"Dignare me laudare Te Virgo sacrata. Da mihi virtutem contra hostes tuos". "Corda Iésu et Marìae Sacratìssima: Nos benedìcant et custòdiant".
venerdì 4 dicembre 2020
Siete così giunti al vertice della purificazione, della grande tribolazione e della apostasia (2 Tess 2,3).
L’amico Danilo Quinto e l’amata moglie Lydia...
CARISSIMI,
Gabriele Gatti, grande avvocato, esecutore testamentario delle ultime volontà di Bruno Cornacchiola, il veggente delle Tre Fontane, firma la prefazione al mio nuovo libro, “Il disegno del diavolo - Il virus e l'uomo che vuole fare a meno di Dio”. Vi propongo il suo testo:
Quando l’amico Danilo Quinto mi ha chiesto di scrivere la presentazione alla sua ultima fatica letteraria, ho subito obiettato che avevo già presentato altri suoi libri e rischiavo di ripetere concetti già espressi: stile giornalistico, onestà intellettuale nel descrivere oggettivamente i fatti per come si sono svolti, anche se il suo commento può sembrare di parte (e Danilo è di parte!). Mi sbagliavo: lo stile è ovviamente lo stesso, ma il tono è quello dell’ultimo appello, dell’ultimo accorato appello, anche se è consapevole che rimarrà inascoltato. Tra le righe è possibile rinvenire momenti di scoramento, subito superati dallo spirito combattente di Danilo. Sembra uno storico che viaggia attraverso le rovine politiche, morali e religiose della nostra società. Scrive per i posteri, perché i contemporanei sono accecati e sordi. Rieccheggiano le parole contenute nel libro di Ezechiele (17,2): «Figlio dell’uomo, tu abiti in mezzo a una genìa di ribelli, che hanno occhi per vedere e non vedono, hanno orecchi per udire e non odono, perché sono una genìa di ribelli».
Ma il nostro Autore non demorde, anche se inascoltato parla, svela il pericolo, indica chiaramente il nemico, lo guarda, lo sfida, non indietreggia, costi quello che costi. Viene descritto un mondo capovolto, dove il nemico può dire tutto e il contrario di tutto. Le porte della città sono state aperte e non c’è più distinzione tra la Città di Dio e quella degli uomini. La Verità oggettiva non deve più esistere: tutto è interpretazione, tutto è relativo. Chi si oppone è allontanato, emarginato, epurato. Viene descritta una società moralmente liquida, con valori che di giorno in giorno si modificano, lentamente, ma inesorabilmente. Veniamo - consapevolmente o inconsapevolmente - manipolati in continuazione dalla politica italiana (esiste ancora?), europea e mondiale. Manipolati da una religione sempre più massonica e sempre meno cattolica. La Verità è lì a portata di mano, ma noi preferiamo l’inganno, l’acqua inquinata a quella pura di sorgente: è come se la nostra volontà si fosse atrofizzata. Ciò che ieri era inconcepibile, oggi diventa possibile e domani non solo normale, ma imposto a tutti. Dov’è la Chiesa?, si domanda l’Autore. Dov’è la guida chiara e sicura? Un dubbio lo (ci) sconvolge: gli uomini di Chiesa credono ancora in Cristo Salvatore, vero Dio e vero uomo? La Chiesa cattolica sembra oscillare tra il protestantesimo e il paganesimo (pachamama…). Una ventata di ecologismo new age soffia intorno e all’interno della Chiesa.
Si avverte - specie all’inizio del libro - una nostalgia del tempo passato, di come eravamo, eppure i semi del male sono stati seminati proprio in quel tempo in cui tutto sembrava più genuino, più sincero. Con lucidità descrive il sistema - che definisce di ingegneria del pensiero - con il quale leggi immorali sono state introdotte e la stessa metafisica distrutta: «Seguo un modello d’ingegneria sociale. L’ho chiamato “Finestra di Overton”. Lancio un’idea, all’inizio impensabile, inaccettabile, vietata, che poi conosce delle eccezioni. Piano piano - grazie alla comunicazione, che mi è serva disponibile - quell’idea s’insinua, striscia, s’inerpica nei neuroni del cervello. Diventa, così, accettabile, sensata, razionale, di buon senso. Si diffonde e viene legalizzata, divenendo legge. Uno schema collaudato e che funziona sempre. Provare per credere». Così sono passati il divorzio, l’aborto, le unioni civili…
Tra gli artefici di questo male straripante ci sono i cattocomunisti di ieri e di oggi, protagonisti di un ecumenismo politico-religioso, di un falso perbenismo e di un ancor più ipocrita senso di democrazia. Si è democratici con chi la pensa come loro e senza pietà con chi non piega la schiena, con chi continua a seguire la retta coscienza.
Vi sono anche momenti di tenerezza, quando parla dell’amata moglie Lydia, sua vera ancora di salvezza. Lui, ex radicale avvinghiato, immerso nella melma di una (a)morale laicista, grazie a lei ritrova la Fede sopita, la pace e la serenità in mezzo alle difficoltà. Commoventi sono le pagine del capitolo “Lydia e la suonata di Bach”, con il ricordo del loro amico sacerdote morto centenario.
Eppoi arriva il Covid 19, con l’Italia contingentata: metafora di un popolo contingentato dai propri valori e dalla propria Tradizione, confinato in un limbo di relativismo. Paura, paura e solo paura e non più Fede nel Signore che tutto vede, che tutto conosce. Non le manda a dire a nessuno, il buon Danilo. Neanche al Papa! Personalmente ritengo che un Padre sia sempre un Padre, qualunque cosa possa dire o fare, ma Danilo, che per la Fede ha rinunciato alla carriera, al denaro e che vive affidandosi alla Divina Provvidenza, non tollera le incertezze, i dubbi, le ambiguità. La sua critica è dura e asciutta, tagliente, come nel capitolo “Il Rosario con Bergoglio”.
Un gran bel libro di storia contemporanea da leggere e – se si vuole - anche da criticare, ma sicuramente da non ignorare. Buona lettura.
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Benedicto no ha engañado a nadie, solamente ha redactado una renuncia al ministerium.
EL EXTRAÑO CASO DE LA RENUNCIA DE BENEDICTO. UNA NUEVA EXPLICACIÓN.
Marco Tosatti
Carissimi amici e nemici di Stilum Curiae, il collega Andrea Cionci ci ha fatto avere la traduzione in spagnolo del suo articolo sulla rinuncia di papa Benedetto XVI, di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi. Lo ringraziamo per la cortesia, e mettiamo il testo, tradoto da p. Ruben Eduardo Martinez-Cordero a disposizione dei lettori hispanofoni.
LA “RENUNCIA” DE RATZINGER, MAL ESCRITA PARA SORPRENDERNOS.
Andrea Cionci
Junio 11 de 2020
Desde hace algunos días circulan en la red las denuncias de un franciscano italoamericano, latinista, experto en escolástica y en argumentaciones canónicas, sobre la renuncia papal, quien, entrevistado por el youtuber Decimo Toro está difundiendo los contenidos explosivos de de su sitio web (www.fromrome.info). Su nombre es Fray Alexis Bugnolo; ha traducido más de 9.000 páginas de san Buenaventura y, como pocos, domina la lengua de la Iglesia.
Este religioso franciscano, leyendo atentamente la DECLARATIO de la renuncia de Benedicto XVI, siguiendo el hilo conductor entre lógica, derecho canónicoy lengua latina, considera que la dicha Declaratio ha sido escrita con habilidad y sutileza extremas a fin de que con el paso del tiempo quede patente su invalidez. De esta manera Ratzinger ha permitido a la “Mafia de San Galo”, el lobby masónico-progresista eclesiástico que lo había constreñido a abdicar, tomar el poder apresuradamente y finalmente desenmascararse.
Benedicto ha actuado de esta manera con la intención de que todos los actos, nombramientos y cambios en la doctrina realizados por la “falsa iglesia” puedan ser desechados de un solo golpe precisamente a causa de la invalidez de su renuncia al papado. Por este motivo el Vaticano –según Fray Bugnolo- ha falsificado deliberadamente las traducciones en lenguas extranjeras de la Declaratio en latín de Benedicto, intentando “remediar” los fallos intencionales del texto, demostrando así un dolo ulterior.
Hace cuarenta años Juan Pablo II y el por entonces Cardenal Ratzinger conocían ya, por el tercer secreto de Fátima, que los lobbies gay-masónicos habían intentado tomar el poder; por ello habían cambiado a tiempo el Código de derecho canónico previendo un sistema de emergencia que hiciera fracasar un eventual caso de usurpación.
Esta es la tesis. Para precaverse de las acusaciones de conspiracionismo dirigidas contra su reconstrucción de los hechos, Fray Alexis cita únicamente los documentos del sitio web del Vaticano que a continuación copiamos y pegamos; todos podrán constatar con un clic en www.vatican.va
Está totalmente establecido que en el texto de la Declaratio de Benedicto constan algunos graves errores gramaticales detectados ya en 2013 por eminentes clasicistas como Luciano Canfora yWilfriedStroh. Si ya resulta sorprendente la supresión del plural mayestático (Nos) empleado en los documentos oficiales. Fray Bugnolo (traductor de más de 9.000 páginas de san Buenaventura, volvemos a recordarlo) ha detectado a su vez unas 40 imperfecciones lingüísticas: verbos mal conjugados, “decisionem” en vez de la forma correcta “consilium”, “vobis” en lugar de “vobiscum”, el uso erróneo de “explorata” para significar “investigada”, etc. Para el elenco completo: https://fromromeinfo/2020/06/10/clamorous-errors-in-the-latin-of-the-renunciation-2/
Pero el gran problema se encuentra en la construcción del texto de Ratzinger, lo cual tornaría inválida su renuncia al papado. En efecto, a partir de 1983 el Derecho canónico exige la renuncia al “MUNUS petrino”, es decir al oficio inherente a la condición de pontífice que proviene de Dios y de san Pedro (anteriormente bastaba solo decir “renuncio”); tal modificación fue probablemente añadida para blindar eventuales y futuras abdicaciones papales.
Ratzinger escribe en la Declaratio que sus fuerzas, a causa de la edad, “han dejado de ser aptas para ejercer el munuspetrino de un modo adecuado”. Sin embargo no escribe que RENUNCIA AL MUNUS sino que, “bien consciente de la gravedad de este acto DECLARO QUE RENUNCIO AL “MINISTERIO” (es decir al ejercicio) de Obispo de Roma”. En un inicio, por lo tanto, cita el Munus de un modo genérico, pero después declara de acuerdo formalmente renunciar solo al Ministerium, lo cual, al criterio de no pocos entendidos, resulta del todo inútil para la validez del acto: como si un rey, abdicando, dijera que renuncia a ejercer el poder práctico sin renunciar al trono obtenido por derecho divino.
De otra parte, Ratzinger tampoco escribe “renuncio” sino “declaro renunciar”, lo que compromete la sinceridad de su renuncia, así como “declarar amar” no corresponde necesariamente a “amar”.
Hipotizando que Benedicto haya sido sometido a presiones, colocado frente a una elección, por ejemplo entre la dimisión y la bancarrota vaticana (en este punto recuérdese la notoria estrategia del código “Swift” y el bloqueo de las cuentas bancarias vaticanas) él podría haber LIBREMENTE ELEGIDO “DECLARAR RENUNCIAR”, algo muy distinto de “libremente renuncio”.
Otro interrogante propuesto por Bugnolo: ¿Por qué Ratzinger escribe que la Sede quedará vacante después de 18 días?. No obstante, la renuncia debería dejar vacante la Sede a partir de la muerte o del acto de renuncia del papa.
No es nueva la polémica sobre el MUNUS.De ella se han ocupado ampliamente Vittorio Messori, Antonio Socci y otros autorizados vaticanistas, pero Fray Bugnolo ha sido el primero en divulgar que todas las traducciones de la Declaratio(en el sitio web vaticano) también el Munusse halla traducido por “ministerio”, juntando en consecuencia en un único significado dos prerrogativas que el Derecho canónico las distingue bien. Pregunta Fray Bugnolo: “¿Quién lo ha autorizado?.Munus sería perfectamente traducible en todas las lenguas. Esta es la prueba de que el Vaticano ha querido anular la fundamental distinción que el Papa Emérito en su reciente entrevista EIN LEBEN (Una Vida) incluso nuevamente la ha reiterado, declarando que él todavía mantiene o conserva para sí el “encargo espiritual” (spirituelleZuordnung) aunque haya renunciado al ejercicio concreto (konkreteVollmacht). Más aún: es todavía el Papa reinante y de hecho continúa vistiendo la sotana blanca, impartiendo la Bendición Apostólica y firmándose como P.P., PontifexPontificum, título reservado precisamente al Papa reinante. Recordemos que la única explicación dada por Ratzingeren cuanto al uso de la sotana blanca fue que no había sotanas negras en su armario.
A la cuestión del Munus había respondido en 2016, en un artículo extremadamente técnico del todo incomprensible para los no especialistas, Mons. Giuseppe Sciacca, obispo secretario de la Signatura Apostólica. “Como un astuto abogado – escribe Fray Bugnolo-Sciacca afirma justamente que el poder no puede ser dividido entre dos papas, pero al dar por descontada la validez de la renuncia elude el verdadero problema. Afirma además que renunciar al Ministerium comporta renunciar automáticamente al Munus, lo cual no es verdad porque Benedicto habría podido muy bien nombrar un Vicario para gestionar el Ministerium y conservar el propio cargo, es decir el Munus, que es esencial incluso por motivos teológicos y dogmáticos, no solamente canónicos, en cuanto proviene de Dios”.
Se encuentran además otras extrañísimas anomalías en la traducción italiana publicada por el Vaticano: “Declaro renunciar al ministerio de Obispo de Roma, Sucesor de San Pedro, a mí confiado por los Cardenales el 19 de abril de 2005, DE MODO QUE a partir del 28 de febrero de 2013, a las 20:00 horas, la Sede de Roma, La Sede de San Pedro, quedará vacante”.
Como especifica Fray Bugnolo: “De modo que”, en latín, es escrito por Ratzinger como UT pero debe ser traducido ASÍ QUE POR ESTO. Diversamente, “de modo que” propiamente ha de traducirse por QUOMODO.
“Son dos cosas muy diferentes: “de modo que” presupone el absoluto, el legal automatismo de una relación acto-consecuencia. “Así que por esto” a su vez puede también revelar un intento escondido o un efecto querido buscado con toda intención. La diferencia que media entre un “modo” externo y material respecto a un “fin” subjetivo.
Por ejemplo no es correcto decir: “Pongo el cebo en la trampa de modo que el ratón sea capturado”, pues no se da por descontado que el roedor caiga en el engaño. Más bien debe decirse: “Pongo el cebo en la trampa para que por esto el ratón sea capturado”.
Imaginemos por un momento que Benedicto ha sido realmente constreñido a abdicar: él declara por tanto renunciar a su “ministerio” a fin de que por este motivo la Sede quede vacante…quizás también por la acción de los usurpadores. Si hubiese escrito realmente DE MODO QUE habría admitido implícitamente la validez de su renuncia. Así que no.
Otra anomalía: ¿Por qué Benedicto escribe que el nuevo cónclave deberá ser convocado “POR AQUELLOS A QUIENES COMPETA” y no “por vosotros cardenales”? Suena como una deslegitimación dado que obviamente serían los cardenales a quienes se dirija para poder formar el cónclave. Como si el Presidente del Senado, hablando de un futuro Presidente de la República, dijese que éste “deberá ser votado por aquellos a quienes competa” y no, como es evidente, “por vosotros parlamentarios”.
Además Ratzinger no especifica la FECHA EXACTA del nuevo y verdadero cónclave para la elección del Pontífice. Solo dice que deberá ser convocado DESPUÉS QUE LA SEDE QUEDE VACANTE, es decir realmente en el momento sucesivo a su muerte. He aquí por qué la elección válida del nuevo Pontífice COMPETIRÍA en aquel caso solamente a ALGUNOS CARDENALES, aquellos creados antes del advenimiento de Bergoglio y dispuestos a reconocer el “golpe de estado” realizado.
En efecto, las nóminas cardenalicias de Bergoglio no serían legalmente válidas por provenir de un papa inválido, ya que inválida también fue la renuncia de Benedicto.
En el caso de que todavía pasasen muchos años y quedaran vivos y activos los cardenales “legítimos” creados por Benedicto XVI o Juan Pablo II, el nuevo Pontífice debería ser elegido por la Iglesia romana como en los tiempos más antiguos. He aquí la razón de que –en esta perspectiva- un nuevo cónclave debería ser convocado “por aquellos a quienes corresponda o competa” y no a los cardenales a los que él se dirige. Es ésta una visión impecable.
¿Fantapolítica o una Declaratio aparentemente arruinada que, no obstante, leída del modo correcto se revela de diamantina, de “ratzingeriana” coherencia?
Fray Bugnolo está seguro: los errores del latín han sido queridos expresamente por Ratzinger a fin de atraer la atención sobre la invalidez del documento y para hacer emerger, en una lectura atenta, la verdad cuando los tiempos estén maduros. La misma opinión comparte el abogado vienés Arthur H. Lambauer, reconocido experto en derecho internacional, quien ya en 2013 había notado las anomalías”:
“Considero que Benedicto ha cometido errores a propósito para que el sucesor sea inválido, de modo que éste no hiciese nada irrevocable (matrimonios gais, diaconado femenino, etc.) y así, llegado el caso, anularlo”.
Sobre todo un dato objetivo e incontestable: en aquellos extraños 18 días que median entre la renuncia y la sede vacante (que en toda regla debería ser consecuencia inmediata de la renuncia) ninguno ha podido o querido corregir la Declaratio escrita tan “malamente” por Benedicto. ¿Por qué? Téngase en cuenta que es un deber específico de los cardenales corregir al papa de una manera oportuna y filial en caso de que se equivocara.
“Esto demuestra –sostiene Fray Bugnolo- que los cardenales fueron desleales o que se hallaban enceguecidos por la prisa en tomar el poder; quizás algunos de ellos así como algunosfuncionarios de la Secretaría Apostólica, a quienes no podían escapárseles ciertos errores, eran “cómplices” de Benedicto y, bien conscientes tales errores, callaron para que un día “explotara la bomba”.
Vengamos ahora a las posibles objeciones: “Ratzinger no conoce profundamente el latín y estaba muy anciano para escribirlo bien”. Resulta difícil que el teólogo alemán, durante 14 años Prefecto de la Congregación para la Doctrina de la Fe (CDF), autor de excelentes escritos en latín, no supiese dominarlo. Por lo demás, el Papa estaba rodeado de excelentes latinistas que habrían podido asistirle. En febrero de 2013 se encontraba tan lúcido hasta el punto de pronunciar un discurso ininterrumpido de 58 minutos. “En todo caso la invalidez se mantendría –responde Fray Alexis- porque la renuncia exigeno solo la plena lucidez mental sino asimismo la absoluta conciencia y conocimiento del Derecho canónico.
Otra previsible objeción: “La renuncia se la ha escrito alguna otra persona que no conoce bien el latín”. Pero si el documento proviniese de alguien que presiona o de un falsario, ¿por qué redactarlo de una manera que sea canónicamente inválida?
Una última y eventual objeción: “Benedicto XVI jamás engañaría a nadie”. En efecto, Benedicto no ha engañado a nadie, solamente ha redactado una renuncia al ministerium. Según Fray Bugnolo, son otros los que han querido ver cómo estaba redactado el escrito y cómo Benedicto se ha comportado hasta hoy. Así, por su avidez de poder, se han autoengañado.
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https://www.marcotosatti.com/2020/07/06/el-extrano-caso-de-la-renuncia-de-benedicto-una-nueva-explicacion/
Oggi ho visto l’apparizione di Lourdes. - Sesto giorno della Novena all'Immacolata Concezione con riferimenti valtortiani.
Sesto giorno della Novena all'Immacolata Concezione con riferimenti valtortiani.
'Poi dalla luce emerge la mia dolce Signora che amo tanto, la Mamma che ormai tanto bene conosco. Sorride col suo volto di giglio, con lo sguardo amoroso e pudico.'
Cari amici e amiche in Cristo nostro Signore, mi è lieto parteciparvi questa bella Novena in onore dell'Immacolata Concezione, condivisa da Padre Giulio Maria Scozzaro, alla quale, dopo la parte dedicata a ciascun giorno, abbiamo aggiunto un capitolo valtortiano pertinente.
Sosteniamola con fede vera e sperimentiamo la Potenza commista all'infinita Dolcezza, che solo nella Vergine SS trovano una celestiale, inarrivabile e rassicurante simbiosi, che non spaventa, ma avvicina ed invita a fruire dei Meriti del Redentore attraverso i Veli candidissimi e mitissimi della Corredentrice Eterna nostra.
Ave Maria!
(L'introduzione e la preghiera iniziale si ripetono ogni giorno)
1. Introduzione
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
Vieni Santo Spirito, riempi il cuore dei tuoi fedeli e accendi in noi il fuoco del Tuo amore.
V. Manda il Tuo Spirito, Signore, e tutto sarà ricreato.
R. E rinnoverai la faccia della terra.
Preghiamo.
O Dio, che con il dono dello Spirito Santo guidi i fedeli alla piena luce della verità, donaci di gustare nel medesimo tuo Spirito la vera sapienza e di godere sempre del suo conforto. Per Cristo Nostro Signore. Amen.
2. Preghiera iniziale
Vergine purissima, concepita senza peccato, tutta bella e senza macchia dal primo istante, Ti venero oggi sotto il titolo di Immacolata Concezione. Il Tuo Divino Figlio mi ha insegnato, attraverso la sua stima, rispetto e sottomissione a Te, quali onori e omaggi io Ti dovrei prestare. Tu sei il rifugio sicuro dei peccatori pentiti e per questo ricorro a Te, attraverso questa novena. Sei la Madre di Misericordia cui presento le mie miserie e Ti chiedo di aiutarmi, poiché, dopo Gesù, sei tutta la mia speranza.
Con la Tua intercessione materna, Madonna piena di bontà e potere presso il Signore, Ti supplico di farmi ottenere ... (indicare la Grazia spirituale o materiale). Se ciò che Ti chiedo non è per la gloria di Dio ed il bene della mia anima, fammi avere quello che sia più conforme a entrambi. Amen!
6° GIORNO
TU, O MARIA
Ave Maria! Piena di Grazia, più Santa dei Santi, più elevata dei cieli, più gloriosa degli Angeli, più venerabile di ogni creatura. Ave, celeste Paradiso! Tutto fragranza, giglio che olezza soave, rosa profumata che si schiude alla salute dei mortali.
Ave, tempio Immacolato di Dio costruito santamente, adorno di divina magnificenza, aperto a tutti, oasi di mistiche delizie.
Ave purissima! Vergine Madre!
Degna di lode e di venerazione, fonte d’acque zampillanti, tesoro d’innocenza, splendore di santità. Tu, o Maria, guidaci al porto della pace e della salvezza, a gloria di Cristo che vive in eterno con il Padre e con lo Spirito Santo. Amen.
7 Ave Maria
Dai Quaderni di Maria Valtorta, 4 febbraio 1944
[Saltiamo poco meno di 5 pagine del quaderno autografo che portano il dettato di commento all’episodio del 3 febbraio, da noi indicato sopra.]
Come vede, mi sono affrettata a mettere quei particolari che per la loro piccolezza m’erano sfuggiti e che lei ha desiderato di avere1.
Oggi poi, leggendo il fascicolo2, noto una frase di Gesù che le può essere di regola.
Lei stamane diceva che non potrà rendere note le mie descrizioni per via dello stile; ed io, che di essere conosciuta ho una vera fobia, ne fui ben contenta. Ma non le pare che ciò sia contrario a ciò che dice il Maestro nell’ultimo dettato del fascicolo? "Più sarai attenta ed esatta (nella descrizione di ciò che vedo) e più sarà numeroso il numero di coloro che vengono a Me"3. Ciò implica che le descrizioni debbano esser note, altrimenti come può esservi numero di anime che in grazia ad esse vanno a Gesù?
Le sottopongo questo punto e poi faccia lei ciò che le pare meglio, ché per me è indifferente. Anzi, umanamente, sono del suo stesso parere. Ma qui non siamo nel campo dell’umano, e anche l’umano del portavoce deve scomparire.
Anche nel dettato di oggi4 Gesù dice: "...nel mostrarti il Vangelo faccio un tentativo più forte di portare gli uomini a Me. Non mi limito più alla parola... Ricorro alla visione e la spiego per renderla più chiara e attraente". E allora?
Intanto, perché sono un povero nulla che da me sola mi ripiego subito su me stessa, le dico che la sua osservazione mi ha turbata - e l’invidioso se ne giova - tanto turbata da farmi pensare di non scrivere più ciò che vedo e scrivere unicamente i dettati. Mi soffia in cuore: "Tanto, lo vedi? Non servono a un bel nulla le tue famose visioni! Solo a farti passare per pazza. Come sei, in verità. Cosa vedi? Le larve del tuo cervello turbato. Ci vuol ben altro per meritare di vedere il Cielo!"
È tutt’oggi che mi tiene sotto il getto corrosivo della sua tentazione. Le assicuro che non ho tanto sofferto del mio grande dolore fisico quanto ho sofferto e soffro per questo. Mi vuol far disperare. Il mio venerdì è oggi venerdì di tentazione spirituale. Penso a Gesù nel deserto e a Gesù nel Getsemani...
Ma non mi do per vinta, per non farlo ridere questo demonio astuto; e lottando contro lui e contro il mio lato meno spirituale le scrivo la mia gioia d’oggi, assicurandole insieme che per conto mio sarei ben lieta se Gesù mi levasse questo dono di vedere che è la mia più alta gioia. Basta mi conservi il suo amore e la sua misericordia.
Nel pomeriggio di oggi ho visto l’apparizione di Lourdes.
Vedevo nitidamente la grotta che si incava nel monte con le sue protuberanze di sasso sul quale sono nate, approfittando di un poco di terra deposta nelle crepe, le pianticelle delle grotte. Erbe sottili, muschi, capperi, o meglio erba parietaria, edera selvatica dai rami penduli e, presso la parete di destra (rispetto a me), ai bordi della grotta, uno spinoso rosaio selvatico che stende i suoi rami ancora privi di foglie verso l’interno e l’alto, dove si trova una spaccatura nella roccia, una spaccatura che si interna come fosse un corridoio in salita, stretto e oscuro. La grotta - non rida del mio scarabocchio - è fatta così:
Quella specie di finestra è la spaccatura e quegli5 scarabocchi che dal suolo vanno ad essa vogliono mostrarle il rosaio selvatico. Quelle due linee dietro lo spacco, il percorso presumibile del corridoio petroso. Al suolo vi è della terra mista a sassi ed erba, la caratteristica erbetta corta e lucida di certi posti di montagna.
Lo spacco si illumina ad un certo punto di un chiarore giallo-rosato dolcissimo, come se un raggio di sole fosse penetrato nella sua ombra a farla dorata, o una lampada nascosta l’avesse accesa del suo gioioso chiarore. È una luce che fa lieti.
Poi dalla luce emerge la mia dolce Signora che amo tanto, la Mamma che ormai tanto bene conosco. Sorride col suo volto di giglio, con lo sguardo amoroso e pudico. È tutta vestita di bianco come quando l’ho vista in Paradiso6, ma ha una lunga cintura di una splendida seta celeste, che le si annoda alla vita sotto il cuore e scende sin quasi all’orlo della veste lunghissima, dalla quale emergono le punte dei piedi sottili e rosei. Due rose sono puntate all’orlo della veste, sopra i piedini, due magnifiche rose che sembrano d’oro lavorato a filigrana. Un lungo velo, di una leggerezza che pure è compatta, la copre dal capo ai piedi. Alle mani congiunte è appoggiato un lungo rosario che sembra di perle legate in oro. Il rosario mi è parso completo: 15 poste.
Dimenticavo dirle che, quando la luce si è fatta nella spaccatura della roccia, il ciuffo di rami del rosaio, che stava ai piedi e lungo la parete destra dello spacco, si agitò come se un vento piegasse i suoi rami spinosi e le sue superstiti foglie accartocciate dal gelo e di un color verde rosso, come arrugginito.
Maria sorride senza parlare nel nimbo della sua luce d’oro che la fa parere ancor più nivea nella veste e nel colore delle mani, del collo e del purissimo volto di poco più che fanciulla. Le si darebbero non più di vent’anni, e anche di quelli ben portati.
Maria scende verso l’apertura dello spacco, fin sul limite di esso. Vedo il suo passo lievemente ondeggiante, come già lo vidi nelle altre volte che la vidi camminare: il passo caratteristico di chi è uso ai sandali senza nessun rialzo di tacco. Giunta al limite dell’apertura, proprio sopra il rosaio, si ferma.
Maria si fa il segno della croce. Mi insegna a fare il segno della croce. C’è da vergognarsi pensando come lo si fa noi! L’angelo della visione del Paradiso mi ha insegnato a dire: "Ave, Maria"7. Maria mi insegna a dire: "in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito santo".
Ella separa le mani unite in preghiera, appoggia la sinistra sul cuore e con la destra, libera della corona, si tocca la fronte guardando al cielo, il petto, le spalle, e poi curva il capo, al "così sia", riunendo le mani come prima, e sorride di nuovo. Prima, nel segnarsi, non era né seria né sorridente: era assorta in Dio. Il gesto è molto ampio e lento. Neppur lontano parente dei nostri che sembrano... scacciamosche e che sono mutilati nelle parole.
Poi inizia a sgranare la sua corona. Lentamente, dicendo a voce alta, curvando fortemente il capo come per un inchino, il "Gloria Patri". Mentre io dico le "Ave" e i "Pater", sorride e tace. Il vento muove ogni tanto l’estremità della sua cintura di seta. Un lieve vento.
Infine Ella apre le braccia e le protende verso il suolo, curvando il capo e la snella persona in un lieve inchino di umiltà, e dice con la sua inimitabile voce soavissima: "io sono l’immacolata Concezione", e nel dirlo risolleva la testa e riunisce le mani una nuova volta, guardando il cielo con l’occhio umido di soprannaturale emozione.
Non dice altro. Ma il suo gesto, il suo sorriso, il suo sguardo, mi fanno capire che Ella è "l’ancella di Dio"8, si reputa sempre tale (questo coll’abbassare le braccia e il capo umilmente), lo è per grazia di Dio e non per suo merito proprio (ecco il significato del suo gesto iniziale) e lo è per il Signore a cui va data lode per averla donata al mondo come primo perdono alla umanità colpevole (ecco il significato della seconda parte del gesto in cui è lode, gratitudine e raccoglimento modesto).
A dirlo non è nulla. Ma a vederlo, quante cose insegnava quel gesto soltanto! Poi si raccoglie come in interna preghiera con lo sguardo rapito in Dio che Ella vede, e si dissolve così, tornando al suo Paradiso, lasciando in me la luce, la musica, il profumo del suo candore e la spiritualità della sua preghiera.
Ho scritto vincendo gli impacci che il Tentatore e la mia umanità creavano. Ed ora mi metto quieta col mio rosario fra le mani cercando imitare Maria, la Mamma-Maestra che è venuta per insegnarmi a pregare e a dar lode al Signore per tutto quanto Egli fa di noi.
Nostra Signora di Lourdes, insegnami a pregare e proteggimi contro il demonio e me stessa. Così sia.
1 Si riferisce ad alcune postille che la scrittrice ha inserito nell’episodio del 3 febbraio, da noi indicato nella pagina precedente.
2 Deve trattarsi dei fascicoli dattiloscritti da Padre Migliorini, copiati dai quaderni autografi di Maria Valtorta ai quali
noi direttamente attingiamo.
3 Al termine del secondo dettato del 25 gennaio, pag. 74.
4 Quello da noi indicato sotto la data del 4 febbraio.
5 quegli è nostra correzione da quei
6 Nella visione del 10 gennaio, pag. 28.
7 Nella stessa visione del 10 gennaio, pag. 30.
8 Luca 1, 38
Ave Maria, Madre di Gesù e nostra, noi ci affidiamo a Te!
http://www.valtortamaria.com/blog/sesto-giorno-di-novena-allimmacolata-concezione-con-riferimenti-valtortiani