sabato 30 marzo 2013

Ratzinger sull'antica liturgia


Il cardinal Ratzinger sull'antica liturgia
HA DETTO:
"Nel corso della sua storia la Chiesa non ha mai abolito o proibito forme ortodosse di liturgia, perché ciò sarebbe estraneo allo spirito stesso della Chiesa".
Joseph Ratzinger
dalla conferenza "A dieci anni del Motu proprio Ecclesia Dei", 24 ottobre 1998


"Per una retta presa di coscienza in materia liturgica è importante che venga meno l'atteggiamento di sufficienza per la forma liturgica in vigore fino al 1970. Chi oggi sostiene la continuazione di questa liturgia o partecipa direttamente a celebrazioni di questa natura, viene messo all'indice; ogni tolleranza viene meno a questo riguardo. Nella storia non è mai accaduto niente del genere; così è l'intero passato della Chiesa a essere disprezzato. Come si può confidare nel suo presente se le cose stanno così? Non capisco nemmeno, ad essere franco, perché tanta soggezione, da parte di molti confratelli vescovi, nei confronti di questa intolleranza, che pare essere un tributo obbligato allo spirito dei tempi, e che pare contrastare, senza un motivo comprensibile, il processo di necessaria riconciliazione all'interno della Chiesa".
Joseph Ratzinger
da: Dio e il mondo, Edizioni Paoline, 2001, p. 380


Lo sviluppo organico della liturgia, di Joseph Ratzinger (30Giorni 12/2004)

Versus Deum per Iesum Christum, del cardinale Joseph Ratzinger (30Giorni 3/2004)

Joseph Ratzinger, Prefazione alla ristampa del Messale Romano ed. 1962 latino-francese pubblicata dai monaci benedettini dell'abbazia del Barroux

Lettera del prof. dott. Joseph Ratzinger al prof. dott. Wolfgang Waldstein del 14 dicembre 1976 (Chiesa Viva n° 140, 1984)

VIRGO POTENS! O.P.N.

venerdì 29 marzo 2013

3 delle 7 ragioni per cui Gesù ci ha dato l'Opera scritta da Maria Valtorta."Prendete, prendete quest'opera e 'non sigillatela', ma leggetela e fatela leggere 'perché il tempo è vicino' (Giovanni, Apocalisse, cap. 22, v. 10) 'e chi è santo si faccia ancor più santo' (v. 11)"


INVITO ALLA LETTURA DEL <<VANGELO COME MI E' STATO RIVELATO>>



652. Commiato all'Opera


Dice Gesù:



«Le ragioni che mi hanno mosso ad illuminare e a dettare episodi e parole miei al piccolo Giovanni sono, 

oltre alla gioia di comunicare una esatta cognizione di Me a quest'anima-vittima e amante, molteplici.

(Ragioni in parte già dette, come al Vol 1 Cap 45. Il presente “Commiato” fu scritto al termine del ciclo messianico, come abbiamo già spiegato in nota al capitolo 640).


Ma in tutte ne è anima l'amore mio per la Chiesa, sia docente che militante, e il desiderio di aiutare le anime 

nella loro ascesa verso la perfezione. La conoscenza di Me è aiuto all'ascesa. La mia Parola è Vita.


Nomino le principali: 



I. Le ragioni dette nel dettato del 18-1-47 che il piccolo Giovanni metterà qui integralmente. Questa è la 

ragione più grande, perché voi state perendo e vi voglio salvare.
“La ragione più profonda del dono di quest'opera, fra le molte altre che il mio portavoce conosce, è che in 
questi tempi, nei quali il modernismo condannato dal mio S. Vicario Pio X si corrompe in sempre più 
dannose dottrine umane, la S. Chiesa, rappresentata dal mio Vicario, abbia materia di più a combattere 
coloro che negano:
la soprannaturalità dei dogmi;
la divinità del Cristo; 
la verità del Cristo Dio e Uomo, reale e perfetto così nella fede come nella storia che di Lui è stata 
tramandata (Vangelo, Atti degli Apostoli, Epistole apostoliche, tradizione);
la dottrina di Paolo e Giovanni e dei Concili di Nicea, Efeso e Calcedonia, e altri più recenti, come mia vera 
dottrina da Me verbalmente insegnata o ispirata;
la mia sapienza illimitata perché divina;
l'origine divina dei dogmi, dei sacramenti e della Chiesa una, santa, cattolica, apostolica;
l'universalità e continuità, sino alla fine dei secoli, del Vangelo da Me dato per tutti gli uomini;
la natura, perfetta dall'inizio, della mia dottrina, che non si è formata quale è attraverso successive 
trasformazioni, ma tale è stata data: dottrina del Cristo, del tempo di Grazia, del Regno dei Cieli e del Regno 
di Dio in voi, divina, perfetta, immutabile, Buona Novella per tutti i sitibondi di Dio.
Al dragone rosso con sette teste, dieci corna e sette diademi sulle teste, che con la coda trae dietro la terza 
parte delle stelle del cielo e le fa precipitare (è l’inizio di allusioni a: Daniele 7; Apocalisse 12, 20) - e in 
verità vi dico che esse precipitano ancor più in basso che sulla terra - e che perseguita la Donna; alle bestie 
del mare e della terra che molti, troppi adorano, sedotti come sono dai loro aspetti e prodigi, opponete il mio 
Angelo volante nel mezzo del cielo tenendo il Vangelo eterno ben aperto anche sulle pagine sin qui chiuse, 214
perché gli uomini possano salvarsi per la sua luce dalle spire del gran Serpente dalle sette fauci, che li vuole 
affogare nelle sue tenebre, e al mio ritorno Io ritrovi ancora la fede e la carità nel cuore dei perseveranti e 
siano questi numerosi più di quanto l'opera di Satana e degli uomini non danno a sperare che possano essere.


II. Risvegliare nei sacerdoti e nei laici un vivo amore al Vangelo e a quanto è attinente al Cristo. Prima fra tutte le cose una rinnovellata carità alla Madre mia, nelle preghiere della quale è il segreto della salute del mondo. Lei, la Madre mia, è la Vincitrice del Dragone maledetto. Aiutate la sua potenza col vostro rinnovellato amore a Lei e con la rinnovellata fede e conoscenza di quanto le si riferisce. Maria ha dato al mondo il Salvatore. Il mondo avrà ancora da Lei la salvezza.



III. Dare ai maestri di spirito e direttori di anime aiuto al loro ministero, studiando il mondo di spiriti diversi che si agitò intorno a Me e dei diversi modi da Me usati per salvarli.

Perché stolto sarebbe volere avere un metodo unico per tutte le anime. Diverso è il modo di attrarre alla Perfezione un giusto che spontaneamente vi tende, da quello da usarsi per un credente ma peccatore, da quello da usarsi per un Gentile. Ne avete tanti anche fra voi, se giungete a giudicare, come il vostro Maestro, 
come Gentili quelli che sono i poveri esseri che hanno sostituito l'idolo della potenza e prepotenza, o dell'oro, o della lussuria, o della superbia del loro sapere, al Dio vero. E diverso è il modo da usarsi per salvare i moderni proseliti, ossia coloro che hanno accettato l'idea cristiana ma non la cittadinanza cristiana, appartenendo alle Chiese separate. Nessuno sia sprezzato, e queste pecore sperse meno di tutti. Amatele e cercate di ricondurle all'Ovile unico perché il desiderio del Pastore Gesù si compia.
Alcuni obbietteranno, leggendo quest'Opera: "Non risulta dal Vangelo che Gesù abbia avuto contatti coi romani o greci, e perciò noi rigettiamo queste pagine". Quante cose non risultano dal Vangelo, o traspaiono appena da dietro spesse cortine di silenzio, lasciate cadere dagli Evangelisti su episodi che, per la loro infrangibile mentalità di ebrei, essi non approvavano! Credete voi di conoscere tutto quello che ho fatto?


In verità vi dico che neppure dopo aver letta e accettata questa illustrazione della mia vita pubblica voi conoscete tutto di Me. Avrei ucciso, nella fatica di essere il cronista di tutti i giorni del mio ministero e di tutte le azioni compiute in quei singoli giorni, il mio piccolo Giovanni, se gli avessi fatto conoscere tutto perché tutto vi trasmettesse! "Ci sono poi altre cose fatte da Gesù, le quali, se fossero scritte una ad una, credo che il mondo non potrebbe contenere i libri che si dovrebbero scrivere", dice Giovanni (21,25). A parte l'iperbole, in verità vi dico che se si fossero dovute scrivere tutte le mie singole azioni, tutte le mie lezioni particolari, le mie penitenze e orazioni per salvare un'anima, sarebbero occorse le sale di una delle vostre biblioteche, e una delle maggiori, per contenere i libri parlanti di Me. E anche in verità vi dico che sarebbe molto più utile per voi dare al rogo tanta inutile scienza polverosa e velenosa per far posto ai miei libri, che 

sapere così poco di Me e adorare così tanto quella stampa quasi sempre sporca di libidine o di eresia.



IV. Restituire nella loro verità le figure del Figlio dell'Uomo e di Maria, veri figli di Adamo per la carne e il 

sangue, ma di un Adamo innocente. Come noi, così dovevano essere i figli dell'Uomo, se il Progenitore e la 
Progenitrice non avessero avvilito la loro perfetta umanità - nel senso di uomo, ossia di creatura nella quale è 
la duplice natura spirituale, a immagine e somiglianza di Dio, e la natura materiale - come voi sapete che 
hanno fatto. Sensi perfetti, ossia sottomessi alla ragione pur nella loro grande acutezza. Nei sensi includo 
quelli morali insieme a quelli corporali. Amore completo e perfetto perciò, e per lo sposo al quale non la 
stringe sensualità, ma soltanto vincolo di spirituale amore, e per il Figlio. Amatissimo. Amato con tutta la 
perfezione di una perfetta donna per la creatura nata da lei. Così avrebbe dovuto amare Eva: come Maria, 
ossia non per quello che di godimento carnale era il figlio, ma perché quel figlio era figlio del Creatore e 
ubbidienza compiuta al suo comando di moltiplicare la specie umana. E amato con tutto l'ardore di una 
perfetta credente, che sa quel suo Figlio non figuratamente ma realmente: Figlio di Dio. 
A coloro che giudicano troppo amoroso l'amor di Maria per Gesù dico di considerare chi era Maria: la Donna 
senza peccato e perciò senza tare alla sua carità verso Dio, verso i parenti, verso lo sposo, verso il Figlio, 
verso il prossimo; di considerare cosa vedeva la Madre in Me oltre che vedere il Figlio del suo seno; e infine 
di considerare la nazionalità di Maria. Razza ebrea, razza orientale, e tempi molto lontani dagli attuali. 
Perciò, da questi elementi scaturisce la spiegazione di certe amplificazioni verbali di amore che a voi 
possono parere esagerate. Stile fiorito e pomposo anche nel parlare comune, lo stile orientale ed ebraico. 
Tutti gli scritti di quel tempo e di quella razza ne sono un documento, né il volger dei secoli ha molto mutato 
lo stile d'oriente.
Pretendereste che, perché voi, venti secoli dopo e quando la perversità della vita ha ucciso tanto amore, 
dovete esaminare queste pagine, Io vi dessi una Maria di Nazaret quale è la donna arida e superficiale del 
vostro tempo? Maria è ciò che è, e non si muta la dolce, pura, amorosa Fanciulla d'Israele, Sposa di Dio, 215
Màdre verginale di Dio, in una eccessivamente, morbosamente esaltata, o in una glacialmente egoista donna 
del vostro secolo.
A coloro che giudicano troppo amoroso l'amor di Gesù per Maria dico di considerare che in Gesù era Dio e 
che Dio uno e trino prendeva i suoi conforti amando Maria, Colei che lo ripagava del dolore di tutta la razza 
umana, il mezzo perché Dio potesse tornare a gloriarsi della sua Creazione che dà cittadini ai suoi Cieli. E 
considerino infine che ogni amore diventa colpevole quando, e soltanto, quando disordina, ossia quando va 
contro la volontà di Dio e il dovere da compiere.
Ora considerate: l'amore di Maria ha fatto questo? Il mio amore ha fatto questo? Mi ha Ella trattenuto, per 
egoistico amore, dal compiere tutta la volontà di Dio? Per un disordinato amore per mia Madre ho rinnegato 
forse la mia missione? No. L'uno e l'altro amore hanno avuto un solo desiderio: che si compisse la volontà di 
Dio per la salute del mondo. E la Madre ha detto tutti gli addii al Figlio, e il Figlio ha detto tutti gli addii alla 
Madre, consegnando il Figlio alla croce del magistero pubblico e alla croce del Calvario, consegnando la 
Madre alla solitudine e allo strazio, perché fosse Corredentrice, senza tenere conto dell'umanità nostra che si 
sentiva lacerare e del nostro cuore che si spezzava nel dolore. È questo debolezza? Sentimentalismo? È amor 
perfetto, o uomini che non sapete amare e non comprendete più l'amore e le sue voci!
E ancora quest'Opera ha scopo di illuminare dei punti che un complesso di circostanze hanno coperto di 
tenebre e formano così zone oscure nella luminosità del quadro evangelico e punti che sembrano di frattura, 
e non sono che punti oscurati, fra l'uno e l'altro episodio, punti indecifrabili e che nel poter decifrarli sta la 
chiave per comprendere esattamente certe situazioni che si erano create e certe maniere forti che avevo 
dovuto avere, così in contrasto con le mie esortazioni continue al perdono, alla mitezza e umiltà, certi 
irrigidimenti verso i tenaci, inconvertibili avversari. Ricordate tutti che, dopo avere usato tutta la 
misericordia, Dio, per onore di Sé stesso, sa anche dire "Basta" a coloro che, perché è buono, credono lecito 
di abusare della sua longanimità e tentarlo. Dio non si irride. È parola antica e sapiente.



V. Conoscere esattamente la complessità e durata della mia lunga passione, la quale culmina nella Passione 

cruenta compiuta in poche ore, che mi aveva consumato in un tormento quotidiano durato lustri e lustri, e 
andato sempre crescendo, e con la mia la passione della Madre alla quale la spada del dolore trafisse il cuore 
per un tempo uguale. E spingervi, per questa conoscenza, ad amarci di più.



VI. Dimostrare il potere della mia Parola e gli effetti diversi della stessa a seconda che chi la riceveva 

apparteneva alla schiera degli uomini di buona volontà, o a quella di coloro che avevano una volontà 
sensuale che non è mai retta.
Gli apostoli e Giuda. Ecco i due esempi opposti. I primi, imperfettissimi, rozzi, ignoranti, violenti, ma con 
buona volontà. Giuda, dotto più della maggioranza di essi, raffinato dalla vita nella capitale e nel Tempio, ma 
di mala volontà. Osservate l'evoluzione nel Bene dei primi, la loro ascesa. Osservate l'evoluzione del 
secondo nel Male e la sua discesa.
Osservino questa evoluzione nella perfezione degli undici buoni soprattutto coloro che per un difetto visivo 
mentale sono usi a snaturare la realtà dei santi, facendo dell'uomo che raggiunge la santità con dura, 
durissima lotta contro le forze pesanti e oscure, un essere innaturale senza fomiti e fremiti, e perciò senza 
meriti. Perché il merito viene proprio dalla vittoria sulle passioni disordinate e le tentazioni, raggiunta per 
amore di Dio e per conseguire il fine ultimo: godere di Dio in eterno. Lo osservino coloro che pretendono 
che il miracolo della conversione debba venire solo da Dio. Dio dà i mezzi per convertirsi, ma non violenta 
la volontà dell'uomo, e se l'uomo non vuole convertirsi, inutilmente ha ciò che ad altro serve alla 
conversione.
Considerino, coloro che esaminano, i molteplici effetti della mia Parola, non soltanto sull'uomo umano, ma 
anche sull'uomo spirituale. Non soltanto sull'uomo spirituale, ma anche sull'uomo umano. La mia Parola, 
accolta con buona volontà, trasforma l'uno e l'altro portando a perfezione esterna e interna.
Gli apostoli, che per la loro ignoranza e la mia umiltà trattavano il Figlio dell'Uomo con confidenza 
eccessiva - un buon maestro fra loro, nulla più, un maestro umile e paziente col quale era lecito prendersi 
delle libertà talora eccessive; ma non era irriverenza la loro: era ignoranza, e va scusata - gli apostoli, rissosi 
fra loro, egoisti, gelosi nel loro amore e del mio amore, impazienti con il popolo, un poco orgogliosi di essere 
"gli apostoli", ansiosi dello stupefacente che li addita alle folle è come dotati di un potere straordinario, 
lentamente ma continuamente si trasformano in uomini nuovi, dominando prima le loro passioni per imitare 
Me e far contento Me, poscia, sempre più conoscendo il mio vero Io, mutando modi e amore sino a vedermi, 
amarmi e trattarmi come Signore divino. Sono forse, al termine della mia vita sulla Terra, ancora i compagni 
superficiali e allegri dei primi tempi? Sono, soprattutto dopo la Risurrezione, gli amici che trattano il Figlio 
dell'Uomo da Amico? No. Sono i ministri del Re, prima. Sono i sacerdoti di Dio, dopo. Tutti diversi,216
trasformati completamente.
Considerino questo coloro che troveranno forte e giudicheranno innaturale la natura degli apostoli, che era 
quale è descritta. Io non ero un dottore difficile e un re superbo, non ero un maestro che giudica indegni di 
lui gli altri uomini. Ho saputo compatire. Ho voluto formare prendendo materie grezze, empire di perfezioni 
d'ogni specie vasi vuoti, dimostrare che Dio può tutto, e da una selce trarre un figlio d'Abramo, un figlio di 
Dio, e da un nulla un maestro, a confondere i maestri boriosi della loro scienza che molto sovente ha perduto 
il profumo della mia.



VII. Infine: farvi conoscere il mistero di Giuda, quel mistero che è la caduta di uno spirito che Dio aveva beneficato straordinariamente. Un mistero che in verità si ripete troppo sovente e che è la ferita che duole nel Cuore del vostro Gesù.

Farvi conoscere come si cade mutandosi da servi e figli di Dio in demoni e deicidi che uccidono il Dio in loro coll'uccidere la Grazia, per impedirvi di mettere il piede sui sentieri dai quali si cade nell'Abisso, e per insegnarvi come usare per vedere di trattenere gli agnelli imprudenti che si spingono verso l'abisso. 
Applicate il vostro intelletto a studiare l'orrenda e pur comune figura di Giuda, complesso in cui si agitano serpentini tutti i vizi capitali che voi trovate e avete da combattere in questo o in quello. È la lezione che dovete maggiormente imparare, perché sarà quella che vi è più utile nel vostro ministero di maestri di spirito e direttori d'anime. Quanti mai, in ogni stato della vita, imitano Giuda dandosi a Satana e incontrando la 
morte eterna!


Sette ragioni, come sette sono le parti:



I. Preevangelo (dal Concepimento immacolato di Maria sempre Vergine alla morte di S. Giuseppe).

II. Anno primo di vita pubblica.
III. Anno secondo di vita pubblica.
IV. Anno terzo di vita pubblica.
V. Pre-Passione (da Tebet a Nisam, ossia dall'agonia di Lazzaro alla cena di Betania).
VI. Passione (dall'addio a Lazzaro alla mia Sepoltura e giorni seguenti sino all'alba pasquale).
VII. Dalla Risurrezione alla Pentecoste.


Sia tenuta questa divisione delle parti come Io qui la indico, che è la giusta.


Ed ora? Che dite al vostro Maestro? Non parlate a Me. Ma in cuor vostro parlate e, sol che possiate farlo, parlate al piccolo Giovanni. Ma in nessuno di questi due casi parlate con quella giustizia che vorrei vedere in voi. Perché al piccolo Giovanni parlate per dare pena, calpestando la carità verso la cristiana, la consorella e lo strumento di Dio. In verità vi dico ancora una volta che non è placida gioia essere strumento mio: è fatica e sforzo continui, in tutto è dolore perché ai discepoli del Maestro il mondo dà ciò che dette al Maestro: dolore; e occorrerebbe che almeno i sacerdoti, e specie i confratelli, aiutassero questi piccoli martiri che 
procedono sotto la loro croce... E perché in cuor vostro, parlando a voi stessi, voi avete lamento di superbia, invidia, incredulità e altro. Ma Io vi darò risposta alle vostre lamentele e ai vostri stupori scandalizzati.

Nella sera dell'ultima Cena agli undici che mi amavano Io ho detto: "Quando lo Spirito Consolatore sarà venuto vi ricorderà tutto ciò che Io ho detto". Quando Io parlavo avevo sempre presente, oltre ai presenti, 
tutti quelli che mi sarebbero stati discepoli nello spirito, e con verità e volontà di volere. Lo Spirito Santo, che già con la sua Grazia infonde in voi facoltà di ricordare Iddio, traendo le anime dall'intontimento della 
Colpa originale e liberandole dagli offuscamenti che, per la triste eredità di Adamo, fasciano la luminosità degli spiriti creati da Dio perché ne godessero la vista e conoscenza spirituale, completa la sua opera di 
Maestro "ricordando", nel cuore di coloro che sono da Lui condotti e che sono i figli di Dio, quanto Io ho detto e che costituisce il Vangelo. 
Ricordare qui è per illuminare lo spirito di esso. Perché nulla è ricordare le parole del Vangelo se non se ne comprende lo spirito. E lo spirito del Vangelo, che è amore, può essere fatto comprendere dall'Amore, ossia 
dallo Spirito Santo, il Quale, così come è stato il vero Scrittore del Vangelo, ne è anche il solo Commentatore, poiché solo l'autore di un'opera sa lo spirito della stessa e lo comprende, anche se non riesce 
a farlo comprendere ai lettori della stessa. Ma là dove non riesce un autore umano, perché ogni perfezione umana è ricca di lacune, giunge lo Spirito perfettissimo e sapientissimo. Perciò solo lo Spirito Santo, Autore 
del Vangelo, è anche Colui che lo ricorda e commenta e completa in fondo alle anime dei figli di Dio.

"Il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre vi manderà in mio Nome, vi insegnerà ogni cosa, vi rammenterà tutto quello che ho detto" (Giovanni, cap. 14, v. 26).
"Quando poi sarà venuto quello Spirito di Verità, Egli vi ammaestrerà in ogni vero; ché non vi parlerà da sé stesso, ma dirà tutto quello che ha udito e vi annunzierà l'avvenire. Egli mi glorificherà, perché riceverà del 
mio e ve lo annunzierà. Tutto quello che ha il Padre è mio; per questo ho detto che Egli riceverà del mio e ve lo annunzierà". (Giovanni, capo 16°, v. 13-14-15).

Che se poi obbiettate che, essendo lo Spirito Santo l'Autore vero del Vangelo, non si capisce come mai non abbia ricordato quanto in quest'opera è detto e quanto Giovanni fa comprendere avvenuto con le parole che chiudono il suo Vangelo, Io vi rispondo che i pensieri di Dio sono diversi da quelli degli uomini, e sempre giusti e insindacabili.

E ancora: se obbiettate che la rivelazione si è chiusa con l'ultimo Apostolo e non c'era nulla più da aggiungere, perché lo stesso Apostolo dice nell'Apocalisse: "Se uno vi aggiungerà qualche cosa, Dio porrà su 
lui le piaghe scritte in questo libro" (cap. 22, v. 18), e ciò può intendersi per tutta la Rivelazione alla quale l'Apocalisse di Giovanni è ultimo coronamento, Io vi rispondo che non fu con quest'opera fatta aggiunta alla 
Rivelazione, ma ricolmate le lacune che si erano prodotte per cause naturali e voleri soprannaturali. E se Io mi sono voluto compiacere di ricostruire il quadro della mia divina Carità, così come fa un restauratore di mosaici che rimette le tessere deteriorate o mancanti, restituendo al mosaico la sua completa bellezza, e mi sono riservato di farlo in questo secolo nel quale l'Umanità precipita verso l'Abisso di tenebre e orrore, potete voi vietarmelo? Potete forse dire di non averne bisogno, voi dallo spirito così annebbiato, sordo, illanguidito, alle luci, voci e inviti dell'Alto?
In verità dovreste benedirmi per il mio aumentare con nuove luci la luce che avete e che non vi è più sufficiente a "vedere" il vostro Salvatore. Vedere la Via, la Verità e la Vita, e sentire risorgere in voi quella spirituale commozione dei giusti del mio tempo, pervenendo, attraverso a questa conoscenza, ad un rinnovamento dei vostri spiriti nell'amore, che sarebbe salvezza, perché ascesa verso la perfezione.

Non vi dico "morti", ma dormienti, assopiti. Simili a piante durante il sonno invernale. Il Sole divino vi dà i suoi fulgori. Destatevi e benedite il Sole che si dona, accoglietelo con gioia perché Egli vi scaldi, dalla 
superficie al profondo, vi ridesti, vi copra di fiori e frutti.

Sorgete. Venite al Dono mio.
"Prendete e mangiate. Prendete e bevete", ho detto agli apostoli.
"Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: 'dammi da bere', tu stessa ne avresti chiesto a lui, che ti avrebbe dato acqua viva", ho detto alla samaritana.

Lo dico anche ora: ai dottori come ai samaritani. Perché ambedue le classi estreme ne hanno bisogno, e bisogno ne hanno quelli che stanno fra i due estremi. I primi per non essere denutriti e spogli di forze anche per sé stessi, e di soprannaturale nutrimento per chi langue per mancanza di conoscenza di Dio, del DioUomo, del Maestro e Salvatore. I secondi perché le anime hanno bisogno d'acqua viva quando periscono lontano dalle fonti. Quelli di mezzo fra i primi e i secondi, la grande massa dei non peccatori gravi, ma anche degli statici nel non progredire, per pigrizia, tiepidezza, per uno sbagliato concetto sulla santità, quelli che sono scrupolosi di non dannarsi, di essere osservanti, di intricarsi in un labirinto di pratiche superficiali, ma che non osano fare un passo sulla via erta, ertissima dell'eroicità, perché da quest'opera abbiano la spinta iniziale ad uscire da quella staticità e iniziare il cammino eroico.

Io ve le dico queste parole. Vi offro questo cibo e questa bevanda d'acqua viva. La mia Parola è Vita. E Io vi voglio nella Vita, con Me. E moltiplico la mia parola a controbilanciare i miasmi di Satana che vi 
distruggono le forze vitali dello spirito.Non respingetemi. Ho sete di darmi a voi. Perché vi amo. È la mia inestinguibile sete. Ho ardente desiderio di comunicarmi a voi per farvi pronti al banchetto delle nozze celesti. E voi avete bisogno di Me per non languire, per vestirvi di veste ornata per le nozze dell'Agnello, per la grande festa di Dio dopo aver superato la tribolazione in questo deserto pieno di insidie, rovi e serpenti che è la Terra, per passare fra le fiamme e non averne danno, calcare i rettili e dover assorbire veleni senza morire, avendo in voi Me.

E ancora vi dico: "Prendete, prendete quest'opera e 'non sigillatela', ma leggetela e fatela leggere 'perché il tempo è vicino' (Giovanni, Apocalisse, cap. 22, v. 10) 'e chi è santo si faccia ancor più santo' (v. 11)"La grazia del Signor vostro Gesù Cristo sia con tutti quelli che in questo libro vedono un avvicinarsi di Me e sollecitano che si compia, a loro difesa, col grido dell'Amore: "Vieni, Signore Gesù!"».

A me in particolare dice poi Gesù:
«A proemio dell'Opera metterai il primo capitolo del Vangelo di Giovanni, dal versetto 1° al versetto 18° 
incluso. Così, integralmente come è scritto. Giovanni scrisse quelle parole, come te scrivesti tutte quelle 
riportate nell'Opera, sotto dettatura dello Spirito di Dio. Non vi è nulla da aggiungere o togliere, come non vi 
fu nulla da aggiungere o togliere alla orazione del Padre nostro e alla mia preghiera dopo l'Ultima Cena.

Ogni parola di questi punti è gemma divina e non va toccata. Non c’è, per essi punti, che fare una cosa: 
pregare ardentemente lo Spirito Santo che ve li illumini in tutta la loro bellezza e sapienza.
Quando poi giungerai al punto che inizia la mia vita pubblica, copierai pure integralmente il primo capitolo218
di Giovanni, dal versetto 19° al 28° incluso, e il capitolo terzo di Luca dal versetto 3° al 18° incluso, l'uno 
dietro l'altro, come fossero un solo capitolo. C'è tutto il Precursore, asceta di poche parole e di dura disciplina, e non c'è altro da dire. Poi metterai il mio Battesimo e andrai avanti come ho detto di volta in volta.
E la tua fatica è finita. Ora resta l'amore e la ricompensa da godere.
Anima mia, e che ti dovrei dire? Tu mi chiedi, col tuo spirito perduto in Me: "Ed ora che farai, Signore, di me, tua serva?".
Potrei dirti: "Spezzerò il vaso di creta per estrarne l'essenza e portarla dove Io sono". E sarebbe gioia di entrambi. Ma ancora mi occorri per un poco, e un altro poco ancora, qui, ad emanare i tuoi profumi che sono ancora l'odore del Cristo che in te inabita. E allora ti dirò come per Giovanni: "Se voglio che tu resti finché Io non venga a prenderti, che te ne importa di rimanere?".
Pace a te, mia piccola, instancabile voce. Pace a te. Pace e benedizione. Il Maestro ti dice: "Grazie". Il Signore ti dice: "Sii benedetta". Gesù, il tuo Gesù, ti dice: "Io sempre sarò con te perché mi è dolce stare con 
quelli che mi amano.

La mia pace, piccolo Giovanni. Vieni e riposa sul mio Petto».


E con queste parole sono finiti anche i suggerimenti per la stesura dell'Opera e date le ultime spiegazioni.
Viareggio 28 aprile 1947
Maria Valtorta.

AMDG et BVM

M.Valtorta: Ultima Cena: quattro ammaestramenti principali.


Dice Gesù:

«Dall'episodio della Cena, oltre la considerazione della carità di un Dio che si fa Cibo agli uomini, risaltano quattro ammaestramenti principali.

.


Primo:la necessità per tutti i figli di Dio di ubbidire alla Legge.
La Legge diceva che si doveva per Pasqua consumare l'agnello secondo il rituale dato dall'Altissimo a Mosè, ed Io, Figlio vero del Dio vero, non mi sono riputato, per la mia qualità divina, esente dalla Legge. Ero sulla Terra: Uomo fra gli uomini e Maestro degli uomini. Dovevo perciò fare il mio dovere di uomo verso Dio
come e meglio degli altri. I favori divini non esimono dall'ubbidienza e dallo sforzo verso una sempre maggiore santità. Se paragonate la santità più eccelsa alla perfezione divina, la trovate sempre piena di mende, e perciò obbligata a sforzare se stessa per eliminarle e raggiungere un grado di perfezione per quanto più è possibile simile a quello di Dio.



Secondo: la potenza della preghiera di Maria.
Io ero Dio fatto Carne. Una Carne che, per essere senza macchia, possedeva la forza spirituale per
signoreggiare la carne. Eppure non ricuso, anzi invoco l'aiuto della Piena di Grazia, la quale anche in quell'ora di espiazione avrebbe trovato, è vero, sul suo capo il Cielo chiuso, ma non tanto che non riuscisse a strapparne un angelo, Lei, Regina degli angeli, per il conforto del suo Figlio.
Oh! non per Lei, povera Mamma! Anche Lei ha assaporato l'amaro dell'abbandono del Padre, ma per questo suo dolore offerto alla Redenzione m'ha ottenuto di potere superare l'angoscia dell'orto degli Ulivi e di portare a termine la Passione in tutta la sua multiforme asprezza, di cui ognuna era volta a lavare una forma e un mezzo di peccato.




Terzo: il dominio su se stessi e la sopportazione dell'offesa, carità sublime su tutte, la possono avere unicamente quelli che fanno vita della loro vita la legge di carità che Io avevo bandita. E non bandita solo, ma praticata realmente.

Cosa sia stato per Me aver meco alla mia tavola il mio Traditore, il dovere darmi ad esso, il dovere umiliarmi ad esso, il dovere dividere con esso il calice di rito e posare le labbra là dove egli le aveva posate, e farle posare a mia Madre, voi non potete pensare. 


I vostri medici hanno discusso e discutono sulla mia rapida fine e le dànno origine in una lesione cardiaca dovuta alle percosse della flagellazione. Sì, anche per queste il mio cuore divenne malato. Ma lo era già dalla Cena. Spezzato, spezzato nello sforzo di dover subire al mio fianco il mio Traditore. Ho cominciato a morire allora, fisicamente. Il resto non è stato che aumento della già esistente agonia.

Quanto ho potuto fare l'ho fatto perché ero uno con la Carità. Anche nell'ora in cui Dio-Carità si ritirava da
Me, ho saputo esser carità, perché ero vissuto, nei miei trentatré anni, di carità. Non si può giungere ad una perfezione, quale si richiede per perdonare e sopportare il nostro offensore, se non si ha l'abito della carità. Io l'avevo, e ho potuto perdonare e sopportare questo capolavoro di Offensore che fu Giuda.

Quarto: il Sacramento opera quanto più uno è degno di riceverlo. Se ne è fatto degno con una costante volontà, che spezza la carne e fa signore lo spirito, vincendo le concupiscenze, piegando l'essere alle virtù, tendendolo come arco verso la perfezione delle virtù e soprattutto della carità.

Perché, quando uno ama, tende a far lieto chi ama. Giovanni, che mi amava come nessuno e che era puro, ebbe dal Sacramento il massimo della trasformazione. Cominciò da quel momento ad essere l'aquila, a cui è familiare e facile l'altezza nel Cielo di Dio e l'affissare il Sole eterno. 

Ma guai a chi riceve il Sacramento senza esserne affatto degno, ma anzi avendo accresciuto la sua sempre umana indegnità con le colpe mortali.
Allora esso diviene non germe di preservazione e di vita ma di corruzione e di morte. Morte dello spirito e putrefazione della carne, per cui essa "crepa", come dice Pietro di quella di Giuda. (Atti 1, 18). Non sparge il sangue, liquido sempre vitale e bello nella sua porpora, ma le sue interiora, nere di tutte le libidini, marciume che si riversa fuori dalla carne marcita come da carogna di animale immondo, oggetto di ribrezzo per i passanti.
La morte del profanatore del Sacramento è sempre la morte di un disperato, e perciò non conosce il placido trapasso proprio di chi è in grazia, né l'eroico trapasso della vittima che soffre acutamente ma con lo sguardo fisso al Cielo e l'anima sicura della pace. La morte del disperato è atroce di contorsioni e di terrori, è una
convulsione orrenda dell'anima già ghermita dalla mano di Satana, che la strozza per svellerla dalla carne e che la soffoca col suo nauseabondo fiato.

Questa la differenza fra chi trapassa all'altra vita dopo essersi nutrito in essa di carità, fede, speranza e d'ogni altra virtù e dottrina celeste e del Pane angelico che l'accompagna coi suoi frutti - meglio se con la sua reale presenza - nel viaggio estremo, e chi trapassa dopo una vita di bruto con morte da bruto che la Grazia e il Sacramento non confortano. 

La prima è la serena fine del santo, a cui la morte apre il Regno eterno.
La seconda è la spaventosa caduta del dannato, che si sente precipitare nella morte eterna e conosce in un attimo ciò che ha voluto perdere, né più può riparare. Per uno acquisto, per l'altro spogliamento. Per uno gioia, per l'altro terrore.
Questo è quanto vi date a seconda del vostro credere ed amare, o non credere e deridere il dono mio. questo è l'insegnamento di questa contemplazione».


Refugium est in tribulationibus
Mariae Nomen
omnibus illud invocantibus

giovedì 28 marzo 2013

Ora sappiamo ...





«Oh! ora Tu ti spieghi. Ora sappiamo ciò che vuoi dire e che Tu sai tutto e rispondi senza che nessuno ti interroghi. Veramente Tu vieni da Dio!».


«Adesso credete? All'ultima ora? È tre anni che vi parlo! Ma già in voi opera il Pane che è Dio e il Vino che è Sangue non venuto da uomo, e vi dà il primo brivido di deificazione. Voi diverrete dèi se sarete perseveranti nel mio amore e nel mio possesso. Non come lo disse Satana ad Adamo ed Eva, ma come Io ve lo dico. È il vero frutto dell'albero del Bene e della Vita. Il Male è vinto in chi se ne pasce, ed è morta la Morte. Chi ne mangia vivrà in eterno e diverrà "dio" nel Regno di Dio. Voi sarete dèi se permarrete in Me. 


Eppure ecco... pur avendo in voi questo Pane e questo Sangue, poiché sta venendo l'ora in cui sarete dispersi, voi ve ne andrete per vostro conto e mi lascerete solo... 

Ma non sono solo. Ho il Padre con Me. Padre, Padre! Non mi abbandonare! Tutto vi ho detto... Per darvi pace. La mia pace. Ancora sarete oppressi. Ma abbiate 
fede. Io ho vinto il mondo».


Gesù si alza, apre le braccia in croce e dice con volto luminoso la sublime preghiera al Padre. Giovanni la riporta integralmente. (Nel suo Vangelo: Giovanni 17).




EXEMPLUM DEDI VOBIS
VIGILATE ET ORATE!

Nell’anno che papa Benedetto XVI ha consacrato al tema della fede...


Nell’anno che papa Benedetto XVI ha consacrato al tema della fede, padre Amorth pone al centro i temi che gli stanno più a cuore, mettendo in guardia da un mondo secolare che si sta consumando nell’astio, nell’invidia, nel materialismo.
Si tace sulle realtà luciferine che agitano i contesti sociali ed ecclesiali. Eppure  dal diavolo occorre difendersi.
Per contrastare questo colpevole silenzio, il sacerdote ha deciso di alzare ogni velo al fine di trasmettere a fedeli e laici il proprio bagaglio di esperienza, il suo lascito, in modo particolare a chi verrà dopo di lui, ai giovani esorcisti che saranno presto chiamati ad affrontare fenomeni di possessione sempre più cruenti e le funeste congiunture del maligno.
Ecco qui il primo capitolo, scaricabile gratuitamente.
AVE MARIA!