martedì 28 luglio 2020

COME IL DUBBIO DI UN SACERDOTE HA PORTATO ALLA FESTA DEL CORPUS DOMINI

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di Will Wright
Un sacerdote tedesco, padre Pietro da Praga, lottava con la sua fede nella Santissima Eucaristia. Intorno a lui constatava una mancanza di interesse da parte dei laici, un’immoralità generale e pigrizia nel clero, e una mancanza di reverenza nei confronti della liturgia sacra. Trovava difficile credere che nostro Signore Gesù potesse condividere con noi il Suo Corpo e il Suo Sangue nella Santa Eucaristia.
Era il 1263, non molto tempo dopo che la Chiesa aveva dichiarato ufficialmente la dottrina della transustanziazione nel 1215 in occasione del Quarto Concilio Lateranense. In breve, la transustanziazione significa che attraverso l’invocazione dello Spirito e le parole di consacrazione a Messa il pane e il vino cambiano completamente la loro sostanza diventando Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo, e restano solo le sembianze.
Questo è stato l’insegnamento coerente e perenne della Chiesa fin dall’epoca di Cristo. La Chiesa sa che Gesù non parlava metaforicamente nella Sala Superiore in occasione dell’Ultima Cena. I Padri della Chiesa, poi, nei primi tempi della Chiesa stessa usavano parole simili a “transustanziazione” per indicare che aveva avuto luogo un vero cambiamento.
Un pellegrinaggio e un miracolo
Su richiesta del suo direttore spirituale, padre Pietro fece un pellegrinaggio a Roma. Nel tragitto si fermò a Bolsena, a nord di Roma, e offrì la Messa sulla tomba di Santa Cristina. Alle parole di consacrazione Hoc est enim Corpus meum (Questo è il mio Corpo), l’Ostia iniziò a sanguinare. Il sangue gli cadde sulle mani e sul telo bianco che copriva l’altare, il corporale.
Scioccato e toccato dall’accaduto, padre Pietro interruppe la Messa e disse ai fedeli presenti cos’era accaduto. Andò poi a Orvieto, dove viveva Papa Urbano IV. Mise l’Ostia nel corporale, avvolgendola con cura, e poi andò a riferire al Santo Padre ciò che era successo. Urbano IV ordinò un’indagine che rivelò che si era verificato un miracolo.
Le reliquie (l’Ostia e il corporale) vennero portate con una processione solenne e gioiosa alla cattedrale di Orvieto, dove si trovano tuttora.
La festa del Corpus Domini
Un anno dopo Urbano IV istituì la festa del Corpus Domini (il Corpo di Cristo) come giorno per riconoscere e promuovere in modo particolare il dono del Santissimo Sacramento.
Il Papa chiese a San Tommaso d’Aquino e a San Bonaventura di ideare degli inni per questa nuova festa. A San Tommaso venne anche chiesto di comporre delle preghiere per la Messa e la Liturgia delle Ore del Corpus Domini, e il santo compose anche i grandi inni eucaristici che cantiamo ancora oggi: Panis AngelicusPange LinguaO Salutaris Hostia e Tantum Ergo.
AMDG et DVM

La Santa Messa di Santa GIOVANNA d'Arco

Die 30 Maji
Why Was Joan of Arc Burned at the Stake? - HISTORY

S. JOANNAE DE ARC

Virginis

Introitus Exodi 15, 1 et 2

CANTÉMUS Dómino: glorióse enim magnificátus est. Fortitúdo mea et laus mea Dóminus, et factus est mihi in salútem. (T. P. Allelúja, allelúja.) Ps. 97, 1 Cantáte Dómino cánticum novum, quia mirabília fecit. V/. Glória Patri.

Oratio

DEUS, qui beátam Joánnam Vírginem ad fidem ac pátriam tuéndam mirabíliter suscitásti: da, quaésumus, ejus intercessióne ; ut Ecclésia tua, hóstium superátis insídiis, perpétua pace fruátur. Per Dóminum.

Léctio libri Sapiéntiae.
Sap. 8, 9-15

PROPÓSUI sapiéntiam addúcere mihi ad convivéndum: sciens quóniam mecum communicábit de bonis, et erit allocútio cogitatiónis et taédii mei. Habébo, propter hanc, claritátem ad turbas, et honórem apud senióres júvenis: et acútus invéniar in judício, et in conspéctu poténtium admirábilis ero, et fácies príncipum mirabúntur me: tacéntem me sustinébunt, et loquéntem me respícient, et sermocinánte me plura, manus ori suo impónent. Praetérea habébo, per hanc, immortalitátem: et memóriam aetérnam his, qui post me futúri sunt, relínquam. Dispónam pópulos: et natiónes mihi erunt súbditae. Timébunt me audiéntes reges horréndi: in multitúdine vidébor bonus, et in bello fortis.

Graduale Judic. 5, 8-11 Nova bella elégit Dóminus, et portas hóstium ipse subvértit. V/. Ubi collísi sunt currus, et hóstium suffocátus est exércitus, ibi narréntur justítiae Dómini, et cleméntia ejus in fortes Israël.
Allelúja , allelúja. V/. Judith 13, 17-18 Laudáte Dóminum Deum nostrum, qui non deséruit sperántes in se, et in me ancílla sua adimplévit misericórdiam suam, quam promísit dómui Israël. Allelúja.

Post Septuagesimam, omissis Allelúja et Versu sequenti, dicitur

Tractus V/. Judith 6, 15 Benedíctus es, Dómine, qui non derelínquis praesuméntes de te: et praesuméntes de se, et de sua virtúte gloriántes, humílias. V/. 2 Machab. 1, 5 Exaudívit Dóminus oratiónem puéllae suae, qua orávit pro nobis, ut reconciliétur nobíscum Deus. V/. Judith 15, 11 ; 8, 29 Fecísti viríliter, et confortátum est cor tuum: manus Dómini confortávit te, et ídeo eris benedícta in aetérnum. V/. Nunc ergo ora pro nobis, quóniam múlier sancta es, et timens Deum.
Tempore autem Paschali omittitur Graduale, et ejus loco dicitur:

Allelúja, allelúja. V/. Judith 15, 11 Fecísti viríliter, et confortátum est cor tuum: manus Dómini confortávit te, et ídeo eris benedícta in aetérnum. Allelúja. V/. Ibid. 8, 29 Nunc ergo ora pro nobis, quóniam múlier sancta es, et timens Deum. Allelúja.

+ Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaéum.
Matth. 16, 24-27


IN illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Si quis vult post me veníre, ábneget semetípsum, et tollat crucem suam, et sequátur me. Qui enim volúerit ánimam suam salvam fácere, perdet eam: qui autem perdíderit ánimam suam propter me, invéniet eam. Quid enim prodest hómini, si mundum univérsum lucrétur, ánimae vero suae detriméntum patiátur ? Aut quam dabit homo commutatiónem pro ánima sua ? Fílius enim hóminis ventúrus est in glória Patris sui cum Angelis suis: et tunc reddet unicuíque secúndum ópera ejus.


Offertorium Judith 15, 10 Benedixérunt eam omnes una voce, dicéntes: Tu glória Jerúsalem, tu laetítia Israël, tu honorificéntia pópuli nostri. (T. P. Allelúja.)

Secreta

HAEC hóstia salutáris, Dómine, illam nobis in rebus árduis cónferat fortitúdinem, cujus beáta Joánna, sub tanta discríminum varietáte, tam insígnia praébuit exémpla: ut, ad inimícos repelléndos, étiam belli perícula subíre non dubitáverit. Per Dóminum.


Communio Ps. 22, 4 Si ambulávero in médio umbrae mortis, non timébo mala, quóniam tu mecum es, Dómine Jesu. (T. P. Allelúja.)

Postcommunio

CAELÉSTI pane reféctos, qui tóties beátam Joánnam áluit ad victóriam: praesta, quaésumus, omnípotens Deus ; ut hoc salútis aliméntum de inimícis nostris victóres nos effíciat. Per Dóminum. 

AMDG et DVM

lunedì 27 luglio 2020

Santa Matilde

BENEDETTO XVI
UDIENZA GENERALE
Piazza San Pietro
Mercoledì, 29 settembre 2010

Santa Matilde di Hackeborn

Cari fratelli e sorelle,
oggi vorrei parlarvi di santa Matilde di Hackeborn, una della grandi figure del monastero di Helfta, vissuta nel XIII secolo. La sua consorella santa Gertrude la Grande, nel VI libro dell’opera Liber specialis gratiae (Il libro della grazia speciale), in cui vengono narrate le grazie speciali che Dio ha donato a santa Matilde, così afferma: “Ciò che abbiamo scritto è ben poco in confronto di quello che abbiamo omesso. Unicamente per gloria di Dio ed utilità del prossimo pubblichiamo queste cose, perché ci sembrerebbe ingiusto serbare il silenzio, sopra tante grazie che Matilde ricevette da Dio non tanto per lei medesima, a nostro avviso, ma per noi e per quelli che verranno dopo di noi” (Mechthild von Hackeborn, Liber specialis gratiae, VI, 1).

Quest’opera è stata redatta da santa Gertrude e da un’altra consorella di Helfta ed ha una storia singolare. Matilde, all’età di cinquant’anni, attraversava una grave crisi spirituale, unita a sofferenze fisiche. In questa condizione confidò a due consorelle amiche le grazie singolari con cui Dio l’aveva guidata fin dall’infanzia, ma non sapeva che esse annotavano tutto. Quando lo venne a conoscere, ne fu profondamente angosciata e turbata. Il Signore, però, la rassicurò, facendole comprendere che quanto veniva scritto era per la gloria di Dio e il vantaggio del prossimo (cfr ibid., II,25; V,20). Così, quest’opera è la fonte principale a cui attingere le informazioni sulla vita e spiritualità della nostra Santa.

Con Lei siamo introdotti nella famiglia del Barone di Hackeborn, una delle più nobili, ricche e potenti della Turingia, imparentata con l’imperatore Federico II, ed entriamo nel monastero di Helfta nel periodo più glorioso della sua storia. Il Barone aveva già dato al monastero una figlia, Gertrude di Hackeborn (1231/1232 - 1291/1292), dotata di una spiccata personalità, Badessa per quarant’anni, capace di dare un’impronta peculiare alla spiritualità del monastero, portandolo ad una fioritura straordinaria quale centro di mistica e di cultura, scuola di formazione scientifica e teologica. Gertrude offrì alle monache un’elevata istruzione intellettuale, che permetteva loro di coltivare una spiritualità fondata sulla Sacra Scrittura, sulla Liturgia, sulla tradizione Patristica, sulla Regola e spiritualità cistercense, con particolare predilezione per san Bernardo di Chiaravalle e Guglielmo di St-Thierry. Fu una vera maestra, esemplare in tutto, nella radicalità evangelica e nello zelo apostolico. Matilde, fin dalla fanciullezza, accolse e gustò il clima spirituale e culturale creato dalla sorella, offrendo poi la sua personale impronta.
IL LIBRO DELLA
Matilde nasce nel 1241 o 1242 nel castello di Helfta; è la terza figlia del Barone. A sette anni con la madre fa visita alla sorella Gertrude nel monastero di Rodersdorf. È così affascinata da quell’ambiente che desidera ardentemente farne parte. Vi entra come educanda e nel 1258 diventa monaca nel convento trasferitosi, nel frattempo, ad Helfta, nella tenuta degli Hackeborn. Si distingue per umiltà, fervore, amabilità, limpidezza e innocenza di vita, familiarità e intensità con cui vive il rapporto con Dio, la Vergine, i Santi. È dotata di elevate qualità naturali e spirituali, quali “la scienza, l’intelligenza, la conoscenza delle lettere umane, la voce di una meravigliosa soavità: tutto la rendeva adatta ad essere per il monastero un vero tesoro sotto ogni aspetto” (Ibid.Proemio). Così, “l’usignolo di Dio” – come viene chiamata – ancora molto giovane, diventa direttrice della scuola del monastero, direttrice del coro, maestra delle novizie, servizi che svolge con talento e infaticabile zelo, non solo a vantaggio delle monache, ma di chiunque desiderava attingere alla sua sapienza e bontà.

Illuminata dal dono divino della contemplazione mistica, Matilde compone numerose preghiere. È maestra di fedele dottrina e di grande umiltà, consigliera, consolatrice, guida nel discernimento: “Ella - si legge - distribuiva la dottrina con tanta abbondanza che non si è mai visto nel monastero, ed abbiamo, ahimé! gran timore, che non si vedrà mai più nulla di simile. Le suore si riunivano intorno a lei per sentire la parola di Dio, come presso un predicatore. Era il rifugio e la consolatrice di tutti, ed aveva, per dono singolare di Dio, la grazia di rivelare liberamente i segreti del cuore di ciascuno. Molte persone, non solo nel Monastero, ma anche estranei, religiosi e secolari, venuti da lontano, attestavano che questa santa vergine li aveva liberati dalle loro pene e che non avevano mai provato tanta consolazione come presso di lei. Compose inoltre ed insegnò tante orazioni che se venissero riunite, eccederebbero il volume di un salterio” (Ibid., VI,1).

Nel 1261 giunge al convento una bambina di cinque anni di nome Gertrude: è affidata alle cure di Matilde, appena ventenne, che la educa e la guida nella vita spirituale fino a farne non solo la discepola eccellente, ma la sua confidente. Nel 1271 o 1272 entra in monastero anche Matilde di Magdeburgo. Il luogo accoglie, così, quattro grandi donne - due Gertrude e due Matilde –, gloria del monachesimo germanico. Nella lunga vita trascorsa in monastero, Matilde è afflitta da continue e intense sofferenze a cui aggiunge le durissime penitenze scelte per la conversione dei peccatori. In questo modo partecipa alla passione del Signore fino alla fine della vita (cfr ibid., VI, 2). La preghiera e la contemplazione sono l’humus vitale della sua esistenza: le rivelazioni, i suoi insegnamenti, il suo servizio al prossimo, il suo cammino nella fede e nell’amore hanno qui la loro radice e il loro contesto. 
Nel primo libro dell’opera Liber specialis gratiae, le redattrici raccolgono le confidenze di Matilde scandite nelle feste del Signore, dei Santi e, in modo speciale, della Beata Vergine. E’ impressionante la capacità che questa Santa ha di vivere la Liturgia nelle sue varie componenti, anche quelle più semplici, portandola nella vita quotidiana monastica. Alcune immagini, espressioni, applicazioni talvolta sono lontane della nostra sensibilità, ma, se si considera la vita monastica e il suo compito di maestra e direttrice di coro, si coglie la sua singolare capacità di educatrice e formatrice, che aiuta le consorelle a vivere intensamente, partendo dalla Liturgia, ogni momento della vita monastica.

Nella preghiera liturgica Matilde dà particolare risalto alle ore canoniche, alla celebrazione della santa Messa, soprattutto alla santa Comunione. Qui è spesso rapita in estasi in una intimità profonda con il Signore nel suo ardentissimo e dolcissimo Cuore, in un dialogo stupendo, nel quale chiede lumi interiori, mentre intercede in modo speciale per la sua comunità e le sue consorelle. Al centro vi sono i misteri di Cristo verso i quali la Vergine Maria rimanda costantemente per camminare sulla via della santità: “Se tu desideri la vera santità, sta’ vicino al Figlio mio; Egli è la santità medesima che santifica ogni cosa” (Ibid., I,40). In questa sua intimità con Dio è presente il mondo intero, la Chiesa, i benefattori, i peccatori. Per lei Cielo e terra si uniscono.

Le sue visioni, i suoi insegnamenti, le vicende della sua esistenza sono descritti con espressioni che evocano il linguaggio liturgico e biblico. Si coglie così la sua profonda conoscenza della Sacra Scrittura, che era il suo pane quotidiano. Vi ricorre continuamente, sia valorizzando i testi biblici letti nella liturgia, sia attingendo simboli, termini, paesaggi, immagini, personaggi.  La sua predilezione è per il Vangelo: “Le parole del Vangelo erano per lei un alimento meraviglioso e suscitavano nel suo cuore sentimenti di tale dolcezza che sovente per l'entusiasmo non poteva terminarne la lettura … Il modo con cui leggeva quelle parole era così fervente che in tutti suscitava la devozione. Così pure, quando cantava in coro, era tutta assorta in Dio, trasportata da tale ardore che talvolta manifestava i suoi sentimenti con i gesti ... Altre volte, come rapita in estasi, non sentiva quelli che la chiamavano o la muovevano ed a mala pena riprendeva il senso delle cose esteriori” (Ibid., VI, 1). In una delle visioni, è Gesù stesso a raccomandarle il Vangelo; aprendole la piaga del suo dolcissimo Cuore, le dice: “Considera quanto sia immenso il mio amore: se vorrai conoscerlo bene, in nessun luogo lo troverai espresso più chiaramente che nel Vangelo. Nessuno ha mai sentito esprimere sentimenti più forti e più teneri di questi: Come mi ha amato mio Padre, cosi io vi ho amati (Joan. XV, 9)”(Ibid., I,22).

Cari amici, la preghiera personale e liturgica, specialmente la Liturgia delle Ore e la Santa Messa sono alla radice dell’esperienza spirituale di santa Matilde di Hackeborn. Lasciandosi guidare dalla Sacra Scrittura e nutrire dal Pane eucaristico, Ella ha percorso un cammino di intima unione con il Signore, sempre nella piena fedeltà alla Chiesa. E’ questo anche per noi un forte invito ad intensificare la nostra amicizia con il Signore, soprattutto attraverso la preghiera quotidiana e la partecipazione attenta, fedele e attiva alla Santa Messa. La Liturgia è una grande scuola di spiritualità.
La discepola Gertrude descrive con espressioni intense gli ultimi momenti della vita di santa Matilde di Hackeborn, durissimi, ma illuminati dalla presenza della Beatissima Trinità, del Signore, della Vergine Maria, di tutti i Santi, anche della sorella di sangue Gertrude. Quando giunse l’ora in cui il Signore volle attirarla a Sé, ella Gli chiese di poter ancora vivere nella sofferenza per la salvezza delle anime e Gesù si compiacque di questo ulteriore segno di amore.
Matilde aveva 58 anni. Percorse l’ultimo tratto di strada caratterizzato da otto anni di gravi malattie. La sua opera e la sua fama di santità si diffusero ampiamente. Al compimento della sua ora, “il Dio di Maestà … unica soavità dell'anima che lo ama … le cantò: Venite vos, benedicti Patris mei ... Venite, o voi che siete i benedetti dal Padre mio, venite a ricevere il regno … e l'associò alla sua gloria” (Ibid., VI,8).
Santa Matilde di Hackeborn ci affida al Sacro Cuore di Gesù e alla Vergine Maria. Invita a rendere lode al Figlio con il Cuore della Madre e a rendere lode a Maria con il Cuore del Figlio: “Vi saluto, o Vergine veneratissima, in quella dolcissima rugiada, che dal Cuore della santissima Trinità si diffuse in voi; vi saluto nella gloria e nel gaudio con cui ora vi rallegrate in eterno, voi che di preferenza a tutte le creature della terra e del cielo, foste eletta prima ancora della creazione del mondo! Amen” (Ibid., I, 45).


Saluti:
Je suis heureux d’accueillir ce matin les francophones présents, en particulier ceux venus d’Haïti. Je continue à porter les Haïtiens dans ma prière suppliant Dieu de soulager leur misère. Que votre pèlerinage à Rome, chers pèlerins, soit pour vous tous l’occasion d’approfondir votre relation personnelle avec le Christ. Que Dieu vous bénisse!

I am pleased to greet the seminarians and staff from the Venerable English College and the new students and staff from the Pontifical Irish College, and I offer prayerful good wishes for their studies. I also welcome the members of the Christ Child Society from the Diocese of Toledo, Ohio, accompanied by Bishop Leonard Blair. Upon all the English-speaking visitors present at today’s audience, especially the pilgrim groups from Britain, Ireland, Denmark, Nigeria, Oceania, the Philippines, and North America, I invoke God’s abundant blessings.
Ganz herzlich grüße ich die Pilger deutscher Sprache, besonders die Wallfahrer des Malteserhilfsdienstes aus Österreich. Herzlich willkommen! Mögen euch viele schöne Stunden hier in Rom geschenkt sein, die ihr als innere Gabe und Kraft nach Hause mitnehmt! Zudem ist aus den Niederlanden heute eine große Pilgergruppe des Bistums Rotterdam mit ihrem Bischof Adrian van Luyn zugegen. Herzlich willkommen! Die hl. Mechthild will uns ein Vorbild sein, im Gebet mit Gott verbunden zu bleiben und so den Alltag zu heiligen. Der Herr begleite euch auf allen euren Wegen

Saludo a los peregrinos de lengua española, en particular a la Delegación de la Junta de Castilla y León, de España, y a la de la Escuela de Carabineros, de Santiago de Chile, así como a los demás grupos provenientes de España, México, Panamá, y demás países latinoamericanos. Que el ejemplo de Santa Matilde nos mueva a todos a considerar la Liturgia como una gran escuela de espiritualidad.
Muchas gracias.

Saúdo, com fraterna amizade, os peregrinos vindos de Portugal e de demais países de língua portuguesa, cuja romagem se detém hoje junto do túmulo de São Pedro e nesta Audiência com o seu Sucessor: Obrigado pela vossa presença e oração! Peço a Cristo Senhor que guarde no seu Coração Sagrado as vossas famílias e comunidades cristãs, abençoando a todos com a sua paz e o seu amor.

Saluto in lingua lituana:
Nuoširdžiai sveikinu ministrantus iš Lietuvos. Sekdami šventojo Tarcizijaus pavyzdžiu dosniai tarnaukite Jėzui, esančiam Eucharistijoje.
Traduzione italiana:
Saluto con affetto i ministranti provenienti dalla Lituania. Sull’esempio di san Tarcisio, servite con generosità Gesù, presente nell’Eucaristia.
Saluto in lingua ceca:
Upřímně vítám poutníky z farnosti svaté Ludmily v Praze!
Včera jsme oslavili patrona české církve, mučedníka svatého Václava. Zůstaňte vždy věrni duchovnímu odkazu tohoto velikána dějin vaší vlasti!
Srdečně vám žehnám.
Chvála Kristu!
Traduzione italiana:
Un cordiale benvenuto ai pellegrini della parrocchia di Santa Ludmilla, di Praga!
Ieri abbiamo festeggiato il Patrono della Chiesa Ceca, San Venceslao, martire. Rimanete sempre fedeli all'eredità spirituale di questo gigante della storia della vostra Patria!
 Di cuore vi benedico.
Sia lodato Gesù Cristo!
Saluto in lingua slovacca:
Srdečne pozdravujem slovenských pútnikov zo Širokého a Košíc ako aj ďakovnú púť študentov a pedagógov Grécko-katolíckeho gymnázia svätého Jána Krstiteľa z Trebišova.
Bratia a sestry, pozajtra sa začína mariánsky mesiac október. Pozývam vás do školy Panny z Nazareta. Učte sa od nej byť stále ochotní plniť Božiu vôľu. S láskou žehnám vás i vašich drahých.
Pochválený buď Ježiš Kristus!
Traduzione italiana :
Saluto cordialmente i pellegrini slovacchi provenienti da Široké e Košice come pure il pellegrinaggio di ringraziamento degli studenti e docenti del Ginnasio greco-cattolico San Giovanni Battista di Trebišov.
Fratelli e sorelle, dopodomani inizia il mese mariano di ottobre. Vi invito a mettervi alla scuola della Vergine di Nazaret. Imparate da Lei ad essere sempre disponibili a compiere la volontà di Dio. Con affetto benedico voi ed i vostri cari.
Sia lodato Gesù Cristo!
Saluto in lingua romena:
Adresez un cordial salut pelerinilor provenind din România. Iubţi prieteni, urez ca vizita voastră la mormintele Apostolilor să suscite în voi o angajare tot mai generoasă de mărturie creştină în Patria voastră. Invoc peste voi şi familiile voastre binecuvântarea mea apostolică. Lăudat să fie Isus Cristos!
Traduzione italiana:
Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini provenienti dalla Romania. Cari amici, auguro che la visita alle tombe degli Apostoli susciti in voi un sempre più generoso impegno di testimonianza cristiana nella vostra Patria. Invoco su di voi e sulle vostre famiglie la mia benedizione apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!
Saluto in lingua ucraina:
Щиро вітаю українських прочан. Дорогі друзі, бажаю, щоб кожний із вас відчув живу присутність Бога у своїй Церкві. Від щирого вас благословлю. Слава Ісусу Христу!
Traduzione italiana:
Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini ucraini. Cari amici, auguro che ciascuno di voi possa fare l’esperienza della presenza viva del Signore nella sua Chiesa. Di cuore vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!
Saluto in lingua ungherese:
Isten hozta a magyar híveket, különösen is azokat, akik Pécsről érkeztek. Kedves Testvéreim, Szent Mihály, Gábor és Ráfáel Arkangyalok közbenjárását kérve szívesen adom apostoli áldásomat Rátok és családjaitokra.
Dicsértessék a Jézus Krisztus!
Traduzione italiana:
Saluto con affetto i fedeli ungheresi, specialmente quelli che sono arrivati da Pécs.
Cari fratelli e sorelle, mentre chiedo l'intercessione dei Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, volentieri imparto la Benedizione Apostolica a tutti voi e alle vostre famiglie.
Sia lodato Gesù Cristo!
Saluto in lingua polacca:
Słowo pozdrowienia kieruję do Polaków, a zwłaszcza do przedstawicielek Zgromadzenia Sióstr Zmartwychwstania Pańskiego, które gromadzą się na kapitule generalnej. Niech modlitwa i refleksja przyniesie obfite owoce duchowe. Wszystkich tu obecnych polecam opiece Archaniołów Michała, Gabriela i Rafała, patronów dnia dzisiejszego, i z serca błogosławię. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus!
Traduzione italiana:
Una parola di saluto rivolgo ai polacchi qui presenti, e in particolare alle rappresentanti della Congregazione della Suore della Risurrezione del Signore che si radunano per il Capitolo Generale. La preghiera e la riflessione portino abbondanti frutti spirituali. Raccomando tutti alla protezione degli Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, patroni del giorno, vi benedico di cuore. Sia lodato Gesù Cristo!
Saluto in lingua croata:
Upućujem srdačan pozdrav svim hrvatskim hodočasnicima, a na poseban način vjernicima iz župe Svetog Luke iz Zagreba. Po zagovoru svetih Arkanđela koje danas slavimo, obdario Gospodin vas i vaše obitelji mirom i svakim nebeskim blagoslovom.  Hvaljen Isus i Marija!
Traduzione italiana:
Rivolgo un cordiale saluto a tutti i pellegrini croati, e in modo particolare ai fedeli della parrocchia di San Luca di Zagabria. Con l’intercessione dei santi Arcangeli che oggi celebriamo, il Signore doni a voi e alle vostre famiglie la pace e ogni benedizione celeste. Siano lodati Gesù e Maria!
* * *
Rivolgo un cordiale pensiero ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto con affetto i fedeli della diocesi di Belluno-Feltre, accompagnati dal loro Pastore, Mons. Giuseppe Andrich, e convenuti a Roma per pregare sulla tomba del Servo di Dio Giovanni Paolo I in occasione dell’anniversario della sua morte. Saluto gli alunni del Pontificio Collegio Internazionale “Maria Mater Ecclesiae” di Roma,  assicurando per ciascuno un ricordo nella preghiera, perché il Signore li ricolmi sempre dei suoi doni di grazia. Saluto, inoltre, i partecipanti al pellegrinaggio dei Giovani del Movimento dei Focolari, promosso in occasione della beatificazione di Chiara Badano e li invito, sull'esempio della nuova Beata, a proseguire nell'impegno di adesione a Cristo e di testimonianza evangelica.
Saluto infine giovani, gli ammalati e gli sposi novelliL'odierna festa degli Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele e quella imminente dei santi Angeli Custodi, ci spingono a pensare alla provvida premura con cui Dio si occupa di ogni persona umana. Sentite accanto a voi, cari giovani, la presenza degli Angeli e lasciatevi guidare da loro, affinché tutta la vostra vita sia illuminata dalla Parola di Dio. Voi, cari ammalati, aiutati dai vostri Angeli Custodi, unite le vostre sofferenze a quelle di Cristo per il rinnovamento spirituale dell'umana società. E voi, cari sposi novelli, ricorrete sovente all'aiuto dei vostri Angeli Custodi, affinché possiate crescere nella costante testimonianza di un amore autentico.

APPELLO DEL SANTO PADRE
My thoughts also turn to the grave humanitarian crisis which has recently struck Northern Nigeria, where some two million people have been forced to flee their homes because of severe flooding. To all those affected I express my spiritual closeness and I assure them of my prayers.


Sacro Cuore di Gesù: DAGLI SCRITTI DI SANTA MATILDE DI HACKEBORN

Sacro Cuore di Gesù: DAGLI SCRITTI DI SANTA MATILDE DI HACKEBORN: Santa Matilde  di Hackeborn (o di Helfta)  nacque nel 1241 in una famiglia nobile della Germania centrale.  Entrata nel monastero be...

CONCHIGLIE a ... milioni

Misteriosa grotta inglese ricoperta da milioni di conchiglie


Shell Grotto, la misteriosa grotta ricoperta di conchiglie
Shell-Grotto-Margate-1Shell Grotto è una splendida caverna sotterranea situata nella cittadina inglese di Margate, nella contea del Kent. Si tratta una grotta interamente rivestita di splendidi mosaici realizzati con oltre 4,6 milioni di conchiglie. Scoperta per caso, le sue origini restano ancora oggi sconosciute.

Shell-Grotto-Margate-2La grotta fu portata alla luce nel 1835 da un contadino che, intento a svolgere le sue quotidiane mansioni nei campi, colpì casualmente con la sua vanga un punto che fece aprire una voragine nel terreno. Non riuscendo a capire cosa si nascondesse all’interno mandò a chiamare il maestro della scuola locale che a sua volta, facendo scavare un’apertura di circa due metri, riuscì a calare nel buco il suo agile figliolo. Quando il giovane tornò in superficie, raccontò di aver visto un intrico di corridoi, cappelle e stanze completamente ricoperte da milioni di conchiglie colorate e dalle forme più svariate.

Shell-Grotto-Margate-3Le pareti della Shell Grotto sono delle vere opere d'arte composte di mosaici che rievocano simboli orientali ed egiziani, ma tuttora non ci sono dati attendibili su chi l’abbia costruita e soprattutto a quale scopo. La datazione potrebbe risalire a oltre 3000 anni fa, ma c’è anche chi sostiene possa risalire al XVIII secolo. Molte teorie attribuiscono una connessione con la massoneria, altri ai cavalieri templari, e ancora ai fenici, ai romani e a tanti altri popoli, ma nessuna di queste sembra aver avuto riscontro. Un enigma ancora tutto da svelare, che regala ancora più fascino a questo incredibile sotterraneo.

Shell-Grotto-Margate-4La Grotta è oggi visitabile, ma resta una proprietà privata gestita da una società no-profit e come tale non può usufruire dei fondi stanziati dallo Stato che potrebbero essere in grado di definire la precisa origine e datazione delle decorazioni. Fino allora, questo splendido sito archeologico è destinato a restare un mistero.


Shell-Grotto-Margate-5
Sotto, un video la mostra all’interno:



E qui Sant'Antonio di Padova ci parla di... conchiglie:
LEGGIAMO LA BIBBIA CON SANT'ANTONIO
e... impariamo dalle conchiglie



12. “Cercate di conservare l’unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace”. Fa’ attenzione alle tre parole: cercate, unità e vincolo della pace, che a noi, fratelli miei, sono veramente necessarie. 

Il diavolo volle seminare nel cielo la zizzania della discordia, e ora fa di tutto per farlo anche nelle comunità dei penitenti. 

Leggiamo infatti nel libro di Giobbe: “Un giorno i figli di Dio andarono a presentarsi davanti al Signore, e in quel giorno anche Satana andò in mezzo a loro” (Gb 1,6).
Fa’ attenzione alle singole parole: dice “Un” (giorno), per escludere ogni diversità; “giorno”, per escludere la successione della notte; “i figli”, adottati con la grazia; “di Dio”, per la povertà dello spirito; “andarono” con la devozione; “a presentarsi” con la mortificazione del corpo; “davanti al Signore”, non davanti al mondo; “e anche Satana andò in mezzo a loro”, appunto per seminare la zizzania della discordia. 

Invece noi, fratelli, cerchiamo di essere solleciti e non pigri; cerchiamo di conservare e non di rompere l’unità dello spirito. 

Custodiamo l’unità dello spirito, o carissimi, con grande sollecitudine, come le conchiglie marine custodisco­no con grande cura le loro perle.

Si legge nella Storia Naturale che nelle conchiglie marine si producono delle pietre preziose, cioè le perle; 
le conchiglie, ad un dato tempo dell’anno, sono bramose di rugiada come marito, e sotto tale stimolo si aprono, e quando più copiosa scende la pioggia lunare (rugiada), come boccheggiando assorbono il fluido sospirato: così concepi­scono e vengono ingravidate. 

Se il fluido assorbito è puro, i piccoli grani che si formano sono candidi; se il fluido è torbido, i grani sono opachi o anche striati di colore rossiccio. Così le conchiglie figliano più di cielo che di mare. 
   Inoltre, quando assorbono il seme dell’aria del mattino, la perla è più limpida; quando lo assorbono alla sera la perla risulta piuttosto offuscata; e quanto più ne avranno assorbito, tanto più grandi saranno le perle prodotte.
Se brilla improvvisa una luce, si rinchiudono come spaventate. Nelle conchiglie c’è una certa sensibilità: esse temono che i loro parti si macchino; e quando il giorno si accende di raggi più ardenti, perché le perle non si offuschino per causa del calore del sole, si immergono in profondità e si riparano dal caldo tra i gorghi.
Nell’acqua la perla si rammollisce, nel vino si rasso­da; mai se ne trovano due insieme, distinte, e quindi una grossa perla, formata da due che si sono fuse insieme, si chiama “unione” (solitario). Le conchiglie temono gli agguati dei pescatori: è per questo che si nascondono tra gli scogli. Nuotano in gruppo e le loro schiere hanno sempre una guida sicura.
Vediamo quale sia il significato morale di tutto questoLe conchiglie, il cui nome viene da “concavità”, raffi­gurano i penitenti, gli umili, i poveri nello spirito, i quali si tengono nella concavità, cioè nell’umiltà del cuore. 

Anch’essi anelano alla rugiada come a marito, e infatti dicono: “L’anima mia ha sete di Dio, fonte viva” (Sal 41,3). La rugiada della grazia celeste, come uno sposo, impregna l’anima con il fermo proposito di rettamen­te operare. Per il desiderio di questa rugiada essi si aprono, e infatti dice Giobbe: “La mia radice è aperta, protesa verso le acque, e la rugiada si fermerà sulle mie messi” (Gb 29,19).
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“E quando più copiosa scende la pioggia lunare”, ecc. Nella pioggia lunare sono simboleggiate tre cose: la prosperità, l’avversità e l’infusione della grazia

* Nello splendore della luna è raffigurata la prosperità; 

* nella notte l’avversità e 

* nella pioggia l’infu­sione della grazia, che i giusti bramano con ardore e assorbono quasi aprendo la bocca del cuore, sia nello splendore della prosperità come nella notte dell’avversità, in modo che né la prosperità li insuperbisce, né l’avversità li deprime. Isaia infatti dice: “L’ani­ma mia ha sospirato a te nella notte, e al mattino mi volgerò a te con il mio spirito e il mio cuore” (Is 26,9).
“E se il fluido assorbito è puro”, ecc. 
Considera che l’infusione della grazia ha due effetti: o illumina, o turba. 
Illumina la mente alla contemplazione, e allora le perle diventano candide, sono cioè puri i pensieri e gli affetti. Dice il Signore per bocca di Osea: “Sarò come rugiada, e Israele germoglierà come giglio” (Os 14,6). Quando la rugiada della contemplazione delizia la mente, Israele, ossia l’anima umile fa germogliare, quale giglio, pensieri di purezza. 
Analogamente, la grazia turba susci­tando il dolore dei peccati, e allora nelle perle subentra il colore pallido o rossiccio: pallido a motivo della mortificazione del corpo, rossiccio per la contrizione del cuo­re. Si legge nel Cantico dei Cantici: Annunciate al mio diletto che io languisco di amore (cf. Ct 5,8). Fu detto anche: Impallidi­sca ogni innamorato (Ovidio). E il salmo: “L’estremità del dorso della colomba è del pallore dell’oro” (Sal 67,14).
“Così i parti delle conchiglie sono più di cielo che di mare”. 
Chi è impregnato di mare, cioè dell’amaro del mondo, partorisce vipere; 
chi invece è impregnato di cielo, partorisce perle. 

Dei primi è detto: “Razza di vipere, chi vi ha insegnato a sfuggire all’ira che ci sovrasta?” (Lc 3,7)

Dei secondi: “Le viti in fiore hanno sprigionato il loro profumo” (Ct 2,13). E ancora: “I tuoi effluvi sono un paradiso” (Ct 4,13).
“Quando le conchiglie assorbono il seme dell’aria del mattino la perla è più limpida, quando invece lo assorbono la sera, la perla risulta piuttosto offuscata”, ecc. Questo lo dice anche il salmo: “Alla sera sopraggiunge il pianto e al mattino, ecco la gioia” (Sal 29,6). Osserva che triplice è la sera e triplice il mattino: in ognuno di questi momenti c’è il pianto e la gioia.
*La prima sera fu la colpa di Adamo, nella quale ci fu il pianto quando, cacciato dal paradiso terrestre, si sentì dire: “Mangerai il pane nel sudore della tua fronte”(Gn 3,19)
*Il primo mattino fu la natività di Cristo, nella quale ci fu la gioia. Infatti l’angelo disse: “Io vi annunzio una grande gioia...” (Lc 2,10).
*La seconda sera fu la morte di Cristo, nella quale ci fu il pianto. Dice Luca: “Figlie di Gerusalemme, non piangete sopra di me ma sopra voi stesse” (Lc 23,28)
*Il secondo mattino fu la sua risurrezione, nella quale ci fu la gioia. “Vedendo il Signore, gli apostoli furono pieni di gioia” (Gv 20,20).
*La terza sera è la morte di ogni uomo, nella quale c’è il pianto. Dice la Genesi: “Sara morì nella città di Arbee (Ebron): arrivò Abramo per piangere e a fare il lamento su di lei” (Gn 23,2). *Il terzo mattino sarà per i santi nella risurre­zione finale, nella quale splenderà sul loro capo – come dice Isaia – la perenne letizia (cf. Is 35,10).
“Se brilla improvvisa una luce, si rinchiudono come spaventate”. La tentazione del diavolo è come un sinistro bagliore, di cui i giusti hanno una grande paura; e quando l’avvertono, subito si ritirano e chiudono le porte dei sensi. Dice Giovanni: “Essendo venuta la sera di quel giorno..., mentre tutte le porte erano chiuse”(Gv 20,19).
[Vedi anche il commento su questo vangelo nel sermone dell’Ottava di Pasqua.]
“Nelle conchiglie c’è una certa sensibilità: esse temono che i loro parti si macchino”, ecc. La sensibilità consiste in uno stimolo della mente che attraverso il corpo viene trasmesso all’anima. 
I giusti temono che i loro parti, cioè le loro opere, si macchino, e perciò, quando divampa il calore della prosperità terrena, ed essi stessi ne sono oggetto, subito scendono in profondità: meditano cioè sulla loro fragilità, sulla loro iniquità e miseria, si nascondo­no nei singhiozzi e nelle lacrime, perché, se facessero altrimenti, le loro perle si offuscherebbero e si macchierebbero per il calore del sole, vale a dire con la fiamma dell’onore e della grandezza terrena.
“Nell’acqua la perla si rammollisce”. Nell’acqua del piacere la mente del giusto si rammollisce; invece nel vino, cioè nell’austerità, si rassoda; infatti davanti a un volto austero e severo si corregge l’animo del malvagio. Leggiamo nell’Ecclesiastico: “Hai delle figlie?”. Ti sono cioè affidate delle anime? “Custodisci il loro corpo, e non mostrare loro un volto troppo indulgente” (Eccli 7,26).
In una conchiglia non si trovano mai due perle insieme, perché nella mente del giusto non c’è il sì e il no allo stesso tempo (cf. 2Cor 1,17­19), non ci sono due parti, non c’è discordanza, ma “unità”; il giusto cerca sempre di conservare l’unità dello spirito nel vincolo della pace (cf. Ef 4,3).
“Le conchiglie temono gli agguati dei pescatori”, e anche i giusti temono gli agguati delle suggestioni del diavolo, il quale in questo grande mare del mondo getta il suo amo, e quindi essi si nascondono tra gli scogli. 

Lo scoglio è una roccia che affiora sul mare; si chiama scoglio da scandagliare, e simboleggia l’umiltà della mente, nella quale chi si nasconde non ha più ragione di temere gli agguati degli spiriti maligni.
“Le conchiglie nuotano in gruppo”, e in questo è indicata egregiamente l’unione degli spiriti. 
“Le loro schiere hanno sempre una guida sicura”, e in ciò è simboleggiata l’obbedienza. Il prelato è la guida che si deve seguire, alla quale tutti siamo tenuti a obbedire di buon animo, per mantenere l’unione degli spiriti con il vincolo della pace.
Si degni di concederci tutto questo il Signore Gesù Cristo, al quale è onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.

AMDG et DVM