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lunedì 10 novembre 2014

"Jesús, dame los Dones que necesito para permanecer fiel a Ti."

29 oct 2014 Yo derramo grandes Gracias sobre Mis Seguidores, en estos tiempos

07.11.2014 01:59
Miércoles 29 de Octubre de 2014 a las 15:00 hrs.


Mi muy querida y bienamada hija, Yo derramo grandes Gracias sobre Mis Seguidores en este, un tiempo en el que ellos más las necesitan.
Las Gracias que Yo derramo/vierto sobre vosotros, Mis seguidores, incluyen el Don del Discernimiento para haceros capaces de ver el engaño que arruina al mundo entero. También os concedo el Don de la Perseverancia, para que os levantéis contra Mis adversarios y continuéis luchando el combate para que el Cristianismo sobreviva. Os doy también el Don de la Paciencia, para que seáis capaces de continuar diciendo la Verdad, cuando tengáis que escuchar las falsedades, que serán proferidas por aquellos seguidores Míos, quienes serán conducidos al error por Mis enemigos.
Finalmente, os doy el Don del Amor, y, cuando Yo os llene con este Don, vosotros seréis capaces de erradicar el mal a través de vuestras palabras, hechos y acciones. El Amor para Mí, significa que amaréis aún a vuestros enemigos y, por medio de este Don, destruiréis el odio.
Id y aceptad Mis Dones. Todo lo que tenéis que hacer, es decirme:
"Jesús, dame los Dones que necesito para permanecer fiel a Ti."
Vuestro amado Jesús


Leer más: http://www.elgranaviso-mensajes.com/news/a29-oct-2014-yo-derramo-grandes-gracias-sobre-mis-seguidores-en-estos-tiempos/

domenica 8 settembre 2013

LE CONDIZIONI PER SEGUIRE GESU' . San Luca, 14, 25-33; // 8 sett. 2013: XXIII Domenica T.O. Anno C //


...Gesù chiede a bruciapelo: «Perché intorno a Me vi pigiate? Ditelo. Avete rabbi noti e sapienti, benvisti da tutti. Io sono l'Ignoto e il Malvisto. Perché allora venite a Me?».
«Perché ti amiamo», dicono alcuni, ed altri: «Perché hai parole diverse dagli altri», ed altri ancora: «Per vedere i tuoi miracoli», e: «Perché di Te abbiamo sentito parlare», e: «Perché Tu solo hai parole di vita
eterna e opere corrispondenti alle parole», e infine: «Perché vogliamo unirci ai tuoi discepoli».


Gesù guarda la gente man mano che parla, quasi volesse trafiggerla con lo sguardo per leggerne le più occulte sensazioni; e qualcuno, non resistendo a quello sguardo, si allontana o, quanto meno, si nasconde
dietro a una colonna o a gente più alta di lui.


Gesù riprende: «Ma sapete voi cosa vuol dire e vuole essere venire dietro a Me? Io rispondo a queste sole parole, perché non merita risposta la curiosità e perché chi ha fame delle mie parole è, di conseguenza, di Me amante e desideroso di unirsi a Me. Perciò, fra chi ha parlato, vi sono due gruppi: i curiosi che trascuro, i volonterosi che ammaestro senza inganno sulla severità di questa vocazione. 

Venire a Me come discepolo vuol dire rinuncia di tutti gli amori a un solo amore: il mio. Amore egoista verso se stessi, amore colpevole verso le ricchezze o il senso o la potenza, amore onesto verso la sposa, santo verso la madre, il padre, amore amabile dei e ai figli e fratelli, tutto deve cedere al mio amore se si vuole essere miei. In verità vi dico che più liberi di uccelli spazianti nei cieli devono essere i miei discepoli, più liberi dei venti che scorrono i firmamenti senza che nessuno li trattenga, nessuno e nessuna cosa. Liberi, senza catene pesanti, senza lacci d'amore materiale, senza neppure le ragnatele sottili delle più lievi barriere. 

Lo spirito è come una delicata farfalla serrata dentro al bozzolo pesante della carne, e può appesantirne il volo, o arrestarlo del tutto, anche l'iridescente e impalpabile tela di un ragno: il ragno della sensibilità, della ingenerosità nel sacrificio. Io voglio tutto, senza riserve. Lo spirito abbisogna di questa libertà di dare, di questa generosità di dare, per poter esser certo di non essere impigliato nella ragnatela delle affezioni, consuetudini, riflessioni, paure, tese come tanti fili da quel ragno mostruoso che è Satana, rapinatore di anime. 

Se uno vuol venire a Me e non odia santamente suo padre, sua madre, sua moglie, i suoi figli, i suoi fratelli e le sue sorelle, e persino la sua vita, non può esser mio discepolo. Ho detto "odia santamente". Voi in cuor vostro dite: "L'odio, Egli lo insegna, non è mai santo. Perciò Egli si contraddice". No. Non mi contraddico. Io dico di odiare la pesantezza dell'amore, la passionalità carnale dell'amore al padre e madre, e sposa e figli, e fratelli e sorelle, e alla stessa vita, ma anzi ordino di amare, con la libertà leggera che è propria degli spiriti, i parenti e la vita.

Amateli in Dio e per Dio, non posponendo mai Dio a loro, occupandovi e preoccupandovi di portarli dove il discepolo è giunto, ossia a Dio Verità. Così amerete santamente i parenti e Dio, conciliando i due amori e
facendo dei legami di sangue non peso ma ala, non colpa ma giustizia.
Anche la vostra vita dovete esser pronti a odiare per seguire Me. Odia la sua vita colui che, senza paura di perderla o di renderla umanamente triste, la fa servire a Me. Ma non è che una apparenza di odio. 

Un sentimento erroneamente detto "odio" dal pensiero dell'uomo che non sa elevarsi, dell'uomo tutto terrestre, di poco superiore al bruto. In realtà questo apparente odio, che è il negare le soddisfazioni sensuali alla
esistenza per dare una sempre più vasta vita allo spirito, è amore. Amore è, e del più alto che esista, del più benedetto. Questo negarsi le basse soddisfazioni, questo interdirsi la sensualità degli affetti, questo procurarsi rimproveri e commenti ingiusti, questo rischiare punizioni, ripudi, maledizioni e forse anche persecuzioni, è una sequela di pene. Ma occorre abbracciarle e imporsele come una croce, un patibolo sul quale si espia ogni passata colpa per andare giustificati a Dio, e dal quale si ottiene ogni grazia, vera, potente, santa grazia di Dio per coloro che noi amiamo.

Chi non porta la sua croce e non viene dietro a Me, chi non sa fare questo, non può essere mio discepolo.

Pensateci dunque molto, molto, voi che dite: "Siamo venuti perché vogliamo unirci ai tuoi discepoli". Non è vergogna ma sapienza pesarsi, giudicarsi e confessare, a se stessi e agli altri: "Io non ho stoffa di discepolo".

E che? I pagani hanno a base di un loro insegnamento la necessità di "conoscere se stessi"; e voi israeliti, per conquistare il Cielo, non lo sapreste fare? Perché, ricordatevelo sempre, beati quelli che verranno a Me. Ma piuttosto che venire per poi tradire Me e Colui che mi ha mandato, meglio è non venire affatto e rimanere ifigli della Legge come fin qui foste. Guai a coloro che, avendo detto: "Vengo", portano poi danno al Cristo essendo i traditori dell'idea cristiana, gli scandalizzatori dei piccoli, dei buoni! Guai a loro! Eppure vi saranno, e sempre vi saranno! Imitate perciò colui che vuole edificare una torre. Prima calcola attentamente la spesa necessaria e fa i conti del suo denaro per vedere se ha di che portarla a termine, perché, terminate le fondamenta, non debba sospendere i lavori non avendo più denaro. In questo caso perderebbe anche quanto aveva prima, rimanendo senza torre e senza talenti, e in cambio si attirerebbe le beffe del popolo che direbbe:

"Costui ha cominciato a fabbricare senza poter finire. Ora può empirsi lo stomaco delle rovine della sua incompiuta fabbrica. Imitate ancora i re della Terra, facendo servire i poveri avvenimenti del mondo a
insegnamento soprannaturale. Costoro, quando vogliono muovere guerra ad un altro re, esaminano con calma e attenzione ogni cosa, il pro e il contro, meditano se l'utile della conquista valga il sacrificio delle vite
dei sudditi, studiano se è possibile conquistare quel luogo, se le loro milizie, inferiori della metà a quelle del rivale, anche se più combattive, possono vincere; e giustamente pensando che è improbabile che diecimila
vincano ventimila, prima che avvenga lo scontro mandano incontro al rivale una ambasceria con ricchi doni e, ammansendo il rivale, già insospettito dalle mosse militari dell'altro, lo disarmano con prove di amicizia, ne annullano i sospetti e fanno con esso trattato di pace, in verità sempre più vantaggioso, tanto umanamente che spiritualmente, di una guerra.

Così dovete fare voi prima di iniziare la nuova vita e di schierarvi contro il mondo. Perché questo è essere miei discepoli: andare contro la turbinosa e violenta corrente del mondo, della carne, di Satana. E, se non
sentite in voi il coraggio di rinunciare a tutto per amor mio, non venite a Me perché non potete essere miei discepoli».


«Va bene. Ciò che Tu dici è vero», ammette uno scriba che si è mescolato al gruppo.
«Ma se ci spogliamo di tutto, con che ti serviamo poi? La Legge ha dei comandi che sono come monete che Dio dà all'uomo perché usandole si compri la vita eterna. Tu dici: "Rinunciate a tutto" e accenni il padre, la
madre, le ricchezze, gli onori. Dio ha pur dato queste cose e ci ha detto, per bocca di Mosè, di usarle con santità per apparire giusti agli occhi di Dio. Se Tu ci levi tutto, che ci dài?».
«Il vero amore, l'ho detto, o rabbi. Vi do la mia dottrina che non leva un iota alla antica Legge, ma anzi la perfeziona».

«Allora tutti siamo discepoli uguali, perché tutti abbiamo le stesse cose».
«Tutti le abbiamo secondo la Legge mosaica. Non tutti secondo la Legge perfezionata da Me secondo l'Amore. Ma non tutti raggiungono, nella stessa, la stessa somma di meriti. Anche fra i miei stessi discepoli
non tutti giungeranno ad avere somma di meriti in uguale misura, e alcuno fra essi non solo non avrà somma ma perderà anche l'unica sua moneta: la sua anima».

«Come? A chi più è dato più resterà. I tuoi discepoli, meglio i tuoi apostoli, ti seguono nella tua missione e sono al corrente dei tuoi modi, hanno avuto moltissimo; molto hanno avuto i discepoli effettivi, meno i discepoli solo di nome, nulla quelli che, come me, non ti ascoltano che per accidente. E ovvio che moltissimo avranno in Cielo gli apostoli, molto i discepoli effettivi, meno i discepoli di nome, nulla quelli che sono come me».

«Umanamente è ovvio, e male anche umanamente. Perché non tutti sono capaci di far fruttare i beni avuti.

Odi questa parabola e perdona se troppo a lungo qui insegno. Ma Io sono la rondine di passaggio, e non sosto che per poco nella Casa del Padre, essendo venuto per tutto il mondo e non volendo, questo piccolo mondo
che è il Tempio di Gerusalemme, permettermi di raccogliere il volo e rimanere là dove la gloria del Signore mi chiama».

«Perché dici così?».
«Perché è verità». Lo scriba si guarda intorno e poi china la testa. Che sia verità lo vede scritto su troppi volti di sinedristi, rabbi e farisei che sono andati sempre più ingrossando l'assembramento che è intorno a Gesù.
Volti verdi di bile o porpurei d'ira, sguardi che equivalgono a parole di maledizione e a sputi di veleno, rancore che lievita da ogni parte, desiderio di malmenare il Cristo, che resta desiderio solo per paura dei
molti che circondano il Maestro con devozione e che sono pronti a tutto per difenderlo, paura forse anche di punizioni da parte di Roma che ha benignità verso il mite Maestro galileo. (281, Maria Valtorta)




sabato 23 marzo 2013

COSI' E'




 primo Papa che bacia pubblicamente un Capo di Stato. 



 in abito piano (prima volta nella storia).
 Il Principe Felipe in uniforme.
 in Santa Marta: niente zucchetto, niente pellegrina.
 l'omelia della messa di intronizzazione, senza  la mitria. Un unicum.
 Munus regendi, munus docendi, munus sanctificandi. 
Reggere, insegnare, santificare. 
Governo. Dottrina. Sacramenti.
Mozzetta, rocchetto, stola e croce pettorale. C'era la cortina di ferro e la società era più povera.
Un Papa mite ed umile riceve l'omaggio di tutti i cardinali con una mitria preziosa.
Benedetto XVI, venerdì santo - totalmente prostrato dinanzi al Signore

Lettera al fratello Severo capo-famiglia - Vaticano, 3 dicembre 1961:
 ... Questo è e sarà uno dei titoli di onore più belli e più apprezzati di papa Giovanni, e della sua famiglia Roncalli. Alla mia morte non mi mancherà l'elogio che fece tanto onore alla santità di Pio X: nato povero e morto povero. "
Carcerati in ginocchio alla presenza del Papa che va ad abbracciarli

Paolo VI benedice un infermo a Gerusalemme
Paolo VI al Bambin Gesù con Mozzetta, rocchetto e stola.
Giovanni Paolo II abbraccia un bambino.
Benedetto XVI con il Saturno in campagnola (scoperta) - non papamobile - saluta i fedeli.
Benedetto XVI abbraccia un infermo.
Benedetto XVI abbraccia i bambini.
Così deve essere, così deve mostrarsi. "...miserere nostri, Domine, miserere nostri, quia multum repleti sumus despectione, quia multum repleta est anima nostra obprobrium abundantibus et despectio superbis" (Sal 122)

sabato 16 luglio 2011

VALENTIA Y ESPERANZA


10 RECETAS DE “LA VIRGEN DEL CARMEN” PARA
SUS HIJOS MARINEROS




1.  Cuando surjan escollos en  el camino; busca la FORTALEZA.
María mediará entre tu debilidad y la energía que te vendrá de
Dios. Te dará el remo de la valentía.


2.  Cuando las dudas se hagan presentes; recoge un aliento
ESPIRITUAL. María mediará entre tus noches sin fin y el clarear
con el que Dios te saludará. Te dará el remo del optimismo.


3.  Cuando tu corazón se encuentre dividido entre lo bueno y lo
malo; cocina una buena ración de UNIDAD. María te
proporcionará esa complicidad que existe entre Dios, el Hijo y el
Espíritu. Te dará el remo del discernimiento.


4.  Cuando los misterios te resulten demasiado invisibles; NO DES
VUELTA CON LA CUCHARA DE LOS INTERROGANTES. María te
enseñará el remo de las promesas que Dios cumple.


5.  Cuando sientas la soledad como el mayor enemigo de tu
fidelidad; BUSCA entre los pucheros de tu vida pasada. María te
hará gozar con el remo de los buenos recuerdos.


6.  Cuando salga a tu encuentro el dolor interminable y el precipicio
sin fondo; AGARRATE al tronco de la confianza.  María te
acercará el remo de la esperanza.


7.  Cuando sientas tentación de cerrarte en tus cosas; DESTAPA el
recipiente del compañerismo. María te descubrirá la grandeza de
ser Iglesia. Te dará el remo de la oración.


8.  Cuando veas que la alegría invade toda tu existencia; ECHA UN
POCO DE AZUCAR a los guisos de tus palabras y de tus obras.
María te dará el remo del agradecimiento.


9.  Cuando creas que todo puede morir y camines como quien ha
perdido la ilusión por seguir; ENCIENDE EL FUEGO DE LA
ORACION. María te dará el remo de la meditación.


10.Cuando pienses que el trabajo es mayor que tus cualidades, el
dolor insoportable, el futuro incierto, la fe débil,  tu vida
mediocre……SIRVELE A DIOS TODO ESO EN BANDEJA. María te
recordará que, no vale tanto lo que se hace, cuanto el corazón que
se pone en las cosas de Dios.

   J.Leoz 2006


AMDG et BVM