mercoledì 31 agosto 2022

La guerra spirituale : Insegnamento della Vergine Maria


Fonte : La mistica citta' di Dio di suor Maria d'Agreda (1602-1665)

www.Libri - Santo Rosario on line

409. Figlia mia, carissima, considera che tutti i viventi nascono destinati alla morte.

Non conoscono il termine della loro vita, ma sanno con certezza che il loro tempo è breve

e l'eternità è senza fine ed in essa l'uomo raccoglierà solamente ciò che avrà seminato

di cattive o di buone opere; queste daranno allora il loro frutto, di morte o di vita

eterna. In un viaggio così pericoloso non vuole perciò Dio che qualcuno conosca con

certezza se sia degno del suo amore o del suo disprezzo, affinché, se dotato di ragione,

questo dubbio gli serva da stimolo a cercare con tutte le sue forze l'amicizia del

Signore. E Dio giustifica la sua causa dal momento in cui l'anima comincia a fare uso della

ragione, perché da allora accende in essa una luce e sinderesi, che la stimola e la inizia

alla virtù; la distoglie dal peccato, insegnandole a distinguere tra il fuoco e l'acqua

approvando il bene e correggendo il male, scegliendo la virtù e riprovando il vizio. Egli

inoltre risveglia l'anima e la chiama a sé con ispirazioni sante, con impulsi continui e per

mezzo dei sacramenti, dei comma di fede, dei precetti, dei santi angeli, dei predicatori,

dei confessori, dei superiori, dei maestri; di ciò che l'anima prova in sé nelle afflizioni e

nei benefici che Dio le manda; di ciò che sente nelle tribolazioni altrui, nelle morti ed in

altri avvenimenti e mezzi che la sua provvidenza dispone per attirare tutti a sé, perché

vuole che tutti siano salvi. Di tutte queste cose Dio fa una catena di grandi aiuti e favori,

di cui la creatura può e deve usare a suo vantaggio. (1° libro, capitolo 25)


410. A tutto ciò si oppone la parte inferiore e sensitiva dell'uomo che, con il fomite del

peccato, inclina verso le cose sensibili e muove la concupiscenza e l'irascibilità, affinché,

confondendo la ragione, trascinino la volontà cieca ad abbracciare la libertà del piacere.

Il demonio, da parte sua, con inganni e con false ed inique suggestioni oscura il senso

interiore e nasconde il veleno mortale che si trova nei piaceri transeunti. L'Altissimo

però non abbandona subito le sue creature, anzi rinnova la sua misericordia, gli aiuti e le

grazie. E se esse rispondono alla sua chiamata ne aggiunge tante altre secondo la sua

equità; dinanzi alla corrispondenza dell'anima le va aumentando e moltiplicando. Così

come premio, perché l'anima ha dovuto vincersi, si vanno attenuando le inclinazioni alle

sue passioni ed al fomite e lo spirito si alleggerisce sempre più, potendosi sollevare in

alto, molto al di sopra delle tendenze negative e del cattivo nemico, il demonio.


411. L'uomo invece che si lascia trasportare dal diletto e dalla spensieratezza porge la mano al nemico di Dio e suo; e quanto più si allontana dalla divina bontà tanto più si rende indegno delle sue grazie e sente meno gli aiuti, benché siano grandi. Così il demonio e le passioni acquistando maggiore forza e dominio sulla ragione la rendono sempre più inetta ed incapace di accogliere la grazia dell'Altissimo. O figlia ed amica mia, in questa dottrina consiste il punto principale da cui dipende la salvezza o la perdita delle anime, cioè dal cominciare a fare resistenza agli aiuti del Signore o ad accettarli. Voglio perciò che non trascuri questo insegnamento affinché tu possa rispondere alle molte chiamate che l'Altissimo ti volge. Cerca allora di essere forte nel resistere ai tuoi nemici, puntuale e costante nell'eseguire i desideri del tuo Signore, così gli darai soddisfazione e sarai attenta nel fare il suo volere, che già conosci con la sua luce divina. 475. 

Figlia mia, la natura umana è imperfetta e negligente nell'operare la virtù. Essa è fragile, e presto viene meno, perché è molto incline al riposo e ripugna la fatica con tutte le sue forze. Perciò, quando l'anima ascolta e asseconda i propri istinti, questi prendono talmente il sopravvento sulle forze della ragione e dello spirito, che le riducono a vile e pericolosa servitù. In qualunque anima questo disordine è terribile, ma incomparabilmente di più Dio lo aborrisce nei suoi ministri e nei religiosi, per i quali, essendo più strettamente obbligati ad esser perfetti, è anche maggiore il danno di non uscire sempre vittoriosi da questa lotta con le passioni. Da questa tiepidezza nella resistenza e dall'essere frequentemente vinti, risulta una tale spossatezza e perversità di giudizio, che giungono a contentarsi di fare alcune manifestazioni di virtù assai superficiali, credendosi con ciò sicuri; anzi, sembra loro di trasportare un monte da un luogo all'altro, senza invece aver fatto alcuna cosa di reale profitto. Il demonio poi vi aggiunge altre distrazioni e tentazioni in modo che, tenendo in poco conto le leggi della vita religiosa, vengono a mancare quasi in tutte e, giudicando ciascuna come cosa piccola e da poco, arrivano al punto di perdere la retta cognizione delle virtù e di vivere in una falsa sicurezza. (2° libro, capitolo 4) 476. 

Quindi, o figlia mia, guardati bene da un così pericoloso inganno e considera che trascurare volontariamente un'imperfezione dispone e apre la via ad altre, che portano ai peccati veniali, e questi ai mortali; così, via via, procedendo di abisso in abisso, si arriva al fondo e a compiere ogni male. Per prevenire questa rovina, si deve bloccare la corrente da molto lontano, poiché un atto che forse pare piccolo è una difesa che tiene distante il nemico; i precetti e le leggi delle opere maggiori obbligatorie sono poi il muro della coscienza, per cui, se il demonio rompe il primo baluardo e se ne impossessa, si avvicina per impadronirsi del secondo e se in questo fa una prima breccia con qualche peccato, anche se non grave, è già al punto di poter dare l'assalto al regno interiore dell'anima con facilità e quasi con certezza di riuscita. Perciò essa, trovandosi debilitata   per gli atti viziosi, priva delle forze della grazia, non resiste più con vigore e il demonio, che l'ha già in parte conquistata, finisce per assoggettarla pienamente ed opprimerla, senza incontrare resistenza. (2° libro, capitolo 4) 457. 

Il voto di castità abbraccia la purezza dell'anima e quella del corpo, cosa facile a perdersi; a seconda del modo in cui si perde è difficile, o anche impossibile, riacquistarla. Questo gran tesoro è depositato in un castello con molte porte e finestre: se non sono ben custodite e difese non lo rendono sicuro. Figlia mia, per osservare questo voto con perfezione, è indispensabile che tu faccia un patto inviolabile con i tuoi sensi: essi devono muoversi soltanto per ciò che sarà loro ordinato dalla ragione e a gloria del Creatore. Morti i sentimenti, è cosa agevole sconfiggere i nemici, che solamente per mezzo di essi potrebbero vincerti, poiché i pensieri non si risvegliano, se per mezzo dei sensi non entrano nell'anima immagini che li fomentino. Tu non devi toccare, né guardare nessuno, non devi parlare a persona umana di qualsiasi condizione, tanto uomo che donna, né devi lasciar entrare nella tua fantasia le loro immagini. In questa cura vigilante, che molto ti raccomando, consiste la custodia della purezza che voglio da te; se ti occorrerà di dover parlare per carità o per obbedienza - solo per queste due ragioni devi trattare con le creature - fallo con severità, modestia e riservatezza. (2° libro, capitolo 3) 458. 

Per ciò che riguarda la tua persona, vivi come pellegrina e forestiera nel mondo: povera, mortificata, tribolata, amando l'asprezza di ogni cosa temporale, senza desiderare riposo né comodità, come persona assente dalla sua casa, dalla propria patria, che viene condotta in campo contro forti nemici soltanto per faticare e combattere. Siccome tra questi nemici il più grave e pericoloso è la carne, ti conviene resistere alacremente alle tue passioni e, in esse, alle tentazioni del diavolo. Innalzati sopra te stessa e cerca un abitazione molto elevata, distante da ogni cosa terrena. Qui potrai vivere all'ombra di colui che desideri e nella sua protezione godere tranquillità e riposo vero. (2° libro, capitolo 3) 447. 

Nella vita attuale qualsiasi sofferenza intimorisce molto i mortali e li spaventa, perché essendo presente li ferisce nella loro sensibilità; invece la colpa non li turba né li intimorisce perché, distratti e abbagliati dalle cose visibili, non riflettono su ciò che la segue, cioè la pena eterna dell'inferno. E quantunque questa sia inclusa nello stesso peccato e non possa esserne separata, il cuore umano è così greve e tardo da lasciarsi ingannare dalla colpa senza vedere il castigo, perché i suoi sensi non l'avvertono ancora. E' vero che i mortali potrebbero vederlo e sentirlo con la fede, ma la lasciano inoperosa e morta come se neanche l'avessero! O disgraziata cecità, o negligenza e stupidità, che  tieni ingannevolmente oppresse tante anime tieni ingannevolmente oppresse tante anime capaci di ragione e di gloria! Non vi sono parole adeguate a descrivere questo tremendo pericolo! Figlia mia, fuggi e liberati, mediante un santo timore, da uno stato così infelice e, anziché cadere in esso, sopporta tutti i tormenti della vita che passa presto, poiché niente ti mancherà se non perderai Dio. 

Un mezzo molto efficace sarà considerare che per te e per coloro che sono nel tuo stato non esiste una colpa di scarsa importanza. Il poco devi temerlo molto, poiché non è tale agli occhi dell'Altissimo che conosce come, disprezzando le piccole cose, il cuore si apre per introdurne delle maggiori; inoltre non è lodevole un amore che non si cura del dispiacere della persona amata, fosse anche in cose piccole. (2° libro, capitolo 3) 

Commenti del Padre Eterno 

 L'amore divino è delicato, la volontà umana fragilissima e limitata; dividendola, ciò che fa diviene assai poco e molto imperfetto, e facilmente ne perde tutto il merito. Fu per dare al mondo questo insegnamento e per lasciare un esempio vivo in colei che era santissima - né poteva peccare data la mia protezione - che io volli non fosse conosciuta, né onorata durante la sua vita, né portata al tempio con visibile ostentazione ed onore». 418. 

«Inoltre, io inviai dal cielo il mio Unigenito e creai colei che doveva essere sua Madre, perché togliessero il mondo dal suo errore e disingannassero gli uomini, mostrando loro l'iniquità della legge stabilita dal peccato, per cui il povero è disprezzato e il ricco stimato, l'umile è abbassato e il superbo innalzato, il virtuoso vituperato e il peccatore onorato, il timorato è ritenuto insensato e l'arrogante valoroso; la povertà è fuggita dagli uomini stolti e carnali come cosa ignominiosa e sgraziata e sono invece ricercate come cose stimabili la ricchezza, il fasto, l'ostentazione, gli onori e i piaceri transitori. 

Tutto ciò il Verbo incarnato e sua Madre vennero a riprovare e condannare come cose ingannevoli, affinché i mortali conoscessero il terribile pericolo in cui vivono amandole e abbandonandosi ciecamente in braccio al fallace inganno di quanto è sensibile e dilettevole. Per questo insano amore essi fuggono la santa umiltà, la mansuetudine, la povertà ed allontanano da sé tutto ciò che è virtù vera, penitenza, negazione delle loro passioni. Eppure è questo che obbliga la mia giustizia e che è gradito ai miei occhi, perché soltanto questo è cosa santa, onesta, giusta e degna di essere premiata d'eterna gloria, come il contrario merita di venir punito con pena eterna». (2° libro, capitolo 1)

 La guerra espiritual : Insegnamento della Vergine Maria

Fonte : La mistica citta' di Dio di suor Maria d'Agreda (1602-1665)

www.Libri - Santo Rosario on line

martedì 30 agosto 2022

LAS PROPRIEDADES DE LA MISA

ORACIÓN PARA SALVAR 1.000 ALMAS DEL PURGATORIO DICTADA A SANTA GERTRUDIS

"Padre eterno, yo te ofrezco la preciosísima Sangre de tu Divino Hijo Jesús, en unión con las misas celebradas hoy día a través del mundo por todas las benditas ánimas del purgatorio.  Por todos los pecadores del mundo. Por los pecadores en la Iglesia universal, por aquellos en propia casa y dentro de mi familia. Amén."

LAS PROPRIEDADES DE LA MISA 

Las gracias qué alcanza la persona que oye misa devotamente son estas:

Primera: Quien celebra la misa ora especialmente por quien la oye.

Segunda: Oyendo la misa se goza de maravillosa compañía, porque en la misa está Jesucristo, tan grande como en el árbol de la cruz, y por concomitancia está también la divinidad, la Trinidad santa. Además, está en compañía de los ángeles santos. Y, según escribe un doctor, en el lugar en donde se celebra el santo sacrificio de la misa hay muchos santos y santas, especialmente por aquello: Son vírgenes que siguen al Cordero doquiera que va (Apoc., 14, 4.).

Tercera gracia que alcanza la persona que oye devotamente la misa: Que le ayuda en los trabajos y negocios. Se lee de un caballero, que tenía costumbre de oír misa sumido en gran devoción, que cierta vez salió del mar con sus compañeros y estaba preparándose en una capilla para oír misa. Los compañeros le anunciaron que la nave iba a darse a la vela y que se diese prisa. El caballero contestó que primero quería oír misa. Por lo cual le dejaron en tierra v partió la nave. Después de haber oído la misa, el caballero se durmió, y cuando despertó se halló en su propia tierra. Después de muchos días llegaron los de la nave, y se maravillaron al verlo.

Y de otros casos se leen cosás maravillosas. Además, la persona que oye misa disgusta mucho al diablo; pues interroga­do cierta vez qué era lo que más le desagradaba contestó que tres cosas: los sermones, es decir, la palabra de Dios, la misa y la penitencia.

Cuarta gracia que alcanza la persona que oye misa devota­mente: Que será iluminada en las cosas que ha de discernir y determinar por su inteligencia. Se dice de San Buenaventura, de la Orden de frailes menores, que ayudaba las misas frecuentemente y con harta devoción. Y un día, sirviendo la misa, Santo Tomás de Aquino vio una lengua de fuego sobre la ca­beza del dicho fray Buenaventura, el cual, de entonces en ade­lante tuvo ciencia infusa.

Quinta gracia: Que la persona que oye misa devota y benignamente, no morirá ese día de desgracia ni sin confesión. 

Sexta gracia: Que en su muerte estarán presentes tantos santos cuántas misas haya oído devotamente. Dice San Jeróni­mo que a las almas por las que está obligado a orar el que oye la misa -su padre, su madre, sus parientes y bienhechores-, durante el espacio de tiempo en que oye la misa, les serán atenuadas las penas del purgatorio. Dice San Ambrosio que des­pués que la persona haya oído la misa, todo lo que coma en aquel día hará más provecho a su naturaleza que si no hubiese oído la misa. Si la mujer en estado oye la misa, dará a luz sin gran trabajo, si lo hiciere en aquel día.

San Agustín escribe en el libro De civitate Dei que a la persona que oye misa devotamente nuestro Señor le dará en ese día las cosas necesarias. 

La segunda gracia que tendrá es que sus palabras vanas le serán perdonadas. 

Tercera, que aquel día no perderá ningún pleito. 

Cuarta, que mientras oye la misa no envejece ni se debilita su cuerpo. 

Quinta, que si muere en ese día la misa le valdrá tanto como si hubiese comulgado. 

Sexta, que los pasos que da yendo y viniendo a la misa, son contados por los santos ángeles y remunerados por Dios nuestro Señor. Además, más vale una misa que se oye en vida devotamente, que si después de la muerte oyera otro mil. Se lee que oír misa con devoción aprovecha para remisión de los pecados y crecimiento de gracia más que otras oraciones que el hombre pueda decir o hacer, pues toda la misa es oración de nuestro Señor y Redentor Jesucristo, infinitamente dulce y piadoso, que es cabeza nuestra y todos los fieles sus miembros. 

Dice San Gre­gorio que mientras se celebra la misa se perdonan los pecados de los muertos y de los vivos. 

Y San Crisóstomo escribe que vale tanto la celebración de la misa como la muerte de Jesu­cristo, por la que nos redimió de todos nuestros, pecados. 

Finalmente, la salvación de la humanidad está cifrada en la celebra­ción del santo sacrificio de la misa, porque todo el esfuerzo del malvado anticristo se orientará a quitar de la santa Madre Iglesia este santo misterio, en el que se maneja el precioso cuerpo de Jesucristo, en memoria de su santa pasión, por medio de la cual los fieles cristianos de buena vida, aunque sean igno­rantes y sin ciencia, podrán ver las astucias y malicias del malvado anticristo y de sus seguidores.

San VICENTE FERRER
Extracto de «San Vicente Ferrer» Ed. B.A.C

AMDG et DVM

venerdì 26 agosto 2022

DON GUIDO: SACERDOTE! - Quarta predizione, di Teresa Neumann

Don Guido Sacerdote

Don Guido fu subito mandato cappellano a Fusine, frazione di Zoldo Alto in provincia di Belluno, dove rimase fino al 1934 quando fu nominato Parroco a Dont, frazione di Forno di Zoldo, a pochi chilometri di distanza dalla sede precedente. Vi rimase dieci anni, dando tutto se stesso ai suoi parrocchiani e al restauro della chiesa che aveva urgente bisogno di un tetto nuovo e di altri interventi di manutenzione.

Quarta predizione, di Teresa Neumann

Biografia: Teresa Neumann

Don Guido ebbe anche un altro incontro significativo che può aggiungersi alle predizioni avute in Seminario: fu la visita di Teresa Neumann che venne appositamente dalla Germania fino a Dont per conoscerlo. Egli ne aveva già sentito parlare, ed aveva anche acquistato un paio di libri che parlavano di lei. Ma quando ella si presentò alla porta della sua canonica, a piedi, vestita con modestia e con un fazzoletto in testa, lì per lì non la riconobbe. Infatti, al suo saluto in tedesco, don Guido le chiese, sempre in tedesco, chi fosse e come mai fosse arrivata fin lassù. Ella si presentò e soggiunse che “desiderava conoscere l’uomo sul quale Dio aveva grandi progetti di Misericordia”. Certamente Teresa Neumann alludeva all’intera umanità. Don Guido invece pensò che la Misericordia fosse rivolta a lui e, sentendosi gran peccatore, rispose: – Preferirei non provocare la Sua Giustizia. – Ella sorrise e gli disse: – Quando il Signore le parlerà scriva tutto, proprio tutto! Il Signore le vuole molto bene. – E, dopo una breve pausa, aggiunse: – Lei avrà molto da soffrire. – 

Egli le offrì da mangiare. Teresa declinò l’invito: non volle nemmeno un uovo a bere. A quel tempo ella viveva unicamente d’Eucarestia, ma non lo disse. Gli chiese solo un posto per la notte. Don Guido, però, volendo obbedire al Vescovo che aveva emanato una circolare nella quale si ordinava di non ospitare nessuno nelle canoniche per la notte, specialmente donne, le disse che non poteva e la invitò a proseguire per altri 3 o 4 km dove il Parroco di Fusine poteva ospitarla in una piccola foresteria distaccata dalla canonica. Ella vi andò e vi pernottò. 

Il mattino seguente accadde un fatto strano. Don Guido stava celebrando la S. Messa. Poco prima della Comunione, mentre diceva “Agnus Dei qui tollis peccata mundi…”, la Particola che teneva tra le dita improvvisamente scomparve. Lui e le donne della prima fila la cercarono ovunque, inutilmente. Tutti furono testimoni di quella sparizione e nessuno capì. L’indomani don Guido incontrò il parroco di Fusine presso cui era stata ospite Teresa Neumann e gli chiese se era venuta da lui una donna. Egli rispose di sì ed aggiunse che non gli era piaciuta perché gli aveva fatto dei rimproveri. Disse anche che, durante la Messa, le aveva chiesto se volesse fare la Comunione ed ella gli aveva risposto che l’aveva già fatta. Il Parroco di Fusine aggiunse d’averla guardata commiserandola poiché non si era mossa di lì. Don Guido però capì. Si dice che Teresa Neumann non sia mai uscita dal Reich. Che fosse venuta a Dont in bilocazione? Don Guido non seppe dare una risposta a questo interrogativo. 

https://genesibiblica.org/po/biografia/


AMDG et DVM

Ma non vi perdete di coraggio.

 14 - Il pergolato. Vita religiosa (1847)

MB III, 32-37

Nel 1864 una sera dopo le orazioni radunava a conferenza nella sua anticamera, come era solito a fare di quando in quando, coloro che già appartenevano alla sua Congregazione: tra i quali D. Alasonatti Vittorio, D. Michele Rua, D. Cagliero Giovanni, D. Durando Celestino, D. Lazzero, Giuseppe e D. Barberis Giulio. Dopo aver loro parlato del distacco dal mondo e dalle proprie famiglie per seguire l'esempio di N. S. Gesù Cristo, continuò in questi termini:

             “Vi ho già raccontato diverse cose in forma di sogno, dalle quali possiamo argomentare quanto la Madonna SS. ci ami e ci aiuti; ma giacchè siamo qui noi soli, perchè ognuno di noi abbia  la sicurezza essere Maria Vergine che vuole la nostra Congregazione e affinchè ci animiamo sempre più a lavorare per la maggior gloria di Dio, vi racconterò non già la descrizione di un sogno, ma quello che la stessa Beata Madre si compiacque di farmi vedere. Essa vuole che riponiamo in Lei tutta la nostra fiducia. Io vi parlo in tutta confidenza, ma desidero che quanto io sono per dirvi, non si propali ad altri della Casa, o fuori dell'Oratorio, affinchè non si dia appiglio alle critiche dei maligni. 

“Un giorno dell'anno 1847 avendo io molto meditato sul modo di far del bene, specialmente a vantaggio della gioventù, mi comparve la Regina del cielo e mi condusse in un giardino incantevole. Ivi era come un rustico, ma bellissimo e vasto porticato, fatto a forma di vestibolo. Piante rampicanti ne ornavano e fasciavano i pilastri e coi rami ricchissimi di foglie e di fiori protendendo in alto le une verso le altre le loro cime ed intrecciandosi vi stendevano sopra un grazioso velario. Questo portico metteva in una bella via, sulla quale a vista d'occhio prolungavasi un pergolato incantevole [33] a vedersi, che era fiancheggiato e coperto da meravigliosi rosai in piena fioritura. Il suolo eziandio era tutto coperto di rose. 

La Beata Vergine mi disse: “Togliti le scarpe!”. E poichè me l'ebbi tolte, soggiunse: “Va avanti per quel pergolato: è quella la strada che devi percorrere”. Fui contento di aver deposto i calzari perchè mi avrebbe rincresciuto calpestare quelle rose, tanto erano vaghe. E cominciai a camminare; ma subito sentii che quelle rose celavano spine acutissime, cosicchè i miei piedi sanguinavano. Quindi, fatti appena pochi passi, fui costretto a fermarmi e poi a ritornare indietro. - Qui ci vogliono le scarpe, dissi allora alla mia guida. - Certamente, mi rispose: ci vogliono buone scarpe. - Mi calzai e mi rimisi sulla via con un certo numero di compagni, i quali erano apparsi in quel momento, chiedendo di camminar meco. Essi mi tennero dietro sotto il pergolato, che era di una vaghezza incredibile; ma avanzandomi quello appariva stretto e basso. 

Molti rami scendevano dall'alto e rimontavano come festoni; altri pendevano perpendicolari sopra il sentiero. Dai fusti dei rosai altri rami si protendevano di qua e di là ad intervalli, orizzontalmente; altri formando talora una più folta siepe, invadevano una parte della via; altri serpeggiavano a poca altezza da terra. Erano però tutti rivestiti di rose, ed io non vedeva che rose ai lati, rose di sopra, rose innanzi a' miei passi. Io mentre ancora provava vivi dolori nei piedi e alquanto mi contorceva, toccava le rose di qua e di là e sentii che spine ancora più pungenti stavano nascoste sotto di quelle. Tuttavia andai avanti. Le mie gambe si impigliavano nei rami stesi per terra e ne rimanevano ferite; rimoveva un ramo traversale, che impedivami la via oppure per ischivarlo rasentava la spalliera, e mi pungevo e sanguinavo non solo nelle mani, ma in [34] tutta la persona. 

Al di sopra le rose che pendevano, celavano pure grandissima quantità di spine, che mi si infiggevano nel capo. Ciò non per tanto, incoraggiato dalla Beata Vergine proseguii il mio cammino. Di quando in quando però mi toccavano eziandio punture più acute e penetranti, che mi cagionavano uno spasimo ancor più doloroso. Intanto tutti coloro, ed erano moltissimi, che mi osservavano a camminare per quel pergolato dicevano: “Oh! come D. Bosco cammina sempre sulle rose: egli va avanti tranquillissimo; tutto gli va bene”. Ma essi non vedevano le spine che laceravano le mie povere membra. 

Molti chierici, preti e laici da me invitati si erano messi a seguitarmi festanti, allettati dalla bellezza di quei fiori; ma quando si accorsero che si doveva camminare sulle spine pungenti e che queste spuntavano da ogni parte, incominciarono a gridare dicendo: “Siamo stati ingannati!”. Io risposi: - Chi vuol camminare deliziosamente sulle rose torni indietro: gli altri mi seguano. Non pochi ritornarono indietro. Percorso un bel tratto di via, mi rivolsi per dare uno sguardo a' miei compagni. Ma qual fu il mio dolore quando vidi che una parte di questi era scomparsa, ed un'altra parte mi aveva già voltate le spalle e si allontanava. Tosto ritornai anch'io indietro per richiamarli, ma inutilmente, poichè neppure mi davano ascolto. Allora incominciai a piangere dirottamente ed a querelarmi dicendo: - Possibile che debba io solo percorrere tutta questa via così faticosa?

Ma fui tosto consolato. Veggo avanzarsi verso di me uno stuolo di preti, di chierici e di secolari, i quali mi dissero: “Eccoci; siamo tutti suoi, pronti a seguirla”. Precedendoli mi rimisi in via. Solo alcuni si perdettero d'animo e si arrestarono, ma una gran parte di essi giunse con me alla meta. [35] Percorso in tutta la sua lunghezza il pergolato, mi trovai in un altro amenissimo giardino, ove mi circondarono i miei pochi seguaci, tutti dimagriti, scarmigliati, sanguinanti. Allora si levò un fresco venticello e a quel soffio tutti guarirono. 

Soffiò un altro vento e come per incanto mi trovai attorniato da un numero immenso di giovani e di chierici, di laici coadiutori ed anche di preti, che si posero a lavorare con me guidando quella gioventù. Parecchi li conobbi, di fisonomia, molti non li conosceva ancora. 

Intanto, essendo io giunto ad un luogo elevato del giardino mi vidi innanzi un edifizio monumentale sorprendente per magnificenza di arte, e varcatane la soglia, entrai in una spaziosissima sala, di tale ricchezza che nessuna reggia al mondo può vantarne una eguale. Era tutta sparsa e adorna di rose freschissime e senza spine dalle quali emanava una soavissima fragranza. 

Allora la Vergine SS., che era stata la mia guida, mi interrogò: - Sai che cosa significa ciò che tu vedi ora, e ciò che hai visto prima? - No, risposi: vi prego di spiegarmelo. Allora Ella mi disse: 

- Sappi che la via da te percorsa tra le rose e le spine significa la cura che tu hai da prenderti della gioventù: tu vi devi camminare colle scarpe della mortificazione. Le spine per terra rappresentano le affezioni sensibili, le simpatie o antipatie umane che distraggono l'educatore dal vero fine, lo feriscono, lo arrestano nella sua missione, gli impediscono di procedere e raccogliere corone per la vita eterna. 

Le rose sono simbolo della carità ardente che, deve distinguere te e tutti i tuoi coadiutori. Le altre spine significano gli ostacoli, i patimenti, i dispiaceri che vi toccheranno. Ma non vi perdete di coraggio. Colla carità e colla mortificazione, tutto supererete e giungerete alle rose senza spine. [36] Appena la Madre dì Dio ebbe finito di parlare, rinvenni in me e mi trovai nella mia camera”.

Festa delle 7 allegrezze di Maria SS.ma

 LE SETTE ALLEGREZZE DI MARIA SS.


La Vergine stessa avrebbe mostrato il suo gradimento apparendo a S. Arnolfo di Cornoboult e a San Tommaso di Cantorbery per rallegrarsi degli ossequi che le prestavano in onore delle sue gioie della terra e invitandoli ad onorare anche quelle del Cielo che loro enumerò. Grande devoto e apostolo delle allegrezze fu S. Bernardino (come del resto tutti i santi francescani) il quale diceva che tutte le grazie che aveva ricevute le doveva a questa devozione.

 

Le coroncine possono servire nella novena ad ogni festa della Madonna

 

Le sette allegrezze di Maria SS. in terra

I. Rallegratevi, o Maria piena di grazie, che, salutata dall'Angelo, concepiste il Divin Verbo nel Vostro seno verginale con una gioia infinita dell'anima vostra Santissima. Ave 

 

II. Rallegratevi, o Maria che ripiena di Spirito Santo, e trasportata da un vivo desiderio di santificare il Divin Precursore, intraprendeste un viaggio sì disastroso, superando le alte montagne della Giudea, per visitare la vostra parente Elisabetta, dalla quale foste ricolmata di magnifiche lodi, ed alla cui presenza, levata in ispirito pubblicaste colle parole più energiche la gloria del vostro Dio. Ave 

 

III. Rallegratevi, o Maria sempre vergine, che senza alcun dolore deste alla luce, annunziato dagli spiriti beati, adorato dai pastori e ossequiato dai re, quel divino Messia che tanto desideraste per la comune salute. Ave 

 

IV. Rallegratevi, o Maria,che, essendo venuti dall'Oriente i Re Magi scortati da una stella miracolosa per adorare il vostro Figlio, li vedeste, prostrati ai suoi piedi tributargli i debiti omaggi e riconoscerlo per vero Dio, Creatore, Monarca e Salvatore del mondo. Qual gioia provaste mai, o Madre beata, nel vedere sì presto riconosciuta la sua grandezza e presagita la futura conversione dei Gentili! Ave 

 

V. Rallegratevi, o Maria, che dopo aver per tre giorni con estremo dolore cercato il Vostro Figlio amabilissimo, lo ritrovaste finalmente nel Tempio in mezzo ai dottori meravigliati della sua prodigiosa sapienza e della facilità con cui scioglieva i dubbi più sottili, e spiegava i punti più difficili della Santa Scrittura. Ave 

 

VI. Rallegratevi, o Maria, che dopo essere stata tutto il venerdì e il sabato immersa in un mare di afflizioni, ne foste prodigiosamente cavata e rinvigorita con una gioia eguale al vostro sommo merito nella domenica al far del giorno vedendo risuscitato da morte a vita il vostro divin Figlio, l'anima dei vostri pensieri, il centro dei vostri affetti, e scorgendolo accompagnato dai santi Patriarchi, trionfatore della morte e dell'inferno, così ricolmo di gloria, come era stato due giorni prima satollo di dolori e di ignominie. Ave 

 

VII. Rallegratevi, o Maria, che terminaste la vostra Santissima vita con una morte tutta dolce e gloriosa, essendo stata unicamente cagionata dall'ardore del vostro amore a Dio; e gioite pure che, appena esalato lo spirito, foste coronata dalla SS. Trinità per Regina del Cielo e della Terra, col vostro corpo medesimo Assunta alla destra del Divin Figlio, e rivestita di un potere che non conosce confini. Ave, Gloria.

 

 

Le sette allegrezze di Maria SS. in cielo

 

I. Rallegratevi, o Sposa dello Spirito Santo, per quel contento che ora godete in Paradiso, perché, per la vostra umiltà e verginità, siete esaltata sopra i cori angelici. Ave 

 

II. Rallegratevi, o vera Madre di Dio, per quel piacere che sentite in Paradiso, perché siccome il sole quaggiù in terra illumina tutto il mondo, così Voi col vostro splendore adornate e fate risplendere tutto il Paradiso. Ave 

 

III. Rallegratevi, o Figliuola di Dio, per quel gaudio che ora godete in Paradiso, perché tutte le gerarchie degli Angeli ed Arcangeli, Troni e Dominazioni e tutti gli spiriti beati Vi onorano e Vi riconoscono per Madre del loro Creatore, e ad ogni minimo cenno vi sono obbedientissimi. Ave 

 

IV. Rallegratevi, o Ancella della SS. Trinità, per la tanta allegrezza che sentite e godete in Paradiso, perché tutte le grazie che domandate al Vostro Divin figliuolo vi sono subito concesse, anzi, come dice San Bernardo, non si concede grazia quaggiù in terra che non passi prima per le vostre santissime mani. Ave 

 

V. Rallegratevi, o Serenissima Principessa, perché voi sola meritaste di sedere alla destra del Vostro santissimo Figliuolo, il quale siede alla destra dell'Eterno Padre. Ave 

 

VI. Rallegratevi, o Speranza dei peccatori, rifugio dei tribulati, per la tanta allegrezza che godete in Paradiso, perché tutti quelli che vi lodano e vi riveriscono, il Padre Eterno li premierà in questo mondo colla sua santissima grazia, e nell'altro colla sua santissima gloria. Ave 

 

VII. Rallegratevi, o Madre, Figlia e Sposa di Dio, perché tutte le grazie, tutti i gaudi, le allegrezze e favori che godete in Paradiso non si sminuiranno giammai, anzi si aumenteranno fino al giorno del Giudizio, e dureranno per tutti i secoli dei secoli. Così sia. Ave, Gloria


AMDG et DVM