domenica 7 agosto 2011

Prega, fratello,prega, sorella. E.Pontico (9)






71. Dirittura dell'intelletto.

Non può correre chi è stretto da legami, né può vedere il luogo della preghiera spirituale un intelletto schiavo delle passioni, poiché viene trascinato e portato di qua e di là dal pensiero contaminato da passioni, e non può mantenersi inflessibile. 


72. Azione fisiologica dei demoni.  
Non appena l'intelletto è pervenuto alla preghiera pura, stabile e vera, allora i demoni non giungono più da sinistra, ma da destra. Gli presentano infatti un'apparenza illusoria di Dio sotto qualche figura gradevole ai sensi, così da fargli credere di avere perfettamente raggiunto lo scopo della preghiera. Ma ciò - secondo il detto di uno gnostico degno di ammirazione - ha origine dalla passione della vanagloria, e dal demonio che si attacca alla sede sottostante al cervello scuotendone le vene. 


73. Manovre del demonio attraverso il cervello.  
Penso che il demonio che si attacca alla suddetta sede volga come vuole la luce che circonda l'intelletto, e che così la passione della vanagloria si muova verso un pensiero che forma l'intelletto a localizzare, con leggerezza, la divina ed essenziale scienza. Tale intelletto però, poiché non è molestato da passioni carnali e impure ma prega veramente con purità, ritiene che nessuna azione nemica si eserciti più in esso. Per cui suppone sia un'apparizione divina quella in esso prodotta dal demonio, il quale è assai uso alla sua terribile scaltrezza: attraverso il cervello àltera, come abbiamo detto, la luce ch'è congiunta all'intelletto, al quale dà così una forma. 


74. Intervento dell'angelo.  


L'angelo di Dio, al suo sopraggiungere, con una sola parola distorna da noi ogni azione ostile, e muove la luce dell'intelletto ad operare senza errore. 


75. L'incenso dell'Apocalisse. 


L'espressione dell'Apocalisse, dov’è detto che l'angelo prende dell'incenso per metterlo nelle preghiere dei santi, penso significhi questa grazia operata per mezzo dell'angelo. Egli suscita, infatti, la conoscenza della vera preghiera, in modo che l'intelletto stia ormai fuori da ogni sorta di turbamento, accidia e negligenza. 


76. Sacerdozio spirituale. 
I profumi delle coppe sono detti essere le preghiere dei santi offerte dai ventiquattro anziani. 


77. Contemplazione nella perfetta carità. 
Per coppa si deve intendere l'amore verso Dio, cioè la carità perfetta e spirituale nella quale la preghiera passa all'atto, in spirito e verità. 


78. Rimedio contro l'alienante orgoglio. 
Se ti sembra di non aver bisogno di lacrime per i peccati nella tua preghiera, considera quanto ti sei allontanato da Dio, mentre dovresti essere sempre in Lui, e allora verserai più calde lacrime. 


79. Misura: l'originaria purità. 
Certamente, se hai consapevolezza del tuo metro, ti sarà più gradita la compunzione: chiamerai misero te stesso - come Isaia -; poiché impuro, con labbra impure e in mezzo a un tale popolo, cioè di nemici, tu osi presentarti al Signore degli eserciti. 
bimbo in preghiera



80. Familiarità con Dio e insegnamento degli angeli. 


Se preghi veramente, troverai una grande sicurezza, e gli angeli ti scorteranno - come Daniele - e ti illumineranno sulle ragioni degli esseri creati. 


81. Protezione e intercessione degli angeli. 


Sappi che i santi angeli ci esortano alla preghiera, e ci stanno accanto, parimenti rallegrandosi e pregando per noi. Se dunque siamo negligenti e accogliamo pensieri contrari, molto li sdegniamo: essi, infatti, lottano tanto per noi, mentre noi neppure per noi stessi vogliamo supplicare Dio, ma, disprezzando il loro servizio e abbandonando il loro Dio e Signore, andiamo incontro ai demoni impuri. 


82. I canti dei salmi, ali per la purificazione. 


Prega come si conviene e senza turbamento, e canta i salmi con arte ed euritmia: sarai come un aquilotto che vola in alto. 


83. Oltre la salmodia. 


Il canto dei salmi placa le passioni e fa quietare l'intemperanza del corpo; 
la preghiera invece dispone l'intelletto ad esercitare la sua propria attività. 


84. La migliore attività. 


La preghiera è un'attività che conviene alla dignità dell'intelletto, ossia la migliore e adeguata utilizzazione di esso. 


85. Dalla sapienza multiforme alla scienza dell'Uno. 


Il canto dei salmi è proprio della sapienza multiforme; ma la preghiera è preludio alla scienza immateriale e non molteplice. 


86. La scienza spirituale, svegliarino della potenza noetica.  Stupenda è la scienza, poiché è collaboratrice della preghiera svegliando la potenza noetica dell'intelletto alla contemplazione della scienza divina. 


87. Insistenza. 


Se non hai ancora ricevuto il dono della preghiera o della salmodia, insisti, e lo riceverai. 


88. Sollecitudine divina 


"Quanto al loro dovere di pregare sempre, senza stancarsi, disse ad essi anche una parabola". Frattanto, dunque, non stancarti e non scoraggiarti per non avere ottenuto; poiché in seguito otterrai. E concluse la parabola con l'espressione: "Anche se non temo Dio e non ho riguardo per nessuno, almeno per le noie che mi dà questa donna, le farò giustizia". Così, dunque, anche Dio farà giustizia, sollecitamente, a coloro che gridano verso di Lui notte e giorno. Sta', perciò, di buon animo, e persevera infaticabilmente nella santa preghiera. 


89. Abbandono in Dio. 


Non volere che le tue cose vadano come sembra bene a te, ma come piace a Dio. Così sarai senza turbamento e riconoscente nella tua preghiera.


"Vieni, Spirito Santo, vieni 

per mezzo della potente intercessione

del Cuore Immacolato di Maria

Tua Amatissima Sposa" (3 v.)



AMDG et BVM

"Coraggio! Sono Io, non abbiate paura!" Jesùs camina sobre las aguas





All’Angelus, Benedetto XVI si è soffermato sulla pagina del Vangelo in cui Gesù, ritiratosi sul monte, prega per tutta la notte: “Il Signore, in disparte sia dalla gente che dai discepoli, manifesta la sua intimità con il Padre e la necessità di pregare in solitudine, al riparo dai tumulti del mondo”. Questo allontanarsi – ha detto il Papa - non deve però essere inteso “come un disinteresse verso le persone o un abbandono degli Apostoli”.

“Anzi - narra San Matteo – fece salire i discepoli sulla barca per ‘precederlo sull’altra riva’ (Mt 14,22), per incontrarli di nuovo. Nel frattempo, la barca ‘distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario’ (v. 24), ed ecco che ‘sul finire della notte [Gesù] andò verso di loro camminando sul mare’ (v. 25); i discepoli furono sconvolti e scambiandolo per un fantasma ‘gridarono dalla paura’ (v. 26), non lo riconobbero, non capirono che si trattava del Signore. Ma Gesù li rassicura: 
Coraggio, sono io, non abbiate paura!”

Su questo episodio – ha osservato il Papa – i Padri della Chiesa hanno colto una grande ricchezza di significato:
“Pietro cammina sulle acque non per la propria forza, ma per la grazia divina, in cui crede, e quando viene sopraffatto dal dubbio, quando non fissa più lo sguardo su Gesù, ma ha paura del vento, quando non si fida pienamente della parola del Maestro, vuol dire che si sta allontanando da Lui ed è allora che rischia di affondare nel mare della vita”.

Il Signore – ha affermato il Pontefice ricordando le parole del pensatore Romano Guardini– è sempre vicino, essendo alla radice del nostro essere. "Tuttavia – ha aggiunto – dobbiamo sperimentare il nostro rapporto con Dio tra i poli della lontananza e della vicinanza. Dalla vicinanza siamo fortificati, dalla lontananza messi alla prova".




Il mare simboleggia la vita presente e l’instabilità del mondo visibile; la tempesta indica ogni sorta di tribolazione, di difficoltà, che opprime l’uomo. La barca, invece, rappresenta la Chiesa edificata su Cristo e guidata dagli Apostoli. Gesù vuole educare i discepoli a sopportare con coraggio le avversità della vita, confidando in Dio, in Colui che si è rivelato al profeta Elia sull’Oreb nel sussurro di una brezza leggera (1 Re 19,12)”.

Il passo del Vangelo prosegue poi con il gesto dell’apostolo Pietro che chiese a Gesù di andargli incontro camminando sulle acque. Ma vedendo che il vento era forte, Pietro si impaurì e, temendo di affondare, chiese al Signore di essere salvato:

“Cari amici, l’esperienza del profeta Elia che udì il passaggio di Dio e il travaglio di fede dell’apostolo Pietro, ci fanno comprendere che il Signore prima ancora che lo cerchiamo o lo invochiamo, è Lui stesso che ci viene incontro, abbassa il cielo per tenderci la mano e portarci alla sua altezza; aspetta solo che ci fidiamo totalmente di Lui”.



File:Amédée Varint - Christ marchant sur la mer.jpg  


JESÚS CAMINA SOBRE LAS AGUAS



#50871


AMDG et BVM












San Gaetano, il Santo della Provvidenza.

S. Gaetano, prega per noi



San Gaetano di Thiene (Vicenza, ottobre 1480Napoli, 7 agosto 1547) è stato un sacerdote italiano, cofondatore dell'Ordine dei Chierici Regolari Teatini; nel 1671 è stato proclamato santo da papa Clemente X ed è detto il Santo della Provvidenza.


Biografia

Di origine nobiliare, nacque nel 1480 dal conte Gasparo e da Maria da Porto: gli venne dato il nome di Gaetano in onore di un suo zio, canonico e professore all'Università di Padova, che era nativo di Gaeta. Perse presto il padre (morto nel 1492) e la sua educazione venne curata dalla madre.[1]

Studiò diritto all'Università di Padova e il 17 luglio 1504 conseguì la laurea in utroque iure. Pur essendo iscrittosi all'albo degli avvocati, Gaetano non esercitò mai tale professione. Nello stesso anno entrò nello stato clericale ricevendo la tonsura da Pietro Dandolo, vescovo di Vicenza: il suo desiderio di divenire sacerdote venne, però, ostacolato dalla madre che, avendo già perso due figli maschi, aveva riposto in lui la speranza di veder proseguire nel tempo la famiglia.[1]
Nel 1505, animato da grande spirito religioso, Gaetano si fece promotore per l'edificazione della chiesa di Santa Maria Maddalena a Rampazzo nella tenuta di famiglia, tutt'ora esistente.[1]


Nel 1507 si stabilì a Roma, dove prese dimora assieme al futuro cardinale Giovanni Battista Pallavicini, vescovo di Cavaillon, presso la chiesa di San Simone ai Coronari. Gli furono concessi poi i benefici ecclesiastici delle chiese di Santa Maria di Malo e Santa Maria di Bressanvido. Presso la Curia Romana ricoprì gli incarichi di scrittore delle lettere pontificie e protonotario apostolico ed ebbe un ruolo notevole nel riportare la pace tra la Santa Sede e la Repubblica di Venezia, dopo la guerra della Lega di Cambrai; si guadagnò la benevolenza di papa Giulio II, che in un breve si rivolse a Gaetano come a un "figlio diletto" e "nostro famigliare".[2]


A Roma, Gaetano si iscrisse all'Oratorio del Divino Amore e partecipò attivamente alle riunioni che si tenevano nella chiesa di Santa Dorotea presso l'ospedale di San Giacomo degli Incurabili. Ottenuta una particolare dispensa da papa Leone X, tra il 27 e il 29 settembre 1516 ricevette gli ordini minori e il diaconato; mentre il 30 settembre successivo, in occasione della festa di san Girolamo (patrono del suo casato), venne ordinato sacerdote da Francesco Bertoli, vescovo di Milopotamo, nella cappella privata del presule. Gaetano celebrò la sua prima messa solo nell'Epifania del 1517.[2]

Fece ritorno nella sua nativa Vicenza nel 1519; entrò nella compagnia dei Santi Clemente e Girolamo e ristrutturò l'ospedale della Misericordia, che fece aggregare all'ospedale di San Giacomo; trasferitosi a Verona, si aggregò alla compagnia del Santissimo Corpo di Cristo e fondò un nuovo ospedale degli incurabili.[3]

Tornò a Roma nel 1527; assieme a Gian Pietro Carafa (futuro papa Paolo IV), Bonifacio de' Colli e Paolo Consiglieri, suoi compagni all'Oratorio del Divino Amore, decise di formare una nuova fraternità di sacerdoti con il fine di riformare il clero e di restaurare e applicare una regola primitiva di vita apostolica; papa Clemente VII, con il breve Exponi nobis (24 giugno 1524) permise loro di prendere i voti e condurre vita fraterna in comunità e il 14 settembre successivo, nella basilica di San Pietro, Gaetano e i suoi compagni fecero la loro professione nelle mani del vescovo di Caserta Giovan Battista Boncianni, delegato papale.[4]
Pur non essendo questo il loro proposito, Gaetano e i compagni andarono a costituire un nuovo ordine religioso, il primo degli ordini di chierici regolari sorti durante il periodo della Controriforma; essendo Gian Pietro Carafa vescovo di Chieti (in latino Teate), i membri dell'ordine vennero detti teatini.[4]


Gaetano e i suoi ormai dodici compagni subirono la prigionia durante il sacco di Roma del 1527 e riuscirono a rifugiarsi a Venezia, presso la chiesa di San Nicola dei Tolentini; il 14 settembre 1527 Gaetano venne eletto preposito generale dell'ordine.[3]

Nel 1533, insieme a Giovanni Marinoni, si recò a Napoli per fondarvi una casa dell'ordine; il viceré Pedro de Toledo, nel 1538, concesse loro la basilica di San Paolo Maggiore. A Napoli Gaetano curò la formazione dei sacerdoti impegnati nel locale ospedale degl'Incurabili; fu correttore della compagnia dei Bianchi; diresse il monastero delle domenicane della Sapienza (fondato da Maria Carafa, sorella di Gian Pietro); guidò Maria Lorenza Longo nella fondazione delle monache Cappuccine; contrastò la diffusione delle dottrine eterodosse introdotte in città da Bernardino Ochino, Pier Martire Vermigli e Juan de Valdés.[5]
Tra il 1540 e il 1543 fu preposito della comunità teatina di Venezia, poi tornò a Napoli, dove si spense nel 1547.[5]

Il culto

Le procedure per la beatificazione di Gaetano di Thiene vennero avviate agli inizi del XVII secolo e si conclusero a opera di papa Urbano VIII, che lo elevò all'onore degli altari l'8 ottobre 1629.[6]

Venne proclamato santo, previo decreto del 12 novembre 1670, da papa Clemente X il 12 aprile 1671.[6] Nella stessa cerimonia vennero proclamati santi anche Rosa da Lima, Luigi Bertrando, Francesco Borgia e Filippo Benizi.

La sua memoria liturgica è fissata al 7 agosto e nel 1673 la sua festa venne estesa alla Chiesa universale.[6]
È invocato come il "Santo della Provvidenza". In occasione del IV centenario della sua nascita papa Pio XII sintetizzò la sua spiritualità definendolo «...acceso apostolo del divino Amore e campione insigne dell'umana carità».[5]


AMDG et BVM




sabato 6 agosto 2011

Ecco la Via della Luce ...o di Barnaba


La via della luce


Indicazioni per trovarla:

<<Ama chi ti ha creato e temi chi ti ha plasmato.
Glorifica chi ti ha redento dalla morte.
Odia tutto ciò che dispiace a Dio.
Disprezza ogni ipocrisia:
      “Lingua doppia, laccio di morte”.
Meglio tacere che parlar precipitoso.
Non abbandonare i comandamenti del Signore.
Non esaltarti mai, ma sii umile in tutte le cose.
Non disinteressarti dei figli, ma insegna loro
     il santo timor di Dio fin dall’infanzia.
Ama il prossimo tuo più della tua vita.
Non essere avaro, né insaziabile.
Frequenta persone umili e giuste.
Qualunque cosa ti accada prendila in bene
     sapendo che nulla avviene che Dio non voglia.
Ama come pupilla degli occhi chi ti dice la parola di Dio.
Massimo impegno nel mantenerti casto.
Giorno e notte, sempre, ricorda il giudizio finale
    e sospira il Paradiso.
Medita assiduamente come salvare 
     un’anima sia pure con una parola.
Odia il male, giudica con giustizia,
     evita dissidi, porta la pace.
Confessa umilmente i tuoi peccati,
     e prega sempre con coscienza pura.

Questa è la via della luce.>>

(San Barnaba)

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La fornace ardente del Suo Cuore di Mamma


Consacrandoci al Cuore Immacolato di Maria, la Mamma Celeste prende il nostro cuore nelle sue mani e lo depone dentro la fornace ardente del suo Cuore di Mamma e l’introduce nel profondo del Cuore divino del suo figlio Gesù.

ELLA ci dice:

<<Guardate a questo Cuore: è stato trafitto per voi!
Entrate nella ferita del Cuore di Gesù e lasciatevi ogni giorno trasformare dal fuoco ardente della Sua divina carità.

Questo Cuore è un mare di amore infinito e raccoglie ogni umana debolezza, brucia ogni peccato, chiama ad una sempre maggiore carità, perché l’Amore deve essere amato ed ogni dono domanda una sua risposta.

Qui dentro, come l’oro nel crogiuolo, i vostri cuori vengono continuamente trasformati dalla fiamma di un’ardente carità, ed allora diventate sempre più docili, umili, miti, misericordiosi, buoni, piccoli, puri.

 

Ecco, formati
nel mare infinito del divino Amore,
nascono i vostri cuori nuovi e gli spiriti nuovi,
perché possiate essere testimoni di amore,
portare dappertutto l’amore
e diventare così voi stessi
spiriti di gioia e di consolazione per tutti>>

6.1986



Ven Espíritu Santo, ven por medio de la poderosa intercesión del Corazón Inmaculado de María, tu amadísima Esposa
MARÍA PUEDE SER LLAMADA 
DESPUÉS DE CRISTO 
LA PRIMOGÉNITA DEL PADRE




http://www.virgendegarabandal.net/MISTRABAJOS/HOMBRE%20DIOS%20W/1index.htm


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