venerdì 29 settembre 2017

Generosità con il Signore Gesù

BELLEZZA DI UN'ANIMA IN GRAZIA

Chi desidera arrivare alla perfezione deve assolutamente muovere guerra atroce di sterminio ai difetti ed alle colpe anche leggere. La santità è incompatibile coi peccati veniali commessi ad occhi aperti, con piena cognizione del male che facciamo. Bisogna essere generosi col Signore e non disgustarlo continuamente, se desideriamo che anch'Egli sia largo con noi delle sue grazie. L'anima che sta attaccata alle creature con affezioncelle, non può volare liberamente all'amplesso beato di Dio. Che importa all'uccellino di essere legato con filo sottile o con una grossa corda, se non può librarsi a piacimento nell'aria?

Vaga è la rosa, fragrante e ci attira coi suoi colori brillanti alla luce del sole: ma se ha una foglia avvizzita, perde molto del suo pregio. Una mela matura e bella se ha una parte guasta, per quanto piccola, non è più degna di essere collocata sulla mensa reale. Un magnifico vestito di seta, adorno di oro e di gemme, ricamato da mano esperta, riceve una piccola macchia. Via, via! La regina non lo vestirà più. Dev'essere tutto puro, tutto immacolato, senza alcun neo. Nella reggia non entrano che vesti convenienti alla maestà, regale.

Dio è la santità stessa che scorge imperfezioni anche nei Serafini che tremano dinanzi a Lui, velandosi il volto colle ali; e vuole che le anime, consacrate in modo speciale al suo amore, cerchino di acquistare la purezza di coscienza. Chi dunque fa pace coi suoi difetti, chi si adagia mollemente nelle sue imperfezioni,. chi ripete sempre le stesse colpe compiacendosi in asse e non curando di emendarsi, non speri di arrivare alla perfezione, di essere ammesso nella intimità dell'Amor divino ed inebriato di celesti consolazioni. Perchè Dio si comunichi intieramente all'anima, bisogna che essa sia vuota di ogni affetto terreno e spoglia di ogni attacco alle creature. Se il nostro cuore è lordo di fango, se ama le cose caduche della terra, non può essere illuminato dai raggi divini e riempito del soave liquore della sua santa grazia. Il balsamo perde presto il suo profumo se vi muore dentro una mosca.

Santa Margherita Maria Alacoque, la fortunata discepola del Cuore divino, entrata nel monastero e datasi alla più sublime perfezione, conservò un attacco sensibile ad una compagna. Gesù le apparve e le fece intendere che quel dolce legame contristava il suo amore, geloso di regnare nel cuore di lei, e che doveva assolutamente troncarlo. 
La santa vergine, sensibile ad ogni minima prova di affetto, lottò per vari mesi contro quell'attaccamento e infine trionfò; ed allora lo Sposo Divino la inondò di consolazioni e l'abbellì di favori singolari, che fino allora le aveva nascosti, perché non ancora libera di se stessa.

La serafina del Carmelo, S. Teresa di Gesù, ebbe una terribile visione, in cui le fu mostrato l'inferno ed il luogo preparato per lei se non si emendava di alcuni difetti che la avrebbero poco per volta trascinata alla perdizione. Ed un'anima veduta dalla ven. Suor Anna dell'Incarnazione, morta in concetto di santa, fu veramente dannata per difetti leggeri che la portarono a colpe gravi.

I peccati veniali in una persona che si dà alla perfezione fanno l'effetto di moscerini o polvere negli occhi. Un granellino di sabbia od una pagliuzza è un nonnulla; ma se entra in un occhio lo fa lacrimare e soffrire atrocemente: lo si vede gonfiare, diventar rosso e, finché non è uscito, non si può star fermi e neppure veder bene gli oggetti.

La beata Chiara di Montefalco un giorno s'invanì di una sua azione, ed il Signore le sottrasse subito i lumi e le celesti consolazioni per molto tempo, nonostante che ella facesse penitenza del suo fallo e ne chiedesse perdono con un profluvio di lacrime.

Gesù Cristo è uno Sposo geloso, che non può tollerare le infedeltà al suo amore nelle anime a Lui consacrate. Egli le amò perdutamente fino a discendere dal cielo, vestire umana carne, soffrire dolorosissima passione e finalmente morire in croce; ed ha diritto che esse gli donino tutto il loro cuore, senza dividerlo con le creature. E' così piccolo questo cuore che non ammette due amori; e conviene che arda tutto per Colui che lo creò e lo redense e desidera santificarlo.

La santa vergine olandese Liduvina, vissuta per trentott'anni in un letto, colpita da tutte le infermità, alla morte di suo padre si afflisse più che non conveniva ad un cristiano, il quale sa che la tomba non è che la culla dell'immortalità. In castigo di quell'affetto troppo naturale ed eccessivo, Dio la privò delle dolci consolazioni, con cui soleva visitarla sul letto del suo dolore: e gravò la mano su di lei mandandole molte pene interne.

Un pio solitario fu avvertito di quanto passava in quell'anima e le mandò a dire che si correggesse di quell'imperfezione e si rassegnasse all'adorabile Volere divino, se voleva riacquistare i favori di prima.

Appelliamoci infine alla nostra esperienza. Non è forse vero che quando cadiamo in difetti volontari, quando neghiamo a Dio il sacrificio delle nostre piccole voglie ed accontentiamo le affezioni disordinate del cuore, subito sentiamo diminuire la grazia di Dio, la soavità nella pratica della virtù e lo slancio nel cammino della perfezione? 
Allora l'anima nostra sonnecchia nel servizio divino: Dormitavit anima mea pro taedio (Psal. CXVIII); e non è più capace di propositi generosi e di magnanime risoluzioni. E' malaticcia, è ferita, come il disgraziato sulla via di Gerico, e se non ci affrettiamo a medicarla, presto morirà. Perciò se vuoi farti santo, muovi guerra spietata alle colpe veniali avvertite. Non essere avaro con Dio, non misurare col compasso o col metro fin dove arrivi il lecito e l'illecito, il mortale e il veniale, l'obbligo grave e quello leggero. Questo è difficile e pericoloso, perchè i limiti non sono sempre chiari. Cerca invece di evitare qualsiasi offesa di Dio, obbedendo sempre alle soavi ispirazioni della Grazia.

Volere è potere; e chi vuole tenacemente si fa santo, perchè gli aiuti divini non mancano mai a chi li riceve con prontezza e li traffica con sollecitudine.

Salve Sancte Pater

Il mare profondo...


CAMPI FLEGREI, ALLERTA GIALLA
Il magma arriva sotto a Pozzuoli, paura anche a Napoli.

Il geologo dott. Mario Tozzi: "Il peggio deve ancora venire".  23 agosto 2017

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Entra nell’ora del Mondo il mare profondo
che parte da Napoli... viene da Roma... arriva a Bologna
s’infogna nel fango del mondo.
13 aprile 2000 - Dio Padre a Conchiglia


Salterà per primo un vulcano... è in Italia così vedrete bene.
Il mare vi alza le onde facendo davvero gran danni.
26 luglio 2000 - Gesù a Conchiglia 
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Documento inviato per conoscenza alla Congregazione per la Dottrina della Fede.

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Leggere il documento su :  Lettere di Conchiglia 
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Dio la benedica.
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giovedì 28 settembre 2017

PSALTERIUM MAJUS B. MARIAE VIRGINIS

Ave Maria!
Sis mecum semper
et omnia quae faciam
protege et sanctifica. Amen
PSALTERIUM
mattino
PSALMUS 1

Beatus vir qui diligit nomen tuum, Maria Virgo :
gratia tua animam ejus confortabit.

Tanquam aquarum fontibus irrigatum uber :
in eo fructum justitiae propagabis.

Benedicta tu inter mulieres,
per credulitatem cordis sancti tui.

Universas enim foeminas vincis pulchritudine carnis :
superas angelos et archangelos excellentia sanctitatis.

Misericordia tua et gratia ubique praedicatur :
Deus operibus manuum tuarum benedixit.

Gloria Patri, etc.

PSALMUS 2

Quare fremuerunt inimici nostri :
et adversum nos meditati sunt inania ?

Protegat nos dextera tua, Mater Dei :
ut acies terribilis, confundens et destruens eos.

Venite ad eam, qui laboratis et tribulati estis :
et dabit refrigerium animabus vestris.

Accedite ad eam in tentationibus vestris :
et stabilitet vos serenitas vultus ejus.

Benedicite illam in toto corde vestro :
misericordia enim illius plena est terra.

Gloria Patri, etc.

PSALMUS 3

Domina, quid multiplicati sunt qui tribulant me ?
in tempestate tua persequeris et dissipabis eos.

Dissolve colligationes impietatis nostrse :
tolle fasciculos peccatorum nostrorum.

Miserere mei, Domina, et sana infirmitatem meam :
tolle dolorem et angustiam cordis mei.

Ne tradas me manibus inimicorum meorum :
et in die mortis meae conforta animam meam.

Deduc me ad portum salutis :
et spiritum meum redde Factori et Creatori meo.

Gloria Patri, etc.

PSALMDS 4

Cum invocarem exaudisti me, Domina :
et e sublimi solio tuo, mei dignata es recordari.

A rugientibus praeparatis ad escam :
et de manibus quaerentium liberabit me gratia tua.

Quoniam benigna est misericordia et pietas tua :
in omnes, qui invocant nomen sanctum tuum.

Benedicta sis, Domina, in aeternum :
et majestas tua in saeculum.

Glorificate eam, omnes gentes, in virtute vestra :
et cuncti populi terrae, extollite magnificentiam
ejus.

Gloria Patri, etc.

PSALMUS 5

Verba mea auribus percipe, Domina :
et ne avertas a me speciositatem vultus tui.

Converte luctum nostrum in gaudium :
et tribulationem nostram in jubilationem.

Corruant ante pedes nostros inimici nostri :
virtute tua eorum capita conterantur.

Benedicat te omnis lingua :
et nomen sanctum tuum confiteatur omnis caro.

Spiritus enim tuus super mel dulcis :
et haereditas super mel et favum.

Gloria Palri, ctc.

mezzogiorno
PSALMUS 6

Domina, ne in furore Dei sinas corripi me :
neque in ira ejus judicari.

Propter honorem nominis tui, Domina :
propitietur nobis fructus gloriosi ventris tui.

De porta inferi, et de ventre abyssi :
tuis sanctis precibus libera nos.

Aperiantur nobis januae sempiternae :
ut enarremus in aeternum mirabilia tua.

Quia non mortui, neque qui in inferno sunt,
laudabunt te, Domina :
sed qui tua gratia vitam aeternam obtinebunt.

Gloria Patri, etc.

PSALMUS 7

Domina mea, in te speravi :
de inimicis meis libera me, Domina.

Conclude ora leonis et dentes ejus :
labia persequentium constringe.

Non moreris propter nomen tuum :
facere nobis misericordiam tuam.

Splendor vultus tui fulgeat super nos :
ut servetur conscientia nostra apud Altissimum.

Si persequatur inimicus animam meam, Domina,
adjutorio tuo conforter :
ne vibret gladium suum contra me.

Gloria Patri, etc.

PSALMUS 8

Domina, Dominus noster factus est frater noster :
et Salvator noster.

Ut ignis in rubo, et ros in vellere :
descendit in te aeternum Verbum Dei.

Spiritu sancto foecundante :
obumbravit tibi virtus Altissimi.

Benedictus sit mundissimus conceptus tuus :
benedictus sit partus tuus virgineus.

Benedicta sit munditia carnis tuae :
benedicta sit dulcedo misericordiae cordis tui.

Gloria Patri, etc.

PSALMUS 9

Confitebor tibi, Domina, in toto corde meo :
et narrabo in populis laudem et gloriam tuam.

Tibi enim debetur gloria, et gratiarum actio :
et vox laudis.

Invenient gratiam peccatores apud Deum :
per te inventricem gratiae et salutis.

Respirent ad indulgentiam humiles poenitentes :
sana contritiones cordis eorum.

In pulchritudine pacis, et requie opulenta :
cibabis nos post laborem peregrinationis nostrae.

Gloria, etc.

PSALMUS 10

In Domina confido :
propter dulcedinem misericordiae nominis sui.

Oculi ejus in pauperem respiciunt :
et manus ejus ad pupillum et viduam sunt extentae.

Exquirite illam a juventute vestra :
glorificabit vos ante faciem populorum.

Misericordia illius nostrorum auferat multitudinem
peccatorum : et foecunditatem nobis conferat
meritorum.

Extende ad nos brachium tuum, Virgo gloriosa :
et ne avertas a nobis gloriosum vultum tuum.

Gloria, etc.
sera

PSALMUS 11

Salvum me fac, Mater pulchrae dilectionis :
fons clementiae et dulcor pietatis.

Gyrum terrae sola circuis :
ut subvenias invocantibus te.

Pulchrae sunt viae tuae :
et semitas tuae pacificae.

In te refulget species castitatis :
lumen justitiae, et splendor veritatis.

Amicta solari lumine sicut vestimento :
duodecim stellarum corona rutilans radianti.

Gloria Patri, etc.

PSALMUS 12

Usquequo, Domina, oblivisceris me :
et non liberas me in die tribulationis ?

Usquequo exaltabitur inimicus meus super me?
potentia virtutis tuae contere ipsum.

Aperi oculos misericordiae tuae :
ne inimicus noster adversus nos praevaleat.

Magnificamus te gratiae inventricem :
per quam saecula reparantur.

Exaltata super choros angelorum :
ante thronum Dei ora pro nobis.

Gloria Patri, etc.

PSALMUS 13

Dixit insipiens adversarius noster in corde suo :
Persequar et comprehendam, et interficiet
eum manus mea.

Exurge, Domina, et praeveni eum, et supplanta eum : 
destrue omnes conatus illius.

Tuam pulchritudinem Sol et Luna mirantur:
tibi angelicae potestates serviunt et famulantur,

Tuo tactu lenissimo sanantur infirmi :
tuo odore roseo mortui reviviscunt.

Virgo Dei genitrix, quem totus non capit orbis :
in tua se clausit viscera factus homo.

Gloria Patri, etc.

PSALMUS 14.

Domina, quis habitabit in tabernaculo Dei?
aut quis requiescet cum senatoribus populi ?

Pauperes spiritu, et mundi corde :
mites, pacifici, atque lugentes.

Recordare, Domina, ut loquaris pro nobis bona :
et indignationem Filii tui avertas a nobis.

Amplectamur Mariae vestigia peccatores :
et ejus beatis pedibus provolvamur.

Tengamus eam fortiter, nec dimittamus :
donec ab ea meruerimus benedici.

Gloria Patri, etc.

PSALMUS I5

Conserva me, Domina, quoniam speravi in te :
mihique tuae stillicidia gratiae impartire.

Alvus tuus virginalis et viscera tua :
Filium Altissimi genuerunt.

Benedicta sint ubera tua :
quibus lacte deifico Salvatorem enutriisti.

Confitemini laudes Virgini gloriosae : quicumque
apud eam gratiam et misericordiam invenistis.

Date magnificentiam nomini ejus : et collaudate
in saeculum conceptum atque partum ejus.

Gloria, etc.

LAUS DEO
et MARIAE

LE TRE AVE MARIA!

Una chiave del Paradiso


LE TRE AVE MARIA

LA DEVOZIONE DELLE TRE AVE MARIA

Dice Gesù (Mt 16,26): "Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero se poi perde l'ani­ma sua?". L'affare perciò più importante di questa vita è la salvezza eterna. Volete salvar­vi? Siate devoti della Vergine Santissima, Me­diatrice di tutte le grazie, recitando ogni giorno Tre Ave Maria.

Santa Matilde di Hackeborn, monaca be­nedettina morta nel 1298, pensando con timore al momento della sua morte, pregava la Ma­donna di assisterla in quel momento estremo. Consolantissima fu la risposta della Madre di Dio: "Sì, farò quello che tu mi domandi, figlia mia, però ti chiedo di recitare ogni giorno Tre Ave Maria: la prima per ringraziare l'Eterno Padre per avermi resa onnipotente in Cielo e in terra; la seconda per onorare il Figlio di Dio per avermi dato tale scienza e sapienza da sorpassare quella di tutti I Santi e di tutti gli Angeli; la terza per onorare lo Spirito Santo per avermi fatta, dopo Dio, la più miseri­cordiosa".

La speciale promessa della Madonna vale per tutti, eccetto per coloro che le recitano con ma­lizia, con l'intenzione di proseguire più tran­quillamente a peccare. Qualcuno potrebbe obiettare che ci sia grande sproporzione nell'ot­tenere la salvezza eterna con la semplice recita giornaliera di Tre Ave Maria. Ebbene, al Con­gresso Mariano di Einsiedeln in Svizzera, P. Giambattista de Blois rispondeva così: "Se que­sto mezzo vi sembrerà sproporzionato, .dovete prendervela con Dio stesso che ha concesso al­la Vergine tale potere. Dio è padrone assoluto dei suoi doni. E la Vergine SS. Ma, nella potenza d'intercessione risponde con generosità pro­porzionata al suo immenso amore di Madre".

L'elemento specifico di questa devozione è l'intenzione di onorare la SS. Trinità per aver reso la Vergine partecipe della sua potenza, sa­pienza e amore.

Questa intenzione, però, non esclude altre buone e sante intenzioni. La prova dei fatti con­vince che questa devozione è di grande effica­cia per ottenere grazie temporali e spirituali. Un missionario, fra' Fedele, scriveva: "I felici risultati della pratica delle Tre Ave Maria sono così evidenti e innumerevoli che non è possibile registrarli tutti: guarigioni, conversioni, lume nella scelta del proprio stato, vocazioni, fedeltà alla vocazione, vittoria sulle passioni, rasse­gnazione nella sofferenza, difficoltà insormon­tabili superate...".
Alla fine del secolo scorso e nei primi due decenni dell'attuale, la devozione delle Tre Ave Maria si diffuse rapidamente in vari paesi del mondo per lo zelo di un cappuccino francese, P. Giovanni Battista di Blois, coadiuvato dai mis­sionari.

Essa diventò una pratica universale quando Leone XIII concesse indulgenze e prescrisse che il Celebrante recitasse con il popolo le Tre Ave Maria dopo la S. Messa. Questa prescrizio­ne durò fino al Concilio Vaticano II.

Durante la persecuzione religiosa nel Messi­co  San Pio X in una udienza a un gruppo di Messi­cani disse: "La devozione delle Tre Ave Maria salverà il Messico".
Papa Giovanni XXIII e Paolo VI impartirono una benedizione speciale a quanti la propagano. Diedero impulso alla diffusione numerosi Cardinali e Vescovi.
Molti Santi ne furono propagatori. Sant' Alfonso Maria de' Liguori, come predicatore, confessore e scrittore, non cessò d'inculcare la bella pratica. Voleva che tutti l'adottassero:
Preti e religiosi, peccatori e anime buone, bam­bini, adulti e vecchi. Tutti I Santi e beati reden­toristi, fra i quali S. Gerardo Maiella, ne eredi­tarono lo zelo.

S. Giovanni Bosco la raccomandava viva­mente ai suoi giovani. Anche San Pio da Pietrelcina ne fu zelante propagatore. S. Gio­vanni B. De Rossi, che ogni giorno dedicava fi­no a dieci, dodici ore al ministero delle confes­sioni, attribuiva alla recita quotidiana delle Tre Ave Maria la conversione di peccatori ostinati.

Chi recita ogni giorno l'Angelus e il S. Rosa­rio non ritenga un sovrappiù questa devozione. Consideri che con l'Angelus onoriamo il miste­ro dell'Incarnazione; con il S. Rosario meditia­mo i misteri della vita del Salvatore e di Maria; con la recita delle Tre Ave Maria onoriamo la SS. Trinità per i tre privilegi concessi alla Ver­gine: potenza, sapienza e amore.
Chi ama la Mamma Celeste non esiti ad aiu­tarla a salvare le anime per mezzo di questa pratica facile e breve, ma tanto efficace.
Possono diffonderla tutti: sacerdoti e religio­si, predicatori, madri di famiglia, educatori ecc..
Non è un mezzo di salvezza presuntuoso o superstizioso, ma l’autorità della Chiesa e dei santi insegna che la salvezza è nella costanza del proposito (cosa non tanto facile come può sembrare, questo ossequio alla Vergine SS. Recitato ogni giorno, a qualunque costo, ottiene misericordia e salvezza.
Anche tu si fedele ogni giorno, diffondi la recita a chi desideri maggiormente che si salvi, ricorda che la perseveranza nel bene ed una buona morte sono grazie che si chiedono, in ginocchio, ogni giorno come tutte le grazie che ti stanno a cuore.

(Da: Una chiave del Paradiso, G. Pa­squali).

*
Prima di iniziare questa devozione, medita sui numeri dal 249 al 254 del Trattato della vera devozione a Maria, ti accorgerai che tanti cristiani recitano l’Ave Maria, ma pochi la conosco a fondo.
Tu pregala con frequenza e come espressione del tuo amore e della tua fede:
- negli Angeli (Ave)
- nella potenza e grandezza del S. Nome di Maria (o Maria)
- nel mistero della pienezza di grazia in Maria fin dal primo istante della sua Divina Immacolata Concezione (piena di grazia)
- nell’unione di Dio con le anime, quella di Maria, la tua, le nostre, per mezzo della Grazia, vita di Dio in noi! (il Signore è con te)
- nella grandezza e nella bontà della Prediletta fra tutte le donne ( tu sei benedetta fra le donne)
- nel mistero dell’Incarnazione, ove Gesù inizia la nostra salvezza (e benedetto il frutto del tuo seno Gesù)
- nella Divina Maternità e nella sua perpetua Verginità (Santa Maria, Madre di Dio)
- nella Mediazione di Maria (prega per noi)
- nella misericordia di Maria e nella gravità del peccato ( peccatori)
- nel bisogno della grazia e nella continua ed efficace protezione di Maria (adesso)
- nei novissimi e nell’intervento di Maria per una buona morte (e nell’ora della nostra morte)
- nella gloria che desideriamo ed attendiamo per l’aiuto di Maria SS. (Amen)

PRATICA

Prega devotamente ogni giorno così, mattina o sera (meglio mattina e sera):

<<Maria, Madre di Gesù e Madre mia, difendimi dal Maligno in vita e nell'ora della morte, per il Potere che ti ha concesso l'Eterno Padre.
Ave, Maria...
per la Sapienza che ti ha concesso il Divin Fi­glio.
Ave, Maria...
per l'Amore che ti ha concesso lo Spirito Santo. Ave Maria...>>

Propagate questa devozione perché "CHI SALVA UN'ANIMA, HA ASSICURATO LA PROPRIA" (Sant'Agostino)

"NULLA È PIÙ INUTILE DI UN CRISTIANO CHE NON SI ADOPERA A SALVARE GLI ALTRI" (San Giov. Crisostomo)

ALTRE INVOCAZIONI QUOTIDIANE- Prega con il cuore per tutti, non soltanto per te, se vuoi che la tua preghiera sia gradita al buon Dio. <<Vieni, Spirito Santo, vieni per la po­tente intercessione del Cuore Immacolato di Maria, tua Spo­sa amatissima>>. Illumina le nostre menti, infiam­ma i nostri cuori e distruggi tutto ciò che ti ad­dolora. 
Tre "Gloria..."

OFFERTA DELLA GIORNATA. "Cuore divino di Gesù, io ti offro, per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, Madre della Chiesa, in unione al Sacrificio Eucaristico (S. Messa) le preghiere e le azioni, le gioie e le soffe­renze di questo giorno, in riparazione dei peccati e per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre". Con Gesù e per Gesù la nostra povera offerta diventa fonte di preziosi meriti per noi e di sal­vezza per molte anime. La Chiesa avvalora le sue orazioni dicendo: "Per Gesù Cristo, nostro Signore".

ATTO DI AMORE: Gesù, Maria, Vi amo! Salvate le anime dei sacerdoti; salvate tutte le anime! Concedetemi di ripetere quest'atto di amore mille volte ad ogni palpito del cuore, ad ogni respiro.

S. Giuseppe, padre putativo di Gesù e sposo verginale di Maria, prega per noi e per i mori­bondi.

S. Michele, difendici; S. Gabriele fortificaci; S. Raffaele, guariscici da ogni male. Angeli e Santi tutti, in particolare Angeli nostri custodi, pregate per noi e proteggeteci.

Sangue preziosissimo di Gesù, salvaci! 
San­gue preziosissimo di Gesù, estingui le fiamme del Purgatorio. 
Anime sante del Purgatorio, pregate per noi.


AVE MARIA PURISSIMA!

mercoledì 27 settembre 2017

Bisognerebbe cambiare il nome al veniale.


SULLA BILANCIA DELLA FEDE

[Premesso che in questo mondo nessuno mai sarà perfetto. Solo la divina Madre di Dio è stata Perfetta anche in questa vita...]

Vediamo il peccato veniale alla luce dell'eternità. 
Che cosa è mai? 
E' un disordine che si commette col pensiero, con la parola, con l'azione o con l'omissione contro la legge del Signore, ma che non è cosa grave da farci incorrere nella sua disgrazia. 

Nei termini pertanto di questa colpa si rinchiude tutto ciò che costituisce un vero peccato, cioè: Dio che comanda e l'uomo che ricusa di obbedire. Quindi non vi è altra differenza tra il peccato mortale ed il veniale che dal più al meno, cioè conoscenza più o meno perfetta, consenso più o meno completo, materia più o meno grave.

Ma è sempre un'indegna preferenza accordata alla volontà dell'uomo su quella di Dio, e perciò è una vera offesa che si fa a Dio. Se lo confrontiamo col peccato grave, il veniale è certo cosa lieve; ma se lo consideriamo in se stesso, è un affronto che racchiude una gravità infinita, perché offende una infinita maestà. 
La nostra terra paragonata al sole, a Sirio o ad altre stelle è come un granellino di sabbia perduta negli spazi; ma guardata in se stessa non è certo piccola; e le cinque parti del mondo con le loro sublimi montagne ed i cinque oceani con la loro sterminata quantità di acqua, offrono una estensione che sembra interminabile.

Bisognerebbe cambiare il nome al veniale. Al nostro orecchio, avezzo alle massime del mondo, peccato veniale significa quasi cosa da nulla, peccato che non è peccato. Eppure è un'ingiuria che noi, vili esseri della terra, destinati alla corruzione del sepolcro, impastati di ogni miseria, facciamo al Dio eterno, che con una parola distese il padiglione dei cieli e lo disseminò di stelle, pari a rubini brillanti; al Dio immenso che con una parola ci trasse dal nulla e con una parola, mentre l'offendiamo, potrebbe riversarci nel nulla.

Mettiamo da un lato l'uomo con le sue miserie, dall'altro Dio con le sue infinite perfezioni, e poi vedremo se il peccato veniale è cosa da poco. I Santi sogliono paragonare la colpa veniale ad una ingiuria che si fa a Dio, ad una crollata di spalle, mentre dicono che il peccato mortale è un pugnale piantato in cuore a Dio, Perché, per quanto è in sé, nega, distrugge, uccide il Creatore. E vi par poca cosa fare un'ingiuria a Gesù Cristo che ci redense? Noi abbiamo forse pianto al leggere nel santo Vangelo l'empietà crudele di quel servo [Malco] che diede uno schiaffo al Divin Redentore nel Sinedrio dinanzi a Caifa.

Quanto più dovremmo invece piangere sulle nostre colpe veniali, che insultano. più amaramente il dolce nostro Signore; dico più amaramente, perché quel servo non riconosceva in Gesù il Figlio di Dio, mentre noi lo conosciamo e pur l'offendiamo.

Un cortigiano si guarda bene dal crollar le spalle quando il Re comanda. E perchè noi le crolliamo a Dio con tanta facilità? Si! Perchè Dio è buono, noi abusiamo della sua bontà. Egli non fa come il re Assuero che degradò la regina Vasti, solo perchè non volle andare al suo convito e la sostituì con Ester: egli ci perdona e noi seguitiamo ad offenderlo.
Si racconta che Maometto II fece aprire il ventre a quindici paggi per sapere chi avesse mangiato un frutto, colto nel giardino imperiale. Due suoi figli entrarono in un parco di caccia che si era riserbato per sé e li condanna inesorabilmente alla morte. Ma volendo poi riserbarsi un successore, fece tirare le sorti, quale dovesse morire e quale regnare.

Nei paesi non ancora illuminati dalla luce soave del Vangelo, questi fatti avvengono di frequente, e perciò i cortigiani vegliano attentamente per non commettere nessun errore in presenza del monarca e stanno tremanti, attendendo gli ordini.

Quest'attenzione dovremmo averla noi verso il nostro buon Dio, non tanto per timore dei castighi, quanto per quell'amore filiale che rifugge dal disgustare un Padre affettuoso che ci ama come la pupilla del suo occhio. 
L'anima in grazia di Dio, uscita dal lavacro salutare del Battesimo o lavata dalla Penitenza, è bella come la luce dell'aurora, candida come il giglio, tersa come un cristallo. Ma il peccato veniale offusca questa bellezza divina di cui sfavilla, come quelle nubi che scolorano gli splendori del sole e rendono il grande astro del giorno languido, pallido, quasi malato.

L'anima in grazia di Dio è una principessa vestita a nozze, adorna di perle e diamanti, risplendente di vesti e di monili preziosi, e diventa sposa di Gesù Cristo. Or bene il peccato veniale imbratta questa magnifica veste nuziale, le macchia il volto, quasi fosse stata colpita dal vaiolo e la rende meno bella, meno gradita all'Amante celeste.

Prendiamo la bilancia della Fede: poniamo da un lato le lacrime tutte della povera umanità, dall'alba della creazione fino al giudizio, tutti i tormenti atroci dei martiri, le austerità degli anacoreti, i travagli, i dolori e la carità di tutti i Santi, tutte le opere buone fatte e che si faranno, le preghiere degli Angeli e, qualora gli astri siano abitati, le soddisfazioni ed i meriti di tutte quelle creature (1). Se dall'altro lato collochiamo un solo peccato veniale, la bilancia trabocca da questa parte, e rimane sempre piegata. finché alle soddisfazioni delle creature non uniremo una soddisfazione od un sospiro, od una preghiera, od una goccia del Sangue dell'UomoDio.

Il peccato veniale è un'offesa di una Maestà infinita; e per ripararlo ci vuole un risarcimento di valore infinito. Solo Gesù Cristo può riparare condegnamente l'offesa recata a Dio col peccato, che noi riteniamo cosa da poco. Né Maria, né i nove cori degli Angeli, né i Santi, lo potrebbero fare. Quale confusione per la nostra durezza di cuore, pronto sempre a disprezzare Dio per un nonnulla. Violabant me ad populum meum propter pugillum hordei et fragmen panis. Mi disonorarono dinanzi al mio popolo per un po' d'orzo e per un tozzo di pane. Così diceva il Signore delle false profetesse di Israele.

E forse noi l'offendiamo anche per cosa, da meno, per un puntiglio, per una curiosità, per appagare l'amor proprio, per salvarci da una riprensione.

I teologi per farci comprendere la malizia del peccato veniale, ricorrono a supposizioni impossibili ad avverarsi, ma che dimostrano la grande verità che stiamo meditando.
Se con un peccato veniale si potessero spegnere le fiamme eterne dell'inferno e mandare tutti i dannati in Paradiso; se si potesse convertire il mondo tutto, non sarebbe lecito commetterlo; e noi dovremmo rinunciare alla salvezza di tante creature per non disgustare l'infinita Maestà divina.
Sarebbe anche male minore di un peccato veniale, se tutti gli uomini andassero perduti eternamente, se l'universo si riducesse in polvere. E la ragione è sempre la medesima. L'offesa ed il danno, anche eterno, delle creature finite e limitate, non ha paragone coll'offesa recata a Dio, bontà infinita.

Caro Gesù! Quando finiremo di persuaderci che peccando anche venialmente contro di Te commettiamo un gran male? Quando ameremo talmente la tua gloria da anteporla alla vita ed alla morte, alle sostanze ed alle ricchezze ed a tutte le cose miserabili del tempo? Illuminaci con la tua santa grazia.

AMDG et BVM