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martedì 26 settembre 2023

SANTI CIPRIANO E GIUSTINA , Martiri

 Cipriano, prima mago e poi Martire, mentre cercava co' suoi incantesimi e malefici di ridurre Giustina, Vergine cristiana, alle voglie d'un certo giovane che l'amava appassionatamente, consultò il demonio sul modo di potervi riuscire. 

Ma il demonio gli rispose che nessun artificio sarebbe riuscito contro i veri adoratori di Cristo. Impressionato da questa risposta, Cipriano cominciò a deplorare vivamente i traviamenti della sua vita passata. 

Pertanto, abbandonata la magia, si convertì interamente alla fede di Cristo Signore. 

Quindi, arrestato insieme colla Vergine Giustina, furono tutti due schiaffeggiati e flagellati; quindi gettati in prigione colla speranza che cambiassero risoluzione. 

Ma poi fattine uscire, e mostrandosi fermissimi nella religione cristiana, vennero gettati in una caldaia piena di pece bollente, di grasso e di cera. In ultimo, finirono sotto la scure a Nicomedia. 

I loro corpi abbandonati, dopo essere rimasti sei giorni senza sepoltura, alcuni naviganti li caricarono di nascosto, di notte, sopra una nave e li trasportarono a Roma. Essi furono prima sepolti nella proprietà di Ruffina nobile dama; poi, trasportati in Città vennero deposti nella basilica Costantiniana, presso il battistero.

℣. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
℟. Grazie a Dio.
*

Sconosciuti alle antiche fonti agio­grafiche e ignorati dagli antichi martirologi orientali e occidentali, furono introdotti per la prima volta da Beda nel suo Martirologio e, attraverso i martirologi storici, passarono nel Romano, dove sono commemorati il 26 sett.; i Greci, invece, li venerano il 2 ott.
Sulla personalità e l'esistenza storica di questi santi gli studiosi non sono di egual parere: men­tre alcuni tra i più antichi, seguiti da qualche moderno, non dubitarono di asserire che Cipriano fu un autentico vescovo e martire di Antiochia, altri, invece, pensano che egli non sia mai esi­stito come personaggio storico, ma sia stato creato dalla confusione coll'omonimo famoso vescovo di Cartagine. In verità le fonti, sebbene antiche e interessanti dal lato letterario, non sono troppo chiare dal punto di vista agiografico, anzi, con­tengono evidenti contraddizioni.


Da un sermone di s. Gregorio Nazianzeno pronunziato probabil­mente il 3 ott. 379 in onore di Cipriano, si ricava che questi, dopo essere stato un mago, dotto in filo­sofìa, si convertì al cristianesimo e, fatto vescovo di Cartagine, illustrò la sua Chiesa e tutto l'Occi­dente con le sue virtù e gli scritti; durante la persecuzione di Decio fu prima esiliato e quindi decapitato; il suo corpo fu nascosto da una donna, ma in seguito ad una rivelazione, fu recuperato ed esposto alla venerazione dei fedeli. Questa tradizione fu conosciuta anche da Prudenzio che vi accenna nel suo carme in onore di s. Cipriano di Cartagine (Peristephanon, XIII, 21-34).
Secondo un componimento poetico dell'impe­ratrice Eudossia scritto verso la metà del sec. V, invece, Cipriano, già mago e convertito come vuole la tradizione gregoriana, non fu vescovo di Cartagine ma di Antiochia; al tempo della persecuzione di Diocleziano fu arrestato insieme con la vergine Giustina dal prefetto Entolmio che, dopo averli fatti tormentare, li inviò a Nicomedia dall'imperatore; questi li fece decapitare presso il fiume Gallo e insieme con loro fu ucciso anche Teoctisto; i corpi di tutti e tre furono portati a Roma da alcuni marinai e in loro onore la matrona Rufina edificò una basilica presso il foro di Claudio. Il componimento eudossiano ebbe larghissima diffusione nell'antichità e nel Medioevo tanto che, oltre all'originale greco, ne sono ri­maste versioni in lingua latina, siriaca, araba, etiopica, slava, ecc.
Ma se la personalità storica di Cipriano, vescovo di Cartagine, è fuori ogni discussione, non altret­tanto può dirsi per quella di Cipriano di Antiochia. Il Martirologio Siriaco lo ignora; nel Geronimiano non appare; a Roma una chiesa a lui dedicata non è mai esistita e nei sinassari greci fu intro­dotto certamente dopo la divulgazione dello scritto eudossiano. Sembra quindi più fondata l'opinione di coloro che negano la sua esistenza storica.


Per spiegare, poi, la doppia e contrastante tradi­zione di s. Gregorio ed Eudossia nei riguardi di Cipriano, gli studiosi ammettono che già nel sec. IV dovette esistere una leggenda agiografica di cui Cipriano e Giustina erano i protagonisti. Tale racconto, rife­rito fedelmente da Eudossia e confusamente da s. Gregorio, o per negligenza, data l'improvvisa­zione del suo discorso, o a ragion veduta per i suoi scopi particolari, ci è pervenuto : consta di tre parti, due delle quali esistevano certamen­te prima del 379, perché s. Gregorio vi allude espressamente, mentre la terza dovette essere com­posta tra la fine del sec. IV e l'inizio del V per­ché è sfruttata da Eudossia. Dalla lettura di questa leggenda appare evidente come l'autore (o gli autori) abbia avuto l'intenzione di mettere in risalto l'impotenza del diavolo contro i veri cri­stiani, la potenza del Cristo a favore dei suoi fedeli e l'efficacia salutare del pentimento.


Il più antico dei pezzi è intitolato Conversione di Cipriano. Ad Antiochia, Giusta, ascoltando le prediche del diacono Paralio, si converte al cristianesimo e, insieme con i genitori Edesio e Cledonia, riceve il Battesimo dal vescovo Ottato, mentre il padre, poco dopo, è ordinato presbitero. Per istruirsi me­glio nella nuova religione, Giusta frequenta assi­duamente la scuola catechetica della città, ma, nel tragitto dalla casa alla scuola, è osservata da un certo pagano Aglaide che se ne innamora e la chiede in sposa. Ella rifiuta perché ha deciso di restare vergine e Aglaide tenta di rapirla; ma, poiché il suo tentativo è frustrato, si rivolge al mago Cipriano che, dietro un forte compenso, prepara, aiutato dal demonio, un filtro amoroso da spar­gere intorno alla casa della fanciulla. Questa, accortasi dell'inganno, prega e, segnandosi con la croce, mette in fuga il demonio. Cipriano tenta ancora, evocando il padre dei demoni che promette di indurre Giusta alle nozze ingannandola sulla vera santità, ma la cristiana scopre il tranello e lo scaccia col segno della croce. Egli allora vuole conoscere il motivo del suo insuccesso e il de­monio confessa che il segno di croce è più potente di lui. Cipriano ne è turbato, rinunzia ai suoi incan­tesimi, scaccia il demonio, consegna al vescovo Antimo tutti i suoi libri di magia e si dichiara cristiano. Il giorno dopo, sabato santo, riceve il Battesimo; l'anno successivo il vescovo gli confe­risce gli ordini sacri fino al sacerdozio e dopo sedici anni, sentendosi vicino a morire, lo designa come suo successore sulla cattedra episcopale di Antiochia. Durante il suo episcopato Cipriano si adopera soprattutto a combattere gli eretici, mentre Giu­sta, che assume il nome di Giustina, è fatta dia­conessa e messa a capo di un monastero. In tale vicenda si riconosce agevolmente il tema del mago che vende l'anima al diavolo e della ragazza che trionfa del suo seduttore, caro alle leggende popo­lari e immortalato nel Faust di Goethe.
Ma il racconto del mago Cipriano ebbe già, come si è detto, un doppio complemento; letterario il primo, sulla falsariga degli apocrifi scritturistici, agiografico il secondo, ad imitazione delle passiones dei martiri. Nel primo, intitolato Confessione di Cipriano, il mago Cipriano racconta la sua vita precedente alla conversione, piena di sortilegi, incantesimi, rap­porti col diavolo, per esaltare la misericordia di Dio ed esortare i peccatori ad aver fiducia in essa. Consacrato fin da bambino ad Apollo, a sette anni fu iniziato ai misteri di Mitra e Demetra; a quindici conosceva le « virtù » dei frutti, degli alberi, delle erbe e di tutto ciò che esiste in terra, in cielo e in mare. Educato ad Argo, Elide e Sparta, imparò l'arte della divi­nazione in Frigia e a vent'anni si recò a Menfi in Egitto, dove apprese la magia e i rapporti col demonio; a trent'anni, per apprendere l'astro­logia, si recò in Caldea e conobbe un diavolo che gli mise a disposizione una falange di demoni. Tornato ad Antiochia, ebbe presto gran rino­manza come filosofo e mago e fu visitato da Aglaide che gli confidò il suo amore per Giustina; tutti gli sforzi per conquistare questa, della quale anche lui si era innamorato, furono vani. Allora, constatando l'invincibilità del Cristo, Cipriano rientrò in se stesso, scacciò i demoni dei quali si era servito e, persuaso da un certo Timoteo che gli fece conoscere la misericordia di Dio, confessò pubblicamente tutti i suoi delitti e misfatti. L'amico Eusebio lo confortò ancora dicendogli che egli era vissuto nell'ignoranza, ma che i suoi delitti potevano essere perdonati se faceva peni­tenza. Cipriano si convinse, si fece condurre nella chiesa cristiana, bruciò pubblicamente i suoi libri, rice­vette il Battesimo e si mise a predicare la dottrina di Cristo.
Il secondo complemento è intitolato Passione di Cipriano e narra la fine gloriosa di Cipriano e Giustina. Arrestati dal comes di Oriente, Entolmio, essi sono condotti a Damasco; durante l'interrogatorio Cipriano racconta il suo incontro con Giustina e la sua conversione ed esorta Entolmio a convertirsi anche lui, ma questi lo fa scarnificare, mentre Giustina è flagellata. Il giorno dopo ambedue sono immersi in una caldaia di pece bollente, ma ne escono illesi. Allora En­tolmio li spedisce a Nicomedia da Diocleziano che li fa decapitare insieme con Teoctisto. I loro corpi sono gettati in pasto alle fiere, ma queste non li toccano; sei giorni dopo alcuni marinai li pren­dono e li portano a Roma, dove una certa Rufina dà loro onesta sepoltura.
Nel Medioevo, infine, si pretese trovare quei corpi presso il Battistero Lateranense e allora la festa di Cipriano e Giustina fu introdotta nel Breviario Ro­mano.


Autore: 
Agostino Amore

AMDG et D.V. MARIAE!

giovedì 26 settembre 2019

Cipriano era mago e diventa martire di Cristo. La testimonianza di Giustina

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Gli Atti di san Cipriano.


Cipriano era mago, ci dicono gli  Atti. Entrato in relazione con il demonio, gli aveva chiesto di sedurre una giovane figliuola, Giustina, perché consentisse a sposare uno dei suoi clienti. Satana non vi riuscì e, avendone Cipriano chiesto il perché, confessò che la giovane lo aveva messo in fuga con un segno di croce. Tale confessione convertì Cipriano, che, nella sua Confessione ebbe cura di far vedere come Satana, tanto temuto, ha di fatto molto poco potere sopra un'anima che confida nella croce del Salvatore.

Se certi storici non accettano né gli Atti, né la Confessione di Cipriano, noi possiamo tuttavia raccogliere l'insegnamento che dai due documenti ci è dato a riguardo del demonio. Forse la lezione è oggi più che mai opportuna, perché molti si sforzano di far dimenticare il demonio, mentre vi è tutto un ritorno di fattucchieria, magia e satanismo e si nega l'inferno, come cosa contraria all'infinita bontà di Dio.

Satana.
Negare il demonio non è possibile, perché le sante Scritture dimostrano dappertutto la sua esistenza e la sua azione e per combatterlo bene, smascherarlo e vincerlo è necessario conoscerlo: ciò è vittoria di Dio e nello stesso tempo anche nostra vittoria.

Sua forza e sua debolezza.
Nella Sacra Scrittura vediamo che Satana, forte, potente, temibile per sua natura, è costantemente vinto dai deboli e disarmati, posto che essi confidino in Dio. Si vede inoltre chiaramente che Dio si compiace di abbattere il suo orgoglio con gli strumenti più deboli, per umiliarlo di più. 

La lotta è voluta da Dio, che desidera questa gloria, la quale ha per lui un sapore particolarmente gradito. Disprezzando totalmente questo mostro, lo Spirito Santo ne svela la natura pericolosa, assicurandoci che sulla terra nessuna forza gli può essere paragonata, ma tale potenza ha dei limiti e l'anima nostra è un santuario che la volontà può custodire e nulla può penetrare con la violenza. 

Il padre della menzogna non può agire sulla parte superiore dell'anima nostra direttamente: ha bisogno del chiasso per potervi operare. Le tentazioni che egli produce toccano soltanto la parte sensibile del nostro essere, che egli cerca vigliaccamente di sfruttare, per turbare intelligenza e volontà.

Le nostre armi.
È di importanza capitale che la rottura tra noi e Satana sia decisa e che l'anima gli sia irriducibile nemica. Non c'è qui possibilità di conciliazioni: o vincere o diventar vittima del nemico, che Dio chiama omicida.
Vigilanza e preghiera sono le armi preventive, che non permettono alla tentazione di raggiungerci. Se essa, con l'aiuto del nostro torpore si insinua, quando l'avvertiamo è già quasi padrona del campo. 
La vigilanza è per l'anima una sentinella, che l'avverte del pericolo e la preghiera ci tiene vicini a Dio, che è un muro di difesa inespugnabile. Nulla al mondo ha la forza di strapparci a Dio: questa verità, certa e consolante, non si ripete mai abbastanza. La forza del nemico sta solo nella nostra complicità e se prontamente ci copriamo con lo scudo della fede, siamo sempre invulnerabili 
(M.me C. Bruyère: La vie spirituelle et l'Oraison, c. XIII).

Molto interessante/Tesi di laurea: 


AMDG et DVM

sabato 26 settembre 2015

San Cipriano e santa Giustina


VITA E PASSIONE 
DEL MARTIRE CIPRIANO E 
DELLA VERGINE E MARTIRE GIUSTINA
Teoctisto
 
        Durante il regno dell’imperatore romano Decio viveva ad Antiochia un filosofo e mago famoso di nome Cipriano. Essendo discendente da genitori pagani, già dall’infanzia era stato consacrato al servizio del dio pagano Apollo.

        A sette anni d’età cominciò ad essere istruito nella stregoneria sotto l’insegnamento di maghi e streghe. Con il tempo Cipriano imparò tutte le arti diaboliche, a cambiare la direzione dei venti, a procurare cicloni, tempeste, tuoni e piogge, a fare agitare il mare, a danneggiare boschi e orti, a danneggiare i giardini e a procurare malattie agli uomini, e imparò le furberie dei diavoli e progredì nella malvagità. Per molti anni egli si dedicò ad imparare la magia e la stregoneria e a 30 anni ritornò ad Antiochia già completo in ogni opera malvagia.

        «Credete a me 
 disse dopo il suo rientro –, perché io ho visto lo stesso re delle tenebre, anzi me lo sono reso favorevole con i miei sacrifici. Io l’ho visitato ed ho parlato con lui e lui mi ha amato e lodato. Lui mi ha promesso di mettermi come capo, dopo la mia separazione dal corpo, e durante la vita terrena di aiutarmi in ogni opera mia. Esso mi ha dato perfino una legione di diavoli per servirmi e aiutarmi».

        Vedendo la sua competenza nella stregoneria e nella magia, tutti i pagani lo stimavano come un grande mago e stregone ed ecco che un giorno si presentò a lui un giovane dal nome Aglaide, figlio di genitori ricchi e famosi e domandò a Cipriano aiuto promettendogli di dargli molto oro e argento. Ed ecco cosa voleva: viveva ad Antiochia una fanciulla cristiana di nome Giustina, essa si dedicava con fervore a tutte le opere buone cristiane, poiché con tutto il suo cuore, amava Cristo come suo sposo, lo serviva con le preghiere, con il digiuno, con tutte le sue opere e con grande sapienza spirituale. Aveva deciso di dedicare tutta la vita al Signore, ma il nemico dei cristiani, il diavolo, cominciò a tormentarla usando diverse sofferenze e tormenti.

        Un giorno Aglaide passando presso la casa di Giustina fu colpito dalla sua straordinaria bellezza e desiderò di impadronirsi di questa ragazza. Però Giustina gli replicò: «Io ho come sposo Cristo, io servo Lui e per Lui voglio mantenere la mia purezza. Lui è il protettore della mia anima e del mio corpo da qualsiasi impurità». Infiammato dal desiderio carnale, Aglaide con ogni mezzo cercò di impadronirsi di Giustina e di dominarla. Non disdegnò nemmeno l’inganno e persino la violenza, ma il Signore proteggeva la sua serva fedele. Ed ecco che ora Aglaide chiedeva all’indovino e mago Cipriano che usasse le sue arti demoniache e che influenzasse Giustina al fine di farla cadere sotto il suo dominio.

        Cipriano gli rispose: «Io farò in modo che la stessa ragazza senta per te una passione molto più forte di quella che hai tu e lei stessa cercherà il tuo amore».

        Il giovane speranzoso lasciò Cipriano e questi evocò il demonio e gli comandò di infiammare di passione il cuore di Giustina. Il demonio gli promise di soddisfare questa opera anche perché molte volte prima egli aveva percorso la città, aveva scosso le mura delle case, aveva provocato risse sanguinose e uccisioni, aveva seminato inimicizia e odio tra le persone, aveva portato molti al peccato, ingannando persino monaci e abitanti del deserto, la sua azione si era spinta fino a città, boschi e deserti lontani.

        «Prendi questa pozione e dalla ad Aglaide, affinché con essa asperga la casa di Giustina e vedrai cosa succede!». Aglaide compì quello che gli era stato ordinato.

        Di notte Giustina, mentre stava pregando il Signore sentì l’opera delle forze maligne che l’attiravano verso la caduta nel peccato, allora essa ricorse all’arma del segno della croce e pronunziò una fervida preghiera al Signore: «Signore Dio mio Gesù Cristo! Ecco i miei nemici si sono levati contro di me, hanno teso una rete per prendermi e soffocare la mia anima, ma io ho ricordato nella notte il tuo nome e mi sono in esso rallegrata ed ecco che adesso che m’incalzano io ricorro a te e credo fermamente che il mio nemico non prevarrà su di me. Tu sai Signore Dio mio che io sono la tua serva, che per te ho conservato la mia purezza e che ho dedicato a te il mio corpo e la mia anima. O buon pastore, proteggi la tua pecorella, non darmi in preda alla bestia feroce che cerca di sbranarmi, dammi la vittoria sulle tendenze cattive del mio corpo».

        Il Signore ascoltò la preghiera della sua serva ed esaudì quello che gli domandava. Essa vinse con la forza della preghiera e del segno e della croce e il demonio che l’aveva assalita se ne scappò con timore. Cipriano, molto meravigliato mandò di nuovo il demonio, ora più incattivito di prima, per impadronirsi di Giustina. Questo demonio si scagliò sulla fanciulla con ancora maggior veemenza, ma essa ricorrendo ad una preghiera molto intensa intraprese un ascesi maggiore e sottomise il suo corpo alla mortificazione, rafforzandolo con il digiuno, mangiando solo pane e acqua, e così di nuovo scacciò la forza del maligno.

        Quando Cipriano lo seppe ricorse ad uno dei principi dei demoni affinché con la sua potenza vincesse la fanciulla. Prese la forma di una donna e il principe dei demoni apparse a Giustina e cominciò a tentarla con i suoi discorsi, ma essa capì presto chi c’era davanti a lei e ricorse alla protezione della Croce del Signore e pose il suo segno glorioso su di sé. Il principe dei demoni di nuovo fuggì con timore e tremore.

        «Anche tu il principe delle forze, e il più grande tentatore, non sei riuscito a vincere con la tua forza questa stupida fanciulla?», domandò Cipriano, trovandosi questo diavolo fortemente rattristato.

        Vinto dalla forza Divina il diavolo dovette a malincuore riconoscere che i servi del demonio tremano e fuggono di fronte alla potenza della croce del Signore e hanno paura dell’ardente sua potenza.

        «Allora la vostra potenza è tale – obiettò Cipriano – che vi fate vincere perfino da una ragazzina così debole». Allora il diavolo desiderando di calmare Cipriano prese lo stesso le sembianze di Giustina e andò da Aglaide per soddisfare i suoi desideri peccaminosi.

        «Sono contento che sei venuto da me, o bella Giustina», quando Aglaide vide le sue sembianze, ma il diavolo non poteva nemmeno sopportare di sentir pronunciare il nome di Giustina e in quel momento sparì.

        Il giovane si adirò e corse a raccontare tutto a Cipriano. Questi con i suoi incantesimi diede ad Aglaide le sembianze di un uccello con la possibilità di volare nell’aria e di visitare la casa di Giustina entrando nella sua camera attraverso la finestra. Portato dal diavolo nell’aria Aglaide volò fino alla casa di Giustina e voleva sedersi sul tetto. Guardò dalla finestra della sua stanza e vedendola il diavolo lasciò Aglaide e se ne fuggì con timore. Il povero giovane perse l’apparenza di uccello e si aggrappò all’orlo del tetto, cadde vicino a lei e per poco non si sfracellò in terra. Non avendo ottenuto niente di buono tornò da Cipriano.

        Non potendo vincere Giustina lo stesso Cipriano domandò di presentarsi a lei sotto varie forme e cominciò anche a tormentare la fanciulla scagliando forze contro di lei e la sua casa e i suoi parenti con tutte le pene e malattie possibili, ma la fanciulla non perse il suo spirito e ricorse sempre alla potenza divina. Cipriano adirato cominciò a diffondere miseria in tutta la città, tormentò gli abitanti con diverse disgrazie e sofferenze, suscitò delitti, fece accadere degli incendi, lotte intestine e altre simili miserie.

        Questa opera del demonio fece diffondere nella città la diceria che il grande indovino Cipriano castiga la città per l’opposizione di Giustina. Gli anziani e i capi del popolo andarono da Giustina per chiederle di accontentare i desideri di Aglaide. Essa li pregò di pazientare dicendo che presto tutte le pene che erano procurate da Cipriano sarebbero scomparse. Così infatti accadde. Per le preghiere della santa Giustina il Signore protesse la città e i suoi abitanti da ogni male.

        Meravigliato dall’impotenza del diavolo contro le forze del Signore Cipriano disse a Satana: «Adesso io ho visto la tua impotenza, adesso ho capito la tua debolezza, per averti ascoltato me infelice, mi sono prestato ed ho creduto alla tua malizia. Vattene da me, o ingannatore, o trasgressore nemico della verità, oppositore, tu che non sopporti nessun bene». Il diavolo si arrabbiò e si scagliò contro Cipriano per ucciderlo. Oppresso dalla forza satanica egli si ricordò della potenza del segno della croce e pregò: «O Dio di Giustina, aiutami», e dicendo questo alzò la mano facendo su di sé il segno della croce e il diavolo fuggì da lui. Cipriano mezzo morto, cominciò ad invocare il nome di Dio. Il demonio tuonò a Cipriano: «Cristo non ti aiuterà!» ma dopo essersi scagliato con veemenza e a lungo si allontanò impotente. Allora Cipriano prese tutti i suoi libri di magia e andò dal vescovo cristiano Antimo, chiedendo a lui il battesimo. Conoscendolo come un indovino potente il vescovo lo rifiutò. Allora lui con pianti raccontò tutto quello che era avvenuto al vescovo e gli diede tutti i suoi libri perché fossero bruciati. Vedendo una tale umiltà il vescovo insegnò a lui la fede cristiana e lo preparò al battesimo.

        Cipriano pianse per i suoi peccati e si pentì, pregò Dio di perdonare le sue colpe. Cosicché una volta egli andò in Chiesa per la Divina Liturgia, ma al momento del rinvio dei catecumeni, quando già alcuni se ne stavano uscendo, Cipriano si rifiutò di uscire e chiese il battesimo. Vedendo la sua fermezza il diacono chiamò il vescovo e questi subito battezzò l’antico stregone, nel nome del Padre, del Figlio e del Santo Spirito.

        Da quel momento Cipriano cambiò completamente la sua vita, tanto che dopo un anno il vescovo lo ordinò presbitero. In seguito egli divenne anche vescovo e condusse una vita così santa e penitente che lo rese simile a molti grandi santi. Egli collocò Giustina in un monastero come Madre, affidando a lei la salvezza delle sue pie monache. Ma il demonio non dimenticò la vergogna subita e risvegliò tra i pagani una opposizione contro Cipriano ed essi lo condussero presso l’autorità del paese.

        Il capo Eutolmio, con molti inganni cercò di fare deviare Cipriano e Giustina, scongiurandoli di ritornare agli dei e di ubbidire alle autorità della terra. I pagani chiesero invano al capo di condannare a morte Cipriano e Giustina. Arrestati e tradotti nel buio della prigione, Cipriano e Giustina soffrirono molte offese e sofferenze, furono picchiati, feriti, ma essi confessavano con riconoscenza Cristo e sopportarono ogni cosa. Non raggiunto lo scopo con la furbizia, le minacce e le percosse, i tormentatori tagliarono la testa dei santi con la spada. Alla vista di questa morte d’innocenti un certo Teoctisto confessò Cristo e fu decapitato insieme ai santi martiri. Tutti e tre si presentarono al trono del Signore e i loro corpi rimasero per sei giorni insepolti.

        Alcuni dei passanti li raccolsero di nascosto e li trasportarono fino a Roma dove una donna si occupò della loro sepoltura e sulle tombe di questi protettori avvennero molte guarigioni e miracoli.

        Per le loro preghiere che il Signore guarisca anche le nostre infermità spirituali e corporali! Amìn!
Da Archimandrita Cipriano, I santi martiri Cipriano e Giustina, Phyli Attikis

AMDG et BVM

mercoledì 31 luglio 2013

San Cipriano e santa Giustina

VITA E PASSIONE
DEL MARTIRE CIPRIANO E DELLA MARTIRE GIUSTINA

 
        Durante il regno dell’imperatore romano Decio viveva ad Antiochia un filosofo e mago famoso di nome Cipriano. Essendo discendente da genitori pagani, già dall’infanzia era stato consacrato al servizio del dio pagano Apollo.
        A sette anni d’età cominciò ad essere istruito nella stregoneria sotto l’insegnamento di maghi e streghe. Con il tempo Cipriano imparò tutte le arti diaboliche, a cambiare la direzione dei venti, a procurare cicloni, tempeste, tuoni e piogge, a fare agitare il mare, a danneggiare boschi e orti, a danneggiare i giardini e a procurare malattie agli uomini, e imparò le furberie dei diavoli e progredì nella malvagità. Per molti anni egli si dedicò ad imparare la magia e la stregoneria e a 30 anni ritornò ad Antiochia già completo in ogni opera malvagia.
        «Credete a me
disse dopo il suo rientro –, perché io ho visto lo stesso re delle tenebre, anzi me lo sono reso favorevole con i miei sacrifici. Io l’ho visitato ed ho parlato con lui e lui mi ha amato e lodato. Lui mi ha promesso di mettermi come capo, dopo la mia separazione dal corpo, e durante la vita terrena di aiutarmi in ogni opera mia. Esso mi ha dato perfino una legione di diavoli per servirmi e aiutarmi».

        Vedendo la sua competenza nella stregoneria e nella magia, tutti i pagani lo stimavano come un grande mago e stregone ed ecco che un giorno si presentò a lui un giovane dal nome Aglaide, figlio di genitori ricchi e famosi e domandò a Cipriano aiuto promettendogli di dargli molto oro e argento. Ed ecco cosa voleva: viveva ad Antiochia una fanciulla cristiana di nome Giustina, essa si dedicava con fervore a tutte le opere buone cristiane, poiché con tutto il suo cuore, amava Cristo come suo sposo, lo serviva con le preghiere, con il digiuno, con tutte le sue opere e con grande sapienza spirituale. Aveva deciso di dedicare tutta la vita al Signore, ma il nemico dei cristiani, il diavolo, cominciò a tormentarla usando diverse sofferenze e tormenti.


        Un giorno Aglaide passando presso la casa di Giustina fu colpito dalla sua straordinaria bellezza e desiderò di impadronirsi di questa ragazza. Però Giustina gli replicò: «Io ho come sposo Cristo, io servo Lui e per Lui voglio mantenere la mia purezza. Lui è il protettore della mia anima e del mio corpo da qualsiasi impurità». Infiammato dal desiderio carnale, Aglaide con ogni mezzo cercò di impadronirsi di Giustina e di dominarla. Non disdegnò nemmeno l’inganno e persino la violenza, ma il Signore proteggeva la sua serva fedele. Ed ecco che ora Aglaide chiedeva all’indovino e mago Cipriano che usasse le sue arti demoniache e che influenzasse Giustina al fine di farla cadere sotto il suo dominio.


        Cipriano gli rispose: «Io farò in modo che la stessa ragazza senta per te una passione molto più forte di quella che hai tu e lei stessa cercherà il tuo amore».
        Il giovane speranzoso lasciò Cipriano e questi evocò il demonio e gli comandò di infiammare di passione il cuore di Giustina. Il demonio gli promise di soddisfare questa opera anche perché molte volte prima egli aveva percorso la città, aveva scosso le mura delle case, aveva provocato risse sanguinose e uccisioni, aveva seminato inimicizia e odio tra le persone, aveva portato molti al peccato, ingannando persino monaci e abitanti del deserto, la sua azione si era spinta fino a città, boschi e deserti lontani.

        «Prendi questa pozione e dalla ad Aglaide, affinché con essa asperga la casa di Giustina e vedrai cosa succede!». Aglaide compì quello che gli era stato ordinato.
        Di notte Giustina, mentre stava pregando il Signore sentì l’opera delle forze maligne che l’attiravano verso la caduta nel peccato, allora essa ricorse all’arma del segno della croce e pronunziò una fervida preghiera al Signore: «Signore Dio mio Gesù Cristo! Ecco i miei nemici si sono levati contro di me, hanno teso una rete per prendermi e soffocare la mia anima, ma io ho ricordato nella notte il tuo nome e mi sono in esso rallegrata ed ecco che adesso che m’incalzano io ricorro a te e credo fermamente che il mio nemico non prevarrà su di me. Tu sai Signore Dio mio che io sono la tua serva, che per te ho conservato la mia purezza e che ho dedicato a te il mio corpo e la mia anima. O buon pastore, proteggi la tua pecorella, non darmi in preda alla bestia feroce che cerca di sbranarmi, dammi la vittoria sulle tendenze cattive del mio corpo».
        Il Signore ascoltò la preghiera della sua serva ed esaudì quello che gli domandava. Essa vinse con la forza della preghiera e del segno e della croce e il demonio che l’aveva assalita se ne scappò con timore. Cipriano, molto meravigliato mandò di nuovo il demonio, ora più incattivito di prima, per impadronirsi di Giustina. Questo demonio si scagliò sulla fanciulla con ancora maggior veemenza, ma essa ricorrendo ad una preghiera molto intensa intraprese un'ascesi maggiore e sottomise il suo corpo alla mortificazione, rafforzandolo con il digiuno, mangiando solo pane e acqua, e così di nuovo scacciò la forza del maligno.



        Quando Cipriano lo seppe ricorse ad uno dei principi dei demoni affinché con la sua potenza vincesse la fanciulla. Prese la forma di una donna e il principe dei demoni apparse a Giustina e cominciò a tentarla con i suoi discorsi, ma essa capì presto chi c’era davanti a lei e ricorse alla protezione della Croce del Signore e pose il suo segno glorioso su di sé. Il principe dei demoni di nuovo fuggì con timore e tremore.

        «Anche tu il principe delle forze, e il più grande tentatore, non sei riuscito a vincere con la tua forza questa stupida fanciulla?», domandò Cipriano, trovandosi questo diavolo fortemente rattristato.
        Vinto dalla forza Divina il diavolo dovette a malincuore riconoscere che i servi del demonio tremano e fuggono di fronte alla potenza della croce del Signore e hanno paura dell’ardente sua potenza.
        «Allora la vostra potenza è tale – obiettò Cipriano – che vi fate vincere perfino da una ragazzina così debole». Allora il diavolo desiderando di calmare Cipriano prese lo stesso le sembianze di Giustina e andò da Aglaide per soddisfare i suoi desideri peccaminosi.
        «Sono contento che sei venuto da me, o bella Giustina», quando Aglaide vide le sue sembianze, ma il diavolo non poteva nemmeno sopportare di sentir pronunciare il nome di Giustina e in quel momento sparì.
        Il giovane si adirò e corse a raccontare tutto a Cipriano. Questi con i suoi incantesimi diede ad Aglaide le sembianze di un uccello con la possibilità di volare nell’aria e di visitare la casa di Giustina entrando nella sua camera attraverso la finestra. Portato dal diavolo nell’aria Aglaide volò fino alla casa di Giustina e voleva sedersi sul tetto. Guardò dalla finestra della sua stanza e vedendola il diavolo lasciò Aglaide e se ne fuggì con timore. Il povero giovane perse l’apparenza di uccello e si aggrappò all’orlo del tetto, cadde vicino a lei e per poco non si sfracellò in terra. Non avendo ottenuto niente di buono tornò da Cipriano.


        Non potendo vincere Giustina lo stesso Cipriano domandò di presentarsi a lei sotto varie forme e cominciò anche a tormentare la fanciulla scagliando forze contro di lei e la sua casa e i suoi parenti con tutte le pene e malattie possibili, ma la fanciulla non perse il suo spirito e ricorse sempre alla potenza divina. Cipriano adirato cominciò a diffondere miseria in tutta la città, tormentò gli abitanti con diverse disgrazie e sofferenze, suscitò delitti, fece accadere degli incendi, lotte intestine e altre simili miserie.

        Questa opera del demonio fece diffondere nella città la diceria che il grande indovino Cipriano castiga la città per l’opposizione di Giustina. Gli anziani e i capi del popolo andarono da Giustina per chiederle di accontentare i desideri di Aglaide. Essa li pregò di pazientare dicendo che presto tutte le pene che erano procurate da Cipriano sarebbero scomparse. Così infatti accadde. Per le preghiere della santa Giustina il Signore protesse la città e i suoi abitanti da ogni male.


        Meravigliato dall’impotenza del diavolo contro le forze del Signore Cipriano disse a Satana: «Adesso io ho visto la tua impotenza, adesso ho capito la tua debolezza, per averti ascoltato me infelice, mi sono prestato ed ho creduto alla tua malizia. Vattene da me, o ingannatore, o trasgressore nemico della verità, oppositore, tu che non sopporti nessun bene». Il diavolo si arrabbiò e si scagliò contro Cipriano per ucciderlo. Oppresso dalla forza satanica egli si ricordò della potenza del segno della croce e pregò: «O Dio di Giustina, aiutami», e dicendo questo alzò la mano facendo su di sé il segno della croce e il diavolo fuggì da lui. Cipriano mezzo morto, cominciò ad invocare il nome di Dio. Il demonio tuonò a Cipriano: «Cristo non ti aiuterà!» ma dopo essersi scagliato con veemenza e a lungo si allontanò impotente. Allora Cipriano prese tutti i suoi libri di magia e andò dal vescovo cristiano Antimo, chiedendo a lui il battesimo. Conoscendolo come un indovino potente il vescovo lo rifiutò. Allora lui con pianti raccontò tutto quello che era avvenuto al vescovo e gli diede tutti i suoi libri perché fossero bruciati. Vedendo una tale umiltà il vescovo insegnò a lui la fede cristiana e lo preparò al battesimo.

        Cipriano pianse per i suoi peccati e si pentì, pregò Dio di perdonare le sue colpe. Cosicché una volta egli andò in Chiesa per la Divina Liturgia, ma al momento del rinvio dei catecumeni, quando già alcuni se ne stavano uscendo, Cipriano si rifiutò di uscire e chiese il battesimo. Vedendo la sua fermezza il diacono chiamò il vescovo e questi subito battezzò l’antico stregone, nel nome del Padre, del Figlio e del Santo Spirito.

        Da quel momento Cipriano cambiò completamente la sua vita, tanto che dopo un anno il vescovo lo ordinò presbitero. In seguito egli divenne anche vescovo e condusse una vita così santa e penitente che lo rese simile a molti grandi santi. Egli collocò Giustina in un monastero come Madre, affidando a lei la salvezza delle sue pie monache. Ma il demonio non dimenticò la vergogna subita e risvegliò tra i pagani una opposizione contro Cipriano ed essi lo condussero presso l’autorità del paese.
        Il capo Eutolmio, con molti inganni cercò di fare deviare Cipriano e Giustina, scongiurandoli di ritornare agli dei e di ubbidire alle autorità della terra. I pagani chiesero invano al capo di condannare a morte Cipriano e Giustina. Arrestati e tradotti nel buio della prigione, Cipriano e Giustina soffrirono molte offese e sofferenze, furono picchiati, feriti, ma essi confessavano con riconoscenza Cristo e sopportarono ogni cosa. Non raggiunto lo scopo con la furbizia, le minacce e le percosse, i tormentatori tagliarono la testa dei santi con la spada. Alla vista di questa morte d’innocenti un certo Teoctisto confessò Cristo e fu decapitato insieme ai santi martiri. Tutti e tre si presentarono al trono del Signore e i loro corpi rimasero per sei giorni insepolti.
        Alcuni dei passanti li raccolsero di nascosto e li trasportarono fino a Roma dove una donna si occupò della loro sepoltura e sulle tombe di questi protettori avvennero molte guarigioni e miracoli.
        Per le loro preghiere che il Signore guarisca anche le nostre infermità spirituali e corporali! Amìn!
Da Archimandrita Cipriano, I santi martiri Cipriano e Giustina, Phyli Attikis