Non nobis Domine non nobis, sed nomini tuo da gloriam
Ci piace pubblicare il primo post con cui l'amico Simone Veronese apre il suo Blog
Riparazione e Santissima Eucaristia
Inizio con questo post - prendendola un po' alla lontana, a dire il vero - a trattare un argomento che mi sta molto a cuore e che dovrebbe stare a cuore ad ogni buon cattolico, cioè il SS. Sacramento dell'Eucaristia e come negli ultimi decenni se ne stia smarrendo il vero significato, con conseguenze niente meno che nefaste.
Di recente in numerosi blog cattolici è stato ripreso l'ultimo editoriale di Radicati nella Fede (vedi qui) centrato sulla necessità della riparazione, altro aspetto smarrito nei meandri di un cattolicesimo volutamente considerato vecchio e da rinnegare.
Mi piace rileggere quell'editoriale anche alla luce di come la solennità del Sacro Cuore di Gesù viene oramai presentata e bistrattata: ho assistito - mio malgrado - a una celebrazione in cui il celebrante ha tenuto un'omelia al limite dell'oltraggioso. Mai e poi mai un fedele ignaro del significato vero e ultimo di questa festa avrebbe potuto tornare a casa con le idee ben chiare! Le uniche parole spese per il Sacro Cuore sono state per dire che il Cuore di Gesù è la sede del suo Amore per noi. Stop.
Nessun accenno a Santa Margherita Maria Alacoque, nessun accenno alla pia pratica dei primi nove venerdì del mese e alle promesse connesse, nessun accenno al significato delle spine che avvolgono il Sacratissimo Cuore e infine, per l'appunto, nessun accenno alla necessità di riparare alle offese e ai dolori che continuamente gli uomini Gli infliggono.
Recuperare il senso della riparazione è certamente fondamentale affinché la Chiesa esca da questa profondissima crisi, ma ritengo che primariamente andrebbe recuperato il senso vero e autentico della Sacra Eucaristia, altrimenti non avrebbe senso parlare di riparazione senza precisare la natura e l'entità dell'offesa da riparare e, ancora di più, senza avere piena coscienza di Chi è l'oggetto dell'offesa (ammesso si ritenga ancora l'uomo in grado di offendere Dio, cosa nient'affatto scontata!).
Infatti se davvero «il più grande di tutti i sacramenti è quello della Eucaristia, perché contiene non solo la grazia, ma anche Gesù Cristo, autore della grazia e dei sacramenti (§546 Catechismo Maggiore di San Pio X)», una sua comprensione distorta (ovviamente per quanto la ragione umana può comprendere, sappiamo bene come questo Mistero sia insondabile!) comporterà certamente, non solo una diminuzione del numero e della portata delle Grazie che altrimenti ne scaturirebbero, ma ben presto avrebbe anche fortissime ripercussioni su tutta la vita della Chiesa, dalle più alte gerarchie al più semplice dei fedeli, come pure a tutti coloro che ancora devono ricevere la Lieta Novella.
Mi sembra di poter dire che tanto sotto l'aspetto sacrificale, quanto sotto l'aspetto sacramentale, la tradizionale dottrina cattolica sull'Eucaristia ha subito delle variazioni sostanziali:
- nel primo caso, già autorevoli teologi hanno praticamente detto tutto quanto c'era da dire, sia per quanto riguarda la dottrina dei quattro fini per i quali viene offerto l'Augusto Sacrificio della Santa Messa che non si considera, né la si insegna più, sia per quanto riguarda il concetto stesso di Sacrificio e di ripresentazione del Sacrificio della Croce, che si vorrebbero scansare con sempre maggior forza;
- nel secondo caso, invece, mi sembra che sotto silenzio sia passato una variazione che, se per certi versi e in alcuni contesti, potrebbe apparire giustificata, per altri appare come una manovra destabilizzante, la quale ha pian piano generato molte delle aberrazioni liturgiche e dei travisamenti teologici dei nostri giorni. È oramai invalso l'uso di tradurre il concetto di Passione con quello certamente più ampio di Pasqua, col risultato che, laddove il fedele era portato a pensare alla Passione del Signore, iniziata nel Getsemani e conclusasi sul Golgota, ora il suo pensiero va direttamente al giorno della Risurrezione.
Un esempio? Si prenda il testo latino del celebre O Sacrum Convivium:
O sacrum convivium!
in quo Christus sumitur:
recolitur memoria passionis ejus:
mens impletur gratia:
et futurae gloriae nobis pignus datur.
Alleluia.
La cui traduzione ufficiale della Liturgia delle Ore CEI riporta:
Mistero della Cena!
Ci nutriamo di Cristo,
si fa memoria della sua passione,
l'anima è ricolma di grazia,
ci è donato il pegno della gloria, alleluia.
Quante sono invece le traduzioni che rendono "Pasqua" al posto di "Passione"?
Nelle recenti celebrazioni del Corpus Domini, il copione è stato lo stesso, l'orazione
Deus, qui nobis sub sacraménto mirábili passiónis tuæ memóriam reliquísti, tríbue, quæsumus, ita nos Córporis et Sánguinis tui sacra mystéria venerári, ut redemptiónis tuæ fructum in nobis iúgiter sentiámus. Qui vivis et regnas cum Deo Patre in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sæcula sæculórum.
viene resa con
Signore Gesù Cristo, che nel mirabile sacramento dell'Eucaristia ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua, fa' che adoriamo con viva fede il santo mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue, per sentire sempre in noi i benefici della redenzione. Tu sei Dio...
Certamente, qualcuno dirà, il Mistero Pasquale comprende Passione, Morte e Risurrezione, ma perché mai la Santa Madre Chiesa si sarebbe per secoli riferita all'Eucaristia in un modo, per poi improvvisamente corregger il tiro dopo secoli? Forse che volesse veramente intendere Passione e non Pasqua? Non credo sia un caso se il vecchio Catechismo di San Pio X, al punto 623, recitava:
Perché Gesù Cristo ha istituito la santissima Eucaristia?
Gesù Cristo ha istituito la santissima Eucaristia per tre principali ragioni:
Perché sia sacrificio della nuova legge.
Perché sia cibo dell'anima nostra.
Perché sia un perpetuo memoriale di sua passione e morte, ed un pegno prezioso dell'amor suo verso di noi, e della vita eterna.