giovedì 5 gennaio 2012

"Figli amati, Dio vi ha dato il discernimento:...". Accorata supplica alla Regina della Pace per la salvezza del mondo.




Opera scritta dalla Divina Sapienza per gli eletti degli ultimi tempi

05.01.11

La Mamma parla agli eletti

Figli cari e tanto amati, la Madre del Cielo è con voi, è con ciascuno di voi: siate nella gioia, tenete ben stretta nel cuore la Pace, Dono di Dio. Figli, Egli la elargisce perché voi l’abbiate e la doniate a chi la cerca.

Mi dice la piccola figlia: “Madre cara e tanto amata, noi vogliamo donare il sublime dono del cuore, vogliamo che la nostra pace sia di tutti. Capisco che nel cuore ogni uomo vuole la pace, ma c’è un nemico che opera con superbia proprio nel cuore umano, nel cuore di tanti e quindi, ritarda la pace. Madre cara, Dolce Tesoro, supplica Tuo Figlio e noi con Te, Santissima, Che Ti permetta di schiacciare il capo al terribile nemico; sia presto sconfitto ed il suo piano fallisca.”

Figli amati, già Gesù, Che voi adorate giorno e notte, notte e giorno, ha parlato con Voce chiara e forte: il nemico può molto lì, dove c’è grande debolezza, lì, dove domina il peccato e fa schiavi.

Molte vittorie ha il nemico infernale col peccatore incallito che non vuole impegnarsi e lascia che passino i giorni, restando immerso nel fango del peccato. Egli è una facile preda: nulla posso fare, figli cari e tanto amati, nulla posso fare per coloro che non si impegnano a fondo! 

Già vi ho detto che con le vostre libere scelte voi preparate il vostro futuro. Esso è come lo volete, come lo preparate giorno dopo giorno. Figli cari e tanto amati, vi prego: badate alle scelte che fate, badate a queste, non siate frettolosi, non siate superficiali. In questo tempo speciale siete chiamati a fare molte scelte ogni giorno: vi sono quelle più piccole; vi sono quelle più impegnative. Imparate, figli Miei, a fare bene le piccole scelte che poi preparano quelle più grandi.

Mi dice la cara figlia: “Madre, capisco che, spesso, noi siamo frettolosi e superficiali proprio nel fare le piccole scelte. Aiutaci, Dolce Tesoro, aiutaci nel cammino! Guidaci nelle scelte che sono molte ogni giorno, molte ed impegnative!”

Figli amati, Dio vi ha dato il discernimento: potete scegliere il Bene o il male; sta a voi impegnarvi a fondo per il Bene. Già Gesù vi ha detto molto: la vostra strada è stretta, ma illuminata verso il Bene; dovete procedere sulla retta via, senza deviare né a destra né a sinistra né un pochino a destra né un pochino a sinistra, perché il terribile nemico è all’erta e attende il vostro errore. 
Figli amati, Gesù Stesso, il vostro Signore, il vostro Re si è fatto in questo tempo Guida e Maestro: seguite le Sue Parole, amate le Sue Parole, cercate le Sue Parole, vivete a fondo le Sue Parole! Se questo fate, non correte pericolo alcuno di precipitare. Figli amati, che può fare Mio Figlio, Gesù, più di quanto già stia facendo?

Mi dice la Mia piccola: “Tutto Egli fa per la salvezza delle anime, assieme a Te, Dolce Tesoro. Possa essere ogni istante di vita un canto d’amore per Voi.

Figli amati, lasciatevi andare felici nell’Oceano d’Amore che è Dio. Vi amo tutti.
Ti amo, angelo Mio.
Maria Santissima


....

Sposa amata, bene hai detto: sono in grande numero coloro che pensano a tutto, ma non fermano il pensiero al Cielo; si dimenticano di avere l’anima immortale neppure pensano al corpo mortale, che circondano di cure, come se essi potessero farlo vivere sempre. Capiscano che se anche un uomo ha massima cura del suo corpo non può allungare la sua vita, tanto da non vederne la fine. Dico ad ogni uomo della terra, dico in questo momento storico: uomo di terra, divieni uomo di Cielo, comprendi bene che anche il tuo corpo, che curi con grande attenzione, è destinato al disfacimento come quello di chi ti ha preceduto; pensa alle condizioni della tua anima che è immortale e deve lasciare il corpo per presentarsi davanti a Me, Gesù. Io, Io sono il Giudice Perfetto, davanti al Quale ogni anima si deve presentare un giorno!
Mi dici: “Adorato. Adorato. Adorato Gesù, oggi ben pochi pensano a questo; l’uomo è distratto da molte cose che porge il mondo, si lascia inebriare dalle cose della terra e si illude di non staccarsi mai da essa. Adorato Signore, il terribile nemico confonde le menti ed indurisce i cuori, ma Tu, Amore Infinito, Tu, adorato Gesù, manda la Madre a schiacciargli il capo; non lo rialzi più con tale superbia, con tale arroganza!”
Sposa cara, la Madre, Mia e vostra, schiaccerà il capo superbo, ma occorre che gli uomini L’aiutino a farlo, divenendo docili ed umili. Il nemico è vinto da chi piega il capo davanti a Me, Dio, ed obbedisce, docile, alle Mie Leggi. Chi, invece, si crea nuove leggi per contrastare le Mie che ritiene onerose, ebbene, costui, facendo questo, conferisce continue vittorie al nemico. Sposa cara e fedele, conosca il mondo il Mio Messaggio e si salvi con le sue scelte. Resta, piccola Mia, stretta al Mio Cuore e non temere: chi ha Me per Dolce Amico di chi deve aver paura? Godi le Delizie del Mio Amore in questo giorno. Ti amo.
Vi amo.
Gesù


Accorata supplica alla Regina della Pace
per la salvezza del mondo.
"Madre Santissima, con Te vicino siamo pieni di Pace ed il cuore ha la Gioia.
Madre Soavissima, Delizia del nostro cuore, non Ti stancare di noi, della nostra debolezza, della nostra incapacità. Siamo dei piccoli sempre insicuri e vacillanti.

Tu, Amatissima, sei Soavità e Pazienza: tieni la Tua Mano sul nostro capo e domina tutti i pensieri, tieniLa sul nostro povero cuore e dirigi i nostri sentimenti al Bene, tieniLa sui nostri occhi e fa che si volgano alla Luce che sorge, dimenticando il mondo di tenebra e di follia.

Madre, pazienta con noi, sei la nostra Forza, la nostra Speranza; sei, Amatissima, la Stella luminosissima che ci porta a Gesù. Se Tu, Amatissima, Ti stancassi di noi, da chi andremmo? Chi ci darebbe Luce per il cammino? Chi il Fuoco per scaldare il cuore?

Amata Madre, noi Ti amiamo immensamente e Ti porgiamo le nostre piccole mani: prendile, e stretti a Te giungeremo presto da Gesù.
Amatissima, senza di Te avremmo in questo momento tanta, tanta paura: sentiamo dei rombi che ci creano timore, il suono del tuono è sordo e minaccioso. Nel Cielo cupo i lampi sono sinistri ma, Amata, ecco tra il buio una Stella splendida e luminosa, fulgida e stupenda: sei Tu Maria, nostra Gioia e nostra Consolazione, Fiore Purissimo, Giglio Immacolato; ecco che vieni per darci conforto e coraggio: sei la più Bella, il Tuo Sguardo è di Luce, le Tue Parole Soavissime, il Tuo Sorriso un incanto!

Madre Santissima, sii sempre benedetta! Raccogli, Soavissima, il nostro grido d'aiuto, resta con noi, portaci tutti a Gesù, tutti, Madre amatissima, senza che alcuno si perda per strada.

Ti amiamo, Madre; Ti obbediamo, Madre Santissima; le Tue Parole Le teniamo nel nostro cuore come il gioiello più prezioso. Vogliamo essere Tuoi, tutti Tuoi, sempre Tuoi: ci consacriamo a Te. Prendi il nostro cuore, ogni sentimento e trasformalo rendendolo simile al Tuo. Prendi ogni nostro pensiero e rendilo sempre conforme alla Volontà Divina. Suoi vogliamo essere, Suoi e Tuoi, Dolcezza Infinita, non per un giorno, non solo per un poco ma per l'eternità. 

Madre amatissima, il dragone ringhia e minaccia di spargere ovunque il suo odio mortale ma Tu, Santissima, Tu meravigliosa Donna vestita di sole con la luna sotto i Tuoi Piedi, schiaccia il capo al serpente maledetto ed egli lascerà la sua morsa e verrà legato, mentre l'Umanità tirerà un grande sospiro di sollievo.
Madre Santissima, ascolta la nostra preghiera, torni la terra e l'intera Creazione, tanto bella ed armoniosa, ad essere il Giardino di Dio, fragrante di mille profumi, con fiori di mille varietà e di mille colori."

AVE MARIA!
AMDG


mercoledì 4 gennaio 2012

Dignare me laudare Te, Virgo sacrata.

...e prostratisi Lo adorarono

Qui operabunt in me non peccabunt (Eccli. XXIV, 30). Chi s'impiega, dice Maria, in ossequiarmi, avrà la perseveranza. 

Qui elucidant me vitam aeternam habebunt: E quelli che s'impiegano in farmi conoscere ed amare dagli altri, saranno predestinati.

Prometti, sempre che potrai, di parlare in pubblico o in privato delle glorie e della devozione alla Beatissima Vergine Maria.

Giaculatoria: 
Dignare me laudare Te, Virgo sacrata.
Da mihi virtutem contra hostes tuos.

AVE AVE AVE MARIA!
AMDG

martedì 3 gennaio 2012

La nostra madre Maria, sì ricca di beni e di grazie

L'Adorazione dei Pastori. Murillo. 1668.




"Ecco il fonte d'ogni bene, Gesù nel Sacramento, il quale dice: Qui sitit veniat ad me.  ...


Un'altra fonte per noi troppo felice è la nostra madre Maria, sì ricca di beni e di grazie, dice S. Bernardo, che non v'è uomo nel mondo che non ne partecipi: De plenitudine eius accepimus omnes. 


Fu Maria santissima da Dio ripiena di grazia, come l'angelo La salutò:Ave, gratia plena. Ma non solo per Lei, anche per noi, soggiunge S. Pietro Grisologo, ricevé Ella quel grande abisso di grazia per farne parte poi a tutti i suoi divoti: Hanc gratiam accepit Virgo salutem seculis redditura.

Giaculatoria: Causa nostrae laetitiae, ora pro nobis".
Da Visite al SS. Sacramento, di S.Alfonso de' L.

AVE MARIA!
AMDG

“Pater, dimitte illis”, “Padre, perdona loro”.

E' bello incontrare tesori e comunicarli agli amici. Per questo vi faccio partecipi d'una recente scoperta archeologica di Terra Santa che riguarda Santo Stefano Protomartire da noi celebrato il 26 dicembre passato (ed il 3 agosto). Teniamo presente che "La città di Dio" di Sant'Agostino, nel libro XXII, 8... parla diffusamente dei miracoli avvenuti per l'intercessione del martire Stefano. 
Post da Rivista di Maria Ausiliatrice .




STEFANO, 
MORIRE PERDONANDO



In questo mese parleremo di Santo Stefano protomartire. Portare acqua al mare, dirà qualcuno, tanto la sua vita, descritta negli Atti degli Apostoli, è conosciuta.
No, non vogliamo raccontarvi la vita ma parlarvi della sua tomba, localizzata, ormai senza alcun dubbio, a Bet Gemal (Beitgemal) una Casa Salesiana a circa 30 km a ovest di Gerusalemme.
Vi raccontiamo questa storia come la raccontiamo ogni anno (in Ebraico, naturalmente, perché siamo in Israele) a decine di migliaia di visitatori Ebrei che vengono in visita da noi, a Bet Gemal appunto, attirati dal bel panorama, dai reperti archeologici degli scavi eseguiti nella nostra proprietà, dalla bellezza della chiesa moderna (1930) dedicata a Santo Stefano e da tanti altri motivi. Certo, rispetto ai nostri amici Ebrei, voi avete il vantaggio di conoscere, per così dire, le coordinate di questa storia.
A loro dobbiamo spiegare chi era Stefano, chi erano gli Apostoli, chi era Gesù Cristo, ecc. Per voi non c’è bisogno, per cui possiamo entrare subito “in medias res”, cioè nel cuore delle cose. Due le date principali da tener presenti: Kfargamla nel 415 e Bet Gemal nel 1916.
Incominciamo con la prima, il 415 (dopo Cristo, naturalmente!), anno in cui un certo prete di nome
Lucianos, “parroco” greco di una località in Palestina, chiamata Kfargamla, invia una lettera alle Chiese d’Oriente e d’Occidente in cui annuncia, con gioia, la scoperta della tomba del protomartire Stefano, assieme a quella di Nicodemo (cfr Gv 3), del Rabbino Gamaliele, membro autorevole del Sinedrio e zio di Nicodemo (At 5,34-39), e quella di uno dei suoi due figli, Abibos. La lettera comincia così:

Lucianos, bisognoso della misericordia di Dio e presbitero della Chiesa di Dio che si trova nella località di Kfargamla, nel territorio di Gerusalemme, alla santa Chiesa e a tutti i santi che sono in Cristo Gesù in tutto il mondo, vi saluta nel Signore”.
Va’ dal Vescovo Giovanni....
Lucianos continua scrivendo che il 3 dicembre dell’anno 415, mentre dormiva vicino al battistero della sua chiesa, gli apparve un personaggio, alto di statura, vestito con abiti sacerdotali e adornato di un manto con dei gioielli e con il segno della croce, che gli disse:
“Va’ nella città chiamata Elia (cioè Gerusalemme) e di’ a Giovanni, Vescovo: «Fino a quando dobbiamo rimanere rinchiusi senza che tu ci apra?». È assolutamente necessario che nel tempo del tuo servizio episcopale riporti alla luce i nostri resti mortali, che giacciono abbandonati e dimenticati. Non sono tanto preoccupato per me, quanto per quelli che sono sepolti con me, che sono santi e degni di onore”. Alla domanda chi fosse, il personaggio rispose:
Io sono Gamaliele che ho istruito Paolo, l’Apostolo di Cristo, e ho insegnato la Legge in Gerusalemme. Accanto a me si trova Stefano, che per la sua fede in Cristo fu lapidato dai Giudei e i capi dei sacerdoti in Gerusalemme fuori della porta a Nord da dove una via conduce alla valle del Cedron. Là il corpo di Stefano, per ordine dei capi empi della città, fu lasciato esposto giorno e notte senza sepoltura, perché fosse divorato dagli animali".
Tuttavia, per volontà di Dio, nessun animale lo toccò, nessun animale feroce, nessun uccello, nessun cane. Io, Gamaliele, che ammiravo grandemente Stefano e volevo essere associato alla sua fede, mandai i miei servi in segreto perché portassero il corpo di Stefano sul mio carro alla mia tenuta di Kfargamla, che significa «tenuta di Gamaliele», a 20 miglia (30 km circa) dalla città. Dissi loro che doveva essere deposto nella mia tomba e si procurassero tutto il necessario per la sepoltura, a mie spese”.
Gamaliele proseguì descrivendo quello che era sepolto accanto a Stefano e cioè suo nipote Nicodemo che fu battezzato da Pietro e Giovanni (dei quali poi prese le difese) e dovette per questo subire persecuzioni dai Giudei.
Infine parla di suo figlio Abibos che, assieme a lui, abbracciò il cristianesimo, mentre l’altro suo figlio e la moglie rimasero ebrei e furono seppelliti nel paese natale della moglie.
L’apparizione di Gamaliele si ripeté altre due volte, perché Lucianos voleva essere sicuro che la visione venisse dal cielo e non fosse un’illusione.

Alla terza, dopo un aspro rimprovero per la sua incredulità, Lucianos si decise a cercare, secondo le indicazioni avute, ed effettivamente trovò la tomba, non distante dalla chiesa vicino alla quale viveva. I resti dei quattro personaggi, Stefano, Nicodemo, Gamaliele e suo figlio Abibos, secondo la richiesta o meglio l’ordine del Vescovo Giovanni, furono portati a Gerusalemme e deposti nella Chiesa Madre della Hagia Sion, la chiesa del Cenacolo. Lucianos dovette accontentarsi di alcune reliquie dei medesimi, conservate in un monumento o Mausoleo, che Giovanni costruì per consolarlo di tanta perdita.
Fin qui la lettera di Lucianos. Ai visitatori Ebrei ricordiamo poi un po’ di storia della Terra Santa, e cioè come nel 614 i Persiani di Cosroe distrussero tutte le chiese della Palestina, dalla più grande alla più piccola, fatta eccezione della chiesa della Natività a Betlemme (una delle tre chiese che Elena la Madre di Costantino aveva fatto costruire in Terra Santa: le altre due sono quella del Santo Sepolcro e quella dell’Eleona, sul Monte degli Ulivi), perché sulla facciata di questa chiesa erano rappresentati i Re Magi, vestiti come i Persiani. Anche la chiesa di Kfargamla fu distrutta e, come tante altre località storiche o bibliche del Vecchio e Nuovo Testamento, se ne perse la memoria.
L’Opera di Don Antonio Belloni
Facciamo ora un salto nella storia, verso il 1850. Don Antonio Belloni, sacerdote italiano del Patriarcato latino di Gerusalemme fonda la Congregazione della Santa Famiglia per aiutare gli orfani, con centro a Betlemme. In seguito compra un grande appezzamento di terreno in un villaggio musulmano, Bet Gemal, alle pendici dei monti della Giudea, ai confini con la pianura della Shefela (abitata nell’Antico Testamento dai Filistei). Sistema altrove alcune famiglie rimaste e costruisce una grande casa che era allo stesso tempo orfanotrofio e Scuola Agricola.
Nel 1891,
Don Belloni diventò Salesiano e le sue case (Betlemme, Bet Gemal, Cremisan e Nazaret) passarono ai Salesiani.

Nel 1916, sempre a Bet Gemal, in un terreno adiacente all’orfanotrofio, si decise di costruire dei bagni, all’aperto, vicino al cortile dove gli orfani facevano le loro ricreazioni. Appena si cominciarono gli scavi per la costruzione, vennero alla luce dei mosaici. P. Maurizio Gisler, benedettino svizzero del monastero della Dormitio sul Monte Sion a Gerusalemme, venne per seguire gli scavi. I mosaici risultarono essere il pavimento di una chiesa bizantina del V secolo.
I Salesiani e Padre Gisler, a conoscenza della lettera di Lucianos, di cui sopra, fecero subito l’accostamento o il legame tra Kfargamla e il nome Bet Gemal, che, secondo loro, non sarebbe stato altro che lo stesso nome (Kfargamla), con la parola “Bet” (casa) al posto di Kfar (villaggio, insediamento). La distanza, 30 km, corrispondeva a quella indicata da Lucianos.
Convinti di aver trovato la tomba di Santo Stefano, i Salesiani nel 1930 costruirono sul sito del mosaico ritrovato una chiesa, delle stesse dimensioni di quell’antica e la chiamarono “Chiesa di Santo Stefano”.

Non tutti però accettarono questa identificazione di Kfargamla con Bet Gemal. I più duri oppositori furono i Domenicani (Padre Lagrange, Padre Abel, ecc.) dell’Ecole Biblique di Gerusalemme che si battevano per un’altra località, Jammal, a 30 km a Nord di Gerusalemme. La controversia fu risolta solo ultimamente a favore di Bet Gemal. Vediamo, come.
Nell’autunno del 1999, Don Andrea Strus, un Salesiano polacco, professore all’Università Pontificia Salesiana (UPS) di Roma, morto prematuramente nel giugno del 2005, iniziò gli scavi archeologici in una località, chiamata Jiljil, sempre nella nostra proprietà, a circa 300 metri dalla nostra casa.
Furono rinvenuti i resti di una struttura rotonda, che come ultimo uso serviva da pressoio per fare il vino. Fin dall’inizio però non doveva essere così, perché la struttura era eseguita molto bene e con misure bizantine precise.
L’ipotesi di Don Strus fu quella di un monumento funerario, un mausoleo, in onore di un personaggio importante o di un santo.
Anzi Don Strus credette di aver trovato in questa struttura rotonda (perché Stefano, in greco, vuol dire corona) il monumento che Giovanni, Vescovo di Gerusalemme, aveva fatto costruire a Kfargamla, per custodire le reliquie di Santo Stefano, quando la sua salma fu portata a Gerusalemme. Bella ipotesi, ma come provarla?
La parola all’esperto di epigrafia
Vicino a questa struttura rotonda, tre anni fa, fu trovata un’architrave, in pietra, con una tabula ansata. La tabula ansata su un’architrave dice che su questa era scritto, o meglio, scolpito qualcosa. Questa scritta però era stata così rovinata dalle intemperie, lungo i secoli, che ad occhio nudo non si poteva leggere niente. Questo per un profano, non per un esperto.
Difatti Don Strus, due anni fa (nel 2004), fece venire a Bet Gemal Père Puech, l’esperto di epigrafia antica dell’Ecole Biblique di Gerusalemme. Questi con una pasta di carta bagnata ricavò dalla tabula ansata uno stampo, una specie di negativo che studiò per mesi. Il risultato della ricerca, apparso in un articolo ben documentato su La Revue Biblique, la rivista biblico-archeologica dell’Ecole Biblique, ha riempito di gioia non solo noi di Bet Gemal ma anche Don Strus, prima della sua morte. La scritta dice:


“DIAKONIKON STEPHANOU PROTOMARTYROS”.

Per “diakonikon” si intendeva un luogo per conservare le reliquie. Possiamo quindi affermare, senza alcun dubbio, che Bet Gemal è l’antica Kfargamla, dove Stefano ebbe la sua prima sepoltura.
Il messaggio di Santo Stefano? Nella chiesa di Bet Gemal, sopra l’abside, è dipinto Gesù in croce con ai piedi la Vergine Maria e San Giovanni. A fianco del Crocifisso, a caratteri cubitali, è scritta la richiesta di Gesù al Padre, a riguardo dei suoi crocifissori:


Pater, dimitte illis”,



“Padre, perdona loro”.

Il nostro confratello Don Domenico Dezzutto, 84 anni ma sempre giovanile, alla fine della spiegazione ai gruppi, grandi o piccoli, spiega quelle parole dicendo:
“Tutti abbiamo bisogno del perdono di Dio e di perdonarci l’un l’altro”. È il messaggio di Santo Stefano con quella invocazione: “Signore, non imputare loro questo peccato”.
È un messaggio che cerchiamo di trasmettere ai visitatori. I Salesiani, negli anni venti del secolo scorso, nel loro entusiasmo per il ritrovamento della tomba di Santo Stefano, avevano progettato di costruire, sul posto dei mosaici della Chiesa bizantina, un grande santuario dedicato al “Perdono Cristiano”. Avevano ottenuto già l’approvazione della Santa Sede, poi, per tanti motivi abbandonarono il progetto, accontentandosi della chiesa attuale, molto bella, ma di dimensioni più modeste. Certo che in questo Medio Oriente, sempre sulle prime pagine dei giornali on line o su carta c’è bisogno di tanto perdono. Qualcuno dice che qui non ci sarà mai la pace, perché i due popoli che si affrontano, Arabo Musulmano ed Ebreo, non sanno e non possono perdonarsi, non avendo la tradizione o la cultura del perdono. E per fare pace, o la pace, come insegnava Giovanni Paolo II, ci vuole anche il perdono:


“Non c’è pace senza giustizia,
e non c’è giustizia senza perdono”.

Che il Signore, per intercessione di Santo Stefano, smuova le menti e cuori di questi popoli e ci dia la pace.
D. ANTONIO SCUDU sdb
e Comunità Salesiana di Bet Gemal (2006) Beit Gemal | Israel



*** Questo e altri 120 santi e sante di Dio sono confluiti nel volume:MARIO SCUDU, Anche Dio ha i suoi campioni, Editrice ELLEDICI, Torino 2011, pp.936


IMMAGINI (cliccare per ingrandirle)

1 © Ph. Sante / Entrata alla Casa Salesiana di Bet Gemal dove si trova la chiesa di Santo Stefano, costruita sul luogo del ritrovamento di un antico mosaico.
2
© Vita di Santo Stefano, (Luigi Poggi), Chiesa di Bet Gemal, Israele / Stefano, il cui nome significa “corona”, apparteneva alla comunità cristiana di lingua greca e venne scelto per assistere i bisognosi della Chiesa primitiva.3 © Vita di Santo Stefano, (Luigi Poggi), Chiesa di Bet Gemal, Israele / Nello svolgimento del suo servizio, Stefano venne ben presto chiamato a rendere ragione della sua fede e dovette testimoniarla davanti al tribunale giudaico che lo condannerà alla lapidazione.4 © Vita di Santo Stefano, (Luigi Poggi), Chiesa di Bet Gemal, Israele / La lapidazione di Stefano avvenne in un periodo in cui l’autorità romana non era presente a Gerusalemme, altrimenti ogni condanna a morte sarebbe dovuta essere prima esaminata dal rappresentante dell’Imperatore.5 © Vita di Santo Stefano, (Luigi Poggi), Chiesa di Bet Gemal, Israele / Sepoltura di Santo Stefano a Bet Gemal, l’antica Kfargamla.6 La struttura rotonda trovata dagli scavi condotti da P. Andrea Strus. Qui venne rinvenuta l’architrave riportante la notizia del luogo della sepoltura di Santo Stefano.7 © Ph. Sante / Interno della Chiesa di Santo Stefano a Bet Gemal. Sopra l'altare l'invocazione di Stefano prima di morire: "Pater, dimitte illis" (Padre, perdona loro).


AVE MARIA!
AMDG

lunedì 2 gennaio 2012

Il Nome SS.mo di Gesù non è soltanto luce, è anche cibo. PREGHIERA AL NOME SS. DI GESU'


FESTA DEL SANTISSIMO NOME DI GESÙ

Per celebrare questa festa, fu dapprima scelta la seconda domenica dopo l'Epifania, che ricorda il banchetto delle nozze di Cana. È nel giorno nuziale che la Sposa assume il nome dello Sposo, e questo nome d'ora in poi testimonierà che essa appartiene a lui. La Chiesa, volendo onorare con un culto speciale un nome per essa così prezioso, ne univa dunque il ricordo a quello delle Nozze divine. Oggi, essa riallaccia all'anniversario stesso del giorno in cui fu imposto, otto giorni dopo la nascita, la celebrazione di quell'augusto Nome.
L'antica alleanza aveva circondato il Nome di Dio di un profondo terrore: quel nome era per essa tanto formidabile quanto santo, e l'onore di proferirlo non spettava a tutti i figli d'Israele. Dio non era ancora stato visto sulla terra a conversare con gli uomini, non si era ancora fatto uomo lui stesso per unirsi alla nostra debole natura: non potevano dunque dargli quel Nome d'amore e di tenerezza che la Sposa dà allo Sposo.

Ma quando è giunta la pienezza dei tempi, quando il mistero d'amore è sul punto di apparire, scende innanzitutto dal cielo il Nome di Gesù, come un anticipo della presenza del Signore che deve portarlo. L'Arcangelo dice a Maria: "Gli imporrai il nome di Gesù"; ora Gesù vuoi dire Salvatore. Quanto sarà dolce a pronunziarsi, questo nome, per l'uomo che era perduto! Questo solo Nome quanto riavvicina già il cielo alla terra! Ve n'è forse uno più amabile o più potente? Se a questo divin Nome ogni ginocchio deve piegarsi in cielo, in terra e nell'inferno, vi è forse un cuore che non si commuova d'amore al sentirlo pronunciare? Ma lasciamo descrivere a san Bernardo la potenza e la dolcezza di questo Nome benedetto. Ecco come egli si esprime in proposito nel suo xv Sermone sul Cantico dei Cantici:

"Il Nome dello Sposo è luce, cibo, medicina. Esso illumina, quando lo si rende noto; nutre, quando vi si pensa in segreto; e quando lo si invoca nella tribolazione, procura la dolcezza e l'unzione. Percorriamo, di grazia, ognuna di tali qualità. Donde pensate che si sia potuto diffondere nell'universo intero la grande e improvvisa luce della Fede, se non dalla predicazione del Nome di Gesù? Non è forse per la luce di quel Nome benedetto che Dio ci ha chiamati alla sua stessa mirabile luce? Illuminati da essa, e vedendo in quella luce un'altra luce, sentiamo san Paolo che ci dice giustamente: Voi eravate una volta tenebre; ma ora siete luce nel Signore.

Ma il Nome di Gesù non è soltanto luce, è anche cibo. Non vi sentite dunque riconfortati ogni qual volta richiamate al vostro cuore quel dolce Nome? Che altro c'è al mondo che nutra tanto la mente di colui che Lo pensa? Che cos'è che, allo stesso modo, ristori i sensi indeboliti, dia energia alle virtù, faccia fiorire i buoni costumi e mantenga gli onesti e casti affetti? Ogni cibo dell'anima è arido se non è imbevuto di quest'olio, è insipido se non è condito con questo sale.



Quando voi mi scrivete, il vostro dire non ha per me alcun sapore, se non vi leggo il Nome di Gesù. Quando discutete o parlate con me, tutto il vostro discorso non ha per me alcun interesse se non vi sento risonare il Nome di Gesù. Gesù è miele alla mia bocca, melodia al mio orecchio, giubilo al mio cuore; ed oltre a questo, una medicina benefica. Qualcuno di voi è triste? Che Gesù venga nel suo cuore, passi di qui nella sua bocca, e subito, alla venuta del Nome divino che è vera luce, scompare ogni nube, e torna il sereno. Qualcuno cade nel peccato oppure incorre, disperando, nei lacci della morte? Se invoca il Nome di Gesù, non comincerà subito a respirare e a vivere nuovamente? Chi mai restò nell'indurimento del cuore come fanno tanti altri; o nel torpore delle gozzoviglie, nel rancore o nel languore del tedio? Chi mai, avendo in sé esaurito la sorgente delle lacrime, non l'ha sentita d'improvviso scorrere più abbondante e più soave, appena è stato invocato Gesù? Qual è quell'uomo che, timoroso e preoccupato in mezzo ai pericoli, invocando quel Nome di forza non abbia sentito subito nascere in sé la fiducia e svanire la paura? Chi è colui, vi chiedo, che sbattuto e vacillante in balia dei dubbi, non ha all'istante - lo dico senza esitare - visto risplendere la certezza all'invocazione di un Nome così luminoso? Chi, nell'avversità, mentre era in preda alla sfiducia, non ha ripreso coraggio al suono di quel Nome di valido aiuto? Sono queste infatti le malattie e i languori dell'anima ed esso ne è il rimedio.
               

Certamente, e posso provarvelo con quelle parole: Invocami, dice il Signore, nel giorno della tribolazione, e io ti libererò, e tu mi onorerai. Nulla al mondo arresta così decisamente l'impetuosità dell'ira e riduce ugualmente la gonfiezza della superbia. Nulla guarisce così perfettamente le piaghe della tristezza, comprime le irruenze della dissolutezza, spegne la fiamma della cupidigia, estingue la sete dell'avarizia, e distrugge tutti gli stimoli delle passioni disoneste. In verità, quando io nomino Gesù, ho davanti un uomo dolce e umile di cuore, benigno, sobrio, casto, misericordioso, in una parola splendente di ogni purezza e santità. È lo stesso Dio onnipotente che mi guarisce con il suo esempio, e mi rinforza con la sua assistenza. Tutte queste cose echeggiano nel mio cuore quando sento risuonare il Nome di Gesù. Così, in quanto è uomo, io ne ricavo degli esempi per imitarli, e in quanto è l'Onnipotente, ne ricavo un sicuro aiuto. Mi servo di quegli esempi come di erbe medicinali, e dell'aiuto come d'uno strumento per tritarle, e ne faccio così una mistura tale che nessun medico potrebbe farne una simile.
O anima mia, tu hai un antidoto eccellente, nascosto come in un vaso, nel Nome di Gesù! Gesù, infatti è un nome salutare e un rimedio che non risulterà mai inefficace per nessuna malattia. Che esso sia sempre nel tuo cuore, e nella tua mano: di modo che tutti i tuoi sentimenti e tutti i tuoi atti siano diretti verso Gesù".


Questa è dunque la forza e la soavità del santissimo Nome di Gesù, che fu imposto all'Emmanuele il giorno della sua Circoncisione; ma, siccome il giorno dell'Ottava di Natale è già consacrato a celebrare la divina Maternità, e il mistero del Nome dell'Agnello richiedeva solo per sé una propria solennità, è stata istituita la festa di oggi.
 

Il suo primo promotore fu nel XV secolo, san Bernardino da Siena, che stabilì e propagò l'usanza di rappresentare, circondato di raggi, il santo Nome di Gesù ridotto alle sue prime tre lettere JHSriunite in monogramma. Questa devozione si diffuse rapidamente in Italia, e fu incoraggiata dall'illustre san Giovanni da Capistrano, dell'Ordine dei Frati Minori al pari di san Bernardino da Siena. La Santa Sede approvò solennemente tale omaggio al Nome del Salvatore degli uomini, e nei primi anni del XVI secolo Clemente VII, dopo lunghe istanze, accordò a tutto l'Ordine di san Francesco il privilegio di celebrare una festa speciale in onore del santissimo Nome di Gesù.

Papa Innocenzo XIIIRoma estese successivamente questo favore a diverse Chiese ma doveva venire il momento in cui ne sarebbe stato arricchito lo stesso Ciclo universale. Fu nel 1721, dietro richiesta di Carlo VI imperatore di Germania, che il Papa Innocenzo XIII decretò che la festa del santissimo Nome di Gesù fosse celebrata in tutta la chiesa, e la fissò allora alla seconda Domenica dopo l'Epifania.

EPISTOLA (At 4,8-12). - In quei giorni; Pietro ripieno di Spirito Santo, disse: Capi del popolo, ed anziani, ascoltate: Giacché oggi siamo interrogati sul beneficio fatto ad un malato, affin di sapere in qual modo questo sia guarito, sia noto a voi tutti, e a tutto il popolo d'Israele, come in nome del Signor nostro Gesù Cristo Nazareno che voi crocifiggeste e Dio risuscitò da morte, in virtù di questo nome costui è salvo dinanzi a voi. Questa è la pietra riprovata da voi, costruttori, la quale è divenuta la pietra angolare. Ne c'è in altro salvezza. E non v'è altro nome Sotto il cielo dato agli uomini in virtù del quale possiamo salvarci.

Lo sappiamo, o Gesù: nessun altro nome fuorché il tuo poteva darci la salvezza. Quel nome infatti significa Salvatore. Sii benedetto per esserti degnato di accettarlo; sii benedetto per averci salvati! Tu appartieni al cielo, e assumi un nome della terra, un nome che può pronunciare una bocca mortale: unisci dunque per sempre la natura divina e quella umana. Rendiamoci degni di tale alleanza, e facciamo in modo che non ci avvenga mai di romperla.

VANGELO (Lc 2, 2-1). - In quel tempo: Come passarono gli otto giorni per la circoncisione del fanciullo, gli fu posto nome Gesù, com'era stato chiamato dall'Angelo prima che nel seno materno fosse concepito.
 
 È nel momento della prima effusione del tuo sangue nella Circoncisione, o Gesù, che hai ricevuto il tuo Nome; e doveva essere così, poiché quel nome significa Salvatore, e noi non potevamo essere salvati che dal tuo sangue. Quella felice alleanza che tu vieni a stringere con noi ti costerà un giorno la vita, l'anello nuziale che imporrai alla nostra mano mortale sarà immerso nel tuo sangue, e la nostra vita immortale sarà il prezzo della tua morte crudele. Il tuo Nome santo ci dice tutte queste cose, o Gesù, o Salvatore! Tu sei la Vite, e c'inviti a bere il tuo Vino generoso, ma il celeste grappolo sarà duramente spremuto nel frantoio della giustizia del Padre celeste, e potremo inebriarci del suo divino liquore solo dopo che sarà stato violentemente staccato dal ceppo e frantumato. Che il tuo nome santo, o Emmanuele, ci richiami sempre alla mente questo sublime mistero, il suo ricordo ci preservi dal peccato e ci renda sempre fedeli!
PREGHIAMO
O Dio, che hai costituito il tuo Figlio Unigenito Salvatore del genere umano, ed hai voluto che fosse chiamato Gesù, concedici propizio di godere nel cielo la vista di Colui, del quale in terra veneriamo il santo Nome.

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 183-187 


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"LA GRANDE"


PREGHIERA AL NOME 
SS. DI GESU'





"O buon Gesù, o tenero Gesù, Figlio di Dio e della Vergine Maria, pieno di misericordia e tutto cuore.
O dolce Gesù abbiate pietà di me secondo la vostra grande misericordia.
O clementissimo Gesù, pel sangue preziosissimo che avete sparso pei peccatori, lavatemi ve ne supplico da tutte le mie iniquità e quantunque io sia una miserabile ed indegna creatura, abbassate gli occhi sopra di me: io vi domando perdono e invoco il Santo Nome di Gesù.
O Nome di Gesù, Nome tanto dolce!
O Nome di Gesù, Nome tanto delizioso!
O Nome di Gesù, il più amabile tra tutti i nomi!
Che altro è Gesù se non Salvatore?
Dunque Gesù in virtù del Vostro Santo Nome siatemi Gesù e salvatemi.
Ah! Non permettere ch'io mi danni dopo che sono stato ricomprato dal Vostro preziosissimo sangue.
O buon Gesù, sono l'opera della Vostra onnipotente bontà; che le mie iniquità non mi perdano.
O buon Gesù, abbiate pietà di me nel tempo della misericordia affinché non m'abbiate a condannare nel giorno del giudizio.
O dolce Gesù, se la Vostra severa giustizia vuol condannarmi ricorro alla Vostra tenera misericordia e mi rifugio nel suo seno.
O amantisimo Gesù, e desiderabilissimo Gesù,
O dolcissimo Gesù,
O Gesù, Gesù, Gesù,
accoglietemi nel numero dei Vostri eletti.
O Gesù, fiducia di coloro che si rifugiano in Voi.
O Gesù, dolcezza dei cuori che Vi amano.
Fate che m'infiammi per Voi, che resti fedelmente unita con Voi e che dopo questa trista e miserabile vita, pervenga felicemente a Voi.
Così sia.

AVE MARIA!
AMDG