mercoledì 30 agosto 2023

Le tappe di un cammino islamo-cristiano ancora da tracciare

 

4 novembre 2008

Dialogo islamo-cristiano: Benedetto XVI si iscrive nella logica del Concilio e di Giovanni Paolo II ma con maggiore chiarezza e fermezza (La Croix)


Vedi anche:

FORUM CATTOLICO-MUSULMANO: LO SPECIALE DEL BLOG














Evoluzione e Creazione: in Vaticano piena libertà di discussione, voglia di capire senza vincoli (Politi)

Clicca qui per leggere l'articolo de La Croix nella versione originale (francese)

Leggiamo ora la traduzione a cura di www.finesettimana.org

Le tappe di un cammino islamo-cristiano ancora da tracciare

di Martine De Sauto

in “La Croix” del 27 ottobre 2008 (traduzione www.finesettimana.org)

Dei pionieri avevano aperto la strada, ma il dialogo islamo cristiano è cominciato davvero dopo il Vaticano II, ed amplificato da Giovanni Paolo II. Benedetto XVI si iscrive in questa logica, ma con maggiore chiarezza e fermezza.

Nel settembre 2006, dopo il discorso di Benedetto XVI a Ratisbona, il dialogo tra islam e cristianesimo sembrava messo male.
I musulmani, compreso i più moderati, si erano interrogati su quella che percepivano come una rottura dopo le iniziative di dialogo prese da Giovanni Paolo II. E, tra i cattolici, c'era chi parlava di un cambiamento di rotta.
Da allora, ricorda però Maurice Borromans (1) “molte cose sono successe”. Tra due comunità di più di un miliardo di fedeli, le poste in gioco sono troppo importanti per lasciar cadere le possibilità d'incontro.

Per secoli, i rapporti tra cristiani e musulmani, segnati dalla storia, sono stati vissuti piuttosto come scontro. A partire dal XIX secolo, lo sguardo dei cristiani sull'islam comincia a modificarsi.
Missionari protestanti e cattolici instaurano delle relazioni di amicizia e di servizio con i musulmani. Parallelamente, l'emiro Abd El Kader, che diventa famoso per aver preso nel 1860 la difesa dei cristiani di Damasco, contribuisce a cambiare l'immagine dei musulmani. Alla fine del secolo, Charles de Foucauld incarna a sua volta il rispetto evangelico della fede dei musulmani.
Nello stesso periodo, le Chiese cercano di favorire una migliore conoscenza dell'islam. Fin dagli anni 20, vengono dispensati nelle università pontificie dei corsi di islamologia e, nel 1937, tre giovani domenicani – Georges Anawati, Jacques Jomier e Serge de Braurecueil – accettano, su richiesta del padre Marie-Dominique Chenu, di impegnarsi nello studio dell'islam e della cultura araba in paese musulmano. Inizieranno, in Egitto ed in Afghanistan, un dialogo teologico e spirituale con i musulmani e permetteranno la nascita, nel 1945, dell'Istituto domenicano di studi orientali del Cairo.

I Padri Bianchi creano fin dal 1926 in Tunisia una casa di studi e di ricerca che permetterà la nascita del PISAI, l'Istituto pontificio di studi arabi ed islamici, di cui padre Borrmans sarà fino a questi ultimi anni una figura essenziale. Sul campo, le cose sono in movimento. Dei religiosi in missione si impegnano per la difesa dei diritti del musulmani. In Algeria,la solidarietà si esprime attraverso monsignor Duval. Allo stesso tempo, in Francia, dei cristiani si preoccupano dei lavoratori immigrati maghrebini.

Un passo decisivo viene fatto alla fine del Concilio Vaticano II, con la dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane (Nostra aetate) promulgata da Paolo VI, il 28 ottobre 1965, che afferma che “la Chiesa cattolica guarda con stima i musulmani che adorano il Dio uno.
(...) Se numerosi dissensi e inimicizie si sono manifestati tra cristiani e musulmani, il concilio li esorta a dimenticare il passato, (...) a promuovere insieme la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà.” Vengono create delle istituzioni per organizzare il dialogo e facilitarne la prosecuzione. A cominciare dal segretariato pontificio per le relazioni con i non-cristiani, che nel 1987 diventerà il Consiglio per il dialogo interreligioso. In Francia l'episcopato istituisce nel 1973 un Segretariato per le relazioni con l'islam (SRI). Praticamente ogni conferenza episcopale d'Europa fa la stessa cosa. Il COE, che ha anch'esso gettato dei ponti verso l'islam, dispone di un ufficio specializzato a Ginevra. Le pubblicazioni seguono. La riflessione teologica si sviluppa con uomini come Robert Caspar. Nel 1967 viene tra l'altro creato in seno all'Istituto cattolico di Parigi un
Istituto di scienze e di teologia delle religioni (ISTR) che si interessa al dialogo islamo-cristiano.
Altri seguiranno. E numerose facoltà di teologia anglicane e protestanti faranno lo stesso. Le Chiese cristiane del Maghreb e del Medio Oriente elaborano dei testi per una spiritualità dell'incontro. Il Gruppo di ricerca islamo-cristiano (Gric), che riunisce professori universitari di diversi paesi, nasce
in Tunisia nel 1977. Diverse organizzazioni non clericali vedono anch'esse la luce, come il Gruppo di amicizia islamo-cristiana (Gaic), che organizza ogni anno in Europa una settimana di incontri islamo-cristiani.

Gli anni 1960-1970 sono contrassegnati da un clima irenico. Giovanni Paolo II si mostra più realista. Fin dal 1985 a Casablanca davanti ad 80 000 giovani marocchini, esprime l'augurio di una collaborazione in vista di un dialogo delle culture, delle spiritualità e di una lotta comune per lo sviluppo. Insiste sull'esigenza di una “reciprocità” a favore delle minoranze cristiane. La sua visita all'università di Al-Azhar del Cairo, la più prestigiosa dell'islam sunnita, poi alla moschea degli Omeyyadi a Damasco, i suoi discorsi in diversi paesi musulmani permettono di aprire la strada del dialogo, di arricchirne il contenuto teologico e pastorale. Parallelamente proseguono gli incontri ufficiali tra Chiese ed esperti musulmani. Certe istituzioni musulmane, come l'università di Tunisi o l'accademia reale di Giordania, prendono anch'esse delle iniziative.
“Benché il dialogo abbia acquisito una certa popolarità, constata tuttavia il gesuita Christian Van Nispen (2), da una ventina d'anni si sono manifestati dei fenomeni di fatica, se non di diffidenza.”
E, effettivamente, ben prima che l'11 settembre ravvivasse i pregiudizi reciproci e la mutua diffidenza, lo scetticismo domina le comunità cristiane.
L'aumento degli estremismi in Medio Oriente, l'assassinio di religiosi cristiani in Algeria, la persecuzione di minoranze non musulmane nel Sudan ed in Nigeria, l'esodo dei cristiani dalla Palestina e dall'Iraq sottolineano i limiti del dialogo ed il peso dei contesti sociopolitici.

Anche il dialogo teologico procede con fatica. Tenuto conto delle difficoltà, Benedetto XVI riprende il problema su basi nuove.

Pur restando fedele allo spirito di Nostra aetate, incoraggiando a proseguire l'opera, inscrive il dialogo in una prospettiva diversa, mettendo l'accento su due punti: il dialogo delle culture, indispensabile al bene dell'umanità, piuttosto che il dialogo teologico, e la libertà di coscienza e di pratica religiosa.

(1) Padre Bianco, autore in particolare di Dialogue islamo-chrétien à temps et contretemps, Éd.
Saint-Paul, p. 254, € 18,50.
(2) (2) Chrétiens et musulmans. Frères devant Dieu, Éd. de l'Atelier, p. 188, € 15.

Clicca qui per accedere all'indirizzo diretto della traduzione.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao, Raffaella
per quanto mi riguarda un ulteriore motivo di perplessità.
Comunque speriamo e preghiamo.

da Asca
VATICANO: DOMANI FORUM CATTOLICO-MUSULMANO. DEFEZIONI TRA ISLAMICI

(ASCA) - Citta' del Vaticano, 3 nov - Non sono ancora disponibili gli elenchi definitivi dei partecipanti al Forum cattolico-musulmano che si apre domani in Vaticano. I nominativi delle delegazioni, composte da 24 delegati per parte, affiancate ciascuna da 5 ''consiglieri', dovrebbero essere diffuse in giornata.

Per la parte islamica, composta da rappresentanti dei firmatari di ''Una Parola Comune'', la lettera inviata al papa e ai responsabili delle Chiese cristiane ortodosse e protestanti il 13 ottobre dello scorso anno, si sono registrate inoltre molte defezioni dell'ultimo momento, dettate, secondo quanto spiega la Coreis in un comunicato, da ''ragioni di eta' e di salute''.

Non saranno infatti presenti l'autorevole sapiente siriano Shaykh Said Ramadan al-Buti, che doveva essere capo-delegazione, il Mufti d'Egitto Ali Gumua, il direttore dell'ISESCO Abd al-Aziz Uthman Al Twaijri, il Principe della Nigeria Bola Ajibola e il predicatore yemenita Shaykh Habib Ali al-Jiffri. A guidare gli islamici sara' quindi il Mufti della Bosnia-Erzegovina Mustafa Ceric, esempio di musulmano europeo particolarmente significativo per qualita' intellettuale e integrita' religiosa. I musulmani, scrive la Coreis, ''hanno comunque voluto favorire e sostenere il ricambio generazionale in una delegazione piuttosto giovane, con l'auspicio che i delegati musulmani si mostrino interpreti qualificati del dialogo religioso e dello scambio intellettuale con la Chiesa Cattolica''. Tra di loro ci sara' anche il controverso studioso Tariq Ramadan. La Coreis stessa sara' presente con il vice-presidente Yahya Pallavicini come consigliere. Presente anche il presidente degli intellettuali musulmani, Ahmad Vincenzo.

La delegazione cattolica sara' invece guidata dal presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, card. Jean-Louis Tauran, unico cardinale di Curia presente, affiancato dal segretario del Consiglio, Pier Luigi Celata e dal capo-ufficio del dicastero vaticano per l'Islam, mons. Khaled Akasheh. Parteciperanno all'incontro anche il direttore del Pontificio Istituto di Studi Arabi e d'Islamistica, p. Miguel A'ngel Ayuso Guixot e gli islamismi p. Christian Troll e, come consigliere, p. Khalil Samir Khalil. Non ci saranno, invece, l'ex-presidente del Pontificio consiglio, p. Michael Fitzgerald, ne' i ''veterani' del dialogo cristiano-islamico p. Daniel Madigan e p. Thomas Michel.

Il programma del Forum prevede incontri a porte chiuse domani e dopodomani, mentre per la mattina del 6 novembre e' prevista l'udienza con papa Benedetto XVI. Il pomeriggio di quello stesso giorno, all'Universita' Gregoriana, ci sara' invece una sessione ''semi-pubblica'', ad inviti, in cui verra' presentato il messaggio finale e proporranno la loro testimonianza un cattolico e un musulmano.
asp/mcc/alf

Alessia

http://paparatzinger-blograffaella.blogspot.com/2008/11/dialogo-islamo-cristiano-benedetto-xvi.html




«Rosa del mio cuore, sii la mia sposa»

SANTA ROSA da Lima

 ℣. Dègnati, o padre, di benedirmi.

Benedizione. Il Re degli angeli ci conduca all'assemblea degli abitanti del cielo. Amen.

Lettura 3
Il primo fiore dell'America Meridionale, la vergine Rosa, nacque a Lima da genitori cristiani e fin dalla culla diede chiari indizi della futura santità. 
Il fatto che il suo volto fosse diventato un giorno simile ad una rosa, fu la ragione per cui le si impose tale nome. Perché i parenti non la costringessero a sposarsi, sì recise di nascosto la bellissima capigliatura. 

Visse con singolare austerità. 
Indossò l'abito del terz'ordine domenicano, seguendo le norme di santa Caterina da Siena. Per quindici anni, in preda quasi continuamente a spaventose desolazioni e aridità di spirito, sopportò coraggiosamente queste agonie più amare d'ogni morte. 

Ebbe frequenti apparizioni dell'angelo custode, di santa Caterina da Siena, della vergine Madre di Dio, che avevano con lei una mirabile familiarità, e meritò di udire da Cristo queste parole: «Rosa del mio cuore, sii la mia sposa». 
Compì numerosi miracoli prima e dopo la morte. Fu iscritta dal pontefice Clemente X nell'albo delle sante vergini.
℣. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
℟. Grazie a Dio.

℣. O Signore, esaudisci la mia preghiera.
℟.
 E il mio grido giunga fino a Te.
Preghiamo.
Dio onnipotente, largitore di tutti i beni, che prevenendo colla rugiada della grazia celeste la beata Rosa, volesti che fiorisse nelle Indie con lo splendore della verginità e della pazienza: dà a noi tuoi servi, che, correndo dietro al soave profumo di lei, meritiamo di diventare il buon odore di Cristo:
Lui che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
℟. Amen

AMDG et D.V.MARIAE


martedì 29 agosto 2023

TRIPLICE COMPITO: «L'intima natura della Chiesa si esprime in un triplice compito: annuncio della Parola di Dio (kerygma-martyria), celebrazione dei Sacramenti (leiturgia), servizio della carità (diakonia). Sono compiti che si presuppongono a vicenda e non possono essere separati l’uno dall’altro» (Lett. enc. Deus caritas est, 25).

 SEMPRE PIÙ ATTUALE

Benedetto XVI: il cattolico non può collaborare con tutti

Un Motu proprio del 2012 definiva i termini delle collaborazioni caritative, perché non andassero a detrimento della carità più alta: quella della Verità.

DOTTRINA SOCIALE 26_08_2023

Nella Chiesa oggi per lo più sta valendo il principio che si deve e si può collaborare con tutti. 

I discorsi e la prassi di Fr. ce lo dicono a iosa e continuamente. 

Però l’11novembre 2012 Benedetto XVI emise un Motu proprio sul servizio della carità nella Chiesa in cui dice tutt’altro. Vi si trova scritto che bisogna evitare che le iniziative diocesane o parrocchiali diano voce ad associazioni o gruppi che, pur presentandosi come finalizzate alla carità, perseguono obiettivi contrari all’insegnamento della Chiesa. 

Papa Benedetto dice anche che dovono essere rifiutati finanziamenti ad associazioni caritative cattoliche da parte di soggetti o istituzioni che perseguono fini contrari a quelli della Chiesa cattolica. Stabiliva che il vescovo ha l’obbligo di rendere pubblico a tutti i fedeli il fatto che il tale organismo o la tale associazione che dice di perseguire scopi di carità ma subordinate a finalità incompatibili con la dottrina cristiana non è da reputarsi cattolico e che non può usufruire di questo titolo.

Quante volte capita che siano proprio le diocesi o le parrocchie a dare voce a gruppi o associazioni con finalità incompatibili con la dottrina cattolica? 

Quanto spesso realtà diocesane collaborano con entità aventi ideologie contrarie alla religione cattolica e da questa collaborazione si traggono finanziamenti? 

Tra i movimenti popolari a cui si è rivolto Fr. in numerosi suoi discorsi molti avevano obiettivi per nulla corrispondenti alla Dottrina sociale della Chiesa ma tutti sono stati appoggiati e spinti ad operare. Capita che associazioni e gruppi cattolici collaborano con altre realtà aggregative per finalità in sé accettabili che però si collocano dentro una visione culturale oppure un’agenda che lascia molto a desiderare. Non è sufficiente che ci sia accordo su un punto del programma se altri punti non soddisfano le esigenze morali e religiose.

Questa Lettera apostolica ha un significato ampio in quanto implicitamente contesta la visione di chi sostiene che il cattolico può collaborare con tutti nella vita sociale e politica. Questa attività è certamente una forma di carità, ma la carità va tenuta insieme alle altre due funzioni proprie della Chiesa, quella liturgica e quella dottrinale di insegnamento della Parola di Dio.

*

https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/motu_proprio/documents/hf_ben-xvi_motu-proprio_20121111_caritas.html

AMDG et D.V.MARIAE

GRANDE PROMESSA

 


HO FATTO AL MONDO UNA PROMESSA GRANDIOSA

…Mio Figlio vuole che l’umanità, non solo MI riconosca come MADRE DI DIO che è il più grande onore, ma anche Corredentrice del mondo.
Invocatemi quanto più potete nelle Vostre preghiere - CORREDENTRICE - e IO elargirò su di voi molte grazie che sono necessarie per la vostra e per l’altrui liberazione.

HO FATTO AL MONDO UNA PROMESSA GRANDIOSA

C’è poco tempo e nel Purgatorio ci sono moltissime povere Anime… Bisogna salvarle.
Se un uomo prega con pietà e con cuore aperto questa breve preghiera, questa giaculatoria insistente: “Madre di Dio, Corredentrice del mondo, Prega per noi” libera ogni volta che viene recitata, mille Anime dal Purgatorio. Potete recitare questa preghiera ovunque - a piedi o in macchina, in chiesa, a casa, per strada - ovunque.

- 1 Gloria al Padre
- 1 Padre Nostro
- 10 “Madre di Dio, Corredentrice del mondo, Prega per noi"
- 1 Salve regina


N.B. Usare una corona del Santo Rosario
(A.D. 5 agosto 2001 - Compleanno della Madonna)



Estratto dal 41° messaggio della MADRE DI DIO, rivelato il 12 febbraio 1998 a Fulda (Germania) alla veggente Anna, che fa vita nascosta.
…in tutte le Sante Messe, insieme con il mio amato Figlio, prego per voi, mi offro per voi. Per questo mio Figlio vuole che l’umanità non solo mi riconosca come MORE DI DIO, che è il più grande onore, ma anche come CORREDENTRICE del mondo. E questo è il mio secondo nome molto venerabile. Un giorno il Papa proclamerà questo dogma in tutto il mondo, cioè che MARIA la Madre di DIO, è anche CORREDENTRICE del mondo. Invocatemi quanto più potete nelle vostre preghiere - CORREDENTRICE - e io elargirò su di voi molte grazie che sono necessarie per la vostra e per l’altrui liberazione.

…figli miei, alla mia festa, l’8 dicembre (1997 durante la festa dell’Immacolata Concezione della SS Vergine Maria, il giorno mondiale della grazia, fu trasportata in Ohlau la sua statua che ha pianto Lacrime di Sangue in processione al santuario. In quel giorno hanno sanguinato 3 Ostie) ho fatto al mondo una promessa grandiosa. C’è poco tempo e nel purgatorio ci sono moltissime povere anime, persino anime che soffrono dai tempi antichissimi - dal tempo del paganesimo. Bisogna salvarle. I cristiani possono salvarle attraverso la preghiera, il rosario, soprattutto la S. Messa e attraverso la Via Crucis. Ma ora Dio mi ha concesso grazia immensa, cioè che, se un uomo prega con pietà e cuore aperto questa breve preghiera:
MADRE DI DIO, CORREDENTRICE DEL MONDO
PREGA PER NOI

Mio Figlio libera 1000 anime dal purgatorio. Questa breve preghiera, questa giaculatoria insistente libera, ogni volta che viene recitata, dal purgatorio mille anime che raggiungono la gioia eterna, la luce eterna. Utilizzate questa grande grazia di poter aiutare le anime che vi compenseranno con continue preghiere e vi sosterranno in questa vita terrena spesso difficile e travagliata. Vi solleciteranno tanto, vi saranno infinitamente riconoscenti, e voi sfruttate questa gratitudine, implorate il loro aiuto. Potete invocare le povere anime del purgatorio, le anime già beate e i vostri patroni per le vostre richieste. Le anime del purgatorio aiutano moltissimo.
Figli miei, ringraziate Dio per questa grazia, perché nemmeno voi andrete direttamente in Paradiso, anche VOI DOVRETE UN GIORNO RIPAGARE Dio nel purgatorio per le vostre mancanze e così anche voi un giorno attenderete per le preghiere che salgono dalla terra. Perciò non perdete tempo. Potete recitare questa preghiera ovunque - andando a piedi o in macchina, in chiesa, a casa, per strada - ovunque. Questa preghiere viene sempre accolta per liberare le povere anime!... Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo - Amen



DIO É VIVO ED É CON NOI

Questa preghiera è stata dettata da un’anima del purgatorio alla veggente monfortana Maria Simma di Sontag dopo aver ricevuto il carisma a favore delle Anime del Purgatorio. Se recitata con fede ha il potere di sottrarre alle pene eterne molte anime che ogni giorno, per la loro condizione di peccato al momento del trapasso, sono in bilico tra inferno e purgatorio.

A CHI LA RECITA MATTINO E SERA E SI IMPEGNA A FARLA CONOSCERE, VENGONO RISERVATE GRAZIE SENZA NUMERO, ANCHE SENZA CHIEDERLE (Voi avete un Padre che sa bene quello di cui avete bisogno, Lc. 12,30)
Un modo sicuro per farla conoscere è di fotocopiare il presente foglietto PDF e di farlo trovare all’interno delle chiese, delle comunità cristiane, nei luoghi di convegno di gruppi di preghiera ecc. e di distribuirlo a familiari e persone di fede cristiana pregandole di farlo a loro volta. Anche a chi farà questo saranno riservate abbondanti grazie.



PREGHIERA IN FAVORE DEI MORENTI 
PER LA SALVEZZA DELLA LORO ANIMA

O Misericordiosissimo Gesù, che bruci di un sì ardente amore per le anime, Ti scongiuro, per l'agonia del Tuo Santissimo Cuore e per i dolori di Tua Madre Immacolata, di purificare col Tuo Sangue tutti i peccatori della terra che sono in agonia e che devono morire oggi stesso.
Cuore agonizzante di Gesù abbi pietà dei moribondi.
(3 Ave Maria)

"Abbi il coraggio di osare con Dio! Provaci! Non aver paura di Lui! Abbi il coraggio di rischiare con la fede! Abbi il coraggio di rischiare con la bontà! Abbi il coraggio di rischiare con il cuore puro! Compromettiti con Dio, allora vedrai che proprio con ciò la tua vita diventa ampia ed illuminata, non noiosa, ma piena di infinite sorprese, perché la bontà infinita di Dio non si esaurisce mai!".

 


OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI

Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria
Giovedì, 8 dicembre 2005

 

Cari Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,
Cari Fratelli e Sorelle,

Quarant'anni fa, l'8 dicembre 1965, sulla Piazza antistante questa Basilica di San Pietro, Papa Paolo VI concluse solennemente il Concilio Vaticano II. Era stato inaugurato, secondo la volontà di Giovanni XXIII, l'11 ottobre 1962, allora festa della Maternità di Maria, ed ebbe la sua conclusione nel giorno dell'Immacolata. Una cornice mariana circonda il Concilio. In realtà, è molto di più di una cornice: è un orientamento dell'intero suo cammino. Ci rimanda, come rimandava allora i Padri del Concilio, all'immagine della Vergine in ascolto, che vive nella Parola di Dio, che serba nel suo cuore le parole che le vengono da Dio e, congiungendole come in un mosaico, impara a comprenderle (cfr Lc 2,19.51); ci rimanda alla grande Credente che, piena di fiducia, si mette nelle mani di Dio, abbandonandosi alla Sua volontà; ci rimanda all'umile Madre che, quando la missione del Figlio lo esige, si fa da parte e, al contempo, alla donna coraggiosa che, mentre i discepoli si danno alla fuga, sta sotto la croce. Paolo VI, nel suo discorso in occasione della promulgazione della Costituzione conciliare sulla Chiesa, aveva qualificato Maria come "tutrix huius Concilii" – "protettrice di questo Concilio" (cfr Oecumenicum Concilium Vaticanum II, Constitutiones Decreta Declarationes, Città del Vaticano 1966, pag. 983) e, con un'allusione inconfondibile al racconto di Pentecoste tramandato da Luca (At 1,12-14), aveva detto che i Padri si erano riuniti nell'aula del Concilio "cum Maria, Matre Iesu" e, pure nel suo nome, ne sarebbero ora usciti (pag. 985).

Resta indelebile nella mia memoria il momento in cui, sentendo le sue parole: "Mariam Sanctissimam declaramus Matrem Ecclesiae" – "dichiariamo Maria Santissima Madre della Chiesa", spontaneamente i Padri si alzarono di scatto dalle loro sedie e applaudirono in piedi, rendendo omaggio alla Madre di Dio, a nostra Madre, alla Madre della Chiesa. Di fatto, con questo titolo il Papa riassumeva la dottrina mariana del Concilio e dava la chiave per la sua comprensione. Maria non sta soltanto in un rapporto singolare con Cristo, il Figlio di Dio che, come uomo, ha voluto diventare figlio suo. Essendo totalmente unita a Cristo, ella appartiene anche totalmente a noi. Sì, possiamo dire che Maria ci è vicina come nessun altro essere umano, perché Cristo è uomo per gli uomini e tutto il suo essere è un "esserci per noi". Cristo, dicono i Padri, come Capo è inseparabile dal suo Corpo che è la Chiesa, formando insieme con essa, per così dire, un unico soggetto vivente. La Madre del Capo è anche la Madre di tutta la Chiesa; lei è, per così dire, totalmente espropriata da se stessa; si è data interamente a Cristo e con Lui viene data in dono a tutti noi. Infatti, più la persona umana si dona, più trova se stessa.

Il Concilio intendeva dirci questo: Maria è così intrecciata nel grande mistero della Chiesa che lei e la Chiesa sono inseparabili come sono inseparabili lei e Cristo. Maria rispecchia la Chiesa, la anticipa nella sua persona e, in tutte le turbolenze che affliggono la Chiesa sofferente e faticante, ne rimane sempre la stella della salvezza. È lei il suo vero centro di cui ci fidiamo, anche se tanto spesso la sua periferia ci pesa sull'anima. Papa Paolo VI, nel contesto della promulgazione della Costituzione sulla Chiesa, ha messo in luce tutto questo mediante un nuovo titolo radicato profondamente nella Tradizione, proprio nell'intento di illuminare la struttura interiore dell'insegnamento sulla Chiesa sviluppato nel Concilio. Il Vaticano II doveva esprimersi sulle componenti istituzionali della Chiesa: sui Vescovi e sul Pontefice, sui sacerdoti, i laici e i religiosi nella loro comunione e nelle loro relazioni; doveva descrivere la Chiesa in cammino, "che comprende nel suo seno peccatori, santa insieme e sempre bisognosa di purificazione…" (Lumen gentium, 8). Ma questo aspetto "petrino" della Chiesa è incluso in quello "mariano". In Maria, l'Immacolata, incontriamo l'essenza della Chiesa in modo non deformato. Da lei dobbiamo imparare a diventare noi stessi "anime ecclesiali", così si esprimevano i Padri, per poter anche noi, secondo la parola di san Paolo, presentarci "immacolati" al cospetto del Signore, così come Egli ci ha voluto fin dal principio (Col 1,21; Ef 1,4).

Ma ora dobbiamo chiederci: Che cosa significa "Maria, l'Immacolata"? Questo titolo ha qualcosa da dirci? La liturgia di oggi ci chiarisce il contenuto di questa parola in due grandi immagini. C'è innanzitutto il racconto meraviglioso dell'annuncio a Maria, la Vergine di Nazaret, della venuta del Messia. Il saluto dell'Angelo è intessuto di fili dell'Antico Testamento, specialmente del profeta Sofonia. Esso fa vedere che Maria, l'umile donna di provincia che proviene da una stirpe sacerdotale e porta in sé il grande patrimonio sacerdotale d'Israele, è "il santo resto" d'Israele a cui i profeti, in tutti i periodi di travagli e di tenebre, hanno fatto riferimento. In lei è presente la vera Sion, quella pura, la vivente dimora di Dio. In lei dimora il Signore, in lei trova il luogo del Suo riposo. Lei è la vivente casa di Dio, il quale non abita in edifici di pietra, ma nel cuore dell'uomo vivo. Lei è il germoglio che, nella buia notte invernale della storia, spunta dal tronco abbattuto di Davide. In lei si compie la parola del Salmo: "La terra ha dato il suo frutto" (67,7). Lei è il virgulto, dal quale deriva l'albero della redenzione e dei redenti. Dio non ha fallito, come poteva apparire già all'inizio della storia con Adamo ed Eva, o durante il periodo dell'esilio babilonese, e come nuovamente appariva al tempo di Maria quando Israele era diventato un popolo senza importanza in una regione occupata, con ben pochi segni riconoscibili della sua santità. Dio non ha fallito. Nell'umiltà della casa di Nazaret vive l'Israele santo, il resto puro. Dio ha salvato e salva il Suo popolo. Dal tronco abbattuto rifulge nuovamente la sua storia, diventando una nuova forza viva che orienta e pervade il mondo. Maria è l'Israele santo; ella dice "sì" al Signore, si mette pienamente a Sua disposizione e diventa così il tempio vivente di Dio.

La seconda immagine è molto più difficile ed oscura. Questa metafora tratta dal Libro della Genesi parla a noi da una grande distanza storica, e solo a fatica può essere chiarita; soltanto nel corso della storia è stato possibile sviluppare una comprensione più profonda di ciò che lì viene riferito. Viene predetto che durante tutta la storia continuerà la lotta tra l'uomo e il serpente, cioè tra l'uomo e le potenze del male e della morte. Viene però anche preannunciato che "la stirpe" della donna un giorno vincerà e schiaccerà la testa al serpente, alla morte; è preannunciato che la stirpe della donna – e in essa la donna e la madre stessa – vincerà e che così, mediante l'uomo, Dio vincerà. Se insieme con la Chiesa credente ed orante ci mettiamo in ascolto davanti a questo testo, allora possiamo cominciare a capire che cosa sia il peccato originale, il peccato ereditario, e anche che cosa sia la tutela da questo peccato ereditario, che cosa sia la redenzione.

Qual è il quadro che in questa pagina ci vien posto davanti? L'uomo non si fida di Dio. Egli, tentato dalle parole del serpente, cova il sospetto che Dio, in fin dei conti, gli tolga qualcosa della sua vita, che Dio sia un concorrente che limita la nostra libertà e che noi saremo pienamente esseri umani soltanto quando l'avremo accantonato; insomma, che solo in questo modo possiamo realizzare in pienezza la nostra libertà. L'uomo vive nel sospetto che l'amore di Dio crei una dipendenza e che gli sia necessario sbarazzarsi di questa dipendenza per essere pienamente se stesso. L'uomo non vuole ricevere da Dio la sua esistenza e la pienezza della sua vita. Vuole attingere egli stesso dall'albero della conoscenza il potere di plasmare il mondo, di farsi dio elevandosi al livello di Lui, e di vincere con le proprie forze la morte e le tenebre. Non vuole contare sull'amore che non gli sembra affidabile; egli conta unicamente sulla conoscenza, in quanto essa gli conferisce il potere. Piuttosto che sull'amore punta sul potere col quale vuole prendere in mano in modo autonomo la propria vita. E nel fare questo, egli si fida della menzogna piuttosto che della verità e con ciò sprofonda con la sua vita nel vuoto, nella morte. Amore non è dipendenza, ma dono che ci fa vivere. La libertà di un essere umano è la libertà di un essere limitato ed è quindi limitata essa stessa. Possiamo possederla soltanto come libertà condivisa, nella comunione delle libertà: solo se viviamo nel modo giusto l'uno con l'altro e l'uno per l'altro, la libertà può svilupparsi. Noi viviamo nel modo giusto, se viviamo secondo la verità del nostro essere e cioè secondo la volontà di Dio. Perché la volontà di Dio non è per l'uomo una legge imposta dall'esterno che lo costringe, ma la misura intrinseca della sua natura, una misura che è iscritta in lui e lo rende immagine di Dio e così creatura libera. Se noi viviamo contro l'amore e contro la verità – contro Dio –, allora ci distruggiamo a vicenda e distruggiamo il mondo. Allora non troviamo la vita, ma facciamo l'interesse della morte. Tutto questo è raccontato con immagini immortali nella storia della caduta originale e della cacciata dell'uomo dal Paradiso terrestre.

Cari fratelli e sorelle! Se riflettiamo sinceramente su di noi e sulla nostra storia, dobbiamo dire che con questo racconto è descritta non solo la storia dell'inizio, ma la storia di tutti i tempi, e che tutti portiamo dentro di noi una goccia del veleno di quel modo di pensare illustrato nelle immagini del Libro della Genesi. Questa goccia di veleno la chiamiamo peccato originale. Proprio nella festa dell'Immacolata Concezione emerge in noi il sospetto che una persona che non pecchi affatto sia in fondo noiosa; che manchi qualcosa nella sua vita: la dimensione drammatica dell'essere autonomi; che faccia parte del vero essere uomini la libertà del dire di no, lo scendere giù nelle tenebre del peccato e del voler fare da sé; che solo allora si possa sfruttare fino in fondo tutta la vastità e la profondità del nostro essere uomini, dell'essere veramente noi stessi; che dobbiamo mettere a prova questa libertà anche contro Dio per diventare in realtà pienamente noi stessi. Con una parola, noi pensiamo che il male in fondo sia buono, che di esso, almeno un po', noi abbiamo bisogno per sperimentare la pienezza dell'essere. Pensiamo che Mefistofele – il tentatore – abbia ragione quando dice di essere la forza "che sempre vuole il male e sempre opera il bene" (J.W. v. Goethe, Faust I, 3). Pensiamo che patteggiare un po' col male, riservarsi un po' di libertà contro Dio, in fondo, sia bene, forse sia addirittura necessario.

Guardando però il mondo intorno a noi, possiamo vedere che non è così, che cioè il male avvelena sempre, non innalza l'uomo, ma lo abbassa e lo umilia, non lo rende più grande, più puro e più ricco, ma lo danneggia e lo fa diventare più piccolo. Questo dobbiamo piuttosto imparare nel giorno dell'Immacolata: l'uomo che si abbandona totalmente nelle mani di Dio non diventa un burattino di Dio, una noiosa persona consenziente; egli non perde la sua libertà. Solo l'uomo che si affida totalmente a Dio trova la vera libertà, la vastità grande e creativa della libertà del bene. L'uomo che si volge verso Dio non diventa più piccolo, ma più grande, perché grazie a Dio e insieme con Lui diventa grande, diventa divino, diventa veramente se stesso. L'uomo che si mette nelle mani di Dio non si allontana dagli altri, ritirandosi nella sua salvezza privata; al contrario, solo allora il suo cuore si desta veramente ed egli diventa una persona sensibile e perciò benevola ed aperta.

Più l'uomo è vicino a Dio, più vicino è agli uomini. Lo vediamo in Maria. Il fatto che ella sia totalmente presso Dio è la ragione per cui è anche così vicina agli uomini. Per questo può essere la Madre di ogni consolazione e di ogni aiuto, una Madre alla quale in qualsiasi necessità chiunque può osare rivolgersi nella propria debolezza e nel proprio peccato, perché ella ha comprensione per tutto ed è per tutti la forza aperta della bontà creativa. È in lei che Dio imprime la propria immagine, l'immagine di Colui che segue la pecorella smarrita fin nelle montagne e fin tra gli spini e i pruni dei peccati di questo mondo, lasciandosi ferire dalla corona di spine di questi peccati, per prendere la pecorella sulle sue spalle e portarla a casa. Come Madre che compatisce, Maria è la figura anticipata e il ritratto permanente del Figlio. E così vediamo che anche l'immagine dell'Addolorata, della Madre che condivide la sofferenza e l'amore, è una vera immagine dell'Immacolata. Il suo cuore, mediante l'essere e il sentire insieme con Dio, si è allargato. In lei la bontà di Dio si è avvicinata e si avvicina molto a noi. Così Maria sta davanti a noi come segno di consolazione, di incoraggiamento, di speranza. 

Ella si rivolge a noi dicendo: "Abbi il coraggio di osare con Dio! Provaci! Non aver paura di Lui! Abbi il coraggio di rischiare con la fede! Abbi il coraggio di rischiare con la bontà! Abbi il coraggio di rischiare con il cuore puro! Compromettiti con Dio, allora vedrai che proprio con ciò la tua vita diventa ampia ed illuminata, non noiosa, ma piena di infinite sorprese, perché la bontà infinita di Dio non si esaurisce mai!".

Vogliamo, in questo giorno di festa, ringraziare il Signore per il grande segno della Sua bontà che ci ha donato in Maria, Sua Madre e Madre della Chiesa. Vogliamo pregarlo di porre Maria sul nostro cammino come luce che ci aiuta a diventare anche noi luce e a portare questa luce nelle notti della storia. Amen.

https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/homilies/2005/documents/hf_ben-xvi_hom_20051208_anniv-vat-council.html


AMDG et D. V. MARIAE