mercoledì 25 maggio 2016

MADONNA DI GUADALUPE VENERATA NEI GIARDINI VATICANI


PREGHIERA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI
ALLA MADONNA DI GUADALUPE

VENERATA NEI GIARDINI VATICANI

Mercoledì, 11 maggio 2005

<<Santa Maria, che con il titolo di Nostra Signora di Guadalupe sei invocata come Madre dagli uomini e dalle donne del popolo del Messico e dell'America Latina, incoraggiati dall'amore che ci ispiri, riponiamo nuovamente nelle tue mani materne la nostra vita.

Tu che sei presente in questi giardini vaticani, regina nel cuore di tutte le madri del mondo e nel nostro cuore. Con grande speranza, a te ricorriamo e in te confidiamo.

Ave Maria,
piena di grazia,
il Signore è con te. 

Tu sei benedetta fra le donne
e benedetto è il frutto del seno tuo, Gesù. 

Santa Maria,
Madre di Dio,
prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.

Nostra Signora di Guadalupe
prega per noi >>

BENEDICTUS P.P. XVI


martedì 24 maggio 2016

La missione profetica di Fatima

DE EN ES FR IT PT ]



SANTA MESSA

OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Spianata del Santuario di Fátima
Giovedì, 13 maggio 2010


Cari pellegrini,

«Sarà famosa tra le genti la loro stirpe, […] essi sono la stirpe benedetta dal Signore » (Is 61, 9). Così iniziava la prima lettura di questa Eucaristia, le cui parole trovano mirabile compimento in questa assemblea devotamente raccolta ai piedi della Madonna di Fatima. Sorelle e fratelli tanto amati, anch’io sono venuto come pellegrino a Fatima, a questa «casa» che Maria ha scelto per parlare a noi nei tempi moderni. Sono venuto a Fatima per gioire della presenza di Maria e della sua materna protezione. Sono venuto a Fatima, perché verso questo luogo converge oggi la Chiesa pellegrinante, voluta dal Figlio suo quale strumento di evangelizzazione e sacramento di salvezza. Sono venuto a Fatima per pregare, con Maria e con tanti pellegrini, per la nostra umanità afflitta da miserie e sofferenze. Infine, sono venuto a Fatima, con gli stessi sentimenti dei Beati Francesco e Giacinta e della Serva di Dio Lucia, per affidare alla Madonna l’intima confessione che «amo», che la Chiesa, che i sacerdoti «amano» Gesù e desiderano tenere fissi gli occhi in Lui, mentre si conclude quest’Anno Sacerdotale, e per affidare alla materna protezione di Maria i sacerdoti, i consacrati e le consacrate, i missionari e tutti gli operatori di bene che rendono accogliente e benefica la Casa di Dio.

Essi sono la stirpe che il Signore ha benedetto… Stirpe che il Signore ha benedetto sei tu, amata diocesi di Leiria-Fatima, con il tuo Pastore Mons. Antonio Marto, che ringrazio per il saluto rivoltomi all’inizio e per ogni premura di cui mi ha colmato, anche mediante i suoi collaboratori, in questo santuario. Saluto il Signor Presidente della Repubblica e le altre autorità al servizio di questa gloriosa Nazione. Idealmente abbraccio tutte le diocesi del Portogallo, qui rappresentate dai loro Vescovi, e affido al Cielo tutti i popoli e le nazioni della terra. In Dio, stringo al cuore tutti i loro figli e figlie, in particolare quanti di loro vivono nella tribolazione o abbandonati, nel desiderio di trasmettere loro quella speranza grande che arde nel mio cuore e che qui, a Fatima, si fa trovare in maniera più palpabile. La nostra grande speranza getti radici nella vita di ognuno di voi, cari pellegrini qui presenti, e di quanti sono uniti con noi attraverso i mezzi di comunicazione sociale.

Sì! Il Signore, la nostra grande speranza, è con noi; nel suo amore misericordioso, offre un futuro al suo popolo: un futuro di comunione con sé. Avendo sperimentato la misericordia e la consolazione di Dio che non lo aveva abbandonato lungo il faticoso cammino di ritorno dall’esilio di Babilonia, il popolo di Dio esclama: «Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio» (Is 61,10). Figlia eccelsa di questo popolo è la Vergine Madre di Nazaret, la quale, rivestita di grazia e dolcemente sorpresa per la gestazione di Dio che si veniva compiendo nel suo grembo, fa ugualmente propria questa gioia e questa speranza nel cantico del Magnificat: «Il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore». Nel frattempo Ella non si vede come una privilegiata in mezzo a un popolo sterile, anzi profetizza per loro le dolci gioie di una prodigiosa maternità di Dio, perché «di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono» (Lc 1, 47.50).

Ne è prova questo luogo benedetto. Tra sette anni ritornerete qui per celebrare il centenario della prima visita fatta dalla Signora «venuta dal Cielo», come Maestra che introduce i piccoli veggenti nell’intima conoscenza dell’Amore trinitario e li porta ad assaporare Dio stesso come la cosa più bella dell’esistenza umana. Un’esperienza di grazia che li ha fatti diventare innamorati di Dio in Gesù, al punto che Giacinta esclamava: «Mi piace tanto dire a Gesù che Lo amo! Quando Glielo dico molte volte, mi sembra di avere un fuoco nel petto, ma non mi brucio». E Francesco diceva: «Quel che m’è piaciuto più di tutto, fu di vedere Nostro Signore in quella luce che la Nostra Madre ci mise nel petto. Voglio tanto bene a Dio!» (Memorie di Suor Lucia, I, 42 e 126).

Fratelli, nell’udire queste innocenti e profonde confidenze mistiche dei Pastorelli, qualcuno potrebbe guardarli con un po’ d’invidia perché essi hanno visto, oppure con la delusa rassegnazione di chi non ha avuto la stessa fortuna, ma insiste nel voler vedere. A tali persone, il Papa dice come Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio?» (Mc 12,24). Le Scritture ci invitano a credere: «Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto» (Gv 20, 29), ma Dio – più intimo a me di quanto lo sia io stesso (cfr S. Agostino, Confessioni, III, 6, 11) – ha il potere di arrivare fino a noi, in particolare mediante i sensi interiori, così che l’anima riceve il tocco soave di una realtà che si trova oltre il sensibile e che la rende capace di raggiungere il non sensibile, il non visibile ai sensi. A tale scopo si richiede una vigilanza interiore del cuore che, per la maggior parte del tempo, non abbiamo a causa della forte pressione delle realtà esterne e delle immagini e preoccupazioni che riempiono l’anima (cfr Commento teologico del Messaggio di Fatima, anno 2000). Sì! Dio può raggiungerci, offrendosi alla nostra visione interiore.

Di più, quella Luce nell’intimo dei Pastorelli, che proviene dal futuro di Dio, è la stessa che si è manifestata nella pienezza dei tempi ed è venuta per tutti: il Figlio di Dio fatto uomo. Che Egli abbia il potere di infiammare i cuori più freddi e tristi, lo vediamo nei discepoli di Emmaus (cfr Lc 24,32). Perciò la nostra speranza ha fondamento reale, poggia su un evento che si colloca nella storia e al tempo stesso la supera: è Gesù di Nazaret. 
E l’entusiasmo suscitato dalla sua saggezza e dalla sua potenza salvifica nella gente di allora era tale che una donna in mezzo alla moltitudine – come abbiamo ascoltato nel Vangelo – esclama: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato». Tuttavia Gesù rispose: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!» (Lc 11, 27.28). Ma chi ha tempo per ascoltare la sua parola e lasciarsi affascinare dal suo amore? Chi veglia, nella notte del dubbio e dell’incertezza, con il cuore desto in preghiera? Chi aspetta l’alba del nuovo giorno, tenendo accesa la fiamma della fede? La fede in Dio apre all’uomo l’orizzonte di una speranza certa che non delude; indica un solido fondamento sul quale poggiare, senza paura, la propria vita; richiede l’abbandono, pieno di fiducia, nelle mani dell’Amore che sostiene il mondo.

«Sarà famosa tra le genti la loro stirpe, […] essi sono la stirpe benedetta dal Signore» (Is 61,9) con una speranza incrollabile e che fruttifica in un amore che si sacrifica per gli altri ma non sacrifica gli altri; anzi – come abbiamo ascoltato nella seconda lettura – «tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta» (1Cor 13,7). Di ciò sono esempio e stimolo i Pastorelli, che hanno fatto della loro vita un’offerta a Dio e una condivisione con gli altri per amore di Dio. La Madonna li ha aiutati ad aprire il cuore all’universalità dell’amore. In particolare, la beata Giacinta si mostrava instancabile nella condivisione con i poveri e nel sacrificio per la conversione dei peccatori. Soltanto con questo amore di fraternità e di condivisione riusciremo ad edificare la civiltà dell’Amore e della Pace.



Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa. Qui rivive quel disegno di Dio che interpella l’umanità sin dai suoi primordi: «Dov’è Abele, tuo fratello? […] La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!» (Gen 4, 9). L’uomo ha potuto scatenare un ciclo di morte e di terrore, ma non riesce ad interromperlo… Nella Sacra Scrittura appare frequentemente che Dio sia alla ricerca di giusti per salvare la città degli uomini e lo stesso fa qui, in Fatima, quando la Madonna domanda: «Volete offrirvi a Dio per sopportare tutte le sofferenze che Egli vorrà mandarvi, in atto di riparazione per i peccati con cui Egli è offeso, e di supplica per la conversione dei peccatori?» (Memorie di Suor Lucia, I, 162).

Con la famiglia umana pronta a sacrificare i suoi legami più santi sull’altare di gretti egoismi di nazione, razza, ideologia, gruppo, individuo, è venuta dal Cielo la nostra Madre benedetta offrendosi per trapiantare nel cuore di quanti le si affidano l’Amore di Dio che arde nel suo. In quel tempo erano soltanto tre, il cui esempio di vita si è diffuso e moltiplicato in gruppi innumerevoli per l’intera superficie della terra, in particolare al passaggio della Vergine Pellegrina, i quali si sono dedicati alla causa della solidarietà fraterna. Possano questi sette anni che ci separano dal centenario delle Apparizioni affrettare il preannunciato trionfo del Cuore Immacolato di Maria a gloria della Santissima Trinità.


Saluto ai malati

Cari Fratelli e Sorelle malati,

Prima di avvicinarmi a voi qui presenti, portando nelle mani l’ostensorio con Gesù Eucaristia, vorrei rivolgervi una parola di incoraggiamento e di speranza, che estendo a tutti i malati che ci accompagnano mediante la radio e la televisione e a quanti non hanno neppure questa possibilità, ma sono uniti a noi tramite i vincoli più profondi dello spirito, ossia, nella fede e nella preghiera:

Fratello mio e Sorella mia, agli occhi di Dio hai «un valore così grande da essersi Egli stesso fatto uomo per poter com-patire con l’uomo, in modo molto reale, in carne e sangue, come ci viene dimostrato nel racconto della Passione di Gesù. Da lì in ogni sofferenza umana è entrato uno che condivide la sofferenza e la sopportazione; da lì si diffonde in ogni sofferenza la con-solatio, la consolazione dell’amore partecipe di Dio e così sorge la stella della speranza» (Benedetto XVI, Enc. Spe salvi, 39). Con questa speranza nel cuore, potrai uscire dalle sabbie mobili della malattia e della morte e rimanere in piedi sulla salda roccia dell’amore divino. In altre parole: potrai superare la sensazione di inutilità della sofferenza che consuma la persona nell’intimo di se stessa e la fa sentire un peso per gli altri, quando, in verità, la sofferenza, vissuta con Gesù, serve per la salvezza dei fratelli.

Come è possibile? Le sorgenti della potenza divina sgorgano proprio in mezzo alla debolezza umana. E’ il paradosso del Vangelo. Perciò il divino Maestro, più che dilungarsi a spiegare le ragioni della sofferenza, ha preferito chiamare ciascuno a seguirlo, dicendo: «Prendi la tua croce e seguimi» (cfr Mc 8, 34). Vieni con me. Prendi parte, con la tua sofferenza, a quest’opera di salvezza del mondo, che si realizza mediante la mia sofferenza, per mezzo della mia Croce. Man mano che abbracci la tua croce, unendoti spiritualmente alla mia Croce, si svelerà ai tuoi occhi il significato salvifico della sofferenza. Troverai nella sofferenza la pace interiore e perfino la gioia spirituale.

Cari malati, accogliete questa chiamata di Gesù che passerà accanto a voi nel Santissimo Sacramento e affidategli ogni contrarietà e pena che affrontate, affinché diventino – secondo i suoi disegni – mezzo di redenzione per il mondo intero. Voi sarete redentori nel Redentore, come siete figli nel Figlio. Presso la croce… si trova la Madre di Gesù, la nostra Madre.

* * *

Il Santo Padre rivolge un saluto alla moltitudine dei pellegrini, in diverse lingue:

Chers pèlerins francophones, venus chercher ici, à Fatima, auprès du cœur de Marie, la Mère de Jésus, un supplément d’espérance afin d’être autour de vous source de consolation et d’encouragement sur les routes humaines: que Notre-Dame vous protège et intercède pour tous ceux que vous aimez! Ma Bénédiction vous accompagne!

I welcome the English-speaking pilgrims present today who have come from near and far. As we offer our fervent prayers to our Lady of Fátima, I encourage you to ask her to intercede for the needs of the Church throughout the world. I cordially invoke God’s blessing upon all of you, and in a particular way upon the young and those who are sick.
Ganz herzlich grüße ich alle deutschsprachigen Pilger. Auch heute ruft uns die Muttergottes hier in Fatima zum Gebet für die Bekehrung der Sünder und den Frieden in der Welt auf. Gerne vertraue ich euch und eure Familien ihrem unbefleckten Herzen an. Maria führe euch zu ihrem Sohn Jesus Christus.

Queridos peregrinos de lengua española, que habéis acudido con entusiasmo a este encuentro ante la Virgen de Fátima para compartir con tantos otros devotos vuestra confianza y fervor a nuestra Madre del cielo, la Santísima Virgen María. Que ella os lleve con ternura y mano segura hacia Cristo, su Hijo, y sea así fuente de gozosa esperanza y de firmeza en la fe. Muchas gracias.

Con affetto mi rivolgo ora ai pellegrini italiani e a quanti dall’Italia sono spiritualmente uniti a noi. Cari fratelli e sorelle, da Fatima, dove la Vergine Maria ha lasciato un segno indelebile del suo amore materno, invoco la sua protezione su di voi, sulle vostre famiglie, specialmente su quanti sono nella prova. Vi benedico di cuore!

Pozdrawiam polskich pielgrzymów. Gromadzi nas tu Niepokalana Matka Boga, która w tym miejscu zechciała pozostawić ludzkości przesłanie pokoju. Wiąże się ono z wezwaniem do zawierzenia i pełnej nadziei modlitwy, abyśmy mogli przyjąć łaskę miłosierdzia, którą Ona nieustannie wyprasza u swego Syna dla kolejnych pokoleń. W tym duchu polecam Jej opiece Was, wasze rodziny i wspólnoty, i z serca Wam błogosławię.

[Saluto i pellegrini polacchi. Ci raduna qui l’Immacolata Madre di Dio, che in questo luogo ha voluto lasciare all’umanità il messaggio della pace. Esso è legato alla chiamata, all’affidamento e alla preghiera piena di speranza, affinché possiamo accogliere la grazia della misericordia che Lei ininterrottamente implora dal suo Figlio per le generazioni che si susseguono. In questo spirito raccomando alla sua protezione tutti voi, le vostre famiglie e comunità, e vi benedico di cuore.]

Queridos peregrinos de língua portuguesa, sob o olhar materno de Nossa Senhora de Fátima, saúdo a todos vós que aqui viestes dos vários países lusófonos à procura de conforto e de esperança. Dando-nos Jesus, Maria é a verdadeira fonte da esperança. A Ela vos entrego e acompanho com a minha Bênção.
    
© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana


AVE MARIA PURISSIMA!



B. MARIAE VIRGINIS AUXILIUM CHRISTIANORUM

Die 24 Maji


B. MARIAE VIRGINIS

TITULO

AUXILIUM CHRISTIANORUM


Introitus Sedulius
SALVE, sancta parens, eníxa puérpera Regem: qui caelum terrámque regit in saécula saeculórum. (T. P. Allelúja, allelúja.) Ps. 44, 2 Eructávit cor meum verbum bonum: dico ego ópera mea Regi. V/. Glória Patri.

Oratio


OMNÍPOTENS et miséricors Deus, qui ad defensiónem pópuli christiáni in beatíssima Vírgine María perpétuum auxílium mirabíliter constituísti: concéde propítius ; ut, tali praesídio muníti certántes in vita, victóriam de hoste malígno cónsequi valeámus in morte. Per Dóminum.


Léctio libri Sapiéntiae.


Eccli. 24, 14-16


AB inítio et ante saécula creáta sum, et usque ad futúrum saéculum non désinam, et in habitatióne sancta coram ipso ministrávi. Et sic in Sion firmáta sum, et in civitáte sanctificáta simíliter requiévi, et in Jerúsalem potéstas mea. Et radicávi in pópulo honorificáto, et in parte Dei mei heréditas illíus, et in plenitúdine sanctórum deténtio mea.


Graduale Benedícta et venerábilis es, Virgo María, quae sine tactu pudóris invénta es mater Salvatóris. V/. Virgo Dei Génitrix, quem totus non capit orbis, in tua se clausit víscera factus homo.
Allelúja , allelúja. V/. Post partum, Virgo, invioláta permansísti: Dei Génitrix, intercéde pro nobis. Allelúja.


Tempore Adventus, loco Versus praecedentis, dicitur:

Allelúja, allelúja. V/. Luc. 1, 28 Ave, María, grátia plena: Dóminus tecum: benedícta tu in muliéribus. Allelúja.

Post Septuagesimam, omissis Allelúja et Versu sequenti, dicitur

Tractus Gaude, María Virgo, cunctas haéreses sola interemísti. V/. Quae Gabriélis Archángeli dictis credidísti. V/. Dum Virgo Deum et hóminem genuísti: et post partum, Virgo, invioláta permansísti. V/. Dei Génitrix, intercéde pro nobis.

Tempore autem Paschali omittitur Graduale, et ejus loco dicitur:

Allelúja, allelúja. V/. Num. 17, 8 Virga Jesse flóruit: Virgo Deum et hóminem génuit: pacem Deus réddidit, in se reconcílians ima summis. Allelúja. V/. Luc. 1, 28 Ave, María, grátia plena: Dóminus tecum: benedícta tu in muliéribus. Allelúja.

+ Sequéntia sancti Evangélii secúndum Lucam.


Luc. 11, 27-28


IN illo témpore: Loquénte Jesu ad turbas, extóllens vocem quaedam múlier de turba, dixit illi: Beátus venter, qui te portávit, et úbera, quae suxísti. At ille dixit: Quinímmo beáti, qui áudiunt verbum Dei, et custódiunt illud.

Credo.


Offertorium Luc. 1, 28 et 42 Ave, María, grátia plena: Dóminus tecum: benedícta tu in muliéribus, et benedíctus fructus ventris tui . (T. P. Allelúja.)

Secreta


PRO religiónis christiánae triúmpho hóstias placatiónis tibi, Dómine, immolámus: quae, ut nobis profíciant, opem auxiliátrix Virgo praestet ; per quam talis perfécta est victória. Per Dóminum.

Praefatio de beata Maria Virgine Et te in Festivitáte.

Communio Beáta víscera Maríae Vírginis, quae portavérunt aetérni Patris Fílium. (T. P. Allelúja.)

Postcommunio


ADÉSTO, Dómine, pópulis, qui participatióne córporis et sánguinis tui reficiúntur: ut, sanctíssima tua Genitríce auxiliánte, ab omni malo et perículo liberéntur, et in omni ópere bono custodiántur: Qui vivis.

QUI 
LA MAMMA PERFETTISSIMA TI PARLERA'
per... 9 giorni:

AVE MARIA PURISSIMA!

lunedì 23 maggio 2016

CORPUS DOMINI

"TANTUM VALET 
CELEBRATIO MISSAE,
QUANTUM VALET 
MORS CHRISTI IN CRUCE"
S. G. Crisostomo, Apud Discipul. Serm. 48.


UNA LETTERA E UN SERMONE 
-che per molteplici motivi- SONO DOLOROSAMENTE MOLTO POCO CONOSCIUTI DAI  CRISTIANI DI OGGI. 

Lettura 1
Dalla prima Lettera dell'Apostolo san Paolo ai Corinti.
1 Cor 11:20-22

20 Quando vi radunate insieme, non è più la cena del Signore che voi celebrate.
21 Perché ognuno comincia a mangiare la cena che s'è portata. Così che uno patisce la fame e l'altro si ubbriaca.
22 Ma non avete delle case per mangiare e bere? o volete fare un disprezzo alla Chiesa di Dio, e un affronto a quelli che non hanno nulla? Che vi dirò? Vi loderò? In questo non vi lodo.



V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.

Lettura 2
1 Cor 11:23-26

23 Infatti io ho appreso dal Signore, e ve l'ho anche trasmesso, che il Signore Gesù, la notte che fu tradito, prese del pane,
24 E, dopo aver fatto il ringraziamento, lo spezzò e disse; Prendete e mangiate; questo è il mio corpo, che sarà immolato per voi; fate questo in memoria di me.
25 Similmente, dopo d'aver cenato, prese anche il calice, dicendo; Questo calice è la nuova alleanza fatta col mio sangue; fate questo, tutte le volte che lo berrete, in memoria di me.
26 Perché tutte le volte che mangerete questo pane e berrete questo calice, annunzierete la morte del Signore, finché egli venga.



V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.

Lettura 3
1 Cor 11:27-32

27 Perciò chiunque mangerà questo pane o berrà il calice del Signore indegnamente, si rende colpevole del corpo e del sangue del Signore. 
28 Perciò ciascuno esamini se stesso; e poi mangi di questo pane e beva di questo calice. 
29 Perché chi ne mangia e beve indegnamente, mangia e beve la propria condanna, perché non distingue il corpo del Signore. 
30 Ecco perché tra voi sono molti gli infermi e i deboli, e numerosi i morti. 
31 Or se giudicassimo noi stessi, non saremmo certo giudicati. 
32 Ma per noi il giudizio del Signore è un monito, per non essere condannati insieme con questo mondo.


V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio
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Lettura 4
Sermone di san Tommaso d'Aquino
Opuscolo 57

Gl'immensi benefizi della generosità divina concessi al popolo cristiano, gli conferiscono una dignità inestimabile. Giacché non c'è né ci fu mai «nazione tanto grande da avere gli dei così a sé vicini, com'è vicino a noi il nostro Dio» (Deut. 4,7) Infatti l'unigenito Figlio di Dio, volendo farci partecipi della sua divinità, assunse la nostra natura per fare, fattosi egli uomo, gli uomini dei. E di più, quanto egli prese di nostro, tutto lo diede per la nostra salvezza. Infatti egli offrì a Dio Padre per la nostra riconciliazione il suo corpo vittima sull'altare della croce, e sparse il suo sangue in prezzo insieme e lavacro; affinché, riscattati da miseranda schiavitù, fossimo mondati da tutti i nostri peccati. E perché di tanto benefizio rimanesse in noi continua memoria, lasciò ai suoi fedeli il suo corpo in cibo e il suo sangue in bevanda da prendersi sotto le specie del pane e del vino.


V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.

Lettura 5

O prezioso e ammirabile convito, salutare e pieno di ogni soavità! Infatti che ci può essere di più prezioso di questo convito? nel quale non le carni dei vitelli e dei capretti, come una volta sotto la legge, ma ci si offre a mangiare Cristo, vero Dio. Che più mirabile di questo sacramento? Poiché in esso il pane e il vino si mutano sostanzialmente nel corpo e nel sangue di Cristo; e così che Cristo, Dio e uomo perfetto, si contiene sotto l'apparenza di un po' di pane e di un po' di vino. Egli dunque viene mangiato dai fedeli, ma per nulla lacerato; che anzi, spezzate le specie sacramentali, persevera intero sotto qualsivoglia divisa particella. Gli accidenti poi sussistono in esso senza il loro soggetto, affinché la fede abbia ad esercitarsi allorché si riceve invisibilmente questo corpo, visibile in sé, ma nascosto sotto una specie estranea; e affinché i sensi siano preservati da errore giudicando essi dagli accidenti apparenti.


V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.

Lettura 6

Nessun sacramento poi è più salutare di questo, mercé del quale si cancellano i peccati, si accrescono le virtù, e l'anima s'impingua abbondantemente di tutti i carismi spirituali. Si offre nella Chiesa per i vivi e per i morti, affinché giovi a tutti esso che fu istituito per la salvezza di tutti. Nessuno infine può esprimere la soavità di questo Sacramento, per cui la dolcezza spirituale si gusta nella sua sorgente medesima, e si celebra la memoria di quell'eccesso di carità che Cristo ci mostrò nella sua passione. Così, affinché la immensità di questa carità s'imprimesse ognor più profondamente nei cuori dei fedeli, egli, nell'ultima cena, quando celebrata la Pasqua coi suoi discepoli stava per passare da questo mondo al Padre, istituì questo Sacramento come memoriale perenne della sua passione, compimento delle antiche figure, il massimo dei miracoli da lui operati; lasciandolo come singolare sollievo ai discepoli contristati della sua assenza.



V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.

La Santa Messa è l'ottimo e il bellissimo della Santa Chiesa:
"Quid enim bonum ejus est et 
quid pulchrum ejus, 
nisi frumentum electorum
et vinum germinans virgines?"
Zacch. 9, 17

domenica 22 maggio 2016

Teologia Trinitaria



Un po' di Teologia Trinitaria va benissimo. La SS.ma Trinità oltretutto è ... il SANTO più grande del cielo!

Dal libro di san Fulgenzio Vescovo, della fede a Pietro
Fra le opere di Agostino, tomo 3

<<La fede che i santi Patriarchi e Profeti ricevettero da Dio prima dell'incarnazione del Figlio suo, che i santi Apostoli appresero dal Signore stesso incarnato, che lo Spirito Santo insegnò loro e ch'essi non solo predicarono colla parola, ma consegnarono nei loro scritti a salutare istruzione dei posteri; questa fede proclama, insieme coll'unità di Dio, la sua Trinità, cioè il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Ma non sarebbe vera Trinità, se una sola e stessa persona si dicesse Padre, Figlio e Spirito Santo.


V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.



<<Se infatti, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, come sono una sola sostanza, così fossero una sola persona; non ci sarebbe più luogo a professare una vera Trinità. D'altra parte ci sarebbe sì Trinità, ma questa Trinità non sarebbe più un solo Dio, se il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo fossero separati fra loro per la diversità delle loro nature, come sono distinti per le proprietà personali. Ma com'è verità che quest'unico vero Dio per sua natura non solo è Dio unico, ma è anche Trino; così questo vero Dio è Trino nelle persone, e uno nell'unità della natura.

V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.



<<Per questa unità di natura il Padre è tutto nel Figlio e nello Spirito Santo, il Figlio tutto nel Padre e nello Spirito Santo, e lo Spirito Santo tutto nel Padre e nel Figlio. Nessuno di essi sussiste separatamente fuori degli altri due: perché nessuno precede gli altri nell'eternità, o li supera in grandezza, o li sorpassa in potere: poiché il Padre, per quanto riguarda l'unità della sua natura divina, non è né anteriore né maggiore del Figlio e dello Spirito Santo; né l'eternità o immensità del Figlio può, quasi anteriore o maggiore, per necessità della natura divina precedere o sorpassare l'immensità e l'eternità dello Spirito Santo.>>

V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.





AMDG et BVM