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martedì 7 gennaio 2014

AD JESUM PER MARIAM




AD JESUM PER MARIAM: 
PER ARRIVARE A GESÙ DOBBIAMO PASSARE ATTRAVERSO MARIA
P. LANTERI e altri

La devozione a Maria presenta al cristiano che riflette diverse questioni di primaria importanza. È bene che egli sappia affrontare e risolvere queste questioni perché riguardano la sua stessa salvezza eterna.

La prima questione è: È vero che la devozione a Maria è di necessità di salute, ossia che essa è un sussidio indispensabile per raggiungere la salvezza eterna?

Rispondiamo subito di sì. Tale è infatti la dottrina costante della Chiesa fin dai primi secoli della sua storia. S. Luigi M. Grignion de Montfort nel suo celebre Trattato sulla vera devozione a Maria (n. 40) stende un lungo elenco di Padri e teologi che sostengono questa dottrina: Agostino, Efrem di Edessa, Cirillo di Gerusalemme, Germano di Costantinopoli, Giovanni Damasceno, Anselmo di Aosta, Bernardo di Chiaravalle, Tommaso d'Aquino, Bonaventura da Bagnoregio, Bernardino da Siena, Leonardo Lessio, Francesco Suarez... Secondo questi dottori la devozione alle Vergine è necessaria alla salvezza e, per contrario, la mancanza di tale devozione, la negligenza o il disprezzo di essa, sono segni infallibili di riprovazione e di dannazione eterna. La ragione? Eccola in poche parole. Essendo Maria necessaria a Dio di una necessità che potremmo dire ipotetica o condizionata, Essa è molto più necessaria agli uomini (avendo così voluto e stabilito Dio stesso) per raggiungere lo scopo ultimo della loro vita. Perciò la devozione a Maria non è da mettere sullo stesso piano della devozione ad altri Santi o a altre Sante, la quale, a differenza della devozione mariana, è sempre facoltativa e talvolta addirittura supererogatoria.


Passiamo alla seconda questione: È più utile e facile avvicinarsi a Gesù attraverso Maria — secondo il noto assioma Ad Jesum per Mariam - oppure avvicinarci a Lui principalmente, o senz'altro esclusivamente, coi nostri mezzi personali senza passare attraverso Maria?


Anche per questa seconda domanda la risposta non lascia dubbi: E per noi molto più facile, più utile, più sicuro, arrivare a Gesù attraverso e per mezzo di Maria che coi soli nostri poveri mezzi personali. Anche questa è dottrina tradizionale della Chiesa.

Sembrerebbe a prima vista che la via retta dovrebbe essere anche la più breve - via recta, brevissima —. Noi arriviamo a Cristo da soli, senza intermediari, senza deviazioni, senza ritardi. La mediazione di Maria sembra, in pratica, superflua, e quindi da evitarsi, o per lo meno da ritenersi facoltativa.

E invece no. Il motivo è sempre da ricercarsi là, nella voIontà e disposizione di Dio riguardo alla nostra salvezza, che Egli vuole effettuata per mezzo di Maria, o non senza Maria. Coloro che danno a Maria soltanto il posto di una devozione, sia pure della devozione principale, dice Monsignor Gay, non comprendono bene l'opera di Dio e non hanno il senso del Cristo.

Lo stesso pensiero si trova nell'enciclica Octobri mense di Leone XIII: « Si può affermare che secondo la volontà di Dio niente ci è dato che non passi per le mani di Maria, di modo che come nessuno può avvicinarsi al Padre onnipotente se non attraverso il Figlio, così nessuno, per così dire, può avvicinarsi a Cristo se non attraverso la Madre ».

E S. Pio X incalza: « La Vergine Santissima è il più efficace aiuto per la conoscenza e l'amore di Cristo » (Ad diem illum, 5 febbraio 1904).

S. Esichio ne da un'altra testimonianza: « Se Cristo è il sole, Maria è il ciclo in cui brilla; se Cristo è la gemma, Maria è lo scrigno in cui essa è contenuta; se Cristo è il fiore, Maria è la pianta da cui procede » (P.G., 93, 1465).

S. Luigi di Montfort fa un'osservazione molto appropriata: « La santa Chiesa, con lo Spirito Santo, benedice prima di tutto la Santa Vergine, poi Gesù Cristo: Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo ventre. E questo non perché la santa Vergine sia più di Gesù Cristo, o uguale a lui, ma perché per benedire più perfettamente Gesù Cristo bisogna dapprima benedire Maria » (ivi, n. 95).

Dante Alighieri, che nella teologia mariana era molto addentro, fa capire che per arrivare a Cristo bisogna passare per Maria:
Riguarda ornai alla faccia che a Cristo
più si somiglia, che la sua chiarezza
sola ti può disporre a veder Cristo (Par. 32, 85-87).

Maria è, secondo Dante, Colei che più di chiunque altro assomiglia a Cristo perché è sua Madre secondo la carne, e le madri lasciano sempre nei figli i tratti della loro somiglianzà fisica conforme il vecchio detto filii matrizant, i figli assomigliano alle loro mamme. E perché Maria è tanto assomigliata a Cristo, partecipa della sua luce e del suo splendore: la sua « chiarezza » è il riflesso della « chiarezza » di Gesù, come la luce della luna è il riflesso della luce del sole. Dopo aver abituato l'occhio alla chiarezza di Maria, luce riflessa - dice Dante - si sarà disposti a vedere Cristo stesso, sorgente prima della luce. 

La visione di Maria è scala ad altra visione più alta, nota a questo punto Nicolo Tommaseo.
Già in altra occasione Dante aveva espresso in forma plastica, come fa sempre lui, lo stesso concetto:
... qual vuoi grazia e a Te non ricorre
sua desianza vuoi volar senz'ali (Par. 33, 9-11).
Se qualcuno intende arrivare a Cristo - ed è questa la massima grazia che si deve domandare nella preghiera - ma con mezzi propri, senza voler passare attraverso Maria che è la sola scala e il ponte insostituibile per valicare l'abisso che separa Dio dall'uomo, costui è come un povero uccellino implume che arranca invano per levarsi in volo senza le ali.

E per completare: "La Vergine Maria è il fiore più bello sbocciato dalla creazione, la "rosa" apparsa nella pienezza del tempo, quando Dio, mandando il suo Figlio, ha donato al mondo una nuova primavera. Ed è al tempo stesso protagonista, umile e discreta, dei primi passi della Comunità cristiana: Maria ne è il cuore spirituale, perché la sua stessa presenza in mezzo ai discepoli è memoria vivente del Signore Gesù e pegno del dono del suo Spirito" (Sua Santità Benedetto XVI)


Terza questione: è possibile raggiungere la perfezione cristiana in questa vita, o per lo meno uscire dalla mediocrità nell'esercizio delle virtù cristiane e nella fedele pratica del Vangelo, senza una profonda e convinta devozione a Maria?
Non, non è possibile. Non è mai stato possibile in passato - prova concreta dei fatti — e non sarà mai possibile in futuro per le diverse ragioni che saranno qui elencate basandoci sulla testimonianza dei teologi e dei Santi, specialmente di S. Luigi di Montfort il quale scrive:

« Io penso che nessuno potrà mai arrivare a un'intima unione con Dio e a una perfetta fedeltà e obbedienza alle ispirazioni dello Spirito Santo senza una molto grande e molto profonda unione con la Beata Vergine e un efficace contributo della sua protezione... Gesù è sempre e dovunque il frutto e il Figlio della B. Vergine, e Maria è sempre e dovunque il vero albero che produce il frutto della vita, e la vera Madre che lo genera. 

È soltanto Maria Colei alla quale Dio ha dato le chiavi della cella del divino amore e il potere di entrare nelle sublimi e segretissime vie della perfezione, e il potere, per così dire, di far entrare anche altri in queste vie segrete. 

È soltanto Maria che ha dato ai miseri figli di Eva la possibilità di entrare nel paradiso terrestre, che essi possono percorrere piacevolmente con Dio, nascondersi là in sicurezza dai loro nemici, e nutrirsi là deliziosamente senza più paura di morire, dei frutti dell'albero della vita e della scienza del bene e del male, e bere a larghi sorsi le acque celesti di quella beata sorgente che là sgorga con abbondanza; o meglio, Essa stessa è quel paradiso terrestre, quella terra vergine e benedetta da cui furono allontanati Adamo ed Eva, i peccatori, ed Essa non vi fa entrare se non coloro che a Lei piacerà far arrivare alla santità... » (ivi, n. 43-45).
Maria attinge l'Infinito!
La prima e più alta creatura

venerdì 19 luglio 2013

fecemi ... 'l primo amore.






" Per me si va ne la città dolente,

per me si va ne l'etterno dolore,

per me si va tra la perduta gente.



Giustizia mosse il mio alto fattore;

fecemi la divina potestate

la somma sapïenza e 'l primo amore.




Dinanzi a me non fuor cose create

se non etterne, e io etterna duro.

Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate"


sabato 25 maggio 2013

Santa Matilde di Hackeborn (o di Helfta)


S.Matilde di Hockeborn

Santa Matilde di Hackeborn (o di Helfta) - Monaca (19 novembre)
Sec. XIII
Nasce attorno al 1240 nel castello di Helfta, in Sassonia, da una delle più delle più nobili e potenti famiglie della Turingia, i von Hackeborn.
La sorella maggiore, Gertrude, è badessa nel convento di Helfta.
All'età di sette anni Matilde viene accolta come educanda nel monastero benedettino di Rodardsdorf.
Qui la sua vocazione cresce e la giovane decide di indossare il velo.
Nel 1258 raggiunge la sorella maggiore a Helfta dove, tre anni più tardi, le viene affidata la cura di una giovane monaca che resterà nella storia con il nome di santa Gertrude la Grande.
Proprio a quest'ultima Matilde confesserà le proprie visioni mistiche.
Da queste confidenze nascerà poi uno dei libri più noti della mistica medievale: il Libro della grazia speciale.
Matilde, particolarmente dotata nel canto, cura e dirige il coro del monastero e per questa sua qualità sembra che lo stesso Dante si sia ispirato a lei per la figura di Matelda nel Purgatorio.
Muore nel monastero di Helfta nel 1298. 
Etimologia: Matilde = forte in guerra, dal tedesco
Martirologio Romano: Nel monastero di Helfta nella Sassonia in Germania, Santa Mectilde, vergine, che fu donna di squisita dottrina e umiltà, illuminata dal dono divino della contemplazione mistica.
 
Oggi giunge fino a noi una voce altissima e altamente poetica: la voce di una donna che è, con Santa Geltrude la Grande, gloria dei monachesimo germanico e una delle maggiori scrittrici spirituali e mistiche del Cristianesimo.
Matilde di Hackeborn nacque nel 1241 da una delle più nobili famiglie della Turingia, imparentata con lo stesso imperatore Federico II. Entrò a sette anni in un monastero benedettino, per esservi educata.
Ma nel monastero, dove viveva una sorella maggiore, si risvegliò nella fanciulla la vocazione, e anch'ella prese l'abito per sempre.
Quando la sorella fu eletta Abbadessa del monastero di Helfta, Matilde la seguì. Nella celebre abbazia sassone viveva anche la gran. de Santa Geltrude, di qualche anno più giovane.
Nel monastero, Matilde fu maestra del canto in coro. Ce ne parla ella stessa, seppur con parole velate, nel suo Libro delle Rivelazioni: " Poi quel sommo Cantore, con la sua voce i cui accenti sono superiori a ogni armonia celeste, volle incantare il suo usignolo, che tante volte aveva attirato il divin Cuore per la tenera devozione più che per l'incanto della sua voce ".
Aveva cinquant'anni ed era ammalata, morta da poco la sorella maggiore, quando Matilde rivelò il suo grande segreto: le meraviglie che la grazia divina operava nella sua anima, tutto ciò che Dio le mostrava, i suoi slanci appassionati e le sue profonde angosce.
Due suore raccolsero quelle confidenze, e una sembra che fosse la stessa Santa Geltrude.
Nacque così il Libro della Grazia speciale, una delle opere più belle e più celebri nella letteratura mistica del Medioevo:
"Un giorno - vi si legge - mentre si cantava, il divin Cuore si aprì.
Il Signore vi attirò Matilde e subito ve la rinchiuse dicendo: "Nella parte alta ci troverai la soavità dello Spirito Santo che sempre farà stillare nell'anima tua la rugiada... nella parte inferiore, il tesoro di tutti i tuoi beni, quanti ne puoi desiderare... nella parte orientale, la luce della vera scienza, per conoscere tutta la mia volontà e adempierla perfettamente... Nella parte occidentale, il paradiso delle mie delizie".
In quell'istante le comparve il Signore, seduto al centro di una tavola apparecchiata, coperta da una candidissima tela".
Come Santa Geltrude, Santa Matilde precorse di molti secoli la devozione al Sacro Cuore, fonte dell'amore divino.
Ebbe per quello espressioni di appassionato lirismo.
E lo disse: " Sorgente della grazia - principio e fine di ogni bene - porta dei cielo - scudo d'oro forato - scrigno della virtù - liquore di vita - casa preziosa ~ fiamma ardente - cucina del Signore - casa d'oro - luce ai beati ".
Matilde morì silenziosamente, non vecchia, prima della fine del '200.
Ma le sue opere si diffusero immediatamente, insieme con la fama della monaca di Helfta.
Il Boccaccio ci attesta la celebrità di Santa Matilde fin dal '300, a Firenze, dove il suo Libro della Grazia speciale era noto come Lode di Dama Matilde.
E forse lo stesso Dante, incontrando nel suo Purgatorio " una donna soletta che si già - cantando ed iscegliendo fior da fiore " pensava proprio a lei, Matilde di Hackeborn, cantrice dell'amore divino, che aveva sparso lungo la sua via fiori coloratissimi di poesia e profumati di grazia. (Fonte: Archivio Parrocchia)
Giaculatoria. - Santa Matilde di Hackeborn, pregate per noi.
AVE MATER DIVINAE GRATIAE