giovedì 29 settembre 2022

La Terra... si fermerà... si oscurerà... senza pietà, essa vi rigetterà, se DIO non vi si opporrà...! perché l’Uomo da solo, non può fermare i danni che si è procurati.



 LA SORGENTE E IL RUSCELLO

(DIO E IL MONDO)

23 giugno 2009

 

GESÙ: Il Mondo è come un ruscello che scorre e non può attendere più a lungo l’Uomo. Solo DIO può attendere perché può andare contro corrente.

 

Il Mondo si lacera sempre di più. La Terra pur desiderandolo, non può rinnovarsi da sola. Senza DIO e senza gli Uomini, essa non può farlo! E tuttavia, l’ora sta suonando e non aspetta più. Ma l’Uomo non reagisce.

 

La Terra...

si fermerà...

si oscurerà...

senza pietà, essa vi rigetterà, se DIO non vi si opporrà...! perché l’Uomo da solo,  non può fermare i danni che si è procurati.

 

Allora, gli Angeli sono qui a chiedersi, che cosa aspetta l’uomo ! Arriverà a capire ciò che lui diventa, senza DIO?

 

È lui “la pedina” principale e responsabile del bene che può fare, come del male che ha già fatto.

 

Bisognerà forse sussurrargli all’orecchio che DIO l’aspetta?

 

“Uomo, pentiti, e con DIO, sii sincero, tu che non lo sei mai stato con i tuoi fratelli!”

 

Chiedi perdono a DIO di tutte le tue colpe. Convertiti,  già adesso, alla Sua Santissima Volontà. DIO è il tuo Maestro come è anche tuo Padre. Io ti amo, tanto quanto tu dubiti. Gettati tra le Sue braccia come il bambino che ama suo padre. Non fare come quel piccolo ruscello che troppo tardi riconosce la Sua Sorgente, che lo ha fatto nascere, ed ora piange allontanandosene, perché non può più ritornare ad essa per dirle “Io ti amo”.

 

Tu, invece, puoi ritornare a DIO per dirGli: “Io Ti adoro!”    La Corrente dell’AMORE va nei due sensi, e DIO ti aspetta

nel Suo Amore Infinito.

DIO è Padre, Figlio e Spirito Santo.

 

*

Liber de apparitione Sancti Michaelis in Monte Gargano (Apparitio)

 


L’episodio del toro e la prima apparizione dell’Arcangelo

Così narra un’operetta agiografica, datata tra il V e l’VIII secolo, il Liber de apparitione Sancti Michaelis in Monte Gargano (Apparitio):

«Vi era in questa città un uomo molto ricco di nome Gargano che, a seguito delle sue vicende, diede il nome al monte. Mentre i suoi armenti pascolavano qua e là per i fianchi di scosceso monte, avvenne che un toro, che disprezzava la vicinanza degli altri animali ed era solito andarsene da solo, al ritorno dal gregge, non era tornato nella stalla. Il padrone, riunito un gran numero di  servi, cercandolo in tutti i luoghi meno accessibili, lo trova, infine, sulla sommità del monte, dinanzi ad una grotta. Mosso dall’ira perché il toro pascolava da solo, prese l’arco, cercò di colpirlo con una freccia avvelenata. Questa ritorta dal soffio del vento, colpì lo stesso che l’aveva lanciata».

Turbato dall’evento, egli si recò dal vescovo che, dopo aver ascoltato il racconto della straordinaria avventura, ordinò tre giorni di preghiere e digiuno. Allo scadere del terzo giorno, al vescovo Maiorano apparve l’Arcangelo Michele che così gli parlò: «Hai fatto bene a chiedere a Dio ciò che era nascosto agli uomini. Un miracolo ha colpito l’uomo con la sua stessa freccia, affinché fosse chiaro che tutto ciò avviene per mia volontà Io sono l’Arcangelo Michele e sto sempre alla presenza di Dio. 

La caverna è a me sacra. E poiché ho deciso di proteggere sulla terra questo luogo ed i suoi abitanti, ho voluto attestare in tal modo di essere di questo luogo e di tutto ciò che avviene patrono e custode. Là dove si spalanca la roccia possono essere perdonati i peccati degli uomini. Quel che sarà qui chiesto nella preghiera sarà esaudito. Va’, perciò, sulla montagna e dedica la grotta al culto cristiano».

Ma, poiché quella montagna misteriosa e quasi inaccessibile era stata luogo di culti pagani, il vescovo esitò prima di decidersi ad obbedire alle parole dell’Arcangelo.

La Battaglia e la seconda apparizione

La seconda apparizione di San Michele, detta “della Vittoria”, viene tradizionalmente datata nell’anno 492. Gli studiosi, tuttavia, riferiscono l’episodio alla battaglia tra Bizantini e Longobardi del 662 – 663: i greci attaccarono il Santuario garganico, in difesa del quale accorse Grimoaldo I, duca di Benevento.

« […] Ed ecco che la stessa notte, che precedeva il giorno della battaglia, apparve in visione al vescovo (Lorenzo Maiorano) san Michele, dice che le preghiere sono state esaudite, promette di essere presente e ammonisce di dare battaglia ai nemici all’ora quarta del giorno». (Apparitio)

La battaglia, accompagnata da terremoti, folgori e saette, si concluse con il successo di Grimoaldo. La vittoria riportata fu descritta come voluta proprio da San Michele: essa sarebbe avvenuta l’8 maggio, divenuto in seguito il dies festus dell’Angelo sul Gargano. Inoltre, sancì ufficialmente il legame tra il culto dell’Angelo e il popolo longobardo.

 La Dedicazione e la terza apparizione

La terza apparizione viene denominata anche “episodio della Dedicazione”. «Intanto i Sipontini rimanevano in dubbio su cosa fare del luogo e se si dovesse entrare nella chiesa e consacrarla». (Apparitio)

Tuttavia, nell’anno 493, dopo la vittoria, il vescovo Maiorano decise di obbedire al Celeste Protettore e di consacrare al culto la Spelonca in segno di riconoscenza, confortato anche dal parere positivo espresso da papa Gelasio I.

«Ma la notte, l’angelo del Signore, Michele, apparve al vescovo di Siponto in visione e disse: “Non è compito vostro consacrare la Basilica da me costruita. Io che l’ho fondata, io stesso l’ho consacrata. Ma voi entrate e frequentate pure questo luogo, posto sotto la mia protezione”». (Apparitio)

Allora il vescovo Lorenzo, insieme ad altri sette vescovi pugliesi, in processione con il popolo ed il clero Sipontino, si avviò verso il luogo sacro. Durante il cammino si verificò un prodigio: alcune aquile, con le loro ali spiegate, ripararono i vescovi dai raggi del sole. Giunti alla Grotta, vi trovarono eretto un rozzo altare, coperto di un pallio vermiglio e sormontato da una Croce. Inoltre, come racconta la leggenda, nella roccia trovarono impressa l’orma del piede di San Michele.

Il santo Vescovo Maiorano vi offrì con immensa gioia il primo Divin Sacramento. Era il 29 settembre. La Grotta stessa, come unico luogo non consacrato da mani d’uomo, ha ricevuto nei secoli il titolo di “Celeste Basilica”.

 La quarta apparizione

Era l’anno 1656 ed in tutta l’Italia meridionale infieriva una terribile pestilenza. L’Arcivescovo Alfonso Puccinelli, non trovando alcun ostacolo umano da contrapporre all’avanzata dell’epidemia, si rivolse all’Arcangelo Michele con preghiere e digiuni. Il Pastore pensò addirittura di forzare la volontà divina lasciando nelle mani della statua di San Michele una supplica scritta a nome di tutta la Città. Ed ecco, sul far dell’alba del 22 Settembre, mentre pregava in una stanza del palazzo vescovile di Monte Sant’Angelo, sentì come un terremoto e poi San Michele gli apparve in uno splendore abbagliante e gli ordinò di benedire i sassi della sua grotta scolpendo su di essi il segno della croce e le lettere M.A. (Michele Arcangelo). Chiunque avesse devotamente tenuto con sé quelle pietre sarebbe stato immune dalla peste. Il vescovo fece come gli era stato detto. Ben presto non solo la Città fu liberata dalla peste, secondo la promessa dell’Arcangelo, ma tutti coloro che tali pietre richiedevano, dovunque si trovassero.

A perpetuo ricordo del prodigio e per eterna gratitudine, l’Arcivescovo fece innalzare un monumento a S. Michele nella piazza della Città, dove ancora oggi si trova, di fronte al balcone di quella stanza nella quale si vuole che avvenne l’apparizione, con la seguente iscrizione in latino: Al Principe degli Angeli Vincitore della Peste Patrono e Custode monumento di eterna gratitudine Alfonso Puccinelli 1656


https://www.santuariosanmichele.it/le-quattro-apparizioni/


AVE MARIA!

Un insolito "catechismo"

 



l 21 febbraio 1984, durante un esorcismo, padre Heinrich Kreuzer interroga il demonio, imponendogli di rispondere in nome della Santissima Trinità. Le risposte raccolte formano un insolito “catechismo” per i nostri tempi.

Esorcista: In nome della Santissima Trinità, del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, in nome di Maria, l’Immacolata Concezione, di’ ciò che Dio ti impone di dire; solo la verità, su tutto il resto taci!  

Demonio: Io parlo solo quando l’Altissimo o Quella [si riferisce alla Madonna] lo vogliono e mi costringono a questo. Se dipendesse da me, io non parlerei. Noi non vorremmo mai parlare, non avremmo mai voluto dire tutto ciò che l’ossessa ha dovuto dire. Noi vorremmo tacere… [Grida]. Ma sono costretto a farlo e questo è per me una tremenda umiliazione. È spaventoso dover dire cose che servono alla vostra salvezza.

Esorcista: Di’ ciò che il Cielo ti comanda di dire.  

Demonio: Il Cielo vuole che in questo tempo finale vengano invocati gli Angeli. In questo tempo spaventoso in cui l’Anticristo è già all’opera, anche se non ancora apertamente, è una grave trascuratezza non cercare l’aiuto degli Angeli: può portarvi all’eterna rovina. Questa è una verità che io odio e mi tormenta il dovervela dire, perché reca danno a noi dell’inferno, ma sono stato costretto a dirvela dall’Altissimo e da Quella… [Grida come un pazzo]. Non voglio parlare! 
Gli Angeli possono fare da contrappeso all’inferno, possono neutralizzare le insidie che noi vi tendiamo e il male che cerchiamo di farvi. L’Altissimo ha affidato agli Angeli tutti gli uomini e tutto l’Universo. Per la loro grandezza, maestà e potenza nessun’altra creatura è paragonabile a loro. Gli Angeli sono in Cielo e anche sulla terra, ma la loro azione a vostro vantaggio resta inefficace se voi non li invocate e se non ponete in essi la vostra fiducia. Esiste un’armonia meravigliosa in questo mondo angelico che noi assolutamente non vorremmo manifestare: tutto è armonia e grazia che solo l’Altissimo [guarda all’insù] poteva concepire e donare a voi per venirvi in aiuto. 

Io, Belzebub, sono costretto dall’Altissimo a dirvi questo, anche se non vorrei. Sono costretto a dirvi come sono gli Angeli perché ho visto il loro regno e conosco la loro maestà. Avrei preferito non vedere tutto questo, perché il ricordo della loro gloria mi brucia e mi brucerà per sempre. Anch’io avrei potuto essere come loro, ma non ho voluto piegarmi ai disegni dell’Altissimo, non l’ho voluto servire. No, io non lo servo, non lo voglio servire e per questo dovrò espiare per tutta l’eternità! [urla]. Io non vorrei parlare, ma devo! 

Moltissime grazie vanno perdute per l’umanità perché non prega gli Angeli e in particolare gli Angeli custodi. Sono moltissimi quelli che non pregano nemmeno una volta all’anno il loro Angelo Custode, mentre egli sta loro vicino, li serve continuamente e con sollecitudine porta loro aiuto giorno e notte. Gli Angeli sono spiriti fedelissimi, santi, puri. Nessuna madre, tranne Lei [la Madonna], è così premurosa con le sue creature quanto l’Angelo lo è con voi. È disastroso non accogliere tali grazie e non pregare questi puri spiriti potenti e servizievoli. Ed è disastroso per voi che si parli tanto poco del loro aiuto.

Esorcista: Parla in nome…  

Demonio: Io sono il secondo in altezza [cioè in dignità] e mi trovai d’accordo con la scelta di Lucifero; per questo fui espulso violentemente dalla beatitudine del Regno dei Cieli e fui precipitato nell’oscuro regno dell’inferno. Mille e mille volte al giorno io vorrei recitare le parole degli Angeli, se questo mi fosse possibile e fosse utile. Ma ormai non posso più e anche se potessi non mi servirebbe a niente. Io sono dannato, perduto per l’eternità, perduto per sempre! Purtroppo, per mia sofferenza, per mia umiliazione, oggi devo dirvi ancora una parola su ciò che voi uomini avete dimenticato. Proprio in questo vostro tempo, il tempo non della giusta valutazione, ma dell’esaltazione del corpo, ogni pretesto vi appare buono per peccare contro il pudore e la purezza. Anche lo sport vi aiuta in questo. Pensate alle pattinatrici o alle atlete di altri sport: pur di avere più possibilità di vittoria si svestono in maniera esagerata. Ma la ragione vera è un’altra: non è per conseguire più facilmente la vittoria che si spogliano in quel modo, ma per una questione di vanità.

Quante donne oggi, per la superbia della carne, mostrano in maniera provocante il loro corpo! Senza pudore! Senza disagio! Con la più grande naturalezza, fingendo di non rendersi conto che stanno provocando scandalo a tante persone e favorendo così la propria e l’altrui rovina eterna. Quanti e quanti uomini, infatti, e quanti e quanti bambini sono portati a guardarle con malizia! Guai a chi pecca e fa peccare in questo modo! Sono costretto a dire che una donna che non è vestita correttamente talvolta pecca senza esserne pienamente consapevole, ma non per questo è senza colpa, perché genitori, sacerdoti ed educatori almeno qualche volta le hanno parlato del pudore e, se anche non fosse stata educata in questo senso, glielo grida la sua coscienza che un certo abbigliamento diventa provocazione e tentazione per chi la vede così poco vestita. E così, quando si ostina ad ignorare questo, induce molti uomini e molti bambini e giovani a pensieri peccaminosi, li rende facilmente vittime della passione della carne e li porta a peccare gravemente. L’Alta [parla della Madonna] a Fatima ha raccomandato: «Vestitevi decentemente e imparate da Me». Ma ora basta, non voglio parlare! 

Quante donne di oggi creano danni irreparabili nelle anime di molte altre persone, per cui, se pentendosi in tempo riusciranno a salvarsi, in Purgatorio dovranno pagare amaramente questo loro peccato: bruceranno in tutte quelle parti del loro corpo che hanno spudoratamente scoperto. I loro torbidi pensieri di oggi e il loro insano e ostinato desiderio di apparire o di provocare daranno vita per loro a un’atroce tortura. Se poi non si convertiranno, bruceranno per sempre all’inferno. La loro pelle si staccherà a brandelli e cadrà. Allora saranno davvero carne nuda, carne sanguinante, se non si saranno pentite, amaramente pentite, finché erano in tempo, se non avranno espiato per quanto hanno rovinato in altre anime. 

Demonio: Tu mi costringi a parlare della tragedia che chiama in causa ogni uomo, obbligato a scegliere tra l’Altissimo e la sua Legge da una parte, e il rifiuto di Lui e della sua Legge dall’altra… tra la gloria eterna e la dannazione eterna. Io sono costretto a ripetere ciò che un santo sacerdote diceva nell’insegnamento della Dottrina ai suoi bambini: «Seguite sempre l’Altissimo in umiltà. Se sarete disprezzati, sopportate questo con umiltà e pazienza, ma fate soltanto ciò che vuole l’Altissimo e osservate sempre i suoi Comandamenti. Osservateli fino alla morte. Siate fedeli fino in fondo e l’Altissimo vi darà la corona della vita eterna» [grida piangendo]. Sono parole tremende, ma vere! Quasi nessuno però ci crede; la mentalità che oggi domina nel vostro mondo è all’opposto: quasi tutti cercano il successo, il potere, il piacere, la ricchezza. Si vuole essere onorati, ammirati. Soprattutto è idolatrata la bellezza. L’Altissimo non esercita più alcun fascino su di voi, ciò che vi affascina oggi è tutto ciò che si oppone a Lui. L’Altissimo vi appare come nemico della vostra gioia e della vostra libertà, gioia e libertà che vi illudete di trovare lontano da Lui e contro di Lui. È questo il grande inganno che siamo riusciti a seminare in tutto il mondo.

Demonio: Chi vive secondo la Legge dell’Altissimo non conta niente, è deriso, è calpestato, è disprezzato. Ma sono anche costretto a dirvi che un giorno si capovolgeranno le sorti: i gaudenti saranno colpiti dalla giustizia dell’Altissimo. Per questo, o uomini, pensate alla vostra fine; la vostra vita e i vostri piaceri passeranno molto più in fretta di quanto non pensiate. Chi invece in questa vita ha sofferto ed è stato umiliato per la sua fedeltà, conoscerà la gloria per la Vita eterna. Sembravano sconfitti, ma appariranno vincitori; sembravano pazzi, ma appariranno come i veri sapienti, perché hanno guardato all’esempio di Colui [si riferisce a Cristo] che li ha preceduti e sostenuti con la sua forza. Dopo una vita di dolori e di disprezzo, di vergogna e di fatica, di tenebre e di croci… raccoglieranno e per sempre la gioia meritata. Il pensiero della loro vittoria ci riempie di rabbia. Ma ora bastaaaaa… non voglio più parlare!  

Chi ora è disprezzato per la sua fedeltà all’Altissimo splenderà di una bellezza impensabile, ma coloro che in vita si sono insuperbiti per la loro bellezza avranno un aspetto terrificante: essi per primi ne proveranno orrore. I loro volti, un tempo affascinanti e ammirati, diventeranno come il viso di un lebbroso; i loro corpi saranno torturati in eterno dai vermi dell’impurità e sarà pestifero l’odore che emaneranno per i loro peccati. Nulla più resterà della loro bellezza. Ogni dannato contribuirà a fare dell’inferno la “mostra degli orrori”. È difficile accettare di essere umiliati; ma io, Belzebub, sono costretto a dirvi: esercitatevi nell’umiltà, coltivate il pudore e osservate tutti i Comandamenti finché siete in tempo. Umiliatevi e lasciatevi umiliare dagli altri anche se non lo avete meritato. Piegate umilmente il capo, anche se siete nel giusto. Piegate il capo tranne nel caso che sia Dio a non volerlo.

Un sacerdote, ad esempio, deve presentare sempre chiaramente e completamente la Fede, disposto a combattere in difesa delle Verità tradite o taciute dai modernisti che si sono infiltrati nella Chiesa; deve parlare non solo della misericordia, ma anche della giustizia dell’Altissimo; deve parlare del Premio eterno e del castigo eterno; deve parlare degli Angeli e anche di noi, angeli ribelli e dannati; deve parlare del peccato e non tacere, come molti fanno in questo tempo. Naturalmente anche un laico non deve mai piegare il capo quando è in gioco la verità; se poi per questa sua fedeltà incontrerà grandi lotte e penose opposizioni… preghi e si sacrifichi per le persone incredule che lo fanno soffrire. 

Oggi non pochi sacerdoti cattolici si sono smarriti, non sanno più da che parte andare e questo perché, più che restare radicati nella loro Fede, si sono lasciati condizionare dalle varie opinioni del momento. Ci sono oggi troppi sacerdoti superbi nello spirito, non fedeli alla Verità; per questo nel mondo e nella Chiesa c’è una così grande oscurità e così tanta miseria ed è per questo che i cattolici, che sono veramente tali, e i sacerdoti fedeli soffrono molto: vengono messi da parte come valessero nulla, o addirittura sono trattati come persone squilibrate, o come persone che hanno abbandonato la retta via. Ma questo è il pensiero degli uomini, non dell’Altissimo. 

Sono costretto a dirvi: restate fedeli alla verità del Vangelo, sostenete e difendete ciò che è vero e ciò che è buono, anche se verrete calpestati come foste gramigna inutile e dannosa; un giorno avrete gioia e gloria per questa vostra sofferta fedeltà! Verrà il giorno in cui questa “gramigna” calpestata e considerata inutile e dannosa verdeggerà e fiorirà. Poveri quei cristiani e quei sacerdoti che per aver abbandonato la via della Verità sono diventati ciechi! Ma voi perseverate, rimanete fedeli. Verrà la fine, più presto di quanto crediate. Non voglio dire nient’altro!

Demonio: è tanto breve la vostra vita sulla terra! Brevi sono le gioie del peccato e interminabile, eterna è la condanna. Così pure breve è il tempo delle croci, anche se sembra interminabile, mentre eterno sarà il premio a voi concesso per la vostra fedeltà. Quanto poco valgono le gioie del peccato che potete godere in questo mondo, se pensate alla spaventosa situazione che esso porta con sé per l’eternità e spesso già in questa vita! 
Sì, il peccato porta spesso con sé il suo castigo anche in questo mondo. Chi invece soffre in questa vita può essere riconoscente all’Altissimo, perché con le sue sofferenze riduce o elimina del tutto la pena del Purgatorio. Non sottovalutate il Purgatorio: i dolori che là si soffrono sono terrificanti in confronto ai dolori della vita. L’inferno però è ancora più terrificante e non avrà mai fine. Perciò voi, se foste furbi e saggi, cerchereste di cancellare, finché siete nella vita terrena, tutte le pene che altrimenti dovreste patire in Purgatorio.

Pregate l’Altissimo [guarda in su], pregate per avere da Lui la grazia del pentimento e per divenire migliori. Io sono stato costretto a dirvi queste cose; ora tocca a voi saperne approfittare.

Padre Heinrich Kreuze 

(Fonte:dalla rivista IL SETTIMANALE DI PADRE PIO)

mercoledì 28 settembre 2022

UN ASSAGGIO DELLA FILOCALIA



149. Se mentre fai la preghiera nella tua cella qualcuno bussa alla porta, aprigli, siediti e parlagli umilmente, qualunque argomento ti proponga di quelli che recano giovamento. E se è gravato dalla tribolazione, studiati di prestargli cura, a parole e a fatti. 

Quando se ne va, chiusa la porta, riprendi la preghiera e terminala. Infatti è proprio della riconciliazione anche la cura di quelli che vengono. Non bisogna però fare ciò se si tratta di argomenti mondani, ma intrattenersi in modo da adempiere alla preghiera. 

150. Se mentre preghi ti coglie la paura o odi dello strepito, o risplende come una luce, o accade qualcosa d’altro, non atterrirti ma persisti nella preghiera, ancora più intensamente, giacché quel che accade è turbamento, terrore e sbigottimento da parte dei demoni, perché tu ti lasci andare e abbandoni la preghiera, e in seguito, quando ciò sia divenuto abitudine, essi possano impossessarsi di te.         Se invece, portata a termine la preghiera, risplende per te un’altra luce che è impossibile descrivere e l’anima si riempie di gioia, e sopravviene il desiderio di beni migliori e lo scorrere delle lacrime insieme a compunzione, sappi che questa è visita e soccorso divino. E se indugi a lungo per il fatto che più nulla ti è accaduto durante il continuo scorrere delle lacrime, imprigiona il tuo intelletto in qualcosa di corporeo e in questo umiliati. 

Ma bada di non abbandonare la preghiera, per timore dei nemici, e invece, come un bambino spaventato da degli spauracchi fugge nelle braccia della madre o del padre e respinge il timore di quelli, così anche tu, correndo da Dio, con la preghiera, sfuggirai alla paura dei nemici. 


https://www.famigliafideus.com/wp-content/uploads/2021/02/LA-FILOCALIA-Autori-Vari.pdf

AMDG et DVM