giovedì 3 marzo 2022

18.Sulla via degli uomini per il Regno di Dio - AVE MARIA PURISSIMA!

 


18.Sulla via degli uomini per il Regno di Dio 

"Ascoltate: Ecco, uscì il                                         seminatore a seminare"

Marco 4, 3

 

“Dopo le nozze di Cana, Gesù discese a Cafarnao insieme con sua Madre, i fratelli e i suoi discepoli e si fermarono là pochi giorni.

Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”.

“Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle sinagoghe e predicando la buona novella del Regno e curando ogni sorta di malattie e infermità nel popolo. La sua fama si sparse per tutta la Siria e così condussero a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralatici; ed egli li guariva. E grandi folle cominciarono a seguirLo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano” (Gv 2, 12; Mt 4, 17. 23-25).


Gesù è appena entrato nella vita pubblica che già Maria Santissima vede chiaramente realizzarsi la profezia del santo vecchio Simeone incontrato nel Tempio di Gerusalemme: suo Figlio è rifiutato e fatto segno di contraddizione, ed esattamente a Nazareth, dove più splendido è stato il suo esempio sin da bambino.


Un giorno Gesù “si recò a Nazareth, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere.


Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo, trovò il passo dove era scritto: “Lo Spirito del Signore è sopra di me, per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore” (Is 61, 1-2).

Poi arrotolò il volume, lo consegnò all’inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di Lui.

Allora cominciò a dire: “Oggi si è adempiuta questa scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi” (Lc 4, 16-21). È in questo annunzio tutta la missione di bontà e speranza di Gesti Nazareno.


Egli dichiara apertamente che le parole del profeta Isaia si riferiscono direttamente a Lui, venuto a liberarci da ogni male spirituale e temporale, venuto cioè:

a dare la vista degli occhi e del cuore;

a far sensibile l’udito alle voci della terra e del cielo; a far marciare verso Dio con corpo e con lo spirito;

a mondare dalle macchie e ulcerazioni della lebbra/peccato  

a risuscitare i morti, ossia redimere i peccatori;

a soccorrere i poveri insegnando ai ricchi il precetto dell’amore;

a consolare gli affitti, - in una parola - ad arricchire tutti con la conoscenza di Dio e con la certezza che dinanzi a Lui siamo tutti uguali.


Tutti ebbero ammirazione e compiacimento per quanto Gesù, loro concittadino, aveva dichiarato in sinagoga. Però subito sorse in essi una certa avversione per la persona che aveva osato attribuirsi una missione così straordinaria: essere l’Unto, ossia il Messia di Dio.


Dicevano infatti: ‘Non è Egli il figlio di Giuseppe?’ (Lc 4,22). Possibile che il figlio di quell’artigiano, possa avere tutta quella sapienza ed essere destinato a quella missione?

Tanto bastò per provocare e poi radicalizzare il deciso rifiuto dei compaesani, preludio all’orgoglioso rifiuto di tutto il popolo ebraico di riconoscere nel Nazareno il Messia.

Solo qualcuno tra i più umili nazaretani credette in Gesù. San Marco nota: “Gesù impose le mani a pochi malati e li guarì” (6,5), segno che Gesù è sempre pronto a salvare chi lo accetta come Salvatore.


Dinanzi al generale disprezzo, con coraggio Gesù dichiarò: “Nessun profeta è bene accetto nella sua patria, tra la sua parentela e in casa sua. Un profeta non è disprezzato che nella sua patria ...” (Mc 6,4). Questo parlare di Gesù li irritò profondamente. Il risentimento divenne sì acceso che li indusse a concepire propositi omicidi. Il disprezzo si tramutò in indignazione: “Si levarono e Lo cacciarono fuori della città e Lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarLo giù dal precipizio.

Ma Egli, passando in mezzo a loro, se ne andò” (Lc 4, 29-30).

Non era giunta ancora ‘la sua ora’, e il mondo non poteva farGli alcun male. Si sottrasse perciò dai violenti propositi dei concittadini, e pazientemente li sopportò andandosene verso Tiberiade, certamente addolorato più per l'incredulità dei parenti e conoscenti che per il trattamento ricevuto. In tanta amarezza, un cielo di gioia. Era Maria che credeva in Gesù con tutte le forze di cui era capace.


 

S’affaccia a questo punto spontanea la domanda: La Vergine Santissima seguì il divin Figlio nelle peregrinazioni apostoliche?

Il Vangelo — almeno espressamente, come annota il Roschini — non ci risponde nulla. Però la risposta più comune e meglio fondata è che Maria Santissima abbia seguito ordinariamente il divin Figlio nella maggior parte delle sue peregrinazioni apostoliche attraverso la Galilea, la Giudea, la Trans-Giordania eccetera, così come fece da Cana a Cafarnao (Gv 2, 12).

Ogni mamma è inseparabile dal figlio. Quanto più Maria da Gesù e Gesù da Maria!

Se nei vangeli la Madonna viene nominata solo raramente e con tanta parsimonia, è certamente per il profondo senso di umiltà e piccolezza che sempre caratterizzò la sua vita.

Con estrema riluttanza rivelò agli evangelisti solo quanto giudicò necessario e utile agli interessi del Figlio. Ebbe invece assoluto silenzio su ciò che la riguardava personalmente, e tutto custodì nel Cuore.

Con semplicità Ella si celò; appariva nient’altro che una donna comune, una povera e semplice donna; e però divenne grande agli occhi di Dio e dell'umanità, proprio per l’amore al nascondimento, all’umiltà, al raccoglimento e al silenzio.



C’è un episodio, nel Vangelo di San Marco, che è variamente interpretato dagli esegeti.

Gesù è in una casa affollatissima e sta parlando da ore.

“Giunsero sua Madre e i suoi fratelli (cugini e altri parenti) e, stando fuori, Lo mandarono a chiamare. Tutto attorno era seduta la folla e Gli dissero: ‘Ecco, tua Madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e Ti cercano’. Ma Egli ripose loro: ‘Chi è mia Madre e chi sono i miei fratelli?’. Girando lo sguardo su quelli che Gli stavano seduti attorno disse: ‘ECCO MIA MADRE E I MIEI FRATELLI! CHI COMPIE LA VOLONTA’ DI DIO, COSTUI MI È FRATELLO, SORELLA E MADRE!”’ (Mc 3, 31-35). Anche per questo passo sono stati versati fiumi di inchiostro per interpretarlo. Ci piace riferire due affermazioni.

Sant’Ambrogio: “Il Maestro dei costumi, che si fa esempio agli altri, è Egli stesso precettore ed esecutore dei suoi precetti. Prescrivendo agli altri di abbandonare il padre o la madre per essere degni del Figlio di Dio, Egli stesso  si sottopone a tale sentenza ed insegna come sia più augusta l’unione delle menti di quella del sangue”.

Gli fa eco San Massimo da Torino nel Sermone 17º : “ ... La fraternità in Cristo è ben superiore alla fraternità carnale: infatti la fraternità del sangue comporta soltanto una somiglianza fisica, mentre la fraternità in Cristo si esprime in concordanza di cuore ed anima, com’è scritto: I credenti avevano un cuor solo ed un’anima sola (At 4, 32). È veramente fratello colui che ti è unito non tanto da legame di sangue quanto da libera volontà. Sono veri fratelli, dico, quelli che hanno in comune lo spirito e la volontà”.

Gesù fu presto circondato da una famiglia spirituale formata dagli ascoltatori convertiti e dai discepoli: tra essi primeggiava in tutti i sensi la Vergine Santissima. Il vincolo soprannaturale, unico ed ineffabile, che La legava a Gesù derivava e si fondava non sul sangue comune, bensì sull’unico sangue che realmente unisce ed affratella: il Sangue di Cristo Redentore.

Gesù ben sapeva quale era la volontà che la Madre compiva e come Ella fosse del tutto conforme a quella Volontà del Padre. Con quella frase Gesù Le dava il suo riconoscimento divino di vera Madre, nel senso che Egli dava alla sua espressione. Altro che ripudio!


La Madonna capì a volo le parole del Figlio ed il suo spirito esultò nel Signore che operava in Lei quelle meraviglie. Colei che trovò grazia davanti a Dio per tutti e per ciascuno, si riconosceva quale creatura di Gesù, tutta e sempre dipendente da Lui, unico e sommo Bene.


Gesù dice: “Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre!”. In altre parole afferma: “L’anima che fa la volontà del Padre mio diviene partecipe di una vera maternità soprannaturale nei miei riguardi, e precisamente in quanto, oltre a farmi nascere spiritualmente in sé, contribuisce - con la preghiera e l’attività apostolica della sua vita - a farmi nascere anche negli altri. E' questa la ragione specifica per cui posso chiamarla col dolce nome di Madre”.

Lungo i secoli il mondo ha avuto tanti maestri.

Ma uno è quello vero: Gesù, il Cristo. Egli propone. Illumina la mente. Invita: “Se vuoi ...” Il suo amore non forza mai le porte del cuore, ma bussa teneramente, da Signore qual è del cielo e della terra.

“Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo. Questo Figlio ... è irradiazione della sua gloria impronta della sua sostanza e sostiene tutto con la potenza della sua parola . ..” (Eb 1, 1-3).

La gente sente che la sua parola è diversa da quella degli altri maestri. È una parola che salva.

Gesù ha un cuore buono. Gli si legge in volto pazienza, soavità e forza. Egli combatte l’odio del cuore. Insegna a rispondere a tutto e a tutti solo con il bene.

Si presenta come il buon Pastore che guida alla festa eterna del cielo le pecorelle che lo seguono. Egli è la mano che Dio tende ai peccatori, la via che ci guida alla pace.


Non si può conoscere Gesù senza leggere il Vangelo, senza meditare a lungo la sua parola e affaticarsi a farla conoscere anche dagli altri. Pertanto la Parola di Dio non s’allontani dal cuore e dalla mente, e sia sempre nostra luce e nostro cibo.


La novità del messaggio di Gesù è condensata nei primi dieci versetti del quinto capitolo del vangelo di San Matteo. Rappresentano il punto culminante ed il coronamento definitivo - sulla terra - di tutta la vita cristiana. E sono come un anticipo della felicità eterna già in questa vita.


“Gesù, vedendo le folle, salì sulla montagna e, messosi a sedere, Gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo  allora la parola, li ammaestrava dicendo:

         Beati i poveri di spirito, perché di essi è il regno dei cieli.

        Beati gli afflitti, perché saranno consolati.

        Beati i miti, perché erediteranno la terra.

        Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,perché

      saranno saziati.

     Beati i misericordiosi, perché otterranno misericordia.

       Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.

      Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.

      Beati i perseguitati per causa della giustizia, 

                           perché di essi è il regno dei cieli!”                        

                                             (Matteo 5, 1-10).


Domandiamoci: Chi ha posseduto o rispecchiato interamente le Beatitudini nell’arco dell’esistenza terrena?

Colei che più in sommo grado ha offerto a Dio e al prossimo un’autentica testimonianza di queste massime è stata la Vergine Maria. Avendo in sé tutta la ricchezza delle virtù, la ricchezza dei doni e dei frutti dello Spirito Santo, per vivere sempre in un clima di elevatezza spirituale ebbe anche la perfezione delle beatitudini in una misura infinitamente smisurata, perché così doveva essere per piacere al Figlio di Dio.

Amiamo credere che il sermone della montagna rispecchia in tutti i punti la Vergine Madre che, pur essendo mai menzionata, è sempre presente nella mente e nel cuore del Figlio divino.

Gesù si manifestò Signore indiscusso di ogni sorta di mali, anche della morte. Tutti Lo ricercavano per il suo potere taumaturgico sui corpi e sugli spiriti. La sua parola di verità scandagliava i cuori. Nulla Gli era nascosto: a tutti diceva ciò che effettivamente doveva dire.

Gli Scribi e i Farisei - cui ben si riferiva la profezia di Isaia: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini” (cf Mt 15, 8-9) - non accolsero con piacere la parola del Messia; come del resto non avevano accolto neppure la parola eroica e santa di Giovanni il Battista.

Ci riferisce l’apostolo Giovanni che un mattino Gesù insegnando nel Tempio esclamò: “Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure io non sono venuto da me, e chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io però lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato”.

Cercarono allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettergli le mani addosso, perché non era ancora giunta la sua ora.

C’era dissenso tra la gente riguardo a Lui. Le guardie tornarono dai sacerdoti e Farisei e dissero loro: “Mai un uomo ha parlato come parla quest’uomo!” (Gv 7, 28-30, 44-46).


Infatti: prima di Gesù di Nazareth mai si era visto in Israele un Maestro, un  UOMO che irradiava tale fascino di luce e di bontà.

Moltissimi seguivano Gesù: era gente d’ogni età, sesso e condizione. Alcuni erano interessati solo ai beni sensibili o temporali, tanto è vero che Gesù - dopo il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci -  esclamerà: “In verità voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati” (Gv 6, 26).


Altri invece cercavano veramente di assimilare la sua dottrina. Tra questi c’erano gli Apostoli, ed anche i discepoli e le discepole, quali: “Maria di Magdala, dalla quale erano usciti sette demoni, Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre che li assistevano con i loro beni” (Lc 8, 2-3): Tutte ardenti d’amore, pronte a fare scudo di per difendere Gesti.


È chiaro che la loro collaborazione non si limitò al materiale: cibi, vestiti, provvidenze, ma spaziò magnificamente nello spirituale. Basti pensare alla Maddalena che da essere la peccatrice numero uno, seppe diventare la prima di coloro che dettero un’autentica testimonianza cristiana del Vangelo.

Maria di Magdala, ritornata all’ovile, fu fiamma d’amore per Gesù, ne ascoltava con avidità la Parola, la meditava con assiduità, la viveva e la diffondeva intorno asé.

Se apriamo la porta del cuore, come non essere affascinati dalla grande, eterna, santa e amorevole Parola di Gesù? Diceva:


“Non temete. I vostri capelli sono tutti contati. Nulla vi accadrà di male, perché gli angeli del Signore sono con voi. Nulla turbi la vostra pace. Non preoccupatevi di nulla.

Non abbiate sollecitudini per ciò che dovete mangiare e per le vesti. Il Padre sa di che avete bisogno. L’uomo è molto più di un passero e del fiore che oggi è erba e domani è fieno. Eppure il Padre ha cura di entrambi. Potete allora dubitare che non abbia cura di voi?

Date a chiunque vi chiede, a chi vi offende presentate 1’altra guancia. Amate i vostri nemici. Fate loro del bene.

Il vostro dire sia sì, sì, no no; il di più viene dal Maligno. Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro Celeste!

Imparate da me che sono mite ed umile di cuore, e troverete riposo per le vostre anime.

Io sono la luce del mondo. Io sono la porta delle pecorelle: chi passerà per me sarà salvo. Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno va al Padre se non per me.

Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite, perché di questi tali è il regno di Dio.

E pregate con fiducia. Così: ‘Padre nostro, che sei nei cieli; sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo,così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano; rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori; e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male!”’.


Come si fa a non innamorarsi d’un Maestro che parla così? Il suo dire è perfetto. Se per esempio riflettiamo sulla preghiera del ‘Padre nostro’, subito ci accorgiamo che in quelle parole c’è tutto quanto occorre all’uomo per lo spirito e per il corpo. E se faremo ciò che chiediamo acquisteremo la vita eterna. E' una preghiera tanto perfetta che i marosi delle eresie e il corso dei secoli non l’hanno intaccata né l’intaccheranno. Il cristianesimo è spezzettato dal morso di Satana. Ogni particella della vera unica Chiesa, però, essendo sempre cristiana, prega con questa universale preghiera.

Perciò occorre ricordarla bene. Meditarla continuamente. Applicarla alle nostre azioni. Praticamente non occorre altro per santificarsi.


“Se uno fosse solo, in un posto di pagani, senza chiese, senza libri, avrebbe già tutto lo scibile da meditare in questa preghiera e una chiesa aperta nel suo cuore per questa preghiera. Avrebbe una regola e una santificazione sicura” (M. Valtorta).


Un giorno, mentre Gesù parlava, una donna gridò di mezzo alla folla: “Beato il seno che ti ha portato e le mammelle che hai succhiato!”. E Gesù rispose: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e l‘osservano!” (Lc Il, 27-28).

Che è come dire: ‘O donna, tu proclami beata mia madre: e così è veramente. Ma devi sapere che Ella e tutti quelli che L’imitano hanno diritto a essere chiamati beati!”


La Vergine è beata per aver concepito Gesù, è beata per averLo dato alla luce, ma soprattutto è beata per averLo concepito spiritualmente.

“Beati quindi, coloro che ascoltano la Parola di Dio e la custodiscono!”. Guardando la Vergine Maria e supplicando la sua potenza di Mediatrice presso l’unico Mediatore tra Dio e l’uomo, Gesù Cristo, il cammino alla salvezza diventa sicuro, facile, breve e soave.


AMDG et DVM




mercoledì 2 marzo 2022

BEATO ENRICO SUSONE, DOMENICANO: considerato il grande rappresentante della mistica tedesca.

 

Beato Enrico Suso

(ca. 1298-1366) 25 Gennaio

Considerato il grande rappresentante della mistica tedesca b. enrico susoebbe visioni ed estasi che lo misero in contatto con le anime dei defunti, tanto che inizialmente anche la Chiesa stessa ne prese le distanze. Ma chi era in realtà Enrico Suso?

Il cognome di Enrico era Von Berg, ma egli preferiva usare quello materno (Seuse), forse per reazione al padre tirannico. Nacque a Costanza, dove il Reno sbocca dal lago omonimo; la data di nascita esatta non è conosciuta, ma è probabilmente di poco anteriore al 1300. Entrò nell’Ordine domenicano a soli tredici anni, prima presso la prioria di Costanza e poi, dopo la professione, a Colonia, dove si distinse come studente allo studium generale. Stando alla sua biografia, resoconto non troppo affidabile, la sua osservanza fu piuttosto discontinua e tiepida finché non raggiunse i diciotto anni, quando ebbe un’esperienza spirituale che lo catturò portandolo su quella via mistica che avrebbe poi seguito per il resto della vita.

IL PURGATORIO

(Descritto dal Beato Enrico Suso)

Cominciò a seguire digiuni e pratiche stravaganti di mortificazione, come incidersi sul petto con un ferro incandescente il nome di Gesù Cristo, e per oltre dieci anni ricevette più dolore che gioia dal suo stato spirituale. Fu sollevato dalla propria depressione dopo aver consultato Meister Eckhart, probabilmente durante la seconda permanenza di costui a Colonia tra il 1322 e il 1327. Divenne un predicatore sapiente ed eloquente, e dedicò il resto della vita alla predicazione. Fu anche oggetto di una certa ostilità, sia personale che ecclesiastica, e dovette difendersi dall’accusa di aver rubato, di aver avuto un figlio illegittimo, e da quella di eresia. Pubblicò una quantità notevole di scritti, tra cui il Libriccino della Verità e il Libriccino della Sapienza Eterna, che hanno resistito alle prove del tempo e sono tuttora letti. Questi testi furono per vari secoli determinanti per lo sviluppo della spiritualità e della mistica tedesca. Dal 1348 visse prevalentemente a Ulma fino alla sua morte avvenuta nel 1365 o 1366. Enrico Suso, insieme a Giovanni Taulero suo discepolo e al suo maestro Eckhart, è considerato il grande rappresentante della mistica tedesca.

big_Beato Enrico_1Alcune delle sue lettere, racconti e insegnamenti, veri capolavori di lingua tedesca, vennero raccolti dalla sua discepola Elisabeth Stangel, che incontrò nel Monastero domenicano di Toss. Elisabeth lo incoraggiò a scrivere le memorie della sua “Vita”, nel primo esempio in lingua tedesca di autobiografia spirituale concepita in termini di romanzo  dove il protagonista risulta essere una specie di cavaliere le cui avventure non sono guerresche o amorose nel senso comune del termine, ma nel senso cristiano. Per il credente infatti il combattimento sta nell’accettazione delle sofferenze e l’amore è rivolto verso una “graziosa dama” che è la Sapienza eterna.

Ebbe visioni ed estasi. Secondo Suso, attraverso la mistica “un uomo umile e paziente deve venire spogliato dalle creature, confermato con Cristo e trasformato nella divinità”. Talvolta viene rappresentato con al suo fianco un cane che tiene nella fauci un velo o un giglio. Nel VI capitolo “della Vita” del Beato Enrico Suso si dice testualmente di lui:

Gli furono rivelate in visione molte cose future e nascoste, e Dio gli fece partecipare e sentire nel limite del possibile come uno si sente in Cielo, come si trova nell’Inferno o nel Purgatorio. Non era cosa insolita per lui, che molte anime dipartite da questo mondo gli apparissero e rivelassero la loro sorte, come avevano fatto penitenza, come si poteva venire loro aiuto e quale era loro Vita di Dio”.

Quali anime gli siano apparse il Beato normalmente non lo disse. Sostiene tuttavia, fra il resto, che gli erano apparsi i suoi genitori defunti e Maestro Eckhart e un defunto amico e collega di studi. Nel sesto capitolo “della sua Vita” si racconta:

Suso1

Suo padre che aveva condotto una vita mondana, gli apparve dopo la morte e con volto pieno di sofferenza gli fece vedere il suo tremendo castigo nel Purgatorio e gli fece sapere anche perché aveva meritato questo castigo e anche il modo con cui lo avrebbe potuto aiutare. 

Il Beato fece tutto quanto gli aveva chiesto l’anima di suo padre. Poi suo padre gli si mostrò un’altra volta e gli disse che grazie al suo aiuto, egli era stato liberato dal suo castigo. La sua pia Madre per il cui mezzo Dio aveva operato miracoli ancora mentre era viva, anche gli si mostrò in una visione e gli fece vedere il grande premio, che essa aveva ricevuto da Dio, di molte altre anime ebbe simili visioni, Fra le altre gli apparve anche il beato Maestro Eckhart… Questi gli fece sapere che viveva in una straripante Gloria, in cui la sua anima era beata in Dio.

Allora il suo discepolo Enrico Suso chiese di fargli sapere due cose: primo come si trovino gli uomini in Dio che sulla terra avevano voluto soddisfare con estremo abbandono alla Altissima Verità: ebbe in risposta che nessuno potrebbe comprendere l’inabissamento di queste persone nell’immenso abisso di Dio! Il Beato chiese ancora: “Quale è l’esercizio più utile all’uomo che volesse raggiungere quell’altissima Unione?” Ed ebbe questa risposta “Egli deve secondo il proprio essere, sprofondarsi e immergersi nel più profondo abbandono e prendere tutte le cose come provenienti direttamente da Dio e niente dalle creature eavere la massima pazienza verso tutti gli uomini lupo”.

Suso detiene un ruolo importante in quella che è diventata famosa come la “mistica renana”. Nel XIVsecolo il centro dell’elaborazione spirituale era passato dai paesi latini a quelli germanici, con un conseguente spostamento d’interesse dai temi della povertà – così come era predicata dagli ordini mendicanti – alla contemplazione, vista come Suso2ricerca di uno stato interiore piuttosto che un impegno esteriore; in tutto questo i domenicani svolsero un ruolo fondamentale.

«Mentre l’impero andava decadendo e la cura pastorale veniva spesso negata, nel periodo compreso tra il 1250 e il 1350 i mistici tedeschi, che scrivevano prevalentemente in lingua volgare, esplorarono il regno interiore dell’anima, elaborando concetti di autocoscienza e rinuncia a sé in modo che Cristo potesse rinascere nell’animo umano. Come le idee dell’amor cortese si erano diffuse a partire dalla Linguadoca, nella Francia meridionale, finendo per essere sostenute altrove da movimenti simili, la mistica renana, anche quando combattuta, si diffuse e si unì ad altre forme di espressione nazionale di tendenza individualista, come ad esempio la devotio moderna o “nuova devozione” dei Paesi Bassi, richiamando in vita correnti più antiche ed estreme della spiritualità cristiana e promuovendo quello spirito riassunto benissimo da Taulero nel sermone tenuto in occasione dell’inaugurazione della cattedrale di Colonia nel 1357: “Le chiese non rendono nessuno santo, sono le persone che rendono sante le chiese“» (John Griffiths).

Questa corrente venne espressa soprattutto in termini di Brautmystik, mistica sponsale, nel lessico “nuziale” dell’unione mistica. I suoi primi propugnatori furono soprattutto donne: Ildegarda di Bingen (17 set.), Elisabetta di Schònau (18 giù.) e Matilde di Magdeburgo, e il suo più grande esponente teorico fu il maestro di Suso: Meister Eckhart. La devozione era intensissima nei conventi, e le missioni dei domenicani predicatori ottennero la massima influenza sui più devoti. Era a questo tipo di ambiente che apparteneva la “figlia spirituale” di Suso, Elisabetta Stagel, che scrisse il resoconto in terza persona della sua vita.

Questa biografia costituisce la fonte più importante che abbiamo su Suso. La natura sovversiva di questa spiritualità non fu ignorata dalla Chiesa ufficiale: Eckhart fu suso3processato per eterodossia su iniziativa dell’arcivescovo di Colonia nel 1326, e morì qualche anno dopo senza essere stato capace di dimostrare la propria innocenza, nonostante la sua sincerità e la meschinità dei suoi accusatori. Affermazioni come la seguente «Dio ama le anime e non le opere esteriori» erano però chiaramente dannose e rappresentavano un preludio della Riforma. Preoccupandosi di non subire lo stesso destino. Suso moderò le proprie posizioni ma, nonostante ciò, incorse nella stessa accusa nei Paesi Bassi.

Più poeta che teologo, credulo in materia di inferno e demoni, sembra aver avuto esperienza diretta degli “stati di preghiera” di cui scrisse, a differenza di Eckhart e Taulero che elaborarono le loro teorie in base a ciò che ascoltavano durante gli incontri di direzione spirituale tenuti principalmente con ferventi suore. La sua “ascesi” attraversa gli stadi di raccoglimento, estasi, trasporto e rapimento, per terminare con quello stato in cui «l’anima perde la sensazione del proprio essere distinta da Dio». Il linguaggio usato recupera per la mistica la terminologia dell’amor cortese, che a sua volta era stata presa in prestito dalla spiritualità.

L’interrogativo principale che pende sull’insegnamento suo e di tutta questa tradizione è quanto ci sia di cristiano nel suo desiderio, dato che la distinzione tra “cose divine” e cose di questo mondo si concilia con difficoltà con un Dio incarnato. Suso scrisse:

«Non credere che ti sia sufficiente pensare a me [Dio] solo un’ora al giorno. Coloro che desiderano sentire internamente le mie dolci parole e capire i misteri e i segreti della mia saggezza, dovrebbero stare insieme a me sempre, sempre big_Beato Enrico_3pensando a me [ . . . ] Non è vergognoso avere il Regno di Dio dentro di sé e uscirne per pensare alle creature?» (Libriccino della Sapienza Eterna)In ultima analisi, tali sentimenti sembrano più vicini allo gnosticismo e al neoplatonismo che alla preoccupazione cristiana per il mondo, per le “creature”.

In seguito a numerose calunnie, venne trasferito a Ulm, dove morì. Venne sepolto nella Chiesa domenicana della città sveva, ma la sua tomba andò perduta con la demolizione dell’edificio, a seguito della Riforma Protestante. Viene rappresentato con il monogramma del nome di Gesù e una corona di rose, a simboleggiare il suo amore doloroso. La Chiesa comunque risolse i dubbi sull’ortodossia di Suso quando, nel 1831, acconsentì alla sua venerazione.

Fonti: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler /Articolo su Pontifex di don Marcello Stanzone 

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(Descritto da mistici e veggenti

Intensa Meditazione di Padre Pellegrino Ernetti

 


Padre Pellegrino Ernetti - 

Catechesi sul Catechismo della Chiesa Cattolica del 6 febbraio 1994