lunedì 4 ottobre 2021

PREGHIERA DI GUARIGIONE: La croce di Dozulé — La cruz de Dozulé

PREGHIERA DI GUARIGIONE: La croce di Dozulé — La cruz de Dozulé: Apertura a Dozulè: 29 maggio 2011, visita del Vescovo a Dozulè e prudente apertura al fenomeno, solleci...

LA GRAZIA

 


6 giugno 1943

   Ore 4,30 antimeridiane

   Dice Gesù:
   

«Quest’oggi voglio parlarti della “grazia”. Vedrai che ha attinenza con gli altri argomenti anche se a tutta prima non ti pare. Sei un po’ stanca, povera Maria, ma scrivi lo stesso. Queste lezioni ti serviranno per i giorni di digiuno in cui Io, tuo Maestro, non ti parlerò.
   Cosa è la grazia? L’hai studiato e spiegato molte volte. Ma Io te lo voglio spiegare a modo mio nella sua natura e nei suoi effetti.
   La grazia è possedere in voi la luce, la forza, la sapienza di Dio. Ossia possedere la somiglianza intellettuale con Dio, il segno inconfondibile della vostra figliolanza in Dio.
   

Senza la grazia sareste semplicemente delle creature animali, arrivate ad un tale punto di evoluzione da essere provvedute di ragione, con un’anima, ma un’anima a livello di terra, capace di condursi nelle contingenze della vita terrena ma incapace di elevarsi nelle plaghe in cui si vive la vita dello spirito. Poco di più dei bruti, perciò, i quali si regolano soltanto per istinto e, in verità, vi superano molto spesso col loro modo di condursi.
   

La grazia è dunque un dono sublime, il più grande dono che Dio, mio Padre, vi poteva dare. E ve lo dà gratuitamente perché il suo amore di Padre, per voi, è infinito come infinito è Lui stesso. Volere dire tutti gli attributi della grazia vorrebbe dire scrivere una lunga lista di aggettivi e sostantivi, e non spiegherebbero ancora perfettamente cosa è questo dono.
   

Ricorda solo questo: la grazia è possedere il Padre, vivere nel Padre; la grazia è possedere il Figlio, godere dei meriti infiniti del Figlio; la grazia è possedere lo Spirito Santo, fruire dei suoi sette doni. La grazia, insomma, è possedere Noi, Dio Uno e Trino, ed avere intorno alla vostra persona mortale le schiere degli angeli che adorano Noi in voi.
   

Un’anima che perde la grazia perde tutto. Per lei inutilmente il Padre l’ha creata, per lei inutilmente il Figlio l’ha redenta, per lei inutilmente lo Spirito Santo l’ha infusa dei suoi doni, per lei inutilmente sono i Sacramenti. È morta. Ramo putrido che sotto l’azione corrosiva del peccato si stacca e cade dall’albero vitale e finisce di corrompersi nel fango. Se un’anima sapesse conservarsi come è dopo il Battesimo e dopo la Confermazione, ossia quando essa è imbibita letteralmente dalla grazia, quell’anima sarebbe di poco minore a Dio. E questo ti dica tutto.
   

Quando leggete i prodigi dei miei santi, voi strabiliate. Ma, mia cara, non c’è nulla da strabiliare. I miei santi erano creature che possedevano la grazia, erano dèi, perciò, perché la grazia vi deifica. Non l’ho forse detto[33] Io nel mio Vangelo che i miei faranno gli stessi prodigi che Io faccio? Ma per essere miei occorre vivere della mia Vita, ossia della vita della grazia.
   

Se voleste, potreste tutti essere capaci di prodigi, ossia di santità. Anzi Io vorrei che lo foste, perché allora vorrebbe dire che il mio Sacrificio è stato coronato da vittoria e che Io vi ho realmente strappati all’impero del Maligno, relegandolo nel suo Inferno, ribattendo sulla bocca di esso una pietra inamovibile e ponendo su essa il trono di mia Madre, che fu l’Unica che tenne il suo calcagno sul dragone[34], impotente di nuocerle.
   

Non tutte le anime in grazia possiedono la grazia nella stessa misura. Non perché Noi la si infonda in misura diversa, ma perché in diversa maniera voi la sapete conservare in voi. Il peccato mortale distrugge la grazia, il peccato veniale la sgretola, le imperfezioni la anemizzano. Vi sono anime, non del tutto cattive, che languono in una etisia spirituale perché, con la loro inerzia, che le spinge a compiere continue imperfezioni, sempre più assottigliano la grazia, rendendola un filo esilissimo, una fiammolina languente. Mentre dovrebbe essere un fuoco, un incendio vivo, bello, purificatore. Il mondo crolla perché crolla la grazia nella quasi totalità delle anime e nelle altre langue.
   

La grazia dà frutti diversi a seconda che più o meno è viva nel cuore vostro. Una terra è più fertile quanto più è ricca di elementi e beneficiata dal sole, dall’acqua, dalle correnti aeree. Vi sono terre sterili, magre, che inutilmente vengono irrorate dall’acqua, scaldate dal sole, corse dai venti. Lo stesso è delle anime. Vi sono anime che con ogni studio si caricano di elementi vitali e perciò riescono a fruire del cento per cento degli effetti della grazia.
  

 Gli elementi vitali sono: vivere secondo la mia Legge, casti, misericordiosi, umili, amorosi di Dio e del prossimo; vivere di preghiera “viva”. Allora la grazia cresce, fiorisce, mette radici profonde e si eleva in albero di vita eterna. Allora lo Spirito Santo, come un sole, inonda dei suoi sette raggi, dei suoi sette doni; allora Io, Figlio, vi penetro della pioggia divina del mio Sangue; allora il Padre vi guarda con compiacenza vedendo in voi la sua somiglianza; allora Maria vi carezza stringendovi sul seno che ha portato Me come i suoi figliolini minori ma cari, cari al suo Cuore; allora i nove angelici cori fanno corona alla vostra anima, tempio di Dio, e cantano il “Gloria” sublime; allora la vostra morte è Vita e la vostra Vita è beatitudine nel mio Regno.»

[33] detto in Giovanni 14, 12.

[34] sul dragone, secondo l’immagine di Apocalisse 12.



 


AMDG et DVM

L'ANGELO DEL GIORNO 4 di ottobre

 L'ANGELO DEL GIORNO

III Coro4 ottobre
Trono della Volontà Divina sopra LuciferoSan Francesco d'Assisi

S. Aralim Enneth

O Dio, tu ha detto una volta di lui: “il più debole dei troni…”, e ora è tutto sommerso in un mare di fuoco, come se il mondo fosse andato in fiamme. È questo il tuo angelo, il tuo trono, S. Aralim Enneth?

Da questo mare fluttuante si erge una figura: l’intercessore odierno! È diverso dal Cherubino S. Samaliel, che con il mantello blu della Madre di tutto il creato si inchina così benevolo e tutto pone davanti al trono di Dio con umile gesto. È diverso anche dall’angelo di Maria sul Cuore di Dio (S. Eja), che nella sua umiltà è sommerso col flusso dall’infinita acqua dell’amore fluente dal Cuore di Dio. Egli sta qua, trapassato da una potenza, sulla quale lui stesso non è padrone, la potenza della Volontà di Dio. Però anche lui è volontà. Egli è volontà per Dio. Egli è volontà per il “sì”, per la vita di Dio, per la parola di Dio, per l’amore di Dio. Egli resta semplice in Dio, e non può fare diversamente, non vuole nulla di diverso da ciò. Egli sta qua oggi nel nome di Maria. Egli porta il suo mantello marrone, quello dei fratelli minori, dei fratelli della strada, egli ha il dimesso vestito dell’angelo custode. Dio mostra

S. Aralim Enneth

oggi in triplice aspetto: il primo nella sua essenza come trono davanti a Dio, fragile accanto all’altro potente trono che riempie lo spazio tra cielo e terra, barcollante per il peso del compito, di portare la Volontà Divina sopra Lucifero ed il suo regno, ancor più fluttuante per la sorte di essere tra gli angeli chiamato “Trono di Maria”. Il secondo Dio lo mostra nella sua posizione per il suo compito come possente, oltre il tempo, apocalittica figura con artigli da leone e gigantesche ali come portoni, il suono dalla sua bocca erutta fuori come fuoco e rimbomba come cento tuoni.

Il terzo aspetto lo pone oggi come angelo custode e intercessore davanti al trono di Dio. Sempre ancora potente, è però questo il suo aspetto più semplice. Egli tiene nella mano un cerchio rotto, il cerchio di stelle – diadema - di Lucifero. Con entrambe le mani copre le estremità del cerchio, nonostante che fluiscano fuori ininterrotte serpeggianti fiamme nere dalle estremità del cerchio attraverso le sue dita. Ancora il regno infernale non dà nessun riposo, ancora vive fino nelle ultime istanze. Ma non ha anche san Francesco vissuto in un tempo, dove le fiamme infernali hanno serpeggiato in tutti gli angoli ed estremità? Non è anche S. Francesco stato trapassato dall’ardore di Dio, soave e debole, però con il più chiaro volere del “sì” fino all’ultima conseguenza? Le fiamme dell’amore di Dio hanno trovato un cuore così pronto che l’ardore dell’amore in questo debole corpo a ragione può essere chiamato un amore serafico. In questo modo è da intendere il massimo amore raggiungibile da creatura. Ciò non dipende da cosa siamo, ma cosa Dio fa di noi, e questo solo dobbiamo essere davanti a Dio. Questa è anche la nostra meta: l’incondizionato “sì” detto come S. Francesco, come S. Aralim Enneth.

Preghiera: Signore e Dio, tu hai nella tua sapienza e meravigliosa bontà durante il giudizio assegnato al più debole dei tuoi angeli dei troni il trono di Maria, daglielo fino a quel tempo, affinché porti su di noi in pienezza, ciò che oggi noi invidiamo al nostro padre serafico S. Francesco: l’ardente volontà alla tua vita, alla tua parola, al tuo amore. Amen.

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III Coro3a domenica dopo Pentecoste
La Volontà Divina sopra Lucifero 

S. Aralim Enneth

“Siate sobri, vegliate, perché il vostro avversario sta vagando come un leone ruggentecercando chi divorare”, si legge nell’epistola di oggi. Leone contro leone! Anche il nostro Signore viene appellato il “Leone di Giuda”. E questo santo angelo, il più debole tra tutti i troni-angeloè stabilito da Dio come il trono di Maria, la sua Regina, e lei porta la volontà di Dio su Lucifero. Dio lascia che questo angelo venga una volta considerato come un essere simile a un tronoma con ali possenti, una testa d'angelo e quattro zampe di leoneE nel libro degli angeli è descritto come quello che si erge contro il potere dell’inferno con tutta la sua potenzae quindi formalmente vacillante, particolarmente nelle ore di punta degli attacchi infernali.

Quanto ampiamente Dio mostra fuori queste contraddizioni: l’impotenza del cielo contro il potere dell'inferno, Maria, contro l’intero branco di demoni. Aralim Enneth contro la violenza del “leone ruggente”, così come sulla terra: Davide contro Golia“Ho scelto le cose deboli per confondere i forti.” E cosa accade con un peccatore, che fa penitenza? Egli diviene molto piccolo, come un nulla nel suo pentimentovincendo così tutto l'inferno!

 
Testo in lingua originale
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SAN FRANCESCO. PATRONO D'ITALIA.

Incomincia la vita

 del beato Francesco



 CAPITOLO I

Condotta di Francesco da secolare

1027 1. Vi fu, nella città di Assisi, un uomo di nome Francesco, la cui memoria è in benedizione,

perché Dio, nella Sua bontà, lo prevenne con benedizioni straordinarie e lo sottrasse, nella sua

clemenza, ai pericoli della vita presente e, nella sua generosità, lo colmò con i doni della

grazia celeste .

 Nell'età giovanile, crebbe tra le vanità dei vani figli degli uomini.

 Dopo un'istruzione sommaria, venne destinato alla lucrosa attività del commercio.

 Assistito e protetto dall'alto, benché vivesse tra giovani lascivi e fosse incline ai piaceri,

non seguì gli istinti sfrenati dei sensi e, benché vivesse tra avari mercanti e fosse intento ai

guadagni, non ripose la sua speranza nel denaro e nei tesori.

1028 Dio, infatti, aveva infuso nell'animo del giovane Francesco un sentimento di generosa

compassione, che, crescendo con lui dall'infanzia, gli aveva riempito il cuore di bontà, tanto che

già allora, ascoltatore non sordo del Vangelo, si propose di dare a chiunque gli chiedesse,

soprattutto se chiedeva per amore di Dio.

 Una volta, tutto indaffarato nel negozio, mandò via a mani vuote contro le sue

abitudini, un povero che gli chiedeva l'elemosina per amor di Dio. Ma subito, rientrato in se

stesso, gli corse dietro, gli diede una generosa elemosina e promise al Signore Iddio che, 

d'allora in poi, quando ne aveva la possibilità, non avrebbe mai detto di no a chi gli avesse

chiesto per amor di Dio.

 E osservò questo proposito fino alla morte, con pietà instancabile, meritandosi di

crescere abbondantemente nelI'amore di Dio e nella grazia.

 Diceva, infatti, più tardi, quando si era ormai perfettamente rivestito dei sentimenti di

Cristo, che, già quando viveva da secolare, difficilmente riusciva a sentir nominare l'amore di

Dio, senza provare un intimo turbamento.

1029 La dolce mansuetudine unita alla raffinatezza dei costumi; la pazienza e l'affabilità più

che umane, la larghezza nel donare, superiore alle sue disponibilità che si vedevano fiorire in

quell'adolescente come indizi sicuri di un'indole buona, sembravano far presagire che la

benedizione divina si sarebbe riversata su di lui ancora più copiosamente nell'avvenire.

 Un uomo di Assisi, molto semplice, certo per ispirazione divina, ogni volta che

incontrava Francesco per le strade della città, si toglieva il mantello e lo stendeva ai suoi piedi,

proclamando che Francesco era degno di ogni venerazione, perché di lì a poco avrebbe

compiuto grandi cose, per cui sarebbe stato onorato e glorificato da tutti i cristiani .

1030 2. Ma Francesco non conosceva ancora i piani di Dio sopra di lui: impegnato, per

volontà del padre nelle attività esteriori e trascinato verso il basso dalla nostra natura corrotta

fin dall'origine, non aveva ancora imparato a contemplare le realtà celesti né aveva fatto

l'abitudine a gustare le realtà divine.

 E siccome lo spavento fa comprendere la lezione, venne sopra di lui la mano del Signore e

l'intervento della destra dell'Eccelso colpì il suo corpo con una lunga infermità, per rendere la

sua anima adatta a recepire l'illuminazione dello Spirito Santo.

 Quand'ebbe riacquistate le forze fisiche, si procurò, com'era sua abitudine, vestiti

decorosi. Una volta incontrò un cavaliere, nobile ma povero e mal vestito e, commiserando

con affettuosa pietà la sua miseria, subito si spogliò e fece indossare i suoi vestiti all'altro.

Così, con un solo gesto, compì un duplice atto di pietà, poiché nascose la vergogna di un

nobile cavaliere e alleviò la miseria di un povero.

1031 3. La notte successiva mentre dormiva, la Bontà di Dio gli fece vedere un palazzo

grande e bello, pieno di armi contrassegnate con la croce di Cristo, per dimostrargli in forma

visiva come la misericordia da lui usata verso il cavaliere povero, per amore del sommo Re,

stava per essere ricambiata con una ricompensa impareggiabile.

 Egli domandò a chi appartenessero quelle armi e una voce dal cielo gli assicurò che

erano tutte sue e dei suoi cavalieri.

 Quando si destò, al mattino, credette di capire che quella insolita visione fosse per lui

un presagio di gloria. Difatti egli non sapeva ancora intuire la verità delle cose invisibili,

attraverso le apparenze visibili. Perciò, ignorando ancora i piani divini, decise di recarsi in

Puglia, al servizio di un nobile conte, con la speranza di acquistare in questo modo quel titolo

di cavaliere, che la visione gli aveva indicato.

 1032 Di lì a poco si mise in viaggio; ma, appena giunto nella città più vicina, udì nella notte

il Signore, che in tono familiare gli diceva: “ Francesco, chi ti può giovare di più: il signore o il

servo, il ricco o il poverello? ”. “ Il signore e il ricco ”, rispose Francesco. E subito la voce

incalzò: “ E allora perché lasci il Signore per il servo; Dio così ricco, per l'uomo, così povero?

”. 

 Francesco, allora: “ Signore, che vuoi che io faccia? ”. “ Ritorna nella tua terra -rispose il

Signore - perché la visione, che tu hai avuto, raffigura una missione spirituale, che si deve

compiere in te, non per disposizione umana, ma per disposizione divina ”.

 Venuto il mattino, egli ritorna in fretta alla volta di Assisi, lieto e sicuro. Divenuto ormai

modello di obbedienza, restava in attesa della volontà di Dio.

1033 4. Da allora, sottraendosi al chiasso del traffico e della gente, supplicava devotamente la

clemenza divina, che si degnasse mostrargli quanto doveva fare.

 Intanto la pratica assidua della preghiera sviluppava sempre più forte in lui la fiamma

dei desideri celesti e l'amore della patria celeste gli faceva disprezzare come un nulla tutte le

cose terrene.

 Sentiva di avere scoperto il tesoro nascosto e, da mercante saggio, si industriava di

comprare la perla preziosa, che aveva trovato, a prezzo di tutti i suoi beni.

 Non sapeva ancora, però, in che modo realizzare ciò: un suggerimento interiore gli

faceva intendere soltanto che il commercio spirituale deve iniziare dal disprezzo del mondo e

che la milizia di Cristo deve iniziare dalla vittoria su se stessi.

1034 5. Un giorno, mentre andava a cavallo per la pianura che si stende ai piedi di Assisi, si

imbatté in un lebbroso. Quell'incontro inaspettato lo riempì di orrore. Ma, ripensando al

proposito di perfezione, già concepito nella sua mente, e riflettendo che, se voleva diventare

cavaliere di Cristo, doveva prima di tutto vincere se stesso, scese da cavallo e corse ad

abbracciare il lebbroso e, mentre questi stendeva la mano come per ricevere l'elemosina, gli

porse del denaro e lo baciò.

 Subito risalì a cavallo; ma, per quanto si volgesse a guardare da ogni parte e sebbene

la campagna si stendesse libera tutt'intorno, non vide più in alcun modo quel lebbroso.

 Perciò, colmo di meraviglia e di gioia, incominciò a cantare devotamente le lodi del

Signore, proponendosi, da allora in poi, di elevarsi a cose sempre maggiori.

Cercava luoghi solitari, amici al pianto; là, abbandonandosi a lunghe e insistenti preghiere,

fra gemiti inenarrabili, meritò di essere esaudito dal Signore.

1035 Mentre, un giorno, pregava, così isolato dal mondo, ed era tutto assorto in Dio,

nell'eccesso del suo fervore, gli apparve Cristo Gesù, come uno confitto in croce,

 Al vederlo, si sentì sciogliere l'anima. Il ricordo della passione di Cristo si impresse

così vivamente nelle più intime viscere del suo cuore, che, da quel momento, quando gli

veniva alla mente la crocifissione di Cristo, a stento poteva trattenersi, anche esteriormente,

dalle lacrime e dai sospiri, come egli stesso riferì in confidenza più tardi, quando si stava

avvicinando alla morte. L'uomo di Dio comprese che, per mezzo di questa visione, Dio

rivolgeva a lui quella massima del Vangelo: Se vuoi venire dietro a me, rinnega te stesso, prendi la

tua croce e seguimi.

1036 6. Da allora si rivestì dello spirito di povertà, d'un intimo sentimento d'umiltà e di pietà

profonda. Mentre prima aborriva non solo la compagnia dei lebbrosi, ma perfino il vederli da

lontano, ora, a causa di Cristo crocifisso, che, secondo le parole del profeta, ha assunto

l'aspetto spregevole di un lebbroso, li serviva con umiltà e gentilezza, nell'intento di

raggiungere il pieno disprezzo di se stesso.

 Visitava spesso le case dei lebbrosi; elargiva loro generosamente l'elemosina e con

grande compassione ed affetto baciava loro le mani e il volto. 

 Anche per i poveri mendicanti bramava spendere non solo i suoi beni, ma perfino se

stesso. Talvolta, per loro, si spogliava dei suoi vestiti, talvolta li faceva e pezzi, quando non

aveva altro da donare.

 Soccorreva pure, con reverenza e pietà, i sacerdoti poveri, provvedendo specialmente

alla suppellettile dell'altare, per diventare, così, partecipe del culto divino, mentre sopperiva

al bisogno dei ministri del culto.

1037 Durante questo periodo, egli si recò a visitare, con religiosa devozione, la tomba

dell'apostolo Pietro. Fu in questa circostanza che, vedendo la grande moltitudine dei

mendicanti davanti alle porte di quella chiesa, spinto da una soave compassione, e, insieme,

allettato dall'amore per la povertà, donò le sue vesti al più bisognoso di loro e, ricoperto degli

stracci di costui, passò tutta la giornata in mezzo ai poveri, con insolita gioia di spirito.

 Voleva, così, disprezzare la gloria del mondo e raggiungere gradualmente la vetta

della perfezione evangelica. Si applicava con maggior intensità alla mortificazione dei sensi,

in modo da portare attorno, anche esteriormente, nel proprio corpo, la croce di Cristo che

portava nel cuore.

 Tutte queste cose faceva Francesco, uomo di l)io, quando, nell'abito e nella convivenza

quotidiana, non si era ancora segregato dal mondo. 

*

* https://biflow.hypotheses.org/257

https://ilpoverellodassisi.jimdofree.com/la-nascita-di-san-francesco-d-assisi/

*** https://ilpoverellodassisi.jimdofree.com/



SALVE SANCTE PATER

PATRIAE LUX

MIELE E CANNELLA

 

MIEL Y CANELA
Una mezcla diaria de la miel y de polvo de la canela puede fortalecer el sistema inmune y proteger el cuerpo contra muchas bacterias y virus. La miel es un antibiótico natural que contiene las varios vitaminas e hierro en cantidades grandes. La canela aumenta la insulina en el cuerpo, asiste a estropearse la glucosa y mejora concentraciones del azúcar de sangre. Este tratamiento puede relevar artritis, náusea, flatulencia y diarrea. Puede reducir el azúcar de sangre, el colesterol y los triglycerides, destapar las arterias, mejorar la circulación, relevar los toothaches -dolor de dientes-, curar las toses y los resfriados, despejar los sinos y fortalecer el sistema inmune.


Direcciones:
Mezcle 2 cucharadas de miel con 1 cucharilla de canela en un vaso de agua caliente. Beba 2 veces al día.


***

LA MEDICINA DE DIOS

Para humillar a los poderos y a los sabios, la medicina que Dios nos da en este tiempo es una sola, para curar casi todas las enfermedades:
Para las Piedras en los Riñones y en la Vesícula: Colocar un huevo entero en un vaso de cristal transparente y cubrirlo con jugo fresco de limón hasta que el huevo flote por tres días y tres noches (al sol y al sereno). Al tercer día, sacar el huevo y tomarse todo el jugo mezclado con 3 cucharadas de miel de abejas. Una sola dosis es suficiente. Nota: La miel de abejas es el antibiótico natural más puro y completo.
Para Ulceras en la Piel y Tumores: Hacer una cataplasma de higos (brevas) para preparar una pasta de higos mezclada con un poco de agua y 1 o 3 cucharadas de aceite de oliva bendito (obtenible en el lugar de apariciones) y de miel de abejas. Aplicarlo en los ulceras y en tumores de la piel. Nota: La miel de abejas es el antibiótico natural más puro y completo.
Para Gastroenteritis y Acidez EstomacalMezclar en una copa mitad de vino tinto y mitad de agua y tomarlo.
Para Dermatitis en la Piel: Hervir manzanilla (hojas y flores) en agua. Mezclar con jugo de limón y aplicar directamente en la piel afectada, para la dermatitis o inflamaciones de la piel.
Para Acné Juvenil: Limpiar la piel con agua del té de manzanilla y aplicar por la noche oxido de zinc.
Para Sinusitis y Alergias Respiratorias: Aplicar tres gotas de olió bendito (obtenible en el lugar de apariciones) en las fosas nasales y en los oídos uno vez por día.

AMDG et DVM