domenica 8 gennaio 2017

ANGELI NERI .... E ANGELI BIANCHI






Santissimi Cuori 
Uniti e Trionfanti 
di Gesù e Maria,
Vi lodiamo e Vi benediciamo.
Fate bruciare la fiamma 

del Vostro Amore 
nel nostro cuore» 




La Rivelazione terminò con l’ultimo Apostolo San Giovanni. E’ chiaro.
Però nei secoli il Signore Gesù avrà pur sempre tutta la libertà di intervenire sulla stessa Rivelazione servendosi dei mezzi che vuole. E le rivelazioni private – accolte con sacrosanta  prudenza – assolvono il loro compito, per la Gloria di Dio e la salvezza delle anime.

 Gesù dice:

«Ecco l’atto solenne di tutta la Santa Messa, il più grande Sacrificio di Riconciliazione! Chi di voi riuscirebbe a spiegare quale immenso prodigio sia questo? L’Eucaristia, è il Sole, il Cuore Santo, la Grazia. Essa è la Mia testimonianza. Costituisce la fedeltà delle Mie parole: “Sarò con voi per sempre”. Io sono in questa Dimora, tutta di dolcezza e di amore impastata, formata dalla Carità divina. Non v’è miracolo sulla terra che la possa superare! Nella sua piccolezza tutta la Mia grandezza! 

I Miei sacerdoti, per i quali si effonde su voi il Mio Spirito, presentano, unito al Calice Santo, il “Tutto” e così voi partecipate alla Mia Passione e ne diventate, momento per momento, piccole “Ostie-figlie”. 

Gli angeli neri dell’aria vorrebbero distrutto questo ammirabile Atto di Amore e di Salvezza, vorrebbero ne sia cenere perché coscienti di tale grandezza. Ma questo i Miei sacerdoti lo comprendono? Sì, alcuni lo comprendono, ma sono troppo pochi! L’Eucaristia è il fuoco dentro il quale vive eterna tutta la Mia Sostanza e arde senza fine il Mio Santo Spirito santificatore... Per voi che credete e vi nutrite del Mio Corpo non tramonterà la speranza».

[Il pericolo attuale è voler dividere il Gesù storico dal Gesù Eucaristico. La Madonna con le sue apparizioni desidera aiutarci nel resistere alle dottrine del falso essenzialismo, segno terribile dell’eresia dei nostri tempi, che ha ridotto in cenci la Dottrina Eucaristica]. 

Ci illuminano  
Le parole di Gesù Santissimo:
«Il Padre Mio, che è nei cieli, ha aperto la Sua bocca per far udire agli abitanti della terra il Suo “basta” sull’abominio che è intorno al Santissimo Sacramento dell’Altare, ma nessuno nota il furore santo che giunge, perché vi state auto giudicando? L’uomo non vuole capire, figlia Mia, e ogni giorno sfida la Mia bontà, celandosi falsamente dietro leggi bugiarde che non sono state date da Me… Spesso catechesi vuote e piene di farisaico contenuto Mi hanno fatto alzare dal Mio trono in grande sdegno!...

Vi dissi che quando tali cose sarebbero accadute, il Padre sarebbe stato inclemente e si è continuato a proferire bestemmie rendendoMi Re di burla, uomo fra gli uomini di comune natura, come un potente spodestato e ora umiliato, imprigionato, abbandonato e sottoposto a immense torture. Potrei essere più misericordioso?

O uomini, che rendete bugiardi i Miei santi che hanno versato il loro sangue in difesa del Santissimo, siete imprudenti quanto stolti, privi di senno e di conoscenza! Se Mi sentiste in voi, come potreste trattarMi così senza provare il più piccolo risentimento? Io sono forse cambiato? Non sono forse lo Stesso di ieri?»  

«Per mezzo dell’Eucaristia potreste ottenere tutto il bene, ma so... un gran numero di coloro che ho redento, non Mi darà ascolto, rifiuterà i Miei preziosi consigli!»

«Quanto grande è l’amarezza per la perdita di fede e di fiducia verso il SS. Sacramento dell’Altare, ove sono operante e vigilante, ascoltatore silenzioso e Maestro!»

«Ovunque Io, il Santo, Mi volti, non vedo che profanazioni… Il deserto è la ricompensa che l’uomo si è guadagnato col moltiplicarsi degli oltraggi e degli scandalosi modernismi diffusi nel Mio Santuario. L’uomo ha perso la sua dignità disprezzando il Mio Amore... si è volutamente liberato dalle Mie sante Leggi e ha conseguito la sua retribuzione: lo smarrimento di se stesso. Mentre il mondo si dibatte nel cercare la causa dell’inizio dei mali, ignora che una “palese” si consuma sotto gli occhi di tutti ogni giorno (la mancata riverenza all’Eucaristia). 

O terra, terra! Non vuoi proprio venire alla Mia Mensa, pura come un agnello, e gioiosa, come una gazzella? Ma tu ti adoperi al contrario, solo per sdegnarMi dicendo: “Tutto è buono, se ci è permesso!” Sorgi, ti dico, Mia creazione, come una radiosa fanciulla… sei arrivata all’apice della ribellione e della confusione! LasciaMi vincerti e non impedirMi di liberarti dalla apostasia che ti sei costruita, trincerandoti dietro l’inganno di offrire al tuo Re incenso e mirra. Fiele, ti dico, Mi stai donando con la tua infedeltà. Lasciami dirti: “Talithà kum”»! 

«Ben più penosa è la prigionia che Mi è riservata in Tabernacoli abbandonati, di quella che subii nel tempo della Mia condanna. Le anime Mi condannano oggi a un martirio ben più grande: l’indifferenza!» 

«Ogni giorno il Sacrificio dell’amore viene consumato e mentre rapisco con la Mia Luce e i Miei favori le anime, esse Mi rimangono fredde e ostili. In verità non esiste peggiore castigo di una immutabile cattiva disposizione! Gli uomini si riposano al solo pensiero che basta avere un’apparenza di religiosità e colmare i Miei santuari di presenze tali da garantire i materiali bisogni» 
a. La S. Comunione ricevuta nelle mani

«Figliola, quando Io, il Santissimo, entro in voi, tutti di voi consacro, ma non discuto su quale è di voi la parte più santa per riceverMi... Pur se un tempo i Miei solevano ricevere le Sacre Carni attraverso lo spezzare del pane, oggi non lo desidero. Quante volte Paolo, l’apostolo, ha dovuto modificare le regole a causa dei continui sacrilegi! Egli stesso si sforzava di compiere ogni cosa con riverenza e Adorazione, cosciente della grandezza del SS. Sacramento. 

Oggi l’uomo è più cagionevole e il maligno attenta contro il SS. Sacramento… Quante profanazioni sono costretto a subire, poiché i Miei hanno permesso che Mi rubassero attraverso la Comunione sulle mani!… 


Satana vaglia gli uomini ed ha ben scrutato i cuori per lavorarli a suo piacimento al fine ultimo di eliminare l’Amore Sacramentato. Bisogna disattivare questa catena di morte! Mi si riceva degnamente dalle mani del Mio Ministro, direttamente nella bocca con tutti gli onori che si devono e poi dateMi il giusto benvenuto nel vostro cuore. Voglio essere tra voi, ma non dimenticate che non sono uno di voi. Io sono il Dio incarnato e non un uomo che si è divinizzato. Ma… vi diranno: “...tutto questo non è importante!” E dovrò subire ancora profanazione…» 

b. La dovuta devozione

Gesù dice:
«Prima desidero che il vostro cuore sia pulito dalle sozzure del peccato e solo col Sacramento della Confessione questo è possibile. Deve essere una vera contrizione di tutti i peccati fatti e che si faranno: intenzione col cuore di non rifarlo ancora e finalmente sentirsi perdonati dalla Mia Misericordia.


Poi un’intima preghiera prima di comunicarsi offrendo tale amoroso Sacrificio per la guarigione delle anime.

RiceverMi in ginocchio, assolutamente in ginocchio!... Io ti dico che nessuno di voi deve ricevere la Maestà Divina in piedi, almeno genuflettersi come segno che Mi adorate come Re e Salvatore... voi non ricevete il Tesoro nelle mani! 

Io dissi: “Sono il Pane disceso dal cielo”. Non dissi: “Sono il frutto della naturale mietitura”. Io sono il Pane Spirituale e voglio essere ricevuto così come la Madre Mia si è mostrata attraverso le immagini sacre: con le mani in atteggiamento di intima preghiera! Non v’è Angelo che rimarrebbe in piedi nell’atto di riceverMi e voi dunque vi ritenete più grandi degli Angeli? No, la preghiera più sublime che potete offrire, è proprio l’atteggiamento di umiltà e di prostrazione ai piedi del Mio Santo Altare» 

c. La Vergine, sulla irriverenza dice:

«È molto importante che capiate il significato che ha l’Eucaristia, oggi da molti purtroppo creduta solo un pezzo di semplice pane»
«Amate la Santa Eucaristia, difendendola da ogni attacco».«Figlia Mia, le anime sono ammalate, ma il vero farmaco è l’Eucaristia… Io desidero ardentemente che il Sacramento della Comunione si sviluppi così come Mio Figlio precedentemente vi ha domandato. Rispettate ciò che vi dico e molte calamità saranno allontanate».
Gli Angeli:

«Vedi, la cattiva riverenza al Santissimo Sacramento attirerà sull’intera nazione un tale castigo mai visto sino ad oggi. Gli uomini devono cambiare e valorizzare di più la Presenza di Nostro Signore Gesù nella Santissima Eucaristia... Le anime non possono continuare proseguendo per questo cammino di perdizione! Troppe comunioni in peccato grave! Non si contano quelle sacrileghe!»


«Figlia Mia, l’Eucaristia è il grande farmaco dell’immortalità dell’uomo. Per questo Io, preparandovi al grande Trionfo, qui giungo come la Signora della Divina Eucaristia. Che tutti sappiano che “Essa” sarà, all’ultimo giorno, l’ago della bilancia e tante Comunioni mal fatte daranno grandi dolori all’uomo!...».
«Il centro, le fondamenta delle vostre orazioni devono essere il Santissimo Corpo di Mio Figlio. Riscoprite i gesti esterni nella liturgia così che tutti gli uomini possano riconoscere Gesù realmente presente nell’Eucaristia».


«Torni l’Eucaristia a essere adorata, amata e riparata. La Mia materna benedizione vada a quei sacerdoti che, ponendosi sotto il Mio manto, vivono per consumarsi in Gesù Eucaristico Amore non amato».


«Figli Miei, Io vorrei che voi vi accostaste a Gesù con maggior rispetto, prendendo coscienza di Chi andate a ricevere in voi. Io desidero guidarvi alla Verità e mai come in questa generazione l’uomo si è opposto a Dio, sfidandoLo attraverso l’offesa e il rigetto del Figlio vivo nel Sacramento Santissimo... Giovani Miei, voi che sarete l’alba della ricostruzione, imparate ad avvicinarvi con semplicità, ma con grande cura a Gesù Sacramentato. Venite a riceverLo più frequentemente, perché Egli accenderà nel vostro piccolo cuore una fiamma che dovrà incendiare d’amore il mondo intero!» 

«Figlioli, il mondo non può vivere senza il Signore e per questo dal Mio Getsemani ..., per privilegio speciale, esorto tutte le parrocchie e le comunità a restituire onore, amore e Adorazione a Gesù Eucaristico, Amore abbandonato. L’Eucaristia deve trovare la sua centralità» 

«... è Messaggio di Riparazione Eucaristica e, attraverso il Mio Olio, desidero farvi avvertire la necessità di ricominciare con Gesù Eucaristico Amore una nuova Vita. Fiumi di benedizioni vengono riversati su quelle creature che obbediscono al Mio richiamo di Madre trafitta... Parlate ai Miei sacerdoti di come la Madre brama ardentemente che ovunque si accendano “Focolari di Riparazione Eucaristica”».

«Vi rinnovo il desiderio che riceviate Gesù direttamente in bocca, così sarete causa di conversione e Riparazione, annullando ogni tentativo di Satana di abbattere la Chiesa».
*
Auguri di Santo 
BUON NATALE!

"Gesù Bambino vi metta sul capo la sua manina
                                                           e vi infonda nell'anima luce conforto e gioia.
                                                            La prima culla 
                                                            che Gesù trovò sulla terra
                                                             fu il Cuore Immacolato di Maria:
                                                              quello è stato il primo presepio:
                                                               cuore puro, cuore pio,cuore umile, cuore religioso.
                                                               Sia così il vostro cuore
                                                                e sarà un bel presepio a Gesù"
                                                                                         Beato Giacomo Alberione
AVE MARIA!
AMDG                                                     


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sabato 7 gennaio 2017

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giovedì 5 gennaio 2017

Una bella lezione di Gesù

Le sette beatitudini contrapposte alle sette spade
[1280] 25 ‑ 12 ‑ 1943 Natale. Nuovo dettato di Maria. Dice Maria:
«La beatitudine dell'estasi natalizia è venuta meco come essenza di fiore chiusa nel vivo vaso del cuore per tutta la vita. Indescrivibile gioia. Umana e sovrumana. Perfetta.
Quando il venir di ogni sera mi martellava nel cuore il doloroso "memento": "Un giorno meno di attesa, un giorno più di vicinanza al Calvario" e l'anima mia ne usciva ricoperta di pena come se un flutto di strazio l'avesse ricoperta, anticipata onda della marea che m'avrebbe inghiottita sul Golgota, io curvavo il mio spirito sul ricordo di quella beatitudine che era rimasto vivo nel cuore, così come uno si curva su una gola montana a riudire l'eco di un canto d'amore ed a vedere in lontananza la casa della sua gioia.
è stata la mia forza nella vito un mondo ‑ che troppo atroce era il castigo e che la sua mano di Giustiziere era troppo severa, io, attraverso il velo del più amaro pianto che donna abbia versato, ho dovuto affissare quel ricordo luminoso, beatifico, santo, il quale si alzava in quell'ora come visione di conforto dall'interno del cuore per dirmi quanto Dio m'avesse amata, si alzava per venirmi incontro non attendendo, poiché era gioia santa, che io lo cercassi, perché tutto quanto è santo è infuso da amore e l'amore dà la sua vita anche alle cose che par che vita non hanno.
Maria, occorre fare così quando Dio ci colpisce.
Ricordare quando Dio ci ha dato la gioia, per poter dire anche fra lo strazio: "Grazie, mio Dio. Tu sei buono con me".
Non rifiutare il conforto del ricordo di un passato dono di Dio che sorge per confortarci nell'ora in cui il dolore ci piega, come steli percossi da una bufera, verso la disperazione, per non disperare della bontà di Dio.
Procurare che le nostre gioie siano gioie di Dio, ossia non darci delle gioie umane, da noi volute e facilmente contrarie, come tutto quanto è frutto del nostro operare avulso da Dio, alla sua divina Legge e Volontà, ma attendere solo da Dio la gioia.
Serbare il ricordo di esse anche a gioia passata, perché il ricordo che sprona al bene ed a benedire Iddio è ricordo non condannabile ma anzi consigliato e benedetto.
Infondere della luce di quell'ora le tenebre dell'ora presente per farle sempre tanto luminose che ci bastino a vedere il santo Volto di Dio anche nella più buia notte.
Temperare l'amaro del calice di quella goduta dolcezza per poterne sopportare [1283] il sapore e giungere a berlo sino all'ultima stilla.
Sentire, poiché lo si è conservato come il più prezioso ricordo, la sensazione della carezza di Dio mentre le spine ci stringono la fronte.
Ecco le sette beatitudini contrapposte alle sette spade. Te le dono per mia lezione di Natale (metti questa data) e con te le dono a tutti i miei prediletti.
La mia carezza per benedizione a tutti.»ta. E lo è stata soprattutto nell'ora della [1281] mia morte mistica ai piedi della Croce. Per non giungere a dire a Dio ‑ che ci puniva, io e il mio dolce Figlio, per i peccati di tut

Tratto da: "I Quaderni del 1944: Quaderno nr 12. Ed. CEV

mercoledì 4 gennaio 2017

LA TUA BUSSOLA!

 Il Vangelo è amore.


  • E la tua bussola, il Vangelo. In esso è la Vita e la Salute. E tutto è detto in esso. Ogni articolo del Codice santo, ogni risposta per i casi molteplici delle anime, è in esso. E fa che da esso non si scostino Sacerdoti e fedeli. Fa che non vengano dubbi su esso. Alterazioni a esso. Sostituzioni o sofisticazioni di esso. Il Vangelo è Me stesso. Dalla nascita alla morte. Nel Vangelo è Dio. Perché in esso sono manifeste le opere del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo. Il Vangelo è amore. 635-14
AMDG et BVM

La Parola è come una Spada.

12 aprile 2014 – ll Mio amore e la vostra fede, uniti, diventeranno la Spada della Salvezza

Mia amata figlia prediletta, quando Dio interviene nel mondo tramite i Suoi profeti scelti, la Parola è come una Spada. 
Essa va dritta al cuore e provoca una duplice reazione nell’anima. Da un lato, essa provvede grande intuizione e comprensione, ma dall’altra, può essere difficile da accettare. Questo perché la Verità non è mai facile da accettare, poiché può essere dolorosa.
In un mondo in cui Satana regna da re, la Verità mostrerà sempre il lato sgradevole delle cose. Causerà angoscia nei cuori di molti. La malvagità viene quasi sempre rivestita da una patina di vernice, ma quando la si è spogliata di tutti i suoi attraenti orpelli, ciò che ne rimane è un nucleo molto brutto. 
Molte persone trovano difficile accettare che determinati atti o azioni siano malvagi, a causa dell’inganno del demonio. Ogni forma di malvagità, creata dalla mano di Satana, è accuratamente mimetizzata, in modo da essere facilmente giustificata nelle menti degli innocenti, che accetteranno tale vile inganno senza esitazioni. Non diventeranno mai più saggi. Che speranza rimarrà all’uomo, vi chiederete allora, quando verrà sedotto dall’anticristo, che sarà amato e idolatrato per i suoi grandi atti di carità? La risposta è la preghiera. La vostra speranza risiede nelle vostre preghiere, perché, quando pregate per essere liberati dal male, Io risponderò alla vostra chiamata. 
Il Mio Amore e la vostrra fede, uniti, diventeranno la Spada della Salvezza, per mezzo della quale quelle anime innocenti che saranno facilmente ingannate dalla bestia, potranno essere salvate, e allora il Regno sarà Mio. Verrò presto a reclamare il Mio Legittimo Trono e quindi non dovete mai perdere la speranza.
Il vostro Gesù

martedì 3 gennaio 2017

Ciò che i Santi Padri della Chiesa han detto sul Nome Santissimo di Gesù e la Sua Circoncisione


Sermone di san Bernardo Abate
Sermone 15 sulla Cantica, verso la metà


Non senza motivo lo Spirito Santo rassomiglia il nome dello Sposo all'olio, ed ispira alla sposa di gridare allo Sposo: «Un olio sparso è il tuo nome» (Cant. 1,2). L'olio infatti illumina, nutrisce e unge. Alimenta il fuoco, nutrisce il corpo, lenisce il dolore è luce, cibo, medicina. Osserva ora lo stesso anche nel nome dello Sposo: Illumina predicato, pasce meditato, lenisce e unge invocato. Esaminiamo ciascuna di queste qualità. Donde credi sì grande e così repentina luce di fede in tutto il mondo, se non dalla predicazione del nome di Gesù? Non è forse per la luce di questo nome che Dio ci chiamò all'ammirabile sua luce; onde illuminati e vedendo in questa luce un'altra luce, meritatamente Paolo ci dice «Foste una volta tenebre, ma ora siete luce nel Signore»? (Eph. 5,8)

Infine lo stesso Apostolo ricevé ordine di portare questo nome dinanzi ai re, ai Gentili, e ai figli d'Israele; e portava il nome come un lume, ne illuminava la sua patria e gridava dappertutto: «La notte è inoltrata, e il giorno si avvicina. Gettiamo via dunque le opere delle tenebre, e indossiamo le armi della luce: camminiamo onestamente, come in pieno giorno» (Rom. 13,12). E mostrava a tutti la lucerna sul candelabro, annunziando in ogni luogo Gesù crocifisso. Come questa luce risplendé ed abbagliò gli occhi di tutti i riguardanti allorché, uscendo dalla bocca di Pietro come folgore, si consolidarono le piante e le caviglie d'uno storpio e illuminò molti ciechi spiritualmente? Non gettò forse delle fiamme allorché disse «In nome di Gesù Nazzareno alzati e cammina»?(Act. 3,6).

Né solo è luce il nome di il Gesù, ma anche cibo. Non ti senti forse confortata ogni qual volta lo ricordi? Che c'è che com'esso nutrisca lo spirito di chi lo pensa? Che c'è che colmi così i cuori agitati, rinvigorisca le virtù, sviluppi le abitudini buone e oneste e nutrisca i casti affetti? Arido è ogni cibo dell'anima, se non è cosparso di questo olio; è insipido, se non è condito con questo sale. Se scrivi, non mi sa di niente, se non vi leggo Gesù. Se disputi, o tieni conferenza non mi piace, se non vi sento Gesù. Gesù è miele alla bocca, melodia all'orecchio, giubilo al cuore. Ma è anche medicina. Uno di voi è afflitto? Venga nel suo cuore Gesù, e di lì salga alla sua bocca, Ed ecco al sorgere della luce di questo nome, svanisce ogni nebbia, torna il sereno. Cade uno in peccato? corre anzi disperato al laccio di morte? Non è forse vero che, se invocherà questo nome, comincerà subito a respirare e a vivere?


*

Lettura del santo Vangelo secondo San Luca
Luc 2:21
In quell'occasione: Dopo che furono compiti gli otto giorni per fare la circoncisione del bambino, gli fu posto il nome di Gesù. Eccetera.

Omelia di san Bernardo Abate
Sermone 1 sulla Circoncisione
Grande e mirabile mistero! Si circoncide il bambino, ed è chiamato Gesù. Che vuoi dire questo riavvicinamento? La circoncisione infatti, sembra fatta più per chi deve essere salvato che per il Salvatore; e il Salvatore deve piuttosto circoncidere che essere circonciso. Ma riconosci in ciò il mediatore fra Dio e gli uomini, il quale fin dai primi giorni della sua infanzia riavvicina le cose umane alle divine, le più basse alle più alte. Nasce da una donna, ma in tal guisa che il frutto della fecondità non le faccia perdere il flore della verginità. Viene involto in fasce; ma le stesse fasce vengono onorate da canti angelici. È nascosto in una mangiatoia; ma è annunziato da una stella che splende nel cielo. Così anche la circoncisione prova la verità dell'assunta umanità; e il nome, che è sopra ogni altro nome, indica la gloria della sua maestà. È circonciso come vero figlio di Abramo; ed è chiamato Gesù come vero Figlio di Dio.

Difatti questo mio Gesù non porta un nome vuoto e vano come gli altri che lo portarono per l'innanzi non è in lui l'ombra d'un gran nome, ma la verità. Poiché l'Evangelista attesta che gli fu posto un nome dal cielo, come l'aveva chiamato l'Angelo prima che fosse concepito nel seno materno. E fa attenzione alla profondità di queste parole: «Dopo che nacque Gesù». Vien chiamato dagli uomini Gesù, lui che era stato chiamato così dall'Angelo prima che fosse concepito nel seno. Poiché egli è insieme Salvatore dell'Angelo e dell'uomo; ma dell'uomo dall'incarnazione, dell'Angelo fin dal principio della sua creazione. «Gli fu posto, dice, il nome di Gesù, com'era stato chiamato dall'Angelo». «Ogni parola si decide sulla deposizione di due o tre testimoni» (Deut. 18,15); e questa stessa parola, abbreviata nel Profeta, si legge più chiaramente nel Vangelo che ci mostra il Verbo fatto uomo.

Ben a ragione adunque, il bambino, ch'è nato per noi, è chiamato Salvatore alla sua circoncisione; perché allora effettivamente egli comincia l'opera della nostra salvezza, versando per noi il suo sangue immacolato. I Cristiani non devono più dunque cercare perché Cristo Signore volle essere circonciso - Egli volle essere circonciso per la stesso motivo per cui nacque e per cui patì. Niente di tutto ciò fece per sé, ma tutto per gli eletti. Egli non fu generato nel peccato, non fu circonciso per (essere guarito) dal peccato, né morì per il suo peccato; ma per i delitti nostri. «Com'era stato, dice, chiamato dall'Angelo prima che fosse concepito» (Luc. 2,21). È chiamato (con questo nome), non imposto: perché esso gli appartiene dall'eternità. L'ha dalla propria natura d'essere Salvatore: questo nome gli è innato, non imposto da creatura umana o angelica.
AMDG et BVM

Ispirata Esortazione

DELLA ESORTAZIONE E DELLA LODE CHE POSSONO FARE TUTTI I FRATI

[55] 1. E questa o simile esortazione e lode tutti i miei frati, quando a loro piacerà, possono annunciare ad ogni categoria di uomini, con la benedizione di Dio:

2 Temete e onorate,
lodate e benedite,
ringraziate (Cfr. 1Ts 5,18) e adorate
il Signore Dio onnipotente
nella Trinità e nell'Unità,
Padre e Figlio e Spirito Santo,
creatore di tutte le cose.

3 Fate penitenza (Cfr. Mt 3,2),
fate frutti degni di penitenza (Cfr. Lc 3,8),
perché presto moriremo.
3 Date e vi sarà dato (Lc 6,38),
Perdonate (Cfr. Lc 6,37) e vi sarà perdonato;
E se non perdonerete agli uomini le loro offese (Mt 6,14),
il Signore non vi perdonerà i vostri peccati (Mc 11,26).
Confessate tutti i vostri peccati (Gc 5,16).

7 Beati coloro che muoiono nella penitenza,
poiché saranno nel regno dei cieli.
8 Guai a quelli che non muoiono nella penitenza,
poiché saranno figli del diavolo (1Gv 3,10)
di cui compiono le opere (Cfr. Gv 8,41),
e andranno nel fuoco eterno (Mt 18,8; 25,41).

9 Guardatevi e astenetevi da ogni male
e perseverate nel bene fino alla fine.

AMDG et BVM

Cari confratelli sacerdoti: Il ministero sacerdotale è essenzialmente missionario: ciò significa essere mandati per gli altri, come Cristo fu mandato dal Padre suo, per la causa del Vangelo, ad evangelizzare.

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SANTA MESSA PER I SACERDOTI AMERICANI
OMELIA DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II
Filadelfia - Giovedì, 4 ottobre 1979

Cari confratelli sacerdoti.
1. Celebrando questa messa, che riunisce insieme i presidenti degli organismi presbiterali, o Consigli, di tutte le diocesi degli Stati Uniti, il tema vitale che s’impone alla nostra riflessione è uno solo: il sacerdozio e la sua importanza centrale nella missione della Chiesa. Nell’enciclica Redemptor Hominis ho descritto tale compito con le seguenti parole: “Il compito fondamentale della Chiesa di tutte le epoche e, in modo particolare della nostra, è di dirigere lo sguardo dell’uomo, di indirizzare la coscienza e l’esperienza di tutta l’umanità verso il mistero di Cristo, di aiutare tutti gli uomini ad avere familiarità con la profondità della Redenzione, che avviene in Cristo Gesù” (Giovanni Paolo II, Redemptor Hominis, 10).
I Consigli presbiterali costituiscono una struttura nuova nella Chiesa, voluti dal Concilio Vaticano II e dalla recente legislazione della Chiesa. Questa nuova struttura dà una concreta espressione all’unità del Vescovo e dei presbiteri nel servizio pastorale del gregge di Cristo, e assiste il Vescovo nel suo compito specifico di governare la diocesi, fornendogli il consiglio di collaboratori rappresentativi scelti tra il presbiterio. La concelebrazione dell’odierna Eucaristia vuol essere un segno di conferma del bene compiuto dai vostri Consigli presbiterali durante gli anni passati, ed al tempo stesso un incoraggiamento a continuare con entusiasmo e decisione a perseguire quest’importante meta qual è quella di “promuovere la conformità della vita e dell’azione del popolo di Dio con il Vangelo” (Ecclesiae sanctae, 16 § 1). Ma al disopra di tutto il desiderio che questa messa costituisca una speciale occasione per parlare, attraverso di voi, a tutti i miei fratelli sacerdoti di questa nazione intorno al nostro sacerdozio. Con grande amore ripeto le parole che vi ho scritto il Giovedì Santo: “Per voi io sono Vescovo, con voi sono sacerdote”.
La nostra vocazione sacerdotale ci è stata data da Gesù stesso. È una chiamata personale e individuale: siamo stati chiamati per nome, come Geremia. È una chiamata al servizio; siamo mandati a predicare la Buona Novella di Dio, a dedicare “la cura del pastore al gregge di Dio”. È chiamata a una comunione di intenti e di azione: costituire un unico sacerdozio con Gesù e fra di noi, proprio come Gesù e il Padre sono una cosa sola: un’unità così ben simboleggiata in questa messa concelebrata.
Il sacerdozio non è soltanto un compito assegnatoci: è una vocazione, una chiamata a cui prestare continuamente ascolto. Ascoltare questa chiamata e rispondere generosamente a quanto essa comporta è compito di ogni sacerdote, ma è anche responsabilità del Consiglio Presbiterale. Questa responsabilità significa approfondire e comprendere il sacerdozio così come Cristo lo ha istituito, così come egli ha voluto che fosse e che rimanesse, così come la Chiesa fedelmente lo spiega e lo trasmette. Fedeltà alla chiamata al sacerdozio significa costruire questo sacerdozio insieme col popolo di Dio mediante una vita di servizio in accordo con le priorità apostoliche: concentrare tutto “nella preghiera e nel ministero della Parola” (At 6,4).
Nel Vangelo di San Marco la vocazione sacerdotale dei Dodici Apostoli è come un bocciolo, la cui fioritura dispiega tutta una teologia del sacerdozio. Nel pieno del ministero di Gesù, noi leggiamo che egli “salì sul monte, chiamò a sé quelli che egli volle ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici che stessero con lui ed anche per mandarli a predicare“; poi il passo evangelico elenca i nomi dei Dodici Apostoli (Mc 3,13-14). Noi qui scorgiamo tre aspetti significativi della chiamata di Gesù: per prima cosa egli chiamò i suoi primi sacerdoti individualmente e per nome; li chiamò al servizio della sua Parola, perché predicassero il Vangelo; e li fece suoi compagni, associandoli all’unità di vita e di azione che egli condivide col Padre nel più profondo della vita trinitaria.

2. Esploriamo questa triplice dimensione del nostro sacerdozio riflettendo sulle odierne letture bibliche. Infatti il Vangelo colloca nella tradizione della vocazione profetica la chiamata dei Dodici Apostoli da parte di Gesù. Quando un sacerdote riflette alla vocazione di Geremia all’ufficio profetico, rimane al tempo stesso rassicurato e scosso: “Non temere... perché io sono con te per proteggerti”, dice il Signore a tutti quelli che chiama, “ecco, metto le mie parole sulla tua bocca”. Chi non resterebbe confortato nell’udire queste rassicuranti parole divine? Quando noi consideriamo perché sono necessarie queste parole rassicuratrici, non vediamo forse in noi stessi quella stessa riluttanza che ritroviamo nella risposta di Geremia? Come lui, talvolta, il nostro concetto di questo ministero è troppo legato alla terra: manchiamo di fiducia in Colui che ci chiama. Possiamo anche rimanere attaccati a una nostra visione del ministero, pensando che esso dipenda troppo dai nostri talenti e capacità, ed a volte dimenticando che è Dio che ci chiama, come chiamò Geremia dal grembo materno. La cosa principale non è né il nostro lavoro né la nostra capacità; siamo chiamati a pronunciare le parole di Dio, non le nostre; ad amministrare i sacramenti che egli ha affidato alla Chiesa; chiamare il popolo ad un amore che egli per primo ha reso possibile.
Perciò arrendersi alla chiamata di Dio dev’essere compiuto con estrema fiducia e senza riserve. La nostra resa alla volontà di Dio dev’essere totale: il sì detto una volta per sempre modellandosi sul sì detto da Gesù stesso. Come ci dice San Paolo: “Come Dio mantiene la sua parola, io dichiaro che la mia parola verso di voi non è ora sì e ora no, ma in lui c’è stato il sì” (2Cor 1,18-19).
Questa chiamata di Dio è una grazia: è un dono, un tesoro “che noi abbiamo in vasi di creta, perché appaia che la potenza straordinaria viene da Dio e non da noi” (2Cor 4,7). Ma questo dono non è dato al sacerdote prima di tutto per lui stesso, è anzi un dono di Dio all’intera Chiesa e per la sua missione nel mondo. Il sacerdozio è un segno sacramentale stabile il quale dimostra che l’amore del Buon Pastore per il suo gregge non verrà mai meno. Nella mia lettera ai sacerdoti, lo scorso Giovedì Santo, ho sviluppato quest’aspetto del sacerdozio come dono di Dio: il nostro sacerdozio – dicevo – “costituisce un particolare “ministerium”, cioè è “servizio” nei riguardi della comunità dei credenti. Non trae però origine da questa comunità, come se fosse essa a “chiamare” o a “delegare”. Il sacerdozio sacramentale è, invero, dono per questa comunità e proviene da Cristo stesso, dalla pienezza del suo sacerdozio” (Giovanni Paolo II, Epistula ad universos Ecclesiae Sacerdotes adveniente Feria V in Cena Domini anno MCMLXXIX, 8 aprile 1979, 4).
In quest’offerta di doni al suo popolo è il divin donatore a prendere l’iniziativa; è lui che chiama “chi lui stesso ha stabilito”.
Di qui, quando riflettiamo all’intimità tra il Signore e il suo profeta, il suo sacerdote – un’intimità che sgorga come risultante dalla chiamata con la quale egli ha preso l’iniziativa – noi siamo in grado di comprendere meglio certe caratteristiche del sacerdozio e renderci conto della loro rispondenza con la missione della Chiesa d’oggi come con quella del passato:
a) Il sacerdozio è per sempre – “Tu es sacerdos in aeternum” – noi non riprendiamo il dono una volta offerto. Non è possibile che Dio, il quale ha dato impulso a dire sì, ora voglia udire no!
b) Né deve sorprendere il mondo che la chiamata di Dio mediante la Chiesa continui a proporci un ministero celibatario di amore e di servizio, sull’esempio di Nostro Signore Gesù Cristo. L’amore di Dio, infatti, ci ha toccati nelle profondità del nostro essere. E dopo secoli di esperienze, la Chiesa sa quanto profondamente convenga che i preti possano dare questa concreta risposta nelle loro vite per esprimere la totalità del sì che hanno detto al Signore quando questi li chiamò per nome, al proprio servizio.
c) Il fatto che una chiamata personale, individuale al sacerdozio sia data dal Signore agli “uomini da lui prescelti” è in accordo con la tradizione profetica. Ciò dovrebbe aiutarci a comprendere che la tradizionale decisione della Chiesa di chiamare al sacerdozio degli uomini, e non chiamare delle donne, non comporta una dichiarazione di diritti umani né esclusione delle donne dalla santità e dalla missione della Chiesa. Piuttosto questa decisione esprime il convincimento della Chiesa circa questa particolare dimensione del dono del sacerdozio, mediante il quale Dio ha scelto di pascere il suo gregge.

3. Cari fratelli: “Il gregge di Dio è in mezzo a voi; dedicate ad esso le cure del pastore”. Com’è strettamente legato all’essenza della nostra comprensione del sacerdozio il compito di pastore; nella storia della salvezza questa è un’immagine ricorrente della cura di Dio per il suo popolo. E solo nell’ufficio di Gesù, il Buon Pastore, può essere compreso il nostro pastorale ministero come sacerdoti. Ricordate come, nel chiamare i Dodici, Gesù li chiamò ad essere i suoi compagni precisamente “per mandarli a predicare la Buona Novella”. Il sacerdozio è missione e servizio; esso è mandato da Gesù per “prodigare al suo gregge una cura di pastore”. Questa caratteristica del sacerdote – per richiamare una bella espressione su Gesù come “uomo-per-gli-altri” – ci mostra il senso genuino del “prodigare una cura di pastore”. Esso sta a indicare la consapevolezza dell’umanità al mistero di Dio, alla profondità della redenzione che si realizza in Cristo Gesù. Il ministero sacerdotale è essenzialmente missionario: ciò significa essere mandati per gli altri, come Cristo fu mandato dal Padre suo, per la causa del Vangelo, ad evangelizzare. Secondo le parole di Paolo VI, “evangelizzare significa portare la Buona Novella a tutti gli strati dell’umanità... e rinnovarli” (Paolo VI, Evangelii Nuntiandi, 18). Alla base e al centro del suo dinamismo, l’evangelizzazione contiene una chiara enunciazione che la salvezza sta in Gesù Cristo, Figlio di Dio. Il suo nome, il suo insegnamento, la sua vita, le sue promesse, il suo regno e il suo mistero noi proclamiamo al mondo. E l’efficacia di questa nostra proclamazione e quindi il vero successo del nostro sacerdozio dipendono dalla nostra fedeltà al Magistero mediante il quale la Chiesa custodisce “il buon deposito con l’aiuto dello Spirito Santo che abita in noi” (2Tm 1,14).
Come modello di ogni ministero e apostolato nella Chiesa, il ministero sacerdotale non dev’essere mai concepito in termini di cosa acquisita; in quanto dono, esso è un dono che dev’essere proclamato e condiviso con gli altri. Non lo si vede chiaramente nell’insegnamento di Gesù, quando la madre di Giacomo e Giovanni domandò che i suoi due figli sedessero alla destra e alla sinistra nel suo regno? “I capi delle nazioni dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo fra voi, si farà vostro schiavo; appunto come il figlio dell’uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti” (Mt 20,25-28).
Proprio come Gesù fu perfettamente un uomo-per-gli-altri, dandosi completamente sulla croce, così il sacerdote è soprattutto servo e “uomo-per-gli-altri” quando agisce in persona Christi nell’Eucaristia, guidando la Chiesa in quella celebrazione in cui si rinnova il Sacrificio della Croce. Perciò nel quotidiano sacrificio eucaristico della Chiesa la Buona Novella, che gli Apostoli furono inviati ad annunziare, viene predicata nella sua pienezza; l’opera della nostra redenzione viene rinnovata.
Quanto perfettamente i Padri del Concilio Vaticano II afferrarono questa verità fondamentale nel loro decreto sulla vita e ministero sacerdotale: “Gli altri sacramenti, come pure tutti i ministeri ecclesiastici e le opere di apostolato, sono strettamente uniti alla Sacra Eucaristia e ad essa sono ordinati... Per questo l’Eucaristia si presenta come fonte e culmine di tutta l’evangelizzazione” (Presbyterorum Ordinis, 5). Nella celebrazione dell’Eucaristia noi sacerdoti siamo proprio nel cuore del nostro ministero di servizio, nel “prodigare al gregge di Dio una cura di pastore”. Tutti i nostri sforzi pastorali sono incompleti fin quando il nostro popolo non sarà guidato alla piena ed attiva partecipazione al Sacrificio Eucaristico.

4. Ricordiamo come Gesù chiamò i Dodici come suoi compagni. La chiamata al servizio sacerdotale include l’invito a una particolare intimità con Cristo. L’esperienza vissuta dei sacerdoti in ogni generazione li ha portati a scoprire nelle loro vite e nel loro ministero l’assoluta centralità della loro unione personale con Gesù, dell’essere suoi compagni. Nessuno può, in effetti, portare agli altri la Buona Novella di Gesù se egli stesso per primo non si è fatto suo costante compagno attraverso la preghiera personale, se non ha appreso da Gesù il mistero che deve annunziare.
Questa unione con Gesù, modellata sulla sua unità col Padre, riveste un’ulteriore intrinseca dimensione, come mostra la sua preghiera durante l’Ultima Cena: “Perché siano una cosa sola, Padre, come noi” (Gv 17,11). Il suo sacerdozio è uno, e questa unità dev’essere attuale ed effettiva tra i compagni da lui scelti. Di qui l’unità tra i sacerdoti, vissuta in fraternità ed amicizia, diventa esigenza e parte integrante della vita d’un prete.
L’unità tra i sacerdoti non è un’unità o fraternità fine a se stessa. Essa è per amore del Vangelo, per simboleggiare, nell’attuazione del sacerdozio, l’essenziale direzione alla quale il Vangelo chiama tutti quanti: l’unione d’amore con lui e vicendevolmente con gli altri. E solo questa unione può garantire pace, giustizia e dignità ad ogni essere umano. Senza dubbio è questo il significato soggiacente alla preghiera di Gesù, quando egli continua: “Prego anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una cosa sola come tu, Padre, sei in me ed io in te” (Gv 17,20-21). Perciò come potrà il mondo credere che il Padre ha mandato Gesù se non vede in modo tangibile che coloro i quali credono in Cristo hanno ascoltato il suo comandamento di “amarsi a vicenda”? E come potranno i credenti essere assicurati che questo amore è concretamente possibile, se non hanno l’esempio dell’unità dei loro sacerdoti, di coloro che Gesù stesso si forma nel sacerdozio come suoi compagni?
Miei fratelli sacerdoti: non abbiamo forse toccato il cuore dell’argomento: il nostro zelo per il sacerdozio stesso? Esso è inseparabile da quello per il servizio del popolo. Questa Messa concelebrata – la quale simbolizza così bene l’unità del nostro sacerdozio – offre a tutto il mondo la testimonianza di quell’unità per la quale Gesù pregò il Padre suo a nostro vantaggio. Ma non deve diventare una pura manifestazione passeggera, che renderebbe sterile la parola di Gesù. Ogni Eucaristia rinnova questa preghiera per l’unità: “Ricordati, Signore, della tua Chiesa diffusa su tutta la terra; rendila perfetta nell’amore in unione con il nostro Papa Giovanni Paolo, il nostro vescovo e tutto l’ordine sacerdotale”.
I vostri Consigli Presbiterali, come nuove strutture nella Chiesa, forniscono una meravigliosa opportunità di testimoniare visibilmente l’unico sacerdozio che voi partecipate con i vostri Vescovi e vicendevolmente, e per dimostrare che cosa dev’essere al centro del rinnovamento di ogni struttura ecclesiale: l’unità per la quale Cristo ha pregato.

5. All’inizio di questa omelia io vi ho addebitato il compito di assumere la responsabilità del vostro sacerdozio, un compito per ciascuno di voi personalmente, un compito da dividere con tutti i sacerdoti e che riguarda in modo particolare i vostri Consigli Presbiterali. La fede di tutta la Chiesa esige di avere ben chiara la comprensione esatta del sacerdozio e del suo posto nella missione della Chiesa. Così la Chiesa dipende da voi nell’approfondire sempre più questa comprensione, e per metterla in pratica nelle vostre vite e nel vostro ministero. In altre parole: per partecipare il dono del vostro sacerdozio alla Chiesa rinnovando la risposta che avete già data all’invito di Cristo: “Vieni, seguimi”, offrendo completamente voi stessi, come aveva fatto lui.
A volte sentiamo dire: “Pregate per i sacerdoti”. E oggi io rivolgo queste parole come un appello, come un’invocazione a tutti i fedeli della Chiesa negli Stati Uniti. Pregate per i sacerdoti, affinché ognuno di essi voglia costantemente ripetere il suo sì alla vocazione ricevuta, rimanere saldo nel predicare il messaggio evangelico, e fedele per sempre come compagno di Nostro Signore Gesù Cristo.

Cari fratelli sacerdoti, poiché rinnoviamo il mistero pasquale e stiamo come discepoli ai piedi della Croce insieme con Maria, la Madre di Gesù, permettetemi di affidarvi ad essa. Nel suo amore troveremo la forza per la nostra debolezza, la gioia per i nostri cuori.

Qual'è la cosa più cara agli occhi di Dio?


15.VIII.1937.
Durante la meditazione la presenza di Dio è penetrata vivamente in me ed ho conosciuto la gioia della SS.ma Vergine al momento della Sua Assunzione in cielo... Durante la cerimonia che si è svolta in onore della Madre di Dio, verso la fine della stessa, ho visto la Vergine SS.ma, che mi ha detto: «Oh, quanto Mi è gradito l'omaggio del Vostro amore!». E in quello stesso momento ha coperto col Suo manto tutte le suore della nostra Congregazione. Con la mano destra ha stretto a Sé la Madre Generale Michaela e con la sinistra me, e tutte le suore erano ai Suoi piedi coperte dal Suo manto. Poi la Madre di Dio ha detto: «Ognuna di voi che persevererà nello zelo fino alla morte nella Mia Congregazione, eviterà il fuoco del purgatorio, e desidero che ciascuna si distingua per queste virtù: umiltà e mitezza, purezza e amor di Dio e del prossimo, compassione e Misericordia» . Dopo queste parole è scomparsa tutta la Congregazione, sono rimasta sola con la Madonna, la quale mi ha istruita circa la volontà di Dio, come applicarla nella vita, sottomettendomi totalmente ai Suoi santissimi decreti. È impossibile piacere a Dio non facendo la Sua santa volontà. «Figlia Mia, ti raccomando Vivamente di compiere fedelmente tutti i desideri di Dio, poiché questa è la cosa cara ai Suoi occhi. Desidero ardentemente che tu ti distingua in questo, cioè in questa fedeltà, nell'adempiere la volontà di Dio. La volontà di Dio anteponila a tutti i sacrifici ed olocausti». Mentre la Madre Celeste parlava con me, è entrata nella mia anima una profonda comprensione della volontà di Dio. O mio Gesù, delizia del mio cuore, quando la mia anima è imbevuta della Tua divinità, accetto con identico equilibrio la dolcezza e l'amarezza. L'una e l'altra cosa passeranno, una sola cosa conserverò nell'anima, l'amor di Dio; questo m'impegno a conquistarlo, per tutto il resto mi preoccupo relativamente.

lunedì 2 gennaio 2017

Le palme sacerdotali sono sacre


  • Le palme sacerdotali sono sacre per l’ordinazione ricevuta, e non dovrebbero quelle mani toccare nulla d’impuro o fare gesti impuri dovendo toccare il Corpo S.S. di Nostro Signore. Ma le labbra che hanno consacrato la Parola Divina, che per suo ordine hanno ripetuto quella Parola, devono conservarsi santificate, con sommo rispetto, per ciò che da esse è passato. E così la mente e così il cuore. Altrimenti diverreste impudichi e fornicatori, e perdereste il vostro posto in Terra e in Cielo. Az. 30 - 24.3.46 .

  • Per essere degni dell’elezione con la quale vi ho prescelto, voi, miei veri servi fra i servi, fate, in memoria di Me che con questo v’insegno cosa e come si diviene Maestri e Redentori, “fate la frazione di voi stessi”. Senza ripugnanze, senza orgogli, senza paure e umane considerazioni. Spezzatevi, frangetevi, annichilitevi, distruggetevi, datevi, agli uomini, per gli uomini e per amore di Me che per amor loro mi do a chi mi frange come mi sono dato a chi voleva miracolo e istruzione. Non è buon discepolo chi non si sa frangere e darsi. E la generosità, l’immolazione di chi sa frangersi per saziare le fami dei fratelli, è il segno che fa riconoscere i veri servi di Dio.
    “E lo riconobbero quando franse il pane”. E vi riconosceranno dal vostro frangervi per la carità e la giustizia. Vi riconosceranno per servi veri. Az.98 - 5.5.46

Barone Ludovico Von Pastor






Gaetano Masciullo - Articoli e studi: Cenni biografici del Barone Ludovico Von Pastor, g...: La presente breve biografia è tratta dall’introduzione del XI volume della munifica opera Storia dei Papi, dello stesso Von Pastor, edito...