lunedì 18 luglio 2011

"Neppure una virgola tralasciate"




03.07.11


La Mamma parla agli eletti



Figli cari e tanto amati, vivete ogni giorno come se fosse l’ultimo della vostra vita, vivetelo pensando all’eternità. Non sprecate un solo giorno in vanità e stoltezze, capite che ciò che avete perso mai più potete recuperarlo

Dio vi vuole dare tutto non solo alla fine, nel Paradiso, ma anche un anticipo sulla terra. Volete, figli del mondo, un anticipo di Paradiso sulla terra? Fate con gioia la Volontà di Dio, fate le scelte secondo il Suo Cuore. 

Prima di ogni scelta dite: “Piace a Gesù ciò che mi accingo a fare?” Se il cuore risponde sì, fatelo, ma se esso non dà questa risposta, rinunciate. 

Figli amati, sempre è stato molto importante fare delle buone scelte, ma nel presente esse sono più che mai significative

Figli cari, Dio sia al primo posto nella vostra vita, sia nel pensiero, nel sentimento, nel palpito dell’anima, non mettete nulla al di sopra, ma ogni cosa al di sotto. 

Figli amati, in questi anni vi ho ripetuto sempre le stesse cose, come fa il maestro che insiste su ciò che è importante sapere. Non pensate che Mi sia stancata, la Madre del Cielo non si stanca mai di aiutare i figli perché è Immenso l’Amore che ha per ognuno di loro.

 Figli cari, siate docili ed obbedienti a Dio per avere tutto, non pensate ad altro che a fare ciò che a Dio è gradito.

 

Il Cuore meraviglioso di Mio Figlio vuole ciascuno di voi, non c’è per Lui distinzione di razza o colore di pelle, tutti siete immensamente amati e creati per Amore. 

Figli cari, Dio ha voluto espandere il Suo Amore su di voi e vuole continuare a farlo, ma spesso vi vedo chiusi al Suo fiume d’Amore, non volete accoglierlo. 

Non sia più così, con Gesù la vita diviene un volo piano e soave verso un’eternità felice, ma senza di Lui, figli amati, la vita diviene un duro calvario che si conclude con la più grande rovina. Figli del mondo, le Leggi di Dio sono scritte a lettere di fuoco indelebili nel vostro cuore: seguitele tutte, chi ne tralascia solo una è come se le tralasciasse tutte. 

Capite bene le Mie Parole, neppure una virgola tralasciate. 

La Madre del Cielo è con voi, in modo speciale, perché nel mondo sono presenti grandi pericoli più che nel passato. 

Figli cari, vi voglio salvare tutti, proprio tutti. 

Venite a Me, le Mie Braccia aperte vogliono accogliervi perché siate felici. 

Vi conduco ad uno ad uno al Mio Gesù, vi orno per essere degni di comparire al Suo Cospetto, come faceva la madre della terra quando vi preparava per una festa. Figli amati, lasciatevi preparare, ornare, curare, questo voglio fare per tutti voi, per ciascuno di voi.


Mi dice la piccola figlia: 

“Madre cara, vogliamo essere belli, ornati, pronti per comparire davanti a Gesù Che desideriamo adorare giorno e notte fino all’ultimo giorno della nostra vita terrena, per poi continuare a farlo con Te, Dolce Tesoro, nell’eternità.”

Figli amati, questo è il più bel desiderio che Mi riempie il Cuore di viva Gioia.
Insieme adoriamo, adoriamo, adoriamo! Vi amo tutti.
Ti amo, angelo Mio.

                                                                                              Maria Santissima



Opera scritta dalla Divina Sapienza per gli eletti degli ultimi tempi



AMDG et BVM

domenica 17 luglio 2011

"Sta per giungere a noi il Grande Giorno del Signore"

"I giusti splenderanno come il sole"
Quando tutta la creazione
liberata dalla schiavitù del peccato e della morte,
conoscerà lo splendore di un secondo Paradiso terrestre,
in cui DIO dimorerà con noi,
asciugherà ogni lacrima,
non vi sarà più giorno né notte,
perché le cose di prima sono passate
e nostra luce sarà quella dell'Agnello e
della nuova Gerusalemme
discesa dal cielo sulla terra,
pronta come una Sposa per il suo Sposo?

QUANDO?

Sarà quando l'immenso dolore 
di questi ultimi tempi
avrà preparato la nascita di 
UNA NUOVA ERA,
dei tempi nuovi,
in cui GESU' verrà nello splendore
della sua gloria
ed instaurerà il suo Regno nel mondo. 

COR JESU ADVENIAT REGNUM TUUM PER MARIAM


AMDG et BVM


sabato 16 luglio 2011

VERGINE DEL CARMELO PRESERVACI DAL FUOCO DELL'INFERNO

File:Virgen del Carmen.JPG

Aiutaci, Vergine SS.ma, a salire con Te la "santa montagna"
che è Gesù Cristo.
Innamoraci della Sua Sapienza e della bellezza del suo Vangelo.
Dilata e plasma il nostro cuore secondo il Cuore di Gesù...
Col Tuo materno aiuto diverremo forte presenza di Gesù
per condurre tutti alla salvezza, nella quale sta
il trionfo del Tuo Cuore Immacolato 

*
O GESU' MIO 
perdona le nostre colpe 
preservaci dal fuoco dell'inferno...

VALENTIA Y ESPERANZA


10 RECETAS DE “LA VIRGEN DEL CARMEN” PARA
SUS HIJOS MARINEROS




1.  Cuando surjan escollos en  el camino; busca la FORTALEZA.
María mediará entre tu debilidad y la energía que te vendrá de
Dios. Te dará el remo de la valentía.


2.  Cuando las dudas se hagan presentes; recoge un aliento
ESPIRITUAL. María mediará entre tus noches sin fin y el clarear
con el que Dios te saludará. Te dará el remo del optimismo.


3.  Cuando tu corazón se encuentre dividido entre lo bueno y lo
malo; cocina una buena ración de UNIDAD. María te
proporcionará esa complicidad que existe entre Dios, el Hijo y el
Espíritu. Te dará el remo del discernimiento.


4.  Cuando los misterios te resulten demasiado invisibles; NO DES
VUELTA CON LA CUCHARA DE LOS INTERROGANTES. María te
enseñará el remo de las promesas que Dios cumple.


5.  Cuando sientas la soledad como el mayor enemigo de tu
fidelidad; BUSCA entre los pucheros de tu vida pasada. María te
hará gozar con el remo de los buenos recuerdos.


6.  Cuando salga a tu encuentro el dolor interminable y el precipicio
sin fondo; AGARRATE al tronco de la confianza.  María te
acercará el remo de la esperanza.


7.  Cuando sientas tentación de cerrarte en tus cosas; DESTAPA el
recipiente del compañerismo. María te descubrirá la grandeza de
ser Iglesia. Te dará el remo de la oración.


8.  Cuando veas que la alegría invade toda tu existencia; ECHA UN
POCO DE AZUCAR a los guisos de tus palabras y de tus obras.
María te dará el remo del agradecimiento.


9.  Cuando creas que todo puede morir y camines como quien ha
perdido la ilusión por seguir; ENCIENDE EL FUEGO DE LA
ORACION. María te dará el remo de la meditación.


10.Cuando pienses que el trabajo es mayor que tus cualidades, el
dolor insoportable, el futuro incierto, la fe débil,  tu vida
mediocre……SIRVELE A DIOS TODO ESO EN BANDEJA. María te
recordará que, no vale tanto lo que se hace, cuanto el corazón que
se pone en las cosas de Dios.

   J.Leoz 2006


AMDG et BVM

venerdì 15 luglio 2011

San Bonaventura da Bagnoregio (1217-1274)



San Bonaventura da Bagnoregio
(1217-1274)


BENEDETTO XVI
UDIENZA GENERALE
Aula Paolo VI
Mercoledì, 3 marzo 2010
 
 [Video]

San Bonaventura
Cari fratelli e sorelle,

quest’oggi vorrei parlare di san Bonaventura da Bagnoregio. Vi confido che, nel proporvi questo argomento, avverto una certa nostalgia, perché ripenso alle ricerche che, da giovane studioso, ho condotto proprio su questo autore, a me particolarmente caro. La sua conoscenza ha inciso non poco nella mia formazione. Con molta gioia qualche mese fa mi sono recato in pellegrinaggio al suo luogo natio, Bagnoregio, una cittadina italiana, nel Lazio, che ne custodisce con venerazione la memoria.

Nato probabilmente nel 1217 e morto nel 1274, egli visse nel XIII secolo, un’epoca in cui la fede cristiana, penetrata profondamente nella cultura e nella società dell’Europa, ispirò imperiture opere nel campo della letteratura, delle arti visive, della filosofia e della teologia. Tra le grandi figure cristiane che contribuirono alla composizione di questa armonia tra fede e cultura si staglia appunto Bonaventura, uomo di azione e di contemplazione, di profonda pietà e di prudenza nel governo.

Si chiamava Giovanni da Fidanza. Un episodio che accadde quando era ancora ragazzo segnò profondamente la sua vita, come egli stesso racconta. Era stato colpito da una grave malattia e neppure suo padre, che era medico, sperava ormai di salvarlo dalla morte. Sua madre, allora, ricorse all’intercessione di san Francesco d’Assisi, da poco canonizzato. E Giovanni guarì.
L'Immacolata tra i Santi
Antonio, Bonaventura e Francesco

La figura del Poverello di Assisi gli divenne ancora più familiare qualche anno dopo, quando si trovava a Parigi, dove si era recato per i suoi studi. Aveva ottenuto il diploma di Maestro d’Arti, che potremmo paragonare a quello di un prestigioso Liceo dei nostri tempi. A quel punto, come tanti giovani del passato e anche di oggi, Giovanni si pose una domanda cruciale: “Che cosa devo fare della mia vita?”. Affascinato dalla testimonianza di fervore e radicalità evangelica dei Frati Minori, che erano giunti a Parigi nel 1219, Giovanni bussò alle porte del Convento francescano di quella città, e chiese di essere accolto nella grande famiglia dei discepoli di san Francesco. Molti anni dopo, egli spiegò le ragioni della sua scelta: in san Francesco e nel movimento da lui iniziato ravvisava l’azione di Cristo. Scriveva così in una lettera indirizzata ad un altro frate: “Confesso davanti a Dio che la ragione che mi ha fatto amare di più la vita del beato Francesco è che essa assomiglia agli inizi e alla crescita della Chiesa. La Chiesa cominciò con semplici pescatori, e si arricchì in seguito di dottori molto illustri e sapienti; la religione del beato Francesco non è stata stabilita dalla prudenza degli uomini, ma da Cristo” (Epistula de tribus quaestionibus ad magistrum innominatum, in Opere di San Bonaventura. Introduzione generale, Roma 1990, p. 29).


Pertanto, intorno all’anno 1243 Giovanni vestì il saio francescano e assunse il nome di Bonaventura. Venne subito indirizzato agli studi, e frequentò la Facoltà di Teologia dell’Università di Parigi, seguendo un insieme di corsi molto impegnativi. Conseguì i vari titoli richiesti dalla carriera accademica, quelli di “baccelliere biblico” e di “baccelliere sentenziario”. Così Bonaventura studiò a fondo la Sacra Scrittura, le Sentenze di Pietro Lombardo, il manuale di teologia di quel tempo, e i più importanti autori di teologia e, a contatto con i maestri e gli studenti che affluivano a Parigi da tutta l’Europa, maturò una propria riflessione personale e una sensibilità spirituale di grande valore che, nel corso degli anni successivi, seppe trasfondere nelle sue opere e nei suoi sermoni, diventando così uno dei teologi più importanti della storia della Chiesa. È significativo ricordare il titolo della tesi che egli difese per essere abilitato all’insegnamento della teologia, la licentia ubique docendi, come si diceva allora. La sua dissertazione aveva come titolo Questioni sulla conoscenza di Cristo. Questo argomento mostra il ruolo centrale che Cristo ebbe sempre nella vita e nell’insegnamento di Bonaventura. Possiamo dire senz’altro che tutto il suo pensiero fu profondamente cristocentrico.
In quegli anni a Parigi, la città di adozione di Bonaventura, divampava una violenta polemica contro i Frati Minori di san Francesco d’Assisi e i Frati Predicatori di san Domenico di Guzman. Si contestava il loro diritto di insegnare nell’Università, e si metteva in dubbio persino l’autenticità della loro vita consacrata. Certamente, i cambiamenti introdotti dagli Ordini Mendicanti nel modo di intendere la vita religiosa, di cui ho parlato nelle catechesi precedenti, erano talmente innovativi che non tutti riuscivano a comprenderli. Si aggiungevano poi, come qualche volta accade anche tra persone sinceramente religiose, motivi di debolezza umana, come l’invidia e la gelosia. Bonaventura, anche se circondato dall’opposizione degli altri maestri universitari, aveva già iniziato a insegnare presso la cattedra di teologia dei Francescani e, per rispondere a chi contestava gli Ordini Mendicanti, compose uno scritto intitolato La perfezione evangelica. In questo scritto dimostra come gli Ordini Mendicanti, in specie i Frati Minori, praticando i voti di povertà, di castità e di obbedienza, seguivano i consigli del Vangelo stesso. Al di là di queste circostanze storiche, l’insegnamento fornito da Bonaventura in questa sua opera e nella sua vita rimane sempre attuale: la Chiesa è resa più luminosa e bella dalla fedeltà alla vocazione di quei suoi figli e di quelle sue figlie che non solo mettono in pratica i precetti evangelici ma, per la grazia di Dio, sono chiamati ad osservarne i consigli e testimoniano così, con il loro stile di vita povero, casto e obbediente, che il Vangelo è sorgente di gioia e di perfezione.

Il conflitto fu acquietato, almeno per un certo tempo, e, per intervento personale del Papa Alessandro IV, nel 1257, Bonaventura fu riconosciuto ufficialmente come dottore e maestro dell’Università parigina. Tuttavia egli dovette rinunciare a questo prestigioso incarico, perché in quello stesso anno il Capitolo generale dell’Ordine lo elesse Ministro generale.

Svolse questo incarico per diciassette anni con saggezza e dedizione, visitando le province, scrivendo ai fratelli, intervenendo talvolta con una certa severità per eliminare abusi. Quando Bonaventura iniziò questo servizio, l’Ordine dei Frati Minori si era sviluppato in modo prodigioso: erano più di 30.000 i Frati sparsi in tutto l’Occidente con presenze missionarie nell’Africa del Nord, in Medio Oriente, e anche a Pechino. Occorreva consolidare questa espansione e soprattutto conferirle, in piena fedeltà al carisma di Francesco, unità di azione e di spirito. Infatti, tra i seguaci del santo di Assisi si registravano diversi modi di interpretarne il messaggio ed esisteva realmente il rischio di una frattura interna. Per evitare questo pericolo, il Capitolo generale dell’Ordine a Narbona, nel 1260, accettò e ratificò un testo proposto da Bonaventura, in cui si raccoglievano e si unificavano le norme che regolavano la vita quotidiana dei Frati minori. Bonaventura intuiva, tuttavia, che le disposizioni legislative, per quanto ispirate a saggezza e moderazione, non erano sufficienti ad assicurare la comunione dello spirito e dei cuori. Bisognava condividere gli stessi ideali e le stesse motivazioni. Per questo motivo, Bonaventura volle presentare l’autentico carisma di Francesco, la sua vita ed il suo insegnamento. Raccolse, perciò, con grande zelo documenti riguardanti il Poverello e ascoltò con attenzione i ricordi di coloro che avevano conosciuto direttamente Francesco. Ne nacque una biografia, storicamente ben fondata, del santo di Assisi, intitolata Legenda Maior, redatta anche in forma più succinta, e chiamata perciò Legenda minor. La parola latina, a differenza di quella italiana, non indica un frutto della fantasia, ma, al contrario, “Legenda” significa un testo autorevole, “da leggersi” ufficialmente. Infatti, il Capitolo generale dei Frati Minori del 1263, riunitosi a Pisa, riconobbe nella biografia di san Bonaventura il ritratto più fedele del Fondatore e questa divenne, così, la biografia ufficiale del Santo.

Qual è l’immagine di san Francesco che emerge dal cuore e dalla penna del suo figlio devoto e successore, san Bonaventura? 

Il punto essenziale: Francesco è un alter Christus, un uomo che ha cercato appassionatamente Cristo. Nell’amore che spinge all’imitazione, egli si è conformato interamente a Lui. Bonaventura additava questo ideale vivo a tutti i seguaci di Francesco. Questo ideale, valido per ogni cristiano, ieri, oggi, sempre, è stato indicato come programma anche per la Chiesa del Terzo Millennio dal mio Predecessore, il Venerabile, ora beato Giovanni Paolo II. Tale programma, egli scriveva nella Lettera Novo Millennio ineunte, si incentra “in Cristo stesso, da conoscere, amare, imitare, per vivere in lui la vita trinitaria, e trasformare con lui la storia fino al suo compimento nella Gerusalemme celeste” (n. 29).

Nel 1273 la vita di san Bonaventura conobbe un altro cambiamento. Il Papa Gregorio X lo volle consacrare Vescovo e nominare Cardinale. Gli chiese anche di preparare un importantissimo evento ecclesiale: il II Concilio Ecumenico di Lione, che aveva come scopo il ristabilimento della comunione tra la Chiesa Latina e quella Greca. Egli si dedicò a questo compito con diligenza, ma non riuscì a vedere la conclusione di quell’assise ecumenica, perché morì durante il suo svolgimento. Un anonimo notaio pontificio compose un elogio di Bonaventura, che ci offre un ritratto conclusivo di questo grande santo ed eccellente teologo: “Uomo buono, affabile, pio e misericordioso, colmo di virtù, amato da Dio e dagli uomini... Dio infatti gli aveva donato una tale grazia, che tutti coloro che lo vedevano erano pervasi da un amore che il cuore non poteva celare” (cfr J.G. Bougerol, Bonaventura, in A. Vauchez (a cura), Storia dei santi e della santità cristiana. Vol. VI. L’epoca del rinnovamento evangelico, Milano 1991, p. 91).
Raccogliamo l’eredità di questo santo Dottore della Chiesa, che ci ricorda il senso della nostra vita con le seguenti parole: “Sulla terra… possiamo contemplare l’immensità divina mediante il ragionamento e l’ammirazione; nella patria celeste, invece, mediante la visione, quando saremo fatti simili a Dio, e mediante l’estasi ... entreremo nel gaudio di Dio” (La conoscenza di Cristo, q. 6, conclusione, in Opere di San Bonaventura. Opuscoli Teologici /1, Roma 1993, p. 187).

http://www.vatican.va/news_services/liturgy/photogallery/2009/20090906/index.html


AMDG et BVM