domenica 10 luglio 2011

"E' NECESSARIO TORNARE AL CONFESSIONALE"

Commento del cardinale Piacenza al Sussidio della Congregazione per il Clero per Confessori e Direttori spirituali (Radio Vaticana)

A circa quattro mesi dalla sua pubblicazione, il cardinale Mauro Piacenza, Prefetto della Congregazione per il Clero, fa il punto sul sussidio per Confessori e Direttori spirituali sul ministero della penitenza e della riconciliazione, nella prospettiva della santità cristiana. Il documento - inviato a tutte le Conferenze episcopali del mondo – offre orientamenti pratici: dal mondo di suscitare le disposizioni adatte nel penitente, all’esame di coscienza per i sacerdoti e per la confessione dei sacerdoti stessi. Roberto Piermarini ha chiesto al cardinale Piacenza quali sono gli scopi di questo documento: R. – Le rispondo prima di tutto con un’espressione di Sua Santità, quando ha parlato ai partecipanti al 21.mo Corso sul “foro interno”, organizzato dalla Penitenzieria Apostolica nel marzo scorso, quando disse: è necessario tornare al confessionale, come luogo nel quale celebrare il sacramento della riconciliazione, ma anche come luogo in cui abitare più spesso, perché il fedele possa trovare misericordia, consiglio, conforto, sentirsi amato e compreso da Dio e sperimentare la presenza della misericordia di Dio accanto alla presenza reale nell’Eucaristia. Mi pare che da queste parole del Santo Padre, con le quali si rivolgeva ai confessori, si evinca l’importanza e la conseguente urgenza apostolica di riscoprire il sacramento della riconciliazione sia da parte dei sacerdoti sia come penitenti - quindi usufruendone i sacerdoti stessi – e sia come generosi ministri di questo sacramento. Accanto alla celebrazione quotidiana dell’Eucaristia la disponibilità ad ascoltare le confessioni, ad accogliere il penitente laddove richiesto, ad accompagnarlo spiritualmente in quella che chiamiamo la direzione spirituale, siano la reale misura della carità pastorale alla quale è chiamato il sacerdote.

D. – E’ opinione comune che ci sia stato un notevole calo della frequenza alle confessioni, rispetto alla frequenza alla santa comunione. Viene proposto qualche rimedio?

R. – Sì, intanto questo fatto è un fatto oggettivo, perché per esempio vediamo che, durante la santa Messa, la quasi totalità delle persone presenti si accosta alla comunione. Questo, da una parte, per me è motivo di grande gioia – è evidente – perché c’è la partecipazione piena, ma, dall’altra parte, è motivo anche di un po’ di preoccupazione, perché non c’è una folla altrettanto brulicante ai confessionali. E’ chiaro che non è che ad ogni comunione debba corrispondere una confessione, però chi si accosta con frequenza – fortunatamente – alla santa comunione dovrebbe accostarsi almeno con regolare frequenza alla confessione, anche se non la stessa frequenza, perché sappiamo che la necessità assoluta è davanti ai peccati gravi, però c’è tutta un’opacità nella vita di ogni giorno, ci sono delle renitenze alla generosità, quindi, non ci sono solo i peccati in senso tipico gravi, ma anche le imperfezioni, le sfumature. Noi siamo chiamati alla santità, ce lo ricorda molto bene il Concilio Vaticano II, parlando della vocazione universale alla santità di tutte le membra del corpo di Cristo, e, quindi, è chiaro che la confessione frequente costituisca comunque una grande spinta, un grande aiuto alla santificazione nel vivere la propria vocazione di sacerdoti, di religiosi, di padri, di mariti, di fidanzati, di ragazzi, di bimbi e così via. Credo, quindi, che bisognerebbe ragionare di più a volte anche sulla frase di San Paolo, per cui ci viene detto: “chi non mangia e non beve il corpo e il sangue di Cristo non avrà parte alla vita eterna, ma chi mangia e beve indegnamente il corpo e il sangue di Cristo mangia e beve la sua condanna”. Ci vuole, indubbiamente, un pochino di attenzione maggiore. Si aprirebbe qui un grande discorso sulla vita cristiana, sulla coerenza e così via. Il sussidio, però, richiamando tutto questo esorta poi, anche sul piano molto pratico, per esempio alla disponibilità del confessore. Laddove c’è un confessore disponibile, presto o tardi arriva un penitente e laddove persevera, persino in maniera ostinata qualche volta, nonostante la bassa frequenza, e la disponibilità del confessore continua, allora arriveranno anche i penitenti. Spesso accade in certe chiese, quando il confessore prende l’abitudine di essere nel confessionale - recitando magari lì il breviario, facendo la sua lettura spirituale, dicendo il suo rosario, facendo meditazione - che prima o poi arrivino i penitenti, dopo un mese, due, tre o un anno che la gente vede una presenza in un determinato orario. Allora c’è da tenere presente anche questa arte pastorale del farsi trovare: la riscoperta del sacramento della riconciliazione come penitenti e come ministri diventa la misura dell’autentica fede nell’agire salvifico di Dio, che si manifesta più efficacemente nella potenza della grazia che nelle umane energie organizzative di iniziative anche pastorali, talvolta anche molto buone, ma talvolta anche un pochino dimentiche dell’essenziale. Quindi, non dimentichiamo che il dinamismo pastorale nasce dalla tranquillità della coscienza pulita e da una vita eucaristica che va in tandem con quella penitenziale.

D. – C’è una relazione fra questo documento e la nuova evangelizzazione?

R. – Sì, indubbiamente c’è una relazione, anche perché la nuova evangelizzazione deve partire - non è uno slogan, è una realtà – dalla concretezza. Per noi la concretezza è proprio la vita sacramentale, è la vita di grazia. Si intende offrire con il presente sussidio, che è frutto ulteriore dell’anno sacerdotale, proprio uno strumento utile per quella formazione permanente del clero, che è indispensabile per avere un clero adeguato alla nuova evangelizzazione. E’ un aiuto alla riscoperta del valore imprescindibile della celebrazione del sacramento della riconciliazione e della direzione spirituale se si vuole rievangelizzare. Diciamo che la nuova evangelizzazione è il rinnovamento permanente della Chiesa. Diciamo giustamente, sull’onda della tradizione, che “Ecclesia semper reformanda”, deve riformarsi continuamente nelle sue membra. E la vera riforma della Chiesa non è fare una cosa nuova, un’altra e un’altra, può anche essere, ma l’essenziale della riforma è ripartire continuamente da persone che siano sempre più vicine al loro modello, che si purifichino continuamente, che traggano dinamica linfa vitale da reale santificazione. E quindi, il confessionale e la direzione spirituale sono mezzi certamente indispensabili ad un cammino veramente di riforma.

D. – Com’è strutturato questo sussidio?

R. – Il sussidio è diviso in alcune parti. Una prima parte è il ministero della penitenza e della riconciliazione nella prospettiva della santità cristiana. Quindi, c’è l’importanza attuale, c’è l’importanza di richiamare la grazia, c’è un invito urgente, c’è la missione di Cristo che opera nella Chiesa, l’aprirsi all’amore e alla riconciliazione, la testimonianza e la direzione dei pastori, l’esempio tipico del santo curato d’Ars e della sua dedizione al confessionale e il ministero di misericordia in genere. Ci sono poi delle linee fondamentali, come la natura del sacramento della penitenza e così via, alcuni orientamenti pratici – e questo è più ampio, perché la prima parte vuole soprattutto richiamare gli aspetti dottrinali – e poi ci sono gli orientamenti pratici nelle attuali circostanze; quindi, il modo di suscitare le disposizioni adatte nel penitente, le norme pratiche stabilite dalla Chiesa come espressione della sua carità pastorale, l’orientare nel cammino di santità, in sintonia con l’azione dello Spirito Santo, la disponibilità ministeriale, come fare l’accoglienza, perché sia paterna davvero, poi nuove situazioni e nuovo fervore che si richiede nei ministri sacri. C’è poi un esame di coscienza per i sacerdoti e per la confessione dei sacerdoti e questo credo sia abbastanza importante. E' stato strutturato in modo che le domande per esaminare la propria coscienza e accedere quindi fruttuosamente alla confessione siano tratte da inviti evangelici. Faccio un esempio. “Ho sete” Giovanni 19,28 e da qui l’esame di coscienza: ho pregato e mi sono sacrificato veramente con generosità per le anime che Dio mi ha affidato, compio i miei doveri pastorali, ho sollecitudine verso i defunti e così via? Prendendo tutto da “ho sete di anime”. Oppure “Ecco tuo figlio, ecco tua madre” e allora: ricorro con la preghiera del Rosario alla Vergine che il Signore mi ha affidato come Madre e alla quale mi ha affidato come figlio e così via? Quindi, dalle frasi dirette di Gesù nel Vangelo viene tratto un esame di coscienza che spero possa essere fruttuoso. Poi ci sono anche delle preghiere in fondo, per rendere per esempio sempre più cosciente il confessore di quello che sta facendo: di essere ministro di misericordia e quindi disporlo a ben accogliere il penitente. E allora ci sono alcune preghiere che si offrono da poter recitare eventualmente, quando si è chiamati al confessionale e poi quando si torna dal confessionale, quasi per accompagnare ancora con il proprio impegno personale di preghiera e di carità pastorale i penitenti che sono ricorsi all’azione del sacerdote.(ap)
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AMDG et BVM


QUAL E' LO SPIRITO CATTOLICO

...
"Rileggete l’elogio della carità di San Paolo nella sua lettera ai Corinti (Cfr. I Cor. 13), applicatelo alla vita di Nostro Signore e saprete senza confusione possibile qual è lo spirito cattolico.

La carità è paziente, la carità è buona, non è invidiosa, la carità non cerca il suo interesse, non tiene conto del male, essa rende il bene per il male, la carità scusa tutto, crede tutto, spera tutto, soffre tutto.

Ecco come noi potremo veramente cooperare alla restaurazione della fede, a questa restaurazione di tutte le cose in Cristo.

E se il rimedio è in Cristo, il sacerdozio e la regalità di Cristo, questo rimedio passa necessariamente per il Cuore di nostra madre, la Santissima Vergine Maria.
Nostro Signore è stato e sarà sempre esclusivamente il frutto della Vergine Maria, del Cuore di Maria.


È lei che è la Madre di Cristo, la Madre di Dio, la Madre di tutti gli uomini, la Corredentrice del genere umano, la Mediatrice di tutte le grazie. Colei che distribuisce e dà tutte le grazie.

Ella è veramente la Regina di tutta la creazione, Regina del cielo e della terra. Come dice San Bernardo, noi abbiamo ottenuto tutto tramite la Vergine Maria, dobbiamo dunque andar con fervore, devozione e costanza al Cuore di Maria, al fine di ottenere le grazie che ci sono necessarie, e soprattutto quella vita forte nella fede, nella speranza e nella carità. Poiché dobbiamo amare con forza.

Andiamo quindi veramente e sovente, con una devozione vera e interiore, al Cuore di Maria, a questo Trono della grazia, al fine di ottenere gli aiuti necessari nel tempo opportuno, così da essere in definitiva dei veri cristiani e dei veri sacerdoti di Nostro Signore Gesù Cristo".



AMDG et BVM

mercoledì 6 luglio 2011

OPERA DIVINA SAPIENZA

Che gioia, Regina del Cielo, 
quando penso entrare con Te nella casa di Dio.
O Paradiso, patria celeste! Possiamo raggiungerti seguendo Maria.




...
Figli amati, vi prego, vi chiedo di fare ogni giorno la Volontà di Dio, siate attenti a fare sempre ciò che è gradito a Lui e non ciò che piace a voi. 


Volete che il dolore diminuisca sulla terra? 
Fate sempre le scelte secondo il Cuore di Dio. 

Figli amati, le cose belle sono pronte, tante ne vuole donare l’Altissimo, tante più che nel passato, vi chiede, però, di vincere con la Sua Grazia la battaglia contro il peccato. 

Non peccate, non peccate, figli Miei, né poco né molto, non peccate affatto, se questo fate vedrete diminuire il vostro dolore e quello del mondo. 

Dio vi guarda con Amore, figli Miei diletti, vuole che entriate nel Suo Oceano d’Amore. 

Volete farlo per avere tutto con un anticipo già in terra? Sono con voi per aiutarvi: lasciatevi condurre dal Mio Amore. 

 Uniamo i cuori nell’adorazione a Dio. Vi amo tutti.
Ti amo, angelo Mio.

                                                                                              Maria Santissima
29.6.2011

Se la liturgia è in crisi SON GUAI

Solo una riflessione sulla fonte e il culmine della vita della Chiesa
può farle superare la crisi, che è una crisi di fede

di Armin Schwibach su Kath.net, 17/06/2011
(traduzione di don Giorgio Rizzieri)

La liturgia è la celebrazione del Mysterium Christi. La Chiesa, Corpo mistico di Cristo, offre tale servizio a Dio. “La liturgia, azione sacra per eccellenza, costituisce il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e insieme la fonte da cui promana la sua forza vitale. Attraverso la liturgia, Cristo continua nella sua Chiesa, con essa e per mezzo di essa, l’opera della nostra redenzione” (Compendio del Catechismo della Chiesa cattolica, n. 219).

Se la liturgia è in crisi, se è una pura rappresentazione e non il compimento operativo dell’opera di salvezza, allora la verità della fede stessa è colpita al cuore: si evapora in una celebrazione di facciata, che però non ha più nulla a che fare con la vita. La fede avvizzisce e muore, diventa un optional della sfera privata.
Proprio durante il pontificato di Benedetto XVI, si ripresenta per la Chiesa, per i fedeli e per la cultura occidentale il grande problema del nostro tempo: la crisi ecclesiale è una crisi di fede che “parte soprattutto dalla disintegrazione della liturgia, che talvolta viene concepita addirittura quasi ‘etsi Deus non daretur’, dove non importa più sapere se Dio esiste, se ci parla e ci ascolta” (Joseph Ratzinger, Aus meinem Leben. Ricordi, Stoccarda 1998, pag. 174).




La crisi di fede tuttavia non è soltanto un problema religioso o interno alla Chiesa, ma si presenta nel contesto di una crisi di identità dell’uomo moderno e della società odierna.
La crisi di fede è una crisi di libertà. La libertà si è fatta noiosa e senza gusto, si manifesta semplicemente come assenza di vincoli e regolamenti, e vi aggiunge la pretesa che tutto si possa fare senza limiti e arbitrariamente. All’uomo di oggi apparentemente libero, riesce difficile vedere o accettare che alla base dell’autorealizzazione e dell’autoaffermazione, sta innanzitutto la consapevolezza di essere stati noi per primi fatti e creati. E’ la verità dell’Essere divino che si dona come immagine all’essere umano. Quanto più si è vicini a Dio, tanto più si è vicini all’altro. ....

[per completare l'articolo, che vale la pena di leggere nella sua interezza, si vada
qui]


fonte:Kath.net   via  http://www.diocesiportosantarufina.it/home/news_det.php?neid=1255  y  http://blog.messainlatino.it/ 

AMDG et BVM 

NON SI TAGLIANO LE RADICI DA CUI SIAMO CRESCIUTI

santo stefano d ungheria, stefano re di ungheria

La rifondazione dell’Europa comincia dall’Ungheria?di Élizabeth Montfort*, su Zenit.org del 25.05.2011

ROMA, (ZENIT.org).- Una rondine non fa primavera, ma uno Stato europeo, e non dei minori, che si dà una Costituzione eurocompatibile che rispetta sia la Carta europea dei diritti fondamentali sia la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo è un esempio da seguire.Lunedì 18 aprile 2011, in conformità con gli impegni presi dal primo ministro Viktor Orban quando nell’aprile 2010 vinse in modo eclatante le elezioni politiche (2/3 dei seggi alla Camera dei deputati), la Costituzione ungherese è stata modificata nello spirito e nella lettera. Il testo del 1990, adottato subito dopo la caduta del Muro di Berlino, è stato giudicato troppo liberale e ancora caratterizzato da residui comunisti.
Il potere è stato ripartito tra i tre principali partiti: La Fidesz, partito di centro destra, i cui rappresentanti nel Parlamento europeo fanno parte del Partito Popolare Europeo; I Socialisti, completamente screditati dopo la gesione disastrosa del Primo ministro Ferenc Gyurcsany che aveva mentito sull’entità del deficit del blancio dello Stato, cosa che nel 2008 lo aveva spinto a chiedere al fondo Monetario Internazionale un aiuto di 20 miliardi di euro per salvare il Paese dalla bancarotta; Il partito Jobbik, di estrema destra, che ha come obiettivo la difesa dei valori e dell’identà dell’Ungheria.
La nuova Costituzione proposta dal Premier e dalla Fidesz è stata approvata con 262 voti contro 44 e una astensione. Il testo è stato approvato dal Presidente della Repubblica ungherese, Pal Schmitt, il 25 aprile scorso ed entrerà in vigore il 1 gennaio 2012. Durante il dibattito in aula l’opposizione non ha espresso alcun intervento. Il che non le ha impedito finora di sostenere gli oppositori a questa nuova legge fondamentale.
Quali sono i cambiamenti della Costituzione :
1- Il primo riguarda il riferimento alle radici cristiane dell’Ungheria. Il Preambolo dice infatti che «La Costituzione si inscrive nella continuità della Santa Corona» e ricorda «il ruolo del cristianesimo» nella «sua storia millenaria ».
Ci si stupisce delle reazioni negative a questo testo, dato che al momento della redazione del Trattato costituzionale dell’Unione Europea, tutti i paesi membri hanno approvato il riferimento alla nostra eredità cristiana, tranne la Francia.
La petizione europea, promossa dalla Fondation de Service politique con qualche deputato europeo aveva ottenuto nel 2004 1,4 millioni di firme ed era stata sostenuta da circa 60 associazioni in rappresentanza di 50 milioni di aderenti. Un primato nella storia europea. Questa petizione era stata registrata dalla Commissione sulle petizioni, ma la Commissione europea non si è degnata di darle corso come avviene di solito quando le petizioni vengono registrate.

Il riferimento alle radici cristiane non è una questione di opinione, ma una verità storica. Bisogna ricordare che la nazione ungherese si è organizzata a partire dal battesimo di Santo Stefano, incoronato re di Ungheria, al punto che chi detiene la sua corona detiene anche il potere. E’ questo il motivo per cui la Corona di Santo Stefano si trova oggi al Parlamento ungherese, il che gli dà la legittimità di fare le leggi.

2- La seconda modifica riguarda l’unione tra due persone: «La Costituzione protegge l’istituzione del matrimonio, considerato come l’unione naturale tra un maschio e una femmina e come il fondamento della famiglia».
Questo riferimento riprende, nel suo spirito, la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo che, nonostante le pressioni per introdurre l’unione tra due persone dello stesso sesso, rimane un testo di riferimento per tutti gli Stati.
La nuova Costituzione ungherese non rimette in questione l’unione tra persone dello stesso sesso e non le considera equivalenti al matrimonio.

3- La terza modifica riguarda la vita di tutti gli esseri umani prima della nascita: «Dal momento del concepimento, la vita merita di essere protetta come un diritto umano fondamentale» e «la vita e la dignità sono inviolabili », riprendendo in un certo modo il primo articolo della Carta europea dei diritti fondamentali: «la dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e protetta».
Alcuni si sono indignati di questo ritorno all’ordine morale. Dobbiamo dedurne che l’ordine umano è un ordine amorale? La nuova Costituzione ungherese è eurocompatibile? si chiedono gli oppositori. Se non lo fosse, allora vorrebbe dire che tutti i testi di riferimento sono lettera morta, considerato che l’Unione europea si è costruita a partire dal rispetto dei diritti dell’uomo la cui universalità è espressa nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1948, riconosciuta come patrimonio comune dell’umanità, e non sui diritti astratti e soggettivi rivendicati senza riferimento ad un patrimonio comune.

Certo, la decisione appartiene ai legislatori. Ma questi votano in nostro nome. Tacere sarebbe da parte nostra un atto di irresponsabilità. Le leggi ci riguardano tutti. E’ nostro dovere incontrare i nostri deputati e senatori per dire loro che teniamo al rispetto dei nostri principi fondamentali.
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*Élizabeth Montfort, già Deputata al Parlamento Europeo, è portavoce dellaFondation de Service Politique (Paris)


O Crux, ave spes unica!