martedì 15 settembre 2020

"Seguite Me, la Corredentrice"

 

"L'èra dello Spirito Santo"
"Seguite Me, la Corredentrice"
"Farò di voi nuovi Tabernacoli Viventi"

Avola, domenica 25 Settembre 2011 – 1° messaggio privato della Madonna del Pino


Giuseppe Auricchia: "Sono le ore 6,30. Prego Maria intensamente per sua santità, il Papa Benedetto XVI. Una luce mi avvolge. E' la Madre di Dio e cosi mi dice:"

"Vi chiamo figli Miei, e veramente siete Miei figli. Non solo figli spirituali, ma veri figli, poiché Gesù, Mio Figlio, ha redento tutta l'umanità, che è diventata figliolanza divina. Ma anche figlie e figli Miei, di una Madre che vi prende dolcemente per mano e vi fa comprendere le dolcezze per guidarvi alle divine manifestazioni, per guidarvi tutti verso la nuova èra, l'èra dello Spirito Santo.
Voi siete il nuovo popolo di Dio ed Io vi conduco, Io, la Stella del mattino, della nuova alba e nuova Eva.
Figli Miei, seguite Me, la Corredentrice, che è chiusa nel deserto dei vostri cuori. Seguendo la scia della divina cometa e reimmergendovi nella divina grazia, reimmergendovi con tutto il vostro spirito, con tutto il vostro amore nel Mio Cuore Immacolato, farò di voi nuovi Tabernacoli Viventi.
Raccolgo tutte le vostre rose, ma molti hanno dimenticato la Mia richiesta.
I vostri pensieri spirituali li moltiplico per Mio Figlio e con il vostro amore li pongo nelle mani del Figlio Mio glorioso.
L'amore Mio, l'amore di Mio Figlio Gesù, il Nostro immenso, infinito e smisurato amore, lo riversiamo nei vostri cuori.
I vostri cuori cambieranno e diventeranno cuori di vera carne e sentirete Dio nel palpito del vostro cuore, perché Dio è la Misericordia e la Grazia che si incarna in voi, per fare di voi veri discepoli e apostoli di questi ultimi tempi e ultimi giorni. Preparatevi per il Suo ritorno! Ma Io chiamo, ma Io grido, grido d'amore, grido di salvezza.
State all’erta figli Miei, siate puri, candidi, fatevi santi, santificatevi, pregate, pregate, per la salvezza del mondo, poiché satana lo vuole distruggere.
State calmi, state sereni, dolci e umili, semplici, ma siate di esempio e formate coi vostri cuori, i vostri spiriti, le vostre anime, un divino Rosario in terra, in cui voi siete i grani.
Figli Miei, ogni rosa che Mi darete e raccoglierete nel vostro cuore, Io ve la renderò moltiplicata nella grazia di Dio. Venite, pregate, Io vi aspetto come il figliol prodigo. Benedicendovi, Io Maria, la Vergine del Pino, che la Chiesa locale non vuole riconoscere, la Madre di Dio che viene in questo luogo per richiamarvi. Non sapete quello che vi attende, in questo tempo malvagio”.


PIU' DI 20 ANNI DALL'ENCICLICA " FIDES ET RATIO "



La Santa Sede

DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

AI PARTECIPANTI AL CONGRESSO INTERNAZIONALE PROMOSSO

DALLA PONTIFICIA UNIVERSITÀ LATERANENSE,

NEL X ANNIVERSARIO DELL'ENCICLICA "FIDES ET RATIO"

Sala Clementina

Giovedì, 16 ottobre 2008

Signori Cardinali,

Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,

Gentili Signore, Illustri Signori!

Sono lieto di incontrarvi in occasione del Congresso opportunamente promosso nel decimo

anniversario dell’Enciclica Fides et ratio. Ringrazio innanzitutto Mons. Rino Fisichella per le

cordiali parole che mi ha rivolto introducendo l’odierno incontro. Mi rallegro che le giornate di

studio del vostro Congresso vedano la fattiva collaborazione tra l'Università Lateranense, la

Pontificia Accademia delle Scienze e la Conferenza Mondiale delle Istituzioni Universitarie

Cattoliche di Filosofia. Una simile collaborazione è sempre auspicabile, soprattutto quando si è

chiamati a dare ragione della propria fede dinanzi alle sempre più complesse sfide che

coinvolgono i credenti nel mondo contemporaneo.

A dieci anni di distanza, uno sguardo attento all’Enciclica Fides et ratio permette di coglierne con

ammirazione la perdurante attualità: si rivela in essa la lungimirante profondità 

dell’indimenticabile mio Predecessore. 

L’Enciclica, in effetti, si caratterizza per la sua grande apertura nei confronti

della ragione, soprattutto in un periodo in cui ne viene teorizzata la debolezza. Giovanni Paolo II

sottolinea invece l’importanza di coniugare fede e ragione nella loro reciproca relazione, pur nel

rispetto della sfera di autonomia propria di ciascuna. Con questo magistero, la Chiesa si è fatta

interprete di un'esigenza emergente nell'attuale contesto culturale. Ha voluto difendere la forza

della ragione e la sua capacità di raggiungere la verità, presentando ancora una volta la fede

come una peculiare forma di conoscenza, grazie alla quale ci si apre alla verità della Rivelazione

(cfr Fides et ratio, 13). 

1.

Si legge nell’Enciclica che bisogna avere fiducia nelle capacità della

ragione umana e non prefiggersi mete troppo modeste: “È la fede che provoca la ragione a uscire

da ogni isolamento e a rischiare volentieri per tutto ciò che è bello, buono e vero. La fede si fa così

avvocato convinto e convincente della ragione” (n. 56). Lo scorrere del tempo, del resto, manifesta

quali traguardi la ragione, mossa dalla passione per la verità, abbia saputo raggiungere. Chi

potrebbe negare il contributo che i grandi sistemi filosofici hanno recato allo sviluppo

dell’autoconsapevolezza dell’uomo e al progresso delle varie culture? Queste, peraltro, diventano

feconde quando si aprono alla verità, permettendo a quanti ne partecipano di raggiungere obiettivi

che rendono sempre più umano il vivere sociale. La ricerca della verità dà i suoi frutti soprattutto

quanto è sostenuta dall'amore per la verità. Ha scritto Agostino: “Ciò che si possiede con la mente

si ha conoscendolo, ma nessun bene è conosciuto perfettamente se non si ama perfettamente”

(De diversis quaestionibus 35,2).

Non possiamo nasconderci, tuttavia, che si è verificato uno slittamento da un pensiero

prevalentemente speculativo a uno maggiormente sperimentale. La ricerca si è volta soprattutto

all’osservazione della natura nel tentativo di scoprirne i segreti. Il desiderio di conoscere la natura

si è poi trasformato nella volontà di riprodurla. Questo cambiamento non è stato indolore:

l'evolversi dei concetti ha intaccato il rapporto tra la fides e la ratio con la conseguenza di portare

l'una e l'altra a seguire strade diverse. La conquista scientifica e tecnologica, con cui la fides è

sempre più provocata a confrontarsi, ha modificato l'antico concetto di ratio; in qualche modo, ha

emarginato la ragione che ricercava la verità ultima delle cose per fare spazio ad una ragione

paga di scoprire la verità contingente delle leggi della natura. La ricerca scientifica ha certamente

il suo valore positivo. La scoperta e l'incremento delle scienze matematiche, fisiche, chimiche e di

quelle applicate sono frutto della ragione ed esprimono l'intelligenza con la quale l'uomo riesce a

penetrare nelle profondità del creato. La fede, da parte sua, non teme il progresso della scienza e

gli sviluppi a cui conducono le sue conquiste quando queste sono finalizzate all'uomo, al suo

benessere e al progresso di tutta l'umanità. Come ricordava l'ignoto autore della Lettera a

Diogneto: “Non l'albero della scienza uccide, ma la disobbedienza. Non si ha vita senza scienza,

né scienza sicura senza vita vera” (XII, 2.4).

Avviene, tuttavia, che non sempre gli scienziati indirizzino le loro ricerche verso questi scopi. Il

facile guadagno o, peggio ancora, l'arroganza di sostituirsi al Creatore svolgono, a volte, un ruolo

determinante. E’ questa una forma di hybris della ragione, che può assumere caratteristiche

pericolose per la stessa umanità. La scienza, d'altronde, non è in grado di elaborare principi etici;

essa può solo accoglierli in sé e riconoscerli come necessari per debellare le sue eventuali

patologie. La filosofia e la teologia diventano, in questo contesto, degli aiuti indispensabili con cui

occorre confrontarsi per evitare che la scienza proceda da sola in un sentiero tortuoso, colmo di

imprevisti e non privo di rischi. Ciò non significa affatto limitare la ricerca scientifica o impedire alla

tecnica di produrre strumenti di sviluppo; consiste, piuttosto, nel mantenere vigile il senso di

responsabilità che la ragione e la fede possiedono nei confronti della scienza, perché permanga

nel solco del suo servizio all'uomo.


2.

La lezione di sant’Agostino è sempre carica di significato anche nell'attuale contesto: “A che cosa

perviene - si domanda il santo Vescovo di Ippona - chi sa ben usare la ragione, se non alla verità?

Non è la verità che perviene a se stessa con il ragionamento, ma è essa che cercano quanti

usano la ragione... Confessa di non essere tu ciò che è la verità, poiché essa non cerca se stessa;

tu invece sei giunto ad essa non già passando da un luogo all’altro, ma cercandola con la

disposizione della mente” (De vera religione, 39,72). Come dire: da qualsiasi parte avvenga la

ricerca della verità, questa permane come dato che viene offerto e che può essere riconosciuto

già presente nella natura. L'intelligibilità della creazione, infatti, non è frutto dello sforzo dello

scienziato, ma condizione a lui offerta per consentirgli di scoprire la verità in essa presente. “Il

ragionamento non crea queste verità - continua nella sua riflessione sant'Agostino - ma le scopre.

Esse perciò sussistono in sé prima ancora che siano scoperte e una volta scoperte ci rinnovano”

(Ibid., 39,73). La ragione, insomma, deve compiere in pieno il suo percorso, forte della sua

autonomia e della sua ricca tradizione di pensiero.


La ragione, peraltro, sente e scopre che, oltre a ciò che ha già raggiunto e conquistato, esiste una

verità che non potrà mai scoprire partendo da se stessa, ma solo ricevere come dono gratuito. La

verità della Rivelazione non si sovrappone a quella raggiunta dalla ragione; purifica piuttosto la

ragione e la innalza, permettendole così di dilatare i propri spazi per inserirsi in un campo di

ricerca insondabile come il mistero stesso. La verità rivelata, nella “pienezza dei tempi” (Gal 4,4),

ha assunto il volto di una persona, Gesù di Nazareth, che porta la risposta ultima e definitiva alla

domanda di senso di ogni uomo. La verità di Cristo, in quanto tocca ogni persona in cerca di gioia,

di felicità e di senso, supera di gran lunga ogni altra verità che la ragione può trovare. E' intorno al

mistero, pertanto, che la fides e la ratio trovano la possibilità reale di un percorso comune.


In questi giorni, si sta svolgendo il Sinodo dei Vescovi sul tema “La Parola di Dio nella vita e nella

missione della Chiesa”. Come non vedere la provvidenziale coincidenza di questo momento con il

vostro Congresso. La passione per la verità ci spinge a rientrare in noi stessi per cogliere

nell'uomo interiore il senso profondo della nostra vita. Una vera filosofia dovrà condurre per mano

ogni persona e farle scoprire quanto fondamentale sia per la sua stessa dignità conoscere la

verità della Rivelazione. Davanti a questa esigenza di senso che non dà tregua fino a quando non

sfocia in Gesù Cristo, la Parola di Dio rivela il suo carattere di risposta definitiva. Una Parola di

rivelazione che diventa vita e che chiede di essere accolta come sorgente inesauribile di verità.


Mentre auguro a ciascuno di avvertire sempre in sé questa passione per la verità, e di fare quanto

è in suo potere per soddisfarne le richieste, desidero assicurarvi che seguo con apprezzamento e

simpatia il vostro impegno, accompagnando la vostra ricerca anche con la mia preghiera. A

conferma di questi sentimenti imparto volentieri a voi qui presenti ed ai vostri cari l’Apostolica

Benedizione.


lunedì 14 settembre 2020

L'ora è vicina, non negateMi

 

"Da più di un secolo,
Io e Gesù non cessiamo di ripetere gli stessi messaggi,
gli stessi avvertimenti, di ritornare a Dio"

Avola, lunedì 8 Marzo 2010 – Messaggio privato della Madonna

“Carissimi figli prediletti, l'ora è vicina, non negateMi. Il Mio compito è quello di intervenire direttamente per avvertire l'umanità di essersi inoltrata in una via sdrucciolevole.
Poiché Noi vi amiamo e vogliamo la vostra salvezza, moltiplico le Mie visite fra di voi, accompagnandole con segni assai manifesti per illuminare le anime di buona volontà senza forzarle. Sono liberi coloro che non vogliono né vedere, né ascoltare.


Da più di un secolo, Io e Gesù non cessiamo di ripetere gli stessi messaggi, gli stessi avvertimenti, di ritornare a Dio.


Vi ripeto l'ora è estremamente grave, voi siete alla svolta tragica, decisiva della storia di questo mondo, gratificante e febbricitante, poiché si svolge un combattimento tra la Luce e le tenebre e tra l'armonia cattolica.


Io Mi servo dei nostri servi fedeli, come messaggeri di pace, per annunciare al mondo, dicendovi: pregate molto, pregate in stato di grazia e con fiducia. La durata della prova sarà costituita dall’intensità del fuoco dal cielo che renderà gli uomini saggi, contriti e uniti.
Un mondo nuovo sorgerà e Gesù sarà glorificato.


La Chiesa sarà rinnovata e sarà ubbidita e più rispettata. Ci sarà sulla terra una nuova generazione di santi, di umili servitori, di apostoli zelanti e soprannaturali.

Voi, ministri di Dio, come angeli servitori, andate a portare al mondo la Parola del Santo Vangelo, con un fuoco nuovo, quello dello Spirito Santo, per condurre il popolo all'Amore infinito, alla Luce di Gesù, con cui vivamente desideri essere, nell'ovile di un solo Pastore.
Figli Miei, glorificate chi Mi manda ancora sulla terra a guidarvi verso di Lui e percorrere il Suo Regno.

La Mia missione è quella di moltiplicare i figli della Luce e rimanere consacrati, fedeli nel cuore e nell'anima, come al tempo della Pentecoste, affinché venga questo tempo, il più bello mai vissuto sulla terra, in cui Dio regnerà come Re d'Amore.

La stella che vi guida verso il Regno è la stella del Mattino che vi illumina.
Figli, siete ora agli ultimi tempi, i tempi dell'Apocalisse di Giovanni, come confermano i messaggi che mandiamo attraverso i nostri portavoce.

Luci e ombre hanno tessuto la trama della storia del mondo nei primi sei millenni, ma Dio e Dio solo ha diritto di dirigere il caso verso la meta da Lui fissata.

Dio sorveglia tutto il male e il bene e segue e nutre Maria, la Stella di Dio, che scende sulla terra e vi annuncia le Sue conferme. Sono manifestazioni di una emissione di Luce escatologica, il simbolo di Maria è l'arco e l'esagono, che è seguita nel passaggio della fine del tempi, verso un mondo nuovo che verrà.

Benedicendoti, Io Maria la Madre addolorata per tutta l'umanità”

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MATER DEI, MUNDI CORREDEMPTORA, ORA PRO NOBIS

domenica 13 settembre 2020

GESU' BAMBINO - GESU' DIACONO

 Matilde di Hackeborn - Wikipedia

LIBRO SECONDO

CAPITOLO IV - IL SIGNORE LE APPARVE SOTTO LA FORMA DI BAMBINO E DI DIACONO

Un'altra volta, il Signore Gesù le comparve sotto la forma di un fanciulletto di cinque anni, cui ella disse: “Mio Signore, perché comparite in tale età?” Il divin Fanciullo rispose: “Tu hai adesso cinquant'anni, io ne ho cinque. Il mio primo anno vale per i tuoi primi dieci anni; il mio secondo anno vale per i tuoi, sino ai vent'anni; il mio terzo anno, per i tuoi sino al trentesimo; il mio quarto e il mio quinto anno, per i tuoi anni sino al quarantesimo ed al cinquantesimo. Così tutti i tuoi peccati saranno cancellati, i tuoi anni santificati, e tutta la tua vita dalla mia sarà perfezionata”.

Il Fanciullo, in piedi, guardava le sue divine mani. Metilde se ne meravigliava, ma il Signore le disse: “L'uomo guarda spesso le sue mani, io pure dalla mia infanzia sino al tempo della mia Passione, ogni giorno pensavo alla mia morte, e anticipatamente vedevo tutto quanto doveva accadermi”. Era questa una lezione per insegnarle che è buona cosa per l'uomo ricordarsi spesso della morte e dell'avvenire.

***

Metilde vide un giorno il Signore Gesù, in piedi presso l'altare, rivestito della dalmatica, con una croce brillante sul petto, e gli disse: “Amato mio Signore, perché vi mostrate in tal modo?” Egli rispose: “Il diacono serve all'altare; cosi io col sacerdote e nel sacerdote opero quanto egli fa ~.

La Santa continuò: “Che significa quella croce sul vostro petto?” La parte superiore di questa croce, rispose il Signore, indica il mio amore al quale tutto bisogna sacrificare; e la parte inferiore, l'umiltà per la quale l'uomo per amor mio si sottomette ad ogni creatura; il braccio destro significa il timor di Dio che bisogna conservare nella prosperità, e il braccio sinistro, la pazienza nel sopportare le avversità per mio amore. Se uno porta questa croce nel suo cuore con la memoria continua di queste virtù, in premio quando l'anima sua avrà lasciato il suo corpo, avrà per sempre nel mio Cuore la sua felicissima dimora”.

Il Libro della Grazia Speciale di Santa Matilde 

AMDG et DVM

GARABANDAL

 VIRGEN MARIA: ORACION VIRGEN DE GARABANDAL





AVE VIRGO, MATER DEI, 
NUNC ET SEMPER MEMENTO MEI!