sabato 27 novembre 2021

Il CIELO E' SCESO SULLA TERRA

 

Le apparizioni e la medaglia

chapelle 1946Il cielo è sceso sulla terra… Da Giugno a Dicembre del 1830 Suor Caterina, giovane novizia delle Figlie della Carità, riceve l’immensa grazia di intrattenersi per ben tre volte con la Maria Vergine. Durante i mesi precedenti, Caterina ha beneficiato di altre apparizioni. San Vincenzo de Paoli le ha manifestato il suo cuore. In preghiera nella cappella, Caterina vide, per tre giorni di seguito, il cuore di San Vincenzo di tre colori diversi. Le appare dapprima bianco, colore della pace; poi rosso, colore del fuoco; infine nero, simbolo delle disgrazie che sarebbero cadute sulla Francia e su Parigi in particolare.
Poco tempo dopo, Caterina ha visto il Cristo presente nell’Eucaristia, al di là delle apparenze del pane. « Ho visto Nostro Signore nel Santissimo Sacramento, durante tutto il tempo del mio Seminario, eccettuate le volte durante le quali dubitavo. »
Il 6 Giugno 1830, festa della Santa Trinità, Il Cristo le è apparso come un Re crocifisso spogliato di tutti i suoi ornamenti.


Le apparizioni

Une notte d’estate

fresqueIl 18 Luglio 1830, la vigilia della festa di San Vincenzo, che Caterina ama tanto, la giovane novizia ricorre a colui di cui ha visto il cuore, traboccante d’amore, perché l’aiuti ad esaudire il suo grande desiderio di vedere la Santa Vergine. Alle 11, 30 di notte, si sente chiamare per nome.
Un misterioso bambino è ai piedi del letto e la invita ad alzarsi:
« La Santa Vergine ti attende»
le dice. Caterina si veste e segue il bambino che diffonde raggi di luce dappertutto dove passa
Arrivati nella cappella, Caterina si ferma dalla parte della sedia del sacerdote, situata nel coro. Ode allora come il fruscio di una veste di seta. Son petit guide dit:
«Ecco la Santa Vergine »
Disse la sua piccola guida. Caterina esita a credere. Ma il fanciullo ripete con una voce più forte:
« Ecco la Santa Vergine. »
Caterina corre ad inginocchiarsi presso la Madonna che è seduta sulla sedia (del sacerdote) « Allora, ho fatto un balzo per avvicinarmi a lei,e mi sono messa in ginocchio sui gradini dell’altare, con le mani appoggiate sulle ginocchia di Maria.
Il momento, che ho passato così, è stato il più dolce di tutta la mia vita. Mi sarebbe impossibile dire ciò che ho provato. La Santissima Vergine mi ha detto poi come avrei dovuto comportarmi con il mio confessore e molte altre cose.
Caterina riceve l’annuncio di una missione e la richiesta di fondare una Confraternita di Figlie di Maria. Ciò sarà fatto dal Padre Aladel il 2 Febbraio 1840.


Il 27 Novembre

SONY DSCIl 27 Novembre 1830 alle 17, 30, durante la meditazione, Caterina vede nel posto dove ora è situata la statua della Santa Vergine del globo, come due quadri viventi che passano in dissolvenza incrociata. Nel primo, la Santa Vergine è in piedi su una semisfera (globo terrestre) e tiene tra le mani un piccolo globo dorato. I piedi di Maria schiacciano un serpente.
« Questi raggi sono il simbolo delle grazie che Maria ottiene per gli uomini.»
Nel secondo, dalle sue mani aperte escono raggi di uno splendore abbagliante. Nello stesso tempo Caterina ode una voce, che dice :
« Ces rayons sont le symbole des grâces que je répands sur les personnes qui me les demandent ».
Poi un ovale si forma attorno all’apparizione e Caterina vede scriversi in un semicerchio questa invocazione, prima sconosciuta.
« O Maria concepita senza peccato prega per noi che ricorriamo a Te ».
scritta in lettere d’ oro.
Subito dopo la medaglia si gira e Caterina vede il rovescio: in alto una croce sormonta la M di Maria, in basso due cuori, l’uno incoronato di spine, l’altro trapassato da una spada. Caterina ode allora queste parole :
« Fai coniare una medaglia, secondo questo modello. Coloro che la porteranno con fede riceveranno grandi grazie ».


Addio

Nel mese di Dicembre del 1830, durante la meditazione, Caterina sente di nuovo un fruscio, questa volta dietro l’altare. Lo stesso quadro della medaglia si presenta vicino al tabernacolo, ma un po’ più in dietro.
« Questi raggi sono il simbolo delle grazie che la Santa Vergine ottiene per le persone che gliele chiedono… Non mi vedrai più ».
E’ la fine delle apparizioni. Caterina riferisce al suo confessore, il Padre Aladel, circa le richieste della Madonna. Il Sacerdote reagisce negativamente, proibisce a Caterina di pensare a queste cose. Lo choc è forte.
c3_reuillyIl 30 Gennaio 1831, il seminario per lei termina. Caterina prende l’abito. Il giorno dopo, va all’ospizio di Enghien fondato dalla famiglia d’Orléans, che si trova al N° 12 di via de Picpus, à Reuilly, nella zona Est di Parigi, in un quartiere povero, dove lei servirà i poveri per ben 46 anni, in incognito.


La medaglia

médaille miraculeuseIn questa cappella, scelta da Dio, la Vergine Maria, in persona, è venuta a rivelare la sua identità, attraverso un piccolo oggetto, una medaglia, destinata a tutti, senza distinzioni!
L’identità di Maria è stata oggetto di discussioni tra teologi, fin dai primi tempi della Chiesa. Nel 431 il concilio di Efeso proclamò il primo dogma mariano: Maria madre di Dio. A partire dal 1830, l’invocazione
« O Maria concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a voi »
che sale verso il cielo, mille e mille volte ripetuta, da mille e mille cuori di cristiani di tutto il mondo, dietro domanda stessa della Madre di Dio, ha prodotto i suoi effetti!
L’ 8 dicembre 1854 Pio IX proclamò il dogma dell’Immacolata Concezione: Maria, per una grazia speciale, che Le è stata concessa prima della Redenzione, meritata da suo Figlio, è senza peccato fin dal suo concepimento.
Quattro anni più tardi, nel 1858, le apparizioni di Lourdes confermeranno a Bernadetta Soubirous il privilegio della Madre di Dio.
Maria, Cuore immacolato, è la primizia dei riscattati dai meriti di Gesù Cristo. Maria è la luce della nostra Terra. Tutti noi, come lei, siamo destinati alla felicità eterna.
Una medaglia, miracolosa… perchè?… luminosa in che cosa?… e dolorosa?


miracolosa…

Qualche mese dopo le apparizioni, Suor Caterina è inviata al ricovero di Enghein (Parigi, 12°) per curare gli anziani. La giovane suora si mette al lavoro. Ma una voce interiore insiste: si deve far coniare la medaglia. Caterina ne riparla al suo confessore, Padre Aladel.
Modles de MŽdailles Miraculeuses.Nel Febbraio 1832 scoppia a Parigi una terribile epidemia di colera, che provocherà più di 20.000 morti! In Giugno le Figlie della Carità cominciano a distribuire le prime 2.000 medaglie, fatte coniare da Padre Aladel.
Le guarigioni si moltiplicano, come le protezioni e le conversioni. Fu un avvenimento straordinario. Il popolo di Parigi chiamò la medaglia «miracolosa».
Nell’autunno 1834 c’erano già più di 500.000 medaglie. Nel 1835 nel mondo intero ce n’era già più di un milione. médaille miraculeuseNel 1839 la medaglia era diffusa in più di dieci milioni di esemplari. Alla morte di suor Caterina, nel 1876, si contava già più di un miliardo di medaglie!

Le parole e le immagini impresse sul diritto della medaglia esprimono un messaggio con tre aspetti intimamente legati.
« O Maria concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a voi »
L’identità di Maria ci è rivelata qui esplicitamente: la Vergine Maria è immacolata fin dal concepimento. Da questo privilegio, che le deriva dai meriti della Passione di suo Figlio Gesù Cristo, ne scaturisce tutta la sua potenza d’intercessione, che ella esercita per coloro che la pregano. Ed è per questo che la Vergine invita tutti gli uomini a ricorrere a Lei nelle difficoltà della vita. I suoi piedi sono posati sulla metà del globo e schiacciano la testa al serpente.
La semi sfera è il globo terrestre, il mondo. II serpente,come presso gli Ebrei e i Cristiani, simboleggia Satana e le forze del male.
La Vergine Maria stessa, è impegnata nella battaglia spirituale, nella lotta contro il male, di cui il nostro mondo è il campo di battaglia. Maria ci chiama ad entrare nella logica di Dio, che non è la logica di questo mondo. E’ questa la grazia autentica, quella della conversione, che il cristiano deve chiedere a Maria per trasmetterla al mondo.
Le sue mani sono aperte e le sue dita sono ornate di anelli ricoperti di pietre preziose, dalle quali escono raggi, che cadono sulla terra, allargandosi verso il basso.
Lo splendore di questi raggi, come la bellezza e la luce dell’apparizione, descritte da Caterina, richiamano, giustificano e nutrono la nostra fiducia nella fedeltà di Maria (gli anelli) nei confronti del suo Creatore e verso i suoi figli, nell’efficacia del suo intervento (i raggi di grazia, che cadono sulla terra) e nella vittoria finale (la luce), poichè lei stessa, prima discepola, è la primizia dei salvati.


dolorosa…

lettre MLa medaglia porta sul suo rovescio una lettera e delle immagini, che ci introducono nel segreto di Maria.
La lettera « M » è sormontata da una croce.
La « M » è l’iniziale di Maria, la croce è quella di Cristo. I due segni intrecciati mostrano il rapporto indissolubile che lega Cristo alla sua santissima Madre. Maria è associata alla missione di Salvezza del- l’umanità da parte del figlio suo Gesù e partecipa, attraverso la sua compassione (cum+ patire= patire insieme), all’atto stesso del sacrificio redentivo di Cristo.
In basso, due cuori, l’uno circondato da una corona di spine, l’altro trapassato da una spada. Il cuore coronato di spine è il cuore di Gesù. Ricorda l’episodio crudele della Passione di Cristo, prima della morte, raccontata nei Vangeli. Il cuore simboleggia la sua Passione d’amore per gli uomini.coeurs MM
Il cuore trafitto da una spada è il cuore di Maria, sua Madre. Si riferisce alla profezia di Simeone, raccontata nei Vangeli, il giorno della presentazione di Gesù al tempio di Gerusalemme da Maria e Giuseppe. Simboleggia l’amore di Cristo, che è in Maria e richiama il suo amore per noi, per la nostra salvezza e l’accettazione del sacrificio del suo Figlio.
L’accostamento dei due Cuori esprime che la vita di Maria è vita d’intima unione con Gesù.
12 étoiles MMAttorno sono raffigurate dodici stelle.
Corrispondono ai dodici apostoli e rappresentano la Chiesa. Essere Chiesa, significa amare Cristo, partecipare alla sua passione, per la Salvezza del mondo. Ogni battezzato è invitato ad associarsi alla missione del Cristo, unendo il suo cuore ai Cuori di Gesù e di Maria.
La medaglia è un richiamo alla coscienze di ciascuno, perché scelga, come Cristo e Maria, la via dell’amore, fino al dono totale di sé.


https://www.chapellenotredamedelamedaillemiraculeuse.com/langues/italiano/le-apparizioni-e-la-medaglia/

Sancta Caterina Labouré - Storia della Medaglia Miracolosa

 Rue du Bac:

Madonna apparitiones S. Catharinae Labouré

 

videns

 

Sancta Catharina Labouré

Soror Catharina (alias Zoe) Labouré nata est die 2 mensis Maii anno MDCCCVI in pago Fain-les-Moutiers, in Burgundia (Gallia), Petro et Ludovica Labouré. Nona undecim liberorum fuit. Mortua est mater eius XLII, cum decem tantum esset. Dolor mortis eius occasio fuit Catharinae augendi devotionem erga Beatam Virginem Mariam, quam matrem reputabat. Postquam maior soror coenobium Lutetiae ingressus est, cum filiabus Caritatis, Catharina et Tonine soror eius locum habuit in auxilio patris curam fratrum minorum et villam. Quamvis labore, Catharina vacare curavit ut ferventer oraret in proximis sacello et magnam devotionem coleret Madonna.

Interea convalescens et convalescens desiderium ingrediendi coenobium. Initio habuit nonnulla problemata ad vocationem religiosam suam sequendam, praesertim ob patris oppositionem qui eam suadere omni modo nitebatur ut suum consilium cederet. Tandem vero ordinem Puellarum Caritatis ingressuri, a San Vincenzo de'Paoli fundatum est.

Paucis diebus post eius ingressum in conventum, tempore novendiali in praeparatione ad celebrationem translationis reliquiarum sancti Vincentii, Catherina visiones habuit in quibus futuram Franciam vidit.

Non multo post die VI mensis Iunii anno MDCCCXXX Iesus in Missa ei apparuit. Per novitiatum etiam concessum est ut omni tempore Dominum videndi sacellum ingrederetur, idque per novem menses continuos.

Nocte inter XVIII et XIX mensis Iulii et sequentibus mensibus, Domina Nostra ei apparuit ut eam committeret cum missione "miracula" numisma mundo notum faciendi.

Corpus incorruptum

Catharina, suo Directori Spirituali obsecundans, apparitiones et revelationes sibi factas in ceteris vitae suae secretis servavit. Interim his annis plus quam decies centena millia nomismata cusa sunt et distributa, ex multis conversionibus et sanationibus miraculorum. Sodales eius communitatis tantum post mortem suam didicerunt eam esse quae Dominam nostram viderat et Numisma Miracula recepit.

Catharina Labouré in silentio et humilitate semper vixit, ac per quadraginta sex annos in Parisiensi hospitali Enghien pauperum inserviit.

Obiit die 31 mensis Decembris anno 1876. Ipsa a Pio XI die 28 mensis Maii anno 1933 beatificata est atque anno 1947 a Pio XII canonizata. Apparitiones Sanctae Mariae ab episcopo anno MDCCCXXXVI approbatae.

Cuius corpus post mortem eius in crypta sub coenobio ecclesiae Rue du Bac sepultum est. In MCMXXXIII, cum exhumata est, incorrupta inventa est. Exstant eius reliquiae in eodem sacello ubi Catharina Madonnae apparitiones accepit, haud procul ab urna, ubi cor Sancti Vincentii de' Paoli servatur.

 

 

apparitiones

 

Apparitio virginis

Prima apparitio facta est in nocte inter 18 et 19 iulii 1830. Angelus Catharinam duxit ad ecclesiam conventus, et hic apparuit ei Madonna, qui sedet per duas horas in thalamo solitis a patre suo superiori. Hujus prima apparitionis relatio ab ipsa Catharina anno MDCCCXXXIV scripta est, hic est:

Soror Labouré! " Soror Labouré! "Soror Labouré! "Evigila me, ecce ex parte qua vox venit, quae erat in latere lecti. Velum traho. et video puerum albis vestitum a quatuor ad quinque annos natum, qui dicit mihi: ' Veni ad sacellum, Sancta Virgo te exspectat .' Confestim cogito: Audient me. At ille parvus puer respondit: "Nolite solliciti esse; dimidium praeteritum est undecim et omnes dormierunt. Veni et te exspectabo ."

Me puer secutus est, immo, quocumque ibat, Secutus sum, semper ad laevam retinens meam. Lumina ubique accensa transivimus, quod multum miratus sum. Sed ego multo magis obstupui ad ostium sacelli, quando ostium aperiebatur, quamprimum illud extremum digiti puer attigit. Et hoc magis mirum fuit, quando omnia cereos et omnes lampades accensas vidi, sicut in missa media nocte. Sed ego Madonnam adhuc non vidi.

Puer me ducebat ad presbyterium, juxta cathedram Directoris, ubi genuflexus procumbens, puer omni tempore rectus manebat. Cum visum est mihi multum temporis praeteriisse, singula subinde exspectavi ne moniales quae observabant per porticum transirent.

Tempus tandem venit. Admonuit me puerulus dicens: ' Ecce virgo sancta, hic est! '. Audivi tumultum, sicut murmur vestium sericarum, venientem a latere Tribuni, juxta imaginem Sancti Joseph, et vidi Sanctam Virginem, quae super gradus Altaris in latere Evangelii quiescebat; Sancta Virgo erat, sed mihi visi similis Sant'Anna, modo facies non eadem. Madonna certus non eram, sed puer mihi dixit ' Ecce Madonna! '.

Impossibile est dicere quid tunc sensi, et quid in me fiebat. Visum est mihi quod Virginem sanctam non agnovi. Tunc ille puer mecum locutus est, sed non amplius voce infantis, sed ut homo... Ego respiciens ad Beatam Virginem, et prosilivi versus eam, et genuflexus super gradus altaris. manus meas super genua sanctse virginis posui. Erat vitae tempus dulcissimum. Impossibile est dicere omnia quae sentiebam. Domina nostra exposuit mihi quomodo cum rectore meo et pluribus rebus agere debeam quod non est dicendum. Docebat me ordinare me in doloribus meis, et ostendens mihi pedes altaris sinistra manu, dixit mihi ut iret et projiciat me ad pedem altaris ad dilatandum cor meum, addens quod ibi omnia reciperem. consolatio egeo.Domina nostra dixit mihi:Filia mea, Bonus Dominus te cum missione committere vult. Multorum dolorum erit tibi, sed vinces eos existimantes se esse ad gloriam boni Dei: gratiam habebis; dic omnia, quae in te fiunt, simplicitate et fiducia. Quaedam videbis, eris precibus tuis; dicite eis omnibus qui vobis praesint regendi .

Rogavi ergo sanctam Virginem ad explicandum ea quae mihi ostensa sunt. Et respondit Domina nostra: ' Mala sunt tempora. Clades magnae Franciam percutient. Thronus evertetur. Totus mundus perturbabitur omnibus infortuniis (Sanctissima Virgo, hoc dicens, tristem aspectum habuit) . Sed ad pedem huius altaris accede. Hic dispergentur gratiae omnes homines, qui eas cum fiducia et fervore petunt: iuvenes et senes.

Filia mea, in Communitate gratias meas proferre gaudeo. Valde eam amo, sed miseret mei. Abusus sunt: ​​regula non servatur. Plurimum relaxationis est in duabus communitatibus. Dic ei qui te praeest, licet nondum sit superior. Aliquando Communitati peculiari modo praeest. Omnia facere debebit, ut principatum in effectu reponat, dic ei pro me. Lectiones malas invigilet, tempus superfluum ac visitationes. Cum regula in effectum remittatur, communitas erit quae ad tuam veniat.

Sacellum ubi spectra fiebant

Magna mala sequentur. Magnum periculum erit. Sed noli timere, Dei praesidium semper ibi peculiari modo communitatem S. Vincentii tuebitur. Ego vobiscum ero, semper vos custodivi. Gratias tibi dabo multas. Veniet tempus, cum erit periculum magnum et videbuntur omnia amissa, sed ero tecum. Fiducia. Documenta visitationis meae ac defensionis Dei ac sancti Vincentii super duas communitates habebis .

At non eadem erit in aliis communitatibus. Victimae erunt (haec sancta virgo lacrimans in oculis habebat ). Victimae erunt in Clero Parisiensi: Archiepiscopus moritur (iterum Domina nostra lacrimas fudit). Filia mea, Crux despicietur… Sanguis fluet. Domini nostri latus iterum aperient… (Hic sancta Virgo diutius loqui non potuit, magnus dolor in facie eius pictus est). Filia mea, totus mundus in afflictione erit .

Quam diu apud Dominam nostram mansi, nescio. Scio, quod abivit sicut umbra evanescens, solum aliquid exiens vidi, et tunc solum umbram versus grandinem a parte qua venerat.

De gradibus altaris escendens, animadverti puerum, ubi reliqui eum, qui dixit mihi, "Abivit "; '. Viam eandem remeavimus, semper omnia lumina reperientes, et semper puerum istum in sinistro meo habentem.

Credo quod puer ille custos meus fuit angelus, ut videam sanctam virginem visibilem, quia valde rogabam eum ad obtinendum beneficium. erat indutus albis, et secum portabat lucem mirabilem, hoc est, fulgentem luce, etatis quatuor ad quinque.

Retro in lecto audivi duas horas et numquam dormitum ivi.'

Secunda apparitio sequentis Septembris et tertia, quae maxima est, die XXVII mensis Novembris. Soror Katherina erat in ecclesia et meditabatur quando ei apparuit virgo alba indutus. Catharina Madonna describit hoc modo: « Stabat, pallium eius erat de serico et aurora alba... Velum album descendebat a capite usque ad pedes eius. Discessit crines et quasi mitram cum vitta circumdedit. tres centimetra lata, pilis leviter nitida, facies prorsus nudata, pedes in globum nixos, vel potius in globum semipedem, vel minimum vidi tantum dimidium ejus (postea Caterina dixit se etiam vidisse. coluber viridis coloris et maculosus luteus, sub pedibus virginis).

Manus eius ad altitudinem baltei elata, aliam naturam minorem globum, qui universum repraesentabat, tenebat, tenebat. Oculos in caelum vertebat et facies eius fulgebat sicut globum Domino nostro praesentabat.

Subito digiti eius erant anulis, ornati lapidibus pretiosis, uno pulchriores altero, unus maior et alter minor, qui radiis singulis pulchriores iaciebant, radii isti de lapidibus pretiosis recesserunt; maior ad majora radios minores minora et impleta omni parte, et videre non poterat quidam gemmas Non mittebam radios pede ... ... lapides isti manent umbram repraesentant gratie quam oblivisci me rogas, 'Virgo dixit mihi.

Dum in hoc contemplando intentus essem, Beatissima Virgo submisit oculos suos ad me, et audivi vocem dicentem mihi haec verba, ' Globus iste, quem videtis, totum orbem, et in specie Franciam et omnes singulares personas repraesentat. ' Virgo Sanctissimum Sacramentum addidit ' Sunt symbolum gratiarum, quas spargo in populum qui me interrogant' ... Eo momento ... imago ovalis magis circa Beatam Virginem formatur, in qua supra, n. semicirculi modo a dextra ad sinistram Mariae, haec verba aureis litteris scripta sunt: ​​'O Maria sine peccato concepta, ora pro nobis ad te confugientibus'.

"Miracula" numisma

Venit ergo vox et dixit ad me: ' Have numisma percussum in hoc exemplari. Omnes homines qui eam induunt, magnas accipient gratias, maxime circa collum induentes; abundabunt gratie pro populo qui eam confidenter perferent '. Protinus visum est mihi quod pictura versabat et vidi numisma contrarium. Superata erat littera M cruce sine crucifixo, cui littera I pro basi habebat, infra duo corda, unum spinis cinctum, alterum gladio transfixum. Postremo duodecim stellae totum circumdederunt. Tunc evanuerunt omnia, sicut aliquid quod exit, et impletus sum nescio quid, bono animo, gaudio, consolatione”.

Haec symbola numisma valde specificum sensum habent manifesto: littera M est initialis nominis Maria, littera I initialis nominis Iesus (Jesus). Spinis cor circumdatum est Iesu; alter gladio transfixus, Mariae est.

Caterina, obsecundans Dominae Nostrae roganti ut numisma percussum haberet, de ea cum suis Superioribus loquebatur, sed serio initio non accepit.

Sequenti Decembri, alia apparitione, Catharina iterum mandatum est ut numisma percussum haberet, quod post biennium factum est, cum archiepiscopus Parisiensis, Monsignor De Quelen, potestatem dedit. Exemplaria prima MD signata die 30 mensis Iunii anno 1832 ac prodigia consecuta sunt statim tam numerosa ut nomisma « miracula » vocaretur.

Suis apparitionibus, Domina Nostra postulaverat etiam ut Consociationem Filiarum Mariae Immaculatae Creandi, quae anno MDCCCXXXVI facta est.

Inter notissima facta quae ad "miraculum numisma" spectantia est conversio Alphonsi de Ratisbonne Iudaeorum (1812-1884), advocatus et argentarius Christianismi valde infestus, qui Romae ob valetudinis causas fuit. Die XX mensis Ianuarii anno MDCCCXLII ad ecclesiam Sant'Andreae delle Fratte visitandam profectus est et aspiciens ad aram, ubi funebres apparabantur, vidit Virginem Mariam in numismate expressam a Catharina Labouré. Memorandum quod Ratisbonne viderat et reposuit apud vicariatum Romanum. Cardinalis Vicarius Patrizi haec aliaque testimonia collegit ac die 3 mensis Iunii eiusdem anni documentum publicavit in quo authenticitas "prodigi eventus" affirmata est.

Ratisbonae conversus et anno 1847 sacerdos ordinatus est. Ille primum Iesuita, deinde membrum « Sacerdotum Beatae Mariae Virginis Sion » fuit. Huius congregationis sedem in Palaestina condidit.

 

Edited by "Prophetiae ad Tertium Millennium" - Maii 2001
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Santa Caterina Labouré Vergine

31 dicembre

Fain-les-Moutiers, Borgogna, 2 maggio 1806 - Parigi, 31 dicembre 1876

Caterina Labouré visse i suoi primi 24 anni in una famiglia numerosa (10 fratelli) nella fattoria dei genitori, presso Chatillon (Francia). Nel 1830 entrò tra le Figlie della carità di Parigi. Erano le suore nate dal carisma di san Vincenzo e di santa Luisa de Marillac. Ebbe delle visioni soprannaturali riguardanti san Vincenzo e soprattutto la Madonna, che le predisse avvenimenti francesi futuri (rivoluzioni del 1830 e 1848) e le affidò dei messaggi. In particolare le chiese di coniare una «Medaglia miracolosa», dispensatrice di grazie. Caterina spese 45 anni di servizio agli anziani nell'ospizio di Enghien in un sobborgo della capitale francese, dove morì.

Etimologia: Caterina = donna pura, dal greco

Martirologio Romano: A Parigi in Francia, santa Caterina Labouré, vergine delle Figlie della Carità, che venerò in modo speciale la Madre di Dio Immacolata e rifulse per semplicità, carità e pazienza.


Nacque a Fain-les-Moutiers, un villaggio della Borgogna, il 2 maggio 1806. Rimasta orfana di madre a nove anni con sette fratelli e due sorelle, Caterina non poté frequentare le classi elementari, ma dovette rendersi utile in famiglia e, più tardi, prenderne le redini. All'età di ventiquattro anni fu ammessa tra le Figlie della Carità, il 21 aprile 1830, mentre Parigi onorava solennemente s. Vincenzo de' Paoli in occasione della traslazione delle sue reliquie, che per molto tempo erano state nascoste a causa dei torbidi rivoluzionari. In quella circostarza la giovane novizia per tre giorni consecutivi ebbe l'apparizione del cuore di s. Vincenzo sopra un piccolo reliquiario nella cappella delle suore in rue du Bac. Durante il suo noviziato ebbe altre visioni, come quelle di Gesù Eucaristico e di Cristo Re (giugno 1830); ma le più importanti furono le apparizioni dell'Immacolata della "Medaglia--miracolosa". Fu questo un ciclo di almeno cinque apparizioni, simili fra loro, ma delle quali due ebbero caratteristiche ben individuate: Nella notte tra il 18 e il 19 1uglio 1830, mentre la Francia era sconvolta dal presentimento di una nuova rivoluzione (infatti, il 27 luglio cadde Carlo X), Caterina, condotta da un angelo nella grande cappella della Casa Madre, ebbe un colloquio durato più di due ore con la Madonna, che le preannunziò nuovi incontri. Questi, infatti, avvennero a brevi intervalli l'uno dall'altro, nel settembre, il 27 novembre e nel dicembre di quello stesso anno. La più nota e la più singolare delle apparizioni fu quella avvenuta il 27 novembre, nella quale si possono distinguere due fasi. Nella prima fase la Madonna appare a Caterina, ritta su un globo avvolto dalle spire del serpente, nell'atto di offrire a Dio un altro piccolo globo dorato, simbolo del mondo e di ogni anima, ch'Ella tiene all'altezza del cuore: dalle mani della Madonna piovono sul globo inferiore due fasci di luce. Nella seconda fase, mentre il piccolo globo d'oro scompare, le mani della Vergine si abbassano, ancora irraggianti fasci luminosi, simbolo delle grazie ottenute da Dio per la sua intercessione e, come a formare un'aureola intorno alla testa della Madonna, appaiono a caratteri d'oro le parole della giaculatoria: "O Maria, concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi". Poi il quadro sembra visto nel suo retro: la figura della Madonna scompare e al centro si staglia, luminosissima, la lettera M, al di sopra della quale appare la croce e al di sotto i ss. Cuori di Gesù e Maria, mentre dodici stelle fulgidissime fanno corona (bisogna, tuttavia, osservare che nelle sue relazioni C. non parla mai né delle stelle. né del loro numero). Contemporaneamente una voce interiore ingiunse a Caterina di far coniare una medaglia che riproducesse la visione: ma soltanto il 30 giugno 1832 furono coniati i primi millecinquecento esemplari. La medaglia fu presto detta "miracolosa" e fra i miracoli più belli da essa operati, vi fu la conversione dell'ebreo Alfonso Ratisbonne (20 gennaio 1842). Per desiderio espresso dalla Madonna nelle apparizioni di Parigi, nacque l'Associazione delle Figlie di Maria Immacolata (1836-47). Nessuno, tranne i superiori, seppe mai dei favori celesti concessi a Caterina Ella visse nella più grande umiltà e nel più assoluto silenzio e servì per quarantasei anni i poveri dell'ospizio di Enghien a Parigi. Morì il 31 dicembre 1876; quando la sua salma fu esumata, le mani che avevano toccato la Madonna e gli occhi che l'avevano veduta, apparvero straordinariamente conservati. Fu beatificata da Pio XI il 28 maggio 1933 e canonizzata da Pio XII il 27 luglio 1947: le sue reliquie riposano nella cappella in cui ebbe le apparizioni. La festa liturgica, per le Famiglie Vincenziane, è stabilita al 28 novembre.


Autore: 
Luigi Chierotti

AMDG et DVM

venerdì 26 novembre 2021

PREGHIERA DI GUARIGIONE: La croce di Dozulé — La cruz de Dozulé

PREGHIERA DI GUARIGIONE: La croce di Dozulé — La cruz de Dozulé: Apertura a Dozulè: 29 maggio 2011, visita del Vescovo a Dozulè e prudente apertura al fenomeno, solleci...

San LEONARDO DA PORTO MAURIZIO (oggi IMPERIA)

SAN LEONARDO da Porto Maurizio 

di Dario Busolini - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 64 (2005) 


LEONARDO da Porto Maurizio, santo. - Nacque a Porto Maurizio (ora Imperia) il 20 dic. 1676, figlio di Domenico Casanova e Anna Maria Benza, che gli diedero il nome di Paolo Girolamo e lo avviarono alla vita religiosa mandandolo, appena dodicenne, a Roma presso uno zio paterno, perché potesse studiare nel Collegio romano dei gesuiti. Qui L. frequentò l'oratorio del Caravita e quello dei filippini alla chiesa Nuova, ma trovò più congeniale alla sua vocazione l'austerità francescana della cosiddetta Riformella, un ramo dei frati minori riformati fondato nel 1662 da Bonaventura da Barcellona.

Entrato nel noviziato di questi frati (chiamati anche "francescani scalzati") nel convento di Ponticelli Sabino il 2 ott. 1697 ed emessi i voti solenni un anno dopo, compì gli studi teologici in quello romano di S. Bonaventura al Palatino, casa principale della Riformella. Ordinato sacerdote il 23 sett. 1702, avrebbe voluto essere destinato alle missioni in Cina, ma alcuni gravi disturbi gastrici indussero i suoi superiori a trattenerlo in Italia e a rimandarlo, nel 1704, a Porto Maurizio, nel convento dei francescani osservanti, nella speranza che il clima nativo potesse giovargli. Ristabilitosi dopo quattro anni, dal 1708 fino alla morte divenne uno dei più noti e apprezzati predicatori italiani.

Dal 1709 al 1730 scelse il convento toscano di Monte alle Croci, presso San Miniato, affidato alla Riformella grazie alle pressioni di Cosimo III de' Medici, come centro delle sue missioni itineranti, cui affiancò la cura per i ritiri di S. Francesco al Palco in Prato e S. Maria dell'Incontro presso Firenze, luoghi destinati da lui a offrire periodi di vita contemplativa a tutti i religiosi impegnati nell'apostolato. Di questi ritiri fu superiore per nove anni, e ne redasse anche le costituzioni.


Fu chiamato a Roma da Clemente XII, nel 1730, e da allora iniziò i viaggi per le missioni popolari in varie parti dello Stato pontificio, del Granducato di Toscana, della Repubblica di Genova e del Regno di Napoli, come attesta il dettagliato Diario delle missioni redatto, a partire dal 1730, dal suo segretario Diego da Firenze (l'elenco delle località toccate è in Bibliotheca sanctorum, coll. 1211 s.). Le missioni popolari predicate da L. furono 343, svolte nell'arco di 44 anni, insieme con un numero imprecisato di predicazioni temporalmente più brevi.



Per lui una missione popolare necessitava di un'attenta e lunga preparazione di preghiera e studio, doveva durare almeno 15 giorni nelle campagne e 18 nelle città, preceduti da alcuni giorni per organizzare una sorta di servizio d'ordine che assegnasse i posti nelle chiese e designare dei "pacieri" incaricati di invitare alle prediche persone note per pubbliche inimicizie, seguiti poi da almeno un'altra settimana da dedicare interamente e personalmente all'ascolto delle confessioni, reputate la parte più importante della missione stessa. L'arte oratoria di L., che in parte si rifà all'esempio di Paolo Segneri, celebrata dai contemporanei e capace di richiamare migliaia di persone, aveva un carattere insieme teatrale e pratico.

Egli sapeva conquistare l'uditorio con toni drammatici e coinvolgenti, ammonendo i fedeli sul loro destino dopo la morte, sui danni del peccato e degli scandali per poi illustrare paternamente i benefici della confessione, del comportamento onesto e della buona educazione dei figli, come pure del dovere di pagare un giusto compenso agli operai e di rispettare il riposo festivo e l'obbligo dell'istruzione religiosa. Più volte denunciò il pericolo della massoneria.[!!!] Gli effetti di queste prediche erano straordinari e spesso accompagnati da prodigi e manifestazioni di massa. Alle esortazioni e alle confessioni, comunque, L. aggiungeva la diffusione di alcune popolari devozioni per consolidare tra la gente il risultato delle sue missioni: la recita quotidiana di alcune semplici preghiere e del Rosario, la devozione al Nome di Gesù, la Pietà Eucaristica, la Comunione frequente, l'iscrizione alle confraternite, l'istruzione religiosa di base e, soprattutto, il pio esercizio della Via Crucis, che trasformò la devozione alla Passione di Cristo praticata solo nelle chiese francescane in preghiera comune a tutto il mondo cattolico, specie nel tempo quaresimale.

In effetti, egli ottenne il permesso di erigere la Via Crucis anche nelle chiese non francescane solo dopo ventidue anni di insistenze sui benefici effetti di questa devozione. L. eresse in Italia almeno 572 Viae Crucis, la più famosa delle quali fu a Roma, nel Colosseo, per il giubileo del 1750 e tuttora praticata. Non riuscì invece ad assistere alla proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione di Maria, di cui fu sempre convinto assertore, e che avvenne nel 1854.

Dal 1736 al 1737, per ordine di Clemente XII, L. accettò la nomina a superiore del convento di S. Bonaventura al Palatino e di quelli da esso dipendenti. Resosi però conto che tale carica preludeva all'elezione al provincialato, chiese e ottenne dal pontefice la dispensa dall'elettorato attivo e passivo e il permesso di dedicarsi interamente alla predicazione e, attraverso lettere, all'organizzazione dei ritiri romani e toscani della Riformella. 

Il nuovo papa, Benedetto XIV, eletto nel 1740, stimava profondamente L. e avrebbe desiderato mantenerlo a Roma; tuttavia, non volle contrastare la sua volontà e le tante richieste di missioni popolari - tra cui fu molto impegnativa quella in Corsica dal maggio al novembre 1744 - che riceveva da ogni parte. Attese così l'occasione fornita dalla preparazione e dallo svolgimento dell'anno santo 1750, per affidargli cinque missioni popolari e due tridui a Roma, nel 1749, e le confessioni dei pellegrini, nel 1750. Terminato il giubileo, L., sebbene ormai indebolito, volle riprendere le missioni popolari, e ne compì ancora quattro a Lucca e tre a Bologna. Qui, dopo l'erezione dell'ultima Via Crucis nella chiesa di Pianoro, le sue condizioni di salute peggiorarono.

Alla notizia, Benedetto XIV lo richiamò a Roma, dove L. giunse a fatica, per morire la tarda sera del 25 nov. 1751, nel convento di S. Bonaventura al Palatino. Benedetto XIV ne ordinò la sepoltura nella cappella di S. Francesco di quello stesso convento.

Pio VI beatificò L. il 19 marzo 1796, Pio IX lo canonizzò il 29 giugno 1867 e Pio XI, il 17 marzo 1923, lo nominò patrono dei missionari nei paesi cattolici. Le sue spoglie sono ora custodite sotto l'altare maggiore di S. Bonaventura al Palatino, e nel convento sono conservati un ritratto anonimo e vari reperti. A Imperia è attivo dal 1961 un Centro di studi leonardiani.

Opere: L. pubblicò alcuni libri che considerava utili sussidi alle sue missioni, e lasciò manoscritti gli appunti delle prediche e degli esercizi spirituali, insieme con le lettere e le riflessioni spirituali sul raggiungimento della perfezione cristiana, riunite nei "Proponimenti", materiale che affidò in punto di morte a Diego da Firenze. I lavori editi da lui sono: la Dilucidazione delle indulgenze concesse dai sommi pontefici a tutte le Via Crucis erette dai frati minori (Lucca 1715); il Manuale sacro, ovvero Raccolta di varie devozioni proprie di una religiosa che aspira alla perfezione (Roma 1734); il Discorso mistico-morale, il Direttorio della confessione generaleIl tesoro nascosto, ovvero Pregi ed eccellenze della S. Messa, tutti stampati a Roma nel 1737; la Via sacra spianata e illuminata (una spiegazione della Via Crucis, Roma-Lucca 1748) e una serie di opuscoli devozionali. Il notevole corpus di manoscritti fu edito postumo nella Collezione completa delle opere (Roma 1853-54, trad. francese Paris-Tournai 1858-60), e nelle Opere complete (Venezia 1868-69), da integrare con il volume curato da Giuseppe da Roma, Soavità di spirito di s. L. manifestata in 86 sue lettere, Roma 1872, e tre volumi a cura di B. Innocenti: Prediche e lettere inedite, Quaracchi 1915; Operette e lettere inedite, Arezzo 1925; e Prediche delle missioni con l'aggiunta di necrologie, lettere e documenti inediti, ibid. 1929.

Nei processi canonici, Alfonso Maria de' Liguori, Giovanni Battista De Rossi, l'arcivescovo di Firenze F.G. Incontri e quello di Ravenna F. Guiccioli e numerosi altri testimoni vollero sottolineare quanto L. fosse zelante e irruente nelle prediche e delicato, sapiente e arguto nella direzione spirituale individuale.


AMDG et DVM

SAN SILVESTRO Guzzolini, Abate


 

San Silvestro Guzzolini Abate e fondatore

26 novembre

Osimo, Ancona, 1177 - Fabriano, Ancona, 26 novembre 1267

Nato nel 1177 da nobile famiglia di Osimo, nelle Marche, Silvestro Guzzolini divenne prete dopo aver studiato Diritto a Bologna e Teologia a Padova. Canonico della cattedrale osimana, a 50 anni si ritirò in una grotta presso Frasassi. Arrivarono parecchi compagni e adottò la regola di san Benedetto. Nacquero così i Benedettini Silvestrini. Nel 1231 Silvestro fondò il monastero di Montefano (Fabriano). Prima di morire, nel 1267, ne fondò altri 11 con 119 monaci. Fu adorno di singolarissimo privilegio, unico nell’agiografia cristiana, la Comunione ricevuta per le mani Venerande della Vergine Santissima: "O figlio Silvestro, vuoi ricevere il Corpo di mio Figlio, il Signore Gesù Cristo, che vergine ho concepito, vergine ho dato alla luce e sempre vergine rimasi anche dopo il mirabile parto?". Papa Leone XIII il 29 agosto 1890 ne decreta la canonizzazione equipollente.

Etimologia: Silvestro = abitatore delle selve, uomo dei boschi, selvaggio, dal latino

Martirologio Romano: Presso Fabriano nelle Marche, san Silvestro Gozzolini, abate, che, presa coscienza della grande vanità del mondo davanti al sepolcro aperto di un amico da poco defunto, si ritirò in un eremo e, dopo aver cambiato varie sedi per meglio isolarsi dagli uomini, fondò infine in un luogo appartato presso Montefano la Congregazione dei Silvestrini sotto la regola di san Benedetto.


Giovane nobile
Nel 1200 Sivestro aveva 23 anni circa (San Francesco ne aveva solo 18/19). Egli è nato ad Osimo, una cittadina sulle colline marchigiane, non lontano dal mare Adriatico. Era un giovane elegante, nobile di casato e di sentimenti. Ghislerio, suo padre, era un perito in diritto civile, e sognava un avvenire di gloria umana per suo figlio. Per questo, terminati gli studi ad Osimo, lo mandò a studiare a Bologna e poi a Padova. Solo i figli di papà potevano permettersi tanto, a quei tempi.
Il giovane Silvestro obbedì, ma in seguito, avendo sete dell'acqua della Sapienza di Dio, volle frequentare i corsi di teologia per lo studio della Sacra Scrittura. E nel colloquio intimo con il suo Signore Egli maturò, sempre più, la vocazione allo stato religioso.
Terminati gli studi, tornò a casa e confidò ai suoi il desiderio di consacrarsi a Dio. Ma trovò l'ostacolo insormontabile di suo padre, che, per lunghi 10 anni segregò suo figlio e non gli rivolse più la parola.




Nella comunità dei Canonici
Alla fine Silvestro, forse appoggiato anche dalla sua mamma, Bianca, la spuntò ed entrò nella Comunità religiosa dei Canonici nella Chiesa di Osimo. Ebbe anche un beneficio dal Vescovo per poter vivere, dato che suo padre lo aveva diseredato. Il giovane canonico ardeva di zelo per il Signore. Egli trovava la sua forza nella preghiera, fatta col cuore, e nella meditazione della Parola di Dio. Predicava con fede ed era radicale nell'osservanza del Santo Vangelo. Per questo era amabile e caro a Dio e al popolo.
Un giorno dovette riprendere il suo Vescovo, che non conduceva una vita proprio esemplare. Il Vescovo non digerì bene la cosa, e Silvestro si ritrovò solo, come quando si trovò prigioniero nella sua casa natale. Ma non si scoraggiò. S'infiammò ancora di più nell'amore di Gesù Cristo. E fu allora che gli nacque in petto il desiderio di lasciare proprio tutto e starsene solo con Dio.

Durante un funerale...
La spinta a fare questo passo ardito l'ebbe un giorno quando, durante un funerale di un nobile, volle guardare dentro la fossa comune. Là dentro vide in faccia lo sfacelo della morte… Silvestro inorridì e poi rifletté: «Quello che lui era io sono, e quello che egli è io sarò». Nel cuore gli risuonavano anche le parole di Gesù: «Chi vuol venire dietro a Me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua (Mt 16, 24)».


In una grotta, solo con Dio

Silvestro decise di abbandonare tutto e di ritirarsi in solitudine. Si confidò con Andrea, suo amico, che con il suo cavallo lo accompagnò verso i monti. Poi Silvestro proseguì da solo e fece esperienza eremitica in diverse grotte. Ma, più volte, in visione, Egli vide il luogo, che Dio stesso gli indicava. Allora s'inoltrò fino alla Gola della Rossa, e arrivò a ad una grotta, detta di «Grottafucile». E disse: «Qui sarà il mio riposo, qui abiterò (Sal 131, 14)». Là l'Uomo di Dio iniziò una vita eremitica di stretta osservanza: preghiera, digiuno e penitenza. A volte si cibava di sole erbe crude. Lo Spirito del Signore gli infiammava sempre più il cuore di divino Amore e lo ricolmava anche dei suoi doni carismatici.
Silvestro ormai non viveva più secondo la carne e il mondo. Egli era come rinato, era diventato una 'creatura nuova'. E viveva finalmente appagato dentro l'anima e felice nel compiere la Santa Volontà di Dio. Per tre anni si fermò, solo con il suo Dio, in questo luogo santo. Là «Egli aspirava quotidianamente, con tutto il pensiero e il desiderio, alla dolcezza delle cose del cielo». Venne come trasformato, e non solo dentro l'anima. Egli ormai sembrava un Mosè redivivo sul monte santo di Dio. La bellezza della sua anima rifulgeva anche sul suo volto angelico.

Monaco benedettino
Un giorno l'Uomo di Dio venne scoperto da alcuni uomini del signore di Castelletta. Da allora la gente, incominciò ad andare a lui per chiedere preghiera e consiglio spirituale. Egli tutti ascoltava e incoraggiava nella via di Dio, come è scritto: «Contemplata, aliis tradere». E cioè: quello che il monaco ottiene dalla Sapienza nella contemplazione delle cose di Dio lo annuncia, per edificazione, ai fratelli.


E c'era anche chi chiedeva, con insistenza, di rimanere in quel luogo di pace per condividere quella magnifica esperienza di vita spirituale. Frate Silvestro dovette ormai decidersi e organizzare una Comunità religiosa. Ma con quale regola, e con quale abito? Pregò molto per questo e, mentre pregava, vennero a lui alcuni Santi dal cielo. Uno dopo l'altro, gentilmente lo invitavano ad accettare la loro Regola e il loro abito. Ma Egli chinava il capo e rimaneva in silenzio.

Allora gli si presentò un venerando Vecchio, attorniato da alcuni monaci, che lo esortò, con insistenza, ad accettare la sua Regola e il suo abito. Era San Benedetto. Silvestro esultò nel suo spirito, e pieno di gioia, rispose: «Ti ringrazio, reverendo Padre, io indegno tuo servo, perché sei venuto a visitarmi proprio quando avevo il cuore in ansia. Farò come Tu mi suggerisci». Poi il Santo Eremita andò da un monaco della zona, di nome Pietro e a da lui fu rivestito dell'abito monastico. Infine, avendo acquistato un libro della Regola monastica, Egli fondò il primo piccolo Eremo, con vita cenobitica, in quel luogo santificato dalla sua presenza, e lo dedicò alla Beata Vergine Maria, che Lui amava chiamare «Regina di Misericordia».


Il Venerabile Andrea, suo biografo, ci ha voluto tramandare anche i lineamenti caratteristici del nostro Santo: «Era di aspetto gradevole, casto di corpo, affabile nel colloquio, conosciuto per la prudenza e la temperanza, ardente di amore, sollecito nella pazienza, saldo nell' umiltà e nella stabilità. In breve, fioriva davanti al Signore con ogni genere di virtù».



Sul Monte Fano


A Grottafucile si stava bene insieme, nell'amore fraterno, nelle veglie di preghiera, nei digiuni e penitenze. Ma San Silvestro risentiva dentro la nostalgia per la vita eremitica, e perciò, salutati i fratelli, s'incamminò solo, tra i monti, e si diresse verso Fabriano. Salì fin sul monte Fano e si fermò su un piccolo ripiano, vicino al una sorgente. E' la fonte Vembrici. Il posto era incantevole. Là il Santo volle costruirsi una capanna, addossata al monte. Ed era felice con Dio. Tutto immerso nella natura lussureggiante e nella preghiera, fatta col cuore, passava il tempo nella pace della pura contemplazione delle cose di Dio.

Ma ecco che alcune persone, un giorno, Lo scoprirono mentre, seduto accanto alla sorgente, si stava sfamando con un pane d'orzo. Gli faceva compagnia un lupo. Il Santo spiegò loro il fatto, anche perché si erano impauriti: « Da quando mi trovo in questo posto solitario il lupo sorveglia la mia celletta, come custode fedelissimo. In ogni momento mi obbedisce: evita ciò che gli viene proibito e fa puntualmente quanto gli viene comandato». E, all'ordine del Santo, il lupo si allontanò subito docilmente.
«Infatti, prosegue il suo biografo, dal momento che la sua anima era perfettamente soggetta al Creatore, non trascurando nessun comandamento divino, sembrava che avesse ottenuto l'antico dominio, concesso al primo uomo, sopra tutte le creature irragionevoli». Questo è, indubbiamente, un chiaro segno che l'Uomo di Dio aveva raggiunto la grazia dell'innocenza originale.




L'eremo di San Silvestro


Il Santo Uomo »spandeva profumo di umiltà e mansuetudine (Ef 4,2)» e la fama di Lui si era ormai divulgata in tutta la valle dell'Esino ed oltre. Alcuni cittadini di Fabriano, dopo aver toccato con mano il fascino delle sue virtù, decisero di donargli il ripiano intorno alla sorgente di fonte Vembrici, dove lui dimorava nella pace.

E la gente accorreva, sempre più numerosa, da frate Silvestro per chiedere preghiere, benedizione e consigli spirituali. Incominciarono anche a fiorire le vocazioni alla vita monastica e allora Egli decise di costruire anche là un Eremo, dopo quello di Santa Maria in Grotta «Fucile». L'Oratorio lo volle dedicare a San Benedetto.
E l'acqua della sorgente che, da oltre sette secoli, continua a scorrere ancora oggi dall' Oratorio, è un vero segno profetico, secondo come è scritto: «Sgorgheranno da Lui fiumi d'acqua viva (Gv 7,38 )».


Il Venerabile biografo, quasi con stupore, ci tiene a ricalcare ancora, e per noi del terzo millennio, i lineamenti del nostro Santo per tramandarceli intatti: «Egli era di aspetto angelico, pieno di fede, risplendente di sapienza, benevolo nell'ospitalità, generoso nell'aiuto materiale, attento alla predicazione, sollecito nel guardare i fratelli, assiduo nella santa meditazione, pietoso visitatore degli infermi, consolatore degli afflitti». E più avanti: «Egli non accarezzava i vizi dei sudditi…, era paziente con i persecutori, misericordioso con i poveri e i deboli. Nel suo atteggiamento non avresti potuto trovare traccia di arroganza, di superbia o di vanagloria». Certo ormai, assieme a San Paolo Egli poteva, in tutta verità, ripetere: »Non sono più io che vivo, ma è Cristo, che vive in me (Gal 2,20 )». E non c'è male anche per chi vuole seguire sul serio le sue orme. Sono le stesse orme di Gesù Cristo e di San Benedetto.


L'Eremo era piccolo, povero, disadorno e lontano dall'abitato. Era proprio come lo voleva il Santo Abate. Era un chiaro ritorno alla vita monastica originale, come ai tempi di San Benedetto. Era una riforma alla vita benedettina. Frate Silvestro non amava le grandi costruzioni, ma voleva l'essenziale per i suoi monaci in uno spirito di povertà e semplicità evangelica, che è caratteristica propria dei silvestrini, fin dal loro nascere.


La giornata del monaco
I monaci, poveri e gioiosi, indossavano una veste ruvida e non conoscevano la varietà di cibo. Si alzavano anche di notte per lodare e benedire il Signore. Più volte al giorno si ritrovavano nel piccolo Oratorio per cantare Salmi e Cantici al Signore e per ascoltare e meditare le divine letture.


«Durante il giorno c'era chi si occupava delle sacre letture, chi era immerso nelle preghiera, c'era chi piangeva i propri peccati e chi gioiva nelle lodi di Dio. Questo vegliava, quello digiunava e quasi ci si contendeva l'un l'altro gli impegni di pietà. Di notte si alzavano per lodare il Creatore. Di sera, al mattino e a mezzogiorno narravano e annunziavano la sua lode e mettevano la massima cura nel culto divino». San Silvestro seguiva con amore i suoi figli spirituali, dando loro testimonianza, nella crescita armoniosa della perfezione cristiana.


I suoi primi discepoli


«Un figlio saggio è gloria del padre (Pro 10,1; 15,20)», perciò San Silvestro si compiaceva dei suoi figli spirituali, che vivevano nella stretta osservanza benedettina nei dodici Eremi, che egli volle costruire per loro. Il suo primo discepolo è il Beato Filippo da Recanati e, dopo di lui, vennero altri, prima nel piccolo Eremo di Santa Maria a Grottafucile, poi nell'Eremo sul Monte Fano, e infine, negli altri Eremi.


Tra i suoi discepoli due spiccheranno per fama di santità e prodigi: Il Beato Giovanni dal Bastone, che sarà poi il Padre Confessore della Comunità. La sua tomba è a Fabriano nella Chiesa di san Benedetto e viene festeggiato il 24 marzo. E poi il Beato Ugo Degli Atti, che veniva da Serra San Quirico. Egli era giovane e ardeva di amore e di zelo per il Signore. Anche la su apredicazione era avvalorata da prodigi e, un giorno, fece sorgere, all'istante, acqua fresca per alcuni operai assetati. Da quella sorgente scorre ancora acqua a Sassoferrato dove riposa il suo corpo. Viene festeggiato con grande solennità il 26 luglio.


Un altro monaco, che spiccava in santità e prodigi è il Beato Simone, frate analfabeta, cieco ad un occhio e questuante. L'agiografo racconta che, una volta, San Silvestro, leggendo la Bibbia, s'imbatté in un passo difficile del profeta Geremia. E, non riuscendo a capirlo come desiderava, nella sua umiltà, decise di ricorrere proprio a fra Simone, che stava nel monastero di Ripalta. A fra Simone sembrò quasi che il Santo Fondatore si prendesse gioco di lui e gli disse: «Ma siete voi sacerdoti che dovete insegnare le cose sante e istruire gli altri, non io, che sono mezzo cieco e illetterato!». Il santo gli rispose: «Fra Simone, figlio mio, ti ho chiesto questo non per prendermi gioco di te, ma perché illumini il mio intelletto circa il detto passo della Scrittura». Allora, ammirando la grande umiltà del suo Abate, fra Simone nascose il volto tra le mani, pregò e poi dette la risposta di sapienza nello Spirito Santo.


Un giorno fra Simone, che andava di paese in paese per la questua, lodava e benediceva il Signore, tutto spensierato e felice di contemplare la creazione ed ammirarne l'armonia. Si era a primavera e, passando egli per un viottolo di campagna, scorse un ciliegio in fiore… A tale spettacolo si mise in ginocchio, e con gli occhi rivolti al cielo, pregò con ardore il Signore. Poi, mentre si alzava in piedi, per riprendere il cammino, il ciliegio, tutto carico dei suoi fiori bianchi, abbassò fino a terra, per riverenza, i rami fioriti, fino a toccare i piedi del santo monaco. Egli arrossì, nella sua umiltà, … e sperava proprio di essere solo, invece erano molti quelli che ammirarono un tale fatto straordinario, senza che lui se ne accorgesse, e ne parlarono a tutti. E' proprio vero che quando l'uomo è in armonia con Dio, la natura si rasserena e gioisce perché egli è stato eletto dal Creatore per 'soggiogare e dominare' la terra (Gen 1,28).


Il brutto guastafeste


Il demonio era furibondo! E tentava senza pietà l'uno o l'altro dei poveri monaci nelle distrazioni durante la preghiera, nella gola a refettorio, nella castità nel letto, nell'ozio. Ma ne riusciva sempre scornato. E, una notte, arrabbiato com'era, incominciò a dar colpi alla porta dell'Eremo, svegliando tutti. Smise solo quando arrivò il Santo, che lo rimproverò aspramente: «Vergognati, perverso spirito, tu che ti innalzavi fino alle stelle (Is 14,13)! Stanco dell'impeto dei tuoi assalti, capisci una buona volta che nell'ultimo giorno rimarrai pienamente sconfitto e privato del Sommo Bene. Ti inganni molto e ti illudi, giacché il genere di armi di cui ti riprometti vittoria, contribuisce alla nostra corona. Ritirati subito, impudente, e affrettati a recarti nel luogo dei tuoi tormenti».

Il maligno si allontanò, facendo un fracasso indiavolato giù per i dirupi del monte, che sembrò scuotersi dalle fondamenta e andare in rovina e distruzione. Un altro giorno i fratelli volevano portare all'interno dell'Oratorio un masso che servisse da pietra dell'Altare. Accorsero tutti per smuoverlo e vennero anche degli operai per aiutare, ma tutto fu vano perché il diavolo vi si era seduto sopra. Intervene il Santo e appena tracciò un segno di croce, il sasso divenne leggero.

La Regina della Misericordia


Il demonio volle riaffacciarsi per fargliela pagare a quel sant'uomo. E una notte, verso le ore 2,00, mentre il Santo, come sempre, scendeva verso l'Oratorio per la preghiera notturna, il maligno lo fece inciampare ed Egli precipitò con il capo all'ingiù. Era proprio mal ridotto, perdeva sangue e si sentiva morire. Chiamò aiuto, ma nessuno Lo sentì per la violenza del vento e per la pioggia a dirotto. Allora San Silvestro, 'rivolgendosi alla Regina della Misericordia, la Beata Vergine Maria, a cui si era completamente affidato, con insistenti grida interiori, La pregava di non permettere che fosse privato così all'improvviso della vita corporale''. All'improvviso Ella gli si presentò e gli praticò delle salutari unzioni, e le ferite si rimarginarono all'istante. Poi prese il suo corpicciolo tra le sue braccia materne e in un attimo lo trasportò nella sua cella, guarito.


Un privilegio tutto speciale


Silvestro, crescendo sempre più nella devozione alla Vergine Santissima, si accendeva sempre più intensamente nell'amore vero di Lei. Ed Ella, tutta Misericordiosa, lo volle arricchire di un dono tutto speciale. Una notte, mentre Egli si trovava solo a pregare, in un'estasi improvvisa, si trovò spiritualmente dentro la grotta di Betlemme dove la gloriosa Vergine diede alla luce il Salvatore del mondo. Subito dopo si trovò in una chiesa, davanti all'altare. E mentre là pregava con il cuore, alla destra dell'altare apparve la Regina della Misericordia, il cui splendore superava quello del sole. Ella, con volto lieto e con parole suadenti, gli disse: «O figlio Silvestro, vuoi ricevere il Corpo del mio Figlio, il Signore Gesù Cristo, che Io Vergine concepii, Vergine diedi alla luce, rimanendo sempre Vergine dopo il mirabile parto?». Il Santo fu colto da immenso stupore e, con grande trepidazione, rispose: «Il mio cuore è pronto, o Signora, il mio cuore è pronto. Si compia la tua volontà in me, benché indegno». Allora Ella, con le verginali sue mani, gli diede la santissima Comunione. In forza di Essa, la sua intelligenza fu illuminata da tanta luce che da allora in poi non incontrò più nulla di difficile o di oscuro nelle divine Scritture.


«O uomo felice al quale è sollecita ad andare incontro la Madre del Salvatore! Ella, che altra volta, lo aveva soccorso, ferito nel corpo, ora lo arricchisce di doni abbondanti». E Silvestro, pieno dello Spirito di Dio, cominciò a predire il futuro e a rifulgere, ancor più, di strepitosi miracoli.

Operatore di miracoli
Il Santo Uomo, ormai ripieno della sapienza di Dio, veniva chiamato spessissimo nella chiesa del Beato Venanzio martire, a Fabriano, a esporre al popolo la Parola di Dio. 

E, un giorno, passando vicino al cimitero, notò che un tale stava scavando la fossa per un certo Diotisalvi, ammalato molto gravemente e, secondo il giudizio dei medici, senza più alcuna speranza di guarigione. Il Santo disse a quelli che erano con lui: «Ecco in verità un morto che prepara la tomba ad un vivo!». Il malato guarì e l'altro morì e venne sepolto nella tomba che si era scavato.


Un altro giorno gli portarono all'Eremo un cieco nato ed Egli, implorata la divina clemenza, fece un segno di croce verso la sua faccia. La divina Misericordia fece al cieco il dono di una vista chiara, e guari all'istante. E la stessa cosa avvenne anche ad una donna di Fabriano. 

Nella città di Cagli liberò una donna posseduta dal demonio. Un'altra volta, mentre si era a mensa, fece, come sempre, il segno della croce sul recipiente d'acqua, che divenne ottimo vino. Lo stesso cosa fece anche per gli operai che stavano scavando una cisterna nell'Eremo di Santa Maria di «Grottafucile». Ad Osimo guarì, con un segno di croce, un fratello di nome Filippo da Varano. Egli era così mal ridotto da acerbi dolori che aveva le ginocchia tutte rattrappite. Guarì anche il figlio di una donna di Gualdo, che aveva alla faccia una malattia incurabile. A Fabriano domò un brutto incendio. 

Lo stesso fece a Serra San Quirico con un semplice segno di croce. E nella stessa città, mentre stava predicando la Parola di Dio, uno zoppo dalla nascita, trascinandosi per terra con le ginocchia e con le mani, arrivò fino alla presenza del Santo. Egli chinò lo sguardo sullo zoppo, e subito il suo cuore fu pervaso da un senso di viva pietà. Si volse tutto alla preghiera dinanzi al Volto della gloria e al cospetto del Signore della maestà. Poi, udito da tutti, disse allo zoppo: «Alzati, figlio; alzati, figlio!». E lo zoppo si alzò in piedi a lode e gloria del Creatore e, tutto contento, se ne tornò a casa sua.


San Silvestro operò innumerevoli guarigioni in vita e anche dopo la sua morte gloriosa.


Gli angeli lo portarono in cielo
Intorno ai novant'anni San Silvestro si mise a letto con febbre ardente. Esortò i suoi discepoli a perseverare nella vita santa e nelle osservanze monastiche. Ricevuti gli ultimi sacramenti, raccomandò il suo spirito al Signore, e concluse in pace la sua vita, piena di giorni e di opere sante. Era il 26 novembre del 1267.
Fra Giovanni, che viveva nella solitudine sul monte, vide la sua anima bella mentre veniva trasportata festosamente in cielo dagli Angeli, in mezzo ad un meraviglioso chiarore. E fra Giacomo, mentre andava a riposare, dopo una giornata di fatica in un possedimento proprio di fronte al Monastero, sentì chiamarsi per tre volte per nome. Uscì, era ormai notte: vide tutto il sacro Eremo e il monte risplendenti di luci, come di fiaccole accese. In fretta salì verso di esso e trovò che il Santo era volato nella Gloria dei cieli.


Fra Bonaparte, che si trovava nel monastero di Iesi, alla stessa ora, nel sonno, vide una scala, che da Monte Fano arrivava fino a toccare il cielo: su di essa c'erano schiere di angeli che portavano l'anima di San Silvestro in Paradiso.
Venne il chirurgo, maestro Andrea, e aprì il suo corpo per prelevarne le viscere, per il fatto dell'imbalsamazione. La casa si riempì di tanto intenso profumo. Sulla sacra tomba poi avvennero ancora guarigioni e liberazioni straordinarie per intercessione del grande Santo Anacoreta.


Oggi le sacre sue ossa sono custodite in un'urna preziosa nella chiesa a Lui dedicata nel Monastero sul Monte Fano, e c'è chi, ancora oggi, pregando il Santo con fede sincera, beneficia ancora del salutare profumo della sua grande santità.
E noi, suoi monaci, ogni giorno, Lo preghiamo con un'antica melodia in canto gregoriano:
«O Amatissimo Padre, Silvestro Anacoreta,
vieni in soccorso dei tuoi figli, moltiplica il loro numero,
difendili dai nemici infernali, e fa che il loro grido, per i tuoi santi meriti, venga ascoltato dall'Altissimo».


E oggi, all'inizio del terzo millennio, questo canto antico risuona nelle chiese monastiche silvestrine quì a Roma, a Fabriano, a Bassano Romano, a Giulianova, a Matelica, e poi nello Sri Lanka, in India, negli Stati Uniti d'America, in Australia e ultimamente anche nelle Filippine dove si stà costruendo un nuovo Monastero Silvestrino.


Autore: 
Don Armando M. Loffredi o.s.b. silv.


Fonte:
Monaci Benedettini Silvestrini



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