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sabato 30 marzo 2013

Il mattino della Risurrezione. Preghiera di Maria


SURREXIT CHRISTUS SPES MEA
SANTA PASQUA A VOI TUTTI! ALLELUIA!

616. Il mattino della Risurrezione. 
Preghiera di Maria


Le donne riprendono i loro lavori agli oli, che nella notte, al fresco del cortile, si sono solidificati in una manteca pesante.

Giovanni e Pietro pensano che è bene mettere a posto il Cenacolo, pulendo le stoviglie, ma poi rimettendo tutto come fosse appena finita la Cena.
«Egli lo ha detto», dice Giovanni.
«Aveva anche detto: "Non dormite"! Aveva detto: "Non essere superbo, Pietro. Non sai che l'ora della prova  sta per venire?". E... e ha detto: "Tu mi rinnegherai... "». Pietro piange di nuovo mentre dice con cupo dolore: 
«e io l'ho rinnegato!».
«Basta, Pietro! Ora sei tornato tu. Basta di questo tormento!».
«Mai, mai basta. Divenissi vecchio come i primi patriarchi, vivessi i settecento o i novecento anni di Adamo e dei suoi primi nipoti, io non cesserò mai di avere questo tormento».
«Non speri nella sua misericordia?».
«Sì. Se non credessi a questo, sarei come l'Iscariota: un disperato. Ma, e anche Lui mi perdona dal seno del Padre dove è tornato, io non mi perdono. Io! Io! Io che ho detto: "Non lo conosco", perché in quel momento era pericoloso conoscerlo, perché ho avuto vergogna d'essergli discepolo, perché ho avuto paura della tortura... Lui andava a morire e io... io ho pensato a salvarmi la vita. E per salvarla l'ho respinto, come una donna in peccato, dopo averlo partorito, respinge il frutto del suo seno, che è pericoloso avere presso, prima che torni il marito ignaro. Peggio di un'adultera sono... peggio di...».

Entra, attirata dalle grida, Maria Maddalena. «Non urlare così. Maria ti sente. È tanto sfinita! Non ha più forza di nulla, e tutto le fa male. I tuoi gridi inutili e scomposti le tornano a dare il tormento di ciò che voi 
foste...».
«Vedi? Vedi, Giovanni? Una femmina può impormi di tacere. E ha ragione. Perché noi, i maschi sacri al Signore, abbiamo saputo solo mentire o scappare. Le donne sono state brave. Tu, poco più di una donna, tanto sei giovane e puro, hai saputo rimanere. Noi, noi, i forti, i maschi, siamo fuggiti. Oh! che disprezzo deve avere il mondo di me! Dimmelo, dimmelo, donna! Hai ragione! Mettimi il tuo piede sulla bocca che ha mentito. Sulla suola del sandalo c'è forse un poco del suo Sangue. E solo quel Sangue, mescolato al fango della via, può dare un poco di perdono, un poco di pace al rinnegato. Devo pure abituarmi al disprezzo del mondo! Che sono io? Ma ditelo: che sono?».


«Sei una grande superbia», risponde calma la Maddalena. «Dolore? Anche quello. Ma credi pure che, su dieci parti del tuo dolore, cinque, per non offenderti col dire sei, sono del dolore di essere uno che può essere 
disprezzato. Ma che davvero io ti disprezzerò se continui solo a gemere e a dare in smanie, giusto come fa una femmina stolta! Il fatto è fatto. E non sono i gridi scomposti che lo riparano e annullano. Non fanno che 
attirare l'attenzione e mendicare una compassione che non si merita. Sii virile nel tuo pentimento. Non strillare. Fai. Io... tu lo sai chi ero... Ma, quando ho capito che ero più sprezzabile di un vomito, non sono 
andata in convulsioni. Ho fatto. Pubblicamente. Senza indulgere con me e senza chiedere indulgenza. Il mondo mi sprezzava? Aveva ragione. Lo avevo meritato. Il mondo diceva: "Un nuovo capriccio della 
prostituta" e dava un nome di bestemmia al mio andare a Gesù? Aveva ragione. La mia condotta di prima il mondo la ricordava, ed essa giustificava ogni pensiero. Ebbene? Il mondo si è dovuto persuadere che Maria peccatrice non era più. Ho, coi fatti, persuaso il mondo. Fa' tu altrettanto, e taci».


«Sei severa, Maria», obbietta Giovanni.
«Più con me che cogli altri. Ma lo riconosco. Non ho la mano leggera della Madre. Lei è l'Amore. Io... oh! io! Ho spezzato il mio senso con la sferza del mio volere. E più lo farò. Credi che mi sia perdonata, io, di 
essere stata la Lussuria? No. Ma non lo dico altro che alla mia persona. E sempre me lo dirò. Consumata morirò in questo segreto rimpianto di essere stata la corruttrice di me stessa, in questo inconsolabile dolore di 
essermi profanata e di non avere potuto dare a Lui che un cuore calpestato... Vedi... io ho lavorato più di tutte ai balsami... E con più coraggio delle altre io lo scoprirò... Oh! Dio! come sarà ormai! (Maria di Magdala impallidisce solo a pensarlo). E lo coprirò di nuovi balsami, levando quelli che saranno certo tutti corrotti sulle sue piaghe senza numero.... Lo farò, perché le altre sembreranno convolvoli dopo un'acquata... Ma ho dolore di farlo con queste mie mani che hanno dato tante carezze lascive, di accostarmi con questa mia carne macchiata alla sua santità... Vorrei... vorrei avere la mano della Madre Vergine per compiere l'ultima unzione...».

Maria ora piange piano, senza sussulti. Come diversa dalla Maddalena teatrale che sempre ci presentano! È lo stesso pianto senza rumore che aveva il giorno del suo perdono nella casa del Fariseo. (Vol 4 Cap 236).

«Tu dici che... le donne avranno paura?», le chiede Pietro.
«Non paura... Ma si turberanno davanti al suo Corpo, certo già corrotto... gonfio... nero. E poi, questo è certo, avranno paura delle guardie».
«Vuoi che venga io? Io con Giovanni?».
«Ah! questo no! Noi si esce tutte. Perché, come fummo tutte lassù, così è giusto che tutte si sia intorno al suo letto di morte. Tu e Giovanni rimanete qui. Lei non può restare sola!...».




«Non viene Lei?».
«Non la lasciamo venire!».
«Lei è convinta che risorga... E tu?».
«Io, dopo Maria, sono quella che più credo. Ho creduto sempre che così potesse essere. Lui lo diceva. E Lui non mente mai... Lui!... Oh! prima lo chiamavo Gesù, Maestro, Salvatore, Signore... Ora, ora lo sento tanto grande che non so, non oso più dargli un nome... Che gli dirò quando lo vedrò?...»

«Ma credi proprio che risorga?..»
«Un altro! Oh! A suon di dirvi che credo e di sentirvi dire che non credete, finirò col non credere più neppure io! Ho creduto e credo. Ho creduto e gli ho da tempo preparato la veste. E per domani, perché domani è il terzo giorno, la porterò qui, pronta...».
«Ma se dici che sarà nero, gonfio, brutto?».


«Brutto mai. Brutto è il peccato. Ma... ma sì! Sarà nero. Ebbene? Lazzaro non era già marcio? Eppure risorse. Ed ebbe la carne risarcita. Ma, ma se lo dico!... Tacete, miscredenti! Anche in me la ragione umana mi dice: "È morto e non sorgerà". Ma il mio spirito, il "suo" spirito, perché io ho avuto un nuovo spirito da Lui, grida, e sembrano squilli di argentee tube: "Sorge! Sorge! Sorge!". Perché mi sbattete come una navicella contro la scogliera del vostro dubitare? Io credo! Credo, mio Signore! Lazzaro ha ubbidito con strazio al Maestro ed è rimasto a Betania... Io, che so chi è Lazzaro di Teofilo, un forte, non un leprotto pavido, posso misurare il suo sacrificio di rimanere nell'ombra e non presso il Maestro. Ma ha ubbidito. Più eroico in questa ubbidienza che se l'avesse strappato con le armi agli armati. Io ho creduto e credo. E qui sto. In attesa come Lei. Ma lasciatemi andare. Il giorno sorge. Appena ci si vedrà a sufficienza, noi andremo al 
Sepolcro...».

E la Maddalena se ne va, col suo viso bruciato dal pianto, ma sempre forte. Rientra da Maria.
«Che aveva Pietro?».
«Una crisi di nervi. Ma gli è passata».
«Non essere dura, Maria. Soffre».
«Anche io. Ma vedi che non ti ho chiesto neppure una carezza. Lui è stato già medicato da te... E io invece penso che solo tu, Madre mia, hai bisogno di balsamo. Madre mia, santa, amata! Ma fa' cuore... Domani è il terzo giorno. Ci chiuderemo qui dentro noi due: le sue innamorate. Tu, l'Innamorata santa; io, la povera innamorata... Ma come posso lo sono, con tutta me stessa. E lo aspetteremo... Loro, quelli che non credono, 
li chiuderemo di là, coi loro dubbi. E qui metterò tante rose... Oggi farò portare il cofano... Ora passerò dal palazzo e darò ordine a Levi. Via tutte queste orribili cose! Non le deve vedere il nostro Risorto... Tante 
rose... E tu ti metterai una veste nuova... Non deve vederti così. Io ti pettinerò, ti laverò questo povero volto che il pianto ha sfigurato. Eterna fanciulla, io ti farò da madre... Avrò, infine, la beatitudine di avere cure materne per una creatura più innocente di un neonato! Cara!», e con la sua esuberanza affettiva la Maddalena si stringe al petto il capo di Maria, che è seduta, la bacia, la carezza, le ravvia le lievi ciocche dei capelli scomposti dietro le orecchie, le asciuga le nuove lacrime che scendono ancora, ancora, sempre, col lino della sua veste...

Entrano le donne con lumi e anfore e vasi dalle ampie bocche. Maria d'Alfeo porta un pesante mortaio. «Non si può stare fuori. C'è un poco di vento e spegne le lampade», spiega.
Si pongono in un lato. Su un tavolo, stretto ma lungo, pongono tutte le loro cose, e poi dànno un ultimo tocco ai loro balsami, mescendo nel mortaio, su una polvere bianca che estraggono a manciate da un sacchetto, la già pesante manteca delle essenze. Mescolano lavorando di lena e poi empiono un vaso dall'ampia bocca. Lo pongono al suolo. Ripetono con un altro la stessa operazione. Profumi e lacrime cadono sulle resine.

Maria Maddalena dice: «Non era questa l'unzione che speravo poterti preparare». Perché è la Maddalena che, più esperta di tutte, ha sempre regolato e diretto la composizione del profumo, tanto acuto che pensano di aprire la porta e di socchiudere la finestra sul giardino, che appena inalba.
Tutte piangono più forte dopo l'osservazione sommessa della Maddalena. Hanno finito. Tutti i vasi sono pieni.

Escono con le anfore vuote, il mortaio ormai inutile, e molte lucerne. Ne restano due sole nella stanzetta e tremano, pare singhiozzino anche esse col palpitare della loro luce...
Rientrano le donne e chiudono di nuovo la finestra, perché l'alba è freddina. Si pongono i mantelli e prendono delle ampie sacche in cui collocano i vasi del balsamo.

Maria si alza e cerca il suo mantello. Ma tutte le si affollano intorno persuadendola a non venire.
«Non ti reggi, Maria. Sono due giorni che non prendi cibo. Un poco d'acqua soltanto».
«Sì, Madre. Faremo presto e bene. E torneremo subito».
«Non temere. Lo imbalsameremo come un re. Vedi che balsamo prezioso componemmo! E quanto!...».
«Non trascureremo membro o ferita, e lo metteremo con le nostre mani a posto. Siamo forti e siamo madri. Lo metteremo come un bambino nella cuna. E agli altri non resterà che da chiudere il suo posto».

Ma Maria insiste: «È il mio dovere», dice. «L'ho curato sempre io. Solo, in questi tre anni che fu del mondo, ho ceduto ad altri la cura di Lui quando Egli mi era lontano. Ora che il mondo lo ha respinto e rinnegato, è di nuovo mio. E io torno la sua serva».

Pietro, che con Giovanni si era avvicinato all'uscio, non visto dalle donne, fugge sentendo queste parole. 
Fugge in qualche angolo nascosto per piangere sul suo peccato. Giovanni resta presso lo stipite. Ma non dice niente. Vorrebbe andare anche lui. Ma fa il sacrificio di rimanere presso la Madre.
Maria Maddalena riconduce Maria al suo sedile. Le si inginocchia davanti, l'abbraccia ai ginocchi alzando verso Lei il suo volto doloroso e innamorato, e le promette: 

«Egli, col suo Spirito, tutto sa e vede. Ma al suo Corpo, coi baci, io dirò il tuo amore, il tuo desiderio. Io so cosa è l'amore. So che pungolo, che fame è amare. 
Che nostalgia di esser con chi è l'amore per noi. E questo è anche nei vili amori che sembrano oro, e fango sono. Quando poi la peccatrice può sapere ciò che è l'amore santo per la Misericordia vivente, che gli uomini 
non hanno saputo amare, allora meglio può comprendere cosa è il tuo amore, Madre. Tu lo sai che io so amare. E tu sai che Egli lo ha detto (Vol 4 Cap 239 e lo ha ripetuto al Vol 8 Cap 550, dove ha parlato del 
vero balsamo, quello dell’amore, “che Egli gradirà infinitamente”), in quella sera del mio vero natale, là, sulle rive del nostro lago sereno, che Maria sa molto amare. Ora, questo mio esuberante amore, come acqua 
che trabocca da un bacino piegato, come roseto in fiore che si rovescia giù da una muraglia, come fiamma che, trovando esca, più si apprende e cresce, si è tutto riversato su Lui, e da Lui-Amore ha tratto nuova 
potenza... Oh! che la mia potenza d'amare non ha potuto sostituirsi a Lui sulla Croce!... Ma quello che per Lui fare non ho potuto - e patire, e sanguinare, e morire al suo posto, fra gli schemi di tutto il mondo, felice, 
felice, felice di soffrire al suo posto, e, ne sono certa, arso ne sarebbe stato lo stame della mia povera vita più dall'amore trionfale che dal patibolo infame, e sarebbe dalle ceneri sbocciato il nuovo, candido fiore della nuova vita pura, vergine, ignorante di tutto ciò che non è Dio - tutto questo che non ho potuto fare per Lui, per te lo posso fare ancora..., Madre che amo con tutto il mio cuore. Fidati di me. Io che ho saputo, in casa di Simone il fariseo, così dolcemente accarezzare i suoi piedi santi, ora, con l'anima che sempre più sboccia alla Grazia, saprò ancora più dolcemente accarezzare le sue membra sante, medicare le ferite, imbalsamarle più col mio amore, più col balsamo tratto dal mio cuore spremuto dall'amore e dal dolore, che non coll'unguento. 
E la morte non intaccherà quelle carni che tanto amore hanno dato e tanto ne ricevono. Fuggirà la Morte. Perché l'Amore è più forte di essa. È invincibile l'Amore. E io, Madre, col tuo perfetto, col mio totale, di 
amore imbalsamerò il mio Re d'Amore».

Maria bacia quest'appassionata che ha, finalmente, saputo trovare Chi merita tanta passione, e cede al suo pregare.
Le donne escono portando una lucerna. Nella stanza ne resta una sola. Ultima esce la Maddalena, dopo un ultimo bacio alla Madre che resta.
La casa è tutta buia e silenziosa. La strada è ancora oscura e solitaria.
Giovanni chiede: «Non mi volete proprio?».
«No. Puoi servire qui. Addio».
Giovanni torna da Maria. «Non mi hanno voluto...», dice piano.
«Non te ne mortificare. Esse da Gesù. Tu da me. Giovanni, preghiamo un poco insieme. Dove è Pietro?».
«Non so. Per la casa. Ma non lo vedo. È... Lo credevo più forte... Anche io ho pena, ma lui...».
«Lui ha due dolori. Tu uno solo. Vieni. Preghiamo anche per lui». E Maria dice lentamente il Pater noster.


Poi carezza Giovanni: «Va' da Pietro. Non lo lasciare solo. È stato tanto nelle tenebre, in queste ore, che non sopporta neppure la lieve luce del mondo. Sii l'apostolo del tuo fratello smarrito. Inizia da lui la tua 
predicazione. Sulla tua via, e lunga sarà, troverai sempre dei simili a lui. Col compagno comincia il lavoro...».

«Ma che devo dire?... Io non so... Tutto lo fa piangere...».
«Digli il Suo precetto d'amore. Digli che chi solamente teme non conosce ancora a sufficienza Dio, perché Dio è Amore. E se ti dice: "Io ho peccato", rispondigli che Dio ha tanto amato i peccatori che per essi ha mandato il suo Unigenito. Digli che a tanto amore va con amore risposto. E l'amore dà fiducia nel buonissimo Signore. Questa fiducia non ci fa temere il suo giudizio, perché con essa riconosciamo la Sapienza e Bontà divina, e diciamo: "Io sono una povera creatura. Ma Egli lo sa. E mi dà il Cristo come garanzia di perdono e colonna di sostegno. La mia miseria viene vinta dalla mia unione col Cristo". È nel nome di Gesù che tutto viene perdonato... Vai, Giovanni. Digli questo. Io resto qui, con Gesù mio...», e carezza il Sudario. Giovanni esce, chiudendo la porta dietro di sé.



Maria si pone in ginocchio come la sera avanti, viso a Viso col velo della Veronica. E prega e parla col Figlio suo. Forte per dare forza agli altri, quando è sola piega sotto la sua schiacciante croce. Eppure ogni 
tanto, come una fiamma non più oppressa dal moggio, la sua anima si alza verso una speranza che in Lei non può morire. Che anzi cresce col passare delle ore. E dice la sua speranza anche al Padre. La sua speranza e la 
sua domanda.
[…]

«Gesù, Gesù! Non torni ancora? La tua povera Mamma non resiste più a saperti là morto. Tu l'hai detto e nessuno ti ha capito. Ma io ti ho capito! "Distruggete il Tempio di Dio ed Io lo riedificherò in tre giorni"
Questo è l'inizio del terzo giorno. Oh! mio Gesù! Non attendere che sia compiuto per tornare alla vita, alla tua Mamma che ha bisogno di vederti vivo per non morire ricordandoti morto, che ha bisogno di vederti bello, sano, trionfante, per non morire ricordandoti in quello stato come ti ha lasciato!

Oh! Padre! Padre! Rendimi il Figlio mio! Che io lo veda tornato Uomo e non cadavere, Re e non condannato. Dopo, lo so, Egli tornerà a Te, al Cielo. Ma io l'avrò visto guarito da tanto male, l'avrò visto forte dopo tanto languore, l'avrò visto trionfante dopo tanta lotta, l'avrò visto Dio dopo tanta umanità patita per gli uomini. E mi sentirò felice anche perdendo la sua vicinanza. Lo saprò con Te, Padre santo, lo saprò fuori per sempre dal Dolore. Ora invece non posso, non posso dimenticare che è in un sepolcro, che è là ucciso per tanto dolore che gli hanno fatto, che Egli, il mio Figlio-Dio, è accomunato alla sorte degli uomini nel buio di un sepolcro, Egli, il tuo Vivente.

Padre, Padre, ascolta la tua serva. Per quel "sì"... Non ti ho mai chiesto nulla per la mia ubbidienza ai tuoi voleri; era la tua Volontà, e la tua Volontà era la mia; nulla dovevo esigere per il sacrificio della mia a Te, Padre santo. Ma ora, ma ora, per quel "sì" che ho detto all'Angelo messaggero, o Padre, ascoltami!

Egli è fuori dalle torture, perché tutto ha compiuto con l'agonia di tre ore dopo le sevizie del mattino. Ma io sono da tre giorni in questa agonia. Tu lo vedi il mio cuore e ne senti i palpiti. 
Il nostro Gesù l'ha detto che non cade piuma di uccello che Tu non la veda, che non muore fiore nel campo che Tu non ne consoli l'agonia col tuo sole e la tua rugiada. Oh, Padre, io muoio di questo dolore! Trattami come il passero che rivesti di nuova piuma e il fiore che scaldi e disseti nella tua pietà. Io muoio assiderata dal dolore. Non ho più sangue nelle vene. Una volta è divenuto tutto latte per nutrire il Figlio tuo e mio; ora è divenuto tutto pianto perché non ho più Figlio. Me l'hanno ucciso, ucciso, Padre, e Tu sai in che modo! 
Non ho più sangue! L'ho sparso con Lui nella notte del Giovedì, nel Venerdì funesto. Ho freddo come chi è svenato. Non ho più sole, poiché Egli è morto, il Sole mio santo, il Sole mio benedetto, il Sole nato dal mio seno per la gioia della sua Mamma, per la salute del mondo. Non ho più refrigerio, perché non ho più Lui, la più dolce delle fonti per la sua Mamma che beveva la sua parola, che si dissetava della sua presenza. Sono come un fiore in una arena disseccata. 
Muoio, muoio, Padre santo. E di morire non ne ho spavento, poiché anche Egli è morto. Ma come faranno questi piccoli, il piccolo gregge del Figlio mio, così debole, così pauroso, così volubile, se non c'è chi lo sorregge? Sono nulla, Padre. Ma per i desideri del Figlio mio sono come una schiera d'armati. Difendo, difenderò la sua Dottrina e la sua eredità così come una lupa difende i lupicini. Io, agnella, mi farò lupa per difendere ciò che è del Figlio mio e, perciò, ciò che è tuo.
Tu lo hai visto, Padre. Otto giorni or sono questa città ha spogliato i suoi ulivi, ha spogliato le sue case, ha spogliato i suoi giardini, ha spogliato i suoi abitanti e si è fatta roca per gridare: "Osanna al Figlio di Davide; benedetto Colui che viene nel nome del Signore". E mentre Egli passava sui tappeti di rami, di vesti, di stoffe, di fiori, se lo indicavano i cittadini dicendo: "È Gesù, il Profeta di Nazareth di Galilea. È il Re d'Israele". E mentre ancora non erano appassiti quei rami e la voce era ancor roca da tanto osannare, essi hanno mutato il loro grido in accuse e maledizioni ed in richieste di morte, e dei rami staccati per il trionfo hanno fatto randelli per percuotere il tuo Agnello che conducevano alla morte. Se tanto hanno fatto mentre Egli era fra loro e parlava loro, e sorrideva loro, e li guardava con quel suo occhio che stempra il cuore, e ne tremano persin le pietre se ne son guardate, e li beneficava e li ammaestrava, che faranno quando Egli sarà tornato a Te?

I suoi discepoli, lo hai visto. Uno lo ha tradito, gli altri sono fuggiti. È bastato che Egli fosse percosso perché fuggissero come pecore vili, e non hanno saputo stargli intorno mentre moriva. Uno solo, il più giovane, è rimasto. Ora viene l'anziano. Ma ha già saputo rinnegare una volta. Quando Gesù non sarà più qui a guardarlo, saprà permanere nella Fede?
Io sono un nulla, ma un po' del mio Figlio è in me, ed il mio amore mette il colmo alla mia manchevolezza e la annulla. Divengo così qualcosa di utile alla causa del tuo Figlio, alla sua Chiesa, che non troverà mai pace e che ha bisogno di mettere radici profonde per non essere divelta dai venti. Io sarò Colei che la cura. Come ortolana solerte veglierò perché cresca forte e diritta nel suo mattino. Poi non mi preoccuperà morire. Ma 
vivere non posso se resto più a lungo senza Gesù.

Oh! Padre, che hai abbandonato il Figlio per il bene degli uomini ma poi lo hai confortato, perché certo l'hai accolto sul tuo seno dopo la morte, non lasciarmi oltre nell'abbandono. Io lo patisco e lo offro per il bene degli uomini. Ma confortami, ora, Padre. Padre, pietà! Pietà, Figlio mio! Pietà, divino Spirito! Ricòrdati della tua Vergine!».


Dopo, prostrata fino a terra, Maria pare pregare col suo atto oltre che col suo cuore. È proprio una povera cosa abbattuta. Pare quel fiore morto di sete di cui Ella ha parlato. Non avverte neppure lo scuotìo di un breve 
ma violento terremoto che fa urlare e fuggire il padrone e la padrona di casa, mentre Pietro e Giovanni, pallidi come morti, si trascinano fin sulla soglia della stanza. Ma, vedendola così assorta nel suo orare, dimentica, 
lontana da tutto quello che non è Dio, siritirano chiudendo la porta e tornano spauriti nel Cenacolo. 



AVE MARIA!
REGINA COELI LAETARE! 
ALLELUIA!





domenica 8 aprile 2012

ESORCISMO: satana ha terrore del Santo Rosario

NEL SANTISSIMO ROSARIO
L'UNITA' E LA SALVEZZA DELL'UMANITA'
Dux vitae mortuus, regnat vivus


   satana ha terrore del Santo Rosario con tutti i misteri: Gaudiosi, Luminosi, Dolorosi e Gloriosi, perché sa che ogni volta che un'anima inizia la recita del Santo Rosario per lui è peggio di un esorcismo, ma non solo, le anime che nonostante le immense difficoltà perseverano in questa preghiera finiscono con il debellarlo completamente essendo difesi e liberati da Colei che con un solo sguardo annienta tutto il potere infernale.



satana, costretto nel nome di Dio dall'esorcista, ha dovuto parlare del Rosario, ecco perchè, in un celebre esorcismo, Lucifero, cioè satana in persona, fu costretto ad affermare: "Dio ha dato a Lei (la Madonna) il potere di scacciarci, e Lei lo fa con il Rosario, che ha reso potente. Per questo il Rosario è la preghiera più forte, la più esorcizzante. Esso è il nostro flagello, la nostra rovina, la nostra sconfitta".



Lucifero (durante un altro esorcismo ha confessato): "È più potente il Rosario intero con tutti e 15 i misteri se recitato col cuore che l'Esorcismo solenne".


Dunque se non riuscite a trovare sacerdoti esorcisti, se vi hanno fatto una fattura, un maleficio, se vi hanno maledetti, se siete colpiti da una qualsiasi forma di infestazione o possessione satanica, se siete o eravate dediti al satanismo, all'occultismo, alla stregoneria o allo spiritismo, per prima cosa confessatevi e confessatevi bene per spezzare ogni legame con il peccato e con satana, poi recitate ogni giorno il Santo Rosario con tutti e 20 i misteri e continuate senza stancarvi o scoraggiarvi mai e continuate a recitarlo non per un giorno o una settimana ma per almeno minimo 6 mesi riconfessandovi ogni settimana e otterrete lo stesso effetto al ricevere un esorcismo solenne al giorno dal migliore e più accreditato esorcista del mondo che in questo caso è Maria Santissima.

Se il tempo non ci consente di recitarlo tutto insieme, si possono dire i misteri gaudiosi e poi durante il giorno una decina o più per volta degli altri misteri fino a completarlo e non preoccuparsi eccessivamente delle distrazioni che il nemico suscita in noi o degli scrupoli che vengono.

Quando non si dice il Rosario intero, le decine possono essere separate, purché la Corona sia completata nello stesso giorno. Si può recitare una decina di tanto in tanto nella giornata, per completare tutta la Corona nella giornata.

Sia la decina che il Rosario completo si possono recitare ovunque, oltre la Chiesa e la propria casa: in viaggio, durante una pausa di riposo, nei momenti liberi, mentre si passeggia, quando si aspetta qualcuno o l'autobus o il metrò. È cosa lodevole recitare il Rosario entro un tempo stabilito nella giornata, nell'angolo della preghiera giornaliera dedicato all'incontro con Gesù e la Madonna.

Coloro che lo recitano intero ogni giorno avranno a loro difesa, nel momento estremo della morte, la presenza di tutti i Santi che saranno guidati da Colei che è lo sterminio dei demoni.

Si rende noto che generalmente i tempi degli esorcisti per volontà divina per liberare una persona da Satana, variano da alcuni mesi fino ad alcuni anni con la frequenza di un esorcismo a settimana.

Si ricorda che non è mai l'esorcista che libera per quanto bravo o esperto che sia, ma è Dio per mezzo dell'esorcista secondo i Suoi tempi, tempi che possono essere anche molto lunghi, portando però la persona colpita poi ad uno stato di santificazione personale molto più elevata, perché anche i soli esorcismi non bastano se non vi è la collaborazione della persona con un assidua frequenza ai sacramenti (confessione minimo ogni settimana e comunione tutti i giorni) e alla preghiera.

Mentre con la recita quotidiana del Santo Rosario con tutti e 15 o 20 i misteri si riceve automaticamente un potentissimo esorcismo ogni giorno senza dover trovare e raggiungere l'esorcista.

Se le persone colpite da ogni forma di disturbo diabolico prendessero coscienza della potenza del Santo Rosario, vi sarebbero molte più liberazioni che attraverso gli esorcisti stessi, e meno disperati.

Nostra Signora di Guadalupe
Vero Volto di Maria SS.ma
 impresso
prodigiosamente sulla 
Tilma, il mantello di 
ayate di San Juan Diego




LA VOSTRA ARMA CONTRO IL MALE : IL SANTO ROSARIO


Meditiamo spesso spesso questi scritti dove la Beata Vergine ha elogiato i benefici e i meriti della preghiera del Rosario a un'anima carismatica polacca, Barbara Klosowna, vissuta a metà del secolo scorso (1951). Questi magnifici messaggi parlano da soli. 

***

Parole di Nostra Signora MARIA SANTISSIMA Madre di Dio e Madre nostra:

"II Rosario deve essere la gioia dei vostri cuori, la luce dei vostri pensieri, il desiderio ardente della vo­stra volontà, l'anello che vi unisce al Cielo. 

È la fonte inesauribile dei tesori che Io vi offro con le mie mani immacolate. Dipende solo da voi accoglierlo e recitarlo. 

Offrite semplicemente il vostro tempo, la vostra disposizio­ne umile e devota, un minimo di sforzo per raccogliervi recitandolo. Non siate avari del tempo che gli consacrate. Non lasciatelo per l'ultimo quarto d'ora della giornata, pensando che ci sarà abbastan­za tempo per recitarlo. 

Con il Rosario si ha la grazia, l'azione dello Spirito Santo, che ci dona la conoscenza del Salvatore nei suoi misteri, ci dona l'amore del Padre mediante il quale le nostre anime diventano capaci di immergersi in Dio. Si realizzano così le parole del Figlio di Dio: "Il Regno di Dio....

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Iniziando il santo Rosario Si fa il segno della santa + Croce e si recita il Credo, un Pater e un'Ave.

Ogni mistero poi  é composto da: un Pater/10 Ave/1 Gloria mentre si medita l'insegnamento del  Mistero

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 "II regno di Dio è in voi; il regno eterno, universale, il regno della verità, della santità e della grazia, il regno della giusti­zia, dell'amore e della pace".

Il Rosario è per voi

"Il Rosario è un tesoro inesauribile di grazia del Dio unico nella Santa Trinità. Ma per usufruire dei suoi benefici ci vuole la fede, che poi diventa gioia. 

Il Rosario è vostro. Vi è stato dato per sempre, per ogni momento e per ogni necessità, e dipende da voi approfittarne e agire. Ma esige fedeltà e perseveranza. 

È una preghiera che unisce in una grazia comune e in una forza vittoriosa tutti quelli che la stimano e l'amano mentre vivono sulla terra, e li unisce insieme a quelli che sono già nel trionfo del Cielo.

Tienilo come un sigillo sul tuo cuore. Con il Rosario è più facile bussare alla porta della Misericor­dia di Dio". 

"Ogni vittoria sul male avvicina alla méta: è la Mia stessa vittoria, che Io ho già ricevuto dal Figlio Mio. Ogni vittoria sul male avvicina il Mio Regno: la condizione per vincere, è la preghiera continua del Rosario. 

La via più breve 

"Io sono la Verità. Tutte le mie parole sono giustizia e verità. Mio figlio ha detto: "Io sono la Verità". Chi ama il rosario ama la Verità. Essa sarà nei suoi pensieri, nelle sue parole, nelle sue conoscenze, nei suoi giudizi. 

Ma è innanzitutto in Me, per Me e grazie a Me che il Rosario raggiunge la verità. Ecco come si realizzano la parole: "Chi agisce in Me, non pecca", come pure le parole: "Io sono la via più corta ver­so la verità, verso il Figlio e verso Dio. Ecco perché Io proclamo il Rosario". 

Io sono nel Rosario 

"Ogni mistero ha la sua potenza e il suo fine, ma tutti i venti misteri in­sieme sono come un'armata schiera­ta in battaglia sotto la Mia egida. Chi dice il rosario deve sapere e ricordare che tale preghiera è più che avere costruito grandi edifici, o aver fatto scoperte strabilianti. Colui che troverà Me, troverà la vita e acquisterà la salvezza. Deve ri cordare che lo sono nel Rosario. È qui che dovete cercarMi e che Mi troverete. Ecco ciò che deve incitarvi e incoraggiarvi a recitare il Rosario con più grande fervore.

Occorrerebbero più Rosari e recitati meglio per far passare più lar­gamente i fiumi di grazie del Mio Cuore Immacolato. Amen". 

L'arma nella battaglia

"Io sono vicina, vicinissima a coloro che Mi fanno conoscere in spirito e in verità. CercateMi sulle strade del Salvatore nel Rosario. Chi Mi troverà, troverà la via e otterrà la salvezza da Dio.

Il Rosario è la ricerca di Me e di Mio Figlio. È l'aspirazione alla mèta suprema, la salvezza delle anime attraverso la via santificata dal Rosario. È l'arma nella battaglia e la consolazione nel riposo. È la sorgente non disseccata, inesauribile di grazie. È la Mia volontà, il Mio desiderio e il Mio ordine. Il Rosario è il Mio dono, il dono della Madre ai suoi poveri figli. È il segno visibile della protezione e il sigillo degli eletti. 

È la gioia degli angeli e il gaudio dei santi. È il terrore e lo spavento dei demoni, domati da esso. È il più semplice e il più vicino contatto del Cielo con la terra. 

È il tesoro dei poveri e la forza dei coraggiosi. È infine la gioia del dovere compiuto con amore, è la speranza della ricom­pensa che sarà ottenuta quaggiù come nell'eternità. 

Il Rosario è un assorbimento amorevole dei venti misteri, goccia a goccia, come di una pioggia rinfre­scante necessaria affinchè la buona terra produca buoni frutti. Voi non credete come si dovrebbe nella potenza del Rosario. Coloro che 10 recitano, si uniscono agli Angeli e sono sotto la loro influenza. Il Rosario dona delle ali, è la via facile, la via sicura, la via infallibile, unica, predestinata. 

Il dono della Mia Misericordia

Il Mio Cuore Immacolato accetta tutto e aspetta. Il primo segno che date, è la vostra stima per il Rosario. Da essa deriva la fede nel­la potenza del Rosario, e poi viene l'amore nel recitarlo. Il Mio Cuore è sempre contento quando vede nei vostri cuori la stima, la fede, la speranza, l'amore. 

Il Rosario è il Mio bene. Perciò è odiato da quel­li che Mi odiano. Poveretti! Ogni volta che sono discesa sulla terra per il mio amore e la mia pietà per voi, Io vi ho ricordato il Rosario. È il dono della Mia Misericordia. Abbiate fiducia! È arrivato il tempo che il mio Rosario diventi la vostra arma. È nel Rosario che dovete cercarmi e trovarmi. Io sono vicina a voi! Mio figlio ha detto: "I vostri cuori non si turbino! Non abbiate paura!"

Uniti agli angeli

"Nelle mani dei Santi, il Rosario fu sempre lo stesso, anche se un tem­po era molto più corto. Ma lo reci­tavano con tutta la loro anima ardente, con l'umiltà e la riconoscen­za per questo "salterio" di Maria. Essi si univano così agli Angeli, ri­manendo sotto la loro influenza. Si sentivano talmente uniti in una po­tente armata, lottando contro l'infer­no, per ottenere la salvezza delle anime! 


Erano così fedeli al Rosario che gli consacravano il loro tempo miglioreCosì facevano scorrere con amore ogni grano del rosario, sperando di ritrovarli nell'eternità. È su di loro che si sono realizzate le Mie promesse e le parole di Mio Figlio: "La fede trasporta le montagne"I miracoli, in quei tempi, erano talmente universali, che per alcuni potevano diventare una cosa comune

E coloro che hanno già perso la semplicità del cuore, dei quali satana ha offuscato la ragione e deformato il giudizio e la co­noscenza della verità, questi poveri eretici hanno rifiutato il Rosario, che è il primo ostacolo contro la colpa e il peccato. E sono diventati nemici. 

Il Rosario deve riacquistare la sua antica importanza e il suo valore. È per mezzo del Rosario che deve realizzarsi l'unità delle nazioni nella medesima fede, e questo de­ve accadere prima del "compimento del mondo". 

Tutto questo è detto per voi e per tut­ti. Tutto questo è in Me e per Me, grazie alla potenza del primo miste­ro del Rosario nel quale si trovano tutte le promesse, perché ho detto: "Io sono la serva del Signore"

Ci sono persone che non vogliono servire, non vogliono servire né Me Stessa, né Dio, né loro stessi". 

Bisogna avere una fiducia senza li­miti nella potenza del Rosario. Non deve essere considerato come un fardello, ma come un grande dono d'amore. A chi sa questo, il Rosario non peserà mai, ma gli darà delle ali". 

La via facile e sicura 

Io voglio sempre parlarvi, anche se voi non volete. Amo parlare
so­prattutto tramite il Rosario, duran­te il Rosario e nel Rosario. 

È in es­so che Io vi parlo della mia devozione suprema per Dio, della mia vita, delle mie preghiere, del mio lavoro, e della mia unione con Dio attraverso l'amore e la sottomissio­ne alla sua Santa Volontà. Vi parlo dei sentimenti del mio Cuore, cuore di una madre, la più addolorata, ma che in fondo alla sua anima, è la più felice. 

La mia felicità deriva dal possesso di Gesù e di una fede suprema nella gloria di Dio. Mostrando il Rosario, Io vi dico che questa via è sicura, infallibile, unica, predestinata. È accessibile a tutti, e grazie a me, è una via, co­me dite voi,"aperta, spianata"

Le tracce della via del Rosario, sono forti e visibili, e quando la percorrete, Io cammino con voi, al vostro fianco. Perché allora tante preoc­cupazioni e turbamenti tra voi? Se solo vi decideste a questo atto di volontà, a questo primo sforzo, Io sono con voi su questa via. Dovete saperlo e ricordarlo. 

Penetrate spes­so nei sentimenti del mio Cuore. Ed ora, fate scorrere lentamente nel vo­stro pensiero tutti i Misteri dal Mio "fiat" gioioso, attraverso il "fiat" più doloroso, fino al più umile dei "fiat" nei misteri gloriosi, la cui corona è il mio "Magnificat" costante

È il Mio testamento per Voi, ma un testamento vivente, perché nei miste­ri, Io sono del tutto viva e presente. Io osservo come lo ricevete, in che modo agite e quanto in ogni Mio figlio, ci sia di Me e della mia eredità". 

Distrugge l'eresia 

"Nella contemplazione, il Mio Cuore si è infiammato. Oggi è il primo sabato del mese, e i Miei figli si riuniscono di nuovo nel mondo intero. Io ne ho molti, molti, ed è la gioia del mio Cuore Immacolato.

Io li vedo tutti: quelli che per la prima volta mi regalano i loro "primi saba­ti", e quelli che non lo vogliono fare; e ancora quelli che una volta lo facevano ma che ora non lo voglio­no più fare.
Di Gesù si è detto che tutto ciò che faceva, lo faceva bene. Di Sua Madre, si è detto lo stesso. Allora, se volete fare del vostro meglio, dovete imitare il Figlio di Dio e Sua Mare unendovi a loro. 

 Recitando il Rosario, bisogna chiedersi: 

- Di questo mistero, che posso applicare nella mia vita? 

- Come posso unirmi a Maria e a Suo Figlio? 

- Come posso scoprire ciò che mi è utile affinchè il frutto sia buo­no e che tutto ciò che farò, lo faccia bene? 


satana ha inventato delle eresie per impedire il Rosario, per privare gli uomini del Rosario, perché ogni mistero del Rosario distrugge l'eresia.


Io desidero essere chiamata 

"Io sarò vicina a coloro che Mi chia­mano. Non è mai invano che vengo invocata. Vengo sempre a por­tare grazie numerose e il grande amore del Mio Materno Cuore. Io desidero essere chiamata, desidero accordarvi grazie. 

Il Mio cuore è pieno d'Amore, e per questo vi invi­to a pregare il Rosario; ed insisto perché sia recitato bene".


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MEDITAZIONE DI BARBARA KLOSOWNA


"Di Gesù si dice che tutto ha com­piuto nel miglior modo. Lo stesso si può dire della Sua Santa Madre. Tutto si compie nel Rosario. Noi possiamo ritrovare ogni mistero nella nostra vita, se ci raccogliamo e riflettiamo. Gesù ha attribuito la bontà soltanto a Dio. Ma noi dob­biamo aspirare a possedere in noi tale virtù, fino ad esserne comple­tamente sommersi. 

Il Rosario ha un valore immenso per l'imitazione di Gesù Cristo e della Santa Vergine. Ci insegna co­me fare e ci facilita il lavoro interiore per conoscere noi stessi. 

Non sempre il Rosario ci fa scoprire questo doppio abisso della mise­ria umana e della Misericordia di Dio. Ma arriva il tempo in cui ciò si verifica inconsciamente. 

È bene pertanto, recitando il rosario, fare i seguenti confronti: l'Uomo-Dio agisce così, come pure la Sua Santa Madre: l'Uomo-Dio soffre così, come pure la Sua Santa Madre. E per me, qual è il mio po­sto in questo mistero? Che inse­gnamento da alla mia vita? L'importante è che sia recitato con una fede viva, affinché sia fortifi­cata e rianimata in ogni mistero. 

La Madre di Dio vuole che la no­stra fede sia fortificata e conferma­ta nel rosario, fino al punto di spez­zare le rocce e fare dei miracoli! Di fronte a così tante grazie e be­nefici che possiamo ricevere, dob­biamo dunque pregare meglio il Rosario e recitarlo con un fervore rinnovato!".

Gesù in Te confido

Traduzione da "Stella Maris" Tratto dal SEGNO DEL SOPRANNATURALE SITO WEB http://www.edizionisegno.it

AVE MARIA PURISSIMA!