lunedì 27 giugno 2022

Formazione al sacerdozio...

 

Formazione al sacerdozio, tra secolarismo e modelli di Chiesa: l'impietosa e monumentale analisi di Mons. Jean-Louis Bruguès


ANNO SACERDOTALE (19 GIUGNO 2009-19 GIUGNO 2010): LO SPECIALE DEL BLOG

LA SACRA LITURGIA: LO SPECIALE DEL BLOG


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Quale grande gioia essere il gregge di Dio!


A voi che siete mio gregge queste cose dice il Signore Dio: Ecco, io giudico tra pecora e pecora, e tra arieti e capri (cfr. Ez 34, 17). Che cosa fanno qui nel gregge di Dio i capri? Negli stessi pascoli, presso le medesime fonti? Anche quegli intrusi destinati alla sinistra si sono mescolati agli eletti, destinati alla destra. Ma ora vengono tollerati, poi, però, saranno separati. E qui si esercita la pazienza delle pecore a somiglianza della pazienza di Dio. Da lui infatti verrà operata quella separazione che porterà gli uni alla sinistra, e gli altri alla destra.


AMDG et DVM

Chiesa e post concilio: Saint-Germain-en-Laye: secondo anniversario delle ...

Chiesa e post concilio: Saint-Germain-en-Laye: secondo anniversario delle ...: La lettera n. 863 di  Paix Liturgique  del 17 giugno 2022 (nella nostra traduzione) contiene l'intervista, ad un fedele di Saint-Germain...

Festa della Madonna del perpetuo soccorso.

 27 giugno: Festa della Madonna del perpetuo soccorso.

La Vergine Maria è lodata sotto tanti attributi e non può che essere così, visto che non ci sono mai attributi sufficienti per cantarne la grandezza. Tra le tante bellezze di cui la Provvidenza ha voluto adornare l’Immacolata vi è anche quella di definirla come Colei che è pronta non solo ad aiutare, ma ad aiutare sempre: Madonna del perpetuo soccorso. L’aggettivo perpetuo la dice lunga.

Ebbene, questa caratteristica dell’aiuto continuo è qualcosa a cui noi del C3S teniamo molto. Chi ci legge da tempo avrà ben capito il perché. Ci riferiamo al fatto che il Pellegrino del C3S deve identificare la devozione al Santo Rosario come il “bastone” con e su cui poggiare continuamente la fatica e l’impegno di ciò che continuamente è chiamato a fare. Non solo portare sempre dietro di sé la Corona del Rosario, ma anche recitarla quanto più possibile, anche nelle faccende di tutti i giorni, anche -perché no?- passeggiando o facendo sport, ovviamente, in questi casi, nel nascondimento e senza alcuna imprudente o poco equilibrata ostentazione.

San Luigi Grignon de Monfort, nel suo Il segreto ammirabile del Santo Rosario (n.129), dice chiaramente: “(…) bisogna recitare il santo Rosario con modestia, cioè, sempre che si possa, in ginocchio, le mani giunte, il Rosario in mano. Se non di meno si è malati si può dirlo stando a letto, se si è in viaggio si può dirlo camminando; se per una qualche infermità non si può stare in ginocchio si può dirlo in piedi o seduti. Si può anche recitarlo lavorando, quando non si può lasciare il proprio lavoro per soddisfare i doveri della propria professione, giacché il lavoro manuale non è sempre contrario alla preghiera vocale.” E se si ha paura delle distrazioni si ricordi questo episodio: un soldato in trincea scriveva una lettera alla mamma tra il fragore della battaglia. Un commilitone gli chiese: “Ma come fai a scrivere con questo fracasso? Chissà quanti strafalcioni ci scappano!” “Non fa niente –rispose il soldato- gli strafalcioni se li corregge la mamma. L’importante è che io le scriva.”

Il Rosario ci è stato donato per questo: per legarci continuamente alla Madre, per farci guidare da Lei, mano nella mano, e per ricevere il suo continuo -perpetuo!- soccorso. (Corrado Gnerre)

* * *
Supplica alla Madonna del perpetuo soccorso
O Madre del Perpetuo Soccorso, molti sono coloro che prostrati dinanzi alla tua santa immagine, chiedono il tuo patrocinio.
Tutti ti chiamano “Il Soccorso dei miseri” e provano il beneficio della tua protezione.
Perciò anch’io ricorro a Te in questa mia tribolazione. Tu vedi, o cara madre, a quanti pericoli sono esposto; Tu vedi i miei innumerevoli bisogni.
Afflizione e bisogni mi opprimono; sventura e privazioni portano desolazione nella mia casa; sempre e dovunque trovo una croce da portare.
O Madre, piena di misericordia, abbi pietà di me e della mia famiglia, ma in modo speciale aiutami adesso, in queste mia necessità.
Liberami da ogni male; ma se è volontà di Dio che io continui a soffrire, dammi almeno la grazia di soffrire con pazienza ed amore. Questa grazia io ti domando con tanta fiducia (…..) e questo io spero di ottenere da Te perché sei la Madre del Perpetuo Soccorso. Amen.

 

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SALUS NOSTRA IN MANU TUA EST, o MARIA 

La comunione con il Papa è la comunione con il tutto...

 

SABATO 25 LUGLIO 2009

Card. Ratzinger (1977): La comunione con il Papa è la comunione con il tutto, senza la quale non vi è comunione con Cristo (Da "Il Dio vicino")



CHIESA DI OGNI LUOGO E DI OGNI TEMPO

Celebrazione in comunione con il Papa

del cardinale Joseph Ratzinger

(Predica in occasione della domenica per il Papa, 10 luglio 1977, nella Chiesa di San Michele a Monaco di Baviera)

Nella preghiera fondamentale della Chiesa, nell'Eucarestia, il cuore della sua vita non solo si esprime, ma si compie giorno per giorno.
L'Eucarestia ha nel più profondo di sè a che fare solo con Cristo.
Egli prega per noi, pone la sua preghiera sulle nostre labbra, poichè solo lui sa dire: questo è il mio corpo, questo è il mio sangue.
Ci attira dentro la sua vita, nell'atto dell'amore eterno, in cui egli si affida al Padre, così che noi, insieme con lui, consegniamo a nostra volta noi stessi al Padre e, in questo modo, riceviamo in dono proprio Gesù Cristo. L'Eucarestia è quindi sacrificio: affidarsi a Dio in Gesù Cristo e ricevere così in dono il suo amore.
Cristo è lui che dà ed è, allo stesso tempo, il dono: per mezzo di lui, con lui e in lui noi celebriamo l'Eucarestia.
In essa è continuamente presente e vero ciò che dice l'epistola di oggi: Cristo è il capo della Chiesa, che egli acquista mediante il suo sangue.
Allo stesso tempo, in ogni celebrazione eucaristica, seguendo un'antichissima tradizione, diciamo: noi celebriamo insieme al nostro Papa...
Cristo si dà nell'Eucarestia ed è presente tutto intero, in ogni luogo e, per questo, è dovunque presente, là dove viene celebrata l'Eucarestia, il mistero tutto intero della Chiesa.
Ma Cristo è anche in ogni luogo un'unica persona e, per questo, non lo si può ricevere contro gli altri, senza gli altri.
Proprio perchè nell'Eucarestia c'è il Cristo tutto intero, inseparato ed inseparabile, proprio per questo si rende ragione dell'Eucarestia solo se essa è celebrata con tutta la Chiesa.
Noi abbiamo Cristo solo se lo abbiamo insieme con gli altri.
Poichè l'Eucarestia ha a che fare solo con Cristo, essa è il Sacramento della Chiesa.
E per questa stessa ragione essa può essere accostata solo nell'unità con tutta la Chiesa e con la sua Autorità.
Per questo la preghiera per il Papa fa parte del canone eucaristico, della celebrazione eucaristica.
La comunione con lui è la comunione con il tutto, senza la quale non vi è comunione con Cristo.
La preghiera cristiana e l'atto di fede implicano l'ingresso nella totalità, il superamento del proprio limite.
La liturgia non è l'iniziativa organizzativa di un club o di un gruppo di amici; la riceviamo nella totalità e dobbiamo celebrarla a partire da questa totalità e in riferimento ad essa.
Solo allora la nostra fede e la nostra preghiera si pongono in maniera adeguata, quando vivono continuamente in questo atto di superamento di sè, di autoespropriazione, che arriva alla Chiesa di tutti i luoghi e di tutti i tempi: è questa l'essenza della dimensione cattolica.
Si tratta proprio di questo, quando andiamo al di là della nostra piccola realtà, stabilendo un legame con il Papa ed entrando così nella Chiesa di tutti i popoli.


Da Joseph Ratzinger, "Il Dio vicino. L'eucaristia cuore della vita cristiana", San Paolo Edizioni 2008 (Pag. 127-128)
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