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sabato 20 luglio 2013

Domenica 21 Luglio 2013, XVI Domenica Tempo Ordinario - Anno C



"Prendete, prendete quest’opera e ‘non sigillatela’, ma leggetela e fatela leggere"
Gesù (cap 652, volume 10), a proposito del
"Evangelo come mi è stato rivelato"
di Maria Valtorta



Domenica 21 Luglio 2013, XVI Domenica  del Tempo Ordinario - Anno C

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 10,38-42.
Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa.
Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola;
Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: «Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti».
Ma Gesù le rispose: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose,
ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta».
Traduzione liturgica della Bibbia


Corrispondenza nel "Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta : Volume 6 Capitolo 377 pagina 127.

1Comprendo subito che si è ancora intorno alla figura della Maddalena, perché la vedo per prima cosa in una semplice veste di un rosa lilla come è il fiore della malva. Nessun ornamento prezioso, i capelli sono semplicemente raccolti in trecce sulla nuca. Sembra più giovane di quando era tutta un capolavoro di toletta. Non ha più l’occhio sfrontato di quando era la «peccatrice», e neppure lo sguardo avvilito di quando ascoltava la parabola della pecorella, e quello vergognoso e lucido di pianto di quando era nella sala del Fariseo... Ora ha un occhio quieto, tornato limpido come quello di un bambino, e un riso pacato vi risplende.

Ella è appoggiata ad un albero presso il confine della proprietà di Betania e guarda verso la via. Attende. Poi ha un grido di gioia. Si volge verso la casa e grida forte per essere udita, grida con la sua splendida voce vellutata e passionale, in- confondibile: «Giunge!... Marta, ci hanno detto giusto. Il Rabbi è qui!», e corre ad aprire il pesante cancello che stride. Non dà tempo ai servi di farlo e esce sulla via a braccia tese, come fa un bambino verso la mamma, e con un grido di gioia amorosa: «O Rabboni** mio!» (io scrivo “Rabboni” perché vedo che il Vangelo porta cosi. Ma tutte le volte che ho sentito la Maddalena chiamarlo, mi è parso dicesse “Rabbomi”, con l’emme e non l’enne), e si prostra ai piedi di Gesù, baciandoglieli fra la polvere della via.
«Pace a te, Maria. Vengo a riposare sotto il tuo tetto».
«O Maestro mio!» ripete Maria levando il volto con una espressione di riverenza e d’amore che dice tanto... È ringraziamento, è benedizione, è gioia, è invito ad entrare, è giubilo perché Egli entra...
Gesù le ha messo la mano sul capo e pare l’assolva ancora.

2Maria si alza e, a fianco di Gesù, rientra nel recinto della proprietà. Sono corsi intanto servi e Marta. I servi con anfore e coppe. Marta col suo solo amore. Ma è tanto.
Gli apostoli, accaldati, bevono le fresche bevande che i servi mescono. Vorrebbero darla a Gesù per il primo. Ma Marta li ha prevenuti. Ha preso una coppa piena di latte e l’ha offerta a Gesù. Deve sapere che gli piace molto.
Dopo che i discepoli si sono ristorati, Gesù dice loro: «Andate ad avvertire i fedeli. A sera parlerò loro».
Gli apostoli si sparpagliano in diverse direzioni non appena fuori dal giardino.
Gesù inoltra fra Marta e Maria.
«Vieni, Maestro» dice Marta. «Mentre giunge Lazzaro, riposa e prendi ristoro».
Mentre pongono piede in una fresca stanza che dà sul portico ombroso, ritorna Maria che si era allontanata a passo rapido. Torna con una brocca d’acqua, seguita da un servo che porta un bacile. Ma è Maria che vuole lavare i piedi di Gesù. Ne slaccia i sandali polverosi e li dà al servo, perché li riporti puliti insieme al mantello, pure dato perché fosse scosso dal polverume. Poi immerge i piedi nell’acqua, che qualche aroma fa lievemente rosea, li asciuga, li bacia. Poi cambia l’acqua e ne offre di monda a Gesù, per le mani. E mentre attende il servo coi sandali, accoccolata sul tappeto ai piedi di Gesù, glieli accarezza e, prima di mettergli i sandali, li bacia ancora dicendo: «Santi piedi che avete tanto camminato per cercarmi!».
Marta, più pratica nel suo amore, va all’utile umano e chiede: «Maestro, oltre i tuoi discepoli chi verrà?».
E Gesù: «Non so ancora di preciso. Ma puoi preparare per altri cinque oltre gli apostoli».
Marta se ne va.

3Gesù esce nel fresco giardino ombroso. Ha semplicemente la sua veste azzurro cupo. Il mantello, ripiegato con cura da Maria, resta su una cassapanca della stanza. Maria esce insieme a Gesù.
Vanno per vialetti ben curati, fra aiuole fiorite, sin verso la peschiera che pare uno specchio caduto fra il verde. L’acqua limpidissima è appena rotta, qua e là, dal guizzo argenteo di qualche pesce e dalla pioggiolina dello zampillo esilissimo, alto e centrale. Dei sedili sono presso l’ampia vasca che pare un laghetto e dalla quale partono piccoli canali di irrigazione. Credo anzi che uno sia quello che alimenta la peschiera e gli altri, più piccoli, quelli di scarico adibiti ad irrigare.
Gesù siede su un sedile messo proprio contro il margine della vasca. Maria gli si siede ai piedi, sull’erba verde e ben curata. In principio non parlano. Gesù gode visibilmente del silenzio e del riposo nel fresco del giardino. Maria si bea di guardarlo.
Gesù gioca con l’acqua limpida della vasca. Vi immerge le dita, la pettina separandola in tante piccole scie e poi lascia che tutta la mano sia immersa in quella pura freschezza. «Come è bella quest’acqua limpida!» dice.
E Maria: «Tanto ti piace, Maestro?».
«Sì, Maria. Perché è tanto limpida. Guarda. Non ha una traccia di fango. Vi è acqua, ma è tanto pura che pare non vi sia nulla, quasi non fosse elemento ma spirito. Possiamo leggere sul fondo le parole che si dicono i pesciolini...».
«Come si legge in fondo alle anime pure. Non è vero, Maestro?», e Maria sospira con un rimpianto segreto.

4Gesù sente il sospiro represso e legge il rimpianto velato da un sorriso, e medica subito la pena di Maria.
«Le anime pure dove le abbiamo, Maria? È più facile che un monte cammini che non una creatura sappia mantenersi pura delle tre purità. Troppe cose intorno ad un adulto si agitano e fermentano. E non sempre si può impedire che penetrino nell’interno. Non vi sono che i bambini che abbiano l’anima angelica, l’anima preservata, dalla loro innocenza, dalle cognizioni che possono mutarsi in fango. Per questo li amo tanto. Vedo in loro un riflesso della Purezza infinita. Sono gli unici che portino seco questo ricordo dei Cieli.
La Mamma mia è la Donna dall’anima di bambino. Più ancora. Ella è la Donna dall’anima di angelo. Quale era Eva uscita dalle mani del Padre. Lo pensi, Maria, cosa sarà stato il primo giglio fiorito nel terrestre giardino? Tanto belli anche questi che fanno guida a quest’acqua. Ma il primo, uscito dalle mani del Creatore! Era fiore o era diamante? Erano petali o fogli d’argento purissimo? Eppure mia Madre è più pura di questo primo giglio che ha profumato i venti. E il suo profumo di Vergine inviolata empie Cielo e Terra, e dietro ad esso andranno i buoni nei secoli dei secoli. Il Paradiso è luce*, profumo e armonia. Ma se in esso non si beasse il Padre nel contemplare la Tutta Bella che fa della Terra un paradiso, ma se il Paradiso dovesse in futuro non avere il Giglio vivo nel cui seno sono i tre pistilli di fuoco della divina Trinità, luce, profumo e armonia, letizia del Paradiso sarebbero menomati della metà. La purezza della Madre sarà la gemma del Paradiso.
Ma è sconfinato il Paradiso! Che diresti di un re che avesse una gemma sola nel suo tesoro? Anche fosse la Gemma per eccellenza? Quando Io avrò aperto le porte del Regno dei Cieli... - non sospirare, Maria, per questo Io son venuto - molte anime di giusti e di pargoli entreranno, scia di candore, dietro alla porpora del Redentore. Ma saranno ancora pochi per popolare di gemme i Cieli e formare i cittadini della Gerusalemme eterna. E dopo... dopo che la Dottrina di verità e santificazione sarà conosciuta dagli uomini, dopo che la mia Morte avrà ridato la Grazia agli uomini, come potrebbero gli adulti conquistare i Cieli, se la povera vita umana è continuo fango che rende impuri? Sarà dunque allora il mio Paradiso solo dei pargoli? Oh! no! Come pargoli occorre saper divenire. Ma anche agli adulti è aperto il Regno. Come pargoli... Ecco la purezza.
Vedi quest’acqua? Pare tanto limpida. Ma osserva: basta che Io con questo giunco ne smuova il fondale che ecco si intorbida. Detriti e fango affiorano. Il suo cristallo si fa giallognolo e nessuno ne beverebbe più. Ma se Io levo il giunco, la pace ritorna e l’acqua torna poco a poco limpida e bella. Il giunco: il peccato. Così delle anime. Il pentimento, credilo, è ciò che depura...».

5Sopraggiunge Marta affannata: «Ancora qui sei, Maria? Ed io che mi affanno tanto!... L’ora passa. I convitati presto verranno e vi è tanto da fare. Le serve sono al pane, i servi scuoiano e cuociono le carni. Io preparo stoviglie, mense e bevande. Ma ancora sono da cogliere le frutta e preparare l’acqua di menta e miele...».
Maria ascolta sì e no le lamentele della sorella. Con un sorriso beato continua a guardare Gesù, senza muoversi dalla sua posizione.
Marta invoca l’aiuto di Gesù: «Maestro, guarda come sono accaldata. Ti pare giusto che sia io sola a sfaccendare? Dille Tu che mi aiuti». Marta è veramente inquieta.
Gesù la guarda con un sorriso per metà dolce e per metà un poco ironico, meglio, scherzoso.
Marta ci si inquieta un poco: «Dico sul serio, Maestro. Guardala come ozia mentre io lavoro. Ed è qui che vede…».


Gesù si fa più serio: «Non è ozio, Marta. È amore. L’ozio era prima. E tu hai tanto pianto per quell’ozio indegno. Il tuo pianto ha messo ancor più ala al mio andare per salvarmela e rendertela al tuo onesto affetto. Vorresti tu contenderla di amare il suo Salvatore? La preferiresti allora lontana di qui per non vederti lavorare, ma lontana anche da Me? Marta, Marta! Devo dunque dire che costei (e Gesù le pone la mano sul capo), venuta da tanto lontano, ti ha sorpassata nell’amore? Devo dunque dire che costei, che non sapeva una parola di bene, è ora dotta nella scienza dell’amore? Lasciala alla sua pace! È stata tanto malata! Ora è una convalescente che guarisce bevendo le bevande che la fortificano. È stata tanto tormentata... Ora, uscita dall’incubo, guarda intorno a sé e in sé, e si scopre nuova e scopre un mondo nuovo. Lascia che se ne faccia sicura. Con questo suo “nuovo” deve dimenticare il passato e conquistarsi l’eterno… Non sarà conquistato questo unicamente col lavoro, ma anche con l’adorazione. Avrà ricompensa chi avrà dato un pane all’apostolo e al profeta. Ma doppia ne avrà chi avrà dimenticato anche di cibarsi per amarmi, perché più grande della carne avrà avuto lo spirito, il quale avrà avuto voci più forti di quelle degli anche leciti bisogni umani. Tu ti affanni di troppe cose, Marta. Costei di una sola. Ma è quella che basta al suo spirito e soprattutto al suo e tuo Signore. Lascia cadere le cose inutili. Imita tua sorella. Maria ha scelto la parte migliore. Quella che non le sarà mai più tolta. Quando tutte le virtù saranno superate, perché non più necessarie ai cittadini del Regno, unica resterà la carità. Essa resterà sempre. Unica. Sovrana. Ella, Maria, ha scelto questa, e questa si è presa per suo scudo e bordone. Con questa, come su ali d’angelo, verrà nel mio Cielo».

6Marta abbassa la testa mortificata e se ne va.
«Mia sorella ti ama molto e si cruccia per farti onore…» dice Maria per scusarla.
«Lo so, e ne sarà ricompensata. Ma ha bisogno di esser depurata, come si è depurata quest’acqua, del suo pensare umano. Guarda, mentre parlavamo, come è tornata limpida. Marta si depurerà per le parole che le ho detto. Tu… tu per la sincerità del tuo pentimento…».
«No, per il tuo perdono, Maestro. Non bastava il mio pentirmi a lavare il mio grande peccato...».
«Bastava e basterà alle tue sorelle che ti imiteranno. A tutti i poveri infermi dello spirito. Il pentimento sincero è filtro che depura; l’amore, poi, è sostanza che preserva da ogni nuova inquinazione. Ecco perciò che coloro che la vita fa adulti e peccatori potranno tornare innocenti come pargoli ed entrare come essi nel Regno mio. Andiamo ora alla casa. Che Marta non resti troppo nel suo dolore. Portiamole il nostro sorriso di Amico e di sorella».


7Dice Gesù:
«Il commento non occorre. La parabola dell’acqua è commento all’operazione del pentimento nei cuori.
Hai così il ciclo della Maddalena* completo. Dalla morte alla Vita. È !a più grande risorta del mio Vangelo. È risorta da sette morti. È rinata. L’hai vista, come pianta da fiore, alzare dal fango lo stelo del suo nuovo fiore sempre più in alto, e poi fiorire per Me, olezzare per Me, morire per Me. L’hai vista peccatrice, poi assetata che si accosta alla Fonte, poi pentita, poi perdonata, poi amante, poi pietosa sul Corpo ucciso del suo Signore, poi serva della Madre, che ama perché Madre mia; infine penitente sulle soglie del suo Paradiso.
Anime che temete, imparate a non temere di Me leggendo la vita di Maria di Magdala. Anime che amate, imparate da lei ad amare con serafico ardore. Anime che avete errato, imparate da lei la scienza che rende pronti al Cielo.
Vi benedico tutti per darvi aiuti a salire. Va’ in pace».

Estratto di "l'Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta ©Centro Editoriale Valtortiano http://www.mariavaltorta.com/

AVE MARIA!

mercoledì 12 giugno 2013

CONSIDERACIONES SOBRE LA CONVERSIÓN DE MARÍA MAGDALENA


CONSIDERACIONES SOBRE LA 
CONVERSIÓN DE MARÍA MAGDALENA






He estado pensando en este día en lo que me dijo Jesús ayer por la tarde y en lo que vi y comprendí aunque no se me dijo.
Nada más por no dejar le digo que la conversación de los invitados, en lo que pude entender, esto es, la que dirigían a Jesús, giraba alrededor de las nuevas del día: los romanos, la Ley combatida por ellos y la misión de Jesús como Maestro de una nueva escuela. Bajo la aparente benevolencia, podía uno caer en la cuenta de que eran preguntas maliciosas y capciosas para hacerlo caer en algún lazo. Cosa de ningún modo fácil, porque Jesús, con pocas palabras daba una respuesta justa y concluyente.
Por ejemplo a la pregunta de en qué particular escuela o secta se había hecho maestro, sencillamente respondió: "En la escuela de Dios. A Él sigo en su santa Ley, y procuro que se renueve completamente en estos pequeños (y miró con amor a Juan y  en Juan a todos los rectos de corazón), así como fue en el día en que el Señor Dios la promulgó en el Sinaí. Llevo nuevamente los hombres a la luz de Dios".
A la pregunta de qué pensaba sobre el abuso de César, que se había hecho dominador de Palestina, respondió: "César es lo que es, porque así quiere Dios. Recuerda al profeta Isaías. ¿No acaso llama él, por inspiración divina, a Asur "bastón" de su cólera, la vara que castiga al pueblo de Dios, que se ha separado mucho de Él? ¿Y no dice, que después de haberlo empleado para el castigo, lo destrozará porque se aprovechó de su encargo, pues se hizo muy soberbio y cruel?"
Estas son las dos respuestas que me llamaron más la atención. 

Esta tarde, mi Jesús me dijo sonriendo:
"Me gustaría llamarte como a Daniel. Eres la de los deseos, y a la que quiero mucho porque desea tanto a Dios. Podría decirte lo que mi ángel dijo a Daniel: "No temas, porque desde el primer día en que trataste de comprender y de castigarte en la presencia de Dios, tus oraciones fueron escuchadas, y por eso vine". No es el ángel quien te habla. Soy Yo quien te está hablando: Jesús.

SOY MISERICORDIA VIVIENTE. 
Y MÁS RÁPIDO QUE EL PENSAMIENTO 
LLEGO A QUIEN SE VUELVE A MÍ.

Siempre, María, vengo cuando alguien "trata de comprender". No soy un Dios duro y severo. Soy misericordia viviente. Y más rápido que el pensamiento llego a quien se vuelve a Mí.
Lo mismo hice con la pobre María de Mágdala, que estaba tan inveterada en el pecado. Veloz fui con mi espíritu, apenas sentí que se levantaba en ella el deseo de comprender: comprender la luz de Dios y comprender su estado de tinieblas. Y me hice luz para ella. 

HABLABA YO AQUEL DÍA A MUCHA GENTE,
 PERO EN REALIDAD LE HABLABA A ELLA SOLA.

Hablaba Yo aquel día a mucha gente, pero en realidad le hablaba a ella sola. No veía más que a ella que se había acercado, llevada de un impulso de su corazón, que luchaba contra la carne que la había esclavizado. No tenía ante mis ojos sino a ella con su pobre carita envuelta en la tempestad, con su forzada sonrisa que escondía, bajo un vestido que no era suyo; y que era un desafío al mundo y a sí misma ese gran llanto interno. No veía más que a ella, a la ovejita metida entre las espinas; a ella que sentía nauseas de su vida.

DEJÉ QUE MI PALABRA Y MI MIRADA BAJASEN EN ELLA 
Y FERMENTASEN, PARA QUE AQUEL IMPULSO DE UN MOMENTO 
SE CONVIRTIESE EN EL FUTURO GLORIOSO DE UNA SANTA

No dije palabras llamativas, ni toqué un argumento que se pudiese referir a ella, que era bien conocida como pecadora, para no mortificarla y para no obligarla a huir, avergonzarse a venir. No toqué ese argumento.Dejé que mi palabra y mi mirada bajasen en ella y fermentasen, para que aquel impulso de un momento se convirtiese en el futuro glorioso de una santa. Hablé con una de las más dulces parábolas: un rayo de luz de bondad derramado para ella particularmente. Y aquella tarde cuando entraba en la casa del rico soberbio, en la que mi palabra no podía fermentar para una gloria futura, porque era muerta con la soberbia farisea, sabía bien que ella vendría, después de haber llorado mucho en su habitación donde pecó, bajo la luz de aquel llanto que había decidido su porvenir.
Los hombres que ardieron de lujuria, al verla entrar se alegraron en su carne y en su pensamiento. Todos menos Yo y Juan, la desearon. Todos creyeron que hubiese ido por uno de esos caprichos que bajo la presión del demonio, la arrojaban en aventuras imprevistas. Pero Satanás estaba ya vencido. Y sintieron envidia al ver que a ninguno de ellos se dirigía, sino a Mí.
El hombre ensucia siempre aun las cosas más puras, cuando sólo es carne y sangre. Sólo los puros ven lo justo porque el pecado no turba su pensamiento. María, que el hombre no comprenda, esto no debe asustarlo. Dios comprende y es suficiente para el cielo.

LA GLORIA QUE VIENE DE LOS HOMBRES 
NO AUMENTA CON UN GRAMO LA GLORIA 
QUE ES LA SUERTE DE LOS ELEGIDOS EN EL PARAÍSO.

 RECUÉRDATELO SIEMPRE.

La gloria que viene de los hombres no aumenta con un gramo la gloria que es la suerte de los elegidos en el paraíso. Recuérdatelo siempre. La pobre María de Mágdala fue siempre juzgada mal en sus buenas acciones, pero no en las malas, que se prestaban a ser bocados de lujuria a la insaciable hambre de los libidinosos. Se le criticó y se le juzgó mal en Naín, en casa del fariseo; se le criticó y se le reprendió en Betania, en su casa.

JUAN DA LA CLAVE DE ESTA ÚLTIMA CRITICA, DICE:
 "JUDAS... PORQUE ERA LADRÓN". 

YO AÑADO: 
"EL FARISEO Y SUS AMIGOS, PORQUE ERAN LUJURIOSOS". 
VES. LA VORACIDAD DE LOS SENTIDOS,...

Juan da la clave de esta última critica, dice: "Judas... porque era ladrón". Yo añado: "El fariseo y sus amigos, porque eran lujuriosos". Ves. La voracidad de los sentidos, la voracidad del dinero levantan su voz para criticar una acción buena. Los buenos no critican. Jamás. Comprenden.
Pero, te repito: no importa la crítica del mundo, lo que importa es lo que piensa Dios."
IV. 596-598
Cristo benedicente
A. M. D. G.

"SE PERDONA MUCHO A QUIEN AMA MUCHO"

"SE PERDONA MUCHO A QUIEN AMA 
MUCHO"






Jesús me dice ahora: 

LO QUE HIZO BAJAR LA CABEZA AL FARISEO 
Y A SUS COMPAÑEROS, 
COSA QUE NO APARECE EN EL EVANGELIO 
SON LAS PALABRAS QUE MI ESPÍRITU A TRAVÉS DE MI MIRADA, 
DIRIGIÓ CUAL SAETAS EN AQUELLA ALMA SECA Y VORAZ. 

"Lo que hizo bajar la cabeza al fariseo y a sus compañeros, cosa que no aparece en el Evangelio son las palabras que mi espíritu a través de mi mirada, dirigió cual saetas en aquella alma seca y voraz. Respondí más de lo que se me había preguntado, porque nada se me ocultaba de los pensamientos humanos. El entendió mi mudo lenguaje, que contenía mayores reproches que los que pudiesen haber tenido mis palabras.

EN VERDAD TE DIGO, OH FARISEO, 
QUE ENTRE AQUELLA QUE ME AMA CON SU JUVENTUD PURA 

Y ESTA QUE ME AMA CON SU SINCERA CONTRICIÓN DE UN CORAZÓN
 QUE HA VUELTO A NACER A LA GRACIA, 
NO HAGO NINGUNA DIFERENCIA; 

Y AL QUE ES PURO Y A LA ARREPENTIDA LES DOY EL ENCARGO DE
 COMPRENDER MI PENSAMIENTO COMO NO LO HE HECHO CON NADIE.



ELLA SE HONRARÁ EN DAR EL ÚLTIMO TRIBUTO DE HONOR 
A MI CUERPO, 

Y RECIBIRÁ EL PRIMER SALUDO DESPUÉS DE MI RESURRECCIÓN,
 DESPUÉS DE MI MADRE

Le dije: "No. No hagas insinuaciones perversas para justificarte tú mismo ante tus ojos. Yo no tengo tu ansia sexual. Esta no ha venido a Mí porque el sexo la haya traído. No soy como tú ni como tus compañeros. Ha venido a Mí porque mi mirada y mis palabras, que por casualidad oyó, le iluminaron su alma, en la que la lujuria había creado tinieblas. Y ha venido porque quiere vencer los sentidos, y comprende, que siendo una pobre creatura, por sí misma no puede lograrlo. Ama en Mí el espíritu, no más que el espíritu que siente sobrenaturalmente bueno. Después de tantos males que recibió de todos vosotros, que habéis disfrutado de su debilidad, y que le habéis pagado los azotes del desprecio, viene a Mí, porque siente haber encontrado el bien, la alegría, la paz, que inútilmente buscó entre las pompas del mundo. Cúrate de esta lepra tuya que tienes en el alma, fariseo hipócrita. Aprende a juzgar rectamente las cosas. Despójate de la soberbia de tu inteligencia y de la lujuria de la carne. Estas son las lepras más hediondas de vuestras personas. Puedo curaros de la lepra del cuerpo, si me lo pedís, pero de la lepra del espíritu, no, porque no queréis curaros, porque os gusta. Esta quiere curarse. Y mira que la limpio, mira que le quito las cadenas de su esclavitud. La pecadora está muerta. Está ahí, en aquellos adornos de los que se avergüenza de ofrecerlos para que los santifique al usarlos en las necesidades mías y de mis discípulos, en las de los pobres que socorro con lo superfluo de los demás, porque Yo, el Señor del universo, no poseo nada, ahora que soy el Salvador del hombre. Ella está ahí en ese perfume derramado a mis pies, que ha usado, como ha usado sus cabellos, en la parte de mi cuerpo a la que no te dignaste dar un poco de agua fresca de tu pozo, a pesar de haber caminado tanto para traerte a ti también la luz. La pecadora está muerta. Ha renacido María. Es bella como una niña púdica. Se ha lavado con el llanto. En verdad te digo, oh fariseo, que entre aquella que me ama con su juventud pura y esta que me ama con su sincera contrición de un corazón que ha vuelto a nacer a la gracia, no hago ninguna diferencia; y al que es puro y a la arrepentida les doy el encargo de comprender mi pensamiento como no lo he hecho con nadie. Ella se honrará en dar el último tributo de honor a mi cuerpo, y recibirá el primer saludo después de mi resurrección, después de mi Madre". Esto fue lo que quise decirle al fariseo con mi mirada.

TAMBIÉN EN BETANIA, MARÍA REPITIÓ ESTO MISMO 
QUE FUE EL AMANECER DE SU REDENCIÓN. 

HAY ACCIONES PERSONALES QUE SE REPITEN 
Y MUESTRAN A LAS CLARAS EL GENIO DE LA PERSONA.

 GESTOS INCONFUNDIBLES.

A ti te hago notar una cosa, para alegría tuya y alegría de muchos. También en Betania, María repitió esto mismo que fue el amanecer de su redención. Hay acciones personales que se repiten y muestran a las claras el genio de la persona. Gestos inconfundibles. Pero en Betania, pues justo era, su acción no fue igual en todo a la de acá, sino más amigable dentro de su reverencia y adoración.
María ha caminado mucho desde aquel amanecer de su redención. Mucho. El amor la ha arrebatado cual torbellino hacia arriba y hacia adelante. El amor la ha consumado como una hoguera, destruyendo en ella la carne impura y haciendo en ella un espíritu purificado. Y María, cambiada con su dignidad de resucitada, como cambiada está también en sus vestidos, que son sencillos como los de mi Madre, con su arreglo, mirada, actitud, palabras, tiene un nuevo modo de honrarme. Toma el último de sus pomos de perfume que ha conservado para Mí, y me lo esparce sobre los pies, sin llorar, con una mirada alegre que el amor y la seguridad de haber sido perdonada y salvada la hacen, y me lo esparce sobre la cabeza. Puede ahora tocarme la cabeza. El arrepentimiento y el amor la han limpiado con el fuego de los serafines y ella es un serafín.

NO COMPRENDÉIS, POBRES ALMAS CUÁNTO OS AME EL 
SALVADOR. 

NO TENGÁIS MIEDO DE MÍ. VENID CON CONFIANZA, CON 
VALOR.

OS ABRO EL CORAZÓN Y LOS BRAZOS.

Dítelo a ti misma, María, mi pequeña "voz", dilo a las almas. Ve. Dilo a las almas que no se atreven a venir a Mí porque se sienten culpables. Mucho, mucho se ha perdonado a quien mucho ama. A quien mucho me ama. No comprendéis, pobres almas cuánto os ame el Salvador. No tengáis miedo de Mí. Venid con confianza, con valor. Os abro el corazón y los brazos.
Acuérdate siempre de lo siguiente: "No hago ninguna diferencia entre el que me ama con su pureza íntegra y el que me ama con su sincera contrición de un corazón que ha renacido a la gracia. Soy el Salvador. Acuérdate siempre de esto.
Ve en paz. Te bendigo."
IV. 594-596

Gesù Cristo il Salvatore
A. M. D. G.

S. MARIA MAGDALENA EN LA CASA DE SIMÓN EL FARISEO

LA MAGDALENA EN LA CASA DE SIMÓN 
EL FARISEO






Para consuelo de mi mucho sufrir y para hacerme olvidar la maldad de los hombres, Jesús me concede esta bellísima visión.

DESCRIPCIÓN DE LA SALA DONDE SE CELEBRA EL BANQUETE

Estoy viendo una sala riquísima. Una lámpara con muchos quemadores arde en el centro. Las paredes están cubiertas con tapices bellísimos. Los asientos tienen incrustaciones y adornos de marfil y láminas preciosas. Los muebles son muy bonitos.
En el centro hay una mesa grande, cuadrada y que consta de cuatro mesas unidas. La mesa está preparada de modo que puedan estar a ella muchos convidados (todos hombres) y está cubierta con manteles muy preciosos y muy buena vajilla. Hay jarras y copas de mucho valor. Muchos criados van y vienen trayendo los manjares y sirviendo los vinos. En el centro del cuadrado no hay nadie. El pavimento está limpísimo. En él se refleja el candelero de aceite. Por la parte afuera del cuadrado hay lechos-asientos, que ocupan los convidados.
En la parte más retirada de la puerta, está el dueño de la casa con los invitados más importantes. Es un hombre ya de edad. Viste una túnica ceñido con una faja hermosamente recamada. En el cuello, en las mangas, en los bordes del mismo vestido se ven como cintas bordadas o galones, si uno cree mejor. La cara de este vejete no me gusta. Es una cara de hombre malo, frío, soberbio y codicioso.
En el lado opuesto, enfrente de él, está mi Jesús. Lo veo de lado, y diría mejor, por detrás, por las espaldas. Trae su acostumbrado vestido blanco, sus sandalias, y sus cabellos partidos en dos en la frente, y largos como de costumbre.
Noto que tanto Jesús como los comensales no se sientan, como yo me imaginaba que se sentarían sobre esta especie de sofás, esto es, perpendicularmente a la mesa, sino paralelamente a ella. En la visión de las nupcias de Caná no puse mucha atención a este particular. Había visto que comían apoyados sobre el codo izquierdo, pero me parecía que no estaban muy cómodos, porque los lechos no eran muy lujosos y eran mucho más cortos. estos son verdaderos lechos. Se parecen a los modernos divanes turcos.
Cerca de Jesús está Juan, y teniendo en cuenta que Jesús está apoyado sobre el codo izquierdo (como todos), Juan está entre la mesa y el cuerpo del Señor. Su codo está a la altura de la ingle del Señor, de modo que no le estorba comer, sino que antes bien le permite, si quiere, apoyarse confiadamente sobre su pecho.
No hay ninguna mujer. Todos hablan y el dueño de la casa de cuando en cuando se dirige, con exagerada condescendencia y con muestras claras de benignidad a Jesús. Es claro que quiere demostrarle y demostrar a todos los presentes que le ha hecho un gran honor en haberlo invitado en su rica casa, a él, el pobre profeta a quien se le toma por un poco exaltado...
Veo que Jesús corresponde a las cortesías. Elegantemente sonríe a quien le pregunta. Su sonrisa está llena de luz cuando Juan le habla o le ve.

ENTRA MARÍA MAGDALENA EN LA SALA DEL BANQUETE Y SE 
ARRODILLA ANTE JESÚS...

Veo que se abre la rica cortina que cubre el hueco de la puerta y que entra una mujer joven, hermosísima, vestida muy ricamente y peinada con sumo esmero. Su cabellera rubia es un adorno de pelluzgones artísticamente entrelazados. Parece como si trajese un yelmo de oto, pues así resplandece su abundante cabellera. Su vestido, si lo comparo con el que veo que siempre trae la Virgen María, podrá asegurar que es muy excéntrico y variado. Broches en las espaldas, joyas que sostienen los pliegues a la altura del pecho, cadenas de oro para hacer resaltar el pecho, faja con bullones de oro y piedras preciosas. Un vestido provocativo que hace resaltar los contornos de su bellísimo cuerpo. En la cabeza trae un tocado tan ligero que...no cubre nada; es algo que se viene a agregar a sus adornos. Sus pies calzan sandalias con broches de oro, de piel roja y con correas entrelazadas sobre el tobillo.
Todos se voltean a verla, menos Jesús. Juan la mira un instante, y luego se vuelve a Jesús. Los demás la miran con aparente y maligna complacencia. La mujer no los mira para nada y ni se preocupa del murmullo que se levantó cuando entró y del guiñeo de ojos que se hacen todos, menos Jesús y el discípulo. Jesús hace como si no cayese en la cuenta. Continúa hablando al dueño de la casa.
La mujer se dirige a Jesús. Se arrodilla a sus pies. Deposita al suelo una especie de jarra muy barriguda. Se levanta el velo y deja ver el broche precioso que sostiene los cabellos. Se quita los anillos de los dedos y pone todo sobre el lecho-asiento que está cerca de los pies de Jesús, y luego toma entre sus manos los pies, primero del derecho, luego el izquierdo, y desata las sandalias. Las pone en el suelo, luego besa con un gran llanto los pies. Apoya contra ellos su  frente, los acaricia y las lágrimas caen como una lluvia torrencial, que brilla al resplandor de la lámpara, y bañan esos pies adorados.

JESÚS LENTAMENTE VUELVE SU CABEZA. 
SU MIRADA AZUL SE DETIENE POR UN INSTANTE 
SOBRE AQUELLA CABEZA INCLINADA. 

UNA MIRADA QUE ABSUELVE. 
LUEGO VUELVE A MIRAR AL CENTRO. 
LA DEJA QUE LIBREMENTE SE DESAHOGUE.

Jesús lentamente vuelve su cabeza. Su mirada azul se detiene por un instante sobre aquella cabeza inclinada. Una mirada que absuelve. Luego vuelve a mirar al centro. La deja que libremente se desahogue.
Pero los otros no. Entre sí se mofan de ella, se guiñan los ojos, se ríen sarcásticamente. El fariseo se endereza un momento para ver mejor, y su mirada refleja un deseo, un tormento, una ironía. Refleja un deseo por la mujer. esto se le nota a las claras. Refleja un tormento, porque sin pedir permiso entró, cosa que podría dar qué decir a los demás, que la mujer frecuenta su casa. Refleja una ironía para Jesús...
Pero la mujer no se preocupa de nada. Continúa llorando con todas sus fuerzas, sin grito alguno. Sus lágrimas se mezclan con profundos suspiros. Luego se despeina. Se quita las peinetas de oro que sostenían el complicado peinado, y las pone junto a los anillos y al broche. Las guedejas de oro caen sobre las espaldas. Las toma con ambas manos, las pone en su pecho y las pasa sobre los pies bañados de Jesús, hasta que los ve secos. Luego mete los dedos en el pomo y saca una pomada ligeramente amarilla y olorosísima. Un aroma que tiene de lirio y de tuberosas se extiende por toda la sala. La mujer introduce una y otra vez los dedos, y extiende la pomada, y besa y acaricia los pies.
Jesús de cuando en cuando la mira con amorosa piedad. Juan se ha volteado sorprendido al oír el llanto Ahora mira a Jesús, ahora al grupo, ahora a la mujer.
El rostro del fariseo es cada vez más ceñudo. Oigo las palabras que refiere el Evangelio y las oigo acompañadas con un tono y una mirada que hacen bajar la cabeza al viejo envidioso.

OIGO LAS PALABRAS DE ABSOLUCIÓN QUE DICE A LA MUJER 
QUE ABANDONA A LOS PIES DE JESÚS SUS JOYELES.

Oigo las palabras de absolución que dice a la mujer que abandona a los pies de Jesús sus joyeles. Se ha echado encima el velo, cubriendo de este modo su cabellera despeinada. Jesús cuando le dice: "Vete en paz" le pone por un momento, pero con gesto benignísimo la mano sobre la cabeza inclinada.
IV. 591-594
Gesù Cristo il Salvatore


"SE PERDONA MUCHO A QUIEN AMA 
MUCHO"






Jesús me dice ahora: 

LO QUE HIZO BAJAR LA CABEZA AL FARISEO 
Y A SUS COMPAÑEROS, 
COSA QUE NO APARECE EN EL EVANGELIO 
SON LAS PALABRAS QUE MI ESPÍRITU A TRAVÉS DE MI MIRADA, 
DIRIGIÓ CUAL SAETAS EN AQUELLA ALMA SECA Y VORAZ. 

"Lo que hizo bajar la cabeza al fariseo y a sus compañeros, cosa que no aparece en el Evangelio son las palabras que mi espíritu a través de mi mirada, dirigió cual saetas en aquella alma seca y voraz. Respondí más de lo que se me había preguntado, porque nada se me ocultaba de los pensamientos humanos. El entendió mi mudo lenguaje, que contenía mayores reproches que los que pudiesen haber tenido mis palabras.

EN VERDAD TE DIGO, OH FARISEO, 
QUE ENTRE AQUELLA QUE ME AMA CON SU JUVENTUD PURA 

Y ESTA QUE ME AMA CON SU SINCERA CONTRICIÓN DE UN CORAZÓN
 QUE HA VUELTO A NACER A LA GRACIA, 
NO HAGO NINGUNA DIFERENCIA; 

Y AL QUE ES PURO Y A LA ARREPENTIDA LES DOY EL ENCARGO DE
 COMPRENDER MI PENSAMIENTO COMO NO LO HE HECHO CON NADIE.



ELLA SE HONRARÁ EN DAR EL ÚLTIMO TRIBUTO DE HONOR 
A MI CUERPO, 

Y RECIBIRÁ EL PRIMER SALUDO DESPUÉS DE MI RESURRECCIÓN,
 DESPUÉS DE MI MADRE

Le dije: "No. No hagas insinuaciones perversas para justificarte tú mismo ante tus ojos. Yo no tengo tu ansia sexual. Esta no ha venido a Mí porque el sexo la haya traído. No soy como tú ni como tus compañeros. Ha venido a Mí porque mi mirada y mis palabras, que por casualidad oyó, le iluminaron su alma, en la que la lujuria había creado tinieblas. Y ha venido porque quiere vencer los sentidos, y comprende, que siendo una pobre creatura, por sí misma no puede lograrlo. Ama en Mí el espíritu, no más que el espíritu que siente sobrenaturalmente bueno. Después de tantos males que recibió de todos vosotros, que habéis disfrutado de su debilidad, y que le habéis pagado los azotes del desprecio, viene a Mí, porque siente haber encontrado el bien, la alegría, la paz, que inútilmente buscó entre las pompas del mundo. Cúrate de esta lepra tuya que tienes en el alma, fariseo hipócrita. Aprende a juzgar rectamente las cosas. Despójate de la soberbia de tu inteligencia y de la lujuria de la carne. Estas son las lepras más hediondas de vuestras personas. Puedo curaros de la lepra del cuerpo, si me lo pedís, pero de la lepra del espíritu, no, porque no queréis curaros, porque os gusta. Esta quiere curarse. Y mira que la limpio, mira que le quito las cadenas de su esclavitud. La pecadora está muerta. Está ahí, en aquellos adornos de los que se avergüenza de ofrecerlos para que los santifique al usarlos en las necesidades mías y de mis discípulos, en las de los pobres que socorro con lo superfluo de los demás, porque Yo, el Señor del universo, no poseo nada, ahora que soy el Salvador del hombre. Ella está ahí en ese perfume derramado a mis pies, que ha usado, como ha usado sus cabellos, en la parte de mi cuerpo a la que no te dignaste dar un poco de agua fresca de tu pozo, a pesar de haber caminado tanto para traerte a ti también la luz. La pecadora está muerta. Ha renacido María. Es bella como una niña púdica. Se ha lavado con el llanto. En verdad te digo, oh fariseo, que entre aquella que me ama con su juventud pura y esta que me ama con su sincera contrición de un corazón que ha vuelto a nacer a la gracia, no hago ninguna diferencia; y al que es puro y a la arrepentida les doy el encargo de comprender mi pensamiento como no lo he hecho con nadie. Ella se honrará en dar el último tributo de honor a mi cuerpo, y recibirá el primer saludo después de mi resurrección, después de mi Madre". Esto fue lo que quise decirle al fariseo con mi mirada.

TAMBIÉN EN BETANIA, MARÍA REPITIÓ ESTO MISMO 
QUE FUE EL AMANECER DE SU REDENCIÓN. 

HAY ACCIONES PERSONALES QUE SE REPITEN 
Y MUESTRAN A LAS CLARAS EL GENIO DE LA PERSONA.

 GESTOS INCONFUNDIBLES.

A ti te hago notar una cosa, para alegría tuya y alegría de muchos. También en Betania, María repitió esto mismo que fue el amanecer de su redención. Hay acciones personales que se repiten y muestran a las claras el genio de la persona. Gestos inconfundibles. Pero en Betania, pues justo era, su acción no fue igual en todo a la de acá, sino más amigable dentro de su reverencia y adoración.
María ha caminado mucho desde aquel amanecer de su redención. Mucho. El amor la ha arrebatado cual torbellino hacia arriba y hacia adelante. El amor la ha consumado como una hoguera, destruyendo en ella la carne impura y haciendo en ella un espíritu purificado. Y María, cambiada con su dignidad de resucitada, como cambiada está también en sus vestidos, que son sencillos como los de mi Madre, con su arreglo, mirada, actitud, palabras, tiene un nuevo modo de honrarme. Toma el último de sus pomos de perfume que ha conservado para Mí, y me lo esparce sobre los pies, sin llorar, con una mirada alegre que el amor y la seguridad de haber sido perdonada y salvada la hacen, y me lo esparce sobre la cabeza. Puede ahora tocarme la cabeza. El arrepentimiento y el amor la han limpiado con el fuego de los serafines y ella es un serafín.

NO COMPRENDÉIS, POBRES ALMAS CUÁNTO OS AME EL 
SALVADOR. 

NO TENGÁIS MIEDO DE MÍ. VENID CON CONFIANZA, CON 
VALOR.

OS ABRO EL CORAZÓN Y LOS BRAZOS.

Dítelo a ti misma, María, mi pequeña "voz", dilo a las almas. Ve. Dilo a las almas que no se atreven a venir a Mí porque se sienten culpables. Mucho, mucho se ha perdonado a quien mucho ama. A quien mucho me ama. No comprendéis, pobres almas cuánto os ame el Salvador. No tengáis miedo de Mí. Venid con confianza, con valor. Os abro el corazón y los brazos.
Acuérdate siempre de lo siguiente: "No hago ninguna diferencia entre el que me ama con su pureza íntegra y el que me ama con su sincera contrición de un corazón que ha renacido a la gracia. Soy el Salvador. Acuérdate siempre de esto.
Ve en paz. Te bendigo."
IV. 594-596
Gesù Cristo il Salvatore
A. M. D. G.