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sabato 29 aprile 2017

PATRONA D'ITALIA



Santa Caterina da Siena
(1347- 1380)
(estratto da Virgo virago")


"Non è buono il cavaliero se non si prova sul campo della battaglia".1
Santa Caterina da Siena

Non solo religiosa e mistica  fu l’esperienza di vita di Santa Caterina da Siena, canonizzata da Pio II nel 1461, proclamata, assieme a San Francesco d’Assisi,  Patrona d ‘Italia nel 1939 e Protettrice delle infermiere nel 1943 da  Papa Pio XII, Dottore della Chiesa Universale nel 1970 da Paolo VI  e Compatrona d'Europa da Giovanni Paolo II nel 1999, ma, coniugando la spiritualità con una grande attività pratica, anche politica e letteraria, alimentata da un intenso travaglio interiore e sostenuta da una profonda intuizione: quella dell’amore, testimoniato con ardente passione, verso il divino e verso il mondo.

Caterina nacque a Siena il 25 marzo 1347, ventesima figlia di Jacopo Benincasa, tintore di lana, e di Monna Lapa, figlia del poeta senese Puccio il Piacente.

Fin dalla più tenera età cominciò a mortificarsi fisicamente, ed  in seguito ad una visione del Cristo, ricevuta a sei anni, decise di rimanere vergine.

Intorno ai dodici anni i genitori le prospettarono il matrimonio, ma  lei, che di nascosto si dedicava a pratiche ascetiche e proprio non intendeva prendere marito, per non cedere si rase i capelli, coprì il capo con un velo e si chiuse in casa, senza piegarsi nemmeno alle opprimenti fatiche domestiche alle quali la sottoponevano per distoglierla  dai suoi propositi ascetici. 

Osteggiata dai genitori, per diversi anni condusse una vita di sacrifici, dedita solo alla preghiera, restando chiusa nella sua stanza, poi a diciotto anni, pur rimanendo nella propria abitazione, prese il velo delle Mantellate, le suore così chiamate dal mantello nero indossato sul vestito bianco dell'Ordine Terziario Domenicano. 

Nel 1370 decise di aprirsi all’esterno, cominciando a dedicarsi all'assistenza degli ammalati in ospedale, insieme ad un gruppo di discepoli che la seguivano nei numerosi spostamenti compiuti per predicare, dividendo il suo tempo tra la casa, la chiesa di San Domenico, l'ospedale e il lebbrosario, dove assisteva i malati e i moribondi. 

Si narra che un giorno, pentita del disgusto provato al cospetto  delle piaghe di un malato, bevesse l'acqua che aveva utilizzato per lavarne la  ferita, e che poi abbia esclamato:
-Non aveva gustato mai cibo o bevanda tanto dolce e squisita! -
I sonni di Caterina erano spesso accompagnati da visioni, come quella della  notte di carnevale del 1367, in cui le  apparve, accompagnato dalla Vergine e da una folla di santi, il Cristo, che le donò un anello e la sposò misticamente; quando la visione sparì, l'anello restò, solo a lei visibile.

In un'altra visione Cristo le prese il cuore e lo portò via, poi ritornò con un altro ancor più  vermiglio, che affermò essere il suo e che le inserì nel costato; a ricordo del miracolo in quel punto le restò una cicatrice.

Ma Caterina non fu solo una mistica, si dedicò ad opere di carità, curò i malati, soccorse i poveri, assistette i carcerati, fu missionaria di pace, e la sua piccola stanza, una sorta di “cella" di terziaria, divenne un cenacolo di persone colte quando cominciò ad affollarsi di religiosi, di artisti e di dotti,  ma fu anche luogo di ritrovo di gente semplice e di appartenenti a ordini religiosi diversi (Domenicani, Francescani, Agostiniani, Vallobrosani, Guglielmiti) i cosiddetti "Caterinati" che, attratti dal suo carisma, vedevano in lei un punto di riferimento. 

Ciò suscitò preoccupazione nei  superiori dell'ordine, che, insospettiti, la chiamarono a Firenze per sottoporla ad un esame per valutare la veridicità dei suoi accadimenti; lei si difese splendidamente e,  dissipati dubbi e perplessità, si vide assegnare un  maestro, frate Raimondo da Capua, divenuto  in seguito suo erede spirituale. 

Ben presto in tutta Europa si diffuse la voce della sua fama e delle sacre stigmate che aveva ricevuto  il 1° aprile 1375 in una chiesetta del Lungarno, detta ora di Santa Caterina, mentre era assorta in preghiera, e cominciò ad essere onorata come santa. 

Nel 1376 i fiorentini le chiesero di intercedere presso Papa Gregorio IX per far togliere loro la scomunica, che si erano guadagnati per aver formato una lega contro lo strapotere dei francesi; allora Caterina si recò ad Avignone con le sue discepole, tre confessori ed un altare portatile, e riuscì a convincere il papa, che si lasciò  anche persuadere ad abbandonare la “cattività avignonese”, 2  in cui la Curia papale era troppo influenzata dalla politica della Francia,  ottenendo, così,  il rientro della sede papale in Roma dopo quasi settant'anni di esilio.

Nel 1378 Papa Urbano VI la chiamò a Roma per essere aiutato a ristabilire l'unità della Chiesa, contro i francesi che a Fondi avevano eletto l'antipapa Clemente VII.; Caterina lo sostenne, scrivendo diverse lettere a lui e ai capi di stato e cardinali di tutto il mondo. Insieme ai suoi discepoli e discepole,  andò, poi,  a Roma ed ancora lo difese strenuamente, ma,  il 29 aprile del 1380, a soli trentatre anni, morì, non prima, però,  di essere riuscita ad imporre come suo successore frate Raimondo di Capua, il suo padre spirituale. 

Fu sepolta nel cimitero di Santa Maria sopra Minerva ma, nell'ottobre del 1381, il Papa Urbano VI accordò il permesso di staccare dal busto la Sacra Testa, che venne affidata a due frati e portata in segreto a Siena. L’11 maggio 1385, poi, con un'imponente processione, con giovani, ragazzi e    ragazze, vestiti di bianco, recanti festoni di rose e  gigli, un gruppo di Mantellate di San Domenico, presente anche Monna Lapa, la madre di Caterina,  la reliquia fu trasportata nella chiesa di San Domenico, dove tuttora giace. Le rimanenti parti del corpo, divenute reliquie, furono poste nel sarcofago sotto l'altare maggiore, ma moltissime sono oggi le altre reliquie corporali sparse nelle varie chiese italiane (ad esempio a Roma, nel monastero del Rosario a Monte Mario, si venera la mano sinistra, nella chiesa dei Ss. Domenico e Sisto una scapola, etc.).

Caterina era semianalfabeta e non di grande cultura, perché non era andata a scuola e non aveva avuto maestri, ma imparò, seppur  faticosamente a leggere, e più tardi anche a scrivere (anche se poi dettò la maggior parte dei suoi messaggi); pur non avendo, dunque, propositi letterari, i documenti che ci ha lasciato, il “Dialogo della divina provvidenza”,  e le “Lettere”,  pagine d’insolita altezza spirituale, sono fra le più belle, e le meno note, del ‘300, anche se scarsamente elaborate e, talvolta, con esagerazione d’immagini, dovute, probabilmente, all’eccessivo ardore del sentimento.

Il “Dialogo della divina provvidenza”,  una delle più notevoli opere mistiche di tutti i tempi, è in forma di colloquio tra Dio e l'anima umana, e costituisce la vera summa delle sue esperienze di fede e della sua dottrina.

Le “Lettere, in tutto 381,  indirizzate a persone di ogni condizione, uomini e donne, a tutti i potenti del suo tempo (papi, sovrani, cardinali, nobili, come Gregorio XI, il re di Francia, la regina d’Ungheria, la regina di Napoli), ma anche a frati, suore, gente comune, di mala vita, persino ad una meretrice in Perugia a petizione d’un suo fratello,3s’inseriscono nel filone letterario religioso trecentista, prevalentemente volto non alla creazione d’immagini poetiche ma ad un fine esclusivamente pratico, ed infatti  Santa Caterina se ne servì per i suoi scopi nobili: lenire i dolori del prossimo, predicare la riforma della Chiesa, restituire a Roma la sede pontificia.

Animata da intenso fervore religioso, spinta dall’autentico desiderio di rinnovamento dell’umanità, attraverso la pratica delle grandi opere predicate dal Cristo e di cui lei stessa dava nobile esempio, la carità e l'amore, la Santa scriveva (dettava ai discepoli) messaggi vigorosi, forti, e proprio l’impeto del linguaggio adoperato per spronare al rinnovamento della convivenza umana, auspicando  l'avvento della pace fra gli uomini, è l’elemento che più emoziona e maggiormente affascina ancora oggi.

Tra le varie lettere a papi, principi, prelati, popolani, senza dubbio la più suggestiva è quella che scrisse in occasione della morte di Nicolò di Tuldo, un giovane gentiluomo fiorentino accusato, nel 1375,  di aver ordito una congiura ai danni di Siena. 

Condannato a morte ingiustamente, senza che vi fossero prove precise della sua colpevolezza, nella sua cella l’uomo, adirato, non aveva voluto ricevere i conforti religiosi  da nessuno,  solo Caterina riuscì a vincere le sue resistenze; andò da lui e gli parlò, infondendo nel suo animo tanta serenità che Nicolò morì in pace e, addirittura,  il luogo del patibolo, gli apparve, invece che tenebroso, luogo santo della giustitia

La lettera è di eccezionale bellezza per l’intensità, l’impetuosità ed il vigore del linguaggio, ma colpisce  anche per la tenerezza, la commozione e la delicatezza, qualità tipicamente  femminili, e per l’accesa passionalità (uno dei testi più agghiaccianti della nostra letteratura4), tanto che spesso in passato, soprattutto ad opera di un certo decadentismo critico, fra Ottocento e Novecento, vi  si volle ravvisare un significato, pur se inconsapevolmente,  sensuale, come se il versamento reale del sangue ricevuto dal capo di Nicolò nelle sue mani avesse impresso ebbrezza fisica nell’animo di Santa Caterina. 

In realtà l’esaltazione del sangue per Caterina, non solo religiosa ardente, abbandonata a visioni, estasi e mistici abbandoni, ma anche donna energica, risoluta, autorevole, attiva all’esterno, in tempi in cui limitati erano gli spazi offerti alla donna (o la casa o il convento), che trattava alla pari i potenti dell’epoca,  disposta a predicare e pure a muovere critiche a politici e prelati, a denunciare i vizi del clero, adoperandosi instancabilmente, compiendo viaggi gravosi,  concretamente impegnata nel rinnovamento per la riforma della Chiesa, per la riconciliazione e per la pace, era solo un’ingenua maniera stilistica per esprimere la sete di martirio che, nel nome di Cristo,  per tutta la vita, aveva ricercato in favore del riscatto degli uomini.

JHS
MARIA!

sabato 30 aprile 2016

Per evangelica dicta deleantur nostra delicta


Santo Vangelo  dell'odierna santa Messa in onore si santa Caterina, con commento  di Gesù stesso
Seguito  del Santo Vangelo secondo Matteo.
R. Gloria a Te, o Signore!
Matth 25:1-13
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo e alla sposa. Ma cinque di esse erano stolte e cinque prudenti. Le cinque stolte, nel prendere le lampade, non presero l'olio con sé; le prudenti, invece, insieme con le lampade presero anche l'olio, nei loro vasi. Tardando a venire lo sposo, si assopirono tutte e si addormentarono. Ma a mezzanotte si udì un clamore: “Ecco viene lo sposo: uscitegli incontro”. Allora tutte le vergini si alzarono e prepararono le loro lampade. E dissero le stolte alle prudenti: “Dateci un po' del vostro olio, poiché le nostre lampade stanno per spegnersi”. Risposero le prudenti dicendo: “Non basterebbe né a noi, né a voi: andate piuttosto dai rivenditori e compratevene”. Mentre esse andavano, giunse lo Sposo; e quelle che erano pronte entrarono con lui alla festa nuziale, e la porta fu chiusa. All'ultimo momento, giunsero anche le altre vergini e dicevano: O Signore, Signore, aprici!". Ma egli rispose: “In verità vi dico: non vi conosco”. Vigilate, dunque, poiché non sapete né il giorno né l'ora».


 http://www.scrittivaltorta.altervista.org/03/03206.pdf

R. Lode a Te, o Cristo. 
S. Per questi evangelici detti siano perdonati i nostri peccati. 

ED ORA POTRANNO ASCOLTARE 
LA SPIEGAZIONE-COMMENTO FATTO DALLO STESSO DIVIN MAESTRO:  http://www.scrittivaltorta.altervista.org/03/03206.pdf



SANTA PATRONA d'ITALIA

Santa Caterina da Siena
S. Catharina Senensis Virgine ~ III. classis
Tempora: Sabbato infra Hebdomadam IV post Octavam Paschae

Sancta Missa

Divinum Officium             Kalendarium

Caterina vergine, di Siena, nata [ultima di 25 figli] da pii genitori, ottenne l'abito del beato Domenico che portano le suore della Penitenza. 

La sua astinenza fu estrema e l'austerità della sua vita ammirabile. 

Mentre dimorava a Pisa, una Domenica, dopo ricevuto il celeste nutrimento, rapita in estasi, vide il Signore crocefisso venire a lei con una gran luce, e dalle cicatrici delle di Lui piaghe discendere cinque raggi su cinque parti del suo corpo. Onde, comprendendone il mistero, e pregato il Signore che non si vedessero le stimmate, subito i raggi cangiarono il colore di sangue in un meraviglioso splendore, e sotto forma di purissima luce giunsero alle mani, ai piedi e al cuore di lei. 

E il dolore sensibile che ne provava era sì forte, benché non ne apparissero le cicatrici sanguinanti, che, se Dio non l'avesse diminuito, avrebbe creduto presto morire. 

La sua dottrina fu infusa e non acquistata. 

Andò ad Avignone dal sommo Pontefice Gregorio XI. Al quale mostrò anche di aver saputo per rivelazione il voto, noto a Dio solo, ch'egli aveva fatto di ritornare a Roma: e fece sì che il Pontefice ritornasse personalmente alla sede Romana. 

Se ne andò allo Sposo in età di circa trentatré anni. Il sommo Pontefice Pio II l'iscrisse nel numero delle sante Vergini.

 Vedi anche il magnifico sito

Preghiamo
Concedi, Dio onnipotente, che celebrando il natale della tua beata Vergine Caterina, e ci rallegriamo dell'annuale solennità, e profittiamo dell'esempio di tanta virtù.

Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
R. Amen.
COR MARIAE IMMACULATUM
MISERERE NOBIS

lunedì 29 febbraio 2016

LA SANTA DI SIENA

CHISSA' QUANTE SONO LE DONNE D'ITALIA CHE CONOSCONO EFFETTIVAMENTE LA SANTA DI SIENA


SANTA CATERINA DA SIENA

Don Giuseppe TOMASELLI

continuaz.

Via la chioma!

La signora Lapa non si rassegnava a vedere la figlia sempre ritirata e raccolta in preghiera; ma ciò che non ottenne per mezzo della figlia Bonaventura, pensò di ottenerlo per mezzo di un Sacerdote, ami­co di famiglia, Padre Tommaso Della Fonte.

Il Sacerdote tentò di persuadere Cate­rina a prendere marito; ma la giovane si opponeva ripetutamente ai suoi ragiona­menti. Padre Tommaso, vedendola riso­luta e disposta a tutto, per non venir meno al disegno di Dio, illuminato dallo Spirito Santo, disse a Caterina: Poichè madre, fratelli e sorelle vogliono metterti assolutamente nel mondo, tagliati i capelli e così tutti si acquieteranno. -

Avuto questo consiglio, Caterina prese le forbici e giubilante tagliò la chioma ra­sente al capo. Fatto ciò, coprì la testa con una cuffia. Appena la madre se ne accorse, le domandò ragione di quella cuf­fia e gliela strappò arrabbiata. A vedere la testa della figlia tutta rasata, gridò: Cosa hai fatto? Perché hai tagliato i tuoi bellissimi capelli? -

Caterina non le diede risposta ed andò a chiudersi in una camera.

I familiari accorsero alle grida della mamma e, conosciuto il fatto dei capelli, dissero: Vilissima donna, hai tagliato i capelli? Ma credi tu di non fare ciò che vogliamo noi? A tuo dispetto i capelli cresceranno ed anche quando tu non vor­rai, sarai costretta a prendere marito! Non ti daremo più pace! -

Le cercarono un giovane e lo trova­rono; ma Caterina neppure lo guardava. La famiglia stabilì di toglierle la camera privata, affinché non stesse ritirata e non avesse tempo di attendere alle preghiere ed alle meditazioni. Stabilirono perciò che Caterina avesse a compiere tutti i la­vori domestici, anche i più pesanti e umilianti, e pertanto licenziarono la ser­va.

Fratelli e sorelle, sebbene fossero ser­viti amorosamente da Caterina, la di­sprezzavano e la ingiuriavano. Però lei si mostrava sempre sorridente e giuliva nel servire tutti.
Il suo Direttore Spirituale in seguito le chiese: Ma tu come potevi sopportare disprezzi, ingiurie e fatiche con volto sor­ridente? -

Caterina rispose: Mi fu tolta la stanza privata per non pensare troppo a Gesù. Allora mi formai nel cuore una cella spi­rituale e così stavo sempre unita a Gesù. In mio padre vedevo Gesù, in mia madre vedevo la Madonna, nei fratelli e nelle sorelle vedevo gli Apostoli ed i discepoli di Gesù. In tal modo stavo sempre unita al mio Signore ed ero lieta di rendere servizio a tutti. -


Ed ora basta!

Un giorno Caterina si trovava nella stanza del fratello Stefano ed approfittò per inginocchiarsi e pregare in un can­tuccio. Per caso entrò nella stanza il pa­dre, il quale restò sbalordito a vedere la figlia in ginocchio, mentre sulla testa le stava sospesa una colomba bianchis­sima.

Giacomo Benincasa, riflettendo su tale scena, concluse: Questa mia figlia non è capricciosa; la sua vita è un mistero. È bene, quindi, che in famiglia si cambi condotta verso di lei. -

Lo stesso giorno chiamò moglie e fi­gli e, con l'autorità di padre di famiglia, ordinò: Da questo momento in poi nes­suno dia più fastidio a Caterina. Sia la­sciata libera in tutto ciò che vorrà fare e non permetto che alcuno le dia secca­ture. -

Giacomo Benincasa ci teneva alla sua autorità paterna e nessuno più si oppose il suo ordine.
Era Gesù che lavorava nella vergine sienese, arricchendola di grazia e di fa­vori celesti, pur sottoponendola alla pe­sante croce della incomprensione fami­liare.

Spirito di penitenza.
Il corpo, con le sue cattive tendenze, è il nemico dell'anima. Occorre vigilare per avere il dominio sugli istinti delle passioni. Il dominio sul corpo si ottiene con la preghiera e con lo spirito di mor­tificazione e penitenza.
I semplici fedeli, almeno quelli anima­ti di buona volontà, hanno lo spirito di mortificazione quando sopportano pazien­temente le traversie della vita, sostengono con generosità il peso del compimento dei doveri del proprio stato e si unifor­mano alla volontà di Dio nelle malattie e negli acciacchi dell'età. Tutto questo però con spirito di fede e per amore di Dio.

I Santi invece, oltre alla pratica eroica delle virtù cristiane, abbracciano volen­tieri e con generosità altre penitenze, per ricopiare in loro l'immagine di Gesù Cro­cifisso. Per i Santi la gioia e la felicità della vita è basata più sullo spirito che sul corpo.

I Santi amano la sofferenza per ren­dersi più cari a Gesù, per acquistare i tesori celesti e per salvare molte anime.

Caterina, ardente di amor di Dio, era straordinaria nell'esercizio della peni­tenza.

Assai devota di San Domenico, voleva imitarlo. Tre volte al giorno si flagellava con una catena di ferro, una volta per se, l'altra per i vivi e la terza flagella­zione era per i defunti. Impiegava un'ora e mezza per ciascuna flagellazione. Per molto tempo continuò in questa peniten­za; ma poi dovette smettere a motivo delle sue troppe infermità. Abitualmente teneva legata ai fianchi una catenella co­sparsa di punte acute. Vestiva sempre abiti di lana, d'inverno e d'estate. Giunse al punto che in due giorni dava al suo corpo meno di un'ora di sonno.


Digiuno misterioso.

Verso l'età di quindici anni Caterina mangiava solamente pane ed erbe crude. I cibi dolci le procuravano nausea. In seguito non prese più né cibo e né be­vanda.

Diceva il Beato Raimondo da Capua: La vita di Caterina è un continuo mi­racolo. -

Sia permessa a me scrivente una di­vagazione illustrativa. Da anni, anzi da decenni, il Signore ha permesso çhe io fossi Direttore Spirituale di anime mi­stiche. Credo bene riportare un episodio di una di queste anime, ancora vivente.
Mi ero interessato che questa persona fosse ricevuta in un Monastero di Clau­sura. Al principio di Quaresima Gesù le disse: Fino a Pasqua non avrai bi­sogno di cibo. Farai penitenza. -

Mi confidò quest'anima, di età giova­nissima: In questa Quaresima ho fame canina. Vorrei mangiare molto e spesso, ma devo astenermene. Aspetto con ansia l'ora di andare a tavola con le Consorelle. Talvolta non sento la forza di resistere ed allora mi umilio davanti all'Abbades­sa chiedendo un pezzetto di pane. Al­l'orario dei pasti della Comunità, cessa la fame e sento tanta ripugnanza a man­giare. Che sacrificio devo fare per ingoiare qualche boccone di cibo! Che tormento provo appena un po' di cibo arriva nello stomaco! Non vedo l'ora di alzarmi da tavola. Finito il pasto, sono costretta ad andare a vomitare tutto. Dopo ricomin­cia la fame canina. -

L'Abbadessa mi disse: Reverendo, che meraviglia! Da molto tempo questa Re­ligiosa è in assoluto digiuno e lavora. Eppure, guardi che bel volto ha, colo­rito e paffuto! -


Non è opera diabolica.

Quanto qui ho esposto dimostra che il carisma di poter vivere senza mangiare e senza bere, è un dono eccezionale che Dio fa a certe anime mistiche, come, ad esempio, fece a Teresa Neumann, la quale stette trentacinque anni senza prendere cibo o bevanda.

Santa Caterina ebbe il carisma del di­giuno assoluto per molti anni. Ma tale dono di Dio le procurò umiliazioni e seccature, perché taluni dicevano: Cate­rina è indemoniata. Gesù mangiava e be­veva. Se Caterina non mangia e non beve, in lei deve esserci l'opera diabolica. -



Terziaria Domenicana.

Per custodire meglio la verginità e non avere ulteriori seccature, stabili di vestire l'abito del Terz'Ordine di San Domenico. Le Terziarie di San Domenico aveva­no una Cappella nella Chiesa del Santo e qui si riunivano e pregavano. Erano chiamate le Mantellate, perché portavano un largo mantello nero. Le Mantellate erano vedove e non volevano accettare Caterina tra loro perché vergine e troppo giovane. In seguito Dio permise che fos­se accettata, ma ebbe assai da soffrire per l'incomprensione e le gelosie di certe Mantellate, invidiose delle sue virtù.


Assalti diabolici.

Il demonio, per permissione di Dio, l'assaliva con insidie e tentazioni terribi­li. I pensieri più brutti le popolavano la mente.
I demoni le torturavano gli orecchi, facendole sentire parolacce e discorsi impuri. Le risvegliavano le passioni corpo­rali e le apparivano alla mente le scene più immorali del mondo.
Caterina cercava di distrarsi e pregava chiedendo aiuto a Gesù. Quando cessa­vano gli assalti impuri, le appariva Gesù. Caterina si lamentava con il suo Sposo Celeste e diceva: Ma quando, Gesù, Tu vedi che sono sotto questi assalti terri­bili, dove Te ne stai? - Me ne sto nel centro del tuo cuore e sostengo la tua volontà perché tu non ceda alle attratti­ve sensuali. Le tue vittorie sul nemico salvano tante anime. Non ti scoraggiare! Io sono con te! -
Erano tormentose le insidie diaboli­che, ma Gesù la contraccambiava con fre­quenti visite e le appariva assieme alla Madonna e ad altri Santi.


Scienza infusa.

Caterina non era andata mai a scuola e quindi era analfabeta. Ebbe in dono dallo Spirito Santo la scienza infusa. Per mezzo di questo dono poteva recitare as­sieme a Gesù le Ore Liturgiche in ita­liano ed in latino. Alla fine di ogni Salmo è prescritto il Gloria. La Santa, invece di dire « Gloria al Padre, al Figlio ed allo Spirito Santo » diceva: « Gloria al Padre, a Te ed allo Spirito Santo », poi­ché Gesù le stava a fianco.
Ciò che poteva piacere a Gesù, Cate­rina lo faceva; e siccome la carità piace molto a Dio, Caterina pigliava in casa cibi, olio, vino ed indumenti e tutto por­tava alle famiglie bisognose.
Fratelli e sorelle non approvavano !a carità sovrabbondante e la rimproverava­no. Ma il padre, che comprendeva la de­licatezza della figlia, diceva ai familiari: Non intromettetevi nel lavoro caritativo di Caterina. Sono io il responsabile di tutto. -
Quante famiglie bisognose e quanti poverelli furono beneficati! Diceva Ca­terina: Quello che faccio ai poverelli, lo faccio a Gesù! -
Molti fatti edificanti si potrebbero qui narrare. Se ne espongono alcuni.


La Crocetta.

Un giorno, trovandosi nella Chiesa dei Domenicani, fu avvicinata da un povero, che le chiese l'elemosina. Non avendo nulla da dare, gli disse: Aspettate qui; vado a casa e vi porterò ciò che vi ab­bisogna.
Ma il povero rispose: Se hai qui qual­che cosa da darmi, dammela pure, perché non posso più aspettare. -

Caterina si ricordò di avere addosso una piccola Croce d'argento; la prese e la diede al povero, il quale, appena l'ebbe, senza chiedere elemosina ad altri, se ne andò via subito e contento.

Nella notte, mentre stava a pregare, le apparve Gesù con in mano quella Cro­cetta, arricchita di preziosissime gemme. Gesù le disse: Caterina, riconosci questa Crocetta? - La riconosco benissimo; ma quando era mia non era così bella. - Tu ieri me la desti con slancio di carità ed io ti prometto che nel giorno del Giudizio Universale la presenterò così co­me è ora davanti agli Angeli ed ai Santi, affinché tutti sappiano che questa Croce l'hai data tu a Me. -

AVE MARIA PURISSIMA!

venerdì 26 febbraio 2016

CHISSA' QUANTE SONO LE DONNE D'ITALIA CHE CONOSCONO EFFETTIVAMENTE LA SANTA DI SIENA


SANTA CATERINA DA SIENA

Don Giuseppe TOMASELLI

INTRODUZIONE

A Roma, scendendo con la corriera da Piazza Termini verso il Tevere, si giunge ad una larga piazza, che è il Foro Argen­tina.

Inoltrandosi nella prima traversa del Foro, si arriva al Pantheon, monumento nazionale, ove sono le tombe dei grandi personaggi italiani. Guardando il Pan­theon, si vede a sinistra una Chiesa, detta Santa Maria alla Minerva. Qui dentro tante volte mi sono fermato a pregare, pensando: Questa e la Chiesa che Santa Caterina da Siena frequentava durante la sua dimora a Roma. - Nel presbiterio c'e un artistico Sepolcro, ove sta il corpo della Santa.

Nella Basilica Cateriniana di Siena, di reliquie della Santa c'è soltanto la testa mummificata ed un dito della mano, men­tre in questo tempio di Roma sta quasi al completo il corpo della Santa.
I locali adiacenti alla Chiesa sono stati formati con le pietre ed il materiale della casa, dove abitava Santa Caterina a Roma.

Sempre ho nutrito la devozione alla Santa di Siena, però non sapevo decider­mi, da modesto scrittore religioso, a com­porre un profilo storico di Santa Caterina. Finalmente mi son deciso ed ecco come.

Trovandomi a Chianciano, volli visitare Siena, o meglio i ricordi storici di Santa Caterina. Mi fu possibile vedere i parti­colari dell'abitazione della Santa e visitare la stanzetta, dove lei dormiva a terra con un guanciale di pietra e dove avvenivano le frequenti apparizioni di Gesù.

Potei visitare ad un paio di centinaia di metri la Chiesa dei Padri Domenicani, che la Santa frequentava a preferenza di altre Chiese. Questa Chiesa è dedicata a San Domenico,- ma dato che la sua storia è legata a quella della vergine di Siena, il Tempio si chiama Basilica Cateriniana di San Domenico.

Dopo tale visita mi decisi a scrivere un libretto riguardante una Santa così gran­de, la quale è dichiarata Patrona speciale d'Italia e Dottore di Santa Chiesa.
Tanti sono stati gli scrittori della sto­ria di Santa Caterina; ma lo scrittore prin­cipale e più preciso è il Beato Raimondo da Capua, Confessore e Direttore Spiri­tuale della Santa. Di questa fonte magi­strale mi sono servito per stendere il presente lavoro.



La prima età.

Santa Caterina nacque a Siena il 25 marzo del 1347. Fu provvidenziale il gior­no della nascita, perché il 25 marzo era allora la festa liturgica dell'Annunziazio­ne della Madonna.
Era la ventiquattresima di venticinque figli.

Suo padre, Giacomo Benincasa, tintore di pelli, e sua madre, Lapa Piacenti, for­marono una famiglia benedetta largamen­te da Dio. Nella loro casa non mancava il necessario e con il lavoro quotidiano po­tevano dirsi benestanti. Quantunque la fa­miglia fosse stata numerosa, fu unito alla figliolanza un orfanello, il quale, educato cristianamente, divenne Sacerdote Dome­nicano e fu il primo Confessore della Santa.

Dio è padrone di tutto e di tutti e può dare i suoi doni alle creature in quella dose che vuole; però dà a tutti i doni necessari per raggiungere l'eterna felicità ed è libero di dare i suoi talenti a chi più ed a chi meno, secondo il disegno che ha sulle varie persone. Ne sceglie talune in modo eccezionale che sono chia­mate anime privilegiate. Ma il merito non consiste nell'essere prescelte da Dio, bensì nel corrispondere generosamente ai dise­gni di Dio. Di anime privilegiate la Chie­sa Cattolica ne registra un buon numero; tra queste uno dei primi posti è assegnato a Santa Caterina da Siena.

Fin da piccola costei dimostrava un'in­telligenza speciale ed una attrattiva alla religiosità. Illuminata dallo Spirito Santo, all'età di sei anni desiderava già diventare eremita e cercava luoghi solitari per pen­sare soltanto a Gesù. Sentiva nel cuore un forte amore a Gesù e ne parlava con frequenza, essendo questo l'unico suo af­fetto.

Gesù, contento di tale aspirazione, a sei anni le fece dono della prima visione, la quale avvenne così:
Caterina ritornava a casa, dopo essere stata dalla sorella sposata Bonaventura. Passando davanti alla Chiesa di San Do­menico, alzati gli occhi, vide alla direzione del tetto della Chiesa un bellissimo trono sospeso in aria. Era ornato con magnifi­cenza regale. Sul trono stava seduto un imponente personaggio, Gesù, che sem­brava un imperatore, rivestito di abiti pontificali. Vicino a Gesù c'erano pure San Pietro, San Paolo e San Giovanni Evangelista.

A tale vista Caterina rimase come in­chiodata a terra, con lo sguardo fisso in alto. Gesù la guardò amorosamente con occhi pieni di maestà; poi alzò la mano sopra di lei e fece il segno della Croce, dandole il dono della sua eterna bene­dizione.


Trasformazione.

La visione operò in Caterina una pro­fonda trasformazione, per cui decise di consacrarsi al Signore ed alla Madonna per sempre, anima e corpo.

Afferma il suo Direttore Spirituale che Caterina, per le istruzioni che riceveva dallo Spirito Santo, a sette anni dimostra­va l'assennatezza di una donna di sett'an­tanni. Determinò di non sposare, di non legare il cuore a nessun uomo e di pensare unicamente a Gesù, quale suo Sposo di­letto.

Le mamme d'ordinario desiderano la sistemazione dei figli, specialmente delle femmine.
Mamma Lapa, vedendo che Caterina era graziosa, che si sviluppava bene fisica­mente e che dimostrava molta assennatez­za, sognava di trovarle un ottimo marito. Però era dispiaciuta, osservando che la figlia era refrattaria agli uomini, poiche sfuggiva alla loro compagnia e si sentiva a disagio soltanto a vederli.

Quando la madre accennava qualche cosa in proposito, Caterina cambiava di­scorso e con accento seccato: Ho trovato già lo Sposo, il più bello, il più ricco, il Datore di ogni bene. È Gesù il mio eterno Sposo. A Lui ogni mio affetto, sino a morire per essere sua. -

La madre, indispettita, non riuscendo a smuoverla, pensò di affidare il delicato compito a sua figlia Bonaventura, già spo­sata, affinché le stesse vicina e la invo­gliasse a sposare.


Periodo oscuro.

Si sa che la natura umana è debole; per conseguenza la compagnia di Bona­ventura scosse un poco la forte virtù di Caterina.

Le diceva la sorella: Abbiglia meglio la tua capigliatura; rendi il tuo viso più attraente che puoi; non aver paura di lasciarti ammirare dagli uomini e non sfug­gire la loro compagnia. Comportati così finché non abbi trovato un buon giova­ne. Facendo in tal modo, ti sistemerai nella vita, come mi sono sistemata io. -

Quantunque Caterina fosse fermissima nel proponimento di non sposare, tuttavia cominciò a cedere ad un poco di vanità ed a dare al suo corpo delle attenzioni maggiori.
Gesù non volle sopportare più il lavo­rio mondano della sorella Bonaventura, e permise che morisse di morte prema­tura. Così cessò la tentazione.

Passato del tempo, Caterina ebbe una visione. Gesù le fece vedere la sorella nel Purgatorio, immersa in gravi e lunghe pene.

La vicinanza insidiatrice della sorella Bonaventura fu per Caterina il periodo più oscuro e più doloroso della sua vita.

Morta la sorella, Caterina riprese la vita di intima unione con Gesù e ricomin­ciò pure le penitenze corporali di prima.

Per tutta la vita conservò l'amaro ri­cordo di quel brutto periodo e sempre nelle Confessioni Sacramentali si accusava di quanto aveva fatto per suggerimento della sorella e, confessandosi, piangeva di­rottamente come se avesse commesso del­le gravi colpe, mentre in realtà non c'era stato nulla di grave.

Per quanto ora è stato esposto, Cateri­na si credeva una grande peccatrice e vo­leva riparare i dispiaceri dati al Signore. Diceva a Gesù: Voglio imitare la Santa Maddalena, la grande peccatrice conver­tita, alla quale Tu, o Gesù, hai detto: Molto ti è stato perdonato, perché molto hai amato. -

Il Signore gradì questo sentimento di umiltà e di amore ed un giorno le presen­tò in visione Santa Maria Maddalena, di­cendo: Ti assegno per madre questa San­ta, peccatrice convertita. Procura d'imi­tarla. -

AVE MARIA PURISSIMA!

martedì 29 aprile 2014

Santa Caterina da Siena

30 APRILE
SANTA CATERINA DA SIENA, VERGINE*

La Mistica.
Chi oserebbe intraprendere la narrazione dei meriti di Caterina, o anche solo di enumerare i titoli di gloria di cui si circonda il suo nome? Ella occupa uno dei primi posti tra le spose di Gesù: Vergine fedele, si unisce allo Sposo divino fin dai suoi primi anni. La sua vita, consacrata da un sì nobile voto, si svolge in seno alla famiglia, affinché sia in grado di adempiere le missioni sublimi che la Provvidenza le aveva destinato. Ma il Signore, che voleva nondimeno glorificare in lei lo stato religioso, le ispira, per mezzo della professione nel Terz'Ordine, di unirsi ai Frati Predicatori. Ne veste l'abito e per tutta la vita ne segue le regole.
Fin dagli inizi si può riconoscere dal portamento di quella ancella del Signore, qualche cosa di celestiale; come se un angelo si fosse obbligato a venire ad abitare la terra per condurvi corporalmente una vita umana. La sua corsa verso Dio sembra irresistibile, dando l'idea di quello slancio che deve trascinare verso il Sommo Bene le anime glorificate, agli occhi delle quali egli già si mostra e si mostrerà per sempre. Il peso della carne minaccia invano di trattenere il suo volo: l'intensità delle penitenze la macera, la rende dolce e leggera. In questo corpo trasformato, sembra che la sola anima viva. Per sostenersi le basta il solo alimento dell'Eucaristia; e l'unione con Cristo diviene così completa, che le sue sacratissime piaghe s'imprimono sulle membra della vergine, facendola partecipare ai dolori della Passione.
Pur vivendo ad altezze così sublimi, Caterina non resta estranea a nessuna della miserie dei suoi fratelli. Il suo zelo è di fuoco per le anime loro, la sua compassione per le loro infermità corporali è tenera come quella di una madre. Dio ha messo a sua disposizione la sorgente dei prodigi, che ella dispensa a piene mani tra gli uomini. La morte e le malattie cedono al suo impero, ed i miracoli si moltiplicano intorno a lei.
Fin dai primi anni ha cominciato a godere comunicazioni divine, e l'estasi è divenuta il suo stato quasi abituale. I suoi occhi hanno visto spesso il nostro Redentore risorto, che le prodigava carezze e attenzioni. I misteri più grandi sono discesi alla sua portata, ed una scienza, che non ha niente di terrestre, illumina la sua intelligenza. Questa figliola, senza istruzione, detterà scritti sublimi, nei quali la penetrazione più profonda della dottrina celeste viene esposta con una precisione ed una eloquenza sovrumana, e con un accento che anche oggi penetra le anime.

L'azione politica.
Ma il cielo non vuole che tante meraviglie restino sepolte in un angolo dell'Italia. I santi sono l'appoggio della Chiesa; e se la loro opera è spesso misteriosa e nascosta, qualche volta invece si rivela agli sguardi degli uomini. Allora si scorgono in piena luce quei mezzi, con l'aiuto dei quali Dio governa il mondo. Alla fine del secolo XIV si trattava di restituire alla città eterna la presenza del Vicario di Cristo, assente dalla sua cattedra da più di sessant'anni. Nel segreto della presenza di Dio, un'anima santa poteva, per mezzo dei suoi meriti e della sua preghiera, determinare questo ritorno che desiderava tutta la Chiesa. E il Signore volle che tutto ciò si compisse in piena luce.
In nome della Chiesa abbandonata, in nome del suo divin Sposo, che è pure Sposo della Chiesa, Caterina attraversa le Alpi, e si presenta a quel Pontefice che non aveva mai visto Roma e di cui Roma ignorava le fattezze del volto. La Profetessa gl'intima rispettosamente il dovere ch'egli deve compiere; e, per garanzia della missione che assolve, gli rivela un segreto, di cui lui solo poteva aver coscienza. Gregorio XI è conquistato, e la Città eterna rivede finalmente il suo Pastore e padre. Ma, alla morte del Pontefice, uno scisma, presago di grandi disgrazie, porta una lacerazione nel grembo della Chiesa. Caterina lotta ancora contro la tempesta fino alla sua ultima ora; ha compiuto il trentatreesimo anno, ed il Signore Gesù non vuole che sorpassi quell'età già consacrata nella sua persona. Adesso è venuta l'ora in cui la vergine andrà a continuare in cielo la sua opera d'intercessione per quella Chiesa che ha tanto amato, e per le anime riscattate dal sangue di Cristo.

VITA. - Santa Caterina nacque a Siena il 25 luglio 1347. All'età di sette anni fece voto di castità perpetua. Dopo una viva opposizione, la madre le permise di ricevere l'abito delle Suore di san Domenico, ma restando nel mondo. La sua vita, allora, trascorse nella cura dei malati, l'estinzione degli odi che dividevano le famiglie, la conversione dei peccatori, attraverso le sue preghiere e le sue esortazioni. Scrisse al legato del Papa in Italia per domandargli la riforma del clero, il ritorno del Papato da Avignone a Roma e l'organizzazione di una crociata contro gl'infedeli. Nel 1376, inviatavi dai Fiorentini, partì per Avignone per patrocinare, presso il Sommo Pontefice la causa di Firenze in rivolta, che il Papa aveva dovuto colpire d'interdetto. Ne profittò per supplicare di nuovo Gregorio XI di ritornare a Roma. All'inizio del grande scisma, sostenne con ardore la causa di Urbano VI, senza pertanto riuscire a farla trionfare. Favorita delle più insigni grazie spirituali, dettò, durante le estasi, il "Dialogo" che contiene tutta la sua dottrina mistica, e, infine, mori a Roma nel 1380. Il suo corpo riposa nella Chiesa di S. Maria sopra Minerva. Il Papa Pio II la canonizzò nel 1461 e Pio IX nel 1865 la dichiarò compatrona di Roma.

Preghiera per tutti.
Presa completamente dalle gioie della Risurrezione, la Chiesa si rivolge a te, Caterina; a te, che segui l'Agnello, ovunque egli vada (Ap 14,4). In questo luogo di esilio, ove Egli non si fermerà più a lungo, ella non gode che ad intervalli della sua presenza; ti domanda, dunque: "Avresti veduto l'amato del mio cuore?" (Ct 3,3). Tu sei la sua Sposa, e lo è lei pure; ma per te non esistono più né separazioni né quel velo che impedisce la vista, mentre per lei il godimento è raro e rapido, e la luce ancora offuscata dalle ombre.
Ma quale vita è stata la tua, o Caterina! ha unito la più profonda compassione verso i dolori di Gesù alle delizie più vibranti della sua vita glorificata. Tu puoi iniziarci ai misteri del Calvario, e alla magnificenza della Risurrezione. Siamo nel tempo pasquale e in questa novella vita veglia su noi, affinché la vita divina non si spenga mai nelle anime nostre, ma vi sia invece accresciuta da quell'amore di cui tutta la tua esistenza celestiale ci offre l'ammirabile modello.

... per la Chiesa.
Rendici partecipi, o Vergine, di quel tuo attaccamento filiale alla santa Chiesa che ti fece intraprendere cose così grandi. Tu ti affliggevi delle sue afflizioni, e ti rallegravi delle sue gioie, quale figlia devota. Noi pure vogliamo amare la Madre nostra, confessare sempre quel vincolo che ci unisce a lei, difenderla contro i suoi nemici, guadagnarle nuovi figli generosi e fedeli.
Il Signore si servì del tuo debole braccio, o donna ispirata, per rimettere sulla sua cattedra il Pontefice, di cui Roma rimpiangeva l'assenza. Fosti più forte degli elementi umani che si agitano per prolungare una situazione disastrosa per la Chiesa. Le ceneri di Pietro, in Vaticano, quelle di Paolo sulla via Ostiense, le altre di Lorenzo, di Sebastiano, di Cecilia, di Agnese e di tante migliaia di martiri trasalirono nelle loro tombe, quando il carro trionfale che riconduceva Gregorio XI entrò nella Città. Per merito tuo Caterina, avevano termine in quel giorno i settant'anni di quella desolante cattività; e Roma, tornava alla vita.

... per l'Italia.
Prega pure per l'Italia che ti ha tanto amata, che fu così fiera delle tue glorie e di cui tu sei la Padrona. L'empietà e l'eresia oggi vi circolano liberamente; si bestemmia il nome del tuo Sposo, si propagano le dottrine più perverse ad un popolo smarrito, gli s'insegna a maledire tutto ciò che esso aveva venerato; la Chiesa è spesso oltraggiata, la fede, affievolita da un pezzo, minaccia di spegnersi: ricordati della tua patria, Caterina! è ora di accorrere in suo aiuto e di strapparla dalle mani dei suoi mortali nemici. Tutta la Chiesa spera in te per la salvezza di questa illustre provincia del suo impero: calma la tempesta, e salva la fede, in questo naufragio che minaccia di inghiottire tutto.

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 585-588

*  Paolo VI dichiarò santa Caterina da Siena dottore della Chiesa universale il 4 ottobre 1970 (NdR).


Biografia


Agostino Carracci, Estasi di Santa Caterina da Siena. Galleria Borghese Roma.
Caterina nacque a Siena, nel rione di Fontebranda, nella Contrada dell'Oca nel 1347, figlia del tintore di panni Jacopo Benincasa e di sua moglie Lapa Piacenti. Quando Caterina raggiunse l'età di dodici anni, sua madre pensò che era giunto il momento che questa sua figlia trovasse uno sposo. Lei all'inizio sembrò accondiscendere, ma poi pentitasi dichiarò espressamente che si era votata al Signore e che non intendeva ritirare la parola data. Bisogna tuttavia tenere presente che, nel Medioevo, se una donna voleva prendere i voti, l'unica strada che poteva percorrere era quella di entrare in un monastero e versare ad esso una dote.
Caterina non aveva questa possibilità perché non possedeva una dote nuziale nei termini richiesti. Però non cedette, pur non sapendo come avrebbe realizzato il suo sogno. Fu allora “messa in quarantena” dalla sua stessa famiglia. Ma un giorno il padre la sorprese in preghiera e, secondo la tradizione, a tale vista Jacopo si rese conto che l’atteggiamento della figlia non proveniva da umana leggerezza e dette ordine che nessuno più la ostacolasse nel suo desiderio. Caterina scese così nel concreto pensando di entrare fra le Terziarie Domenicane, che a Siena si chiamavano Mantellate per il mantello nero che copriva la loro veste bianca. La giovane senese aveva da poco passato i sedici anni ed era quindi troppo giovane per garantire la perseveranza sotto la Regola dell’Ordine. Quindi Monna Lapa, spinta dalle insistenze della figlia, si decise ad andare a parlare alla priora delle “Sorelle della penitenza di san Domenico”, ma ne ebbe un rifiuto perché esse non erano solite ammettere le vergini all'abito, bensì solo vedove o donne in età matura e di buona fama. Caterina da Siena fu poco dopo colpita da una malattia: altissime febbri e penosissime pustole ne sfigurarono il volto, facendola sembrare più anziana e meno aggraziata di quello che era. Allora Caterina...