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lunedì 6 maggio 2024

La Parola di Dio nella vita del credente...

 

Caravaggio. Cena in Emmaus



La Parola di Dio nella vita del credente: 
il metodo della "Lectio divina" (= Divina Lettura)

La pagina evangelica per antonomasia della lectio divina è quella dei discepoli di Emmaus (Lc 24,13-35): il cammino dei due discepoli inizia con una fuga dalla Gerusalemme della delusione, con “gli occhi incapaci” di vedere, con il “volto triste” e la disperazione nel cuore, per giungere alla Gerusalemme della risurrezione, con “il cuore che arde nel petto”, con gli “occhi che si aprono” e diventano capaci di vedere, con il desiderio e l’impegno di correre per testimoniare agli altri che il Signore è risorto. 
Al centro di questa storia incontriamo “un forestiero”, un “pellegrino” che si fa compagno di strada (cum/panis) e per sette miglia spiega le Scritture. 

Un poeta francese contemporaneo, Christian Bobin ha intitolato un piccolo testo sulla figura di Gesù “L’uomo che cammina”, pubblicato in Italia dalla Comunità di Bose. In questa metafora così semplice viene racchiusa l’identità della persona di Cristo non a partire da un concetto ma da un gesto, che è quello del camminare. Sulla copertina del libretto una delle immagini più conosciute dell’arte spagnola, Gesù con la bisaccia del pellegrino (con impressa la conchiglia di san Giacomo) e i discepoli di Emmaus, bassorilievo di un capitello del chiostro romanico dell’Abbazia benedettina di Silos (sec. XI) che ritrae l’episodio narrato dal Vangelo di Luca: un misterioso personaggio affianca due uomini, discepoli di Gesù, che ritornano al loro villaggio delusi e sfiduciati dopo i fatti accaduti a Gerusalemme in quella tragica Pasqua dell’anno 36 d.C. La scultura fissa la scena nel momento dell’incontro sulla via e del dialogo tra i due discepoli e il viandante sconosciuto che si dimostra ignaro degli avvenimenti che li hanno resi così tristi. 

Ecco allora la domanda di uno dei due, Clèopa: “Tu solus peregrinus es in Jerusalem …? (Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme…). Il testo, nel latino della Vulgata, assume più che la constatazione di un fatto, un vero e proprio atto di fede: “Tu solus peregrinus”, tu solo sei pellegrino, il pellegrino per eccellenza, l’unico pellegrino. L’episodio di Emmaus diventa parabola dell’intera esistenza umana e cristiana: Cristo si affianca continuamente a noi e cammina con discrezione a fianco di ciascuno, con infinita pazienza si comunica a noi e condivide con noi se stesso nella parola e nel pane della vita. Parola e Eucaristia rivelano l’unica presenza che sa donare speranza e vitalità all’umanità stanca e delusa, per cui il cammino di un cristiano sarà sempre un cammino cristologico, “Tu solus peregrinus es, Christe”. 

 Torniamo all’esortazione della Dei Verbum: “Il Santo Concilio esorta con forza e insistenza tutti i fedeli ad apprendere la sublime scienza di Gesù Cristo (Fil 3,8) con la frequente lettura delle divine Scritture. L’ignoranza delle Scritture, infatti, è ignoranza di Cristo. Si accostino dunque volentieri al sacro testo, sia per mezzo della Liturgia ricca di parole divine, sia mediante la pia lettura (Lectio divina)” (DV 25). 
La Bibbia, Parola di Dio, non è qualcosa, ma è Qualcuno, il Figlio 

GIOVANNI PAOLO II, Tertio millennio adveniente, Lettera apostolica circa la preparazione del Giubileo dell’anno 2000, Libreria Editrice Vaticana (Città del Vaticano, 1994) 47. 60 Bobin Ch., L’uomo che cammina, Edizioni Qiqajon, Comunità di Bose (BI) 1998 35 

di Dio, che qui, oggi, mi parla: non solo tutta la Scrittura parla di Cristo, la Scrittura è Cristo e la Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture come ha fatto per il corpo stesso del Signore (cfr. S.Agostino e DV 21). La riscoperta della Parola di Dio nella vita della Chiesa e nella vita quotidiana dei credenti è uno degli aspetti più importanti della vita spirituale e di fede. 
In questi ultimi anni si è riscoperto la validità di un metodo per ascoltare e vivere meglio l’incontro con la Parola: è il metodo della Lectio divina. 

La Lectio divina è un metodo semplice - dice il card. Martini - adatto a tutti, antico quanto la Chiesa e quanto la natura umana e insieme modernissimo e facile, popolare, che non richiede una preparazione specialistica, non occorre avere una laurea, non occorre sapere l’ebraico o il greco: occorre un cuore puro. Chi ha il cuore puro percepisce nella Parola la presenza di Cristo, quello che conta è la purezza di cuore. La Lectio estende a tutti i figli di Dio il privilegio concesso a Mosè: “Il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla con un altro” (Es 33,9.11). 

Questo metodo, sperimentato nei secoli, ha avuto una sua classica impostazione dal monaco certosino Guigo II nella sua opera Scala Claustralium: egli riconosce in questa pratica quattro momenti: la lettura, la meditazione, l’orazione e la contemplazione. Punto di partenza è l’esperienza della spiritualità benedettina: “Ascolta, figlio... apri l’orecchio del tuo cuore ” Con queste parole inizia la regola di S. Benedetto. L’ascoltare e l’aprire l’orecchio del cuore è l’atteggiamento ideale di ogni discepolo del Signore. 

Tutta l’esistenza biblica si identifica in un ascoltare. 
Il vedere, invece, salvo esperienze particolari, è riservato unicamente alla fine dei tempi, quando “saremo simili a Lui, perchè lo vedremo così come egli è ” (1Gv 3,2). 

La lectio è indispensabile per entrare nella verità di Dio, per scoprire le “abitudini di Dio”. E’ un programma per tutti quelli che vogliono fare un cammino serio. Da qui nasce la possibilità di passare, da un cristianesimo di tradizioni e di abitudini, ad un cristianesimo di decisioni, di coscienza, d’interiorità. 

La lectio divina è sorgente di giovinezza, di rinnovamento; ci spoglia dalla crosta dell’uomo vecchio. La fecondità della Chiesa e la profondità della vita spirituale dei fedeli è in rapporto diretto con l’ascolto della Parola di Dio, “ viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio “ (Eb 4,12). 

La Chiesa nasce dalla Parola e vive nutrendosi di essa: “ Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli ” (At 2,42). La Lectio divina di per sé è un metodo semplice, adatto a tutti, anche se inizialmente resterà difficile, come il silenzio e la solitudine; è necessario, come Salomone, chiedere con insistenza l’aiuto dello Spirito (1Re 3,5.9) e il segreto della sua riuscita sarà sempre l’assiduità, la continuità, la perseveranza, in un clima sereno, pacato, pacificatore. 

Vediamone i passaggi: 

1. La lettura (Lectio) La lettura è il primo grado. E’ necessario leggere, leggere, leggere! Leggere molto per familiarizzare con la Bibbia. E’ utile leggere sottolineando, per esempio, i verbi, le espressioni più caratteristiche, le frasi principali, i particolari, soprattutto i passi paralleli, secondo l’antico detto, la Bibbia spiega la Bibbia. Ogni Parola del testo sacro è spirito e vita e non attende altro che l’avidità del cuore per precipitarsi in esso. Prima di arrivare al cuore, la parola passa attraverso l’intelligenza e l’intelligenza attraverso l’ascolto (cfr. Samuele “ Parla, Signore, il tuo servo ti ascolta ”). Di solito crediamo che pregare significhi essenzialmente parlare a Dio, dire delle formule. No! La Bibbia ci ricorda che il primo atteggiamento della preghiera è l’ascolto, sempre: “ Ascolta, Israele ” (Dt 6,4). Il Signore ci ha dato due orecchie e una sola lingua per dirci -ci ammoniscono alcuni Padri- che nella vita dobbiamo ascoltare il doppio di quanto parliamo. 

 2. La meditazione (meditatio) E’ necessario che la lettura sia meditata, ruminata in un clima di serenità: la meditazione era, per i medievali, una lenta ruminatio, un masticare e un rimasticare il cibo della Parola. “Quando le tue parole mi vennero incontro le divorai con avidità; la tua Parola fu la gioia e la 36 letizia del mio cuore “ (Ger 15,16). Con la meditazione o ruminatio, la Parola di Dio entra poco alla volta, strappa le maschere, rivela e infrange l’alienazione in cui viviamo, passa nella nostra mente e pian piano, ma con efficacia e forza dirompente, nel nostro cuore: essa è una spinta incessante che obbliga a prendere posizioni, che impegna, esige, stimola, giudica, conduce alla pratica. 

3. L’orazione (oratio) Dopo aver visto che cosa dice il testo in sé, che cosa dice a me (noi) qui e oggi, nasce il dialogo, la preghiera. L’oratio è semplice, si tratta di rispondere a Dio, è un’umile eco di quanto Lui ci ha detto; dal cuore risale nelle nostre labbra per divenire lode, rendimento di grazie, supplica, perdono o anche ribellione o imprecazione. E’ necessario credere nella forza creatrice della Parola, perchè essa fa ciò che annuncia, dice e compie, insegna e anima, illumina e fortifica (Is 55, 9-11). 

4. La contemplazione (contemplatio o visio) La contemplazione riassume in sè tutto il cammino percorso, è l’atteggiamento di chi s’immerge negli avvenimenti per scoprire e gustare in essi la presenza attiva e creativa della Parola di Dio che “penetra le nubi e indaga i segreti del cielo“.La contemplazione non solo medita il messaggio, ma lo realizza; non solo ascolta, ma lo mette in pratica. La contemplazione ci fa scoprire che non è Dio a non parlare oggi, ma forse siamo noi a non ascoltare sempre la sua voce “ Se il mio popolo mi ascoltasse...! ” (Sal 81,14). Il credente sperimenta la «gioia ineffabile» (1Pt 1, 8) dell'inabitazione della presenza del Signore in lui. 

S. Bernardo ha parlato di tale esperienza successiva all'ascolto della Parola di Dio nei termini di «visita del Verbo»: «Confesso che il Verbo mi ha visitato, e parecchie volte. Sebbene spesso sia entrato in me, io non me ne sono neppure accorto. Sentivo che era presente, ricordo che era venuto; a volte ho potuto presentire la sua visita, ma non sentirla; e neppure sentivo il suo andarsene, poiché di dove sia entrato in me, o dove se ne sia andato lasciandomi di nuovo, e per dove sia entrato o uscito, anche ora confesso di ignorarlo, secondo quanto è detto: "Non sai di dove venga e dove vada"» . 

La contemplazione non allude a «visioni» o a esperienze mistiche particolari, ma indica la progressiva conformazione dello sguardo dell'uomo a quello divino; indica l'acquisizione del dono dello Spirito che diviene nell'uomo spirito di ringraziamento e di compassione, di discernimento. La contemplatio non è un momento in cui bisogna fare qualcosa di particolarmente spirituale, ma è quotidiano allenamento ad assumere lo sguardo di Dio su di noi e sulla realtà. La lectio divina plasma un uomo eucaristico, capace di gratitudine e di gratuità, di carità e di discernimento della presenza del Signore nelle diverse situazioni dell'esistenza. Iniziata con l'invocazione dello Spirito, la lectio divina sfocia nella contemplazione. Essa tende all'eucaristia, svelando il suo intrinseco legame con la liturgia: «La lectio divina, nella quale la Parola di Dio è letta e meditata per trasformarsi in preghiera, è radicata nella celebrazione liturgica». 

Il dinamismo della lectio divina rappresenta il nucleo di tutta quanta la vita spirituale. Alla luce di questo, comprendiamo l'invito pressante di Benedetto XVI a riprendere e a diffondere la pratica della lectio divina per un rinnovamento della vita ecclesiale: «Vorrei soprattutto evocare e raccomandare l'antica tradizione della lectio divina... Questa prassi, se efficacemente promossa, apporterà alla Chiesa una nuova primavera spirituale» 

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63 . 61 S. BERNARDO, Sul Cantico dei Cantici, LXXIV, 5). 62 Catechismo della Chiesa Cattolica, 1177 63 BENEDETTO XVI (Messaggio rivolto ai partecipanti al Congresso internazionale sulla Sacra Scrittura nella vita della Chiesa, Roma, 14-18 settembre 2005). 

8. COSTITUZIONE DOGMATICA del CONCILIO ECUMENICO VATICANO II° DEI VERBUM SULLA DIVINA RIVELAZIONE:http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/cristianesimo/Studio%20Teologico%20Abbazia%20territoriale%20di%20Monte%20Oliveto%20Maggiore,%20Corso%20sulla%20Dei%20Verbum.pdf


AMDG et D.V.MARIAE