domenica 29 agosto 2021

Qualcosa ... e anche di più- Dal blog di Andrea Cionci

 

Papa Ratzinger, 

scovato un altro messaggio da una lettrice: 

inutile rispondere ai Dubia, il Papa sono io

27 agosto 2021

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Dunque, qualcosa finalmente sulla stampa sta uscendo. Dagospia QUI  RomaIT QUI   hanno rotto l’embargo. Ieri, anche il collega Francesco Antonio Grana de Il Fatto Quotidiano ha accennato QUI   all’inevitabile fiorire di teorie su un “papa occulto”.

Caro Collega, se avrai la bontà di leggere, QUI  QUI vedrai che si è un pezzo avanti oltre le vociferazioni e le teorie: ci sono docenti universitari, avvocati, magistrati, teologi, latinisti canonisti, giuristi che hanno analizzato la presunta rinuncia di papa Benedetto e hanno confermato, recentemente utilizzando le stesse categorie dei canonisti pro-Bergoglio, che la Declaratio del 2013, interpretata come rinuncia, è inesistente e che invece si attaglia precisamente a una dichiarazione di “SEDE IMPEDITA”. Tali affermazioni non vengono smentite da nessuno a partire dal marzo scorso. QUI  Sarebbe interessante e utile per i nostri lettori affrontare il discorso nel merito canonico invece di sfiorarlo appena, facendo intendere che si tratti solo di “pettegolezzi”. Siamo a disposizione per un cordiale confronto.

 

Nel frattempo tanti lettori sono andati già oltre e, partecipando all’inchiesta, ci segnalano altri fatti e documenti che confermano ulteriormente come Benedetto XVI abbia rinunciato fattualmente – e non giuridicamente, perché impossibile - SOLO all’esercizio pratico del potere, a causa del fatto che nessuno più gli obbediva e che non poteva più usare la posta, intercettata e trafugata (Vatileaks). In questo modo, egli è rimasto quell’unico papa legittimo di cui parla da otto anni senza mai spiegare quale QUI  .

Una lettrice - che tiene a restate anonima - ci ha segnalato oggi un passo dell’intervista rilasciata dal Papa a Peter Seewald nel volume Ein Leben” del 2020, pg. 1207. Un altro messaggio decisamente chiaro.

Infatti, quando Seewald chiede a Benedetto di commentare la mancata risposta di Bergoglio ai quattro Dubia dei cardinali sull’enciclica Amoris laetitia, (circa la comunione ai divorziati risposati) Benedetto non risponde direttamente, ma rimanda alla sua ultima udienza pubblica del 27 febbraio 2013, un giorno prima dell’entrata in vigore della sede impedita annunciata nella Declaratio. Nel testo dell’udienza QUI non c’è, infatti, ALCUNA RISPOSTA NEL MERITO DEI DUBIA dei cardinali: non si fa cenno né a divorziati né all’Eucaristia, ma c’è un messaggio chiarissimo sul fatto che lui non abbia MAI ABDICATO. [N.R. vedi nota]. Ecco perché si può trovare una risposta in quell'udienza: tutte le questioni nate successivamente intorno a Bergoglio, compresa la faccenda dei Dubianon contano nulla, in quanto Francesco non è il papa, perché Benedetto è rimasto IL papa. 

Non ci credete? Copiamo integralmente. Attenzione alle frasi in neretto che spiegheremo di seguito.

Seewald: “Il cardinale Raymond Burke – uno dei quattro autori dei Dubia, lo scritto in cui si formulavano alcuni dubbi sull’esortazione apostolica del pontefice Amoris laetitia – nel novembre 2016 ha dichiarato che Amoris laetitia aveva creato confusione: «Nella Chiesa è in atto una divisione tremenda e non è questa la via che la Chiesa è solita percorrere». Papa Francesco non ha risposto ai Dubia. Sarebbe meglio che lo facesse Lei ?

Benedetto XVI: “Preferisco non prendere direttamente posizione su quest’ultima domanda, perché ciò vorrebbe dire addentrarsi nelle concrete questioni del governo della Chiesa e abbandonare la dimensione spirituale alla quale esclusivamente attiene il mio mandato. Se rispondessi, suppongo che tutti coloro che mi attaccano continuamente per le mie dichiarazioni pubbliche vedrebbero confermate le loro maldicenze. Posso quindi limitarmi a fare riferimento a ciò che ho detto il 27 febbraio 2013 nella mia ultima udienza generale pubblica. In mezzo a tutti i tormenti che affliggono l’umanità e alla forza inquietante e distruttiva dello spirito malvagio, nella Chiesa si riuscirà sempre a riconoscere la forza silenziosa della bontà di Dio. Le oscurità delle epoche storiche che si succedono certamente non consentiranno mai di poter godere del tutto indisturbati della pura gioia di essere cristiano[…] Ma nella Chiesa e nella vita dei singoli cristiani ci sono sempre momenti in cui si può avvertire nel profondo che il Signore ci ama, e questo amore significa gioia, è «felicità»".

 

Allora, come già visto,  il governo della Chiesa, il ministerium, non è più suo, egli lo ha abbandonato a se stesso lasciando la sede LIBERA, VUOTA (e non vacante come il Vaticano ha tradotto il verbo "vacet": è canonicamente impossibile che la sede resti vacante con la rinuncia al ministerium). Quindi, il governo della Chiesa è ora in mano ad altri. Di recente, il collega Mirko Ciminiello ha scoperto che Benedetto ci fa capire QUI che non riconosce Francesco come legittimo papa, dato che non lo considera come suo successore nella lista dei papi di San Malachia.

La dimensione spirituale è appunto il munus petrino, il titolo di papa concesso direttamente da Dio che lui CONSERVA.

Le maldicenze sono quelle di chi critica sempre Benedetto, perché “pur essendosi dimesso da papa continua a intervenire con ingerenze nel pontificato di Francesco”. Sono maldicenze semplicemente perché LUI NON HA ABDICATO e continua a essere il papa, nel pieno diritto di intervenire.

La forza silenziosa e l’avvertire nel profondo sono un chiaro rimando al fatto che chi ha orecchie per intendere e occhi per vedere capisce la situazione.

E ora passiamo al clou, quando Ratzinger rimanda l’intervistatore a cercare le risposte ai Dubia dei cardinali nella sua ultima udienza generale -  “pubblica” - specifica, forse perché dopo a continuato a dare udienze private, sempre come pontefice?.

Ed ecco cosa dichiarò nell’ultima udienza, riportata integralmente dal sito vaticano QUI  Come potrete leggere, non si riesce a trovare il minimo cenno che possa rispondere ai Dubia su divorzio ed Eucaristia,  se non in un senso più generale, più alto soprattutto definitivo.   

“Ho fatto questo passo nella piena consapevolezza della sua gravità e anche novità, ma con una profonda serenità d’animo”. 

Che novità? Hanno abdicato ben 10 papi nella storia, quindi la sua non sarebbe affatto una novità. A meno che lui non si riferisca a quanto dichiarato QUI : “(Come me n.d.r.), nessun papa si è dimesso per mille anni e anche nel I millennio è stata un’eccezione”. Abbiamo visto, che il suo riferimento è all’unico papa che nel I millennio fu scacciato da un antipapa, perdendo il ministerium, come lui, ma rimanendo papa a tutti gli effetti. La NOVITÀ, dunque, è nel fatto che lui ha abbandonato volontariamente e liberamente a se stesso il governo della Chiesa, per impossibilità nel gestirlo.

“La gravità della decisione è stata proprio anche nel fatto che da quel momento in poi ero impegnato sempre e per sempre dal Signore […] Il “sempre” è anche un “per sempre” - non c’è più un ritornare nel privato. La mia decisione di rinunciare all’esercizio attivo del ministero, non revoca questo. Non ritorno alla vita privata, a una vita di viaggi, incontri, ricevimenti, conferenze eccetera. Non abbandono la croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso. Non porto più la potestà dell’officio per il governo della Chiesa, ma nel servizio della preghiera resto, per così dire, nel recinto di san Pietro”.

Piuttosto esplicito, diremmo: lui resta papa per sempre, perché non ha rinunciato al titolo di papa, il munus. E’ divenuto un “papa eremita” e non emerito, dato che l’istituto non esiste, come abbiamo visto QUI

“Vi chiedo di ricordarmi davanti a Dio, e soprattutto di pregare per i Cardinali, chiamati ad un compito così rilevante, e per il nuovo Successore dell’Apostolo Pietro: il Signore lo accompagni con la luce e la forza del suo Spirito”.

Anche qui, papa Ratzinger non si riferisce affatto al conclave del 2013, illegittimo in quanto lui non aveva abdicato, ma al PROSSIMO VERO CONCLAVE che alla sua morte, o valida rinuncia, dovrà eleggere il prossimo vero papa. Abbiamo già visto questa specificazione analizzando la Declaratio come “sede impedita” QUI .

I soliti continueranno a dire che si tratta di letture tendenziose, forzature etc. Il problema è che queste letture tendenziose contano ormai una trentina di casi, logicamente ineccepibili, non vengono smentite da nessuno e hanno precise rispondenze canoniche. Presto pubblicheremo un elenco completo con il parere di specialisti.

Ma tanto, chi rinuncia a priori al PENSIERO LOGICO non vorrà e non riuscirà mai capire nulla di questa faccenda.

N.B.

In questo momento, c’è in me una grande fiducia, perché so, sappiamo tutti noi, che la Parola di verità del Vangelo è la forza della Chiesa, è la sua vita. Il Vangelo purifica e rinnova, porta frutto, dovunque la comunità dei credenti lo ascolta e accoglie la grazia di Dio nella verità e nella carità. Questa è la mia fiducia, questa è la mia gioia.

Quando, il 19 aprile di quasi otto anni fa, ho accettato di assumere il ministero petrino, ho avuto la ferma certezza che mi ha sempre accompagnato: questa certezza della vita della Chiesa dalla Parola di Dio. In quel momento, come ho già espresso più volte, le parole che sono risuonate nel mio cuore sono state: Signore, perché mi chiedi questo e che cosa mi chiedi? E’ un peso grande quello che mi poni sulle spalle, ma se Tu me lo chiedi, sulla tua parola getterò le reti, sicuro che Tu mi guiderai, anche con tutte le mie debolezze. E otto anni dopo posso dire che il Signore mi ha guidato, mi è stato vicino, ho potuto percepire quotidianamente la sua presenza. E’ stato un tratto di cammino della Chiesa che ha avuto momenti di gioia e di luce, ma anche momenti non facili; mi sono sentito come san Pietro con gli Apostoli nella barca sul lago di Galilea: il Signore ci ha donato tanti giorni di sole e di brezza leggera, giorni in cui la pesca è stata abbondante; vi sono stati anche momenti in cui le acque erano agitate ed il vento contrario, come in tutta la storia della Chiesa, e il Signore sembrava dormire. Ma ho sempre saputo che in quella barca c’è il Signore e ho sempre saputo che la barca della Chiesa non è mia, non è nostra, ma è sua. E il Signore non la lascia affondare; è Lui che la conduce, certamente anche attraverso gli uomini che ha scelto, perché così ha voluto. Questa è stata ed è una certezza, che nulla può offuscare. Ed è per questo che oggi il mio cuore è colmo di ringraziamento a Dio perché non ha fatto mai mancare a tutta la Chiesa e anche a me la sua consolazione, la sua luce, il suo amore.

Siamo nell’Anno della fede, che ho voluto per rafforzare proprio la nostra fede in Dio in un contesto che sembra metterlo sempre più in secondo piano. Vorrei invitare tutti a rinnovare la ferma fiducia nel Signore, ad affidarci come bambini nelle braccia di Dio, certi che quelle braccia ci sostengono sempre e sono ciò che ci permette di camminare ogni giorno, anche nella fatica. Vorrei che ognuno si sentisse amato da quel Dio che ha donato il suo Figlio per noi e che ci ha mostrato il suo amore senza confini. Vorrei che ognuno sentisse la gioia di essere cristiano. In una bella preghiera da recitarsi quotidianamente al mattino si dice: «Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano…». Sì, siamo contenti per il dono della fede; è il bene più prezioso, che nessuno ci può togliere! Ringraziamo il Signore di questo ogni giorno, con la preghiera e con una vita cristiana coerente. Dio ci ama, ma attende che anche noi lo amiamo!

Ma non è solamente Dio che voglio ringraziare in questo momento. Un Papa non è solo nella guida della barca di Pietro, anche se è la sua prima responsabilità. Io non mi sono mai sentito solo nel portare la gioia e il peso del ministero petrino; il Signore mi ha messo accanto tante persone che, con generosità e amore a Dio e alla Chiesa, mi hanno aiutato e mi sono state vicine. Anzitutto voi, cari Fratelli Cardinali: la vostra saggezza, i vostri consigli, la vostra amicizia sono stati per me preziosi; i miei Collaboratori, ad iniziare dal mio Segretario di Stato che mi ha accompagnato con fedeltà in questi anni; la Segreteria di Stato e l’intera Curia Romana, come pure tutti coloro che, nei vari settori, prestano il loro servizio alla Santa Sede: sono tanti volti che non emergono, rimangono nell’ombra, ma proprio nel silenzio, nella dedizione quotidiana, con spirito di fede e umiltà sono stati per me un sostegno sicuro e affidabile. Un pensiero speciale alla Chiesa di Roma, la mia Diocesi! Non posso dimenticare i Fratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato, le persone consacrate e l’intero Popolo di Dio: nelle visite pastorali, negli incontri, nelle udienze, nei viaggi, ho sempre percepito grande attenzione e profondo affetto; ma anch’io ho voluto bene a tutti e a ciascuno, senza distinzioni, con quella carità pastorale che è il cuore di ogni Pastore, soprattutto del Vescovo di Roma, del Successore dell’Apostolo Pietro. Ogni giorno ho portato ciascuno di voi nella preghiera, con il cuore di padre.

Vorrei che il mio saluto e il mio ringraziamento giungesse poi a tutti: il cuore di un Papa si allarga al mondo intero. E vorrei esprimere la mia gratitudine al Corpo diplomatico presso la Santa Sede, che rende presente la grande famiglia delle Nazioni. Qui penso anche a tutti coloro che lavorano per una buona comunicazione e che ringrazio per il loro importante servizio.

A questo punto vorrei ringraziare di vero cuore anche tutte le numerose persone in tutto il mondo, che nelle ultime settimane mi hanno inviato segni commoventi di attenzione, di amicizia e di preghiera. Sì, il Papa non è mai solo, ora lo sperimento ancora una volta in un modo così grande che tocca il cuore. Il Papa appartiene a tutti e tantissime persone si sentono molto vicine a lui. E’ vero che ricevo lettere dai grandi del mondo – dai Capi di Stato, dai Capi religiosi, dai rappresentanti del mondo della cultura eccetera. Ma ricevo anche moltissime lettere da persone semplici che mi scrivono semplicemente dal loro cuore e mi fanno sentire il loro affetto, che nasce dall’essere insieme con Cristo Gesù, nella Chiesa. Queste persone non mi scrivono come si scrive ad esempio ad un principe o ad un grande che non si conosce. Mi scrivono come fratelli e sorelle o come figli e figlie, con il senso di un legame familiare molto affettuoso. Qui si può toccare con mano che cosa sia Chiesa – non un’organizzazione, un’associazione per fini religiosi o umanitari, ma un corpo vivo, una comunione di fratelli e sorelle nel Corpo di Gesù Cristo, che ci unisce tutti. Sperimentare la Chiesa in questo modo e poter quasi toccare con le mani la forza della sua verità e del suo amore, è motivo di gioia, in un tempo in cui tanti parlano del suo declino. Ma vediamo come la Chiesa è viva oggi!

In questi ultimi mesi, ho sentito che le mie forze erano diminuite, e ho chiesto a Dio con insistenza, nella preghiera, di illuminarmi con la sua luce per farmi prendere la decisione più giusta non per il mio bene, ma per il bene della Chiesa. Ho fatto questo passo nella piena consapevolezza della sua gravità e anche novità, ma con una profonda serenità d’animo. Amare la Chiesa significa anche avere il coraggio di fare scelte difficili, sofferte, avendo sempre davanti il bene della Chiesa e non se stessi.

Qui permettetemi di tornare ancora una volta al 19 aprile 2005. La gravità della decisione è stata proprio anche nel fatto che da quel momento in poi ero impegnato sempre e per sempre dal Signore. Sempre – chi assume il ministero petrino non ha più alcuna privacy. Appartiene sempre e totalmente a tutti, a tutta la Chiesa. Alla sua vita viene, per così dire, totalmente tolta la dimensione privata. Ho potuto sperimentare, e lo sperimento precisamente ora, che uno riceve la vita proprio quando la dona. Prima ho detto che molte persone che amano il Signore amano anche il Successore di san Pietro e sono affezionate a lui; che il Papa ha veramente fratelli e sorelle, figli e figlie in tutto il mondo, e che si sente al sicuro nell’abbraccio della vostra comunione; perché non appartiene più a se stesso, appartiene a tutti e tutti appartengono a lui.

Il “sempre” è anche un “per sempre” - non c’è più un ritornare nel privato. La mia decisione di rinunciare all’esercizio attivo del ministero, non revoca questo. Non ritorno alla vita privata, a una vita di viaggi, incontri, ricevimenti, conferenze eccetera. Non abbandono la croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso. Non porto più la potestà dell’officio per il governo della Chiesa, ma nel servizio della preghiera resto, per così dire, nel recinto di san Pietro. San Benedetto, il cui nome porto da Papa, mi sarà di grande esempio in questo. Egli ci ha mostrato la via per una vita, che, attiva o passiva, appartiene totalmente all’opera di Dio.

Ringrazio tutti e ciascuno anche per il rispetto e la comprensione con cui avete accolto questa decisione così importante. Io continuerò ad accompagnare il cammino della Chiesa con la preghiera e la riflessione, con quella dedizione al Signore e alla sua Sposa che ho cercato di vivere fino ad ora ogni giorno e che vorrei vivere sempre. Vi chiedo di ricordarmi davanti a Dio, e soprattutto di pregare per i Cardinali, chiamati ad un compito così rilevante, e per il nuovo Successore dell’Apostolo Pietro: il Signore lo accompagni con la luce e la forza del suo Spirito.

Invochiamo la materna intercessione della Vergine Maria Madre di Dio e della Chiesa perché accompagni ciascuno di noi e l’intera comunità ecclesiale; a Lei ci affidiamo, con profonda fiducia.

Cari amici! Dio guida la sua Chiesa, la sorregge sempre anche e soprattutto nei momenti difficili. Non perdiamo mai questa visione di fede, che è l’unica vera visione del cammino della Chiesa e del mondo. Nel nostro cuore, nel cuore di ciascuno di voi, ci sia sempre la gioiosa certezza che il Signore ci è accanto, non ci abbandona, ci è vicino e ci avvolge con il suo amore. Grazie!


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