martedì 20 marzo 2012

L'abito non fa il monaco?


Nolite diligere mundum, neque ea quae sunt in mundo...






L'abito non fa il monaco?

« Grazie all'abito, alla tua nera talare, tu predichi la vita eterna anche senza aprir bocca. 


Senza quell'abito, forse dai la testimonianza del camaleonte che si fa del colore dell'ambiente per paura di farsi scorgere. 

San Francesco fino a quando andò vestito alla moda mondana non convertì alcuno ».

Multa renascentur quae jam cecidere...  

« Che Messa celebravano i Padri conciliari? Quella tradizionale, apostolico-romana. 
Che stabilirono con l'articolo quarto della Costituzione liturgica conciliare? Di conservarla. 
Che si dichiara ormai in nome del Concilio? Che è proibita. 
Che stabilirono detti Padri con l'articolo trentesimosesto di quella stessa Costituzione? Di conservare l'uso della lingua latina. 
Che si dichiara ora in nome del Concilio? Che l'uso del latino è segno di ribellione alla Chiesa e causa di scisma ».

Multa renascentur quae jam cecidere... La santa Restaurazione non è più lontana.
LAUDETUR JESUS CHRISTUS!
LAUDETUR CUM MARIA!
SEMPER LAUDENTUR!




ANIME BELLE! NON SCORDIAMOCI DI GESU' , UNICA SALVEZZA NOSTRA! "O Gesù amabilissimo, ornate la nostra anima delle vostre virtù e dei vostri meriti.







<<O mio dolce Gesù, unica salvezza della mia anima! fate ch’io vi ami col più ardente amore e che dal più profondo del cuore compatisca i vostri dolori.

Io abbraccio la vostra croce adorabile e la bacio per amor vostro e per la vostra gloria.

Io saluto le piaghe da voi sofferte per me e nelle quali è inciso il mio nome.

Vi saluto, mille volte vi saluto, o piaghe benefiche del mio Salvatore, del Dio che mi ha tanto amato!>>



Un religioso, per nulla persuaso della santità di San Francesco Solano (Montilla, 10 marzo 1549Lima, 14 luglio 1610),
 mentre era stimato tale anche agli occhi del mondo, decise di metterlo alla prova. Si diresse dunque verso la sua cella e, con volto sereno ma con parole pungenti, lo riprese aspramente, dicendogli che le sue virtù erano soltanto apparenti e che ingannava il mondo, affinché lo venerasse come un Santo. San Francesco ascoltò con grande pace nel cuore questa riprensione, quindi, messosi in ginocchio davanti a lui, rispose: «Nessuno meglio di voi ha saputo conoscermi» e, dopo avergli chiesto umilmente perdono, con grande tenerezza ed affetto, gli baciò i piedi del confratello, profondamente commosso e meravigliato della grande virtù di lui, in seguito lo elogiò, alla presenza degli altri, come uomo di grande santità e perfezione. È nell'umiltà che si mostra la grandezza. Non esiste vera grandezza senza umiltà, secondo la parola di Gesù: «Dio abbassa i potenti e innalza gli umili».

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Il peccatore domanda le virtù cristiane

<<O amabilissimo Gesù, fate morire in me tutto ciò che vi dispiace.

Ornate la mia anima delle vostre virtù e dei vostri meriti.

Datemi la vera umiltà, la vera obbedienza, la vera dolcezza, la vera pazienza, la vera carità.

Datemi un assoluto impero sulla mia lingua, su tutte le mie membra, su tutti i miei sensi.

Datemi la libertà interiore, lo spirito di povertà, la purezza e la perfetta contemplazione di voi stesso.

Rendete la mia anima conforme all’anima umana che faceva parte della vostra santa umanità, e il mio corpo conforme a quel corpo così puro e così privo di ogni macchia, che Voi avete rivestito.

Spandete in me la luce serena e brillante della vostra divinità>>.

LAUDETUR JESUS CHRISTUS!
LAUDETUR CUM MARIA!
SEMPER LAUDENTUR!



I sacerdoti mi sono debitori



File:Leonardo, ultima cena (restored) 01.jpg

<<... I sacerdoti dunque mi sono debitori della vocazione, di Maria, del mio Sangue, delle preghiere, della vita, della Sposa, della loro trasformazione. Questa farà sì che, oltre a rappresentarmi sulla terra, essi siano Me nella celebrazione della Messa, siano Me nell’amministrazione dei sacramenti, insomma siano Me in ogni istante e circostanza: questo è ciò che Io cerco in loro.



Ma non mi accontento della trasformazione già avvenuta e che più o meno si è realizzata con la cooperazione del sacerdote: desidero l’attuazione piena di questa trasformazione per l’onore della mia Chiesa. Nei sacerdoti infatti il Padre vede Me, unico Sacerdote degno di toccarla e di continuare a moltiplicare, con purezza e santità, i suoi tesori nelle anime. Evidentemente, per comunicare tali tesori i sacerdoti devono rivestirsi di Gesù Cristo, devono  rappresentare Me, il Dio fatto uomo.

Ma come ho detto, in tempi come questi, nei quali, cioè, è particolarmente necessario un salvatore, non mi basta che si rivestano di Me: devono essere Me e, con le loro virtù, rendere presente l’unico Salvatore>>.

Da: "Sacerdoti di Cristo" di Conchita Cabrera De Armida, Città Nuova.




LAUDETUR JESUS CHRISTUS!
LAUDETUR CUM MARIA!
SEMPER LAUDENTUR!

lunedì 19 marzo 2012

SANTA BRIGIDA SEMPRE ATTUALE




«Ascoltate voi cui è data per grazia divina la capacità di udire le cose dello spirito. 

Se un vescovo si prefigge di seguire la via stretta e perfetta lungo cui passano poche persone, per prima cosa deponga il peso gravoso che lo circonda ed opprime, ossia la cupidigia delle cose temporali, ricorrendo al mondo solo per lo stretto necessario, conformemente all'umile tenore di vita che si confà ad un vescovo. 

Il buon Matteo fece lo stesso, lui che, chiamato da Dio, non esitò ad abbandonare il carico gravoso del mondo, trovando così un peso leggero. 

Un vescovo, inoltre, deve essere cinto, conformemente alla sacra Scrittura che dice: 'Tobia, pronto per partire, trovò un angelo in piedi e cinto dalla testa ai piedi'. Cosa significava quell'angelo se non il fatto che ogni vescovo deve indossare la cintura della giustizia e dell'amore divino, ed essere pronto a percorrere le strade lungo cui camminò Colui che disse: 'Io sono il Buon Pastore che dà la propria vita per le sue pecore'? 

Egli, inoltre, deve essere pronto a dire la verità nuda e cruda attraverso le sue parole. 

Deve essere deciso a custodire con le proprie opere l'equità e la giustizia, in se stesso come negli altri, senza abbandonare mai la giustizia né per le minacce, né per gli obbrobri, né per la falsa amicizia, né per il vano timore. Perciò il vescovo che sarà cinto in questo modo vedrà Tobia, ossia gli uomini giusti, venire a lui, seguire la sua strada e imitare la sua vita. 

In terzo luogo, deve mangiare e bere dell'acqua prima di mettersi in cammino, come si legge a proposito di Elia, che al suo risveglio trovò al suo capezzale un po' di pane e di acqua. Cos'è, dunque, il pane che venne dato al Profeta se non il bene corporale e spirituale che gli veniva somministrato? Nel deserto, infatti, gli veniva preparato del pane materiale come esempio, benché Dio potesse sostentarlo nella carne e senza pane, ciò affinché l'uomo capisse che era gradito alla Divinità impiegare i beni con sobrietà e temperanza per la consolazione della carne. 

Anche l'infusione spirituale veniva ispirata al Profeta, poiché Elia camminò quaranta giorni grazie alla forza di questo pane; infatti se non gli fosse stata ispirata l'intima unzione della grazia, egli sarebbe certamente venuto meno per la lunga fatica, perché la sua complessione era debole; tuttavia egli fu rinvigorito in modo da affrontare un cammino così impegnativo. 

Dunque, poiché l'uomo vive della Parola di Dio, avvertiamo il vescovo di prendere un boccone di pane, ossia di amare Dio sopra ogni cosa. Egli troverà questo pane al suo capezzale; in altre parole, la ragione gli dirà che bisogna amare Dio sopra ogni cosa, sia per la creazione e la redenzione sia per la sua lunga pazienza e la sua bontà. Lo preghiamo anche di bere un po' d'acqua, ossia di considerare intimamente le amarezze della Passione di Gesù Cristo; infatti chi può meditare degnamente le angosce patite dall'umanità di Cristo, quando questi chiedeva che il calice fosse allontanato da lui e quando le sue gocce di sangue bagnavano la terra? 
Il vescovo, dunque, beva quest'acqua di grazia e mangi il pane d'amore; in questo modo sarà riconfortato per seguire la strada di Gesù. Quindi, dopo aver intrapreso la via della salvezza, se il vescovo desidera andare oltre lungo questo cammino, la mattina gli sarà molto utile rendere grazie a Dio con tutto il cuore, considerare con attenzione ogni propria azione e chiedere aiuto a Dio per compiere con grande fedeltà la sua divina volontà». Libro III; 1.

LAUDETUR JESUS CHRISTUS!
LAUDETUR CUM MARIA!
SEMPER LAUDENTUR!



GUSTIAMO LA SAPIENZA DEI SANTI




Un altro giorno, ella (la Beata Maria di Gesù Crocifisso) disse, sempre in estasi: «Ho preso il santo abito qui, ma non vi farò la professione: pronuncerò i miei voti nelle Indie. Resterò a lungo novizia. Padre Elia, tu lo sai, che andrò a piantare laggiù la rosa di Teresa».


Passando in seguito a consigli più pratici, aggiunse, sempre nel rapimento: 
«La mia Madre Teresa era fedele nelle piccole cose. Le anime sbagliano spesso cercan­do di fare delle grandi penitenze. 
Tutto ciò non è niente se non si è fedeli alla Re­gola. La Regola di Madre Teresa è così saggia! è tutta contro natura. La Regola è la nostra madre. 
Ci sembra qualche volta che se non facciamo più della Regola, ag­giungendovi qualche cosa di straordinario, non ci salveremo: è un errore. 

Ecco ciò che mi ha detto la santissima Vergine: Se una suora assolve tutti i punti della Re­gola senza aggiungervi niente, va diritta in cielo. Se un'altra suora, facendo più della Regola, non ha il vero spirito della Regola, non andrà diritta in cielo. 
Prati­chiamo la Regola, tutta la Regola, con il vero spirito della Regola e otterremo tut­to da Dio. Lo Spirito della Regola è tutto lo spirito della Croce.

È bene essere disprezzata, non essere che niente; è bene stare nella tristezza sul­la terra per essere glorificata nel cielo. Ogni anima che cerca il disprezzo sulla ter­ra, avrà la gioia nel cielo. 
Tu, o anima, non sarai sempre disprezzata, non sarai sem­pre sofferente, sempre povera; la prova non è fatta per durare sempre. Cerca dunque le occasioni di umiliarti. 
Se ti si rimprovera di fare ogni sorta di male, ringrazia. Tutto passa sulla terra, non vi resterai sempre. Raccogli meriti ogni giorno. 

Ogni volta che sarai disprezzata, che ti si mortificherà, che si frantumerà la tua volontà, rallegrati: tutto ciò vale per il cielo.

Quando nostro Signore è venuto sulla terra, ha posto san Giuseppe sopra di sé, per poter obbedire; voleva così farci capire il merito dell'ubbidienza. Padre Giu­seppe! Madre Teresa, scoprirete che non avete sofferto abbastanza. Mille anni di sofferenze non sono niente, poiché noi saremo in seguito per sempre in cielo. Feli­ce l'anima che soffre!».

LAUDETUR JESUS CHRISTUS!
LAUDETUR CUM MARIA!

SEMPER LAUDENTUR!