mercoledì 28 marzo 2018

ATTENZIONE AL NEMICO NUMERO UNO, IL TENTATORE PER ECCELLENZA, IL NEMICO OCCULTO

Il problema del male

Paolo VI: Il demonio è il nemico numero uno, è il tentatore per eccellenza. Sappiamo così che questo Essere oscuro e conturbante esiste davvero, e che con proditoria astuzia agisce ancora; è il nemico occulto che semina errori e sventure nella storia umana


PAOLO VI

UDIENZA GENERALE


Mercoledì, 15 novembre 1972

«Liberaci dal male»
Quali sono oggi i bisogni maggiori della Chiesa?

Non vi stupisca come semplicista, o addirittura come superstiziosa e irreale la nostra risposta: uno dei bisogni maggiori è la difesa da quel male, che chiamiamo il demonio.
Prima di chiarire il nostro pensiero invitiamo il vostro ad aprirsi alla luce della fede sulla visione della vita umana, visione che da questo osservatorio spazia immensamente e penetra in singolari profondità. E, per verità, il quadro che siamo invitati a contemplare con globale realismo è molto bello. È il quadro della creazione, l’opera di Dio, che Dio stesso, come specchio esteriore della sua sapienza e della sua potenza, ammirò nella sua sostanziale bellezza (Cfr. Gen. 1, 10, etc.).

Poi è molto interessante il quadro della storia drammatica della umanità, dalla quale storia emerge quella della redenzione, quella di Cristo, della nostra salvezza, con i suoi stupendi tesori di rivelazione, di profezia, di santità, di vita elevata a livello soprannaturale, di promesse eterne (Cfr. Eph. 1, 10). A saperlo guardare questo quadro non si può non rimanere incantati (Cfr. S. AUG. Soliloqui): tutto ha un senso, tutto ha un fine, tutto ha un ordine, e tutto lascia intravedere una Presenza-Trascendenza, un Pensiero, una Vita, e finalmente un Amore, così che l’universo, per ciò che è e per ciò che non è, si presenta a noi come una preparazione entusiasmante e inebriante a qualche cosa di ancor più bello ed ancor più perfetto (Cfr. 1 Cor. 2, 9; 13, 12; Rom. 8, 19-23). La visione cristiana del cosmo e della vita è pertanto trionfalmente ottimista; e questa visione giustifica la nostra gioia e la nostra riconoscenza di vivere per cui celebrando la gloria di Dio noi cantiamo la nostra felicità (Cfr. il Gloria della Messa).

L’INSEGNAMENTO BIBLICO

Ma è completa questa visione? è esatta? Nulla ci importano le deficienze che sono nel mondo? le disfunzioni delle cose rispetto alla nostra esistenza? il dolore, la morte? la cattiveria, la crudeltà, il peccato, in una parola, il male? e non vediamo quanto male è nel mondo? specialmente, quanto male morale, cioè simultaneamente, sebbene diversamente, contro l’uomo e contro Dio? Non è forse questo un triste spettacolo, un inesplicabile mistero? E non siamo noi, proprio noi cultori del Verbo i cantori del Bene, noi credenti, i più sensibili, i più turbati dall’osservazione e dall’esperienza del male? Lo troviamo nel regno della natura, dove tante sue manifestazioni sembrano a noi denunciare un disordine. Poi lo troviamo nell’ambito umano, dove incontriamo la debolezza, la fragilità, il dolore, la morte, e qualche cosa di peggio; una duplice legge contrastante, una che vorrebbe il bene, l’altra invece rivolta al male, tormento che S. Paolo mette in umiliante evidenza per dimostrare la necessità e la fortuna d’una grazia salvatrice, della salute cioè portata da Cristo (Cfr. Rom. 7); già il poeta pagano aveva denunciato questo conflitto interiore nel cuore stesso dell’uomo: video meliora proboque, deteriora sequor (OVIDIO, Met. 7, 19). Troviamo il peccato, perversione della libertà umana, e causa profonda della morte, perché distacco da Dio fonte della vita (Rom. 5, 12), e poi, a sua volta, occasione ed effetto d’un intervento in noi e nel nostro mondo d’un agente oscuro e nemico, il Demonio. Il male non è più soltanto una deficienza, ma un’efficienza, un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà. Misteriosa e paurosa.

Esce dal quadro dell’insegnamento biblico ed ecclesiastico chi si rifiuta di riconoscerla esistente; ovvero chi ne fa un principio a sé stante, non avente essa pure, come ogni creatura, origine da Dio; oppure la spiega come una pseudo-realtà, una personificazione concettuale e fantastica delle cause ignote dei nostri malanni. Il problema del male, visto nella sua complessità, e nella sua assurdità rispetto alla nostra unilaterale razionalità, diventa ossessionante. Esso costituisce la più forte difficoltà per la nostra intelligenza religiosa del cosmo. Non per nulla ne soffrì per anni S. Agostino: Quaerebam unde malum, et non erat exitus, io cercavo donde provenisse il male, e non trovavo spiegazione (S. Aug. Confess. VII, 5, 7, 11, etc.; PL, 32, 736, 739).

Ed ecco allora l’importanza che assume l’avvertenza del male per la nostra corretta concezione cristiana del mondo, della vita, della salvezza. Prima nello svolgimento della storia evangelica al principio della sua vita pubblica: chi non ricorda la pagina densissima di significati della triplice tentazione di Cristo? Poi nei tanti episodi evangelici, nei quali il Demonio incrocia i passi del Signore e figura nei suoi insegnamenti? (P. es. Matth. 12, 43) E come non ricordare che Cristo, tre volte riferendosi al Demonio, come a suo avversario, lo qualifica «principe di questo mondo»? (Io. 12, 31; 14, 30; 16, 11) E l’incombenza di questa nefasta presenza è segnalata in moltissimi passi del nuovo Testamento. S. Paolo lo chiama il «dio di questo mondo» (2 Cor. 4, 4), e ci mette sull’avviso sopra la lotta al buio, che noi cristiani dobbiamo sostenere non con un solo Demonio, ma con una sua paurosa pluralità: «Rivestitevi, dice l’Apostolo, dell’armatura di Dio per poter affrontare le insidie del diavolo, poiché la nostra lotta non è (soltanto) col sangue e con la carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori delle tenebre, contro gli spiriti maligni dell’aria» (Eph. 6, 11-12).

E che si tratti non d’un solo Demonio, ma di molti, diversi passi evangelici ce lo indicano (Luc. 11, 21; Marc. 5, 9); ma uno è principale: Satana, che vuol dire l’avversario, il nemico; e con lui molti, tutti creature di Dio, ma decadute, perché ribelli e dannate (Cfr. DENZ.-SCH. 800-428); tutte un mondo misterioso, sconvolto da un dramma infelicissimo, di cui conosciamo ben poco.

IL NEMICO OCCULTO CHE SEMINA ERRORI

Conosciamo tuttavia molte cose di questo mondo diabolico, che riguardano la nostra vita e tutta la storia umana. Il Demonio è all’origine della prima disgrazia dell’umanità; egli fu il tentatore subdolo e fatale del primo peccato, il peccato originale (Gen. 3; Sap. 1, 24). 

Da quella caduta di Adamo il Demonio acquistò un certo impero su l’uomo, da cui solo la Redenzione di Cristo ci può liberare. È storia che dura tuttora: ricordiamo gli esorcismi del battesimo ed i frequenti riferimenti della sacra Scrittura e della liturgia all’aggressiva e alla opprimente «potestà delle tenebre» (Cfr. Luc. 22, 53; Col. 1, 13).
È il nemico numero uno, è il tentatore per eccellenza. Sappiamo così che questo Essere oscuro e conturbante esiste davvero, e che con proditoria astuzia agisce ancora; è il nemico occulto che semina errori e sventure nella storia umana. 

Da ricordare la rivelatrice parabola evangelica del buon grano e della zizzania, sintesi e spiegazione dell’illogicità che sembra presiedere alle nostre contrastanti vicende: inimicus homo hoc fecit (Matth. 13, 28). È «l’omicida fin da principio . . . e padre della menzogna», come lo definisce Cristo (Cfr. Io. 8, 44-45); è l’insidiatore sofistico dell’equilibrio morale dell’uomo.
È lui il perfido ed astuto incantatore, che in noi sa insinuarsi, per via dei sensi, della fantasia, della concupiscenza, della logica utopistica, o di disordinati contatti sociali nel gioco del nostro operare, per introdurvi deviazioni, altrettanto nocive quanto all’apparenza conformi alle nostre strutture fisiche o psichiche, o alle nostre istintive, profonde aspirazioni.
Sarebbe questo sul Demonio e sull’influsso, ch’egli può esercitare sulle singole persone, come su comunità, su intere società, o su avvenimenti, un capitolo molto importante della dottrina cattolica da ristudiare, mentre oggi poco lo è. Si pensa da alcuni di trovare negli studi psicanalitici e psichiatrici o in esperienze spiritiche, oggi purtroppo tanto diffuse in alcuni Paesi, un sufficiente compenso. Si teme di ricadere in vecchie teorie manichee, o in paurose divagazioni fantastiche e superstiziose. Oggi si preferisce mostrarsi forti e spregiudicati, atteggiarsi a positivisti, salvo poi prestar fede a tante gratuite ubbie magiche o popolari, o peggio aprire la propria anima - la propria anima battezzata, visitata tante volte dalla presenza eucaristica e abitata dallo Spirito Santo! - alle esperienze licenziose dei sensi, a quelle deleterie degli stupefacenti, come pure alle seduzioni ideologiche degli errori di moda, fessure queste attraverso le quali il Maligno può facilmente penetrare ed alterare l’umana mentalità. Non è detto che ogni peccato sia direttamente dovuto ad azione diabolica (Cfr. S. TH. 1, 104, 3); ma è pur vero che chi non vigila con certo rigore morale sopra se stesso (Cfr. Matth. 12, 45; Eph. 6, 11) si espone all’influsso del mysterium iniquitatis, a cui San Paolo si riferisce (2 Thess. 2 , 3-12), e che rende problematica l’alternativa della nostra salvezza.
La nostra dottrina si fa incerta, oscurata com’è dalle tenebre stesse che circondano il Demonio. Ma la nostra curiosità, eccitata dalla certezza della sua esistenza molteplice, diventa legittima con due domande. Vi sono segni, e quali, della presenza dell’azione diabolica? e quali sono i mezzi di difesa contro così insidioso pericolo?

PRESENZA DELL'AZIONE DEL MALIGNO

La risposta alla prima domanda impone molta cautela, anche se i segni del Maligno sembrano talora farsi evidenti (Cfr. TERTULL. Apol. 23). Potremo supporre la sua sinistra azione là dove la negazione di Dio si fa radicale, sottile ed assurda, dove la menzogna si afferma ipocrita e potente, contro la verità evidente, dove l’amore è spento da un egoismo freddo e crudele, dove il nome di Cristo è impugnato con odio cosciente e ribelle (Cfr. 1 Cor. 16, 22; 12, 3), dove lo spirito del Vangelo è mistificato e smentito, dove la disperazione si afferma come l’ultima parola, ecc. Ma è diagnosi troppo ampia e difficile, che noi non osiamo ora approfondire e autenticare, non però priva per tutti di drammatico interesse, a cui anche la letteratura moderna ha dedicato pagine famose (Cfr. ad es. le opere di Bernanos, studiate da CH. MOELLER, Littér. du XXe siècle, I, p. 397 ss.; P. MACCHI, Il volto del male in Bernanos; cfr. poi Satan, Etudes Carmélitaines, Desclée de Br. 1948). Il problema del male rimane uno dei più grandi e permanenti problemi per lo spirito umano, anche dopo la vittoriosa risposta che vi dà Gesù Cristo. «Noi sappiamo, scrive l’Evangelista S. Giovanni, che siamo (nati) da Dio, e che tutto il mondo è posto sotto il maligno» (1 Io. 5, 19).

LA DIFESA DEL CRISTIANO

All’altra domanda: quale difesa, quale rimedio opporre alla azione del Demonio? la risposta è più facile a formularsi, anche se rimane difficile ad attuarsi. Potremmo dire: tutto ciò che ci difende dal peccato ci ripara per ciò stesso dall’invisibile nemico. La grazia è la difesa decisiva. L’innocenza assume un aspetto di fortezza. E poi ciascuno ricorda quanto la pedagogia apostolica abbia simboleggiato nell’armatura d’un soldato le virtù che possono rendere invulnerabile il cristiano (Cfr. Rom. 13, 1 2 ; Eph. 6, 11, 14, 17; 1 Thess. 5; 8). Il cristiano dev’essere militante; dev’essere vigilante e forte (1 Petr. 5, 8); e deve talvolta ricorrere a qualche esercizio ascetico speciale per allontanare certe incursioni diaboliche; Gesù lo insegna indicando il rimedio «nella preghiera e nel digiuno» (Marc. 9, 29). E l’Apostolo suggerisce la linea maestra da tenere: «Non lasciarti vincere dal male, ma vinci nel bene il male» (Rom. 12, 21; Matth. 13, 29).
Con la consapevolezza perciò delle presenti avversità in cui oggi le anime, la Chiesa, il mondo si trovano noi cercheremo di dare senso ed efficacia alla consueta invocazione della nostra principale orazione: «Padre nostro, . . . liberaci dal male!».

A tanto giovi anche la nostra Apostolica Benedizione.

AMDG et DVM

O terceiro fragmento do segredo: é a apostasia na Igreja!


Portuguese Text

Tuy 1 de setembro de 1944 ou 1 de abril de 1944

JMJ

Agora vou revelar o terceiro fragmento do segredo: Esta parte é a apostasia na Igreja!

Nossa Senhora mostrou-nos uma vista do um indivíduo que eu descrevo como o 'santo Padre', em frente de uma multidão que estava louvando-o.

Mas havia uma diferenca com um verdadeiro santo Padre, o olhar do demonio, este tinha o olhar do mal.

Então depois de alguns momentos vimos o mesmo Papa entrando a uma Igreja, mas esta Igreja era a Igreja do inferno, não há modo para descrever a fealdade d'ésse lugar, parecia uma fortaleza feita de cimento cinzento com ángulos quebrados e janelas semelhantes a olhos, tinha um bico no telhado do edificio.

Em seguida levantamos a vista para Nossa Senhora que nos disse Vistes a apostasia na Igreja, esta carta pode ser aberta por O santo Padrre, mas deve ser anunciada depois de Pio XII e antes de 1960.

No reinado de Juan Pablo II a pedra angular da tumba de Pedro deve ser removida e transferida para Fatima.

Porque o dogma da fé não é conservado em Roma, sua autoridade será removida e entregada a Fatima.

A catedral de Roma deve ser destruida e uma nova construida em Fatima.

Se 69 semanas depois de que esta ordem é anunciada Roma continua sua abominação, a cidade será destruida.

Nossa Senhora disse-nos que ésto está escrito, Daniel 9, 24-25 e Mateus 21, 42-44

JMJ                                                  Tuy 1/4/1944
Now I am going to reveal the third fragment of the secret: This part is the apostasy in the Church!
Our Lady showed us the individual who I describe as the 'holy Father' in front of a multitude that was cheering him.
But there was a difference from a true holy Father, his devilish gaze, this one had the gaze of evil.
Then, after some moments we saw the same Pope entering a Church, but this Church was the Church of hell; there is no way to describe the ugliness of that place. It looked like a gray cement fortress with broken angles and windows similar to eyes; it had a beak in the roof of the building.
Next, we raised our eyes to Our Lady who said to us: You saw the apostasy in the Church; this letter can be opened by the holy Father, but it must be announced after Pius XII and before 1960.
In the kingdom of Juan Pablo II the cornerstone of Peter's grave must be removed and transferred to Fatima.
Because the dogma of the faith is not conserved in Rome, its authority will be removed and delivered to Fatima.
The cathedral of Rome must be destroyed and a new one built in Fatima.
If 69 weeks after this order is announced, Rome continues its abomination, the city will be destroyed. 
Our Lady told us that this is written,[in] Daniel 9:24-25 and Matthew 21:42-44




AVE MARIA PURISSIMA!

28 marzo 1972 // 28 marzo 2018



Risultati immagini per CROCE GLORIOSA DI DOZULE' INNALZATA A MONCALIERI VICINO A TORINO


Una notte della Settimana Santa, a Dozulè, piccolo borgo nel nord della Francia -  era il 28 marzo del 1972 -  Maddalena Aumont, una signora di 47 anni, sarta e madre di 5 figli, vide apparire nel cielo un'enorme croce luminosa accompagnata da una scritta in latino: 

“Ecce crucem Domini” 

ossia: “Ecco la croce del Signore”.

 Donna di fede confida l'accaduto in confessione al parroco che le rimarrà vicino nel difficile compito al quale è stata chiamata....
per saperne di più 

 http://inox.altervista.org/larivelazione/dozule/dozule.html 


LA PROMESSA DI GESÙ A DOZULÉ


Ecco la promessa fantastica che Gesú fa alla Chiesa Cattolica tutta intera E A TUTTI GLI UOMINI DI BUONA VOLONTA'   per bocca di Madeleine Aumont il 02 Gennaio 1976, nella Cappella di San Giuseppe a Dozulé:



« Io prometto alle anime che andranno a pentirsi ai piedi della Croce Gloriosa e che reciteranno tutti i giorni la Preghiera che ho insegnato loro, che in questa vita satana non avrà più potere su di loro, e che per un periodo di sozzura, in un istante essi diverranno puri e saranno figli di Dio per l’eternità. Mio Padre la cui Bontà è Infinita, vuol salvare l’Umanità che è sull’orlo del precipizio. Mediante questo Ultimo Messaggio dovete prepararvi. »
NOTA.
Questa promessa non sostituisce il Sacramento della Confessione e l'impegno a vivere santamente.
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PREGHIERA DETTATA DA GESÙ 
A MADELEINE AUMONT
DA RECITARE TUTTI I GIORNI
Gesù ha dettato una novena e una preghiera, da recitare col Rosario

Ogni focolare che dirà questa preghiera con grande fiducia sarà protetto 
da ogni cataclisma.

Fare il Segno di Croce...
<<Gesù di Nazareth ha trionfato sulla morte. 
Il Suo Regno è eterno. 
Egli viene per vincere il mondo e il tempo.
Pietà mio Dio, per quelli che Ti bestemmiano, 
perdona loro, essi non sanno quello che fanno.
Pietà mio Dio, per lo scandalo del mondo, 
liberali dallo spirito di satana.
Pietà mio Dio, per quelli che fuggono da Te, 
dà loro il gusto della Santa Eucarestia.
Pietà mio Dio, per quelli che verranno a pentirsi 
ai piedi della Croce Gloriosa, 
che essi vi trovino la Pace e la Gioia 
in Dio nostro Salvatore.
Pietà mio Dio, affinché venga il Tuo Regno, 
ma salvali, è ancora tempo, 
perché il tempo è vicino, ed ecco Io vengo.
Amen.
VIENI, SIGNORE GESÙ.
Recitare un Pater e 10 Ave

Pietà mio Dio, per coloro che oggi 
ancora più di ieri Ti perseguitano.
Riversa nei loro cuori umani la Tua Misericordia.          Signore, riversa sul mondo intero 
i tesori della Tua infinita Misericordia.
Vieni Signore Gesù, noi Ti attendiamo.
Amen >>.
Fare il Segno di Croce.
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Esatto, non vi pare?



Una volta mi chiesero di raccontare gli ultimi pontificati, da
Giovanni XXIII in poi, con una sola parola, una per ciascun papa.
Che richiesta assurda, direte. Condivido. Tuttavia accettai. E così,
senza stare a pensarci troppo, risposi: per Giovanni XXIII,
speranza; per Paolo VI, sofferenza; per Giovanni Paolo I, umiltà;
per Giovanni Paolo II, coraggio; per Benedetto XVI, verità.
Quando mi venne posta la domanda, sul soglio di Pietro c’era
ancora Joseph Ratzinger, il che mi evitò di dover fotografare con
una sola parola anche il pontificato di Francesco. Ma quello che qui
mi preme dire è che nel caso di Benedetto XVI non ebbi nemmeno
un nanosecondo di incertezza: la parola verità, secondo me,
racconta veramente, e più di ogni altra, la missione di Papa
Ratzinger.
Poi uscì Ultime conversazioni, il libro nel quale Benedetto XVI
risponde alle domande di Peter Seewald. Ed ecco che lì, a un certo
punto, spiegando come nacque, ai tempi di Monaco, il motto
episcopale del vescovo Ratzinger, ovvero Cooperatores veritatis, il papa
emerito dice: “Da molto tempo l’argomento verità è stato messo da parte
perché sembra troppo grande per l’uomo. Nessuno osa più dire ‘Possediamo la verità’, cosicché anche noi teologi abbiamo tralasciato sempre più il concetto di verità. In quegli anni di lotta, gli anni settanta, sono diventato sempre più consapevole che se lasciamo da parte la verità quale scopo ha tutto quanto? La verità deve restare sempre al centro. È vero che non possiamo dire: ‘Io posseggo la verità’, ma la verità possiede noi, ci ha toccato. E noi cerchiamo di farci guidare da questo contatto. Quando fui ordinato vescovo mi vennero in mente queste parole della terza lettera di Giovanni, che noi siamo ‘collaboratori della verità’. Con la verità, dato che è persona, si può collaborare. Per lei ci si può impegnare, cercare di farla valere. Mi sembrava che fosse la definizione autentica del mestiere del teologo: colui che è stato toccato dalla verità, che ha visto il suo volto, ora è disposto a mettersi al suo servizio, a collaborare con lei e per lei”.
Ecco, non bastassero i numerosi testi nei quali Joseph Ratzinger, sia
prima di diventare Papa sia dopo, si occupa della questione della
verità, mi sembra che queste sintetiche riflessioni siano sufficienti:
accostare al nome di Benedetto XVI proprio la parola verità è non
solo possibile, ma doveroso.
Solo che la parola verità è altamente problematica. E lo è soprattutto
in un mondo come l’attuale, nel quale l’idea che la verità possa
esistere, e abbia un nome, e sia possibile incontrarla, sembra
appartenere soltanto ad alcuni patetici illusi. Di qui le difficoltà con
le quali il pontificato di Benedetto XVI ha dovuto confrontarsi. Di
qui il percorso a ostacoli che il mite teologo bavarese, divenuto
papa, è stato costretto ad affrontare: ogni giorno una sfida, un
contrasto, una polemica, un attacco.
Ma succede che le persone miti e un po’ timide, messe alla prova,
riescano a sfoderare una tempra insospettata, e così è stato per Papa
Ratzinger. Il quale, senza mai scomporsi, senza mai andare sopra le
righe, è riuscito veramente a essere non solo cooperatore, ma
testimone della verità. Ed ecco il motivo per cui i suoi numerosi
nemici hanno cercato in ogni modo di metterlo in difficoltà, di
screditarlo, addirittura di umiliarlo.
Nella strategia utilizzata per fiaccare Benedetto XVI un ruolo
centralissimo è stato giocato dal cosiddetto scandalo pedofilia, nel
quale molti hanno visto l’oggetto contundente ideale per colpire il
Papa della verità. Ne è scaturita un’autentica persecuzione, con
Joseph Ratzinger nella parte della vittima sacrificale. Una vicenda
all’interno della quale noi, i rappresentanti della stampa, ci siamo
spesso comportati come sicari.
È proprio di questa vicenda che parleremo nelle prossime pagine,
cercando di spiegare il perché della guerra scatenata contro
Benedetto XVI, svelando le modalità dell’attacco e mettendo in luce
la forza tranquilla del papa della verità, indomito lottatore gentile sul
fronte della buona battaglia di cui parla l’apostolo Paolo
Oltre che dalla volontà di rendere omaggio al papa della verità, il
libro nasce dalla necessità, della quale sono più che convinto, di
sottolineare quanto sia stata opportuna la grande proposta fatta da
Benedetto XVI all’umanità del nostro tempo. Ma forte, devo dirlo, è
anche un altro desiderio: quello di stare un po’ in sua compagnia.
Perché Benedetto XVI mi manca.
A.M.V.
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 Introduzione a Uno sguardo nella notte. Ripensando Benedetto XVI, Chorabooks, 2018
I LIBRI DI ALDO MARIA VALLI
AMDG et DVM

ECCO IL TESTO IN ITALIANO




FATIMA2



Ecco il testo del SEGRETO di Fatima:
Il testo comincia con le sigle JMJ, e la data: “Tuy, 1/4/1944”.
E continua così:
Adesso vado a rivelare il terzo frammento del segreto; questa 
parte è l’apostasia nella Chiesa. Nostra Signora ci mostrò una 
visione di un individuo che io descrivo come ‘il “Santo Padre’,
davanti a una moltitudine che lo lodava.
Però c’era una differenza con un vero Santo Padre, lo sguardo 
del demonio, questo aveva gli occhi del male.
Poi, alcuni momenti più tardi, vedemmo lo stesso Papa entrare 
in una Chiesa, però questa Chiesa era la Chiesa dell’inferno, 
non c’è modo di descrivere la bruttezza di questo luogo, 
sembrava come una fortezza fatta di cemento grigio, con gli 
angoli rotti e le finestre come occhi, aveva un picco sul tetto 
dell’edificio.
Subito alzammo lo sguardo verso Nostra Signora che ci disse 
avete visto l’apostasia nella Chiesa, questa lettera può essere 
aperta dal Santo Padre, però deve essere annunciata dopo 
Pio XII e prima del 1960.
Nel regno di Giovanni Paolo II la pietra angolare della tomba di 
Pietro deve essere rimossa e trasportata a Fatima.
Poiché il dogma della fede non è conservato a Roma, la sua 
autorità sarà rimossa e consegnata a Fatima.
La cattedrale di Roma deve essere distrutta e una nuova 
costruita a Fatima.
Se 69 settimane dopo che questo ordine sia annunciato, Roma 
continua la sua abominazione, la città sarà distrutta.
Nostra Signora ci disse che questo è scritto, Daniele 9,24-25 e 
Matteo 21, 42-44”.
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Così terminava il messaggio. La parte relativa a Matteo è la seguente:
42 “Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:
‘La pietra che i costruttori hanno rifiutata
è diventata pietra angolare;
ciò è stato fatto dal Signore,
ed è cosa meravigliosa agli occhi nostri’?
43 Perciò vi dico che il regno di Dio vi sarà tolto, e sarà dato a gente che ne 
faccia i frutti.
44 Chi cadrà su questa pietra sarà sfracellato; ed essa stritolerà colui sul quale 
cadrà”.
Mentre invece la parte relativa a Daniele è questa: 

“24 Settanta settimane sono fissate
per il tuo popolo e per la tua santa città
per mettere fine all’empietà,
mettere i sigilli ai peccati, espiare l’iniquità,
portare una giustizia eterna,
suggellare visione e profezia e ungere il Santo dei
santi”.
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Foto:
MARCO TOSATTI
Giovedì 6 aprile 2017, alla vigilia di quella che secondo alcuni studiosi potrebbe 
essere stata la data reale della Crocifissione, è stato presentato a Madrid, nella 
Casa del Libro sulla Gran Via, davanti a centinaia di persone (qualcuno è giunto 
per l’occasione persino dal Venezuela) il libro di José Maria Zavala “El secreto 
mejor guardado de Fatima” , Il segreto meglio guardato [custodito-sigillato-
nascosto] di Fatima.
Come abbiamo già scritto qualche tempo fa, il libro ci è parso interessante per 
varie ragioni, che non sono connesse direttamente con quella che è la novità più 
accattivante, e cioè la perizia calligrafica su una presunta parte autografa di Suor 
Lucia del Terzo Segreto di Fatima. 
L’opera di Zavala, alla cui presentazione chi scrive ha partecipato come relatore,
 ci ha colpito per la sua struttura: vari segmenti diversi, e solo apparentemente 
non collegati, compresa un’intervista inedita a don Gabriele Amorth, che 
disegnano un affresco spirituale dell’ultimo secolo, e dei nostri tempi, in cui 
Fatima, don Gabriele Amorth, padre Pio (di cui Josè Maria e la sua sposa, 
Paloma, sono figli spirituali che dire devoti è dir poco) dirigono il lettore verso 
l’obiettivo della conversione, della penitenza e della preghiera.
Una parte dell’opera è dedicata a un documento relativo al Terzo Segreto.
Il testo riportato dal libro è apparso su un sito americano nel 2010, durante il 
pontificato di Benedetto XVI, ma ha avuto un’eco limitata. Zavala lo avrebbe 
ricevuto con una mail anonima mentre stava preparando la sua opera, e non si è 
limitato a riprodurlo; prima di questo ha chiesto a una esperta grafologa e 
calligrafa di sottoporlo a un esame, comparandolo con il testo conosciuto e 
accertato di mano di Suor Lucia del Terzo Segreto stesso.
Non si tratta di un documento originale, ma di una copia digitale o fotocopia, e 
questo naturalmente, come è stato detto sin dall’inizio, pone dei limiti all’esame. 
Ma è interessante riportare quanto afferma Begoña Slocker, che era presente, 
insieme ad altri due esperti del campo, che l’hanno aiutata e hanno in qualche 
modo “certificato” il suo lavoro, alla conferenza stampa di presentazione. 
L’esperta giudiziaria nella sua relazione, allegata al libro di Zavala, ha concluso 
che il testo preso in esame “è stato realizzato dalla stessa mano del documento 
corrispondente alla Prima e alla Seconda Parte del Segreto di Fatima, redatto di 
suo pugno e scrittura da Suor Lucía dos Santos”.
E’ stato obiettato che grazie agli strumenti attuali di creazione (per esempio 
Photoshop) una falsificazione sarebbe possibile. E mancando il testo originale, 
non è un’obiezione da trascurare. A questo Begoña Slocker ha risposto: “Noi 
lavoriamo su documenti originali, e dal momento che non ho questi dati, mi sono 
basata soprattutto sulla velocità, sull’inclinazione e sui segni tipo, il che significa
 che quando sovrappongo le lettere, se fossero identiche, sarebbe una 
falsificazione; ma non sono identiche”.
La grafologa aggiunge: “La mia conclusione chiaramente è che è stato fatto 
dalla stessa mano, e l’ho rivisto con il Presidente della Società Spagnola di 
Calligrafia, che lo ha suffragato, e con Tomás Alonso de Corcuera, il Numero 
Uno in Spagna come perito, che è stato professore e docente nella Polizia 
Scientifica di Madrid. E’ una perizia fatta coscienziosamente, a cui ho dedicato 
molti giorni e notti”.
Nella sua presentazione l’autore ha detto che non spettava a lui dire se fosse o 
no un documento autentico, ma che per questo motivo si affidava alla relazione 
degli esperti.
Ci sembrava interessante, avendo trattato del libro di Zavala, e di questo 
documento, sia sulla Nuova Bussola Quotidiana QUI e QUIche su Stilum Curiae
offrire ai lettori questo ulteriore aggiornamento sullo stato della questione. Senza 
esprimere giudizi diversi da quelli che abbiamo già manifestato a attribuire 
patenti. E cioè che le contraddizioni e discrepanze fra le testimonianze del 
passato, e quello che è stato rivelato sono tali da autorizzare a pensare a un 
qualche elemento mancante, del mosaico. Come peraltro conferma il recente 
libro di Saverio Gaeta, “Fatima, tutta la verità”, che mette in luce contraddizioni 
e carenze delle spiegazioni dell’allora Segretario di Stato, il cardinale Tarcisio 
Bertone, autore con Giuseppe De Carli de “L’ultima veggente di Fatima”, nel 
2007, e de “L’ultimo segreto di Fatima”. Uscito proprio nel 2010: lo stesso anno 
in cui apparve il documento di fonte anonima riportato dal libro di Zavala.
fatima
AVE MARIA PURISSIMA!