martedì 11 ottobre 2011

E SIATE CATTOLICI!




  Demostración de porqué no se debe comulgar en la mano

AVISO PREVIO.   NO REALICES POR TU CUENTA ESTA PRUEBA USANDO UNA HOSTIA YA CONSAGRADA, PUES COMETERÍAS, 
UN SACRILEGIO.   SE DEBE CONSEGUIR COMPRANDO HOSTIAS EN UNA TIENDA O SANTERIA DE OBJETOS RELIGIOSOS

Vamos a realizar una sencilla experiencia, que si quieres puedes realizar tú mismo:1. Consigue una forma SIN CONSAGRAR (se pueden comprar en Santerias de objetos religiosos).
2. Obtén un fondo completamente liso y negro (plástico, papel, ...) y límpialo bien con un paño para 
    que no queden en él polvo ni manchas que puedan confundir.
3. Toma una  hostia y deposítala sobre el fondo negro, igual que se hace cuando se comulga en la mano..
4. Vuelve a retirar la hostia o forma.
5. Y por último observa el lugar donde depositaste la hostia
.

Este es el resultado... 
1º. Fondo negro de plástico antes de depositar la hostia:


2º. Escaneamos luego de DEPOSITAR la oblea o forma sobre el plástico:


3º. Escaneamos luego de haberla depositado

Esta es la imagen ampliada de los fragmentos que quedaron sobre el plástico:



HAZ CLIK SOBRE LA IMAGEN  PARA AGRANDARLA

Por tanto:
  • Por tanto, queda demostrado el efecto sacrílego y profanador que tiene el comulgar en la mano, pues no
  • hay duda que estas son partículas de la hostia
  • Todas esas partículas que en esta prueba son, simplemente pan sin consagrar, en la Misa serían Jesucristo vivo y en persona, en cada una de ellas, tal y como enseña el Magisterio de la Santa Iglesia Católica.
  • Sobra decir, que los cientos de Partículas consagradas que durante la Misa quedan en las manos de los comulgantes van a parar al suelo donde son pisoteadas y profanadas y en ellas Jesús revive la misma Pasión que en el patio de Pilatos, pero esta vez en el patio de su propia Iglesia...
Esta imagen es propiedad de la productora Icon Productions

Y es que cuando la forma entra en contacto con la mano ocurren tres cosas:
  • A. El rozamiento entre el borde de la forma y la piel de la mano provoca el desprendimiento de partículas.

  • B. Partículas que están naturalmente sobre la forma acaban adhiriéndose a la mano por efecto del sudor natural de la piel humana.
  • C. A veces en la acción de manipular la forma con los dedos, al consumirla, se parten trozos.
Ahora seguramente entenderás porqué el Papa ya no da la Comunión en la mano, sino únicamente en la 
boca y de rodillas, y por supuesto con patena, para evitar la caída de partículas.

«No me toques» (Jn 20,17) ("No me toques con tu mano")

No comulgues en la mano, no te conviertas en otro cómplice más de este sacrilegio silenciado contra nuestro amado Jesucristo. Dios te lo premiará.


"Ten misericordia de Mí y Yo la tendré de ti"
 *****************************************************


La Comunione sulla mano: un curioso esperimento ed una riflessione

17 febbraio 2010


Credi che ogni frammento di un’Ostia Consacrata è il Corpo, il Sangue, lo Spirito e la Divinità di Gesù Cristo, Vero Dio e Vero Uomo?
Ricevi la Comunione sulle mani?

Un lettore ci ha inviato due fotografie.

Foto 1
Foto 1: Il Guanto nero con l'ostia NON consacrata
Foto 2
Foto 2: Il Guanto con i frammenti

La prima (foto 1)raffigura una ostia NON consacrata appoggiata sul palmo di una mano ricoperta con un guanto nero.

La seconda fotografia (foto 2) mostra i frammenti lasciati dall’ostia sul guanto dopo che è stata rimossa.


Alcuni di voi starà forse dicendo adesso: “Ma, questo è un guanto, non una mano! Noi non sappiamo se questo accada anche con le ostie messe nelle mani della gente al momento della Comunione! Questo test non prova nulla!”

Ammetto che non abbiamo certezza che accada la stessa cosa.


Ammetto che le mani non sono i guanti. Ammetto che ci sono differenze.

Ma …
Occorre considerare la mancanza di attenzione con cui molti ricevono, maneggiano, muovono le Ostie quando le ricevono alla Comunbione.

Considerate che spesso vi è un più o meno adeguatamente preparato Ministro della Comunione (che probabilmente non ha le mani pulite, essendo stato tra le panche ed avendo toccato libretti dei canti, foglietti della Messa, stretto mani allo scambio della pace, comunque toccato cose non pulite) a distribuire la Comunione.

Considerate quindi anche le condizioni di pulizia della pelle del palmo della mano (chi di voi quando torna a casa da Messa si lava le mani prima di sedersi a tavola a mangiare?).

Considerate i pochi secondi dopo che una persona ha trasferito l’Ostia nella propria bocca dalla mano, Cosa si tocca? Se quei frammenti ci sono che fine fanno?
E’ evidente che l’Ostia è stata in contatto non solo con il palmo della mano, ma anche con le dita dell’altra mano.
Prendete in considerazione tutte queste cose
Voglio essere chiaro: non penso che la gente intenda essere irriverente quando ricevono la Comunione in mano.

Ma sapendo che la maggior parte cattolici orientali hanno un modo diverso di ricevere la comunione, mi pongo una domanda per noi cattolici romani.
Se quei frammenti sono realmente il corpo ed il Sangue di Cristo, come ci ha sempre insegnato la Chiesa nel Catechismo nella teologia e  nella prassi liturgica, siamo così sicuri che un atteggiamento così carente di attenzione verso le Specie Eucaristiche, non sia il segnale che infondo, sotto sotto, ci sia una mentalità in cui non c’è più la fede nella presenza reale di Cristo nell’Eucarestia e che in fondo in fondo, con la scusa di non cadere in quello che molti preti chiamano devozionalismo formalista o archeologismo eucaristico, ci stia la mentalità che Cristo è presente solo nelle Ostie intere e non nei frammenti (contro quello che la Chiesa ha sempre detto) o peggio che Cristo c’è  solo e perché c’è il suo popolo che nella Messa fa la comunione e quindi essendo le persone riunite nel suo nome lui è lì presente?
Per fugare ogni dubbio sul test, un altro lettore, un seminarista, ha preso la questione in mano e questo esperimento ha dato una ulteriore prova.

Utilizzando un guanto non più in velluto, ma di pelle nera e osservando i seguenti punti:

1.L’esperimento è stato effettuato tre volte.
2. Prima di ogni prova ho assicurato che il guanto fosse esente da qualsiasi contaminazione polvere, fili, forfora o altre particelle chiare
3. Con la gestualità di una normale comunione in Chiesa, è stata messa gentilmente messo una ostia NON consacrata (ogni volta una ostia nuova) nel palmo del guanto. Si è cercato di riprodurre la distribuzione della comunione nella mano che si vede generalmente sia nel porre l’ ostia in mano, e la rimozione alcuni secondi dopo. Senza un uso eccessivo della forza, e senza strofinamenti dell’ ostia contro il guanto.
4. I risultati di tutte e tre le prove sono stati molto simili, da quattro a dieci particelle di pane ben visibili ad occhio nudo

Ecco le foto del secondo test:
Foto 3 - Il Guanto perfettamente pulito
Foto 3: Il guanto di pelle nera pulito
Foto 4, ingrandimento del guanto Pulito
Foto 4, ingrandimento del guanto Pulito
Foto 5: L'ostia NON consacrata sul guanto di pelle neraFoto 5: L’ostia NON consacrata sul guanto di pelle nera
Foto 6: I frammenti sparsi sul guanto
Foto 6: I frammenti sparsi sul guanto
[ Per la precisione dell'assunto trattato ricordare sempre che GESU' è presente vivo e vero anche nei frammenti a noi invisibili ]

Al di là del fatto che non si ritiene opportuno verificare l’esperimento con l’uso di una Ostia Consacrata, per evitare una mancanza di rispetto verso il Santissimo Sacramento, si può però ragionare che la forma, le caratteristiche organolettiche, le caratteristiche “fisiche” dell’Ostia non variano con la consacrazione (ne è prova il fatto che quando i parroci usano sempre la stessa pisside senza mai purificarla sul fondo si depositano anche grandi quantità di frammenti), e che quindi tutto ciò accada anche con le Ostie consacrate.
Voglio essere chiaro: non penso che la gente intenda essere irriverente quando ricevono la Comunione in mano.
Ma sapendo che la maggior parte cattolici orientali hanno un modo diverso di ricevere la comunione, pongo una domanda per noi cattolici romani.
Se quei frammenti sono realmente il corpo ed il Sangue di Cristo, come ci ha sempre insegnato la Chiesa nel Catechismo nella teologia e nella prassi liturgica, siamo così sicuri che un atteggiamento così carente di attenzione verso le Specie Eucaristiche, non sia il segnale che in fondo, sotto sotto, ci sia una mentalità in cui non c’è più la fede nella presenza reale di Cristo nell’Eucarestia e che in fondo in fondo, con la scusa di non cadere in quello che molti preti chiamano devozionalismo formalista o archeologismo eucaristico, ci stia la mentalità che Cristo è presente solo nelle Ostie intere e non nei frammenti (contro quello che la Chiesa ha sempre detto) o peggio che Cristo c’è  solo e perché c’è il suo popolo che nella Messa fa la comunione e quindi essendo le persone riunite nel suo nome lui è lì presente?
Credo che il segnale del Papa che con forza e determinazione ha scelto (dal giugno 2008) di amministrare la comunione solo direttamente in bocca non possa passare inosservato, ma vada emulato, al di là delle concessioni fatte dalle Conferenze Episcopali che, appunto perché concessioni, sono deroghe alla prassi normale.
Noi continueremo a riceverla in bocca.
AMDG et BVM

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domenica 9 ottobre 2011

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MiL - Messainlatino.it: Lepanto 440 anni dopo: l'orgoglio cattolico - II p...: segue l'incalzante racconto dello svolgersi della Guerra contro gli Ottomani. Adernò è riuscito con ritmo veloce e coinvolgente a raccontare...


AMDG et BVM

9.X: Scintilla di energia e alito di nuova freschezza...




A tutti quelli che amano la Luce Divina più di se stessi.

     [...]<<Come il Pater noster va detto con riferimenti soprannaturali, e stolto sarebbe chi lo dicesse applicando ad esso solo un significato umano e umane richieste, così l'Ave Maria va detta non con la mente fissa alla Terra e alla vostra carne, che è polvere che polvere tornerà, ma va detta con lo spirito elevato al Cielo, oltre la vita, oltre la Terra, là dove Maria Ss., mia e vostra Madre, vive in corpo ed anima dopo esser vissuta sulla Terra con l'anima sempre spaziante nel Cielo.  

Il Pater è preghiera al Padre. L'Ave è la preghiera alla Madre.
La prima parte del Pater è lode di Dio, la prima parte dell'Ave è lode a Maria.

La seconda parte del Pater è richiesta al Padre per tutti i vostri bisogni di figli di Dio in temporanea sosta sulla Terra, ma destinati al Cielo.
La seconda dell'Ave è la richiesta alla Madre per i vostri bisogni di mortali e di immortali nello spirito.
Va invocata come il Padre, la Madre vostra. Non dovete pensare che Ella abbia assenza di Misericordia e di Potere e non possa soccorrervi nei vostri combattimenti, nelle vostre pene, nelle necessità e nelle tentazioni.


BISOGNA SAPER PREGARE. E bisogna pregare nei momenti di pace, per invocare l'aiuto nelle ore di lotta.
Stolto è chi dice: "Quando sarà il momento lo farò". Sapete voi se lo potrete fare allora? Se Dio vi darà il tempo di farlo? Bisogni e sventure, e anche la morte, vengono sovente come un lampo improvviso. La morte è talora come folgore che fulmina improvvisamente.

La Misericordia di Dio è infinita. Ma è detto nelle parole della Legge: "Non tentare il Signore Dio tuo" (Dt 6,16). E, in verità, voi lo tentate quando conducete una vita tutta umana, senza pensare che vi attende un al di là in cui sarete giudicati per le vostre azioni.

Nell'Ave Maria è detto: "Prega per noi ora e nell'ora della morte". Ecco, o Maria. Leggiamo insieme queste parole che molti, troppi dicono con la mente elevata di un sol grado dal fango della Terra e con cuore pensieroso soltanto dell'incognita dell'ultimo momento che vi fa paura perché non siete a sufficienza "figli di Dio". Se lo foste perfettamente, la morte non vi farebbe paura.

La morte è l'ultima prova e merita ogni vostra attenzione per divenire "morte nel Signore". Una morte nel Signore vi merita ogni perdono, vi dà l'eterna vita nel Signore, e annulla, col suo potere, le conseguenze di un'esistenza anche colpevole.

FATE dunque bene ad invocare sin da ora, per quell'ora, e in quell'ora, la Madre mia e vostra. Ma sappiate pregare meglio. Non per la sola paura di quell'ora, ma per tante altre ore in cui la più vera morte incombe su voi.

Ti ho già spiegato più volte quale sia la vera morte. E' quella dello spirito, che voi uccidete tanto sovente, se non sempre per diretta volontà, certo per indifferenza verso la parte più eletta di voi stessi: l'anima.

Nel Pater vi ho insegnato a dire: "Non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal Male". Nell'Ave Maria vi faccio dire: "Prega per noi ora e nell'ora della morte".

Ora: il presente che dura un attimo di eternità: la vita della carne insidiata dai morbi, dagli incidenti, dallo stesso scorrere del tempo che vi porta alla foce del vostro vivere di uomini e vi immette nell'eternità.
Nell'ora della morte: quella che ferma il vostro cuore e quella, sempre incombente, che paralizza il vostro spirito e lo conduce a morte.

Voglio che pensiate a questa vera, eterna morte quando invocate Maria Ss. Dalla prima risorgete se siete morti in Cristo. Ma dalla seconda non risorgerete mai più.

Non fate che il Nemico infernale, il Serpente fascinatore, il leone ruggente che sempre si aggira intorno a voi per atterrarvi, possa impossessarsi di voi come di una preda sicura perché, pur essendo tuttora viventi, siete già dei morti nello spirito.


Maria è la Vincitrice di Satana e basta il bagliore del suo sorriso per porlo in fuga. Contro le insidie di Satana e le debolezze e gli appetiti della carne, sempre desta nelle creature, chiamate Maria.
Se l'invocate per il sonno che avrà immediato risveglio, o per la pace celeste o per la dannazione infernale, ambedue eterne, perché non la dovreste invocare per questo atroce sonno che dà la morte, e che è quello dello spirito abbattuto, sonno che, se non è vinto, vi spegne in braccio a Satana?
Quando la morte si aggira intorno al vostro spirito sorgano come a difesa le invocazioni, fatte con pienezza di significato, a Maria [...] mia e vostra Madre. Per questa sua natura di Madre del Salvatore Ella ha potere di salvazione. InvocateLa con fede vera ed Ella vi salverà ora e nell'ora della morte.>>

(Da Maria Valtorta, Quadernetti, 8.11.44/ 44.7)

AMDG et BVM





sabato 8 ottobre 2011

8.X: Mitissima e benedetta rosa che fiorisce...






"L'angelo tratta delle amarissime sofferenze della gloriosa Vergine per la dolorosa morte del Figlio, e della costanza d'animo che la Vergine ebbe in tutti i suoi dolori. 

Assoluzione: Ci riconcilii a Cristo redentore la vergine Madre del suo Creatore. Amen. 

    Si legge che la Vergine Maria si turbò all'annunzio dell'angelo. Certo, essa non si spaventò allora di qualche pericolo del suo corpo, ma ebbe timore che dall'inganno del nemico del genere umano le venisse qualche nocumento dell'anima. Perciò deve intendersi che quando lei giunse all'età che il suo senso ed intelletto poterono conoscere Dio e la sua volontà, come cominciò subito ad amarlo consapevolmente, così anche ad averne salutare timore.



      Giustamente, dunque, questa Vergine può chiamarsi rosa piacente; perché, come la rosa suol crescere tra le spine, così questa veneranda vergine crebbe nel mondo tra le tribolazioni. E, come la rosa, quanto più si espande crescendo, tanto più forte e acuta ne diventa la spina, così anche quest'elettissima rosa Maria, quanto più cresceva in età, tanto più a fondo era punta dalle spine di più forti tribolazioni. 

Trascorsa finalmente l'età giovanile, il timore di Dio fu la sua prima tribolazione, perché non solo era angustiata dal più grande timore nella preoccupazione d'evitare i peccati, ma anche non poco penava nel ricercare come fare con perfezione le opere buone. E benché ordinasse con ogni attenzione pensieri, parole ed opere ad onore di Dio, temeva che in esse vi fosse qualche difetto. 


Considerino, dunque, gli stessi miseri peccatori che continuamente ardiscono commettere volutamente perverse lusinghe d'ogni genere, quanti tormenti e quante miserie accumulano alle loro anime, vedendo che questa gloriosa Vergine, immune da ogni peccato, compiva con timore anche le sue opere sommamente piacevoli a Dio. 


Comprendendo poi dalle sacre scritture dei profeti che Dio voleva incarnarsi, e che doveva essere straziato da svariate pene nella sua carne assunta, ne provò subito nel suo cuore, per il fervente amore che aveva verso Dio, non poca afflizione, benché non sapesse ancora ch'essa doveva esserne la madre. 

Quando poi pervenne all'età che il Figlio di Dio divenne suo Figlio e sentì ch'egli aveva preso nel suo seno il corpo che doveva dar compimento in sé alle predizioni dei profeti, allora la mitissima rosa sembrava crescere maggiormente e dilatarsi nella sua bellezza, e le spine delle afflizioni, pungendola aspramente, si facevano sempre più dure e pungenti. Perché, come le veniva grande ed ineffabile gioia nella concezione del Figlio, così anche, al pensiero della crudelissima futura passione, il suo animo era afflitto da molteplice tribolazione. 


Godeva, infatti, la Vergine che il Figlio suo, con la sua umiltà, avrebbe ricondotti alla gloria del regno celeste i suoi amici, ai quali il primo uomo, per la sua superbia, aveva meritata la pena dell'inferno. Ma si addolorava perché, come l'uomo per la cattiva concupiscenza aveva peccato nel Paradiso in tutte le sue membra, così prevedeva che il Figlio suo, ad espiare il peccato dello stesso uomo, avrebbe soddisfatto nel mondo con atrocissima morte del proprio corpo. 


Esultava la Vergine per aver concepito il suo Figlio senza peccato e diletto carnale, ed averlo partorito senza dolore, ma si affliggeva prevedendo che un figlio così dolcissimo sarebbe morto d'ignominiosissima morte, e che lei stessa ne avrebbe vista la morte nella suprema ambascia del suo cuore. 

Godeva inoltre, la Vergine, prevedendo che egli sarebbe risorto dalla morte, e per la sua passione sarebbe stato elevato al supremo fastigio di eterno onore; ma si addolorava prevedendo anche che, prima di quell'onore, sarebbe stato orrendamente straziato da atroci dolori, contumelie ed insulti. 

Deve veramente credersi senza esitazione che, come la rosa sta costantemente eretta nella sua posizione, benché le spine all'intorno siano divenute più forti e più acute, così questa benedetta rosa, Maria, teneva l'animo talmente saldo che, per quanto le spine della tribolazione ne pungessero il cuore, non ne mutavano però la volontà, che si mostrava prontissima a soffrire e fare qualunque cosa piacesse a Dio. 


Molto degnamente, quindi, è paragonata a rosa che fiorisce, e propriamente alla rosa di Gerico; perché, come della rosa di quel luogo si legge che supera nella sua bellezza gli altri fiori, così Maria, con la bellezza della sua onestà e dei suoi costumi, supera tutti i viventi in questo mondo, eccettuato soltanto il suo benedetto Figlio. 

Perciò, come Dio e gli angeli gioivano per la sua virtuosa costanza nel cielo, così nel mondo si rallegrano sommamente di essa gli uomini, considerando con quanta pazienza si comportava nelle tribolazioni e con quanta prudenza nelle consolazioni." (cap. 16).



AMDG et BVM