sabato 3 ottobre 2020

Badate alla Vostra dignità, fratelli Sacerdoti, e siate santi perché Egli è santo. E come il Signore Iddio vi ha onorato sopra tutti gli uomini, con l'affidarvi questo ministero, così voi amatelo, riveritelo e onoratelo più di ogni altro uomo.

 





...carnis ab exilio duc nos ad regna polorum


La festa di san Francesco ormai vicina (4 ottobre), viene celebrata in tutti i conventi francescani già dalla sera del 3 ottobre ricordando la sua morte, il così detto transito.

Come il Poverello di Assisi trascorse le sue ultime ore?

Nudo sulla nuda terra

Dalla “Vita prima” di Tommaso da Celano, scritta tra il 1228 e il 1229 sappiamo che Francesco, percependo la morte imminente, chiese di essere condotto all’amata Porziuncola. Qui si fa spogliare della ruvida veste di sacco e «deporre nudo sulla nuda terra». Volendo essere conforme in tutto a Cristo Crocifisso che, povero e sofferente, era rimasto appeso nudo sulla croce, alzò come sempre il volto al cielo, tutto intento con lo Spirito a quella gloria, disse ai fratelli: “io ho fatto il mio dovere, Cristo vi insegni a fare il vostro“. Verace imitatore di Cristo suo Dio in tutto, amò fino alla fine tutti i fratelli e figli, che aveva amato fin dal principio.

Benedice tutti i frati, presenti e futuri

In quei drammatici istanti Francesco si rivolge ai suoi frati, stretti attorno a lui. Li esorta con affetto di padre all’amore di Dio. Parla a lungo della pazienza, dell’osservanza di Madonna povertà, raccomandando più di altra regola il Santo Vangelo. Mentre tutti i fratelli gli stanno intorno; egli stende sopra di loro le mani intrecciando le braccia a forma di croce, un gesto che egli tanto amava, e li benedice presenti e futuri, nella potenza e nel nome del Crocifisso.

L’ultima cena

Con le ultime energie, Francesco, officia la rievocazione dell’Ultima Cena, si fece poi portare del pane, lo benedisse, lo spezzò ed a ciascuno nè diede un pezzo da mangiare. Volle anche gli portassero il libro dei Vangeli e chiese gli leggessero quel brano di Giovanni che inizia: “Prima della festa di Pasqua“. Lo fece in memoria di quell’ultima e santissima cena che il Signore aveva celebrato con i suoi discepoli e per dimostrare ai fratelli la sua tenerezza d’amore. Passò in inni di lode i giorni successivi, invitando i compagni prediletti a lodare con lui il Cristo. Invitava pure tutte le creature alla lode di Dio e con certi versi poetici, già altra volta composti, le esortava al Divino Amore.

san Francesco ai piedi del Crocifisso
san Francesco ai piedi del Crocifisso

Sorella morte

Perfino la morte, a tutti terribile ed odiosa esortava alla lode. Le correva dietro incontro, invitandola: “Ben venga mia sorella morte!” Diceva ai fratelli: “Quando mi vedrete sul punto di spirare, deponetemi sulla terra nuda come l’altro ieri e morto che sia, lasciatemi giacere così, per il tempo che ci vuole a percorrere comodamente un miglio di strada”. E come gli fù possibile proruppe in quel salmo:”con la mia voce al Signore grido aiuto, con la mia voce supplico il Signore“. Lo disse fino al versetto finale: “Strappa dal carcere la mia vita, perchè io renda grazia al Tuo nome. I giusti mi fanno corona quando mi concederai la tua grazia“. E ancora canta : ” Laudato si, mi Signore, per sora nostra Morte corporale, da la quale nullo omo vivente po’ scampare. Guai a quelli che morranno ne le peccata mortali! Beati quelli che troverà ne le tue sanctissime voluntati, ca la morte seconda no li farrà male.”

Giunse infine la sua ora

Essendosi compiuti in lui tutti i misteri di Cristo, se ne volò felicemente a Dio. Le allodole, che sono amiche della luce ed han paura del buio della sera, pure essendo già imminente la notte, vennero a grandi stormi sopra il tetto del luogo e roteando a lungo con insolito giubilo,resero testimonianza alla gloria del Santo che tante volte le aveva invitate a lodare Dio. Era il 3 Ottobre 1226, di Sabato. A laude di Cristo. Amen.

Il Colle del Paradiso

Il Poverello, dopo la sua rapidissima canonizzazione, sarà sepolto nella erigenda basilica appena fuori dalle mura di Assisi sul Colle dell’Inferno, il luogo dove si giustiziavano i malfattori ed immondezzaio della città; come un qualsiasi malfattore, come accadde a Cristo che morì crocifisso tra i due ladroni e venne sepolto fuori da GerusalemmeDa allora quel luogo è chiamato Colle del Paradiso.  E certo, Francesco, da qui, continua a parlare e testimoniare, attirando a sè tante persone, soprattutto i giovani che in lui trovano esempio e forza e amore, per scelte audaci e alternative che profumano di Vangelo.

San Francesco e Gesù
San Francesco e Gesù

Di seguito ecco la lettera che frate Elia scrisse ai frati e a frate Gregorio da Napoli, già vicario di Francesco, assieme con frate Matteo da Nardi, durante la sua assenza per il viaggio missionario in Egitto e Terra Santa (dalla Pentecoste del 1219)...:

Lettera indirizzata ai frati per la morte del Poverello di Assisi da Frate Elia, primo successore alla guida dell’Ordine francescano e designato dallo stesso Serafico Padre.

Al caro fratello in Cristo, frate Gregorio e a tutti i Frati, Frate Elia peccatore invia il suo saluto.
Ancor prima di iniziare a parlare, sospiro e piango perché ciò che temevo mi ha colpito ed ha colpito anche tutti voi… 
Che cioè si è dipartito da noi il nostro consolatore, colui che ci portava quali agnelli sulle sue braccia affettuose, e si è recato quasi pellegrino nelle alte regioni dei cieli, egli che era stato tanto privilegiato da Dio e amato dagli uomini. 
Vera luce era la presenza dei nostro fratello e padre Francesco, non solo a noi, suoi prossimi per la vita e la fede, ma anche ai lontani: luce promanante dalla luce suprema per dissipare le tenebre e “guidare sulla via della pace e dell’eterna salvezza coloro che camminano all’ombra della morte”. 
Come sole raggiante nel cielo risplendeva il suo calore, rischiarando il Regno di Dio. Al fuoco del suo amore si infiammavano gli animi; i cuori dei padri si aprivano alla benevolenza dei figli; gli imprudenti si rivestivano della prudenza dei giusti, e si preparava in tutto il mondo un nuovo popolo per il Signore. 
Fino ai più lontani confini della terra il suo nome è celebrato e le mirabili sue gesta sono ammirate in tutto l’universo. Perciò allontanate da voi ogni tristezza; e se volete piangere, piangete per voi stessi e non per lui: perché noi, più che essere nella vita siamo preda della morte, mentre lui è passato dalla morte alla vita. Ed ora dò notizia di una grande cosa, di un miracolo veramente nuovo. Infatti non si è mai risaputo nei secoli che un simile segno si sia verificato se non in Cristo Figlio di Dio. 
Non molto tempo prima della morte Francesco apparve crocifisso, portando nel suo corpo le cinque piaghe come le vere stimmate di Cristo… 
Dunque, fratelli, benedite il Signore e ringraziatelo perché ci ha manifestato la sua misericordia, e conservate la memoria del nostro fratello e padre Francesco a gloria di Colui che ha voluto magnificare dinanzi agli uomini e agli angeli… 
E pregate Lui stesso perché per sua intercessione il Signore ci renda partecipi della sua santa grazia. Amen.

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confr. Fonti Francescane: 304-314:  per una lettura più completa:
https://www.assisiofm.it/uploads/215-Lettera%20di%20frate%20Elia.pdf

 SALUS NOSTRA UN MANU TUA EST, O MARIA...

SALVE SANCTE PATER, PATRIAE LUX...
 

S. Schemmajim

 

IV Coro1 ottobre
ex 3 ottobre
Angelo del giubilo sponsaleSanta Teresa di Gesù Bambino (di Lisieux)

S. Schemmajim

L’amore canta oggi in tutti gli angoli ed estremità, l’ardente e l’appagato, il geloso e il tranquillo, l’appassionato ed il sobrio, ma è sempre l’amore eterno del Creatore in armonia con il rispondente amore dell’umanità.

Un meraviglioso angelo sta davanti al trono dell’Altissimo, egli sembra un cielo mattutino, risuona come un tocco di campana o di organo. Egli è:

S. Schemmajim,

l’angelo del giubilo sponsale, dal coro della dominazioni delle alte potenze. Egli è qua in segno di pace e conciliazione di Dio con gli uomini. Egli ha le braccia dispiegate, alfine di far affluire in tutti il giubilo di Dio innamorato sulla terra, affinché si desti dal suo sonno: “Venite, miei diletti, è giunto il tempo!”

Così, come il suo nome raffigura: “Fusione del fuoco di Dio con l’acqua della vita”, così è anche nel suo aspetto e nel suo compito. Il fuoco di Dio brucia via tutto ciò che non aggrada alla divinità, quando si abbassa verso l’umanità. L’acqua della vita la offre invece la Madre, per guarire tutte le ferite, e lei la offre in alto alla divinità. Così è S. Schemmajim come il vincitore, che sa dominare tutto ciò che è terreno e lo pone nelle mani della Madre. Lei, la Sposa eterna, la corona e ornamento eterno dell’eterna divinità creato più bello, lei si rispecchia nuovamente in questo angelo che è in grado con i tasti del suo flauto di intonare giubili verso l’alto, che si convengono proprio solo per questo segreto divino, che è la Sposa di Dio.

S. Schemmajim, l’angelo della risposta innamorata di Dio, e S. Alphareth, il principe della risposta, sono inoltre i portatori dell’arcobaleno. L’arcobaleno sopra Maria significa la via della grazia di Dio verso gli uomini come segno dell’alleanza di Dio nell’amore su Maria. Così passano le grazie tutte su Maria, così vanno sopra il giubilo sponsale all’ingiù verso la terra e si innalzano nella loro risposta fino a questa altezza in S. Alphareth, che di nuovo le pone nelle mani della sua Regina. Infatti lei è la sola risposta valida della creazione al creatore, la mediatrice di tutte le grazie, essa stessa è l’arcobaleno della pace, che Dio ha messo su di noi peccatori.

Poiché S. Schemmajim è un angelo di Maria, così sono messi sopra di lui il velo e il profumo del segreto dell’amore di Dio. Non si può però immaginare, che tutti coloro che S. Schemmajim ha in qualche modo assistito, ora rimangano raggianti incessantemente nel giubilo sponsale fino alla morte. Dio nasconde il suo segreto sotto il mantello della ancella del Signore, la Madonna della Strada. Lui aggrava l’anima nell’aridità tutto il giorno, nella più amara povertà, nella mortificazione e nell’oscurità. Solo nella notte dei sensi può per un istante presentire la splendente sorte e l’interiore legame con il Signore e con sua Madre. Ora la conduce S. Schemmajim nell’obbedienza e nella fede, ciecamente e incondizionatamente, ma là, alle porte dell’eternità, lo attende con la corona sponsale del Signore.

Preghiera: Tu santo angelo del nascosto, così indicibile giubilo, per poter essere ancella, prendi il mio povero balbettare e fallo risuonare assieme al tuo flauto, col tuo giubilo, con la tua adorazione, affinché il Signore sia lodato anche tramite la più povera, misera creatura, quale io sono. Amen.

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IV CoroVigilia dell'Ascensione
Angelo del giubilo sponsale 

S. Schemmajim

Sicuramente è oggi ancora un giorno di pentimento, ma già il giubilo degli angeli risuona nella celebrazione della Santa Messa: Domani, domani entra il Signore nella sua gloria! Domani sale di nuovo sul suo trono, che deteneva dall’eternità!

Per questo sta qui oggi S. Schemmajim, l'angelo del giubilo sponsale. Noi non lo abbiamo compreso in questo modo, quando il Signore camminava sulla terra; noi lo avremmo preferito con noi per sempre, così come egli viveva come un uomo in mezzo a noi. Ma non ha detto egli stesso: “Se non me ne vado, il Consolatore non verrà da voi. È bene, che arrivi il Consolatore”.

Come un arcobaleno della pace brilla l’arco di grazia, che S. Schemmajim regge, fin  giù sulla terra, dove al centro della comunità, la Chiesa, la creazione, sta S. Alphareth che, come risposta all’arco di luce portato da S. Schemmajim, ampiamente proclama: «Così dice il Signore: “Padre, è giunta l'ora, glorifica il Figlio tuo, affinché il tuo Figlio ti glorifichi.”»

S. Schemmajim fu inviato dal Padre per far rotolare via la pietra la mattina di Pasqua, è ora inviato per attendere il Signore. Giubilante risuona il sua canto “Salve, o domani!”

 
Testo in lingua originale
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Predica il Rosario di mia Madre



Quarta Rosa


18. Ogni cosa, anche la più santa, quando dipende in modo particolare dalla volontà degli

uomini, è soggetta a mutamento. Non bisogna dunque meravigliarsi se la Confraternita del

santo Rosario perseverò nel fervore primitivo solo per lo spazio di circa cento anni dalla sua

istituzione; in seguito essa fu quasi sepolta nell'oblio. All'abbandono del santo Rosario,

contribuirono senza dubbio la malizia e l'invidia del demonio che volle arrestare il corso

delle grazie di Dio attirate sul mondo da tale devozione.

Infatti nel 1349 la giustizia divina colpì tutti i regni d'Europa con la più orribile peste che

fosse mai venuta. Partita dal Levante si diffuse in Italia, in Germania, in Francia, in

Polonia, in Ungheria. Quasi tutti questi paesi furono devastati talmente che di cento uomini

appena uno sopravvisse. Nei tre anni che durò il contagio, le città, le borgate, i villaggi, i

monasteri furono quasi completamente spopolati. A questo flagello di Dio ne seguirono altri

due: l'eresia dei Flagellanti ed il funesto scisma del 1376.


19. Quando finalmente, per divina misericordia, queste calamità cessarono, la Vergine

santa ordinò al beato Alano della Rupe, illustre dottore e predicatore di fama dell'Ordine di

S. Domenico del convento di Dinan in Bretagna, di rinnovare l'antica Confraternita del santo

Rosario. Così, per disposizione della Vergine, l'onore di ristabilire la nota confraternita

toccò a un religioso della stessa provincia dove essa era nata.

Per compiere quest'opera il beato Alano cominciò a lavorare nel 1460, specialmente dopo

che Nostro Signore Gesù Cristo — come egli stesso riferisce — gli disse dall'Ostia Santa

mentre celebrava la Messa, per deciderlo a predicare il Rosario: «Ma come, di nuovo tu mi

metti in croce?».

«Che dici mai, Signore?», rispose il beato Alano, spaventato.

«Sì, sono i tuoi peccati che mi crocifiggono — soggiunse Gesù Cristo — e preferirei venir

crocifisso un'altra volta piuttosto che vedere il Padre mio nuovamente offeso dai peccati

che hai commesso in passato. E anche adesso tu mi crocifiggi poiché possiedi la scienza e

quanto occorre per predicare il Rosario di mia Madre e con questo mezzo istruire e togliere

dal peccato tante anime in modo da salvarle ed impedire grandi mali, ma tu non lo fai e

così sei colpevole dei peccati che si commettono». Questi tremendi rimproveri fecero

decidere il beato Alano a predicare senza posa il Rosario.


20. La Vergine santa, gli disse pure un giorno per animarlo sempre più a predicare il

Rosario: «Tu sei stato un grande peccatore in gioventù, ma io ottenni da mio Figlio la tua

conversione. Ho pregato per te ed avrei perfino desiderato, se fosse stato possibile, di

soffrire ogni sorta di pene per salvarti, perché i peccatori convertiti sono la mia gloria, e

per renderti degno di predicare dappertutto il mio Rosario». 

S. Domenico svelandogli i grandi frutti ottenuti da lui nelle popolazioni per mezzo di questa

bella devozione da lui continuamente predicata, gli disse: «Vedi il frutto che ho colto

predicando il Rosario? Fatelo anche voi, tu e tutti quanti amate la Vergine santa, se volete

attirare tutti i popoli alla vera scienza delle virtù per mezzo di questo santo esercizio del

Rosario».

Ecco, in breve, quanto la storia ci insegna riguardo all'istituzione del Rosario per mezzo di

S. Domenico e al suo ristabilimento per opera del beato Alano della Rupe.

http://nellavigna.altervista.org/santorosariomontfort.pdf

Con i miei bimbi più piccoli...



 3 agosto 1974. 

Primo sabato del mese.

I momenti decisivi sono vicini.

«Oggi sei stato sempre sul mio Cuore: hai pregato per i tuoi fratelli Sacerdoti del mio

Movimento. 

È stata per tutti loro una giornata di grazie speciali: mi sono fatta sentire accanto ad ognuno. 

Devo farli sempre più miei questi miei figli. 

Devo al più presto distaccarli da ogni cosa per farli diventare solo e tutti del mio Figlio Gesù. 

Sapessi, figlio, quanto li amo, quanto li stringo al Cuore, ad uno ad uno! I momenti decisivi sono tanto vicini. 

Ancora poco, e poi con essi, con i miei bimbi più piccoli, schiaccerò la testa a Satana e ai suoi molti seguaci e otterrò la mia già annunciata vittoria».



giovedì 1 ottobre 2020

AMARO D’ERBE FIRMATO MARIA TREBEN



 AMARO D’ERBE FIRMATO MARIA TREBEN CON ACQUA MINERALE O TE: UNA BEVANDA CORROBORANTE.

‘I 46 punti del ‘Antico Manoscritto’ rivelano il grande e miracoloso potere di questo miscuglio di erbe. Si può asserire a ragion veduta che praticamente non vi sia disagio per il quale queste Erbe Svedesi non giovino; sono comunque valide come base per qualsiasi trattamento’.

1. Aspirandole o fiutandole ripetutamente, inumidendo con le Erbe Svedesi la prima vertebra cervicale, applicata una pezzuola bagnata con esse, scompariranno dolore e vertigini e si rinforzeranno la memoria ed il cervello.
2. Giovano nell’offuscamento della vista, tolgono il rossore e tutti I dolori persino quando gli occhi sono Infiammati, torbidi e annebbiati. Rimuovono le macchie e la cataratta quando con esse vengono inumiditi gli angoli dell’occhio o quando si applica sulle palpebre degli occhi chiusi ,una pezzuola bagnata coni esse.
3. Il vaiolo e gli sfoghi di ogni genere, anche le croste nel naso o in qualsiasi parte del corpo guariscono inumidendo le parti spesso e bene.
4. Contro il mal di denti si diluisce un cucchiaio di queste gocce in un po’ d’acqua trattenendole in bocca per qualche tempo oppure inumidendo il dente dolente con una pezzuola. Il dolore svanirà  e il marciume regredirà .
5. Con le gocce s’inumidiscono ripetutamente le vesciche sulla lingua o altre ferite; la guarigione non tarderà .
6. Quando la gola è arrossata o piagata per cui cibo e bevande causano dolore alla deglutizione, le gocce andranno ingerite al mattino, a mezzogiorno e alla sera; toglieranno il calore e guariranno la gola.
7. Chi soffre di crampi allo stomaco ne prenda un cucchiaio durante l’attacco.
8. Contro le coliche si prendano tre cucchiai, lentamente uno dopo l’altro; presto sentirete sollievo.
9. Le gocce annullano l’effetto dei venti nel corpo e rinfrescano il fegato, eliminano tutte le malattie dello stomaco e quelle Intestinali e giovano contro la stitichezza.
10. Sono anche un ottimo rimedio per lo stomaco quando questo digerisce male e rifiuta i cibi.
11. Giovano altrettanto contro i dolori alla cistifellea. Un cucchiaio ogni giorno, mattina e sera; di notte impacchi imbevuti di gocce elimineranno presto tutti i dolori.
12. Contro l’idropisia se ne prenda mattina e sera un cucchiaio nel vino bianco per la durata di sei settimane.
13. Contro dolori e ronzii all’orecchio si inumidisca con le gocce un batuffolo di cotone da introdurre nell’orecchio. Gioverà  assai e restituirà  persino l’udito perduto.
14. Ad una donna sofferente di dolori uterini se ne dia al mattino per tre giorni dl fila un cucchiaio nel vino rosso; dopo una mezz’ora le si faccia fare una passeggiata e poi la colazione, ma senza latte. Le gocce non vanno prese insieme a latte.
15. Prendendone un cucchiaio mattina e sera durante gli ultimi 15 giorni della gravidanza, il parto sarà  facilitato. Per liberare più facilmente la placenta, si somministri alla puerpera un cucchiaino da dessert ogni due ore fino a che la placenta non si stacchi senza doglie. (sotto controllo medico NdS)
16. Se dopo il parto si verificano infiammazioni alla mammella con l’inizio dell’allattamento, esse spariranno rapidamente applicando degli impacchi dl gocce.
17. Liberano i bambini dalla varicella. Si somministri al bambino delle gocce, a seconda dell’età , diluite in un po’ d’acqua. Quando le vescicole cominciano a seccarsi, inumidirle ripetutamente con le gocce; non rimarranno cicatrici.
18. Sono efficaci contro vermi nei bambini e negli adulti; eliminano persino le tenie, solo che al bambino occorre somministrarle a seconda dell’età . Legare una pezzuola imbevuta di gocce sull’ombelico mantenendola sempre umida.
19. Nell’itterizia spariscono presto tutti i disturbi prendendo un cucchiaio dl gocce tre volte ai giorno ed applicando dei cataplasmi dl gocce sul fegato ingrossato.
20. Sbloccano tutte le emorroidi, guariscono i reni, eliminano dal corpo, senza altre cure, i liquidi ipocondriaci, tolgono la malinconia o le depressioni e stimolano l’appetito e la digestione.
21. Aprono anche internamente le emorroidi se le bagniamo ripetutamente e se le rendiamo molli ingerendo le gocce, soprattutto prima di coricarci. Per via esterna si applica un batuffolino di cotone bagnato con le gocce. Renderà  fluido anche il resto dei sangue e gioverà  contro i bruciori.
22. Se qualcuno è svenuto, gli si apra eventualmente la bocca somministrandogli un cucchiaio di gocce, e il malato ritornerà  in se.
23. Prese per bocca allontaneranno anche li dolore dei crampi sordi fino a che col tempo non cessino del tutto.
24. Contro la tisi polmonare si prendano ogni giorno a digiuno e per la durata di sei settimane.
25. Quando una donna perde la sua depurazione mensile o questa sia troppo abbondante, è bene che prenda queste gocce per tre giorni ripetendo l’operazione per venti volte; il medicamento calmerà  quanto è in eccedenza e rimedierà  a quanto è insufficiente.
26. Questo medicamento giova anche contro le perdite bianche.
27. Se qualcuno è affetto dal mal caduco (epilessia), occorre somministrargliene immediatamente. Il malato continui poi a prendere esclusivamente questo medicinale in quanto esso rinforzerà  sia i nervi affaticati che tutto il fisico allontanando ogni malattia.
28. Guariscono le paralisi, scacciano le vertigini e la nausea.
29. Guariscono anche i bruciori del vaiolo e della erisipela.
30. Se qualcuno avesse la febbre, calda o fredda che sia, e fosse molto debole, gli si dia un cucchiaio, e l’ammalato, se non ha caricato il proprio corpo con altri rimedi, tornerà  presto in sè, e il suo polso riprenderà  a battere; fosse anche stata altissima la sua febbre, li malato migliorerà  presto.
31. Le gocce guariscono cancro, vaiolo e verruche di vecchia data nonchè le screpolature delle mani. Se una piaga è vecchia e purulenta o se presenta delle escrescenze, la si lavi accuratamente con del vino bianco, coprendola poi con una pezza imbevuta di gocce. Esse elimineranno ulcere e dolori nonchè l’escrescenza carnosa, e la ferita inizierà  a guarire.
32. Tutte le ferite dovute a colpi o punture guariscono senza complicazioni quando vengono bagnate con le gocce. Immergete una pezza nelle gocce coprendo con essa le ferite. In brevissimo tempo elimineranno il dolore provenendo ogni cancrena o putrefazione e guariranno anche ferite dl vecchia data dovute ad arma da fuoco. Se ci sono buchi iniettate le gocce nella ferita che non occorre necessariamente pulire in precedenza; mediante l’assidua applicazione di una pezza Imbevuta, la guarigione avverrà  in breve.
33. Fanno scomparire tutte Io cicatrici, anche quelle più annose, tutte le piaghe e tutti i tagli se queste vengono inumidite con le gocce fino a 40 volte;. tutte le ferite curate con queste gocce non lasceranno cicatrici.
34. Esse guariscono completamente tutte le fistole anche se sembrano inguaribili e indipendentemente dalla loro età .
35. Curano tutte le ferite da ustioni; che siano prodotte da fuoco, acqua bollente o grasso, quando queste vengano assiduamente bagnate con le gocce. Non si formeranno vesciche; il calore ne verrà  estratto. Persino vesciche purulente guariranno totalmente.
36. Le gocce giovano contro tumori e macchie dovuti a urti o colpi.
37. Se qualcuno non riesce a mangiare con appetito, esse restituiranno il sapore perduto.
38. A chi è molto anemico ridonano il colore quando vengano ingerite al mattino per un certo periodo di tempo. Esse purificano il sangue formandone del nuovo e ne favoriscono la circolazione.
39. I dolori reumatici scompaiono prendendo le gocce per bocca o applicando sugli arti Infiammati delle pezze imbevute con le gocce stesse.
40. Curano mani e piedi congelati anche se piagati. Si consiglia dl applicarvi il più spesso possibile delle pezze imbevute soprattutto la notte.
41. Sui calli applicate un batuffolo di cotone imbevuto di gocce inumidendo con esso costantemente il punto dolente. Dopo tre giorni i calli si staccheranno da soli oppure potranno essere levati senza alcun dolore.
42. Curano anche morsi dl cani arrabbiati e di altri animali, prese per bocca, in quanto distruggono tutti i veleni. Coprite le ferite con un panno imbevuto.
43. In caso di peste o altre malattie contagiose è opportuno ingerirne ripetutamente durante la giornata poichè curano ulcere pestose e bubboni anche se insediati nella gola.
44. Chi di notte non dorme bene prenda queste gocce prima dl coricarsi. Nel caso di insonnia nervosa applichi sul cuore un panno imbevuto dl gocce diluite.
45. Somministrato in quantità  di due cucchiai ad un ubriaco, fanno scomparire gli effetti della sbornia.
46. Chi prende queste gocce quotidianamente mattina e sera, non avrà  bisogno di alcun’altra medicina, poichè esse rinforzano il corpo, rinfrescano i nervi ed il sangue, liberano dal tremore mani e piedi. In breve, allontanano ogni specie dl malattia. Il corpo rimarrà  ben elastico, il viso manterrà  la sua giovanilità  e bellezza.

Tutti I quantitativi indicati vanno ingeriti diluiti in tisana o in acqua.

BOTTIGLIA DA 200ml

Fornitore: Farmaderbe


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