Mons. Carlo Maria Viganò sui vaccini e la Santa Sede
Mons. Carlo Maria Viganò: considerazioni sulla promozione del vaccino da parte della Santa Sede, oggi zelante supporter di quanti da un anno usano il Covid come mezzo di controllo delle masse per imporre il Great Reset voluto dal World Economic Forum
SANITAS CORPORUM SUPREMA LEX
Considerazioni sulla promozione del vaccino
da parte della Santa Sede
Alcuni giorni fa, su Canale5, è stata trasmessa un’intervista a Jorge Mario Bergoglio nelle inconsuete vesti di sponsor delle case farmaceutiche. L’avevamo visto nei panni del politico, del sindacalista, del promotore dell’immigrazione selvaggia, del sostenitore dell’accoglienza dei clandestini, del filantropo: in tutte queste metamorfosi è sempre emersa, accanto alla capacità di astrarsi totalmente dal proprio ruolo istituzionale, l’indole poliedrica dell’Argentino, che ora scopriamo promoter delle case farmaceutiche, convinto sostenitore dei vaccini e zelante supporter di quanti da un anno usano il Covid come un mezzo di controllo delle masse, per imporre il Great Reset voluto dal World Economic Forum.
Che il vaccino non dia alcuna garanzia di efficacia, ma anzi possa indurre gravi effetti collaterali; che in alcuni casi esso sia prodotto a partire da cellule fetali abortive, e perciò sia assolutamente inconciliabile con la Morale cattolica; che le cure con il plasma iperimmune o con protocolli alternativi siano boicottate nonostante le prove della loro validità, poco importa al nuovo “esperto”, il quale dal nulla delle proprie competenze mediche giunge a raccomandare ai fedeli la vaccinazione, mentre impone ai cittadini del Vaticano, con sovrana autorità, di sottoporsi al discutibile trattamento in nome di un non meglio precisato «dovere etico». La tetra Aula Paolo VI è stata emblematicamente scelta quale tempio in cui celebrare questo nuovo rito sanitario, officiato dai ministri della religione del Covid per assicurare non certo la salvezza delle anime, quanto l’illusoria promessa di una salute del corpo.
Sconcerta che, dopo aver demolito senza scrupolo alcuno non poche verità cattoliche in nome del dialogo con eretici e idolatri, l’unico dogma al quale Bergoglio non sia disposto a rinunziare sia proprio quello dell’obbligo vaccinale – si badi bene: dogma da lui unilateralmente definito senza alcuna procedura sinodale! – dogma dinanzi al quale ci si potrebbe aspettare un minimo di prudenza se non dettata da coerenza morale, quantomeno da scrupolo utilitaristico. Poiché prima o poi, quando si vedranno gli effetti del vaccino sulla popolazione; quando si inizieranno a contare i morti e quanti rimarranno menomati a vita da un farmaco ancora in via di sperimentazione, qualcuno potrà chiederne conto a coloro che di quel vaccino sono stati convintissimi fautori. A quel punto verrà naturale redigere una lista in cui, agli autoproclamati “esperti”, ai virologi e immunologi in conflitto di interessi, ai zanzarologi al soldo di Big Pharma, ai veterinari con velleità scientifiche, ai giornalisti e opinionisti finanziati dal governo, e agli attori e cantanti in disgrazia, si aggiunga anche Bergoglio come testimonial d’eccezione e Prelati al suo seguito, i quali, in virtù dell’autorità loro riconosciuta, hanno convinto gli ignari sudditi a prestarsi all’inoculazione del cosiddetto vaccino. E se oggi la mancanza di competenze specifiche non sembra essere argomento sufficiente a indurli quantomeno ad un saggio silenzio, a quel punto il «Non sapevo», «Non potevo immaginare», «Non era il mio campo di conoscenza» verranno giudicati come aggravante, com’è giusto che sia. Stultum est dicere putabam.
Certo, nella chiesa bergogliana si può legittimare di fatto il concubinato con Amoris laetitia, al punto che Avvenire parla oggi di «omogenitorialità» con la disinvoltura di un opuscolo di propaganda gender; si può celebrare in San Pietro un rito idolatrico alla Madre Terra per ammiccare all’ambientalismo malthusiano; si può modificare la materia del Sacramento dell’Ordine conferendo i ministeri alle donne; si può dichiarare la pena di morte immorale, ma tacere disinvoltamente sull’aborto; si può amministrare la Comunione ai peccatori pubblici ma negarla a chi desidera riceverla sulla lingua per non commettere sacrilegio; si può – come avviene ora in Irlanda – vietare agli allievi delle scuole cattoliche l’accesso in aula se non sono vaccinati. Eppure queste palesi adulterazioni della dottrina cattolica – in perfetta continuità ideologica con la rivoluzione conciliare – si accompagnano alla granitica ed incrollabile professione di fede in una “scienza” che sconfina nell’esoterismo e nella superstizione. D’altra parte, quando si smette di credere in Dio si può credere a qualsiasi cosa.
Così, se per Bergoglio l’appartenenza all’unica Chiesa di Cristo tramite il Battesimo è in definitiva superflua per la salvezza eterna di un’anima, il rito iniziatico del vaccino è proclamato ex cathedra indispensabile per la salute fisica dell’individuo, e in quanto tale presentato come indifferibile e necessario. Se è possibile accantonare la Verità rivelata in nome dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso, non è altresì lecito mettere in discussione i dogmi del Covid, la rivelazione mediatica della pandemia, il sacramento salvifico del vaccino. E se con Fratelli tutti si può teorizzare la fratellanza universale prescindendo dalla fede nell’unico Dio vivo e vero, nessun contatto è possibile con i cosiddetti “negazionisti”, nuova categoria di peccatori vitandi, per i quali l’inquisizione sanitaria e la scomunica mediatica devono punire l’eretico ed essere di monito per il gregge. «Se qualcuno viene a voi e non porta questo insegnamento, non ricevetelo in casa e non salutatelo», ammonisce San Giovanni (2 Gv, 10). Bergoglio deve aver frainteso, per cui saluta e abbraccia abortisti e criminali, ma non si contamina con i No-vax.
Non sfuggirà che questo dogmatismo scientista – che farebbe inorridire i più acerrimi sostenitori del primato della scienza sulla religione – viene propagandato proprio da chi scienziato non è, dall’influencer a Bergoglio, dall’atleta a Biden, dall’esperto al politico: tutti smaniosi di porgere il braccio dinanzi alle telecamere; salvo poi scoprire dai video che in molti casi l’ago della siringa è coperto dal cappuccio, o che il liquido inoculato è trasparente, mentre il siero vaccinale dovrebbe essere opaco. Queste sono ovviamente obiezioni che i sommi sacerdoti del Covid respingono con sdegno: il mysterium è parte della ritualizzazione dell’azione sacra, così come il sacramentum realizza ciò che simboleggia; inoculare il vaccino con l’ago retrattile o senza premere lo stantuffo della siringa serve a drammatizzare il messaggio da trasmettere alle masse dei credenti. E le vittime del rito, coloro che per il bene di tutti si offrono docili al miraggio di un’immunità che nemmeno Pzifer, Moderna o Astra Zeneca osano garantire, rappresentano il sacrificium, anch’esso parte della nuova religione sanitaria. A ben vedere, gli innocenti abortiti al terzo mese per produrre alcuni vaccini sembrano davvero costituire una sorta di sacrificio umano con cui propiziare le potenze infernali, in una terrificante parodia che solo gli empi possono fingere di non vedere.
Nel grottesco delirio cerimoniale non manca nemmeno la Nota della Sacra Congregazione per il Culto Divino, che con sprezzo del ridicolo promulga in zoppicante latino addirittura le istruzioni su come imporre le Sacre Ceneri: «Deinde sacerdos abstergit manus ac personam ad protegendas nares et os induit». La purificazione delle mani con il detergente e l’uso della mascherina sono scientificamente inutili ma simbolicamente necessari alla trasmissione della fede espressa dal rito. E proprio in questo si comprende quanto sia vero e valido l’antico adagio di Prospero d’Aquitania «Lex orandi, lex credendi», secondo il quale il modo in cui si prega rispecchia ciò che si crede.
Qualcuno obbietterà, nel pietoso tentativo di evitare il totale collasso del Papato ad opera di Bergoglio, che le opinioni da lui espresse sono e rimangono appunto opinabili, e che quindi non vi è alcun obbligo per il Cattolico di sottomettersi ad un vaccino che la sua coscienza e la Morale naturale gli mostrano come immorale. Ma è proprio su Canale5 che si esplicita il nuovo “magistero papale”, così come sull’aereo è stato definito il dogma LGBT del «Chi sono io per giudicare», e in una nota a piè pagina di Amoris Laetitia è negata l’indissolubilità del Matrimonio in nome della pastorale. I politici lanciano tweet sui social, i sedicenti esperti pontificano nei salotti televisivi, i prelati predicano nelle interviste: non stupiamoci se un giorno Bergoglio comparirà in uno spot pubblicitario come testimonial dei monopattini elettrici.
I Cattolici, illuminati dal sensus fidei che istintivamente suggerisce loro ciò che stride con la Fede e la Morale, hanno già capito che il ruolo di piazzista di forniture sanitarie è solo una delle tante parti recitate dal poliedrico Bergoglio. L’unico ruolo che costui si ostina a non voler ricoprire – per palese incapacità, per connaturale insofferenza o anzi per deliberata scelta sin dal principio – è quella di Vicario di Cristo. Il che, se non altro, rivela quali siano i referenti dell’Argentino, quale l’ideologia che lo ispira, quali gli scopi che egli si prefigge e i mezzi che intende adottare per conseguirli.
+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
14 Gennaio 2021
S. Hilarii Episcopi Confessoris Ecclesiæ Doctoris
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