BELLEZZA DI UN'ANIMA IN GRAZIA
Chi desidera arrivare alla perfezione deve assolutamente muovere guerra atroce di sterminio ai difetti ed alle colpe anche leggere. La santità è incompatibile coi peccati veniali commessi ad occhi aperti, con piena cognizione del male che facciamo. Bisogna essere generosi col Signore e non disgustarlo continuamente, se desideriamo che anch'Egli sia largo con noi delle sue grazie. L'anima che sta attaccata alle creature con affezioncelle, non può volare liberamente all'amplesso beato di Dio. Che importa all'uccellino di essere legato con filo sottile o con una grossa corda, se non può librarsi a piacimento nell'aria?
Vaga è la rosa, fragrante e ci attira coi suoi colori brillanti alla luce del sole: ma se ha una foglia avvizzita, perde molto del suo pregio. Una mela matura e bella se ha una parte guasta, per quanto piccola, non è più degna di essere collocata sulla mensa reale. Un magnifico vestito di seta, adorno di oro e di gemme, ricamato da mano esperta, riceve una piccola macchia. Via, via! La regina non lo vestirà più. Dev'essere tutto puro, tutto immacolato, senza alcun neo. Nella reggia non entrano che vesti convenienti alla maestà, regale.
Dio è la santità stessa che scorge imperfezioni anche nei Serafini che tremano dinanzi a Lui, velandosi il volto colle ali; e vuole che le anime, consacrate in modo speciale al suo amore, cerchino di acquistare la purezza di coscienza. Chi dunque fa pace coi suoi difetti, chi si adagia mollemente nelle sue imperfezioni,. chi ripete sempre le stesse colpe compiacendosi in asse e non curando di emendarsi, non speri di arrivare alla perfezione, di essere ammesso nella intimità dell'Amor divino ed inebriato di celesti consolazioni. Perchè Dio si comunichi intieramente all'anima, bisogna che essa sia vuota di ogni affetto terreno e spoglia di ogni attacco alle creature. Se il nostro cuore è lordo di fango, se ama le cose caduche della terra, non può essere illuminato dai raggi divini e riempito del soave liquore della sua santa grazia. Il balsamo perde presto il suo profumo se vi muore dentro una mosca.
Santa Margherita Maria Alacoque, la fortunata discepola del Cuore divino, entrata nel monastero e datasi alla più sublime perfezione, conservò un attacco sensibile ad una compagna. Gesù le apparve e le fece intendere che quel dolce legame contristava il suo amore, geloso di regnare nel cuore di lei, e che doveva assolutamente troncarlo.
La santa vergine, sensibile ad ogni minima prova di affetto, lottò per vari mesi contro quell'attaccamento e infine trionfò; ed allora lo Sposo Divino la inondò di consolazioni e l'abbellì di favori singolari, che fino allora le aveva nascosti, perché non ancora libera di se stessa.
La santa vergine, sensibile ad ogni minima prova di affetto, lottò per vari mesi contro quell'attaccamento e infine trionfò; ed allora lo Sposo Divino la inondò di consolazioni e l'abbellì di favori singolari, che fino allora le aveva nascosti, perché non ancora libera di se stessa.
La serafina del Carmelo, S. Teresa di Gesù, ebbe una terribile visione, in cui le fu mostrato l'inferno ed il luogo preparato per lei se non si emendava di alcuni difetti che la avrebbero poco per volta trascinata alla perdizione. Ed un'anima veduta dalla ven. Suor Anna dell'Incarnazione, morta in concetto di santa, fu veramente dannata per difetti leggeri che la portarono a colpe gravi.
I peccati veniali in una persona che si dà alla perfezione fanno l'effetto di moscerini o polvere negli occhi. Un granellino di sabbia od una pagliuzza è un nonnulla; ma se entra in un occhio lo fa lacrimare e soffrire atrocemente: lo si vede gonfiare, diventar rosso e, finché non è uscito, non si può star fermi e neppure veder bene gli oggetti.
La beata Chiara di Montefalco un giorno s'invanì di una sua azione, ed il Signore le sottrasse subito i lumi e le celesti consolazioni per molto tempo, nonostante che ella facesse penitenza del suo fallo e ne chiedesse perdono con un profluvio di lacrime.
Gesù Cristo è uno Sposo geloso, che non può tollerare le infedeltà al suo amore nelle anime a Lui consacrate. Egli le amò perdutamente fino a discendere dal cielo, vestire umana carne, soffrire dolorosissima passione e finalmente morire in croce; ed ha diritto che esse gli donino tutto il loro cuore, senza dividerlo con le creature. E' così piccolo questo cuore che non ammette due amori; e conviene che arda tutto per Colui che lo creò e lo redense e desidera santificarlo.
La santa vergine olandese Liduvina, vissuta per trentott'anni in un letto, colpita da tutte le infermità, alla morte di suo padre si afflisse più che non conveniva ad un cristiano, il quale sa che la tomba non è che la culla dell'immortalità. In castigo di quell'affetto troppo naturale ed eccessivo, Dio la privò delle dolci consolazioni, con cui soleva visitarla sul letto del suo dolore: e gravò la mano su di lei mandandole molte pene interne.
Un pio solitario fu avvertito di quanto passava in quell'anima e le mandò a dire che si correggesse di quell'imperfezione e si rassegnasse all'adorabile Volere divino, se voleva riacquistare i favori di prima.
Appelliamoci infine alla nostra esperienza. Non è forse vero che quando cadiamo in difetti volontari, quando neghiamo a Dio il sacrificio delle nostre piccole voglie ed accontentiamo le affezioni disordinate del cuore, subito sentiamo diminuire la grazia di Dio, la soavità nella pratica della virtù e lo slancio nel cammino della perfezione?
Allora l'anima nostra sonnecchia nel servizio divino: Dormitavit anima mea pro taedio (Psal. CXVIII); e non è più capace di propositi generosi e di magnanime risoluzioni. E' malaticcia, è ferita, come il disgraziato sulla via di Gerico, e se non ci affrettiamo a medicarla, presto morirà. Perciò se vuoi farti santo, muovi guerra spietata alle colpe veniali avvertite. Non essere avaro con Dio, non misurare col compasso o col metro fin dove arrivi il lecito e l'illecito, il mortale e il veniale, l'obbligo grave e quello leggero. Questo è difficile e pericoloso, perchè i limiti non sono sempre chiari. Cerca invece di evitare qualsiasi offesa di Dio, obbedendo sempre alle soavi ispirazioni della Grazia.
Allora l'anima nostra sonnecchia nel servizio divino: Dormitavit anima mea pro taedio (Psal. CXVIII); e non è più capace di propositi generosi e di magnanime risoluzioni. E' malaticcia, è ferita, come il disgraziato sulla via di Gerico, e se non ci affrettiamo a medicarla, presto morirà. Perciò se vuoi farti santo, muovi guerra spietata alle colpe veniali avvertite. Non essere avaro con Dio, non misurare col compasso o col metro fin dove arrivi il lecito e l'illecito, il mortale e il veniale, l'obbligo grave e quello leggero. Questo è difficile e pericoloso, perchè i limiti non sono sempre chiari. Cerca invece di evitare qualsiasi offesa di Dio, obbedendo sempre alle soavi ispirazioni della Grazia.
Volere è potere; e chi vuole tenacemente si fa santo, perchè gli aiuti divini non mancano mai a chi li riceve con prontezza e li traffica con sollecitudine.
Salve Sancte Pater