domenica 26 luglio 2020

Vi prometto la salvezza...

Manduriaapparitions: 2018


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6 febbraio 1993 (Puglia) Maria ss.ma:” Io chiedo di consacrare questa regione al Mio Cuore Immacolato: troppo sangue scorre per le vie, troppe vite stroncate in nome di una legge selvaggia sorretta dall’odio e dal rancore... Basta!, basta, basta!” 
Dico alla “sacra corona unita”: “Placate la vostra ira, fermate la vostra mano fratricida, altrimenti non vi sarà riparo e refrigerio per la vostra anima... Pentitevi o l’ira di Dio sarà implacabile....”. 

14-15 febbraio 1993 Maria ss.ma: “Cara figlia della Luce: Io ora, tenendo presente che l’umanità continua a calpestare le leggi del Cielo, ti rivelo il Messaggio ultimo dei segreti di Fatima, sigillato dal 1917 nell’anima di pochi e che negli anni ‘60 questo doveva essere annunziato al mondo intero, ma non fu dato ascolto al Mio materno richiamo, e tante, tante disgrazie hanno coperto questa terra.. 
Oggi, piccola Mia, do il compito di parlarne con quanti verrai a contatto e a tanti figli della Luce, affinché il mondo possa ancora ravvedersi. 
Io desidero che il Papa ascolti il richiamo doloroso di Mio Figlio, tuttora agonizzante per i vostri peccati e tenga presente la mia tempestività di divulgare tale messaggio. "

   D’incanto Le compare il mondo nelle mani e noto con stupore che pian piano si ricopre di sangue. 
Ella così comincia: “Figliolina, Io dissi un tempo a Fatima che, se il mondo non si fosse convertito, una grande catastrofe si sarebbe abbattuta sull’intero genere umano, non in quel tempo, ma nella seconda metà del XX secolo. Predissi già a “La Salette”, ai bambini Melania e Massimo questo Castigo ed oggi, dopo innumerevoli volte, lo ripeto a te, perché l’umanità continua a perseverare nell’errore calpestando i doni del Cielo. 

Ormai satana ha cosparso il disordine ovunque, detenendo il potere dei più alti vertici, influenzando l’andamento di tutte le cose. 
   Io dissi già a Lucia che egli, figlio delle tenebre, sarebbe riuscito a plagiare le menti dei più grandi scienziati, istigandoli ad inventare armi potentissime con le quali sarebbe riuscito a distruggere in pochi attimi l’intero pianeta terra. Io dissi che sarebbe riuscito ad avere nelle sue mani le sorti del mondo intero, seducendo i potenti e i capi degli stati, e così è successo. 
   Presto sarò costretta a lasciare libero il braccio di Mio Figlio e tutti vedrete che Egli punirà con maggiore giustizia e severità come non è mai avvenuto. 
   Per la chiesa è arrivato il tempo delle dure prove e delle tribolazioni, come già predissi. I cardinali si volgeranno contro i cardinali, i vescovi contro i vescovi, e satana marcia già nelle loro file e a Roma gli imminenti cambiamenti si fanno sentire. 

Nessuno aspetta il Figlio di Dio, ma tu di’ a tutti che Egli ritornerà, tuttavia verrà come un ladro nella notte e allora punirà secondo la giustizia del giusto Padre Celeste. 

Fumi e fuochi cadranno violenti dai cieli, i mari emetteranno vapori, tutto sarà affondato ed una guerra più grande e distruttiva delle altre avverrà, se tutto dovesse rimanere come ora. 

Tanti uomini e bambini moriranno a poco a poco e quelli che vivranno, avranno invidia dei morti, privati di quella vista. 

Il volto della morte, della miseria, della rovina e della guerra sarà quello della terra. I tempi dei tempi volgono ormai al termine e questa Mia paura diventa di giorno in giorno una spaventosa realtà. 

Io mi rivolgo al mondo dicendo che non solo i buoni periranno insieme ai cattivi, ma anche i capi degli stati con i loro popoli e i grandi della chiesa con i loro fedeli. 

Figlia Mia, satana purtroppo ha cosparso la terra dei suoi sicari e l’uomo molto spesso cede alla tentazione, al peccato. Questa volta se l’uomo vorrà premeditatamente distruggere il mondo intero, Iddio lo farà scomparire dall’universo ed accadrà non più con l’acqua, simbolo di purificazione, ma con il fuoco, simbolo di giustizia. 

Quando la terra si farà bruna, quello è il segno della venuta di Mio Figlio e dei suoi angeli e solo allora inizierà la nuova terra, riformata da tutti coloro che ora lavorano per il trionfo del Mio Cuore Immacolato e da coloro che sopravviveranno a tali disgrazie. 
Tutti insieme quegli eletti, contrassegnati con una croce sulla fronte, simbolo della fiducia in Dio, vivranno per un unico scopo: il “Padre Celeste”, proprio come quando questo bellissimo pianeta non era tanto peccaminoso. 
In questo modo Io, Madre di Dio, annuncio al mondo attraverso te la grande catastrofe che vivrà se non si ravvederà. Io Regina di pace e di amore, Madre Celeste, sono venuta in questa terra, come in altre, per guarire lo spirito non (solo) più il corpo. 
Vi prometto la salvezza, se il Mio richiamo verrà accolto. 
Ti ringrazio d’averMi corrisposta e ti chiedo di comunicarlo al mondo. 

Pregate ed amate. Sia lodata la Vita che genera Vita: Gesù Cristo” (Terzo segreto rivelato in parte). 

http://www.verginedelleucaristia.net/files/PROFEZIE%20tratte%20dalle%20Rivelazioni%20a%20Debora.pdf



Parliamo dell' ULIVO


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Miti e leggende nella storia dell’ulivo

La storia dell’ulivo e delle sue caratteristiche è profondamente legata a quella dell’umanità; nelle origini di questo prezioso liquido dorato, l’olio extravergine d’oliva, storia e mitologia si intrecciano strettamente, fino a confondersi.
Comparsa per la prima volta probabilmente nell’Asia occidentale, la pianta dell’ulivo si diffuse in tutta l’area mediterranea, dove il suo culto fu consacrato da tutte le religioni.
Fin dai tempi più remoti l’ulivo fu considerato un simbolo trascendente di spiritualità e sacralità. Sinonimo di fertilità e rinascita, di resistenza alle ingiurie del tempo e delle guerre, simbolo di pace e valore, l’olivo rappresentava nella mitologia, come nella religione, un elemento naturale di forza e di purificazione.
E’ ormai accertato che la coltivazione dell’ulivo ha origini ad almeno 6.000 anni fa: ne fanno fede racconti tradizionali, testi religiosi e rinvenimenti archeologici.
Storia dell'ulivo e originiProbabilmente la pianta ebbe il suo habitat originario in Siria ed i primi che pensarono a trasformare una pianta selvatica in una specie domestica furono senza dubbio popoli che parlavano una lingua semitica.
Dalla Siria facile fu il suo trapianto in Grecia dove trovò una inaspettata fortuna e applicazione che la resero, poi, indispensabile ai popoli antichi del Mediterraneo.
D’altra parte che questo fosse un simbolo è chiarito anche dall’episodio della colomba che torna all’arca di Noè tenendo nel becco un rametto d’olivo. Lo stesso nome di Gesù, christos, vuol dire semplicemente unto. La Bibbia racconta che fu un Angelo a dare a Seth, il figlio di Adamo, tre semi da mettere fra le labbra del padre dopo la sua morte. Dalle ceneri di Adamo germogliarono così un cedro, un cipresso e un olivo.Ulivo, origini, miti e leggende

A conferma della millenaria storia dell’ulivo ricordiamo come la tradizione pone di fronte all’antica Gerusalemme il “Monte degli Ulivi”, o come la bellezza di questa pianta sia cantata spesso nell’ “Antico Testamento” (v. libro del profeta Osea dove il Dio d’Israele è paragonato alla magnificenza dell’olivo). Sono circa settanta le citazioni che se ne fanno nella bibbia.
Nella tradizione cristiana, da secoli, viene usato olio d’oliva per la celebrazione di alcuni Sacramenti, Cresima, ordinamento sacerdotale, Estrema Unzione. Ed è un rametto di olivo benedetto che viene distribuito a tutti i fedeli la Domenica delle Palme, in ricordo della resurrezione e come simbolo pace.
Nell’antica Grecia agli Ateniesi vincitori venivano offerti una corona di ulivo ed un’ampolla d’olio; mentre gli antichi Romani intrecciavano ramoscelli di ulivo per farne corone con le quali premiare i cittadini più valorosi.
Sappiamo che ad Atene fu sacro alla dea Athena e costituisce fatto indubbiamente interessante che esso sia stato considerato sacro da molte popolazioni e forse non soltanto per il suo apporto calorico, ma per la sua stessa natura di pianta resistente e longeva.
L’olio spremuto dalle olive non era soltanto, nell’antichità, una risorsa alimentare; era usato anche come cosmetico e come coadiuvante nei massaggi.
Inoltre, gli atleti, in particolare coloro che si dedicavano alla lotta, usavano cospargere i muscoli di purissimo olio, sia per il riscaldamento degli stessi, sia per contrastare la presa degli avversari.
I Romani, che coltivarono l’olivo a partire dal 580 A.C., ne fecero un uso che si potrebbe qualificare smodato; Gaio Plinio Secondo afferma che esistono quindici specie di olivo, e ne elenca i pregi, oggi si denominano i vari cultivar con nomi diversi, come taggiasca, casalina, nebiot, gargnan, trillo, carpellese, punteruolo, augellina, cellina del Nardò, colombino, ciccinella, moraiola, leccina, monopolese, ogliarolo del Gargano e tante altre che spesso prendono il nome dalla località in cui crescono.
Nelle culture occidentali la parola olio può sicuramente essere ricondotta alla parola latina oleum e alla greca elaion, sin ancora all’antica semitica ulu.
In un pur breve excursus storico non possiamo dimenticare che la cultura dell’olio di oliva è giunta sino a noi, attraverso il Medioevo, per opera di alcuni Ordini religiosi, fra cui in particolare i Benedettini ed i Cistercensi.

Benedettini, devoti al credo della preghiera e del lavoro, persuadevano contadini ed operai agricoli a non abbandonare le terre ma a dedicarsi a colture redditizie quali l’olivo.

Il grande animatore dei Cistercensi fu Bernardo Chiaravalle, detto: “l’ultimo dei padri della Chiesa”. I suoi monaci insegnarono ai contadini, delusi dallo stato di semi-schiavitù in cui si trovavano, a dissodare i campi, a piantare colture da reddito, a rendersi indipendenti come fattori di produzione.
Non si videro forse mai tanti oliveti e vigne come dal Mille al Quattrocento, gli anni d’oro dei monaci Benedettini e Cistercensi

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AMDG et DVM

C’era dunque un ricco il quale aveva un fattore.

VIII Domenica dopo Pentecoste 
Sant'Anna, Madre della B.V. Maria



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 3 Poi inizia a parlare.
   «Bello sarebbe se l’uomo fosse perfetto come lo vuole il Padre dei Cieli. Perfetto in ogni suo pensiero, affetto, atto. Ma l’uomo non sa essere perfetto e usa male i doni di Dio, il quale ha dato all’uomo libertà di agire, comandando, però, le cose buone, consigliando le perfette, acciò l’uomo non potesse dire: “Io non sapevo”.

   Come usa l’uomo della libertà che Dio gli ha data? Come potrebbe usarne un bambino nella gran parte della umanità, o come uno stolto, o anche come un delinquente, nelle altre parti. Ma poi viene la morte, e allora l’uomo è soggetto al Giudice che chiederà severo: “Come usasti e abusasti di ciò che ti avevo dato?”. Tremenda domanda! Come allora men che festuche di paglia appariranno i beni della Terra, per i quali così spesso l’uomo si fa peccatore! Povero di una miserabilità eterna, nudo di una veste che nulla può surrogare, sarà avvilito e tremante davanti alla maestà del Signore, né troverà parola per giustificarsi. Perché sulla Terra è facile giustificarsi, ingannando i poveri uomini. Ma in Cielo ciò non può accadere. Dio non si inganna. Mai. E Dio non scende a compromessi. Mai.

   Come allora salvarsi? Come fare servire tutto a salvezza, anche ciò che è venuto dalla Corruzione che ha insegnato i metalli e le gemme come strumenti di ricchezza, che ha acceso smanie di potere e appetiti di carne? Non potrà allora l’uomo, che per povero che sia può sempre peccare desiderando smoderatamente oro, cariche e donne – e talora diviene ladro di queste cose per avere ciò che il ricco aveva – non potrà allora l’uomo, ricco o povero che sia, salvarsi mai? Si che può. E come? Sfruttando le dovizie per il Bene, sfruttando la miseria per il Bene. Il povero che non invidia, non impreca e non attenta a ciò che è d’altri, ma di ciò che ha si contenta, sfrutta il suo umile stato per averne santità futura e, in verità, la maggioranza dei poveri sa fare questo. Meno lo sanno fare i ricchi, per i quali la ricchezza è un continuo tranello di satana, della triplice concupiscenza.

 4 Ma udite una parabola e vedrete che anche i ricchi possono salvarsi pur essendo ricchi, o riparare ai loro errori passati coll’uso buono delle ricchezze anche se male acquistate. Perché Dio, il Buonissimo, lascia sempre molti mezzi ai suoi figli perché si salvino.
   C’era dunque un ricco il quale aveva in fattore. Alcuni, nemici di questo perché invidiosi del buon posto che aveva, oppure molto amici del ricco e perciò premurosi del suo benessere, accusarono il fattore al suo padrone: “Egli dissipa i tuoi beni. Se ne appropria. Oppure trascura di farli fruttare. Stà attento! Difenditi!”.

   Il ricco, udite le ripetute accuse, comandò al fattore di comparirgli davanti. E gli disse: “Di te mi è stato detto questo e quello. Come mai hai agito in tal modo? Dammi il rendiconto della tua amministrazione perché non ti permetto più di tenerla. Non posso fidarmi di te e non posso dare un esempio di ingiustizia e di supinità che indurrebbe i conservi ad agire come tu hai agito. Và e torna domani con tutte le scritture, che io le esamini per rendermi conto della posizione dei miei beni prima di darli ad un nuovo fattore”.

   E licenziò il fattore, che se ne andò pensieroso dicendo fra sé: “E ora? Come farò ora che il padrone mi leva la fattoria? Economie non ne ho perché, persuaso di come ero di farla franca, tanto usurpavo tanto godevo. Mettermi come contadino e sottoposto non mi va perché sono disusato al lavoro e appesantito dai bagordi. Chiedere l’elemosina mi va meno ancora. Troppo avvilimento! E che farò?”.

   Pensa e pensa, trovò modo di uscire dalla penosa situazione. Disse: “Ho trovato! Con lo stesso mezzo come mi sono assicurato un bel vivere fino ad ora, d’ora in poi mi assicurerò amici che mi ospiteranno per riconoscenza quando non avrò più la fattoria. Chi benefica ha sempre amici. Andiamo dunque a beneficare per essere beneficato e andiamoci subito, prima che la notizia si sparga e sia troppo tardi”.

   E andato dai diversi debitori del suo padrone disse al primo: “Quanto devi tu al mio padrone per la somma che ti prestò alla primavera di tre anni fa?”.
   E l’interrogato rispose: “Cento barili d’olio per la somma e gli interessi”.
   “Oh! poverino! Tu , così carico di prole, tu afflitto da malattie nei figli, dover dare tanto?! Ma non ti dette per un valore di trenta barili?”.

   “Sì. Ma avevo bisogno subito e lui mi disse: ‘Te lo do. Ma a patto che tu mi dia quanto la somma ti frutta in tre anni’. Mi ha fruttato per un valore di cento barili. E li devo dare”.
   “Ma è un’usura! No. No. Lui è ricco e tu sei appena fuori della fame. Lui è con poca famiglia e tu con tanta. Scrivi che ti ha fruttato per cinquanta barili e non ci pensare più. Io giurerò che ciò è vero. E tu avrai benessere”.
   “Ma non mi tradirai? Se lo viene a sapere?”.
   “Ti pare? Io sono il fattore, e ciò che giuro è sacro. Fa come dico e sii felice”.
   L’uomo scrisse, consegnò e disse: “Te benedetto! Mio amico e salvatore! Come compensarti?”.
   “Ma in nessun modo! Vuol dire che, se per te avessi a soffrire ed essere cacciato, tu mi accoglierai per riconoscenza”.
   “Ma certo! Certo! Contaci pure”.

   Il fattore andò da un altro debitore, tenendo su per giù lo stesso discorso. Costui doveva rendere cento staia di grano, perché per tre anni la secca aveva distrutto le sue biade e aveva dovuto chiederne al ricco per sfamare la famiglia.
   “Ma non ci pensare a raddoppiare ciò che ti ha dato! Negare il grano! Esigerne il doppio da uno che ha fame e figli, mentre il suo tarla nei granai perché ce ne è in esuberanza! Scrivi ottanta staia”.
   “Ma se si ricorda che me ne ha date venti e venti e poi dieci?”.
   “Ma che vuoi che ricordi? Io te li ho dati e io non voglio ricordare. Fa, fa così e mettiti a posto. Giustizia ci vuole fra poveri e ricchi! Io già, se ero io il padrone, volevo solo le cinquanta staia e forse condonavo anche quelle”.
   “Tu sei buono. Fossero tutti come te! ricordati che la mia casa ti è amica”.
   Il fattore andò da altri, tenendo lo stesso metodo, professandosi pronto a soffrire per rimettere le cose a posto con giustizia. E offerte di aiuti e benedizioni piovvero su di lui.

 5 Rassicurato sul domani, andò tranquillo dal padrone, il quale a sua volta aveva pedinato il fattore e scoperto il suo gioco. Pure lo lodò dicendo: “La tua azione non è buona e per essa non ti lodo. Ma lodarti devo per la tua accortezza. In verità, in verità i figli del secolo sono più avveduti dei figli della luce”.

   E ciò che disse il ricco Io pure vi dico: “La frode non è bella, e per essa Io non loderò mai nessuno. Ma vi esorto ad essere, almeno come figli del secolo, avveduti con i mezzi del secolo, per farli usare a monete per entrare nel regno della Luce”. Ossia con le ricchezze terrene, mezzi ingiusti nella ripartizione e usati per l’acquisto di un benessere transitorio che non ha valore nel Regno eterno, fatevene degli amici che vi aprano le porte di esso. Beneficate coi mezzi che avete, restituite quello che voi, o altri della vostra famiglia, hanno preso senza diritto, distaccatevi dall’affetto malato e colpevole per le ricchezze. E tutte queste cose saranno come amici che nell’ora della morte vi apriranno le porte eterne e vi riceveranno nelle dimore beate.

   Come potete esigere che Dio vi dia i suoi beni paradisiaci se vede che non sapete fare buon uso neppure dei beni terrestri? Volete che, per un impossibile supposto, ammetta nella Gerusalemme celeste elementi dissipatori? No, mai. Lassù si vivrà con carità e con generosità e giustizia. Tutti per Uno e tutti per tutti. La comunione dei santi è società attiva e onesta, è santa società. E nessuno che abbia mostrato di essere ingiusto e infedele può entrarvi.

   Non dite: “Ma lassù saremo fedeli e giusti perché lassù tutto avremo senza temenze di sorta”. No. Chi è infedele nel poco sarebbe infedele anche se il Tutto possedesse, e chi è ingiusto nel poco ingiusto è nel molto. Dio non affida le vere ricchezze a chi nella prova terrena mostra di non sapere usare delle ricchezze terrene. Come può Dio affidarvi un giorno in Cielo la missione di spiriti sostenitori dei fratelli sulla Terra, quando avete mostrato che carpire e frodare, o conservare con avidità è la vostra prerogativa? Vi negherà perciò il vostro tesoro, quello che per voi aveva conservato, dandolo a quelli che seppero essere avveduti sulla Terra, usando anche ciò che è ingiusto e malsano in opere che giusto e sano lo fanno.

   Nessun servo può servire due padroni. Perché o dell’uno e dell’altro sarà, o l’uno o l’altro odierà. I due padroni che l’uomo può scegliere sono Dio o Mammona. Ma se vuole essere del primo non può vestire le insegne, seguire le voci, usare i mezzi del secondo».

 6 Una voce si alza dal gruppo degli esseni: «L’uomo non è libero di scegliere. È costretto a seguire un destino. Né diciamo che sia distribuito senza saggezza. Anzi la Mente perfetta ha stabilito, a proprio disegno perfetto, il numero di coloro che saranno degni dei cieli. Gli altri inutilmente si sforzano di divenirlo. Così è. Diverso non può essere. Come uno, uscendo di casa, può trovare la morte per una pietra che si stacca dal cornicione, mentre uno nel più fitto della battaglia si può salvare dalla più piccola ferita, ugualmente colui che vuole salvarsi, ma così non è scritto, non farà che peccare anche senza saperlo, perché è segnata la sua dannazione».

   «No, uomo. Così non è, ricrediti. Pensando così tu fai grave ingiuria al Signore».
   «Perché? Dimostramelo ed io mi ravvederò».
   «Perché tu, dicendo questo, ammetti mentalmente che Dio è ingiusto verso le sue creature. Egli le ha create in ugual modo e con uno stesso amore. Egli è un Padre. Perfetto nella sua paternità come in ogni altra cosa. Come può allora fare distinzioni, e quando un uomo viene concepito maledirlo mentre è innocente embrione? Sin da quando è incapace di peccare?».
   «Per avere una rivalsa all’offesa avuta dall’uomo».

   «No. Non così si rivale Dio! Egli non si accontenterebbe di un misero sacrificio quale questo, e di un ingiusto, forzato sacrificio. La colpa a Dio può essere solo levata dal Dio fatto Uomo. Egli sarà l’Espiatore. Non questo o quell’uomo. Oh! fosse stato possibile che Io avessi a levare solo la colpa d’origine! Che nessun Caino avesse avuto la Terra, nessun Lamec, nessun corrotto sodomita, nessun omicida, ladro, fornicatore, adultero, bestemmiatore, nessuno senza amore ai genitori, nessun spergiuro, e così via! Ma di ognuno di questi peccati non Dio, ma il peccatore è colpevole e autore. Dio ha lasciato libertà ai figli di scegliere il Bene o il Male».

   «Non fece bene», urla uno scriba. «Ci ha tentati oltre misura. Sapendoci deboli, ignoranti, avvelenati, ci ha messi in tentazione. Ciò è imprudenza o malvagità. Tu che sei giusto devi convenire che dico una verità».
   «Dici una menzogna per tentarmi. Dio ad Adamo ed Eva aveva dato tutti i consigli, e a che servì?».
   «Fece male anche allora. Non doveva mettere l’albero, la tentazione, nel Giardino».
   «E allora dove il merito dell’uomo?».
   «Ne faceva senza. Viveva senza proprio merito e per unico merito di Dio».
   «Essi ti vogliono tentare, Maestro. Lascia quei serpi e ascolta noi che viviamo in continenza e meditazione», grida di nuovo l’esseno.
   «Si, vi vivete. Ma malamente. Perché non viverci santamente?».

 7 L’esseno non risponde a questa domanda, ma chiede: «Come mi hai detto ragione persuasiva sul libero arbitrio, ed io la mediterò senza malanimo sperando poterla accettare, or dimmi. Credi Tu realmente in una resurrezione della carne e in una vita degli spiriti completati da essa?».
   «E vuoi che Dio ponga fine così alla vita dell’uomo?».
   «Ma l’anima… Posto che il premio la fa beata, a che serve far risorgere la materia? Aumenterà ciò il gaudio dei santi?».
   «Niente aumenterà il gaudio che un santo avrà quando possederà Iddio. Ossia una cosa sola lo aumenterà l’ultimo Giorno:  quello di sapere che il peccato non è più. Ma non ti pare giusto che, come durante questo giorno carne e anima furono unite nella lotta per possedere il Cielo, nel Giorno eterno carne e anima siano unite per godere il premio? Non ne sei persuaso? E allora perché vivi in continenza e meditazione?».
   «Per… per essere maggiormente uomo, signore sopra gli altri animali che ubbidiscono agli istinti senza freno, e per essere superiore alla maggior parte degli uomini che sono imbrattati di animalità anche se ostentano filatterie e fimbrie, e zizit, e larghe vesti, e si dicono “i separati”».

   Anatema! I farisei, ricevuta in pieno la frecciata che fa mormorare di approvazione la folla, si contorcono e gridano come ossessi. «Egli ci insulta, Maestro! Tu sai la santità nostra. difendici», urlano gesticolando.
   Gesù risponde: «Anche egli sa la vostra ipocrisia. Le vesti non corrispondono alla santità. Meritate di esser lodati e potrò parlare. Ma a te, essendo, Io rispondo che troppo per poco ti sacrifichi. Perché? Per chi? Per quanto? Per una lode umana. Per un corpo mortale. Per un tempo rapido come volo di falco. Eleva il tuo sacrificio. Credi al Dio vero, alla beata risurrezione, alla volontà libera dell’uomo. Vivi da asceta. Ma per queste ragioni soprannaturali. E con la carne risorta godrai dell’eterna gioia».
   «È tardi! Sono vecchio! Ho forse sciupato la mia vita stando in una setta d’errore… È finita!…».
   «No. Mai finita per chi vuole il bene!

 8 Udite, o voi peccatori, o voi che siete negli errori, o voi, quale che sia il vostro passato. Pentitevi. Venite alla Misericordia. Vi apre le braccia. Vi indica la via. Io sono fonte pura, fonte vitale. Gettate le cose che vi hanno traviato fin qui. Venite nudi al lavacro. Rivestitevi di luce. Rinascete. Avete rubato come ladroni sulle vie, o signorilmente e astutamente nei commerci e nelle amministrazioni? Venite. Avete avuto vizi o passioni impure? Venite. Siete stai oppressori? Venite. Venite. Pentitevi. Venite all’amore e alla pace. Oh! ma lasciate che l’amore di Dio possa riversarsi su di voi. Sollevatelo questo amore in ambascia per la vostra resistenza, paura, titubanza. Io ve ne prego in nome del Padre mio e vostro. Venite alla Vita e alla Verità, a avrete la vita eterna».
   «Un uomo dalla folla grida: «Io sono ricco e peccatore. Che devo fare per venire?».
   «Rinuncia a tutto per amore di Dio e della tua anima».
   I farisei mormorano e scherniscono Gesù come «venditore di illusioni e di eresie», come «peccatore che si finge santo», e lo ammoniscono che gli eretici sono sempre eretici, e tali sono gli esseni. Dicono che le conversioni subitanee non sono che esaltazioni momentanee e che l’impuro sarà sempre tale, il ladro ladro, l’omicida omicida, terminando col dire che solo loro, che vivono in santità perfetta, hanno diritto al Cielo e alla predicazione.

9 «Era un giorno felice. Una semina di santità cadeva nei cuori. Il mio amore, nutrito dal bacio di Dio, dava ai semi vita. Il Figlio dell’uomo era beato si santificare… Voi mi avvelenate il giorno. Ma non importa. Io vi dico – e, se dolce non sarò, di voi è la colpa – Io vi dico che voi siete quelli che si mostrano giusti, o tentano di farlo, al cospetto degli uomini, ma giusti non siete. Dio conosce i vostri cuori. Ciò che è grande al cospetto degli uomini è abominevole dinanzi all’immensità e perfezione di Dio. Voi citate la Legge antica. Perché allora non la vivete? Voi modificate a vostro pro la Legge, aggravandola di pesi che vi danno utilità. Perché allora non lasciate che Io la modifichi a pro di questi piccoli, levando da essa tutti gli zizit e i telefin pesanti, inutili, dei precetti fatti da voi, tali e tanti che la Legge essenziale scompare sotto di essi e muore affogata? Io ho pietà di queste turbe, di queste anime che cercano il respiro nella Religione e trovano il nodo scorsoio. Che cercano l’amore e trovano il terrore…

   No. Venite, o piccoli d’Israele. La Legge è amore! Dio è amore! Così Io dico agli intimoriti da voi. La Legge severa e i profeti minaccianti che mi hanno predetto, ma non sono riusciti a tenere indietro il peccato nonostante gli urli del loro profetare angoscioso, sono fino a Giovanni. Da Giovanni in poi viene il Regno di Dio, il Regno dell’amore. Ed Io dico agli umili: “Entratevi. È per voi”. Ed ognuno di quelli di buona volontà si sforza ad entrarvi. Ma per coloro che non vogliono curvare il capo, battersi il petto, dire: “Ho peccato”, non vi sarà il Regno. È detto: “Circoncidete il vostro cuore senza indurare più la vostra cervice”. (Deuteronomio 10, 16)

   Questa terra vide il prodigio di Eliseo che fece dolci le acque amare col gettarvi dentro il sale. (2 Re 2, 19-22). Ed Io non getto il sale della Sapienza nei vostri cuori? E allora perché siete inferiori ad acque e non mutate lo spirito vostro? Intridete nelle vostre formule il mio sale e avranno novello sapore, perché ridaranno alla Legge la primitiva forza. In voi, prima di tutti, i più bisognosi. Voi dite che Io muto la Legge? No. Non mentite. Io rendo alla Legge la sua primitiva forma da voi travisata. Perché è legge che durerà quanto la Terra, e prima spariranno cielo e terra che uno solo dei suoi estremi o dei suoi consigli. E se voi la mutate, perché così vi piace, e sottilizzate cercando scappatoie alle vostre colpe, sappiate che ciò non giova. Non giova, o Samuele! Non giova, o Isaia! Sempre è detto: “Non fare adulterio”, e Io completo: “Chi rimanda una sposa per prenderne un’altra è adultero, e chi sposa una ripudiata dal marito è adultero, perché ciò che Dio ha unito solo la morte può dividere”.

   Ma le parole dure sono per i peccatori impenitenti. Coloro che hanno peccato, ma si dolgono con desolazione per averlo fatto, sappiano, credano che Dio è Bontà, e vengano a Colui che assolve, perdona e ammette alla Vita. Andate con questa certezza. Spargetela nei cuori. Predicate la misericordia che vi dà la pace benedicendovi nel nome del Signore».

10 La gente sfolla lentamente, sia perché il sentiero è stretto, sia perché Gesù l’attrae. Ma sfolla…
   Restano gli apostoli con Gesù e, parlando, s’incamminano. Cercano ombra camminando presso un piccolo boschetto di tamerici scapigliati. Ma dentro vi è un essendo. Quello che ha parlato con Gesù. Si sta spogliando delle vesti bianche.
   Pietro, che è avanti a tutti, resta di stucco vedendo che l’uomo si riduce con le sole brache corte, e corre indietro dicendo: «Maestro! Un matto! Quello che parlava con Te, l’esseno. Si è messo nudo e piange e sospira. Non possiamo andar là».
   Ma l’uomo, magro, barbuto, nudo affatto nel corpo, meno le corte brache e i sandali, già esce dal folto del boschetto e viene verso Gesù piangendo e battendosi il petto. Si prostra: «E io sono il miracolato nel cuore. Mi hai guarito lo spirito. Ubbidisco alla tua parola. Mi rivesto di luce lasciando ogni altro pensiero che mi fosse veste d’errore. Mi separo per meditare il Dio vero, per ottenere vita e risurrezione. Basta così? Indicami il nuovo nome e un luogo in cui vivere di Te e delle tue parole».
   «È matto! Non sappiamo viverci noi che ne sentiamo tante! E lui… per un solo discorso…», dicono fra gli apostoli.
   Ma l’uomo, che sente, dice: «E volete mettere termini a Dio? Egli mi ha infranto il cuore per darmi uno spirito libero. Signore!…», supplica tendendo le braccia a Gesù.
   «Sì. Chiamati Elia e sii fuoco. Quel monte è pieno di caverne. Và in esso, e quando sentirai scuotere la terra per tremendo terremoto esci e cerca i servi del Signore per unirti a loro. Sarai rinato per essere servo tu pure. Và».
   L’uomo gli bacia i piedi, si alza e si avvia.
   «Ma va così nudo?», chiedono sbalorditi.
   «Dategli un mantello, un coltello, un’esca e un acciarino, e un pane. Camminerà oggi e domani, e poi, dove sostammo, si ritirerà in preghiera e il Padre provvederà al suo figlio».
   Andrea e Giovanni partono di corsa e lo raggiungono mentre sta per scomparire dietro una svolta.
   Tornano dicendo: «Li ha presi. Gli abbiamo anche indicato il luogo dove eravamo. Che preda impensata, Signore!».
   «Dio anche sulle rocce fa fiorire i fiori. Anche nei deserti dei cuori fa sorgere spiriti di volontà per mio conforto. Ora andiamo verso Gerico. Sosteremo in qualche casa di campagna».     

Maria Giglio della Trinità”: Domini Sacrarium, Nobile Triclinium ...
AVE MARIA PURISSIMA!

giovedì 23 luglio 2020

Schifo sono gli occhi e le mani menzognere.

Il Volto Santo di Gesù -
Manoppello

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 3 Io so che ciò che sto per dire sarà agro alla lingua di molti. Ma Io non posso mentire anche se la verità che sto per dire mi farà dei nemici.

   In verità vi dico che se la vostra giustizia non si ricreerà, distaccandosi completamente dalla povera e ingiustamente definita giustizia che vi hanno insegnata scribi e farisei; che se non sarete molto più, e veramente, giusti dei farisei e scribi, che credono esserlo con l'aumentare delle formule ma senza mutazione sostanziale degli spiriti, voi non entrerete nel Regno dei Cieli.


   Guardatevi dai falsi profeti [ma non sono TUTTI falsi, ricordate] e dai dottori d'errore. Essi vengono a voi in veste d'agnelli e lupi rapaci sono, vengono in veste di santità e sono derisori di Dio, dicono di amare la verità e si pascono di menzogne. Studiateli prima di seguirli.


   L'uomo ha la lingua e con questa parla, ha gli occhi e con questi guarda, ha le mani e con esse accenna. 


Ma ha un'altra cosa che testimonia con più verità del suo vero essere: ha i suoi atti. 
   E che volete che sia un paio di mani congiunte in preghiera se poi l'uomo è ladro e fornicatore? 

   E che due occhi che volendo fare gli ispirati si stravolgono in ogni senso, se poi, cessata l'ora della commedia, si sanno fissare ben avidi sulla femmina, o sul nemico, per lussuria o per omicidio? 

   E che volete che sia la lingua che sa zufolare la bugiarda canzone delle lodi e sedurvi con i suoi detti melati, mentre poi alle vostre spalle vi calunnia ed è capace di spergiurare pur di farvi passare per gente spregevole? 

Che è la lingua che fa lunghe orazioni ipocrite e poi veloce uccide la stima del prossimo o seduce la sua buona fede? 

Schifo è! Schifo sono gli occhi e le mani menzognere.

   Ma gli atti dell'uomo, i veri atti, ossia il suo modo di comportarsi in famiglia, nel commercio, verso il prossimo ed i servi, ecco quello che testimoniano: "Costui è un servo del Signore". Perché le azioni sante sono frutto di una vera religione. 


Un albero buono non dà frutti malvagi e un albero malvagio non dà frutti buoni. Questi pungenti roveti potranno mai darvi uva saporita? E quegli ancora più tribolanti cardi potranno mai maturarvi morbidi fichi? No, che in verità poche e aspre more coglierete dai primi e immangiabili frutti verranno da quei fiori, spinosi già pur essendo ancora fiori. 

L'uomo che non è giusto potrà incutere rispetto con l'aspetto, ma con quello solo. Anche quel piumoso cardo sembra un fiocco di sottili fili argentei che la rugiada ha decorato di diamanti. Ma se inavvertitamente lo toccate, vedete che fiocco non è, ma mazzo di aculei, penosi all'uomo, nocivi alle pecore, per cui i pastori lo sterpano dai loro pascoli e lo gettano a perire nel fuoco acceso nella notte perché neppure il seme si salvi. Giusta e previdente misura.    
     Io non vi dico: "Uccidete i falsi profeti e gli ipocriti fedeli". Anzi vi dico: "Lasciatene a Dio il compito". Ma vi dico: "Fate attenzione, scostatevene per non intossicarvi dei loro succhi".
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http://www.valtortamaria.com/operamaggiore/volume/3/clxxi-terzo-discorso-della-montagna-i-consigli-evangelici-che-perfezionano-la-legge

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Leggi anche: * https://www.ilconfronto.com/wp-content/uploads/2018/04/Racconti-di-un-pellegrino-russo-PDF.pdf
http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/misticacristiana/filocaliavannucci.pdf

Prezioso:* http://www.devozioni.altervista.org/testi/opuscoli_vari/il_libro_della_grazia_speciale-rivelazioni_di_santa_metilde.pdf

*** http://www.verginedelleucaristia.net/news/parole-di-profezia.html




AMDG et DVM

mercoledì 22 luglio 2020

Non muto, non mutilo nè corrompo, ma completo...


2 Le regine promulgano le leggi. Le leggi sono opera delle regine, ma non sono da più delle regine. Io invece faccio della Legge la regina: la completo, l'incorono, mettendo sul suo sommo il serto dei consigli evangelici. Prima era l'ordine. Ora è più dell'ordine. Prima era il necessario. Ora è più del necessario. Ora è la perfezione. Chi la disposa, così come Io ve la dono, all'istante è re perché ha raggiunto il "perfetto", perché non è stato soltanto ubbidiente ma eroico, ossia santo, essendo la santità la somma delle virtù portate al vertice più alto che possa esser raggiunto da creatura, eroicamente amate e servite col distacco completo da tutto quanto è appetito e riflessione umana verso qual che sia cosa. 

Potrei dire che il santo è colui al quale l'amore e il desiderio fanno da ostacolo ad ogni altra vista che Dio non sia. Non distratto da viste inferiori, egli ha le pupille del cuore ferme nello Splendore Ss. che è Dio e nel quale vede, poiché tutto è in Dio, agitarsi i fratelli e tendere le mani supplici. E senza staccare gli occhi da Dio, il santo si effonde ai fratelli supplicanti. Contro la carne, contro le ricchezze, contro le comodità, egli drizza il suo ideale: servire. 

Povero il santo? Menomato? No. E’ giunto a possedere la sapienza e la ricchezza vere. Possiede perciò tutto. Né sente fatica perché, se è vero che è un produttore continuo, è pur anche vero che è un nutrito di continuo. Perché, se è vero che comprende il dolore del mondo, è anche vero che si pasce della letizia del Cielo. Di Dio si nutre, in Dio si allieta. È la creatura che ha compreso il senso della vita.

   Come vedete, Io non muto e non mutilo la Legge, come non la corrompo con le sovrapposizioni di fermentanti teorie umane. Ma la completo. Essa è quello che è, e tale sarà fino all'estremo giorno, senza che se ne muti una parola o se ne levi un precetto. Ma è incoronata del perfetto. 

Per avere salute basta accettarla così come fu data. 

Per avere immediata unità con Dio occorre viverla come Io la consiglio. 

Ma poiché gli eroi sono l'eccezione, Io parlerò per le anime comuni, per la massa delle anime, acciò non si dica che per volere il perfetto rendo ignoto il necessario. 
Però di quanto dico ritenete bene questo: colui che si permette di violare uno fra i minimi di questi comandamenti sarà tenuto minimo nel Regno dei Cieli. 
E colui che indurrà altri a violarli sarà ritenuto minimo per lui e per colui che egli indusse alla violazione. 
Mentre colui che con la vita e le opere, più ancora che con la parola, avrà persuaso altri all'ubbidienza, costui grande sarà nel Regno dei Cieli, e la sua grandezza si aumenterà per ognuno di quelli che egli avrà portato ad ubbidire e a santificarsi così. 

AMDG et DVM