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mercoledì 28 giugno 2017

LA SANTA PIU' AMATA IN TUTTO IL MONDO

LA VITA DI S. TERESA DI LISIEUX

TERESA MARTIN nasce ad Alençon in Francia il 2 gennaio 1873. È battezzata due giorni più tardi nella Chiesa di Notre-Dame, ricevendo i nomi di Maria Francesca Teresa. I suoi genitori sono Louis Martin e Zélie Guérin. Dopo la morte della madre, avvenuta il 28 agosto 1877, Teresa si trasferisce con tutta la famiglia nella città di Lisieux.

Verso la fine del 1879 si accosta per la prima volta al sacramento della penitenza. Nel giorno di Pentecoste del 1883 ha la singolare grazia della guarigione da una grave malattia, per l'intercessione di nostra Signora delle Vittorie. Educata dalle Benedettine di Lisieux, riceve la prima comunione l'8 maggio 1884, dopo una intensa preparazione, coronata da una singolare esperienza della grazia dell'unione intima con Cristo. Poche settimane più tardi, il 14 giugno dello stesso anno, riceve il sacramento della cresima, con viva consapevolezza di ciò che comporta il dono dello Spirito Santo nella personale partecipazione alla grazia della Pentecoste.
Desiderosa di abbracciare la vita contemplativa, come le sue sorelle Paolina e Maria nel Carmelo di Lisieux, ma impedita per la sua giovane età, durante un pellegrinaggio in Italia, dopo aver visitato la Santa Casa di Loreto e i luoghi della Città Eterna, nell'udienza concessa dal Papa ai fedeli della diocesi di Lisieux, il 20 novembre 1887, con filiale audacia chiede a Leone XIII di poter entrare nel Carmelo all'età di 15 anni.
Il 9 aprile del 1888 entra nel Carmelo di Lisieux ove il 10 gennaio dell'anno seguente riceve l'abito dell'Ordine della Vergine ed emette la sua professione religiosa l'8 settembre del 1890, festa della Natività della Vergine Maria.

Intraprende nel Carmelo il cammino della perfezione, tracciato dalla Madre Fondatrice, Teresa di Gesù, con autentico fervore e fedeltà, nell'adempimento dei diversi uffici comunitari a lei affidati. Illuminata dalla Parola di Dio, provata in modo particolare dalla malattia del suo amatissimo padre, Louis Martin, che muore il 29 luglio del 1894, si incammina verso la santità, ispirata dalla lettura del Vangelo, insistendo sulla centralità dell'amore. Teresa ci ha lasciato nei suoi manoscritti autobiografici non solo i ricordi dell'infanzia e dell'adolescenza, ma anche il ritratto della sua anima e le sue esperienze più intime. Scopre e comunica alle novizie affidate alla sue cure la piccola via dell'infanzia spirituale; riceve come dono speciale di accompagnare con il sacrificio e la preghiera due « fratelli missionari». Penetra sempre di più nel mistero della Chiesa e, attirata dall'amore di Cristo, sente crescere in sé la vocazione apostolica e missionaria che la spinge a trascinare tutti con sé, incontro allo Sposo divino.
Il 9 giugno del 1895, nella festa della Santissima Trinità, si offre vittima di olocausto all'Amore misericordioso di Dio. Nel frattempo redige il primo manoscritto autobiografico, che consegna a Madre Agnese di Gesù nella sua festa, il 21 gennaio 1896.

Pochi mesi più tardi, il 3 aprile, durante la notte fra il giovedì ed il venerdì santo, ha una prima manifestazione della malattia che la condurrà alla morte e che Lei accoglie come la misteriosa visita dello Sposo divino. Nello stesso tempo entra nella prova della fede che durerà fino alla sua morte e della quale offrirà una sconvolgente testimonianza nei suoi scritti. Durante il mese di settembre conclude il Manoscritto B, che costituisce una stupenda illustrazione della piena maturità della Santa, specialmente mediante la scoperta della sua vocazione nel cuore della Chiesa.

Mentre peggiora la sua salute e continua il tempo della prova, nel mese di giugno inizia il Manoscritto C, dedicato alla Madre Maria di Gonzaga; nuove grazie la conducono ad una più alta perfezione ed ella scopre nuove luci sull'estensione del suo messaggio nella Chiesa a vantaggio delle anime che seguiranno la sua via. L'8 luglio 1897 viene trasferita in infermeria. Le sue sorelle ed altre religiose raccolgono le sue parole, mentre i dolori e le prove, sopportati con pazienza, si intensificano fino a culminare con la morte, nel pomeriggio del 30 settembre del 1897. «Io non muoio, entro nella vita», aveva scritto al suo fratello spirituale missionario don Bellier. Le sue ultime parole « Dio mio, io ti amo » sono il sigillo della sua esistenza, che all'età di 24 anni si spegne sulla terra per entrare, secondo il suo desiderio, in una nuova fase di presenza apostolica in favore delle anime, nella comunione dei Santi, per spargere una pioggia di rose sul mondo.

Fu canonizzata da Pio XI il 17 maggio 1925 e dallo stesso Papa proclamata Patrona universale delle missioni, insieme a San Francesco Saverio, il 14 dicembre 1927.
La sua dottrina ed il suo esempio di santità sono stati recepiti da ogni ceto di fedeli di questo secolo con un grande entusiasmo, anche fuori della Chiesa cattolica e del cristianesimo.

Molte Conferenze Episcopali in occasione del Centenario della sua morte hanno chiesto al Papa che fosse proclamata Dottore della Chiesa, per la solidità della sua sapienza spirituale, ispirata al Vangelo, per l'originalità delle sue intuizioni teologiche, nelle quali risplende la sua eminente dottrina, per l'universalità della recezione del suo messaggio spirituale accolto in tutto il mondo e diffuso con la traduzione delle sue opere in una cinquantina di lingue diverse.

Accogliendo questi desideri, il Santo Padre Giovanni Paolo II ha voluto che fosse studiata la convenienza di dichiarare Teresa di Lisieux Dottore della Chiesa universale dalla competente Congregazione delle Cause dei Santi, con il voto della Congregazione per la Dottrina della Fede per quanto riguarda la sua eminente dottrina.


Il 24 agosto 1997, al momento della preghiera dell'« Angelus », alla presenza di centinaia di Vescovi e davanti ad una sterminata folla di giovani di tutto l'orbe, radunata a Parigi per la XII Giornata Mondiale della Gioventù, Giovanni Paolo II ha annunziato il suo proposito di proclamare Teresa di Gesù Bambino e del Santo Volto Dottore della Chiesa universale, il 19 ottobre 1997, nella Domenica in cui si celebra la Giornata Mondiale delle Missioni.


AMDG et BVM

giovedì 2 ottobre 2014

G. BERNANOS e ...la marmellata. G. Bernanos e...la storia della Chiesa.


GEORGE BERNANOS: 

“Dio non ha scritto che noi fossimo il miele della terra, ragazzo mio, ma il sale” 

“Voi la vostra fede non l’avete vissuta e allora essa è diventata astratta, è come disincarnata. Forse è in questa disincarnazione del Verbo la sorgente delle nostre disgrazie.”

“Una cristianità non si nutre di marmellata più di quanto se ne nutra un uomo. Il buon Dio non ha scritto che noi fossimo il miele della terra, ragazzo mio, ma il sale. 
Ora, il nostro povero mondo rassomiglia al vecchio padre Giobbe, pieno di piaghe e di ulcere, sul suo letame. Il sale, su una pelle a vivo, è una cosa che brucia. Ma le impedisce anche di marcire.”
( George Bernanos, Il diario di un curato di campagna )


Sermone dell’agnostico
da “I grandi cimiteri sotto la luna”
di George Bernanos

Quanti predicatori chiacchieroni, quanti ripetitori del niente!
Immaginiamo che, per assurdo, nel giorno della festa di santa Teresa di Lisieux, uno di questi insopportabili chiacchieroni, al suo posto faccia salire sul pulpito un non credente, di media intelligenza.

Devoti e devote, io non condivido la vostra fede, ma la storia della Chiesa, della vostra Chiesa, è forse più familiare a me che a voi. Io l’ho letta, ma mi pare che non ci siano molti parrocchiani che potrebbero dire altrettanto.
Mi sbaglio? Gli interessati alzino la mano!
Fedeli, è bello che voi lodiate i vostri santi. È giusto che voi vi rallegriate per loro.
Ma scusatemi! Non posso credere che essi abbiano tanto sofferto e combattuto solo per permettervi di fare delle belle feste. E feste, peraltro, che restano solo vostre, giacché migliaia di poveri diavoli non hanno mai sentito parlare di questi eroi. E chi non conosce i santi, permettetemi, non può proprio contare su di voi!
Noi, i non credenti, non conosciamo i santi, ma, scusatemi, mi sembra che neppure voi li conosciate in modo serio. Chi di voi sarebbe capace di scrivere venti righe sul suo Santo protettore?
Prima restavo davvero perplesso. Adesso purtroppo ho capito che voi non vi preoccupate di quel che pensa la gente della mia specie. Anche i più devoti fra voi evitano ogni discussione con noi che non crediamo, dicono, per timore di perdere la fede.
Ma scusatemi, che razza di fede è questa? Questi mediocri per noi sono infelici perché ipocriti. E questo ci procura tanta tristezza. Ed ecco una grande differenza tra noi e voi: voi non vi interessate dei non credenti, ma i non credenti s’interessano enormemente a voi.
Già noi ci interessiamo a voi, ma rimaniamo proprio delusi!
Vi studiamo, vi scrutiamo e che scopriamo? Molti fra voi agiscono per interesse; altri vivono una fede che non cambia nulla nella loro vita.
Non c’è nulla di più grottesco che vedervi parlare, come tutti, delle vicende di questo mondo. E la vostra morale poi non differisce molto da quella comune.
Che mediocrità. E dove sta l’eroismo? Léon Bloy affermava giustamente che un cristiano, se non è un eroe non è che un porco.
Devoti e devote, devo confessarvi che il vostro vocabolario ci fa sognare.
Per esempio, quel termine misterioso: stato di grazia.
Quando uscite dal confessionale siete in “stato di grazia”. Stato di grazia. E che vi devo dire? Non si vede proprio. Noi continuiamo a chiederci:«ma che ne fate della grazia di Dio Ma dove diavolo la nascondete la vostra gioia?
Sì è vero, noi, come gli uomini del Vecchio Testamento, abbiamo il nostro vitello, noi sogniamo un Messia carnale che si chiama Progresso, Scienza. Potete dire quello che volete, ma non potete affermare che siamo stati noi ad aver crocifisso il Salvatore.
Il deicidio non è un crimine come gli altri ed esso è stato commesso proprio dalla classe dei sacerdoti più in vista, con l’approvazione dell’alta borghesia e degli intellettuali del tempo. Potete sghignazzare quanto vi pare, ma non sono stati i comunisti né gli infedeli che hanno messo il Signore in croce.
E com’è che non vi stupite che il Buon Dio abbia riservato le sue più dure maledizioni a dei personaggi importanti, inappuntabili nei loro doveri, attentissimi osservatori del digiuno e ben istruiti nella religione? Questa enormità non vi meraviglia?
Voi siete il sale della terra. E allora, se il mondo perde sapore, ma con chi volete che me la prenda? È davvero inutile che vi vantiate dei meriti dei vostri santi, giacché voi non siete che gli intendenti di questi beni.
Cristiani, siete voi che la liturgia della Messa dichiara partecipi della divinità, siete voi, uomini divini: dopo l’Ascensione del Cristo, siete quaggiù la sua persona visibile. Abbiate la coscienza di ammettere che non siete sempre riconoscibili al primo colpo.
Voi trovate queste mie osservazioni certamente fuori posto. Può darsi, ma hanno almeno il merito di essere semplici.
E certo la nostra amica Teresa non si dispiacerà.
Ahimè! Non avete molto da temere da me. Temete piuttosto quelli che vi giudicheranno, temete i fanciulli innocenti. La sola decisione che vi resta da prendere è quella che vi propone la santa: ritornate fanciulli, ritrovate lo spirito d’infanzia!
La società in cui vivete sembra più complessa delle altre perché eccelle nel complicare i problemi, o almeno nel presentarli in cento maniere diverse, il che le permette di inventare di volta in volta soluzioni provvisorie, che, naturalmente, vengono presentate come definitive.
Quanti sforzi per arrivare ad una società che si pretende materialista e che non è più in grado né di produrre né di vendere!
Cristiani che siete in ascolto, sta qui il pericolo!
È davvero rischioso subentrare ad una società che si è inabissata in un uragano di risate, perché anche i frantumi saranno inutilizzabili. Voi dovrete ricostruire. E dovrete ricostruire tutto davanti ai fanciulli. Ritornate dunque bambini. essi hanno trovato il modo di armarsi e voi disarmerete la loro ironia solo a forza di semplicità, di lealtà, di audacia. Voi li disarmerete solo a forza di eroismo.
Parlando così credo di non tradire il pensiero di santa Teresa di Lisieux. Mi limito a interpretarlo. Cerco di utilizzarlo in termini umani, di applicarlo alle vicende di questo mondo. Lei ha predicato lo spirito d’infanzia.
I santi si rivolgono a voi, vi hanno indicato una strada. Ma quanti li seguono?
Molti fra voi cristiani somigliate a quei leggendari soldati italiani che aspettavano l’ora dell’assalto. All’improvviso il colonnello sguaina la sciabola, scavalca il parapetto, si mette a correre da solo in mezzo al fuoco di sbarramento gridando: «Avanti! Avanti! Avanti!», mentre i suoi soldati, sempre rannicchiati nel fondo della trincea, elettrizzati da tanto coraggio, battono energicamente le mani, con le lacrime agli occhi: «Bravo! Bravo! Bravo!» E restano dove sono! E come sono…
Il messaggio di santa Teresa rivela un carattere tragicamente urgente. Vi viene offerta un’ultima possibilità: “Siete capaci di ringiovanire il mondo, sì o no? Il Vangelo è sempre giovane, siete voi che siete vecchi!”
Voi la vostra fede non l’avete vissuta e allora essa è diventata astratta, è come disincarnata. Forse è in questa disincarnazione del Verbo la sorgente delle nostre disgrazie.
Molti fra voi si servono delle verità del Vangelo come di un tema iniziale, da cui traggono una sorta di orchestrazione ispirata dalla logica di questo mondo. Nella pretesa di giustificare le verità evangeliche dinanzi ai Politici, non vi viene il timore di renderle inaccessibili ai Semplici?
Giovanna d’Arco non era che una santa, eppure si è messa in tasca i dottori dell’università di Parigi.
E se lasciaste la parola al Bambino Gesù?
Quando i potenti di questo mondo vi pongono domande insidiose su un mucchio di complicatissimi problemi: e la guerra, e il rispetto dei trattati e l’organizzazione capitalista, etc. etc. non vi vergognate di confessare che siete troppo stupidi per rispondere, e che il Vangelo risponderà al posto vostro. Allora forse la Parola divina compirà il miracolo di riunire tutti gli uomini di buona volontà.
Certo, è paradossale per noi sperare nel miracolo. Ma, consentite, non è ancora più paradossale aspettarcelo da voi?
Devoti e devote, mi spiace di non potervi benedire, essendo non credente. Ma ho comunque l’onore di salutarvi. Io non pretendo di interpretare il Vangelo, ma supplico voi cristiani di viverlo pienamente, secondo la vostra fede, secondo la fede della vostra Chiesa.
Sì, ve ne prego, vivete il Vangelo!

giovedì 17 ottobre 2013

Il CAVALIERE DELL'IMMACOLATA: SAN MASSIMILIANO MARIA KOLBE, OFMConv.



GAUDETE IN DOMINO
di Paolo VI

   ...noi vogliamo ricordare in modo più marcato tre figure, che ancora oggi attirano moltissimo l'insieme del popolo cristiano. E anzitutto il Poverello d'Assisi, sulle cui tracce si sforzano di mettersi numerosi pellegrini dell'Anno Santo. Avendo abbandonato tutto per il Signore, egli, grazie a madonna povertà, ricupera qualcosa, si può dire, della beatitudine primordiale, quando il mondo uscì, intatto, dalle mani del Creatore. Nella spogliazione estrema, ormai quasi cieco, egli poté cantare l'indimenticabile Cantico delle creature, la lode di frate sole, della natura intera, divenuta per lui come trasparente, specchio immacolato della gloria divina, e perfino la gioia davanti alla venuta di «sora nostra morte corporale»: «Beati quilli ke se trovarà ne le tue sanctissime voluntati». 

In tempi più vicini a noi, santa Teresa di Lisieux ci mostra la via coraggiosa dell'abbandono nelle mani di Dio, al quale essa affida la propria piccolezza. Ma non per questo essa ignora il sentimento dell'assenza di Dio, cosa di cui il nostro secolo, a suo modo, fa la dura esperienza: «Talvolta all'uccellino (a cui essa si paragona) sembra di credere che non esista altra cosa all'infuori delle nuvole che l'avvolgono . . . È quello il momento della gioia perfetta per il povero debole esserino . . . Che gioia per lui restarsene là malgrado tutto, fissare la luce invisibile che si nasconde alla sua fede» (53). 



Infine come non ricordare, immagine luminosa per la nostra generazione, l'esempio del beato Massimiliano Kolbe, genuino discepolo di san Francesco? Durante le prove più tragiche, che insanguinarono la nostra epoca, egli si offrì spontaneamente alla morte per salvare un fratello sconosciuto; e i testimoni ci riferiscono che il luogo di sofferenze, ch'era di solito come un'immagine dell'inferno, fu in qualche modo cambiato, per i suoi infelici compagni come per lui stesso, nell'anticamera della vita eterna dalla sua pace interiore, dalla sua serenità e dalla sua gioia. 


Nella vita dei figli della Chiesa, questa partecipazione alla gioia del Signore non si può dissociare dalla celebrazione del mistero eucaristico, ov'essi sono nutriti e dissetati dal suo Corpo e dal suo Sangue. 


SAN MAXIMILIAN MARIA KOLBE
PREGA PER NOI.



lunedì 30 settembre 2013

Santa Teresa del Bambino Gesù




L'Amore misericordioso.


«Figli prediletti, entrate nel Cenacolo spirituale del mio Cuore Immacolato, perché Io possa farvi penetrare nel divino mistero dell'Amore Misericordioso di mio figlio Gesù.

- Gesù è l'Amore Misericordioso, perché in Lui si riflette la divina Misericordia del Padre, che ha tanto amato il mondo, da mandargli il suo Figlio Unigenito per la sua salvezza.

In Gesù la misericordia del Padre si fa Persona e si realizza nel suo disegno di redenzione.
Per mezzo di Lui il Padre fa scendere il suo perdono sulla umanità che si era allontanata col peccato e la riporta ad una piena comunione di amore e di vita con il suo Creatore e il suo Signore.

- Gesù è l'Amore Misericordioso, perché, facendosi uomo, porta su di sé la fragilità, la debolezza, la sofferenza di tutta la umanità.

Quando è Bambino porta nel suo cuore i gemiti e i sospiri di tutti i bambini del mondo; 
da giovane vive le vicissitudini e le difficoltà della gioventù così fragile ed esposta al vento impetuoso delle passioni; 
quando giunge a maturità porta dentro la sua divina Persona i problemi, le angosce, i dolori di tutti.

Si china sui poveri per annunciare a loro il vangelo di salvezza; proclama la liberazione ai prigionieri; solleva i derelitti, perdona i peccatori, guarisce gli ammalati, consola gli afflitti e scaccia Satana da coloro che ha posseduto.
- Gesù è l'Amore Misericordioso, perché è mite ed umile di cuore.
Lasciatevi attrarre dietro la sua mitezza.
Vedete come è dolce, sensibile, compassionevole con tutti; dai suoi nemici si lascia condurre docile e mansueto, come agnello che viene portato al suo cruento sacrificio.

Lasciatevi possedere dalla sua umiltà.
Il Primo si fa ultimo; il Maestro diventa discepolo; il Signore si mette al servizio di tutti.
La pienezza della sua divinità in Lui viene nascosta sotto il velo umano della sua umiltà.


- Imparate da Me che sono mite ed umile di cuore e troverete riposo per le vostre anime.

- Gesù è l'Amore Misericordioso, perché vuole attirare tutti dentro la fornace ardente del suo divino Amore.
Lasciatevi attirare da Lui.
Non resistete ai suoi richiami.
Camminate con Me sulla strada del suo divino amore.
Figli prediletti, fate anche voi la dolce esperienza dell'amore a Gesù.


Oggi celebrate la memoria liturgica di Santa Teresa del Bambino Gesù, di cui ricorre il primo centenario della sua nascita al cielo.
Oggi Io la dono a tutti voi come vostra piccola sorella.
Lei si è consacrata vittima all'Amore Misericordioso di Gesù.
Lei si è lasciata consumare tutta dal fuoco ardente della sua divina carità.
Imitatela in questa sua piccola via.
Diventate anche voi piccoli, semplici, umili, miti e mansueti.
Diventate tutti bambini, percorrendo la via della infanzia spirituale, che Lei vi ha tracciato.

Offritevi anche voi come vittime all'Amore Misericordioso di Gesù, perché, attraverso di voi, possa effondere presto sul mondo il grande prodigio della Divina Misericordia».

Sale (Alessandria), 1° ottobre 1997. Santa Teresa del Bambino Gesù. MSM.

Ad Te, Domina, clamabo et exaudies me:
in voce laudis tuae laetificabis me. 

lunedì 1 ottobre 2012

Pregando con Santa TERESA DI GESU' BAMBINO e DEL VOLTO SANTO




Preghiera allo Sposo Divino

S. Teresa di Gesù Bambino la scrisse per sé in occasione della Sua professione religiosa e ne portò l'autografo sul cuore per tutto quel giorno.
8 settembre 1890

O Gesù, mio Sposo divino! che io non perda mai la seconda veste del mio battesimo! prendimi prima che commetta la più leggera colpa volontaria. Che io non cerchi e non trovi mai se non te solo, che le creature siano un niente per me e che io sia un niente per loro, ma tu, Gesù, sii tutto!
Che le cose della terra non possano mai turbare la mia anima, che niente turbi la mia pace. Gesù, non ti domando che la pace, ed anche l'amore, l'amore infinito senza altro limite che te, l'amore per cui non sia più io, ma te, o Gesù! Gesù, che per te io muoia martire, il martirio del cuore o del corpo, o piuttosto tutti e due! Concedimi di adempiere ai miei voti in tutta la loro perfezione e fammi comprendere ciò che dev'essere una sposa per te. Fa che io non sia mai di peso alla comunità, ma che nessuno si occupi di me, che io sia considerata come qualcosa da calpestare, dimenticata come un granellino di sabbia tuo, o Gesù! Che la tua volontà si compia in me perfettamente, che io raggiunga il posto che tu sei andato avanti a me a prepararmi.
Gesù, fa che io salvi molte anime, che oggi neppure una sia dannata e che tutte le anime del purgatorio siano liberate. Gesù, perdonami se dico scuse che non si devono dire: io non voglio che rallegrarti e consolarti.


Consacrazione 

al Volto Santo

Composta dalla Santa per se stessa e per due sue novizie.

Volto adorabile di Gesù! giacché vi siete degnato di scegliere particolarmente le anime nostre per donarvi ad esse, noi intendiamo consacrarle a voi.
Ci sembra, o Gesù, di sentirvi sussurrare: «Apritemi, sorelle mie, mie spose dilette, poiché il mio Volto è coperto di rugiada e i miei capelli dette stille della notte» (Ct 5,2). Le anime nostre comprendono il vostro linguaggio d'amore; noi vogliamo asciugarvi il Volto soave e consolarvi della dimenticanza dei cattivi. Ai loro occhi voi siete ancora «come nascosto... vi considerano come un essere abietto!» (Is 53,3).
Volto più bello delle rose e dei gigli di primavera, voi non siete nascosto agli occhi nostri! Le lacrime, che velano il vostro sguardo divino, ci appaiono come diamanti preziosi che vogliamo raccogliere per acquistare con il loro valore infinito le anime dei nostri fratelli.
Dalle vostre labbra adorate abbiamo inteso il gemito amoroso. Comprendendo come la sete che vi consuma è sete d'amore, noi vorremmo, per dissetarvi, possedere un amore infinito!
Sposo prediletto delle anime nostre! se possedessimo l'amore di tutti i cuori, quest'amore sarebbe per voi. Ebbene, dateci questo amore, e venite a dissetarvi nelle vostre piccole spose!
Anime, Signore, abbiamo bisogno di anime! specialmente anime di apostoli e di martiri, affinché, per loro mezzo, possiamo infiammare del vostro amore la moltitudine dei poveri peccatori.
O Volto adorabile, noi sapremo ottenere questa grazia! Dimenticando il nostro esilio, sulle sponde dei fiumi di Babilonia canteremo a voi le più dolci melodie. E giacché voi siete la vera, l'unica patria dei nostri cuori, i nostri cantici non saranno modulati su terra straniera. Volto amato di Gesù! in attesa del giorno eterno in cui contempleremo la vostra gloria infinita, l'unico nostro desiderio è di piacere ai vostri occhi divini, nascondendo anche noi i volti, affinché in terra nessuno ci possa riconoscere. Il vostro sguardo velato: ecco il nostro cielo, o Gesù!
T. di Gesù Bambino e del Volto Santo
G. di S. T., Maria del Volto Santo


Atto d'offerta all'Amore misericordioso di Dio

J. M. J. T.
Offerta di me stessa come vittima d'olocausto
all'Amore misericordioso del buon Dio.
Mio Dio! Trinità beata, desidero amarvi e farvi amare, lavorare per la glorificazione della santa Chiesa, salvando le anime che sono sulla terra e liberando quelle che sono nel purgatorio. Desidero compiere perfettamente la vostra volontà e arrivare al grado di gloria che m'avete preparato nel vostro regno. In una parola, desidero essere santa, ma sento la mia impotenza e vi domando, o mio Dio, di essere voi stesso la mia santità.
Poiché mi avete amata fino a darmi il vostro unico Figlio perché fosse il mio salvatore e il mio sposo, i tesori dei suoi meriti appartengono a me ed io ve li offro con gioia, supplicandovi di non guardare a me se non attraverso il volto di Gesù e nel suo cuore bruciante d'amore.
Vi offro inoltre tutti i meriti dei Santi (che sono in cielo e sulla terra), i loro atti d'amore e quelli dei santi Angeli; vi offro infine, o beata Trinità, l'amore e i meriti della santa Vergine, mia madre diletta. A lei abbandono la mia offerta e la prego di presentarvela. Il suo Figlio divino, mio sposo diletto, nei giorni della sua vita mortale, ci ha detto: «Tutto ciò che domanderete al Padre in nome mio, ve lo darà!».
Sono dunque certa che esaudirete i miei desideri; lo so, mio Dio, più volete dare, più fate desiderare. Sento nel mio cuore desideri immensi e vi chiedo con tanta fiducia di venire a prendere possesso della mia anima. Ah! non posso ricevere la santa comunione così spesso come vorrei, ma, Signore, non siete l'onnipotente?... Restate in me come nel tabernacolo, non allontanatevi mai dalla vostra piccola ostia...
Vorrei consolarvi dell'ingratitudine dei cattivi e vi supplico di togliermi la libertà di dispiacervi. Se qualche volta cado per mia debolezza, il vostro sguardo divino purifichi subito la mia anima consumando tutte le mie imperfezioni, come il fuoco che trasforma ogni cosa in se stesso...
Vi ringrazio, o mio Dio, di tutte le grazie che m'avete accordate, in particolare di avermi fatta passare attraverso il crogiolo della sofferenza. Sarò felice di vedervi comparire, nel giorno finale, con lo scettro della croce. Poiché vi siete degnato di darmi come eredità questa croce tanto preziosa, spero di rassomigliare a voi nel cielo e di veder brillare sul mio corpo glorificato le sacre stimmate della vostra passione.
Dopo l'esilio della terra, spero di venire a godervi nella patria, ma non voglio ammassare dei meriti per il cielo, voglio lavorare solo per vostro amore, con l'unico scopo di farvi piacere, di consolare il vostro Sacro Cuore e di salvare anime che vi ameranno eternamente.
Alla sera di questa vita, comparirò davanti a voi a mani vuote, perché non vi chiedo, Signore, di contare le mie opere. Tutte le nostre giustizie hanno macchie ai vostri occhi (Is 64,6). Voglio perciò
Ai vostri occhi il tempo è nulla. Un giorno solo è come mille anni (Sal 89,4) e perciò potete prepararmi in un istante a comparire davanti a voi...
Per vivere in un atto di perfetto amore, mi offro come vittima d'olocausto ai vostro amore misericordioso, supplicandovi di consumarmi senza posa, lasciando traboccare nella mia anima i flutti d'infinita tenerezza che sono racchiusi in voi, e così possa diventare martire del vostro amore, o mio Dio!...
Che questo martirio, dopo avermi preparata a comparire davanti a voi, mi faccia infine morire e la mia anima si slanci senza alcuna sosta verso l'eterno abbraccio del vostro amore misericordioso...
Voglio, o mio Diletto, ad ogni battito del cuore rinnovarvi questa offerta un numero infinito di volte, fino a che, svanite le ombre, possa ridirvi il mio amore in un faccia a faccia eterno! ...
Maria Francesca Teresa del Bambino Gesù e del Volto Santo
Gesù!
rel. carm. ind.
Festa delta Santissima Trinità,
il 9 giugno dell'anno di grazia 1895


CUORE IMMACOLATO DI MARIA
FIDUCIA SALVEZZA SPERANZA GIOIA MIA!

venerdì 3 agosto 2012

San Massimiliano Maria Kolbe, santa Teresa di Lisieux, San Francesco d'Assisi: alcuni di "...quelli che hanno fatto scuola sul cammino della santità e della gioia. ..."


ECCO alcuni di 
"...quelli che hanno fatto scuola sul cammino della santità e della gioia: sant'Agostino, san Bernardo, san Domenico, Sant'Ignazio di Loyola, san Giovanni della Croce, santa Teresa d'Avila, san Francesco di Sales, san Giovanni Bosco.



  
Ma noi vogliamo ricordare in modo più marcato tre figure, che ancora oggi attirano moltissimo l'insieme del popolo cristiano. E anzitutto il Poverello d'Assisi, sulle cui tracce si sforzano di mettersi numerosi pellegrini dell'Anno Santo. Avendo abbandonato tutto per il Signore, egli, grazie a madonna povertà, ricupera qualcosa, si può dire, della beatitudine primordiale, quando il mondo uscì, intatto, dalle mani del Creatore. Nella spogliazione estrema, ormai quasi cieco, egli poté cantare l'indimenticabile Cantico delle creature, la lode di frate sole, della natura intera, divenuta per lui come trasparente, specchio immacolato della gloria divina, e perfino la gioia davanti alla venuta di «sora nostra morte corporale»: «Beati quilli ke se trovarà ne le tue sanctissime voluntati».




In tempi più vicini a noi, santa Teresa di Lisieux ci mostra la via coraggiosa dell'abbandono nelle mani di Dio, al quale essa affida la propria piccolezza. Ma non per questo essa ignora il sentimento dell'assenza di Dio, cosa di cui il nostro secolo, a suo modo, fa la dura esperienza: «Talvolta all'uccellino (a cui essa si paragona) sembra di credere che non esista altra cosa all'infuori delle nuvole che l'avvolgono . . . È quello il momento della gioia perfetta per il povero debole esserino . . . Che gioia per lui restarsene là malgrado tutto, fissare la luce invisibile che si nasconde alla sua fede» (53).



Infine come non ricordare, immagine luminosa per la nostra generazione, l'esempio del beato San Massimiliano Maria Kolbe, genuino discepolo di san Francesco? Durante le prove più tragiche, che insanguinarono la nostra epoca, egli si offrì spontaneamente alla morte per salvare un fratello sconosciuto; e i testimoni ci riferiscono che il luogo di sofferenze, ch'era di solito come un'immagine dell'inferno, fu in qualche modo cambiato, per i suoi infelici compagni come per lui stesso, nell'anticamera della vita eterna dalla sua pace interiore, dalla sua serenità e dalla sua gioia.


Nella vita dei figli della Chiesa, questa partecipazione alla gioia del Signore non si può dissociare dalla celebrazione del mistero eucaristico, ov'essi sono nutriti e dissetati dal suo Corpo e dal suo Sangue. Di fatto, in tal modo sostenuti, come dei viandanti sulla strada dell'eternità, essi già ricevono sacramentalmente le primizie della gioia escatologica. 


"AVE, REGINA COELORUM!
AVE, DOMINA ANGELORUM!"