mercoledì 25 gennaio 2012

O Volto Adorabile, immagine perfetta della sostanza del Padre, pietà di noi.

Iniziative di protesta del popolo di Facebook

LITANIE AL VOLTO SANTO

Signore, pietà.

Cristo, pietà.

Signore, pietà.

Cristo, ascoltaci.

Cristo, esaudiscici.

O Volto Adorabile, compiacenza perfetta dell'Eterno Padre, pietà di noi.
O Volto Adorabile, opera divina dello Spirito Santo, pietà di noi.

O Volto Adorabile, splendore del paradiso, pietà di noi.

O Volto Adorabile, gioia e letizia degli Angeli, pietà di noi.

O Volto Adorabile, soave ristoro dei Santi, pietà di noi.

O Volto Adorabile, dolce riposo dei tribolati, pietà di noi.

O Volto Adorabile, consolante rifugio dei peccatori, pietà di noi.

O Volto Adorabile, speranza e conforto dei moribondi, pietà di noi.

O Volto Adorabile, vittorioso sul maligno, pietà di noi.

O Volto Adorabile, rivelatore della misericordia del Padre, pietà di noi.

O Volto Adorabile, creatore benedetto della legge d'amore, pietà di noi.

O Volto Adorabile, assertore potente della carità fraterna, pietà di noi.

O Volto Adorabile, assetato della salvezza degli uomini, pietà di noi.

O Volto Adorabile, bagnato di lacrime d'amore, pietà di noi.

O Volto Adorabile, ricoperto di fango e di sputi per noi, pietà di noi.

O Volto Adorabile, intriso di sudore e di sangue, pietà di noi.

O Volto Adorabile, insultato, schernito e schiaffeggiato, pietà di noi.

O Volto Adorabile, trattato da vilissimo schiavo, pietà di noi.

O Volto Adorabile, motteggiato nell'atroce agonia, pietà di noi.

O Volto Adorabile, pregante per i tuoi uccisori, pietà di noi.

O Volto Adorabile, abbandonato anche dal Padre, pietà di noi.

O Volto Adorabile, velato dal pallore dei morenti, pietà di noi.

O Volto Adorabile, pianto dalla Madre del dolore, pietà di noi.

O Volto Adorabile, deposto velato nella tomba, pietà di noi.

O Volto Adorabile, impresso nella Santa Sindone, pietà di noi.

O Volto Adorabile, splendido e trionfante nella mattina di Pasqua, pietà di noi.

O Volto Adorabile, circonfuso di bontà nel manifestarti risuscitato agli Apostoli, pietà di noi.

O Volto Adorabile, lucente e glorioso nell'Ascensione al cielo, pietà di noi.

O Volto Adorabile, velato di profondissima umiltà nel mistero eucaristico, pietà di noi.

O Volto Adorabile, rivestito di infinita grandezza nel giudizio finale, pietà di noi.

O Volto Adorabile, invitante alla gloria gli eletti per tutta l'eternità, pietà di noi.

O Volto Adorabile, letizia sempiterna dei Santi, pietà di noi.

O Volto Adorabile, immagine perfetta della sostanza del Padre, pietà di noi.

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, perdonaci, o Signore!

Agnello di Dio, cbe togli i peccati del mondo, esaudiscici, o Signore!

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, pietà di noi, o Signore!

Preghiera: Ti salutiamo, Ti adoriamo, Ti amiamo Gesù Salvatore che prendi su di Te il peccato del mondo. Offriamo per mezzo del cuore della divina Madre Maria, come incenso e profumo di gratissimo odore, gli omaggi degli Angeli e di tutti i Santi, supplicandoti umilmente per la virtù del Tuo Santo Volto, di riparare e ristabilire in noi e in tutti gli uomini del mondo, la Tua immagine sfigurata dai peccati. Amen.

AVE MARIA!
AMDG

sabato 21 gennaio 2012

Eletti, amici cari, restateMi fedeli ed attendete nella preghiera fervente e profonda.

Opera scritta dalla Divina Sapienza per gli eletti degli ultimi tempi



01.01.12





Eletti, amici cari, restateMi fedeli ed attendete nella preghiera fervente e profonda.




Sposa cara, questo è il tempo della testimonianza, questo è il tempo del grande fervore. I tiepidi non ci siano sulla terra né quelli che restano freddi ed increduli. Ecco quello che ti dice il Tuo Creatore, il Tuo Salvatore, ecco, sposa cara, quello che ti dico: guai ai tiepidi; guai a coloro che non sono freddi né caldi, a quelli che Mi mettono all’ultimo posto nella loro vita e per i quali tutto viene prima di Me, Dio! Guai, sposa amata, perché dura e forte sarà la purificazione; se, poi, si ribellano, la vita diverrà amara e dura, sarà difficile da sopportare sempre di più! Sposa cara, nel cuore ti chiedi come sarà il nuovo anno appena cominciato.

Mi dici: “Ogni uomo se lo chiede e geme nell’anima, vedendo quello che succede intorno ed in ogni angolo della terra. Pare che gli uomini non capiscano, non vogliano capire. Tu chiedi conversione e penitenza ed essi né si convertono né fanno penitenza, ma peccano, gravemente, fino al punto, per molti, di vivere come se Tu non esistessi, persi nelle cose della terra, dimentichi del Cielo. Dolce Amore, Santissimo Gesù, non vedo miglioramento nella condotta umana, ma peggioramento in molti.”

Sposa cara, l’ho detto e lo ripeto: questo è il tempo delle cupe tenebre, come mai sono state; ma questo è anche tempo della più fulgida Luce, come mai è stata sulla terra. Chi vuole la Luce, chi cerca la Luce, chi opera per averla l’avrà e sarà felice nel profondo; ma chi vuole tenebre le avrà tanto fitte, da non vedere nulla: sono le tenebre del cuore, quelle del peccato insistente, le più cupe che preparano la rovina! Sposa cara, ecco la scelta che sta facendo il genere umano, sempre più diviso tra uomini di Luce e uomini di tenebra. Continuerà la divisione, fino ad essere definitiva: tutto possiederanno gli uomini di Luce; tutto sarà tolto a quelli di tenebra, anche il poco che hanno.

Mi dici: “Dolce Amore, capisco che presto ci sarà la grande divisione perché la Luce non può stare con le tenebre.”

Bene hai compreso, piccola Mia sposa, bene hai compreso. È in atto già la divisione e continuerà, perché non voglio prolungare le sofferenze per quelli che sono Luce. Ti chiedo, piccola cara, di avere piena fiducia in Me, Gesù. Porgi al prossimo la Mia Ricchezza. Fallo con dovizia: più porgi e più ne avrai.

Mi dici: “Adorato. Adorato. Adorato Gesù, trionfa presto, assai presto, insieme alla Madre Santissima. Il mondo sia cambiato dal Tuo Trionfo.”

Sposa cara, Io, Io, Dio, soltanto, conosco i tempi ed i momenti. Sappi attendere, sposa cara, col cuore pieno di speranza e fiducia profonda in Me. Resta, felice, nel Mio Cuore e godine le Delizie d’Amore. Ti amo.

Vi amo.



Gesù















Opera scritta dalla Divina Sapienza per gli eletti degli ultimi tempi


01.01.12





La Mamma parla agli eletti




Figli cari e tanto amati, molto vi ho detto in questi anni: vi ho insegnato ad aprirvi a Dio, completamente. Rivedete ad uno ad uno i Miei Messaggi e pensate se li avete vissuti giorno dopo giorno. Già molto vi ho detto; ora è il momento di mettere in pratica il Mio Insegnamento. Altro pensiero non sia nella vostra mente che quello di vivere intensamente i Miei Messaggi e con gioia. State facendo questo, piccoli Miei?

Mi dice la figlia amata: “C’è chi li vive intensamente. Sono ben pochi! Vi sono quelli che hanno al primo posto questo pensiero, ma sono tanto ostacolati: vengono perseguitati ed attaccati da tutte le parti. Madre cara, non distogliere lo Sguardo da noi, perché un nemico terribile è sempre in agguato pronto ad assalire. Aiutaci nel cammino. Sostienici nel volo verso la meta felice e tieni alta la speranza e forte il vigore.”

Figli amati, il Padre caro conosce ogni cosa e sa quali sono le vostre difficoltà; Mi ha detto: “Aiuta i miseri che stanno attraversando una forte tempesta. Alcuni sono proprio nell’uragano”. Figli, la Madre del Cielo è con voi e per voi. Non temete. Non lasciatevi andare le braccia, se tutto va male. Non lasciate la preghiera, non lasciate la speranza: chi prega ottiene, ottiene sempre, perché il Cuore di Dio è un Oceano sconfinato di Bontà. Chiedete con fiducia a Dio ciò che vi necessita ed Egli vi darà ciò che è meglio per voi. Non tralasciate mai il tempo della preghiera né quello dell’adorazione. Siate pieni di fiducia e di speranza e non sarete mai delusi, perché Dio mai delude, Dio mai abbandona. Pregate, sperate, chiedete ed avrete, finché dura il tempo favorevole. Sono con voi e vi amo tutti.

Ti amo, angelo Mio.



Maria Santissima

"La messa tridentina prende il nome dal Concilio di Trento durante il quale si stabilì che la messa poteva essere celebrata solo in latino".

Da: MUNIAT INTRANTES CRUX DOMINO FAMULANTES



Tutti in fila a Trento per la Messa in latino. 

di Martina Bridi




Un piccolo fenomeno sociale in controtendenza con il processo di secolarizzazione si verifica ogni domenica sera alle 18 nella chiesa di Santa Maria del Suffragio a Trento. Un folto gruppetto di fedeli entra, si fa il segno della croce con l’acqua santa e si siede in attesa che la messa inizi. Finalmente il parroco, accompagnato da due chierichetti, giunge ai piedi dell’altare: “In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti”.

E’ tutta in latino la funzione celebrata da don Rinaldo Bombardelli: le preghiere vengono recitate in latino, i canti vengono cantati in latino e anche i fedeli rispondono in latino, mentre i canti gregoriani e il suono dell’organo contribuiscono alla sacralità della liturgia. Omelia e letture del Vangelo restano in italiano, ma per il tutto il resto del tempo i presenti seguono la messa aiutati da un libretto che riporta passo per passo i diversi momenti della funzione descritti con un testo a fronte (latino a sinistra e italiano a destra).

Chi pensa che i fedeli attirati dalla messa in latino siano solo dei nostalgici ormai attempati sbaglia di grosso. La maggior parte dei presenti, infatti, è composta da adulti, giovani e famiglie con bambini anche molto piccoli. “In Italia si sta diffondendo la tendenza che si sta verificando negli Stati Uniti, dove la messa in latino si è affermata soprattutto tra i ragazzi e le famiglie” – conferma don Rinaldo, spiegando che la messa in latino viene chiamata messa tridentina in tutto il mondo, dall’Oceania all’Alaska.

E’ da settembre dell’anno scorso che nella piccola chiesa situata in via del Suffragio – zona gloriosa del centro ma ormai sempre più abbandonata dai locali commerciali – la messa viene celebrata in latino per volontà del vescovo di Trento monsignor Luigi Bressan, che ha reso effettivo il Summorum Pontificum del 2007, la lettera apostolica di papa Benedetto XVI pubblicata in forma di motu proprio (decisione presa su iniziativa personale del papa) contenente le indicazione liturgiche per la celebrazione della cosiddetta messa tridentina, nella sua forma originale in latino. “Quando ho iniziato a celebrare la messa in latino pensavo che dopo due o tre domeniche non sarebbe più venuto nessuno – racconta don Rinaldo – ed invece si è scatenato un passaparola tale per cui le persone vengono appositamente qui anche da fuori città”.

Unica forma di liturgia possibile fino al 1969, la messa tridentina prende il nome dal Concilio di Trento durante il quale si stabilì che la messa poteva essere celebrata solo in latino. Nel 1988 è stata quindi ristabilita prima da papa Giovanni Paolo II e poi riconfermata dal papa attuale accogliendo le numerose richieste dei fedeli. Dalla fine degli anni 60 fino alla fine degli 80, invece, il precetto prevedeva di celebrare nella lingua ufficiale di ciascun paese, per una migliore comprensione dei testi sacri. “Alla base c’è la volontà di recuperare la sacralità della messa e i fedeli scelgono di venire a questa celebrazione proprio perché apprezzano il ritorno alla tradizione” spiega don Rinaldo, che oltre alla domenica sera celebra la messa in latino anche a Natale e a Pasqua.

Da Trentino, 17 gennaio 2012

AVE MARIA! 
AMDG

SANT'AGNESE: «E' un'offesa allo Sposo attendere un amante. Mi avrà chi mi ha scelta per primo. Carnefice, perché indugi? Perisca questo corpo: esso può essere amato e desiderato, ma io non lo voglio»





21 enero SANTA INES krouillong karla rouillon santoral catolico


Il ben documentato martirio di Agnese, esaltata da sant’Ambrogio, supera i confini della chiesa romana e diventa oggetto di «memoria» da parte della Chiesa universale.

«A imitazione del Cristo tuo Figlio, la santa martire Agnese ha reso gloria al tuo nome e ha testimoniato con il sangue i tuoi prodigi, o Padre, che riveli nei deboli la tua potenza e doni agli inermi la forza del martirio, per Cristo nostro Signore» (Prefazio dei martiri).

Il culto della santa, già assai popolare nel quarto secolo, poggia sull’età giovanissima della fanciulla (12 anni) e sull’esempio di fortezza reso in un periodo in cui la cristianità di Roma e di Cartagine era funestata da numerose defezioni. Il nome stesso di Agnese (Agnella) ha un bel sapore biblico. Lei, che ha vinto per il sangue dell’Agnello, ha realizzato in sé le nozze mistiche che l’Agnello celebra con la Chiesa, sua sposa.
***

Non ancora capace di soffrire e già matura per la vittoria



Dal Trattato «Sulle vergini» di sant'Ambrogio, vescovo
(Lib. 1, cap. 2. 5. 7-9; PL 16, 189-191)

E' il giorno natalizio per il cielo di una vergine: seguiamone l'integrità. E' il giorno natalizio di una martire: offriamo come lei il nostro sacrificio. E' il giorno natalizio di sant'Agnese!

Si dice che subì il martirio a dodici anni. Quanto è detestabile questa barbarie, che non ha saputo risparmiare neppure un'età così tenera! Ma certo assai più grande fu la forza della fede, che ha trovato testimonianza in una vita ancora all'inizio. Un corpo così minuscolo poteva forse offrire spazio ai colpi della spada? Eppure colei che sembrava inaccessibile al ferro, ebbe tanta forza da vincere il ferro. Le fanciulle, sue coetanee, tremano anche allo sguardo severo dei genitori ed escono in pianti e urla per piccole punture, come se avessero ricevuto chissà quali ferite. Agnese invece rimane impavida fra le mani del carnefici, tinte del suo sangue. Se ne sta salda sotto il peso delle catene e offre poi tutta la sua persona alla spada del carnefice, ignara di che cosa sia il morire, ma pur già pronta alla morte. Trascinata a viva forza all'altare degli dei e posta fra i carboni accesi, tende le mani a Cristo, e sugli stessi altari sacrileghi innalza il trofeo del Signore vittorioso. Mette il collo e le mani in ceppi di ferro, anche se nessuna catena poteva serrare membra così sottili.

Nuovo genere di martirio! Non era ancora capace di subire tormenti, eppure era già matura per la vittoria. Fu difficile la lotta, ma facile la corona. La tenera età diede una perfetta lezione di fortezza. Una sposa novella non andrebbe si rapida alle nozze come questa vergine andò al luogo del supplizio: gioiosa, agile, con il capo adorno non di corone, ma del Cristo, non di fiori, ma di nobili virtù.

Tutti piangono, lei no. I più si meravigliano che, prodiga di una vita non ancora gustata, la doni come se l'avesse interamente goduta. Stupirono tutti che già fosse testimone della divinità colei che per l'età non poteva ancora essere arbitra di sé. Infine fece sì che si credesse alla sua testimonianza in favore di Dio, lei, cui ancora non si sarebbe creduto se avesse testimoniato in favore di uomini. Invero ciò che va oltre la natura è dall'Autore della natura.
A quali terribili minacce non ricorse il magistrato, per spaventarla, a quali dolci lusinghe per convincerla, e di quanti aspiranti alla sua mano non le parlò per farla recedere dal suo proposito! Ma essa: «E' un'offesa allo Sposo attendere un amante. Mi avrà chi mi ha scelta per primo. Carnefice, perché indugi? Perisca questo corpo: esso può essere amato e desiderato, ma io non lo voglio». Stette ferma, pregò, chinò la testa.
Avresti potuto vedere il carnefice trepidare, come se il condannato fosse lui, tremare la destra del boia, impallidire il volto di chi temeva il pericolo altrui, mentre la fanciulla non temeva il proprio. Avete dunque in una sola vittima un doppio martirio, di castità e di fede. Rimase vergine e conseguì la palma del martirio.


OREMUS:
<<Dio onnipotente ed eterno, che scegli le creature miti e deboli per confondere le potenze del mondo, concedi a noi, che celebriamo la nascita al cielo di sant'Agnese vergine e martire, di imitare la sua eroica costanza nella fede. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio ...

Omnípotens sempitérne Deus, qui infírma mundi éligis, ut fórtia quæque confúndas, concéde propítius, ut, qui beátæ Agnétis mártyris tuæ natalícia celebrámus, eius in fide constántiam subsequámur. Per Dóminum.>>

AVE MARIA!
AMDG


venerdì 20 gennaio 2012

In quello splendore è apparsa, in piedi, sull’altare, grande, fulgida, piena di maestà e di dolcezza, la Vergine Maria, così come è nella Medaglia Miracolosa.



Ein Kerem, Nostra Signora di Sion,
tomba di 
Alphonse Marie Ratisbonne


a Roma per mezzo della Medaglia Miracolosa

Ratisbonne, un giovane intelligente e ricco ebreo di Strasburgo, era stato educato lontano dalla religione. “Non credevo neppure in Dio”, scrive di se stesso. “Non avevo mai aperto un libro di argomento religioso.
Con evidente riluttanza accetta dal barone Bussières la Medaglia Miracolosa.
Poco tempo dopo, il 20 gennaio 1842, il signor de Bussières entra insieme con lui nella chiesa di S. Andrea delle Fratte, per sbrigare in sacrestia alcuni particolari relativi ad una funzione in suffragio del defunto signor Laferronays: anzi è già stato preparato il catafalco al centro della chiesa. Qui gli appare l’Immacolata e lo converte all’istante.
Lo stesso signor de Bussières racconta così il fatto: “Ritornando in chiesa, non scorgo subito Ratisbonne. Poco dopo lo trovo inginocchiato davanti alla cappella di S. Michele Arcangelo. Mi avvicino a lui, lo tocco tre o quattro volte, prima che egli si renda conto della mia presenza. Finalmente si volge verso di me con il volto bagnato di lacrime, abbassa le mani e mi dice , con un’espressione che mi è impossibile descrivere: Oh, quanto ha pregato per me quel signore!”.
“Io stesso ero rimasto stupefatto; sentivo di trovarmi di fronte ad un miracolo. Rialzo Ratisbonne, lo accompagno, lo trascino quasi, per così dire, fuori dalla chiesa, gli chiedo di raccontarmi quel che gli è capitato, di dirmi dove vuole andare. Mi conduca dove vuole – esclamò – dopo quello che ho visto, farò quel che vuole lei”.
“Insisto perché mi spieghi; non riesce; la sua commozione è troppo forte. Estrae dal petto la medaglia miracolosa, la copre di baci e la bagna di lacrime. Lo accompagno a casa e, malgrado le mie insistenze, non riesco ad ottenere nulla da lui, ad eccezione di esclamazioni frammiste a singhiozzi. “ Ah, come sono contento! Quanto è buono Iddio! Quale pienezza di grazia e di bontà! Quanto son degni di compassione coloro che non lo sanno…”.
“Lo accompagnai subito alla chiesa del Gesù, da Padre de Villefort, che gli raccomandò di raccontare ogni cosa. Allora Ratisbonne trae fuori la medaglietta, la bacia, la mostra a noi ed esclama: “Io l’ho vista, io L’ho vista!” e la sua commozione si accresce ancor di più. Ma poco dopo, più calmo riesce a spiegarsi; ecco le sue precise parole: “Ero in chiesa da un po’ di tempo, quando improvvisamente provai un’emozione indicibile. Sollevai gli occhi: l’intero edificio era svanito al mio sguardo. Una sola cappella, per così dire, concentrava il mondo intero. E in mezzo a quella luce che si irradiava ovunque, è apparsa la Vergine Santissima, ritta sopra l’altare, grande, risplendente, piena di maestà e di amorevolezza, quale è rappresentata nella mia medaglia; una forza irresistibile mi spingeva verso di Lei. La Santissima Vergine mi fece segno con la mano di inginocchiarmi. Mi sembrò che dicesse: va bene! Ella non mi parlò affatto, ma io compresi tutto”.
“Durante il breve racconto Ratisbonne si interruppe più volte, come per frenare la commozione che si impadroniva di lui. Lo ascoltammo con gioia e riconoscenza, e contemporaneamente ammiravamo l’ ampiezza e la profondità delle vie di Dio e dei tesori ineffabili della Sua misericordia. In particolare ci colpì una sua espressione, per la sua misteriosa profondità: “Ella non mi parlò affatto; ma io compresi tutto”. In effetti, da quel momento è sufficiente ascoltare Ratisbonne: la fede cattolica sgorga dal suo cuore, come un profumo prezioso dal vaso che lo racchiude, ma non lo può mantenere inerte dentro di sé. Parla della presenza reale, come un uomo che crede in essa con tutte le forze della propria anima (ma dire questo è ancora poco), come un uomo che ne ha l’esperienza.
“Lasciato il Padre de Villefort, siamo andati a rendere gloria a Dio, innanzi tutto nella basilica della SS. Vergine Maria, quindi a S. Pietro.
“È impossibile descrivere il rapimento estatico di Ratisbonne mentre si trovava in queste chiese. “ Ah! - mi diceva stringendomi le mani – ora comprendo l’amore dei cattolici per le loro chiese e la devozione che impone loro di addobbarle e di abbellire!…Come si sta bene qui! Non si vorrebbe mai uscire da qui!… Questa non è più terra, è quasi il paradiso!”.
“Davanti all’altare del Santissimo Sacramento, la presenza reale della divinità lo soggiogava fin al punto tale che veniva meno, se non se ne allontanava subito: tanto gli sembrava tremendo rimanere alla presenza del Dio vivo, con la macchia del peccato originale! E andava a rifugiarsi in una cappella della Santissima Vergine.
“Qui – diceva rivolgendosi a me – non posso, non posso aver paura, sento di essere protetto da una misericordia sconfinata”. Pregava con il più grande fervore sulla tomba dei santi Apostoli. La storia della conversione di San Paolo, che gli avevo narrata, era causa di lacrime ancor più abbondanti.
“Gli chiesi nuovi particolari sulla visione che aveva avuto. Non riusciva a spiegarsi in qual modo fosse passato dal lato destro della chiesa alla cappella situata sul lato sinistro, pur essendo separato dal catafalco.Tutt’a un tratto si era trovato umilmente inginocchiato davanti alla cappella.In un primo momento era riuscito a scorgere la Regina del cielo in tutto lo splendore di una bellezza immacolata, ma i suoi occhi non erano in grado di sopportare quello splendore divino. Tentò per altre tre volte di volgere lo sguardo verso la Madre della misericordia e per tre volte i suoi tentativi furono inutili, perché qualcosa gli impediva di sollevare gli occhi più in alto delle mani benedette, dalle quali uscivano, sotto forma di raggi luminosi, torrenti di grazia.
“ “Oh, mio Dio! – esclamava – io che solo mezza settimana fa bestemmiavo ancora, io che provavo un odio violento verso la religione cattolica!…Tutti, però, mi conoscono, sanno bene che, umanamente parlando, avevo tutti i motivi per rimanere ebreo. La mia famiglia è ebrea, la mia fidanzata è ebrea, mio zio materno è ebreo”“.
Ma ascoltiamo la dichiarazione dello stesso convertito, contenuta in una lettera scritta al parroco della chiesa della Santissima Vergine Maria della Vittoria, a Parigi. Ecco alcuni brani di tale lettera:
“Mio fratello Teodoro, nel quale ponevo una grande speranza, era diventato cristiano e poco tempo dopo – malgrado le insistenti suppliche e lo sconforto che aveva provocato – era andato oltre, era divenuto sacerdote e svolgeva il proprio ministero sacerdotale nella stessa città e sotto gli occhi delle mia famiglia sconsolata. Questi gesti del mio fratello minire mi avevano disgustato enormemente e avevano provocato in me sentimenti di disprezzo nei confronti del suo abito e del suo stato.Educato tra giovani cristiani indifferenti come me, non provavo né simpatia né antipatia verso il cristianesimo. Tuttavia la conversione di mio fratello, che consideravo una pazzia inesplicabile, mi indusse a credere nel fanatismo dei cattolici e sentivo un’avversione nei loro riguardi…
“Terminai gli studi di diritto a Parigi, ottenni il diploma e indossai la toga di avvocato. In seguito,però, fui richiamato a Strasburgo da uno zio materno,che faceva di tutto per avermi accanto a sé. Non sono in grado di calcolare la sua generosità. Egli mi regalava cavalli, carrozze, viaggi, migliaia di gesti di munificenza, senza rifiutare di accontentare ogni mio capriccio…Lo zio mi rinfacciava unicamente i miei frequenti viaggi a Parigi. “Tu ami troppo i Campi Elisi”, mi diceva con amorevolezza. Aveva ragione. Io amavo soltanto i piaceri. Gli affari mi facevano perdere la pazienza, l’atmosfera di ufficio mi soffocava. E benché una specie di pudore innato mi tenesse lontano dai piaceri e dalle compagnie cattive, sognavo solamente divertirmi e piaceri e mi dedicavo ad essi con passione e frenesia…
“Ero ebreo solo di nome, poiché non credevo neppure in Dio. Non avevo mai aperto un libro di argomento religioso. Anzi, in casa di mio zio, come pure quando stavo con i miei fratelli e sorelle, non praticavo neppure le più piccole norme del giudaismo.
“Nel mio cuore vi era il vuoto e non ero per nulla felice in mezzo a tutta quell’abbondanza. Mi mancava qualcosa, tuttavia questo oggetto mi era già stato dato: così almeno io penso.
“[Infatti], avevo una nipote, figlia del maggiore dei miei fratelli,che mi era stata destinata fin dal tempo in cui eravamo ambedue fanciulli. Era cresciuta con il suo fascino davanti ai miei occhi e io vedevo in lei tutto il mio avvenire e tutta la speranza di felicità riservata a me…
“Debbo qui rilevare un certo cambiamento verificatosi nelle mie idee religiose all’epoca del mio fidanzamento. Come ho detto, io non credevo in niente; e in tutto questo nulla, in questa negazione di qualsiasi fede mi trovavo in piena armonia con i miei amici cattolici e protestanti. Tuttavia, la vista della mia fidanzata suscitava in me un sentimento della dignità umana. Incominciai a credere nell’immortalità dell’anima; più ancora incominciai istintivamente a pregare Dio, a ringraziarlo per la felicità; tuttavia non ero felice…Non sapevo rendermi conto dei miei sentimenti, guardavo alla mia fidanzata come al mio angelo buono; le parlavo spesso e, in realtà, il pensare a lei elevava il mio cuore verso Dio, che non conoscevo, che non avevo mai pregato e che non avevo mai implorato.
“Considerammo opportuno differire il matrimonio, a causa della troppo giovane età della mia fidanzata: aveva sedici anni. Dovetti, perciò, compiere un viaggio di piacere, in attesa dell’ora della nostra unione.
“Decisi di recarmi a Napoli, di trascorrere l’inverno a Malta, per rinforzare la mia debole salute, e far ritorno in seguito passando attraverso l’Oriente. Avevo con me delle lettere di raccomandazione perfino per Costantinopoli e mi misi in viaggio alla fine di novembre del 1841. Dovevo essere di ritorno all’inizio dell’anno seguente…
“Soggiornai un mese a Napoli, per vedere tutto e annotare tutto. In particolare scrissi contro la religione e contro i sacerdoti che in quelle fortunate località mi sembravano del tutto fuori posto. Oh, quante bestemmie nel mio diario!…”.
Contrariamente alle sue intenzioni, egli [Ratisbonne] capitò tuttavia a Roma, dove si incontrò con il barone Teodoro de Bussières, che dal protestantesimo era passato al cattolicesimo. Il suo odio verso il cattolicesimo si accrebbe maggiormente dopo la visita al ghetto degli ebrei di Roma. Così descrive più oltre le sue impressioni alla notizia che due ebrei si stavano preparando a ricevere il battesimo: “Non sono in grado di esprimere l’indignazione che mi ha afferrato nel sentire una simile cosa; e allorché la mia guida mi chiese se desideravo assistere al rito : “Io? – esclamai – io? Assistere ad una simile viltà? No, no! Non sarei capace di trattenermi dall’avventarmi contro i battezzandi e i battezzati!”.
“Debbo dire, senza paura di esagerare, che non sono sta mai così pieno di veleno contro il cristianesimo come durante la visita al ghetto. Non mi trattenevo dalle derisioni e dalle bestemmie”.
medaille_miraculeuse.jpgCon manifesta riluttanza accettò la medaglia miracolosa dal barone de Bussières; tuttavia poco dopo, il giovedì 20 gennaio, l’Immacolata si mosse a compassione di lui. Egli stesso continua a scrivere nella lettera: “Mi recai in un caffè di Piazza di Spagna, per dare un’occhiata ai quotidiani; mi trovavo lì da poco tempo, quando giunse il signor Edmondo Humann, figlio del ministro delle finanze, e si sedette accanto a me. Ci trattenemmo in conversazione parlando di Parigi, di arte e di politica. Poco dopo mi raggiunse un altro amico, un protestante, il signor Alfredo de Lotzbeck, con il quale ebbi una conversazione ancor più futile. Parlammo di caccia, di svaghi, di divertimenti carnevaleschi, di una splendida serata che il principe di Torlonia aveva organizzato. Non si potè lasciare da parte la cerimonia del mio matrimonio. Rivolsi l’invito al signor de Lotzbeck, il quale mi promise che vi avrebbe senz’altro partecipato. Se in quel momento (era mezzogiorno) un terzo interlocutore mi si fosse avvicinato e mi avesse detto: “Alfonso, tra un quarto d’ora tu adorerai Gesù Cristo quale tuo Dio, tuo Salvatore e ti umilierai in una povera chiesa e ti batterai il petto davanti ad un sacerdote in un convento di Gesuiti, dove passerai il carnevale preparandoti al battesimo , disposto a sacrificarti per la fede cattolica, e rinunzierai al mondo, alla superbia, ai suoi piaceri, alle tue ricchezze, alle tue speranze, al tuo avvenire e, se sarà necessario, rinunzierai alla tua fidanzata, all’affetto della famiglia, alla stima dei tuoi amici, ai legami con gli ebrei… e non desidererai altro che seguire Cristo e portare la sua croce fino alla morte…”, dico che se un simile profeta mi avesse predetto una cosa del genere, avrei pensato che una persona sola sarebbe stata più impazzita di quello, vale a dire colui che sarebbe stato capace di credere nella possibilità di una simile pazzia! E tuttavia, questa pazzia costituisce oggi la mia saggezza e la mia felicità.
“Uscendo dal caffè, mi imbattei nella vettura del signor Teodoro de Bussières, il quale mi chiese se potevo trattenermi alcuni minuti davanti alla chiesa di Sant’Andrea delle Fratte, che si trovava proprio in quei paraggi, in attesa che egli potesse fare una certa commissione. Mi propose di attendere in vettura; io preferii scendere per dare un’occhiatina alla chiesa.Si stavano facendo dei preparativi per una cerimonia funebre. Chiesi il nome del defunto per il quale erano destinate quelle estreme onoranze. Il signor de Bussières mi rispose: “Si tratta di un mio buon amico, il conte de Laferronays’; non l’avevo mai visto e non provai alcun sentimento all’infuori di un lieve dispiacere, quale si prova alla notizia di una morte improvvisa. Il signor de Bussières mi lasciò perché doveva andare a far preparare una tribuna riservata per la famiglia del defunto. “La prego di non perder la pazienza – mi disse mentre entrava in convento – sarà questione di due minuti”.
“La chiesa di S. Andrea è piccola, povera e deserta… Mi sembrava di essere solo… nessun oggetto d’arte richiamava l’attenzione. Dirigevo meccanicamente lo sguardo attorno senza fermare il pensiero su nessuna cosa. Ricordo che un cane nero si aggirava davanti a me e salterellava qua e là…Poco dopo il cane scomparve. Tutta la chiesa scomparve, non vedevo più nulla, o piuttosto – o mio Dio – vedevo una cosa sola!!!
“Come si fa a parlarne? Oh, no! la parola umana non deve neppure tentare di esprimere ciò che non è possibile esprimere! Qualunque descrizione, per quanto mirabile possa essere, sarebbe soltanto una profanazione di una verità ineffabile.
“Ero lì umiliato, inondato di lacrime, con il cuore che mi scoppiava, allorché il signor de Bussières mi richiamò alla realtà.
“Non fui capace di rispondere alle sue pressanti domande, ma alla fine afferrai la medaglietta che tenevo al petto, baciai con effusione l’effigie della SS. Vergine che spargeva le Grazie. Ah, era proprio LEI!
“Non sapevo dove mi trovavo, non sapevo se ero Alfonso o un altro, mi accorgevo di essere totalmente trasformato, mi sentivo interiormente un altro…Volevo ritornare in me stesso e non riuscivo a farlo…una gioia intensissima esplodeva nel mondo della mia anima; non riuscivo a parlare, non volevo rivelare nulla, sentivo in me qualcosa di grandioso e di santo che mi indusse a chiedere di un sacerdote… Mi condussero da lui e solo dopo aver ricevuto un ordine categorico feci la mia narrazione, per quanto mi fu possibile, in ginocchio con il cuore tremante.
“Le mie prime parole furono espressioni di riconoscenza verso il signor de Laferronays e per la confraternita della Santissima Vergine Maria della Vittoria. Sapevo con sicurezza che il signor de Laferronays aveva pregato per me, ma non sarei stato in grado di dire in qual modo l’avevo saputo e in qual modo dovevo rendermi conto della verità che avevo acquisito: con la fede e la conoscenza. Tutto ciò che posso dire è che in quel momento il velo che mi copriva cadde dai miei occhi. Non uno solo, ma tutti i veli che mi avvolgevano scomparvero l’uno dopo l’altro e rapidamente, come la neve, il fango e il ghiaccio sotto l’azione del sole cocente. Uscivo da una tomba, da un abisso di tenebre ed ero vivo, perfettamente vivo…ma piangevo! Vedevo nel fondo dell’abisso le miserie estreme dalle quali ero stato estratto da una misericordia sconfinata; un brivido mi pervadeva alla vista di tutte le mie scelleratezze ed ero stupito, commosso, tutto preso dall’estasi e dalla riconoscenza. Pensavo a mio fratello con una gioia indicibile, ma alle mie lacrime d’amore si mescolavano lacrime di commiserazione. Purtroppo, tante persone scendono tranquillamente, senza preoccuparsene, verso questo abisso con gli occhi velati dalla superbia…scendono, inghiottiti vivi, in tenebre spaventose…e la mia famiglia, la mia fidanzata, le mie povere sorelle!!! Ah, quale inquietudine straziante! Io pensavo a voi, a voi che amo, per voi ho offerto le mie prime preghiere… Non eleverete voi gli occhi verso il Salvatore del mondo, il cui sangue ha lavato il peccato originale? Ah, quanto è detestabile il marchio di questa sozzura! quale trasformazione radicale esso provoca nella creatura, fatta ad immagine e somiglianza divina! “Mi chiedono come abbia fatto a conoscere queste verità, dato che è accertato che non ho mai aperto un libro di contenuto religioso, non ho mai letto una sola pagina della Bibbia e che il dogma del peccato originale, completamente dimenticato o negato dagli ebrei dei nostri tempi, non ha mai occupato la mia mente neppure per un istante; dubito perfino di averne conosciuto la denominazione. Come ero giunto, quindi, alla conoscenza di esso? Non lo saprei dire. Tutto quel che so è che entrando in chiesa non sapevo nulla, mentre uscendo vedevo con chiarezza. Non so spiegare tale cambiamento in altro modo che paragonarmi ad una persona che viene bruscamente svegliata da un sonno profondo, oppure servendosi dell’analogia di colui che, cieco fin dalla nascita, all’improvviso scorge la luce del giorno: egli vede, ma non è capace di definire la luce che lo illumina e chi gli offre la possibilità di vedere gli oggetti della sua meraviglia.
“Se non si riesce a dare una spiegazione della luce fisica, come si potrebbe spiegare quella luce che, in ultima analisi, è la verità stessa? È vero quando dico che non conoscevo la Scrittura, tuttavia io penetravo con lo sguardo il significato e lo spirito dei dogmi. Io sentivo queste cose molto di più che se le avessi viste, e provavo anche le conseguenze ineffabili che esse producevano in me. Tutto ciò avveniva all’interno di me stesso e queste impressioni, mille volte più rapide del pensiero, mille volte più profonde delle riflessioni, non solo toccavano la mia anima, ma in certo modo le facevano cambiar senso di marcia e la indirizzavano in un’altra direzione, verso un altro scopo e lungo un’altra via…
“Il mondo non era più nulla ormai per me. Le mie prevenzioni contro il cristianesimo non esistevano più; dei pregiudizi acquisiti fin dall’età infantile non vi era più nemmeno la traccia; l’amore verso il mio Dio prese talmente il posto di qualsiasi altro amore che perfino la mia fidanzata mi appariva sotto un altro angolo di visuale: l’amavo come si ama un oggetto che Dio tiene tra le proprie mani, come un dono prezioso che impone di amare ancor di più il donatore…
“Mi sentivo disposto a tutto e bramavo ardentemente il battesimo. Si voleva tramandarlo. “Ma – esclamai – quegli ebrei che avevano ascoltato la predicazione degli apostoli furono battezzati immediatamente, mentre voi vorreste procrastinare il mio battesimo? Dopo che ho ascoltato la Regina degli Apostoli?. La mia commozione, i miei ardenti desideri, le mie implorazioni hanno toccato quelle persone compassionevoli, le quali mi hanno accolto tra di loro e mi hanno fatto la promessa – sorgente di benedizioni in eterno ! – del battesimo.
“Non riuscivo a trattenere l’impazienza dell’attesa del giorno stabilito per l’attuazione di quella promessa. Riconoscevo di essere tanto abominevole davanti a Dio, tuttavia quanta bontà, quanta misericordia mi si manifestava durante tutti i giorni della mia preparazione…D’ora in poi la riconoscenza sarà la mia legge e la mia vita. Non son capace di esprimerla a parole, ma farò il possibile per dimostrarla con le opere…”.


 

AMDG