Sangue rimane in ME e IO lo risusciterò nell’ultimo giorno. –Prega, prega perché alcuni possono ritornare”.

Vidi uomini, gioventù, donne e bambini in età di ragione - una gran moltitudine - che camminava a tentoni e calpestava qualche luce che poteva illuminarli; i demoni gridavano: ‘Non credete alla luce, non credete!’. E Domandai: “Chi sono?”. E mi rispose: “Son tutti coloro che hanno commesso qualche peccato e non l’han confessato, per vergogna o per mancanza di fede. Oppure lo confessarono ma non lo fecero con un vero pentimento. DIO conosce il cuore di ogni uomo. –Prega, prega perché si convertano. Nessuno che non confessi il suo peccato può entrare nel Regno dei cieli”.

Allora esclamai: “Signore GESU’, DIO mio chi può salvarsi!!!!!”. Mi contestò: “Tu vieni e seguimi. A DIO niente è impossibile!”. Tacqui, e seguimmo camminando. Incontrammo migliaia e migliaia che andavano per il cammino dell’inferno. Non chiesi chi essi fossero, solo andavo pensando: Misericordia DIO mio, misericordia Signore…
Egli non mi disse chi erano, né quale fu il loro peccato, ce n’erano di tutte le età, e di tutte le classi, e per un-non- so-che che non intendo mi si diede a conoscere che erano d’ogni religione, fede e credenza. Poiché DIO fa giudizio su ogni persona che venga su questa terra, nasca dove nasca, creda come creda.

26) Dopo aver camminato e camminato GESU’ mi disse: “Qui termina il cammino all’inferno” e sedette sopra una pietra. Dalle sue piaghe sgorgava sangue, le sue vesti erano rosse e stava piangendo. GLI dissi: “Che cos’hai, o Signore e DIO mio? Perché i tuoi vestiti sono color rosso, se quando arrivasti erano color bianco? E perché le piaghe sanguinano? E perché stai piangendo?”.
Il Signore mi disse: “Piango sapendo che per e s s i fu inutile il mio Sacrificio, e il mio Sangue sparso invano. Siccome non vollero salvarsi, mi disprezzarono. Le mie vesti sono rosse perché imbevute del Sangue versato per il dolore dei loro peccati, e che essi rifiutarono. Giacché il mio perdono è dato da parte di mio Padre ma essi non Mi accolsero. E IO ho lasciato loro scritto: ‘Chi mi riceve lo farò figlio di DIO’. Oh figlia mia!! Prega, prega, aiutami a salvare gli uomini e le anime”.
Ci abbracciammo e piangemmo insieme, quando d’improvviso mi trovo nella mia stanza, fortemente abbracciata a Lui. La paura era spaventosa, tutto il mio corpo tremava. Gli dissi: “Signore, ho paura”. Allora mi pose la mano sul capo e mi annunziò: “Tutto ciò che hai visto non raccontarlo prima di sei mesi, ossia prima di esser guarita completamente. Poi ti porterò in cielo e ti mostrerò il cammino di quelli che v’arrivano”.
Pregammo insieme e si congedò lasciandomi nella pace, Lo vidi partire, e andandosene si voltò a guardarmi. Ancora andava piangendo, le sue vesti erano rosse, le sue piaghe sanguinavano, mi disse ‘adiòs’ con la mano, e disparve dalla mia vista.



Ci conforti la verità, mai sufficientemente predicata, che dice: "Chi prega si salva e chi non prega si danna" …alla quale P. Pio aggiungeva: “Chi prega poco…è in pericolo”.



PREGHIAMO:

"O GESU', perdona le nostre colpe, preservaci dal fuoco dell'inferno, porta in Cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose della Tua Misericordia".


[1] …E’ ben chiaro che dopo la morte l’anima viene sottoposta al giudizio particolare e “fissata” nel suo stato di eterna salvezza (Paradiso, passando se necessario per il Purgatorio) o eterna dannazione (inferno). E’ solo l’anima a trovarsi nella sua destinazione eterna. Alla fine dei tempi, alla risurrezione della carne, si ricongiungerà al corpo. Ma per lo strettissimo legame che  ha avuto con il corpo l’anima soffre realmente la pena del senso. in questo senso sono da interpretarsi queste parole del Signore. (n.d.r.)

Una sola "Ave Maria", ben detta, fa tremare l'inferno.
(Giovanni Maria Vianney - Curato D'Ars) 

"... beh Gesù... eccomi a rapporto!"



Una volta un sacerdote stava camminando in chiesa, verso mezzogiorno, passando dall'altare decise di fermarsi lì vicino per vedere chi era venuto a pregare. In quel momento si aprì la porta, il sacerdote inarcò il sopracciglio vedendo un uomo che si avvicinava; l'uomo aveva la barba lunga di parecchi giorni, indossava una camicia consunta, aveva una giacca vecchia i cui bordi avevano iniziato a disfarsi. L'uomo si inginocchiò, abbassò la testa, quindi si alzò e uscì. Nei giorni seguenti lo stesso uomo, sempre a mezzogiorno, tornava in chiesa con una valigia... si inginocchiava brevemente quindi usciva. Il sacerdote, un po' spaventato, iniziò a sospettare che si trattasse di un ladro, quindi un giorno si mise davanti alla porta della chiesa e quando l'uomo stava per uscire dalla chiesa gli chiese: "Che fai qui?" L'uomo gli rispose che lavorava nella zona e aveva mezz'ora libera per il pranzo e approfittava di questo momento per pregare, "Rimango solo un momento, sai, perché la fabbrica è un po' lontana, quindi mi inginocchio e dico: "Signore, sono venuto nuovamente per dirti quanto mi hai reso felice quando mi hai liberato dai miei peccati... non so pregare molto bene, però Ti penso tutti i giorni... Beh Gesù... qui c'è Jim a rapporto" Il padre si sentì uno stupido, disse a Jim che andava bene, che era il benvenuto in chiesa quando voleva. Il sacerdote si inginocchiò davanti all'altare... mentre le lacrime scendevano sulle sue guance, nel suo cuore ripeteva la preghiera di Jim: "Sono venuto solo per dirti, signore, quanto sono felice da quando ti ho incontrato attraverso i miei simili e mi hai liberato dai miei peccati... non so molto bene come pregare, però penso a te tutti i giorni... beh gesù... eccomi a rapporto!" Un dato giorno il sacerdote notò che il vecchio Jim non era venuto. I giorni passavano e Jim non tornava a pregare. Il padre iniziò a preoccuparsi e un giorno andò alla fabbrica a chiedere di lui; lì gli dissero che Jim era malato e che i medici erano molto preoccupati per il suo stato di salute, ma che tuttavia credevano che avrebbe potuto farcela. Nella settimana in cui rimase in ospedale Jim portò molti cambiamenti, egli sorrideva sempre e la sua allegria era contagiosa. La caposala non poteva capire perché Jim fosse tanto felice. Il sacerdote si avvicinò al letto di Jim con l'infermiera e questa gli disse, mentre Jim ascoltava: "Nessun amico è venuto a trovarlo, non ha nessuno". Sorpreso il vecchio Jim disse sorridendo: "L'infermiera si sbaglia... però lei non può sapere che tutti i giorni, da quando sono arrivato qui, a mezzogiorno, un mio amato amico viene, si siede sul letto, mi prende le mani, si inclina su di me e mi dice: "Sono venuto solo per dirti, jim, quanto sono stato felice da quando ho trovato la tua amicizia e ti ho liberato dai tuoi peccati. mi è sempre piaciuto ascoltare le tue preghiere, ti penso ogni giorno... beh Jim... qui c'è Gesù a rapporto!"

Una sola "Ave Maria", ben detta, fa tremare l'inferno.

(Giovanni Maria Vianney - Curato D'Ars)