giovedì 5 agosto 2021

Maestro. Parlaci ancora di tua Madre.

 


 ...7 «Ma non sarebbe più bello continuare la lezione del Maestro anziché sembrare tanti capretti imbizziti?» chiede il pacifico Tommaso.

   «Ma sì, Maestro. Parlaci ancora di tua Madre. E' così luminosa la sua infanzia! Ci fa l'anima vergine per riflesso, ed io, povero peccatore, ne ho tanto bisogno!» esclama Matteo.
   «Che vi devo dire? Sono tanti episodi, uno più dolce dell'altro...Lei te li ha narrati?».
   «Qualcuno. Ma molti più Giuseppe, come il più bel racconto a Me fanciullo, e anche Alfeo di Sara che, essendo di pochi anni più vecchio di mia Madre, le fu amico nei brevi anni che Lei fu a Nazaret».
   «Oh! racconta...» prega Giovanni. Sono tutti in cerchio, seduti all'ombra degli ulivi, con Jabé al centro che guarda fisso Gesù come udisse una paradisiaca fiaba.
   «Vi dirò la lezione di castità che diede mia Madre, pochi giorni avanti l'entrata nel Tempio, al suo piccolo amico e a molti altri. Si era sposata quel giorno una fanciulla di Nazaret, parente di Sara, e anche Gioacchino ed Anna erano stati invitati alle nozze. Con essi la piccola Maria, che con altri bambini aveva l'incarico di gettare petali sfogliati sul cammino della sposa. Dicono che era bellissima, da piccina, e tutti se la contendevano dopo la festosa entrata della sposa. Era molto difficile vedere Maria perché Ella viveva moto in casa, amando una grotticella, che Lei chiama tutt'ora "dei suoi sponsali", più di ogni luogo. Quando perciò era vista, bionda, rosea e gentile, era accasciata dalle carezze. La chiamavano "il Fiore di Nazaret" oppure "la Perla di Galilea" o anche "la Pace di Dio" a ricordo di un arcobaleno enorme venuto improvviso al suo primo vagire. Ed era infatti tutto questo e più ancora. E' il Fiore del Cielo e del creato, è la Perla del Paradiso, è la Pace di Dio... Sì, la Pace. Io sono il Pacifico perché sono Figlio del Padre e figlio di Maria: la Pace infinita e la Pace soave.
   Quel giorno tutti la volevano baciare e prendere in grembo. E Lei, schiva di baci e di contatti, disse con gravità gentile: "Ve ne prego. Non mi sgualcite". Credettero parlasse della sua veste di lino, cinta di una fascia d'azzurro alla vita, ai piccoli polsi, al collo... oppure alla ghirlandetta di fiorellini azzurri di cui Anna l'aveva incoronata per trattenerle a posto i riccioli lievi, e l'assicurarono che non le avrebbero sgualcita né veste né ghirlanda. Ma Lei, sicura, piccola donna di tre anni ritta fra un cerchio di adulti, disse seria: 'Non penso a ciò che si ripara. Parlo dell'anima mia. E' di Dio. E non vuole essere toccata che da Dio'. Le obiettarono: "Ma noi baciamo te, non la tua anima". Ed Essa: "Il mio corpo è tempio dell'anima e vi è sacerdote lo Spirito. Il popolo non è ammesso nel recinto sacerdotale. Ve ne prego. Non entrate nel recinto di Dio".
   Alfeo, che aveva allora otto anni e che l'amava molto, fu colpito da questa risposta e il giorno dopo, trovandola presso la sua grotticella, intenta a cogliere fiori, le chiese: "Maria, quando sarai donna mi vorresti per sposo?". Ancora in lui durava l'effervescenza della festa nuziale a cui aveva assistito.
   Ed Ella: "Io ti amo molto. Ma non ti vedo come uomo. Ti dico un segreto. Io vedo solo l'anima dei viventi. Quella la amo molto, con tutto il cuore. Ma non vedo altro che Dio come 'vero Vivente' a cui potrò dare me stessa".
   Ecco un episodio».
   «"Vero vivente"!!! Ma sai che è parola profonda!» esclama Bartolomeo.
   E Gesù, umilmente con un sorriso: «Ella era la Madre della Sapienza».
   «Era?... Ma non aveva tre anni?»
   «Era. Io vivevo già in Lei, essendo Dio in Lei, dal suo concepimento, nella sua Unità e Trinità perfettissima».

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