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mercoledì 25 luglio 2018

SAN GIACOMO - SANTIAGO

Risultati immagini per santiago de compostela

Giacomo, Galileo, figlio di Zebedeo e fratello germano dell'Apostolo Giovanni, chiamato col fratello tra i primi Apostoli, abbandonò il padre e le reti per seguire il Signore, e tutti due furono chiamati dallo stesso Gesù Boanerges, cioè figli del tuono. Egli fu uno dei tre Apostoli, che il Salvatore amò di più, e che volle avere come testimoni della sua trasfigurazione, del miracolo che fece allorché risuscitò la figlia del capo della sinagoga, e quando si ritirò sul monte degli Olivi per pregare il Padre, prima d'essere preso dai Giudei.

Dopo l'ascensione di Gesù al cielo, egli predicò la sua divinità nella Giudea e nella Samaria, convertendo moltissimi alla fede cristiana. Partito poi per la Spagna, vi convertì alcuni a Cristo; di questi in seguito san Pietro ne ordinò sette vescovi e li inviò per primi in Spagna. Quindi ritornato a Gerusalemme, avendo guadagnato, fra gli altri, alla verità della fede il mago Ermogene, e proclamando liberamente la divinità di Gesù Cristo, Erode Agrippa, divenuto re sotto l'imperatore Claudio, per conciliarsi i Giudei, condannò Giacomo alla pena capitale. Colui che l'aveva condotto al tribunale, vedendo il coraggio col quale andava al martirio, si dichiarò cristiano anche lui.

Mentre venivano portati al supplizio, egli chiese perdono a Giacomo; e Giacomo, baciandolo: «La pace sia con te» gli disse. Pertanto vennero tutti due decapitati; poco prima Giacomo aveva guarito un paralitico. Il suo corpo fu poi trasportato a Compostella, dove è in sommo onore, accorrendovi pellegrini da tutte le parti del mondo per motivo di pietà e di voti. Per celebrare la memoria del suo natale, la Chiesa ha scelto quest'oggi, ch'è il giorno della sua traslazione, perché fu verso la festa di Pasqua ch'egli, primo degli Apostoli, rese testimonianza a Gesù Cristo con l'effusione del suo sangue a Gerusalemme.

V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.

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Lettura del santo Vangelo secondo Matteo
Matt 20:20-23
In quell'occasione: Si accostò a Gesù la madre dei figli di Zebedeo coi suoi figli, prostrandosi per fargli una domanda. Eccetera.

Omelia di san Giovanni Crisostomo
Omelia 66 su Matteo


Nessuno si conturbi, se diciamo che gli Apostoli erano ancora tanto imperfetti; poiché il mistero della croce non era stato ancora consumato, né era stata ancora infusa nei loro cuori la grazia dello Spirito. Che se desideri conoscere la loro virtù, considera quali furono dopo ricevuta la grazia dello Spirito, e vedrai ch'essi superarono ogni malvagia inclinazione. Ed è per questo che si rivela ora la loro imperfezione, perché tu possa apprezzare meglio come furono d'un colpo trasformati dalla Grazia. Ch'essi non abbiano chiesto nulla di spirituale, né abbiano avuto alcun pensiero del regno celeste, è evidente. Tuttavia esaminiamo come s'accostano, e che cosa gli dicano: «Vogliamo, dicono, che tu ci conceda quanto ti domanderemo» Marc. 10, 35. Al che Cristo risponde: «Che volete?» non ignorandolo, certo, ma per obbligarli a spiegarsi, affine di scoprire la piaga e applicarvi così il rimedio.


Ma essi, arrossendo per la vergogna e confusi d'essere scesi a sentimenti umani, preso Cristo in disparte, gli fanno la domanda di nascosto dagli altri discepoli. Difatti essi camminarono avanti agli altri, dice l'Evangelista, per non essere intesi; e così espressero finalmente ciò che volevano . E volevano ottenere, com'io presumo, che, avendo udito come i discepoli si sarebbero assisi su dodici troni, occupassero essi i primi di questi troni: giacché sapevano certo di essere amati più degli altri; ma temendo che Pietro fosse loro preferito, osarono dire: «Ordina che seggano uno alla tua destra e l'altro alla sinistra» (Matth. 20, 22) E insistono dicendo: «Ordina». Ed egli che risponde? Per far intendere loro che non domandavano nulla di spirituale, e che non sapevano neppure cosa si domandassero, poiché non avrebbero osato domandarlo se l'avessero saputo: «Non sapete, dice, quel che domandate» Matth. 20, 22: non sapete quanto ciò sia grande, quanto meraviglioso, eccedente persino le più alte virtù del cielo.

E aggiunse: «Potete voi bere il calice che berrò io, e battezzarvi col battesimo onde son battezzato io?» Matth. 20, 22. Nota come li rimuove subito da questa speranza, ragionando loro di cose affatto opposte. Voi, dice, mi parlate di onori e di corone; e io vi parlo di lotte e di sudori. Non è questo il tempo delle ricompense, né cotesta mia gloria si manifesterà ora; adesso è tempo di persecuzione e di pericoli. Osserva poi come colla stessa interrogazione li esorta e alletta. Poiché non disse: Potete sostenere i cattivi trattamenti, potete versare il vostro sangue? ma solamente: «Potete voi bere il calice?». E per attirarli soggiunge: «Che berrò io?» affin di disporli meglio a soffrire colla stessa prospettiva di partecipare alle sue sofferenze.


V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.


Le 15 cose da vedere a Santiago de Compostela

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1. Cattedrale

Dal XIII secolo la grandiosa Cattedrale sorge sul luogo dove secondo la tradizione è sepolto l'apostolo Giacomo, patrono di Spagna, e per questo è considerata il più sacro dei luoghi di culto cattolici in terra iberica. La maestosa facciata barocca dell'Obradoiro, sormontata dalla statua di San Giacomo, sembra progettata apposta per lasciare senza fiato i pellegrini, prima di accoglierli attraverso il sontuoso Portico della Gloria, vero capolavoro d'arte romanica di Maestro Mateo, decorato con 200 sculture di santi e personaggi del Vecchio e del Nuovo Testamento.
L'interno emana un fortissimo misticismo, ma prima della visita il rituale del pellegrino prevede che ci si metta in coda per abbracciare la statua di San Giacomo posta dietro l'altare maggiore e baciarne il mantello d'argento. Proprio sotto la Capela Major si trova la Cripta dell'Apostolo che custodisce il corpo del santo.
Cattedrale, Santiago de Compostela (by Itto Ogami - CC BY 3.0)
Cattedrale, Santiago de Compostela (by Itto Ogami - CC BY 3.0)

2. Museo della Cattedrale

Da visitare per conoscere nel dettaglio le varie fasi storiche di questo edificio quasi millenario, conoscerne le tecniche di costruzione, ammirarne la collezione di arazzi, dipinti e oggetti d'arte sacra che formano il ricco tesoro. Ma soprattutto la visita del museo vi consente di accedere al suggestivo chiostro cinquecentesco adiacente alla Cattedrale e a un'ala del vicino Palazzo di Gelmirez, l'antica sede vescovile.

3. Tetti della Cattedrale

La visita dei tetti della Cattedrale è una delle esperienze più suggestive che possiate fare nella città giacobea. Salendo per le torri si raggiunge la copertura della Basilica, da cui la vista spazia su tutta la città, sui monti che la circondano e sull'ultimo tratto del Cammino di Santiago. Seguendo il percorso perimetrale si incontra anche la Cruz dos Farrapos, la croce medievale dove per tradizione i pellegrini venivano a bruciare gli indumenti sdruciti usati nel Cammino in un rituale di purificazione.

4. Piazza dell'Obradoiro

Punto finale del Cammino di Santiago, è il cuore monumentale della città, circondata da alcuni degli edifici storici più importanti. Oltre alla facciata principale della Cattedrale, vi affacciano l'Hostal dos Reis Catolicos, fatto costruire dai monarchi cattolici nel XVI secolo; il settecentesco Palazzo de Raxoi, sede della municipalità; il Collegio di San Xerome.
Piazza dell'Obradoiro, Santiago de Compostela (by Luis Miguel Bugallo Sánchez - CC-BY-SA-3.0)
Piazza dell'Obradoiro, Santiago de Compostela (by Luis Miguel Bugallo Sánchez - CC-BY-SA-3.0)

5. Piazza della Quintana

Alle spalle della Cattedrale, è per dimensioni e importanza la seconda piazza della città. Si divide in Quintana de Vivos e Quintana de Mortos, chiamata così perché in passato era un luogo di sepoltura. Sull'angolo occidentale svetta la torre dell'orologio della Cattedrale, detta Berenguela. La principale attrazione è però la secentesca Porta Santa della Cattedrale, che viene aperta soltanto negli anni del Giubileo.

6. Piazza di Praterias

Sul lato meridionale della Cattedrale, la bella piazza degli Argentieri è ingentilita dalla Fuente de los Caballos, un'elegante fontana del 1825, e dalla magnifica facciata barocca della Casa del Cabildo, innalzata nel 1758 con funzione puramente ornamentale.
Piazza das Praterias, Santiago de Compostela (by Georges Jansoone - CC-BY-SA-3.0)
Piazza das Praterias, Santiago de Compostela (by Georges Jansoone - CC-BY-SA-3.0)

7. Museo dei Pellegrinaggi e di Santiago

Dove, se non qui, potrebbe trovarsi un museo dedicato ai pellegrinaggi? Il focus ovviamente è sul Cammino di Santiago e questo è il posto giusto per conoscere tutte le curiosità sulla sua storia nei secoli, sulla tradizione del culto del santo apostolo, sul ricco simbolismo legato all'itinerario giacobeo, ma anche sull'influenza giocata dai pellegrinaggi nello sviluppo urbanistico della città attraverso il ricco patrimonio architettonico religioso.

8. Parador Hostal dos Reis Catolicos

Oggi è un hotel di lusso, ma in origine il sontuoso palazzo in stile plateresco sul lato settentrionale della Piazza dell'Obradoiro fu fatto costruire dai re cattolici Ferdinando e Isabella per ospitare i pellegrini che già allora giungevano numerosi nella città giacobea. Fu completato alla fine del '400 ed è pertanto considerato l'albergo più antico del mondo.

9. Centro storico

Prendetevi il tempo per esplorare senza fretta il "Casco Historico", che ha mantenuto l'impianto medievale ed è stato dichiarato Patrimonio Mondiale dell'Umanità dall'Unesco. Perdetevi tra le stradine e le piazzette pedonali dove risuona il gorgoglio dell'acqua di antiche fontane. Fermatevi ad ammirare le facciate monumentali di chiese e monasteri e poi sostate nei numerosi locali e ristoranti per uno snack a base di tapas.
Centro storico, Santiago de Compostela (by Yearofthedragon - CC BY-SA 3.0)
Centro storico, Santiago de Compostela (by Yearofthedragon - CC BY-SA 3.0)

10. Mercato de Abastos

Se i mercati vi affascinano, fate un salto all'Abastos, il tradizionale mercato alimentare, e non rimarrete certo delusi. Tra centinaia di bancarelle, cercate quelle dei contadini dei dintorni con i prodotti freschissimi dei loro orti, ma anche gustosissime specialità local come il formaggio tetilla o le empanadas. E non perdetevi uno snack di pulpo à feira, polipo servito su taglieri di legno, specialità della Galizia.

11. Parco dell'Alameda

A breve distanza dai principali monumenti, l'elegante parco dell'Alameda è da sempre il luogo di passeggio preferito dagli abitanti di Santiago. L'ideale per una sosta o un picnic nel verde, all'ombra di alberi secolari, tra aiuole fiorite, statue e fontane, con una magnifica vista sulla Cattedrale e sul centro storico.

12. Centro Galiziano di Arte Contemporanea

Ospitato in un moderno edificio dell'architetto portoghese Alvaro Siza, a fianco dello storico Convento di Santo Domingo de Bonaval, il centro è dedicato alla valorizzazione dell'arte e della cultura galiziane, anche attraverso mostre ed eventi temporanei.

13. Città della Cultura

Questo complesso di edifici futuristici di pietra, vetro e acciaio, progettato dall'architetto americano Peter Eisenmann, merita una visita anche solo per ammirarne la spettacolare architettura. Vi si trovano un museo e una biblioteca che ospitano spesso interessanti mostre ed eventi culturali.
Ciudad de la Cultura, Santiago de Compostela (by By Luis Miguel Bugallo Sánchez - CC BY-SA 3.0)
Ciudad de la Cultura, Santiago de Compostela (by By Luis Miguel Bugallo Sánchez - CC BY-SA 3.0)

14. Museo del Popolo Galiziano

Ambientato nell'antico Convento di Santo Domingo de Bonaval, dove tra l'altro potete vedere anche una splendida scala elicoidale, l'interessante Museo do Pobo Galego offre una panoramica completa di ogni aspetto cultura popolare galiziana, tra cui territorio, musica, costumi, architettura tipica, oltre a sezioni dedicate all'archeologia e alle arti.

15. Monte de Gozo

I pellegrini lo chiamano "Monte della Gioia", perchè da questa altura a pochi chilometri dal centro di Santiago avvistano la Cattedrale, segno che la meta del loro lungo viaggio è ormai vicina. Vi sorge una cappella del XII ed è un luogo di sosta e ristoro molto popolare.

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Impazienti di unirivi ai sempre più numerosi pellegrini sul Cammino di Santiago? Ecco 10 consigli per vivere questa avventura al meglio.
Pellegrini accaniti o semplici amanti del trekking? Qualche consiglio, dettato dall'esperienza personale, per affrontare nella maniera più efficiente possibile il celeberrimo cammino di Santiago.

1 Allenamento

Per affrontare il cammino allenarsi non è strettamente necessario ma, se fate una vita molto sedentaria, nel mese precedente alla partenza prendetevi almeno qualche giornata per andare a camminare su un'altura nelle vicinanze. Se volete imitare le condizioni che vi aspettano, caricatevi uno zaino pieno sulle spalle!

2. Costo

Trenta euro al giorno dovrebbero bastarvi per dormire e rifocillarvi a dovere. Se decidete di usare le cucine pubbliche degli albergue per preparare i vostri pasti, potete risparmiare ancora qualcosa. Quando preparate il vostro budget, però, ricordatevi che non sempre avrete voglia di cucinare dopo 30 chilometri di camminata...
Credits: Shutterstock

3. Partenza

Nei primi giorni di cammino sarete euforici e pieni di energie, ma ricordatevi di non esagerare. La strada è lunga e il vostro fisico ha bisogno di abituarsi gradualmente. Dategli, e datevi, tempo. Farsi male nei primi giorni è il modo peggiore per rovinarsi l'avventura di una vita.

4. Dormire

Tra case privatealberghi e albergue le possibilità di dormire non mancano. Se siete ansiosi pianificatori, seguite i consigli di forum e guide e prenotate in anticipo ma sappiate che, anche se andate "all'avventura", troverete sempre una soluzione per riposare comodamente su un materasso.

5. Zaino

In cammino, lo zaino è il vostro migliore amico e, al tempo stesso, può trasformarsi nel vostro peggior nemico. Assicuratevi che sia comodo e soprattutto fate in modo che sia leggero (tra i 5 e 10 kg), inserendo solo lo stretto indispensabile (durante il cammino, ogni giorno dovrete lavare la roba sporca); camminare tutto il giorno con un macigno sulle spalle non fa bene né al vostro umore né al vostro fisico.
Credits: Getty Images

6. Scarpe

Lasciate a casa gli scarponcini da montagna e usate un paio di scarpe da ginnastica di buona qualità in cui vi sentite comodi. Se decidete di comprarne un paio apposta per l'occasione, fate in modo di usarle per un mese prima di partire, in modo da farle adattare al meglio al vostro piede.

7. Acqua

Non caricatevi di acqua come se doveste affrontare il deserto del Sahara! Una borraccia piena è più che sufficiente per affrontare la giornata; ad eccezione di alcune zone (mesetas in particolare), durante il cammino non mancano le possibilità di riempirla.

8. Sacco a pelo

Non serve! Specialmente d'estate un sacco lenzuolo è più che sufficiente e, in caso di necessità, gli albergue sono più che preparati a rifornirvi di coperte. Ancora una volta, evitate di portare peso in eccesso e le vostre spalle vi ringrazieranno.
Credits: Corbis

9. Tappi per le orecchie

Forse vi sembrerà un consiglio stupido, ma vi assicuro che, dormendo per un mese in stanza con un numero variabile di sconosciuti, finirete per sviluppare anche voi una relazione amorosa con i vostri tappi.

10. Ultimi 100 km

Negli ultimi chilometri, e specialmente d'estate, il numero di pellegrini aumenta in maniera esponenziale. Se volete evitare le grandi masse, usate le guide per evitare i grandi centri e cercate riparo nei piccoli villaggi circostanti.


lunedì 25 luglio 2016

Preghiera a san Giacomo Apostolo



Preghiera a San Giacomo Apostolo

O parente di Gesù Cristo secondo la carne,
e molto più secondo lo spirito, 
Apostolo favorito e famigliare del Signore,
dal quale fosti chiamato tra i primi e Tu seguisti lasciando 
i tuoi parenti, tutti i beni e le speranze della terra.
Per Lui, primo tra gli Apostoli tu desti la vita, e col tuo sangue confermasti
la dottrina del Vangelo che avevi predicato.

Quante volte, o Apostolo glorioso, 
apparisti sui campi di battaglia ai cristiani,
lottando con essi contro i nemici di Cristo e della Sua Croce!
Quante volte li hai sbaragliati e vinti,
dando miracolosamente la vittoria a coloro che si
ritenevano già sconfitti!

O forza dei cristiani! 
O rifugio di coloro che t'invocano e sperano in Te: 
salvaci dai nostri pericoli!

Il Signore ci dia, per Sua intercessione, 
il Suo santo amore e timore, giustizia, pace e vittoria
su tutti i nostri nemici visibili ed invisibili,
e soprattutto ci conceda di poterlo eternamente vedere
e possedere insieme agli Angeli del Paradiso.
Amen.



 Preghiera a San Giacomo Apostolo

Al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, amore infinito, presenza misteriosa e reale, rendiamo grazie per averci donato la Chiesa, feconda di grazia e di santità, e in essa S. Giacomo. 

O Apostolo di Cristo, facci sentire la gioia di saper pronunciare un si generoso e totale alla chiamata del Signore, così come tu fosti disposto a lasciare tutto, dopo aver ascoltato la voce del Maestro che ti diceva: seguimi! 

Contemplativo del Signore, prescelto insieme a Pietro e Giovanni ad essere partecipe alla Trasfigurazione di Gesù sul Tabor, dona anche a noi occhi trasfigurati che non vedano "se non Gesù solo" e, pieni di stupore e di adorazione, aiutaci a fare di Dio l'Assoluto della nostra vita. 

Figlio del tuono, donaci la tua audacia e la tua prontezza nel corrispondere con fedeltà al credo che professiamo, sino a fare della nostra vita un dono per Dio e per i fratelli senza riserve e per sempre. 
Trasformaci in testimoni di Cristo, credibili fino in fondo, anche quando le ferite del vivere scavano dentro di noi solchi di dolore e sfiducia. 

Amico di Dio, raccogli il pentimento per i nostri errori ed i nostri peccati, aiutaci a presentarlo al Padre della misericordia, perché graziati dal Signore diventiamo uomini nuovi, capaci di amare sul serio perfino i nostri nemici. 

Fratello maggiore, sii accanto a noi e sostienici mentre cerchiamo di fare un'esperienza profonda della paternità divina; così ci sentiremo "figli nel Figlio" e un giorno, con tutti i santi, concittadini del Cielo. Amen.


sabato 23 luglio 2016

Per San Giacomo Apostolo

Santiago de Compostela


STORIA


San Giacomo (Maggiore), apostolo di Cristo conosciuto come Boanerges (Figlio del Tuono) predicò in Spagna, secondo la tradizione, dopo l’apparizione della Madonna sulla Colonna (pilastro). 
Tornato in Palestina fu decapitato per ordine di Erode Agrippa ma i suoi discepoli imbarcarono il suo corpo nel porto di Gioppe e navigarono fino ad arrivare in Galizia, dove gli diedero sepoltura in un mausoleo ai piedi del Libredòn. 

Le guerre e l’abbandono fecero sì che questo luogo del culto cristiano fosse dimenticato.

Al principio del secolo IX il vescovo di rio, Teodomiro, che in seguito volle essere sepolto vicino all’apostolo, riconobbe che le reliquie riscoperte erano quelle di Santiago e dei suoi discepoli Atanasio e Teodoro. 
Alfonso Il visitò il luogo e ordinò che fosse eretta una prima e semplice basilica, successivamente sostituita da un’altra più grande sotto il regno del re Alfonso III.

Dopo il saccheggio di Almanzor del 991 e la ricostruzione del secondo tempio, il patrocinio di San Giacomo contro l’islam comincia a far sentire i suoi effetti: viene istituito il voto e si rinforza il ruolo del regno di Leòn, un cammino di stelle comincia a condurre i pellegrini verso occidente, i miracoli si susseguono.

Diego Pelàez comincia la cattedrale romanica (1015). Con Gelmirez si raggiunge l’apice del culto, il reliquiario viene benedetto e ottiene dignità arcivescovile. 
Callisto Il istituisce la grazia dell’Anno Santo Compostellano, anteriore all’Anno Santo Romano, confermata dalla bolla di Alessandro III Regis Aeterni (1119). 

Si ottiene anche un giubileo straordinario ogni volta che la festa dell’apostolo (25 luglio) cade di domenica, e questo succede con la periodicità di 6-5-6 e 11 anni. I più recenti sono quelli deI 1993 e del 1999.

Comincia così il periodo aureo dei pellegrinaggi nel quale Santiago si trasforma nel santuario più visitato del mondo cristiano superando di gran lunga Roma e Gerusalemme. 
Santi, re, cavalieri, borghesi, artigiani e contadini, con o senza seguito, a piedi o a cavallo, tramandando diari di viaggio o anonimamente si avvicinarono a Compostella. 

Un ambasciatore dell’emiro Ali Ben Yusuf si stupiva nel secolo XII di tale mobilitazione: "…è così grande il numero dei pellegrini che vanno a Compostella e di quelli che ne ritornano che appena rimane libera la strada verso occidente". 

La lista delle nazioni che si riunivano nella cattedrale è numerosa, secondo il Còdex Colixtinus (Codice Callistino), il libro V del quale è una complessa guida medievale del pellegrinaggio dove vengono descritte le tappe del Cammino Francese, come erano i villaggi per i quali passava l’itinerario nel secolo XIII, la qualità dell’acqua, le numerose reliquie ed i corpi santi che possono essere visitati; particolare attenzione è data alla città di Santiago e alla sua Cattedrale. 
Si pensa che ne sia l’autore il francese Aymeric Picaud.

Con la Riforma, lo spirito umanista, le guerre di religione, l’affluenza dei pellegrini diminuì. NeI 1588 l’arcivescovo San Clemente nascose precipitosamente le reliquie temendo un attacco inglese ed anche se il flusso dei turisti aumentò durante l’epoca trionfale barocca, quasi disparve nel XIX secolo. 
Solo la tenacia del cardinale Payà, che scoprii resti durante alcuni scavi e la autenticazione spedita da Leòn XIII nella sua bolla Deus Omnipotens (1884) riuscirono a risvegliare l’antico fenomeno, del quale siamo eredi nonché i testimoni di un interesse sempre più crescente e spettacolare.

Negli anni 1982 e 1989 per la prima volta nella storia persino un Papa, Giovanni Paolo II, andò in pellegrinaggio a Compostella.

Per completare l’analisi non resta che riflettere sul senso del pellegrinaggio, perché molte e distinte sono le ragioni per cui milioni di persone si sono recate in pellegrinaggio a Compostella.

Dante, nella Vita Nuova dice che l’unico pellegrino è quello che va o che viene dalla casa di San Giacomo ed anche se a partire da un’epoca remota nacque una picaresca del cammino non possiamo dimenticare che la maggior parte dei pellegrini è animata da motivi spirituali, siano questi un voto, delle penitenze o semplicemente rendere omaggio all’apostolo, pregare davanti alle reliquie di tanti santi, riflettere (che rappresenta di per sé un cammino simbolico come quello della vita), o cercare "qualcosa".

I pellegrini di oggi raccontano con grande interesse le emozionanti esperienze che vivono durante il cammino e molti di loro, emulando i loro antecessori, scrivono diari o "itinerari" che spesso sono pubblicati in distinti paesi. 
Tutti sono d’accordo nel mettere in risalto la varietà culturale delle distinte regioni e province che attraversano, i dettagli sull’ospitalità della gente che incontrano e specialmente le riflessioni quotidiane, le loro impressioni sul paesaggio, le esperienze ed i coloriti aneddoti che si susseguono durante la grande avventura giacobea.

NeI 1981 la rete degli itinerari giacobei a Santiago, grazie alla sua funzione di diffusione delle manifestazioni culturali e allo stesso tempo di creazione di un’identità comune tra i paesi del vecchio continente è stata riconosciuta dal consiglio Europea come Il Primo Itinerario Culturale Europeo.

IL CAMMINO FRANCESE

E’ il cammino giacobeo per eccellenza, il più conosciuto, il più transitato e quello che si trova in migliori condizioni. 
Entra in Spagna attraverso Somport o Roncesvalles, e le due diramazioni si uniscono a Puente la Reina. Si possono rinvenire tratti di cammino nella zona di Navarra e la Rioja, come San Millàn de la Cogolla e Sto. Domingo de la Calzada.
Le terre di Castilla e Leòn sono ricche d’arte e di storia. Burgos con la sua Cattedrale, la Cartuja de Miraflores e il Monastero di Las Huelgas. Poi la pianura, che sembra non finire mai, dei gotici campi di Palencia, con tre nuclei romanici: Fròmista, Villalcàzar de Sirga e Carriòn de los Condes. 
La bimillenaria città di Leòn, dove si trovano la cattedrale, con la superficie dì vetrate gotiche più grande del mondo e la "cappella sistina* del romanico. Astorga, la Croce di Ferro e Villafranca del Bierzo costituiscono l’anticamera della Galizia.

GALIZIA 

O Cebreiro apre la porta della Galizia: qui restiamo sorpresi dalla presenza delle pallozas, antiche case della zona di Ancares e dintorni, che ricordano gli abitacoli fortificati per la loro forma ellittica ed il tetto di olmo (paglia di segale) cucito con saggina, che protegge molto efficacemente dal freddo e dalla neve. 
Nonostante lo modestia del luogo, con le sue case di montagna e con le sue basse pallozas, è un punto cruciale del pellegrinaggio. Un antico ospedale ed un monastero, probabilmente fondati da San Giraldo di Aurillac, ospitavano i giacobiti. Nel Santuario si conservano i ricordi del miracolo eucaristico che si congiunge con il ciclo del re Artù e con il poema Parsifal. 


Il 9 settembre si celebra la famosa festa del miracolo intorno all’originale Tempio di S.ta Marìa la Real; secondo la leggenda un vicino di Borxomaior si avvicinò un giorno di tormenta al santuario per ascoltare la santa messa ed il sacerdote vedendolo entrare disse dentro di sé: "Guarda questo, che viene in un giorno simile e così affaticato solo per vedere un po’ di pane e di vino". In questo momento si produsse il miracolo della transustanziazione perché quel sacerdote incredulo aprisse gli occhi. 


Due secoli più tardi la regina Isabella la cattolica donò le ampolle d’argento per conservare la carne ed il sangue di Gesù; unitamente a queste si possono ammirare il calice romanica e l’effigie medievale della Madonna il cui Bambino Gesù, dice la leggenda, aprì i suoi occhi dallo stupore di fronte a tal miracolo, e così è rimasto fino ad oggi.


Un busto ci ricorda Elias Valitia, parroco di O Cebreiro durante molti anni e religioso entusiasta nel ricuperare il culto del Cammino di Santiago in questi ultimi tempi. 
Tra antiche cime montagnose rotonde ed impressionanti si sale fino a S. Rocco e O Poio (1311 m.) 


Il Liber Santi Jacobi descrive la Galizia come "uno terra frondosa, con fiumi, prati, orti straordinari, buoni frutti e fonti chiarissime, il fortunato paese dell’apostolo al quale deve tutti i suoi beni passando attraverso i villaggi di Linares, Hospital da Condesa e Fonfrìa. 


Una volta scesi nella valle troviamo Triacastela, con il suo tempio medievale ed un semplice monumento al pellegrino; a partire da qui il cammino si biforca e possiamo optare per il sentiero più diretto verso Calvor o continuare per la bucolica valle deIl’Oribio e visitare così lo grande abbazia benedettina di San Xuliàn de Samos una delle più antiche e più importanti della Galizia. 


Le sue origini risalgono ai tempi di S. Martìn Durmiense (VI sec) anche se la maggior parte dell’opera fu costruito ai tempi delle riedificazioni dei secoli XVII e XVIII; che ci appare improvvisamente a una svolta della valle dell’Oribio come luogo di pace. Probabilmente d’origine visigota, offre un insieme monumentale dal XVI secolo (Chiostro delle Nereidi) al XVIII (Chiostro grande e tempio). 


Attraverso le sue gallerie sembra ancora di sentir risuonare i passi dell’erudito Padre Feijoo mentre i monaci di oggi recitano le loro orazioni mattutine ed elaborano i liquori di erbe con ricette elaborate con gran cura; attraverso entrambi i cammini si giunge a Sarria.

Questa cittadina si trova in una fertile pianura che il pellegrino Domenico Laffi (dopo aver varie volte percorso il Cammino di Santiago) definì come "bella e fruttifera, molto abbondante in frutti, dove ci sono molte case, orti e giardini". Il centro storico si trova in alto, intorno ad una torre dell’antica fortezza, con il convento della Maddalena e la chiesa di San Salvatore - La festa dell’anno (il 15 di maggio) o quelle ordinarie (il 6, il 20 ed il 28 di tutti i mesi) sono occasioni propizie per comprare le famose zampette di maiale, le salsicce ed i formaggi tipici del Cebreiro, o per degustare le tipiche impannate ed il polipo.
Prima di giungere al Mino vedremo l’originale tempio romanico di Santiago de Barbadelo con una torre integrata nella navata principale della chiesa e potremo rinfrescarci, d’estate, all’ombra dei molti boschi di querce della zona. In uno di questi si trova la fortificazione di San Michaelis, attraverso la quale passa il cammino. 

Segue Portomarìn, che ho cambiato posto per la costruzione di una diga, e, se pure il luogo ha perso quello speciale atmosfera medievale, i suoi principali monumenti (S. Nicolàs e la facciata di S. Pedro) accolgono ancora con molto calore i pellegrini che arrivano, visto che sono stati ricostruiti pietra su pietra in un’altra zona. La loro festa viene celebrata la domenica di Pasqua e vi partecipano i cavalieri dell’Orden de la Alquitara. 


Sono molto conosciute le sue torte e le sue famose queimadas elaborate con famose vinacce della zona. A Ligonde una semplice croce ricorda che lì si trova un cimitero di pellegrini. 


Appena fuori dal cammino troviamo Vilar de Donas, monastero medievale con un alture di pietra nel quale viene rappresentato il miracolo eucaristico di O Cebreiro, un baldacchino, sepolture di cavalieri e alcuni bellissimi affreschi gotici con l’Annunciazione ed i busti delle donas, o signore che fondarono la casa. 

Palas de Rei segna l’inizio dell’ultima tappa del Callistino. 
Nel Campo dos Romeiros, nella parte inferiore della città, i pellegrini si riunivano prima di cominciare Io sforzo finale, mentre da lontano già si scorge Informa inconfondibile del leggendario Pico Sacro. Lasciamo la zona dell’ UIla con i suoi pazos (case signorili) immortalati nelle opere letterarie della contessa di Pardo Bazàn e dominata dall’ impressionante fortezza di Pambre una delle poche a resistere ai combattimenti degli Irmandinos nel XV secolo. 


Una volta attraversato il tipico nucleo rurale di S. Xuliàn do Camillo, con la sua semplice chiesa romanica ed i suoi antichi canastros (hòrreos, granai di pietra sopra palafitte independenti dalle case principali) dove si conservava il mais, entriamo nella provincia della Coruna percorrendo a Leboreiro un’autentica via romana, una delle poche che restano, e che era usata dai pellegrini medievali. 
Questo nucleo rurale conserva l’antico casona, che servì da ospedale ai pellegrini, e un tempio medievale. 

Il Ponte Furelos già conosciuto nel XII secolo conduce a Mélide: questo ponte fu l’unico passaggio sul fiume dello stesso nome fino al 1862. 


Con l’ospedale di San Giovanni, già menzionato, troviamo altri vari templi interessanti (S. Pietro, Sancti Spiritus, e di Santa Maria) ed un antico cruceiro molto rozzo (oggi non possiamo stimare l’enorme valore che ebbero nel passato queste costruzioni che erano considerate come opere pie).
Vi si trova un museo etnografico che raccoglie pezzi archeologici e oggetti tradizionali della regione (A terra de Melide), e quest’ultima mantiene oggi la stessa tradizione artigiana (cuoio, bocce, zoccoli). 


Nei dintorni si possono visitare vari insiemi megalitici e fortificazioni: l’umile ma antico tempio pre-romanico di San Antolin de Yoques, la chiesa di Santa Maria di Mezonzo (Vilasantar), resto dell’antico monastero duplice nel quale predicò S. Pietro de Mezonzo, vescovo di Santiago nei difficili tempi di Almanzor, che compose la Salve Regina; vi troviamo anche l’importante monastero di Sobrado de los Monjes.

Castalleda fu il luogo dei forni di calce per la costruzione della cattedrale di Santiago, alla costruzione della quale i pellegrini contribuirono secondo le loro possibilità, portando nel loro carniere una pietra dei monti di Triacastela ed accentuando così la loro penitenza. 
Nell’avvallamento di Ribadiso appare un’altra volta il frequente binomio ponte-ospedale, quest’ultimo in pessime condizioni. 

In alto, Arzùa, centro di una regione di formaggi deliziosi dove la gente nel viale dei pioppi del centro della cittadina ha elevato un monumento alle venditrici di questi ultimi; la fiera annualeviene celebrata la prima domenica di marzo. 
La cappella gotica della Maddalena costituisce l’unico resto del convento degli Agostiniani, dove albergavano i pellegrini. 


Il nostro cammino giunge a termine, I pellegrini si bagnavano a Labacolla, in un piccolo torrente e correndo salivano in cima al Monte della Gioia per vedere chi era il primo ad ammirare le torri della cattedrale e ad essere eletto, secondo la tradizione, re del pellegrinaggio, fatto che si tramanda in molti cognomi.
Da questo Monxoi i cavalieri, scendendo dalle loro cavalcature, percorrevano a piedi l’ultimo tratto di cammino fino a Santiago e tutti rendevano grazie all’apostolo per aver potuto concludere il pellegrinaggio felicemente.

Un giorno di pioggia e di vento deI 1669 arrivò a Santiago il corteggio di Cosimo de’ Medici, granduca di Toscana. Quella che videro fu una città ancora medievale che parve loro rozza e grigia, come sprofondata tra i monti, con alcune case di legno molto umili, eccezion fatta per quattro o cinque grandi edifici. 
Questa è solo una prova di come la città attuale, premiata dal Consiglio d’Europa e dichiarata patrimonio culturale dell’umanità daII’Unesco, si deve soprattutto alle grandi opere barocche che le conferiscono (a sua particolare fisionomia inviluppando completamente le strutture ed i monumenti anteriori. 

Tutti gli itinerari entravano in distinti punti dello città, però l’itinerario classico che seguono i pellegrini del Cammino Francese comincia per los Cancheiros, dove si vendevano le conchiglie, e scende poi per la via di San Pedro, vicino al convento di Bonaval e per il cruceiro do Home Santo fino alla Porta do Camino. 
Qui cominciava il recinto delle mura. Seguono la strada Casas Reales con le chiese di Santa Marta del Camino e (a Piazza Cervantes e la Azabacheria (quartiere dove si lavorava la lignite), altro nome collettivo che si riferisce alle antiche maestranze ed ai laboratori che lavorano ancora oggi questa materiale. 
Si entra nella cattedrale attraverso la facciata nord, eccetto durante gli Anni Santi, durante i quali si uso la Porta Santa della Quintana.

Il rito del pellegrino, una volta entrato nella cattedrale, comincia con il Portico della Gloria dove si deve mettere la mano nella cavità formata da tante migliaia di persone che ci hanno preceduto. 
Sul lato opposto della bifora daremo tre colpi di testa contro quella del Maestro Matteo, conosciuto popolarmente come Santo delle Testate perché si dice che trasmettesse la sua saggezza in questa modo. 
Nella cripta si può visitare l’arco delle reliquie dell’apostolo per poi risalire ed abbracciare l’immagine di San Giacomo sull’altare maggiore. 
Tutti i giorni o mezzogiorno si celebra la messa del pellegrino e con un po’ di fortuna si potrà veder valore il botafumeiro (enorme incensario) per la navata del transetto. 
Sicuramente questo grande incensiere, il più grande del mondo, aromatizzava già le navate della cattedrale durante il medioevo anche se il suo disegno doveva essere più primitivo. 
Non ci resta ora che richiedere la Compostela, un documento che attesta che abbiamo completato il cammino nel modo tradizionale.

Quando il pellegrino francese Manier arrivò a Compostella neI 1126 i pellegrini erano fortunati perché potevano mangiare cioccolato nella chiesa di S. Francesco, pranzare nella chiesa di S. Martino, delle Carmelite e dei Gesuiti e cenare in quella di San Domenico grazie alla carità del convento; per di più nel Hospital Real riservavano loro dei buoni letti; nel caso avessero avuta ancora fame c’erano le taverne del Franco per provare le sardine ed il vino della regione.
Anche se i tempi sono cambiati, il pellegrino attuale ha ancora il diritto con Io sua certificazione Compostellana di cibarsi per tre giorni nel Parador dei Re Cattolici e ritirarsi nel rifugio che gli sarà offerta nella chiesa di S. Francesco o nel Seminario Minore.

La città dell’apostolo è piena di monumenti e di richiami artisticamente interessanti, ed è il luogo ideale per le passeggiate calme, senza fretta eccessiva, scoprendo le strade della città; le sue piazze ed i suoi angoli sono un premio per lo sforzo realizzato durante tanti giorni.

Il pellegrino o il turista può degustare tutta la cucina galiziana a Compostella: pesce e frutti di mare (non dimentichiamo i singolari Santiaguinos o le conchiglie di San Giacomo, simbolo del pellegrinaggio), carni, i migliori vini del paese (ribeiro, ulla, valdeorras) e come dessert Io tipica torta di mandorle di Compostella.
Nelle strade del centro storico è frequente gustare tapas e consumare razioni nelle taverne.

Le feste più importanti sono quelle di luglio in onore dell’apostolo San Giacomo, la notte del 24 si brucia la facciata di legno situata nell’Obrodoiro e si assiste alla spettacolare esplosione dei fuochi artificiali.

Santiago fu sempre una città di artigiani e lo dimostra la sua famosa oreficeria (oggetti giacobei d’argento), gli originali oggetti di lignite i cui atelier hanno dota il loro nome ad una strada e ad una facciata della Cattedrale, gli intagli, la ceramica, le bambole, le candele egli ex-voto, la fucina, ecc. Intorno alla Cattedrale si concentra il commercio tradizionale.