mercoledì 9 settembre 2020

Nell'azzurro paradisiaco della contemplazione della Verginità di Maria.

 


27 agosto 1944 


  7Dice Gesù:

   «Sorgi e ti affretta, piccola amica. Ho ardente desiderio di portarti con Me nell'azzurro paradisiaco della contemplazione della Verginità di Maria. Ne uscirai con l'anima fresca come fossi tu pure testé creata dal Padre, una piccola Eva che ancora non conosce carne. Ne uscirai con lo spirito pieno di luce, perché ti tufferai nella contemplazione del capolavoro di Dio. Ne uscirai con tutto il tuo essere saturo d'amore, perché avrai compreso come sappia amare Dio. Parlare del concepimento di Maria, la Senza Macchia, vuol dire tuffarsi nell'azzurro, nella luce, nell'amore.

   8Vieni e leggi le glorie di Lei nel Libro dell'Avo (Prv 8,22-31)

  "Dio mi possedette all'inizio delle sue opere, fin dal principio, avanti la creazione. Ab aeterno fui stabilita, al principio, avanti che fosse fatta la terra, non erano ancora gli abissi ed io ero già concepita. Non ancora le sorgenti dell'acque rigurgitavano ed i monti s'erano eretti nella loro grave mole, né le colline eran monili al sole, che io ero partorita. Dio non aveva ancora fatto la terra, i fiumi e i cardini del mondo, ed io ero. Quando preparava i cieli io ero presente, quando con legge immutabile chiuse sotto la volta l'abisso, quando rese stabile in alto la volta celeste e vi sospese le fonti delle acque, quando fissava al mare i suoi confini e dava leggi alle acque, quando dava legge alle acque di non passare il loro termine, quando gettava i fondamenti della terra, io ero con Lui a ordinare tutte le cose. Sempre nella gioia scherzavo dinanzi a Lui continuamente, scherzavo nell'universo...".

   Le avete applicate alla Sapienza, ma parlan di Lei: la bella Madre, la santa Madre, la vergine Madre della Sapienza che Io sono che ti parlo.


  9Ho voluto che tu scrivessi il primo verso di questo inno in capo al libro che parla di Lei, perché fosse confessata e nota la consolazione e la gioia di Dio; la ragione della sua costante, perfetta, intima letizia di questo Dio uno e trino, che vi regge e ama e che dall'uomo ebbe tante ragioni di tristezza; la ragione per cui perpetuò la razza anche quando, alla prima prova, s'era meritata d'esser distrutta; la ragione del perdono che avete avuto.


  Aver Maria che lo amasse. Oh! ben meritava creare l'uomo, e lasciarlo vivere, e decretare di perdonarlo, per avere la Vergine bella, la Vergine santa, la Vergine immacolata, la Vergine innamorata, la Figlia diletta, la Madre purissima, la Sposa amorosa! Tanto e più ancora vi ha dato e vi avrebbe dato Iddio pur di possedere la Creatura delle sue delizie, il Sole del suo sole, il Fiore del suo giardino. E tanto vi continua a dare per Lei, a richiesta di Lei, per la gioia di Lei, perché la sua gioia si riversa nella gioia di Dio e l'aumenta a bagliori che empiono di sfavillii la luce, la gran luce del Paradiso, ed ogni sfavillio è una grazia all'universo, alla razza dell'uomo, ai beati stessi, che rispondono con un loro sfavillante grido di alleluia ad ogni generazione di miracolo divino, creato dal desiderio del Dio trino di vedere lo sfavillante riso di gioia della Vergine.


 10Dio volle mettere un re nell'universo che Egli aveva creato dal nulla. Un re che, per natura della materia, fosse il primo tra tutte le creature create con materia e dotate di materia. Un re che, per natura dello spirito, fosse poco men che divino, fuso alla Grazia come era nella sua innocente prima giornata. Ma la Mente suprema, a cui sono noti tutti gli avvenimenti più lontani nei secoli, la cui vista vede incessantemente tutto quanto era, è, e sarà; e che, mentre contempla il passato e osserva il presente, ecco che sprofonda lo sguardo nell'ultimo futuro e non ignora come sarà il morire dell'ultimo uomo, senza confusione né discontinuità, non ha mai ignorato che il re da Lui creato per esser semidivino al suo fianco in Cielo, erede del Padre, giunto adulto al suo Regno dopo aver vissuto nella casa della madre — la terra con cui fu fatto — durante la sua puerizia di pargolo dell'Eterno per la sua giornata sulla Terra, avrebbe commesso verso se stesso il delitto di uccidersi nella Grazia e il ladrocinio di derubarsi del Cielo.


  Perché allora lo ha creato? Certo molti se lo chiedono. Avreste preferito non essere? Non merita, anche per se stessa, pur così povera e ignuda, e fatta aspra dalla vostra cattiveria, di esser vissuta, questa giornata, per conoscere e ammirare l'infinito Bello che la mano di Dio ha seminato nell'universo?


  Per chi avrebbe fatto questi astri e pianeti che scorrono come saette e frecce, rigando l'arco del firmamento, o vanno, e paiono lenti, vanno maestosi nella loro corsa di bolidi, regalandovi luci e stagioni e dandovi, eterni, immutabili e pur mutabili sempre, una nuova pagina da leggere sull'azzurro, ogni sera, ogni mese, ogni anno, quasi volessero dirvi: "Dimenticate la carcere, lasciate le vostre stampe piene di cose oscure, putride, sporche, velenose, bugiarde, bestemmiatrici, corruttrici, e elevatevi, almeno con lo sguardo, nella illimitata libertà dei firmamenti, fatevi un'anima azzurra guardando tanto sereno, fatevi una riserva di luce da portare nella vostra carcere buia, leggete la parola che noi scriviamo cantando il nostro coro siderale, più armonioso di quello tratto da organo di cattedrale, la parola che noi scriviamo splendendo, la parola che noi scriviamo amando, poiché sempre abbiamo presente Colui che ci dette la gioia d'essere, e lo amiamo per averci dato questo essere, questo splendere, questo scorrere, questo esser liberi e belli in mezzo a questo azzurro soave oltre il quale vediamo un azzurro ancor più sublime, il Paradiso, e del quale compiamo la seconda parte del precetto d'amore amando voi, prossimo nostro universale, amandovi col darvi guida e luce, calore e bellezza. Leggete la parola che noi diciamo, ed è quella su cui regoliamo il nostro canto, il nostro splendere, il nostro ridere: Dio"?


 Per chi avrebbe fatto quel liquido azzurro, specchio al cielo, via alla terra, sorriso d'acque, voce di onde, parola anch'essa che con fruscii di seta smossa, con risatelle di fanciulle serene, con sospiri di vecchi che ricordano e piangono, con schiaffi di violento, e cozzi, e muggiti e boati, sempre parla e dice: "Dio"? Il mare è per voi, come lo sono il cielo e gli astri. E col mare i laghi e i fiumi, gli stagni e i ruscelli, e le sorgenti pure, che servono tutti a portarvi, a nutrirvi, a dissetarvi e mondarvi, e che vi servono, servendo il Creatore, senza uscire a sommergervi come meritate.


  Per chi avrebbe fatto tutte le innumerabili famiglie degli animali, che sono fiori che volano cantando, che sono servi che corrono, che lavorano, che nutrono, che ricreano voi: i re?
  Per chi avrebbe fatto tutte le innumerabili famiglie delle piante, e dei fiori che paiono farfalle, che paiono gemme e immoti uccellini, dei frutti che paiono monili o scrigni di gemme, che son tappeto ai vostri piedi, riparo alle vostre teste, svago, utile, gioia alla mente, alle membra, alla vista e all'olfatto?


  Per chi avrebbe fatto i minerali fra le viscere del suolo e i sali disciolti in algide o bollenti sorgive, gli zolfi, gli iodi, i bromi, se non perché li godesse uno che non fosse Dio ma figlio di Dio? Uno: l'uomo.


  Alla gioia di Dio, al bisogno di Dio nulla occorreva. Egli si basta a Se stesso. Non ha che contemplarsi per bearsi, nutrirsi, vivere e riposarsi. Tutto il creato non ha aumentato di un atomo la sua infinità in gioia, bellezza, vita, potenza. Ma tutto l'ha fatto per la creatura che ha voluto mettere re nell'opera da Lui fatta: l'uomo.


  Per vedere tant'opera di Dio e per riconoscenza alla sua potenza che ve la dona, merita di vivere. E di esser viventi dovete esser grati. L'avreste dovuto anche se non foste stati redenti altro che alla fine dei secoli, perché, nonostante siate stati nei Primi, e lo siate tuttora singolarmente, prevaricatori, superbi, lussuriosi, omicidi, Dio vi concede ancora di godere del bello dell'universo, del buono dell'universo, e vi tratta come foste dei buoni, dei figli buoni a cui tutto è insegnato e concesso per rendere loro più dolce e sana la vita. Quanto sapete, lo sapete per lume di Dio. Quanto scoprite, lo scoprite per indicazione di Dio. Nel Bene. Le altre cognizioni e scoperte, che portano segno di male, vengono dal Male supremo: Satana.


 11La Mente suprema, che nulla ignora, prima che l'uomo fosse sapeva che l'uomo sarebbe stato di se stesso ladro e omicida. E poiché la Bontà eterna non ha limiti nel suo esser buona, prima che la Colpa fosse pensò il mezzo per annullare la Colpa. Il mezzo: Io. Lo strumento per fare del mezzo uno strumento operante: Maria. E la Vergine fu creata nel Pensiero sublime di Dio.


 12Tutte le cose sono state create per Me, Figlio diletto del Padre. Io-Re avrei dovuto avere sotto il mio piede di Re divino tappeti e gioielli quale nessuna reggia ne ebbe, e canti e voci, e servi e ministri intorno al mio essere quanti nessun sovrano ne ebbe, e fiori e gemme, tutto il sublime, il grandioso, il gentile, il minuto è possibile trarre dal Pensiero di un Dio.


  Ma Io dovevo esser Carne oltre che Spirito. Carne per salvare la carne. Carne per sublimare la carne, portandola in Cielo molti secoli avanti l'ora. Perché la carne abitata dallo spirito è il capolavoro di Dio, e per essa era stato fatto il Cielo. Per esser Carne avevo bisogno di una Madre. Per esser Dio avevo bisogno che il Padre fosse Dio.
  Ecco allora Dio crearsi la Sposa e dirle: "Vieni meco. Al mio fianco vedi quanto Io faccio per il Figlio nostro. Guarda e giubila, eterna Vergine, Fanciulla eterna, ed il tuo riso empia questo empireo e dia agli angeli la nota iniziale, al Paradiso insegni l'armonia celeste. Io ti guardo. E ti vedo quale sarai, o Donna immacolata che ora sei solo spirito: lo spirito in cui Io mi beo. Io ti guardo e dò l'azzurro del tuo sguardo al mare e al firmamento, il colore dei tuoi capelli al grano santo, il candore al giglio e il roseo alla rosa come è la tua epidermide di seta, copio le perle dai tuoi denti minuti, faccio le dolci fragole guardando la tua bocca, agli usignoli metto in gola le tue note e alle tortore il tuo pianto. E leggendo i tuoi futuri pensieri, udendo i palpiti del tuo cuore, Io ho il motivo di guida nel creare. Vieni, mia Gioia, abbiti i mondi per trastullo sinché mi sarai luce danzante nel Pensiero, i mondi per tuo riso, abbiti i serti di stelle e le collane d'astri, mettiti la luna sotto i piedi gentili, fàsciati nella sciarpa stellare di Galatea. Sono per te le stelle ed i pianeti. Vieni e godi vedendo i fiori, che saranno giuoco al tuo Bambino e guanciale al Figlio del tuo seno. Vieni e vedi creare le pecore e gli agnelli, le aquile e le colombe. Siimi presso mentre faccio le coppe dei mari e dei fiumi e alzo le montagne e le dipingo di neve e di selve, mentre semino le biade e gli alberi e le viti, e faccio l'ulivo per te, mia Pacifica, e la vite per te, mio Tralcio che porterai il Grappolo eucaristico. Scorri, vola, giubila, o mia Bella, e il mondo universo, che si crea d'ora in ora, impari ad amarmi da te, Amorosa, e si faccia più bello per il tuo riso, Madre del mio Figlio, Regina del mio Paradiso, Amore del tuo Dio". E ancora, vedendo l'Errore e mirando la Senza Errore: "Vieni a Me, tu che cancelli l'amarezza della disubbidienza umana, della fornicazione umana con Satana, e dell'umana ingratitudine. Io prenderò con te la rivincita su Satana".


 13Dio, Padre Creatore, aveva creato l'uomo e la donna con una legge d'amore tanto perfetta che voi non ne potete più nemmeno comprendere le perfezioni. E vi smarrite nel pensare a come sarebbe venuta la specie se l'uomo non l'avesse ottenuta con l'insegnamento di Satana.
  Guardate le piante da frutto e da seme. Ottengono seme e frutto mediante fornicazione, mediante una fecondazione su cento coniugi? No. Dal fiore maschio esce il polline e, guidato da un complesso di leggi meteoriche e magnetiche, va all'ovario del fiore femmina. Questo si apre e lo riceve e produce. Non si sporca e lo rifiuta poi, come voi fate, per gustare il giorno dopo la stessa sensazione. Produce, e sino alla nuova stagione non si infiora, e quando s'infiora è per riprodurre.


  Guardate gli animali. Tutti. Avete mai visto un animale maschio ed uno femmina andare l'un verso l'altro per sterile abbraccio e lascivo commercio? No. Da vicino o da lontano, volando, strisciando, balzando o correndo, essi vanno, quando è l'ora, al rito fecondativo, né vi si sottraggono fermandosi al godimento, ma vanno oltre, alle conseguenze serie e sante della prole, unico scopo che nell'uomo, semidio per l'origine di Grazia che Io ho resa intera, dovrebbe fare accettare l'animalità dell'atto, necessario da quando siete discesi di un grado verso l'animale.


  Voi non fate come le piante e gli animali. Voi avete avuto a maestro Satana, lo avete voluto a maestro e lo volete. E le opere che fate sono degne del maestro che avete voluto. Ma, se foste stati fedeli a Dio, avreste avuto la gioia dei figli, santamente, senza dolore, senza spossarvi in copule oscene, indegne, che ignorano anche le bestie, le bestie senz'anima ragionevole e spi­rituale.
  All'uomo e alla donna, depravati da Satana, Dio volle opporre l'Uomo nato da Donna soprasublimata da Dio, al punto di generare senza aver conosciuto uomo: Fiore che genera Fiore senza bisogno di seme, ma per unico bacio del Sole sul calice inviolato del Giglio-Maria.


 14La rivincita di Dio!
  Fischia, o Satana, il tuo livore mentre Ella nasce. Questa Pargola ti ha vinto! Prima che tu fossi il Ribelle, il Tortuoso, il Corruttore, eri già il Vinto, e Lei è la tua Vincitrice. 

Mille eserciti schierati nulla possono contro la tua potenza, cadono le armi degli uomini contro le tue scaglie, o Perenne, e non vi è vento che valga a disperdere il lezzo del tuo fiato. 

Eppure questo calcagno d'infante, che è tanto roseo da parere l'interno di una camelia rosata, che è tanto liscio e morbido che la seta è aspra al paragone, che è tanto piccino che potrebbe entrare nel calice di un tulipano e farsi di quel raso vegetale una scarpina, ecco che ti preme senza paura, ecco che ti confina nel tuo antro. 

Eppure ecco che il suo vagito ti fa volgere in fuga, tu che non hai paura degli eserciti, e il suo alito purifica il mondo dal tuo fetore. Sei vinto. Il suo nome, il suo sguardo, la sua purezza sono lancia, folgore e pietrone che ti trafiggono, che ti abbattono, che ti imprigionano nella tua tana d'Inferno, o Maledetto, che hai tolto a Dio la gioia d'esser Padre di tutti gli uomini creati!


  Inutilmente ormai li hai corrotti, questi che erano stati creati innocenti, portandoli a conoscere e a concepire attraverso a sinuosità di lussuria, privando Dio, nella creatura sua diletta, di essere l'elargitore dei figli secondo regole che, se fossero state rispettate, avrebbero mantenuto sulla Terra un equilibrio fra i sessi e le razze, atto ad evitare guerre fra popoli e sventure fra famiglie.


  Ubbidendo, avrebbero pur conosciuto l'amore. Anzi, solo ubbidendo avrebbero conosciuto l'amore e l'avrebbero avuto. Un possesso pieno e tranquillo di questa emanazione di Dio, che dal soprannaturale scende all'inferiore, perché anche la carne ne giubili santamente, essa che è congiunta allo spirito e creata dallo Stesso che le creò lo spirito.


  Ora il vostro amore, o uomini, i vostri amori, che sono? O libidine vestita da amore. O paura insanabile di perdere l'amore del coniuge per libidine sua e di altri. Non siete mai più sicuri del possesso del cuore dello sposo o della sposa, da quando libidine è nel mondo. E tremate e piangete e divenite folli di gelosia, assassini talora per vendicare un tradimento, disperati talaltra, abulici in certi casi, dementi in altri.


  Ecco che hai fatto, Satana, ai figli di Dio. Questi, che hai corrotti, avrebbero conosciuto la gioia di aver figli senza avere il dolore, la gioia d'esser nati senza paura del morire. Ma ora sei vinto in una Donna e per la Donna. D'ora innanzi chi l'amerà tornerà ad esser di Dio, superando le tue tentazioni per poter guardare la sua immacolata purezza. D'ora innanzi, non potendo concepire senza dolore, le madri avranno Lei per conforto. D'ora innanzi l'avranno le spose a guida e i morenti a madre, per cui dolce sarà il morire su quel seno che è scudo contro te, Maledetto, e contro il giudizio di Dio.


  Maria, piccola voce, hai visto la nascita del Figlio della Vergine e la nascita al Cielo della Vergine. Hai visto perciò che ai 
senza colpa è sconosciuta la pena del dare alla vita e la pena del darsi alla morte. Ma se alla superinnocente Madre di Dio fu riserbata la perfezione dei celesti doni, a tutti, che nei Primi fossero rimasti innocenti e figli di Dio, sarebbe venuto il generare senza doglie, come era giusto per aver saputo congiungersi e concepire senza lussuria, e il morire senza affanno.
  

    La sublime rivincita di Dio sulla vendetta di Satana è stata il portare la perfezione della creatura diletta ad una superperfezione, che annullasse almeno in una ogni ricordo di umanità, suscettibile al veleno di Satana, per cui non da casto abbraccio d'uomo ma da divino amplesso, che fa trascolorare lo spirito nell'estasi del Fuoco, sarebbe venuto il Figlio.

 

15La Verginità della Vergine!…
  Vieni. Medita questa verginità profonda, che dà nel contemplarla vertigini d'abisso! 

Cosa è la povera verginità forzata della donna che nessun uomo ha sposato? Meno che nulla. 

Cosa la verginità di quella che volle esser vergine per esser di Dio, ma sa esserlo solo nel corpo e non nello spirito, nel quale lascia entrare tanti estranei pensieri, e carezza e accetta carezze di umani pensieri? Comincia ad essere una larva di verginità. Ma ben poco ancora. 

Cosa è la verginità di una claustrata che vive solo di Dio? Molto. Ma sempre non è perfetta verginità rispetto a quella della Madre mia.


  Un coniugio vi è sempre stato, anche nel più santo. Quello di origine fra lo spirito e la Colpa. Quello che solo il Battesimo scioglie. Scioglie, ma, come di donna separata da morte dello sposo, non rende verginità totale quale era quella dei Primi avanti il Peccato. Una cicatrice resta e duole, facendo ricordare di sé, ed è sempre pronta a rifiorire in piaga, come certi morbi che periodicamente i loro virus acutizzano. Nella Vergine non vi è questo segno di disciolto coniugio con la Colpa. La sua anima appare bella e intatta come quando il Padre la pensò adunando in Lei tutte le grazie.

  È la Vergine. È l'Unica. È la Perfetta. È la Completa. Pensata tale. Generata tale. Rimasta tale. Incoronata tale. Eternamente tale. È la Vergine. È l'abisso della intangibilità, della purezza, della grazia, che si perde nell'Abisso da cui è scaturito: in Dio, Intangibilità, Purezza, Grazia perfettissime.


  Ecco la rivincita del Dio trino ed uno. Contro alle creature profanate Egli alza questa Stella di perfezione. Contro la curiosità malsana, questa Schiva, paga solo di amare Dio. Contro la scienza del male, questa sublime Ignorante. In Lei non è solo ignoranza dell'amore avvilito; non è solo ignoranza dell'amore che Dio aveva dato agli uomini sposi. Ma più ancora. In Lei è l'ignoranza dei fomiti, eredità del Peccato. In Lei vi è solo la sapienza gelida e incandescente dell'Amore divino. Fuoco che corazza di ghiaccio la carne, perché sia specchio trasparente all'altare dove un Dio si sposa con una Vergine, e non si avvilisce, perché la sua Perfezione abbraccia Quella che, come si conviene a sposa, è di solo un punto inferiore allo Sposo, a Lui soggetta perché Donna, ma senza macchia come Egli è».

 

Dal Libro di Azaria di Maria Valtorta

   Natività di Maria Ss. e tredicesima domenica dopo Pentecoste

   8 settembre 1946

   Natività della Beata Vergine Maria
   Introito. Sedulio: Salve, santa Madre, che hai dato alla luce il re, il quale governa il cielo e la terra per i secoli dei secoli. - Salmo 45 (44), 2.
   Orazione: Dispensa, te ne preghiamo o Signore, ai tuoi servi il dono della grazia celeste; e come il parto della beata Vergine fu loro principio di salvezza, così la solennità votiva della sua Natività apporti loro accrescimento di pace.
   Graduale: Tu sei benedetta e venerabile, o Vergine Maria, che senza alcuna offesa della purezza divenisti madre del Salvatore. O Vergine Madre di Dio, Colui che tutto l'universo non può contenere, fattosi uomo, si chiude nel tuo seno. Alleluia, alleluia. Tu sei felice, o sacra Vergine Maria, e degnissima di ogni lode, ché da te è nato il sole di giustizia Cristo Dio nostro. Alleluia.
   Vangelo: Matteo 1, 1-16.
   Offertorio: Tu sei beata, o Vergine Maria, che portasti il Creatore di tutti: generasti chi ti fece, e rimani Vergine in eterno.
   Segreta: Ci venga in soccorso, o Signore, l'umanità del tuo Unigenito, e come egli, nascendo dalla Vergine, non diminuì ma consacrò l'illibatezza della madre, così nella solennità della Natività di lei, spogliandoci Gesù Cristo Signor nostro dai nostri delitti, ti renda accetta la nostra offerta.
   Comunione: Beato il seno di Maria Vergine, che portò il Figlio dell'Eterno Padre.
   Dopocomunione: Abbiamo ricevuto, o Signore, i sacramenti votivi della celebrazione annuale; fa', te ne preghiamo, che ci procurino i rimedi per la vita temporale e per l'eterna.

   Tredicesima domenica dopo Pentecoste
   Introito: Salmo 74 (73), 1.19-20.23.
   Orazione: O Dio onnipotente ed eterno, aumenta in noi la fede, la speranza e la carità e, perché meritiamo di conseguire ciò che prometti, facci amare quanto comandi.
   <Epistola: Galati 3, 16-22.
   Graduale: Salmo 74 (73), 19-20.22; 90 (89), 1.
   Vangelo Luca 17, 11-19.
   Offertorio: Salmo 31 (30), 15-16.
   Segreta: Sii propizio, o Signore, verso il tuo popolo, lasciati placare dai doni, in modo che, placato da questa offerta, ci conceda il perdono e le grazie domandate.
   Comunione: Sapienza 16, 20.
   Dopocomunione: Dopo aver ricevuti i celesti sacramenti, concedici, te ne preghiamo o Signore, di far progressi nell'opera dell'eterna redenzione.


   Dice Azaria:
   «Della S. Messa propria di Maria Ss. Neonata io non parlerò. Te ne hanno già parlato il Ss. Signore Gesù e la Beatissima nostra Regina quando ti hanno fatto dono della Vita di Maria1. E io non ho altro da aggiungere perché Essi sono la Sapienza ed io un solo riflesso di Essa. Ma tanto per avere la gioia di parlare di Maria Ss. Regina nostra, ti voglio dire il significato profondo di una frase della Sapienza che si legge nella S. Messa del Nome di Maria.
   È detto, in quella frase: "Chi mi mangia avrà ancora fame, e chi mi beve avrà ancora sete". Frase in opposizione ai concetti detti più di una volta da Gesù Ss. parlando alla
   Samaritana e ai Giudei e discepoli: "...Chi beve l'acqua che Io gli darò non avrà più sete in eterno". "Io sono il Pane di vita; chi viene a Me non avrà mai più fame, e chi crede in Me non avrà mai più sete".
   È dunque così inferiore Maria al suo Divinissimo Figlio che il nutrirsi e dissetarsi di Lei non valga a levare fame e sete dello spirito pellegrino sulla Terra e anelante alla Casa del Padre e ai cibi che in essa si gustano? Oppure è tanto superiore - il che è supposizione impossibile - che mentre del Cristo, una volta saziati, non si ha più desiderio, per Lei il desiderio dura? Né l'una né l'altra cosa. Ma una terza, veramente sapienziale e senza menzogna.
   Ascolta. Maria è la preparazione di Gesù. Come certe bevande, date a chi è debole, disappetente, malato, nauseato da cibi e droghe o malattie diverse, servono a risuscitare forza, appetito, salute, desiderio di nutrimento; preparano, insomma, il ritorno dello stato fisico alla sanità e aiutano questo ritorno fino al ristabilimento perfetto, così Maria, Madre del Signore, è Quella che prepara lo spirito ad una unione vera e fruttuosa con Gesù.
   Ella, Genitrice universale, versa il suo latte di grazia sui suoi poveri figli peccatori, deboli, malati, paurosi, nauseati, stanchi. Da una Madre è sempre dolce avere conforto e cure. E li irrobustisce, dà loro un sano appetito, una volontà di più perfetto Cibo, di quel Cibo che è in Lei, una sola cosa con Lei: il suo Gesù.
   Oh! la Regina nostra è il perfetto Ciborio. Sempre il Pane di Vita e la Grazia è in Lei, e non vi giungete, voi uomini, a quel Pane e a quella Fonte di Grazia altro che andando a Lei.
   Ecco perché di Lei è giusto dire: "Chi mi mangia avrà ancora fame e chi mi beve avrà ancora sete", mentre di Gesù Ss. si legge che chi di Lui si pasce e disseta non conoscerà più fame né sete. Maria è la santa Necessità. Gesù è il Compimento. Ella prepara. Egli completa. Ella mantiene la fame e la sete e l'aumenta, per portarvi, con la dolcezza dei suoi santi sapori, al sempre più vivo e rinnovato desiderio di vivere di Cristo.


   È l'Eva vera, la radice e l'Albero dei Viventi. Il Padre l'ha creata, l'Amore l'ha fecondata, e dal suo midollo è venuta la linfa di Grazia che vi ha dato il Frutto che è la Grazia stessa.
   Le sue verginali, immacolate radici, non hanno lasciato la zolla natìa: il seno splendente della Triade Ss. Le auree del Paradiso l'hanno sempre baciata. Vero Albero di Vita, Ella tende i suoi rami, carichi del Frutto del suo Seno, perché voi ne mangiate. Ora chi mai non va all'albero per cogliere i frutti? E non vi torna quando i frutti sono soavi? Nessuno, a meno che non sia stolto. Così voi pure andateci, o spiriti cristiani, e mangiate e bevete di Maria per giungere al santo appetito di Gesù che, a voi comunicandosi, vi dia la Vita Eterna.

   Che Dio abbia riguardo al patto fatto con l'Umanità lo mostra la stessa Nascita di Maria. Il primo suono di esso viene dall'Eden, minacciosa parola rivolta al più astuto dei creati: "Io porrò inimicizia fra te e la donna... Essa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno". Il secondo ad Abramo, e ad Isacco in Abramo. E il patto si compie quando da Maria nasce il Redentore e, dopo breve vita, sale sulla Croce per salvare le anime dei poveri di Dio, i figli in disgrazia per il Peccato, ed in esilio.
   Dio mantiene sempre le sue promesse. Non è sempre sollecito nell'operare. Gli uomini vorrebbero attese meno lunghe. Ma Egli opera sempre al giusto momento. Una grande fede, un'assoluta speranza, un'ardente carità, sono necessarie per giungere ad accettare questo pensiero. Ma beati quelli che sotto la grandine del dolore, davanti alla constatazione degli eventi umani, sanno dire e credere fermamente che Dio interverrà al momento giusto.


   Lasciate i "perché" senza altro frutto fuor che quello di stancarvi la mente e avvelenarvi l'anima desolandola, inasprendola, sconfortandola, facendola timorosa, di un timore non buono, verso il suo Dio. Fidatevi e affidatevi. La giustizia umana, anche più giusta e severa, è sempre manchevole rispetto alla giustizia divina, che non ha fretta, che sembra che lasci fare, ma che non perde, per un attimo, di vista gli uomini e le loro azioni.


   Cercate voi, veri figli buoni, di ubbidire sempre al comando che ebbe Abramo dall'Altissimo: "Cammina alla mia presenza e sii perfetto", e poi lasciate fare al vostro Dio. Contro le pecorelle di Dio non infuria il furore divino, anche se rumore di fulmini scroscia sul loro capo. Alle pecorelle molte volte si mescolano i lupi e i capri, e i fulmini sono per loro, non per le pecorelle. Altri fulmini scocca, nella mischia della vita, il perpetuo e invidioso scimmiottatore di Dio: Satana. E questi sono contro le pecorelle che ne restano anche ferite. Ma non è ferita mortale. La loro veste si impreziosisce con i rubini del loro dolore e le perle del loro pianto e sono più degne della splendente dimora del Cielo.
   Abbiate questa fede nella giustizia di Dio e nelle sue promesse, così come la ebbe il patriarca Abramo. Vedete? La fede nelle promesse di Dio è un incentivo a vita perfetta più ancora che la Legge. Tanto che, molto prima che la Legge venisse data agli uomini, Dio dette ad Abramo, e alla progenie di popoli che sarebbe venuta da lui, la promessa, perché in essa i popoli trovassero il motivo di camminare alla presenza di Dio per meritare il compimento della promessa.


   L'infinita Misericordia di Dio, sempre misericordia anche nel tempo del rigore, dette poi la Legge, vedendo che il veleno di Satana tanto agiva da rendere difficoltoso agli uomini il camminare con perfezione al cospetto di Dio.


   Come bambini, deficienti per nascita o per malattia, i quali hanno bisogno continuo di una sorveglianza, di un istitutore che dica: "Fa' questo, non fare quello", gli uomini, prima del tempo della Grazia, vennero muniti da Dio di un codice minuzioso perché sapessero vivere da giusti e graditi al loro Signore. E nel suo ufficio di custode e di preparatrice delle anime dura sino al momento che la Promessa diviene realtà con la venuta del Vivente a vincere la Morte e il peccato.
   Bene dice l'Apostolo: "Se la Legge fosse di suo stata 'Vita', allora sì che sarebbe venuta la giustizia". Ma la Legge non era che preparazione alla Vita. La Grazia mancava, durava il Peccato, e perciò non la Legge ma la Promessa ha provocato la Vita, il Cristo Gesù venuto a rendere la Grazia, a cancellare il Peccato, per dare i mezzi per resistere alle concupiscenze per mezzo della Legge nuova, la Sua, basata sull'amore, resa facile dall'amore reciproco, dai meriti di Gesù, dai Sacramenti, dall'unione, per il Corpo mistico, col Santo, il Vittorioso, l'Immortale.
   Dio mantiene sempre le sue promesse. Sia questa la lezione e la forza che ti comunica la S. Messa della tredicesima domenica dopo Pentecoste.
   Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo».

 
   1 Vita di Maria, di cui sono narrati il concepimento, la nascita e l'infanzia nei primi otto capitoli dell'opera L'Evangelo 

come mi è stato rivelato. La sua natività è descritta nel capitolo 5.

Ave Maria, Madre di Dio e nostra, 

noi ci affidiamo a Te!



FILOCALIA

 


Seconda centuria sull'amore

2. La mente che indugia a lungo in qualche oggetto sensibile, può esser certa che rimarrà presa da un movimento passionale nei suoi riguardi, o desiderio, o rimpianto, o inquietudine, o rancore. Non sarà libera da passioni finch‚ non lo contemplerà con distacco, come di niuna importanza.

3. La passione, prendendo possesso della mente, la fa aderire alle realtà materiali, separandola da Dio, la costringe ad occuparsi di esse. Quando l'amore di Dio s'impossessa della mente, tronca tutti i legami con le creature esteriori, convincendola del nullo valore di esse e della loro dipendenza dal tempo.

4. L'operazione dei comandamenti É di rendere semplice la rappresentazione delle cose materiali; l'operazione della lettura sacra e della contemplazione, É di liberare la mente dalla materia e dalla forma; il resultato di esse operazioni É la preghiera senza distrazione.

5. L'operazione della via ascetica, non É sufficiente a liberare in maniera tale la mente dalle forze passionali cosicch‚ possa pregare senza distrazione; É necessario il compimento della contemplazione spirituale. La prima via, libera la mente dall'intemperanza e dalla perfidia, la seconda dalla dissipazione e dall'ignoranza; in questo modo l'uomo raggiunge il potere della preghiera vera.

6. Due sono gli stati supremi della preghiera pura: uno proprio degli uomini impegnati nella via ascetica, l'altro appartiene ai contemplativi. Il primo nasce nell'anima dal timore di Dio e dalla santa speranza; l'altro dall'amore di Dio e dalla perfetta mondezza del cuore. I segni del primo stato sono: l'unificazione della mente mediante la liberazione da tutti i pensieri mondani, la preghiera libera da distrazioni e da turbamenti mediante la sensazione della presenza effettiva, com'É in realtà, di Dio. I segni del secondo stato sono: il rapimento in spirito nell'infinita luce divina durante l'elevazione della preghiera, e la perdita di ogni sensazione sia di se stessi come di ogni altra creatura nell'immersione cosciente in Dio che, mediante l'amore, opera questa illuminazione. In questo stato, sollecitato l'orante a comprendere le parole che concernono Dio, riceve una conoscenza pura e luminosa di Lui.

8. Chi respinge da se stesso l'egoismo, padre di tutte le passioni, con l'aiuto di Dio potrà facilmente vincere tutti gli impulsi passionali: l'ira, la tristezza, il rancore e gli altri. Chi É ancora schiavo dell'egoismo, soffrirà del pungiglione delle passioni, anche contro il suo volere. L'egoismo, in ultimo, non É che l'amore appassionato del proprio corpo.

9. L'uomo ama gli altri, siano essi giusti o ingiusti, per queste cinque ragioni: per amore di Dio, come l'uomo virtuoso ama tutti gli uomini ed É riamato anche da chi non É virtuoso; per istinto naturale, come i genitori amano i figli e ne sono riamati; per vanità, come chi e lodato ama chi l'applaude; per interesse, come il ricco e amato dai suoi clienti; per sensualità, chi serve il ventre ama l'imbanditore di festini.



Il primo amore É degno d'encomio, il secondo É amore intermedio, gli altri sono il frutto di movimenti passionali.

10. Se tu hai odio per qualcuno, n‚ amore n‚ odio per altri, e amore moderato per qualcuno e intenso per altri, questa ineguaglianza - t'insegna che sei ancora lontano dall'amore perfetto che accoglie tutti gli esseri con eguale calore.

15. La mente che si volge verso il sensibile apprende le cose attraverso i sensi. N‚ la mente, n‚ l'apprensione naturale delle cose, n‚ le cose stesse, n‚ i sensi sono il male, tutto viene da Dio.



Cos'É allora il male ? Ovviamente É la passione che viene aggiunta all'apprensione naturale delle cose. Quando la mente É in stato di vigilanza, la passione non entra nella apprensione naturale delle cose.

16. La passione É un movimento non conforme alla natura dell'anima; essa nasce dall'amore insensato, o dalla contrarietà irrazionale verso qualcosa di sensibile, o a motivo di, qualcosa di sensibile; 

l'amore insensato del cibo, della donna, del possesso, 

della gloria effimera, o di qualcos'altro di sensibile; 

oppure dalla contrarietà irrazionale delle stesse cose ora menzionate, 

o a motivo di esse.


17. Il male É il giudizio errato sulle cose apprese e l'uso non giusto di esse

Così negli scambi commerciali, per esempio, il giusto discernimento ne vede chiaramente lo scopo fin da principio. Se uno non vede in essi altro che un piacere voluttuoso, erra nel suo giudizio, prendendo il male come bene, e commette abuso...

26. La via ascetica affina la mente nel giusto discernimento; 

la via contemplativa accresce la conoscenza spirituale. 

La prima termina nella capacità di distinguere la virtù dal vizio; 

la seconda introduce l'uomo nella conoscenza delle proprietà degli esseri visibili ed invisibili. 

La mente ottiene il dono della parola di Dio quando sorpassa tutto sulle ali dell'amore e fissa la sua dimora in Dio. Allora la mente, nella misura concessa alle possibilità umane, contempla gli attributi divini.

27. Se vuoi possedere la parola di Dio, non cercare cosa sia Dio in se stesso, ciò non É concesso né a mente umana né a mente angelica. Indica per quanto ti É possibile i suoi attributi: la presenza eterna, l'infinità, l'indescrivibilità, la bontà, la sapienza, e la sua potenza nella creazione, la sua Provvidenza e il suo aspetto di Giudice di tutti. E' già un gran teologo chi scopre qualcosa, anche limitata, di questi attributi divini.

30. L'uomo che ha raggiunto l'amore perfetto e la sommità della liberazione dalle passioni non fa più distinzione tra connazionali e stranieri, credenti e non credenti, schiavi e liberi, uomo e donna. Essendo emerso dalla tirannia delle passioni e vedendo solo l'umana natura osserva con imparzialità gli uomini ed ha le stesse disposizioni verso tutti. In lui “ non c'É più n‚ giudeo n‚ greco, n‚ schiavo o libero, n‚ maschio o femmina, ma tutto in tutti c'É Cristo “ (Gal. 3, 23).


32. Tre energie ci muovono verso il bene: 

i germi di bontà che sono nella nostra natura, i Poteri sacri, la nostra determinazione volontaria al bene. 

I germi sono, per esempio, il trattare gli altri come vogliamo esser trattati noi; la naturale compassione per chi É nel bisogno o nella sofferenza. 

I Poteri sacri, sono quelle presenze che assistono il sorgere e l'attuarsi dei nostri impulsi verso il bene. 

La volontaria determinazione al bene, quando vedendo il bene ed il male scegliamo il bene.



33. Tre forze ci spingono al male: le passioni, i demoni, la determinazione volontaria al male. 

Le passioni, quando desideriamo qualcosa contro la ragione, come il cibo fuori del tempo dovuto o senza averne necessità; quando desideriamo la donna senza intenzione di procreare figli, oppure contro la legge; quando siamo irritati o amari ingiustamente con qualcuno...

I demoni, quando, in un momento di scarsa vigilanza da parte. nostra, scelgono l'opportunità di assalirci e provocano in noi le sopraddette passioni o altre simili. 

Infine la determinazione volontaria al male, quando conoscendo il bene scegliamo il male.

36. In ogni nostra azione Dio guarda le intenzioni, cioÉ se essa É compiuta per vero amore o per altro motivo.

42. Se in modo inaspettato ti piomba addosso una prova, non te la prendere con chi ne É la causa immediata, cerca ]a ragione per cui ti É capitata, e ne avrai un bene. Perch‚, nonostante sia tramite questa persona o un'altra, tu devi bere l'amaro calice dei giudizi di Dio.

6l . Lo stato perfetto della preghiera, dicono, É quando nell'orazione l'anima abbandona la carne e il mondo e si trova liberata da ogni forma materiale. Chi mantiene intatto tale stato É sicuramente giunto alla preghiera senza interruzione.

68. La mente dell'uomo che ha fame, sogna il cibo; quella dell'assetato, la bevanda; la mente del ghiottone, visualizza vari generi di vivande; quella dell'uomo sensuale, figure di donne; quella del vanitoso, plausi umani; dell'avaro, il profitto; dell'uomo maligno, la vendetta per chi l'ha offeso; dell'invidioso, sciagure per chi É oggetto dell'invidia. La stessa cosa capita per le altre passioni; la mente agitata dalle passioni forma immagini passionali, sia in stato di veglia che nel sonno.

69. Quando le onde del desiderio crescono, la mente nel sonno vede le cose che le danno soddisfazione; quando invece cresce la irascibilità vede le cose che le danno timore. Le passioni sono irrobustite dagli spiriti dissacrati che, aiutati dalla nostra negligenza, le stimolano. Le passioni perdono la forza di attacco per l'intervento dei santi Angeli che ci spingono a superarle.

70. Lo stimolo ripetuto del pungiglione del desiderio produce nell'anima un'abitudine invincibile ai piaceri sensuali, e la frequente eccitazione del potere irascibile, rende timida e priva di coraggio la mente. 

La prima abitudine si vince con il lungo esercizio del digiuno, della vigilia e della preghiera;

la seconda con la gentilezza, la comprensione, l'amore e la misericordia.


72. Siccome É più facile peccare col pensiero che con le azioni, così É più difficile combattere contro le rappresentazioni che contro le cose stesse.

73. Le cose sono al di fuori della mente, mentre le loro rappresentazioni sono interiori. Così appartiene alla mente l'uso giusto o errato di esse. L'uso errato delle rappresentazioni É seguito dall'uso sbagliato delle cose.

74. Tre sono le vie attraverso le quali le rappresentazioni passionali delle cose entrano nella mente: 

i sensi, le condizioni del fisico, la memoria. 

Attraverso i sensi, quando una data cosa risveglia la nostra passionalità, impressionando i sensi risveglia i pensieri passionali nella mente. 

Mediante le condizioni del corpo, quando per l'intemperanza nel cibo, o per l'azione dei demoni, o per qualche infermità la nostra parte fisica cambia e ci induce a pensieri passionali o alla ribellione contro la Provvidenza. 

Attraverso la memoria quando la memoria rivivendo le rappresentazioni delle cose che in noi hanno prodotto sentimenti passionali, produce pensieri morbosi nella mente.

78. Non far cattivo uso dei pensieri, altrimenti sarai costretto ad abusare delle cose; perchè se prima non commetti peccato col pensiero non lo potrai commettere con l'azione.

79. L'immagine dell'uomo terreno comprende i vizi principali: leggerezza, viltà, intemperanza, ingiustizia. 

L'immagine dell'uomo celeste esprime le virtù migliori: giusto discernimento, coraggio, castità, giustizia. “Noi che abbiamo portato la prima immagine dobbiamo assimilare anche quella celeste” (I Cor. 15, 49)

82. Alcuni affermano che non esisterebbe il male nelle creature, se un potere estraneo ad esse non le allettasse al peccato. A ben considerare le cose, questo potere non É altro che la nostra negligenza nell'uso conforme a natura dell'attività mentale. 

Chi ha cura di questa attività, sempre compie il bene e mai il male. Se tu vuoi fare altrettanto, liberati da ogni negligenza e sarai libero dal male che É l'uso errato del pensiero, seguito dall'uso errato delle cose.

83. Secondo la natura l'ordine É questo: la nostra mente obbedisca alla parola di Dio, la parte irrazionale del nostro essere sia controllata dalla mente. Se sempre questo ordine verrà eseguito, non ci sarà nelle creature il male, e nulla esisterà per trascinarle al male.

84. Alcune forme di pensiero sono semplici, altre complesse. 

La forma semplice É immune da passionalità, quella complessa É passionale risultando essa composta da una semplice rappresentazione e da un movimento passionale...

75. Le cose che Dio ha concesso a noi uomini sono alcune nell'anima, altre nel corpo, altre attorno al corpo. Nell'anima sono le potenze; nel corpo i sensi e le membra; attorno al corpo, il cibo, le possessioni, il denaro ecc. L'uso giusto o errato di queste cose, e gli effetti che ne derivano, mostrano se siamo virtuosi o no.

76. Alcuni dei sopraddetti effetti si producono nell'anima, altri nel corpo, altri attorno al corpo. 

Nell'anima, la conoscenza e l'ignoranza, la memoria e la dimenticanza l'amore e l'odio, la paura e il coraggio, la gioia e la tristezza. 

Nel corpo, il sollievo e la stanchezza, i sensi vigili e torbidi, la salute e l'infermità e così via. 

In ciò che É attorno al corpo, l'onore e il disonore, la fecondità e la sterilità, le ricchezze e la povertà, e così via. Alcune di queste cose son reputate un male dagli uomini, altre un bene, in realtà nessuna di esse É male, ma diventa male o bene secondo l'uso diverso che ne fa l'uomo.

77. La scienza in se stessa É buona come la salute. Per molti É dimostrato esser più utile il suo contrario. 

La scienza conduce al male l'uomo incosciente, quantunque in se stessa sia cosa buona. 

Cosi la salute, la ricchezza, la gioia non condurranno a nulla di buono il malvagio. Per tali esseri É molto più utile che abbiano il contrario di queste cose, nota che anche i contrari non sono un male in se stessi, quantunque appaiano tali.

92. E' opinione comune che quattro siano le cause che cambiano lo stato del corpo e producono nella mente pensieri passionali o liberi da passionalità: gli angeli, i demoni, l'aria e il cibo. 

Gli Angeli cambiano lo stato del corpo con la parola; 

i demoni con il contatto; 

l'aria con le sue variazioni; 

il cibo con la qualità di ciò che vien mangiato o bevuto, il suo eccesso o la sua insufficienza. 

Inoltre, la memoria può provocare dei cambiamenti, ciò avviene quando l'anima mediante l'udito e la vista fa esperienza di gioia o di dolore. Il ricordo delle reazioni spiacevoli o piacevoli produce un cambiamento nella temperie del corpo, e nella mente sorgono pensieri corrispettivi.

97. La mente pura vede le creature nella loro realtà; la parola evocata dall'esperienza sensibile comunica agli altri ciò che la mente vede; l'orecchio libero da passione riceve la parola nella sua purezza. 

Chi É manchevole di queste tre cose non può fare altro che biasimare chi parla.

100. L'anima purificata dalle passioni e illuminata dalla contemplazione delle cose ultime, dimora in Dio e la sua preghiera É vera.


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martedì 8 settembre 2020

MARIA BAMBINA: LA NATIVITA'

 


Pubblicato il 08/09/2020

Festa della Natività della Beata Vergine Maria con riferimenti alla Opere valtortiane

La nascita di Maria dall'Opera Maggiore

   Cap. V. Nascita di Maria. La sua verginità nell'eterno pensiero del Padre 

   26 agosto 1944

  1Vedo Anna uscire nell'orto-giardino. Si appoggia al braccio di una parente certo, perché le somiglia. È molto grossa e pare affaticata forse anche dall'afa, proprio simile a questa che accascia me.

  Per quanto l'orto sia ombroso, pure l'aria vi è rovente, pesante. Un'aria da tagliarsi come una pasta molle e calda, tanto è densa, sotto uno spietato cielo di un azzurro che la polvere sospesa negli spazi fa lievemente fosco. Da molto deve esservi siccità, perché la terra, dove non è irrigata, è letteralmente ridotta a polvere finissima e quasi bianca. Di un bianco lievemente tendente ad un rosa sporco, mentre è marrone rosso scuro, per esser bagnata, al piede delle piante o lungo le brevi aiuole dove crescono filari di ortaggi, e intorno ai rosai, ai gelsomini, ad altri fiori e fioretti, che sono specie sul davanti e lungo una bella pergola che taglia per metà il brolo sino al principio dei campi, ormai spogli di biade. Anche l'erba del prato, che segna la fine della proprietà, è arsiccia e rada. Solo ai margini di esso, là dove è una siepe di biancospino selvatico, già tutto tempestato dei rubini dei piccoli frutti, l'erba è più verde e folta, e là, in cerca di pastura e d'ombra, sono delle pecorelle con un piccolo mandriano.
  Gioacchino è intorno ai filari e agli ulivi. Ha con lui due uomini che l'aiutano. Ma, per quanto anziano, è svelto e lavora con gusto. Stanno aprendo delle piccole chiudende ai limiti di un campo, per dare acqua alle piante assetate; e l'acqua si fa strada gorgogliando fra l'erba e la terra arsa, e si stende in anelli, che per un momento paiono di un cristallo giallastro e poi sono solo anelli scuri di terra umida, intorno ai tralci e agli ulivi stracarichi.
  Lentamente Anna, per la pergola ombrosa, sotto la quale api d'oro ronzano, ghiotte dello zucchero di acini biondi, va verso Gioacchino, che quando la vede le si affretta incontro.
  «Fin qui sei giunta?».
  «La casa è calda come un forno».
  «E tu ne soffri».
  «L'unica sofferenza di questa mia ultima ora di gravida. La sofferenza di tutti, uomini e bestie. Non ti accaldare troppo, Gioacchino».
  «L'acqua, sperata da tanto e che da tre giorni pareva proprio vicina, non è ancora venuta, e la campagna brucia. Buon per noi che vi è la sorgente vicina ed è così ricca d'acque. Ho aperto i canali. Poco sollievo per le piante, che hanno le foglie vizze e coperte di polvere. Ma quel tanto da tenerle in vita. Se piovesse!…». Gioacchino, con l'ansia di tutti gli agricoltori, scruta il cielo, mentre Anna, stanca, si sventola con un ventaglio che pare fatto con una foglia secca di palma, intrecciata con fili multicolori che la tengono rigida.
  La parente dice: «Là, oltre il grande Hermon, sorgono nubi veloci. Vento di settentrione. Rinfrescherà e forse darà acqua».
  «È tre giorni che si leva e poi cade col sorger della luna. Farà così ancora». Gioacchino è sconfortato.
  «Torniamo in casa. Anche qui non si respira, e poi penso che sia bene tornare…», dice Anna, che sembra ancor più olivastra per un pallore che le è venuto sul viso.

  2«Soffri?».
   «No. Ma sento quella gran pace che ho sentito nel Tempio quando mi fu fatta grazia, e che ho sentito ancora quando seppi d'esser madre. È come un'estasi. Un dolce sonno del corpo, mentre lo spirito giubila e si placa in una pace senza paragone umano. Ti ho amato, Gioacchino, e quando sono entrata nella tua casa e mi sono detta: "Sono sposa di un giusto", ho avuto pace, e così tutte le volte che il tuo provvido amore aveva cure per la tua Anna. Ma questa pace è diversa. Vedi, io credo che è una pace come quella che dovette invadere, come olio che si spande e molce, lo spirito di Giacobbe, nostro padre, dopo il suo sogno d'angeli (Gn 28,10-16Tb 12-13); e, meglio ancora, simile alla pace gioiosa dei Tobia dopo che Raffaele si manifestò loro. Se mi vi sprofondo, nel gustarla essa sempre più cresce. È come io salissi per gli spazi azzurri del cielo… e, non so perché, da quando io ho in me questa gioia pacifica, io ho un cantico in cuore, quello del vecchio Tobia. Mi pare sia stato scritto per quest'ora… per questa gioia… per la terra d'Israele che la riceve… per Gerusalemme peccatrice e ora perdonata… ma… — ma non ridete dei deliri di una madre… — ma quando dico: "Ringrazia il Signore per i tuoi beni e benedici il Dio dei secoli, affinché riedifichi in te il suo Tabernacolo", io penso che colui che riedificherà nella Gerusalemme il Tabernacolo del Dio vero sarà questo che sta per nascere…, e penso ancora che non più della Città santa, ma della mia creatura sia profetizzata la sorte quando il cantico dice: "Tu brillerai di luce splendida, tutti i popoli della Terra a te si prostreranno, le nazioni verranno a te portando doni, adoreranno in te il Signore e terranno come santa la tua terra, perché dentro di te invocheranno il Grande Nome. Tu sarai felice nei tuoi figli, perché tutti saranno benedetti e si riuniranno presso il Signore. Beati quelli che ti amano e gioiscono della tua pace!…"; e la prima a gioirne sono io, la sua madre beata…».

  Anna si trascolora e si accende come cosa portata da luce lunare a gran fuoco e viceversa, nel dire queste parole. Delle dolci lacrime le scorrono sulle gote, né se ne avvede, e sorride alla sua gioia. E intanto va verso casa fra lo sposo e la parente, che ascoltano e tacciono commossi.

  3Si affrettano perché le nubi, spinte da un vento alto, galoppano e crescono per il cielo, e la pianura si fa scura e abbrividisce per un avviso di temporale. Quando giungono alla soglia di casa, un primo lampo livido solca il cielo e il rumore del primo tuono pare il rullare di un'enorme grancassa che si mesca all'arpeggio delle prime gocce sulle foglie arse.

  Entrano tutti e Anna si ritira, mentre Gioacchino, raggiunto dai garzoni, parla, sulla porta, di questa tanto attesa acqua, che è benedizione per la terra sitibonda. Ma la gioia si muta in timore, perché viene un temporale violentissimo con fulmini e nubi cariche di grandine. «Se la nube rompe, l'uva e le ulive saranno frante come da mola. Miseri noi!».
  Un'altra ansia ha poi Gioacchino, per la sposa a cui è giunta l'ora di dare alla luce il figlio. La parente lo rassicura che Anna non soffre affatto. Ma egli è in orgasmo, e ogni volta che la parente o altre donne, fra cui la mamma di Alfeo, escono dalla stanza di Anna per poi tornarvi con acqua calda e bacili e lini asciugati alla fiamma, che splende ilare sul focolare centrale in un'ampia cucina, va e chiede, e non si placa per le loro rassicurazioni. Anche l'assenza di gridi da parte di Anna lo preoccupa. Dice: «Io sono uomo e non ho mai visto partorire. Ma mi ricordo d'aver sentito dire che l'assenza di doglie è fatale…».
  Viene la sera, anticipata dalla furia temporalesca che è violentissima. Acqua torrenziale, vento, fulmini, vi è di tutto, meno la grandine che è andata ad abbattersi altrove.
   Uno dei garzoni nota questa violenza e dice: «Sembra che Satana sia uscito coi suoi demoni dalla Geenna. Guarda che nubi nere! Senti che fiato di zolfo è nell'aria, e fischi e sibili e voci di lamento e maledizione. Se è lui, è furente questa sera!».
  L'altro garzone ride e dice: «Gli sarà sfuggita una grande preda, oppure Michele lo ha percosso con nuova folgore di Dio, e lui ne ha corna e coda mozze e arse».
   Passa di corsa una donna e grida: «Gioacchino! Sta per nascere! E tutto fu svelto e felice!», e scompare con un'anforetta fra le mani.

  4Il temporale cade di colpo, dopo un ultimo fulmine così violento che sbatte contro le pareti i tre uomini; e sul davanti della casa, nel suolo dell'orto, resta a suo ricordo una buca nera e fumante. E mentre un vagito, che pare il lamento di una tortorina che per la prima volta non pigoli più ma tubi, viene da oltre la porta di Anna, un enorme arcobaleno stende la sua fascia a semicerchio su tutta l'ampiezza del cielo. Sorge, o per lo meno pare sorgere, dalla cima dell'Hermon che, baciata da una lama di sole, pare di alabastro di un bianco rosa delicatissimo; si alza fino al più terso cielo di settembre e, valicando per spazi detersi da ogni impurità, sorvola le colline di Galilea e la piana che appare, fra due alberi di fico, che è a sud, e poi ancora un altro monte; e sembra posare la sua punta estrema all'estremo orizzonte, là dove un'aspra catena di monti chiude ogni altra veduta.
  «Che cosa mai vista!».
  «Guardate, guardate!».
  «Pare che leghi in un cerchio tutta la terra di Israele, e già, ma guardate, già vi è una stella mentre ancor non è scomparso il sole. Che stella! Brilla come un enorme diamante!…».
  «E la luna, là, è tutta piena, mentre ancor mancano tre giorni al suo esserlo. Ma guardate come splende!».

  5Le donne sopraggiungono festanti con un batuffolino roseo fra candide tele.
  È Maria, la Mamma! Una Maria piccolina che potrebbe dormire fra il cerchio di braccia di un fanciullo, una Maria lunga al massimo quanto un braccio, una testolina di avorio tinto di rosa tenue e dalle labbruzze di carminio, che non piangono già più ma fanno l'istintivo atto di succhiare, così piccine che non si sa come faranno a prendere un capezzolo, un nasetto minuto fra due gotine tonde e, quando stuzzicandola le fanno aprire gli occhietti, due pezzettini di cielo, due puntini innocenti e azzurri che guardano, e non vedono, fra ciglia sottili e di un biondo quasi roseo, tanto è biondo. Anche i capellucci sulla testolina tonda hanno la velatura roseo-bionda di certi mieli che sono quasi bianchi.
  Per orecchie, due conchigliette rosee e trasparenti, perfette. E per manine… cosa sono quelle due cosine che annaspano per l'aria e poi vanno alla bocca? Chiuse come ora, due bocci di rosa borraccina che abbiano fenduto il verde dei sepali e sporgano la loro seta di rosa tenue; aperte come ora, due gioiellini d'avorio appena rosato, di alabastro appena rosato, con cinque pallide granate per unghiette. Come faranno quelle manine ad asciugare tanto pianto?
  E i piedini? Dove sono? Per ora sono solo uno zampettio nascosto fra i lini. Ma ecco che la parente si siede e la scopre… Oh! i piedini! Lunghi un quattro centimetri, hanno per pianta una conchiglia corallata, per dorso una conchiglia di neve venata d'azzurro, per ditine dei capolavori di scultura lillipuziana, anche loro coronate di piccole scaglie di granata pallida. Ma come si troveranno sandaletti, quando quei piedini di bambola faranno i primi passi, tanto piccini da poter stare su quei piedini? E come faranno quei piedini a fare tanto aspro cammino e sorreggere tanto dolore sotto una croce?
  Ma ora questo non si sa, e si ride e sorride del suo annaspare e sgambettare, delle belle gambette tornite, delle cosce minute che fanno fossette e braccialetti tanto sono grassottelle, della pancina, una coppa capovolta, del piccolo torace perfetto sotto la cui seta candida si vede il moto del respiro e certo si ode, se, come fa il padre felice ora, vi si appoggia la bocca ad un bacio, battere un cuoricino… Un cuoricino che è il più bello che ha la terra nei secoli dei secoli, l'unico cuore immacolato di uomo.
  E la schiena? Ecco che la rivoltano, e si vede la falcatura delle reni e poi le spalle grassottelle e la nuca rosea così forte che, ecco, la testolina si alza sull'arco delle vertebre minute, e pare il capino di un uccello che scruti intorno il mondo nuovo che vede, e ha un gridino di protesta per esser così mostrata, Lei, la Pura e Casta, agli occhi di tanti, Lei che uomo non vedrà mai più nuda, la Tutta Vergine, la Santa ed Immacolata. Coprite, coprite questo Boccio di giglio che non sarà mai aperto sulla terra e che darà, più bello ancor di Lei, il suo Fiore, pur restando boccio. Solo nei Cieli il Giglio del Trino Signore aprirà tutti i suoi petali. Perché lassù non vi è polvere di colpa che possa involontariamente profanare quel candore. Perché lassù vi è da accogliere, alla vista di tutto l'Empireo, il Trino Iddio che ora, fra pochi anni, celato in un cuore senza macchia, sarà in Lei: Padre, Figlio, Sposo.
  Eccola di nuovo fra i lini e fra le braccia del padre terreno, cui Ella somiglia. Non ora. Ora è un abbozzo d'uomo. Io dico che gli somiglia fatta donna. Della madre non ha nulla. Del padre il colore della pelle e degli occhi, e certo anche dei capelli che, se ora sono bianchi, in gioventù erano certo biondi come lo dicono le sopracciglia; del padre le fattezze, rese più perfette e gentili per esser Lei donna, e quella Donna; del padre il sorriso e lo sguardo e il modo di muoversi e la statura. Pensando a Gesù, come lo vedo, trovo che Anna ha dato la sua statura al Nipote e il colore più avorio carico della pelle. Mentre Maria non ha quell'imponenza di Anna, una palma alta e flessuosa, ma la gentilezza del padre.

  6Anche le donne parlano del temporale e del prodigio della luna, della stella, dell'immenso arcobaleno, mentre con Gioacchino entrano dalla madre felice e le rendono la creaturina.
  Anna sorride ad un suo pensiero: «È la Stella» dice. «Il suo segno è nel cielo. Maria, arco di pace! Maria, stella mia! Maria, pura luna! Maria, perla nostra!».
  «Maria la chiami?».
  «Sì. Maria, stella e perla e luce e pace…».
  «Ma vuol dire anche amarezza… Non temi portarle sventura?».
  «Dio è con Lei. È sua da prima che fosse. Egli la condurrà per le sue vie ed ogni amarezza si muterà in paradisiaco miele. Or sii della tua mamma… ancora per un poco, prima di esser tutta di Dio…».
  E la visione ha termine sul primo sonno di Anna madre e di Maria infante.
 

27 agosto 1944 

  7Dice Gesù:

   «Sorgi e ti affretta, piccola amica. Ho ardente desiderio di portarti con Me nell'azzurro paradisiaco della contemplazione della Verginità di Maria. Ne uscirai con l'anima fresca come fossi tu pure testé creata dal Padre, una piccola Eva che ancora non conosce carne. Ne uscirai con lo spirito pieno di luce, perché ti tufferai nella contemplazione del capolavoro di Dio. Ne uscirai con tutto il tuo essere saturo d'amore, perché avrai compreso come sappia amare Dio. Parlare del concepimento di Maria, la Senza Macchia, vuol dire tuffarsi nell'azzurro, nella luce, nell'amore.

   8Vieni e leggi le glorie di Lei nel Libro dell'Avo (Prv 8,22-31)

  "Dio mi possedette all'inizio delle sue opere, fin dal principio, avanti la creazione. Ab aeterno fui stabilita, al principio, avanti che fosse fatta la terra, non erano ancora gli abissi ed io ero già concepita. Non ancora le sorgenti dell'acque rigurgitavano ed i monti s'erano eretti nella loro grave mole, né le colline eran monili al sole, che io ero partorita. Dio non aveva ancora fatto la terra, i fiumi e i cardini del mondo, ed io ero. Quando preparava i cieli io ero presente, quando con legge immutabile chiuse sotto la volta l'abisso, quando rese stabile in alto la volta celeste e vi sospese le fonti delle acque, quando fissava al mare i suoi confini e dava leggi alle acque, quando dava legge alle acque di non passare il loro termine, quando gettava i fondamenti della terra, io ero con Lui a ordinare tutte le cose. Sempre nella gioia scherzavo dinanzi a Lui continuamente, scherzavo nell'universo...".

   Le avete applicate alla Sapienza, ma parlan di Lei: la bella Madre, la santa Madre, la vergine Madre della Sapienza che Io sono che ti parlo.

  9Ho voluto che tu scrivessi il primo verso di questo inno in capo al libro che parla di Lei, perché fosse confessata e nota la consolazione e la gioia di Dio; la ragione della sua costante, perfetta, intima letizia di questo Dio uno e trino, che vi regge e ama e che dall'uomo ebbe tante ragioni di tristezza; la ragione per cui perpetuò la razza anche quando, alla prima prova, s'era meritata d'esser distrutta; la ragione del perdono che avete avuto.
  Aver Maria che lo amasse. Oh! ben meritava creare l'uomo, e lasciarlo vivere, e decretare di perdonarlo, per avere la Vergine bella, la Vergine santa, la Vergine immacolata, la Vergine innamorata, la Figlia diletta, la Madre purissima, la Sposa amorosa! Tanto e più ancora vi ha dato e vi avrebbe dato Iddio pur di possedere la Creatura delle sue delizie, il Sole del suo sole, il Fiore del suo giardino. E tanto vi continua a dare per Lei, a richiesta di Lei, per la gioia di Lei, perché la sua gioia si riversa nella gioia di Dio e l'aumenta a bagliori che empiono di sfavillii la luce, la gran luce del Paradiso, ed ogni sfavillio è una grazia all'universo, alla razza dell'uomo, ai beati stessi, che rispondono con un loro sfavillante grido di alleluia ad ogni generazione di miracolo divino, creato dal desiderio del Dio trino di vedere lo sfavillante riso di gioia della Vergine.

 10Dio volle mettere un re nell'universo che Egli aveva creato dal nulla. Un re che, per natura della materia, fosse il primo tra tutte le creature create con materia e dotate di materia. Un re che, per natura dello spirito, fosse poco men che divino, fuso alla Grazia come era nella sua innocente prima giornata. Ma la Mente suprema, a cui sono noti tutti gli avvenimenti più lontani nei secoli, la cui vista vede incessantemente tutto quanto era, è, e sarà; e che, mentre contempla il passato e osserva il presente, ecco che sprofonda lo sguardo nell'ultimo futuro e non ignora come sarà il morire dell'ultimo uomo, senza confusione né discontinuità, non ha mai ignorato che il re da Lui creato per esser semidivino al suo fianco in Cielo, erede del Padre, giunto adulto al suo Regno dopo aver vissuto nella casa della madre — la terra con cui fu fatto — durante la sua puerizia di pargolo dell'Eterno per la sua giornata sulla Terra, avrebbe commesso verso se stesso il delitto di uccidersi nella Grazia e il ladrocinio di derubarsi del Cielo.
  Perché allora lo ha creato? Certo molti se lo chiedono. Avreste preferito non essere? Non merita, anche per se stessa, pur così povera e ignuda, e fatta aspra dalla vostra cattiveria, di esser vissuta, questa giornata, per conoscere e ammirare l'infinito Bello che la mano di Dio ha seminato nell'universo?
  Per chi avrebbe fatto questi astri e pianeti che scorrono come saette e frecce, rigando l'arco del firmamento, o vanno, e paiono lenti, vanno maestosi nella loro corsa di bolidi, regalandovi luci e stagioni e dandovi, eterni, immutabili e pur mutabili sempre, una nuova pagina da leggere sull'azzurro, ogni sera, ogni mese, ogni anno, quasi volessero dirvi: "Dimenticate la carcere, lasciate le vostre stampe piene di cose oscure, putride, sporche, velenose, bugiarde, bestemmiatrici, corruttrici, e elevatevi, almeno con lo sguardo, nella illimitata libertà dei firmamenti, fatevi un'anima azzurra guardando tanto sereno, fatevi una riserva di luce da portare nella vostra carcere buia, leggete la parola che noi scriviamo cantando il nostro coro siderale, più armonioso di quello tratto da organo di cattedrale, la parola che noi scriviamo splendendo, la parola che noi scriviamo amando, poiché sempre abbiamo presente Colui che ci dette la gioia d'essere, e lo amiamo per averci dato questo essere, questo splendere, questo scorrere, questo esser liberi e belli in mezzo a questo azzurro soave oltre il quale vediamo un azzurro ancor più sublime, il Paradiso, e del quale compiamo la seconda parte del precetto d'amore amando voi, prossimo nostro universale, amandovi col darvi guida e luce, calore e bellezza. Leggete la parola che noi diciamo, ed è quella su cui regoliamo il nostro canto, il nostro splendere, il nostro ridere: Dio"?
 Per chi avrebbe fatto quel liquido azzurro, specchio al cielo, via alla terra, sorriso d'acque, voce di onde, parola anch'essa che con fruscii di seta smossa, con risatelle di fanciulle serene, con sospiri di vecchi che ricordano e piangono, con schiaffi di violento, e cozzi, e muggiti e boati, sempre parla e dice: "Dio"? Il mare è per voi, come lo sono il cielo e gli astri. E col mare i laghi e i fiumi, gli stagni e i ruscelli, e le sorgenti pure, che servono tutti a portarvi, a nutrirvi, a dissetarvi e mondarvi, e che vi servono, servendo il Creatore, senza uscire a sommergervi come meritate.
  Per chi avrebbe fatto tutte le innumerabili famiglie degli animali, che sono fiori che volano cantando, che sono servi che corrono, che lavorano, che nutrono, che ricreano voi: i re?
  Per chi avrebbe fatto tutte le innumerabili famiglie delle piante, e dei fiori che paiono farfalle, che paiono gemme e immoti uccellini, dei frutti che paiono monili o scrigni di gemme, che son tappeto ai vostri piedi, riparo alle vostre teste, svago, utile, gioia alla mente, alle membra, alla vista e all'olfatto?
  Per chi avrebbe fatto i minerali fra le viscere del suolo e i sali disciolti in algide o bollenti sorgive, gli zolfi, gli iodi, i bromi, se non perché li godesse uno che non fosse Dio ma figlio di Dio? Uno: l'uomo.
  Alla gioia di Dio, al bisogno di Dio nulla occorreva. Egli si basta a Se stesso. Non ha che contemplarsi per bearsi, nutrirsi, vivere e riposarsi. Tutto il creato non ha aumentato di un atomo la sua infinità in gioia, bellezza, vita, potenza. Ma tutto l'ha fatto per la creatura che ha voluto mettere re nell'opera da Lui fatta: l'uomo.
  Per vedere tant'opera di Dio e per riconoscenza alla sua potenza che ve la dona, merita di vivere. E di esser viventi dovete esser grati. L'avreste dovuto anche se non foste stati redenti altro che alla fine dei secoli, perché, nonostante siate stati nei Primi, e lo siate tuttora singolarmente, prevaricatori, superbi, lussuriosi, omicidi, Dio vi concede ancora di godere del bello dell'universo, del buono dell'universo, e vi tratta come foste dei buoni, dei figli buoni a cui tutto è insegnato e concesso per rendere loro più dolce e sana la vita. Quanto sapete, lo sapete per lume di Dio. Quanto scoprite, lo scoprite per indicazione di Dio. Nel Bene. Le altre cognizioni e scoperte, che portano segno di male, vengono dal Male supremo: Satana.

 11La Mente suprema, che nulla ignora, prima che l'uomo fosse sapeva che l'uomo sarebbe stato di se stesso ladro e omicida. E poiché la Bontà eterna non ha limiti nel suo esser buona, prima che la Colpa fosse pensò il mezzo per annullare la Colpa. Il mezzo: Io. Lo strumento per fare del mezzo uno strumento operante: Maria. E la Vergine fu creata nel Pensiero sublime di Dio.

 12Tutte le cose sono state create per Me, Figlio diletto del Padre. Io-Re avrei dovuto avere sotto il mio piede di Re divino tappeti e gioielli quale nessuna reggia ne ebbe, e canti e voci, e servi e ministri intorno al mio essere quanti nessun sovrano ne ebbe, e fiori e gemme, tutto il sublime, il grandioso, il gentile, il minuto è possibile trarre dal Pensiero di un Dio.
  Ma Io dovevo esser Carne oltre che Spirito. Carne per salvare la carne. Carne per sublimare la carne, portandola in Cielo molti secoli avanti l'ora. Perché la carne abitata dallo spirito è il capolavoro di Dio, e per essa era stato fatto il Cielo. Per esser Carne avevo bisogno di una Madre. Per esser Dio avevo bisogno che il Padre fosse Dio.
  Ecco allora Dio crearsi la Sposa e dirle: "Vieni meco. Al mio fianco vedi quanto Io faccio per il Figlio nostro. Guarda e giubila, eterna Vergine, Fanciulla eterna, ed il tuo riso empia questo empireo e dia agli angeli la nota iniziale, al Paradiso insegni l'armonia celeste. Io ti guardo. E ti vedo quale sarai, o Donna immacolata che ora sei solo spirito: lo spirito in cui Io mi beo. Io ti guardo e dò l'azzurro del tuo sguardo al mare e al firmamento, il colore dei tuoi capelli al grano santo, il candore al giglio e il roseo alla rosa come è la tua epidermide di seta, copio le perle dai tuoi denti minuti, faccio le dolci fragole guardando la tua bocca, agli usignoli metto in gola le tue note e alle tortore il tuo pianto. E leggendo i tuoi futuri pensieri, udendo i palpiti del tuo cuore, Io ho il motivo di guida nel creare. Vieni, mia Gioia, abbiti i mondi per trastullo sinché mi sarai luce danzante nel Pensiero, i mondi per tuo riso, abbiti i serti di stelle e le collane d'astri, mettiti la luna sotto i piedi gentili, fàsciati nella sciarpa stellare di Galatea. Sono per te le stelle ed i pianeti. Vieni e godi vedendo i fiori, che saranno giuoco al tuo Bambino e guanciale al Figlio del tuo seno. Vieni e vedi creare le pecore e gli agnelli, le aquile e le colombe. Siimi presso mentre faccio le coppe dei mari e dei fiumi e alzo le montagne e le dipingo di neve e di selve, mentre semino le biade e gli alberi e le viti, e faccio l'ulivo per te, mia Pacifica, e la vite per te, mio Tralcio che porterai il Grappolo eucaristico. Scorri, vola, giubila, o mia Bella, e il mondo universo, che si crea d'ora in ora, impari ad amarmi da te, Amorosa, e si faccia più bello per il tuo riso, Madre del mio Figlio, Regina del mio Paradiso, Amore del tuo Dio". E ancora, vedendo l'Errore e mirando la Senza Errore: "Vieni a Me, tu che cancelli l'amarezza della disubbidienza umana, della fornicazione umana con Satana, e dell'umana ingratitudine. Io prenderò con te la rivincita su Satana".

 13Dio, Padre Creatore, aveva creato l'uomo e la donna con una legge d'amore tanto perfetta che voi non ne potete più nemmeno comprendere le perfezioni. E vi smarrite nel pensare a come sarebbe venuta la specie se l'uomo non l'avesse ottenuta con l'insegnamento di Satana.
  Guardate le piante da frutto e da seme. Ottengono seme e frutto mediante fornicazione, mediante una fecondazione su cento coniugi? No. Dal fiore maschio esce il polline e, guidato da un complesso di leggi meteoriche e magnetiche, va all'ovario del fiore femmina. Questo si apre e lo riceve e produce. Non si sporca e lo rifiuta poi, come voi fate, per gustare il giorno dopo la stessa sensazione. Produce, e sino alla nuova stagione non si infiora, e quando s'infiora è per riprodurre.
  Guardate gli animali. Tutti. Avete mai visto un animale maschio ed uno femmina andare l'un verso l'altro per sterile abbraccio e lascivo commercio? No. Da vicino o da lontano, volando, strisciando, balzando o correndo, essi vanno, quando è l'ora, al rito fecondativo, né vi si sottraggono fermandosi al godimento, ma vanno oltre, alle conseguenze serie e sante della prole, unico scopo che nell'uomo, semidio per l'origine di Grazia che Io ho resa intera, dovrebbe fare accettare l'animalità dell'atto, necessario da quando siete discesi di un grado verso l'animale.
  Voi non fate come le piante e gli animali. Voi avete avuto a maestro Satana, lo avete voluto a maestro e lo volete. E le opere che fate sono degne del maestro che avete voluto. Ma, se foste stati fedeli a Dio, avreste avuto la gioia dei figli, santamente, senza dolore, senza spossarvi in copule oscene, indegne, che ignorano anche le bestie, le bestie senz'anima ragionevole e spi­rituale.
  All'uomo e alla donna, depravati da Satana, Dio volle opporre l'Uomo nato da Donna soprasublimata da Dio, al punto di generare senza aver conosciuto uomo: Fiore che genera Fiore senza bisogno di seme, ma per unico bacio del Sole sul calice inviolato del Giglio-Maria.

 14La rivincita di Dio!
  Fischia, o Satana, il tuo livore mentre Ella nasce. Questa Pargola ti ha vinto! Prima che tu fossi il Ribelle, il Tortuoso, il Corruttore, eri già il Vinto, e Lei è la tua Vincitrice. Mille eserciti schierati nulla possono contro la tua potenza, cadono le armi degli uomini contro le tue scaglie, o Perenne, e non vi è vento che valga a disperdere il lezzo del tuo fiato. Eppure questo calcagno d'infante, che è tanto roseo da parere l'interno di una camelia rosata, che è tanto liscio e morbido che la seta è aspra al paragone, che è tanto piccino che potrebbe entrare nel calice di un tulipano e farsi di quel raso vegetale una scarpina, ecco che ti preme senza paura, ecco che ti confina nel tuo antro. Eppure ecco che il suo vagito ti fa volgere in fuga, tu che non hai paura degli eserciti, e il suo alito purifica il mondo dal tuo fetore. Sei vinto. Il suo nome, il suo sguardo, la sua purezza sono lancia, folgore e pietrone che ti trafiggono, che ti abbattono, che ti imprigionano nella tua tana d'Inferno, o Maledetto, che hai tolto a Dio la gioia d'esser Padre di tutti gli uomini creati!
  Inutilmente ormai li hai corrotti, questi che erano stati creati innocenti, portandoli a conoscere e a concepire attraverso a sinuosità di lussuria, privando Dio, nella creatura sua diletta, di essere l'elargitore dei figli secondo regole che, se fossero state rispettate, avrebbero mantenuto sulla Terra un equilibrio fra i sessi e le razze, atto ad evitare guerre fra popoli e sventure fra famiglie.
  Ubbidendo, avrebbero pur conosciuto l'amore. Anzi, solo ubbidendo avrebbero conosciuto l'amore e l'avrebbero avuto. Un possesso pieno e tranquillo di questa emanazione di Dio, che dal soprannaturale scende all'inferiore, perché anche la carne ne giubili santamente, essa che è congiunta allo spirito e creata dallo Stesso che le creò lo spirito.
  Ora il vostro amore, o uomini, i vostri amori, che sono? O libidine vestita da amore. O paura insanabile di perdere l'amore del coniuge per libidine sua e di altri. Non siete mai più sicuri del possesso del cuore dello sposo o della sposa, da quando libidine è nel mondo. E tremate e piangete e divenite folli di gelosia, assassini talora per vendicare un tradimento, disperati talaltra, abulici in certi casi, dementi in altri.
  Ecco che hai fatto, Satana, ai figli di Dio. Questi, che hai corrotti, avrebbero conosciuto la gioia di aver figli senza avere il dolore, la gioia d'esser nati senza paura del morire. Ma ora sei vinto in una Donna e per la Donna. D'ora innanzi chi l'amerà tornerà ad esser di Dio, superando le tue tentazioni per poter guardare la sua immacolata purezza. D'ora innanzi, non potendo concepire senza dolore, le madri avranno Lei per conforto. D'ora innanzi l'avranno le spose a guida e i morenti a madre, per cui dolce sarà il morire su quel seno che è scudo contro te, Maledetto, e contro il giudizio di Dio.
  Maria, piccola voce, hai visto la nascita del Figlio della Vergine e la nascita al Cielo della Vergine. Hai visto perciò che ai senza colpa è sconosciuta la pena del dare alla vita e la pena del darsi alla morte. Ma se alla superinnocente Madre di Dio fu riserbata la perfezione dei celesti doni, a tutti, che nei Primi fossero rimasti innocenti e figli di Dio, sarebbe venuto il generare senza doglie, come era giusto per aver saputo congiungersi e concepire senza lussuria, e il morire senza affanno.
  La sublime rivincita di Dio sulla vendetta di Satana è stata il portare la perfezione della creatura diletta ad una superperfezione, che annullassealmeno in una ogni ricordo di umanità, suscettibile al veleno di Satana, per cui non da casto abbraccio d'uomo ma da divino amplesso, che fa trascolorare lo spirito nell'estasi del Fuoco, sarebbe venuto il Figlio.

 15La Verginità della Vergine!…
  Vieni. Medita questa verginità profonda, che dà nel contemplarla vertigini d'abisso! Cosa è la povera verginità forzata della donna che nessun uomo ha sposato? Meno che nulla. Cosa la verginità di quella che volle esser vergine per esser di Dio, ma sa esserlo solo nel corpo e non nello spirito, nel quale lascia entrare tanti estranei pensieri, e carezza e accetta carezze di umani pensieri? Comincia ad essere una larva di verginità. Ma ben poco ancora. Cosa è la verginità di una claustrata che vive solo di Dio? Molto. Ma sempre non è perfetta verginità rispetto a quella della Madre mia.
  Un coniugio vi è sempre stato, anche nel più santo. Quello di origine fra lo spirito e la Colpa. Quello che solo il Battesimo scioglie. Scioglie, ma, come di donna separata da morte dello sposo, non rende verginità totale quale era quella dei Primi avanti il Peccato. Una cicatrice resta e duole, facendo ricordare di sé, ed è sempre pronta a rifiorire in piaga, come certi morbi che periodicamente i loro virus acutizzano. Nella Vergine non vi è questo segno di disciolto coniugio con la Colpa. La sua anima appare bella e intatta come quando il Padre la pensò adunando in Lei tutte le grazie.
  È la Vergine. È l'Unica. È la Perfetta. È la Completa. Pensata tale. Generata tale. Rimasta tale. Incoronata tale. Eternamente tale. È la Vergine. È l'abisso della intangibilità, della purezza, della grazia, che si perde nell'Abisso da cui è scaturito: in Dio, Intangibilità, Purezza, Grazia perfettissime.
  Ecco la rivincita del Dio trino ed uno. Contro alle creature profanate Egli alza questa Stella di perfezione. Contro la curiosità malsana, questa Schiva, paga solo di amare Dio. Contro la scienza del male, questa sublime Ignorante. In Lei non è solo ignoranza dell'amore avvilito; non è solo ignoranza dell'amore che Dio aveva dato agli uomini sposi. Ma più ancora. In Lei è l'ignoranza dei fomiti, eredità del Peccato. In Lei vi è solo la sapienza gelida e incandescente dell'Amore divino. Fuoco che corazza di ghiaccio la carne, perché sia specchio trasparente all'altare dove un Dio si sposa con una Vergine, e non si avvilisce, perché la sua Perfezione abbraccia Quella che, come si conviene a sposa, è di solo un punto inferiore allo Sposo, a Lui soggetta perché Donna, ma senza macchia come Egli è».

 

Dal Libro di Azaria di Maria Valtorta

   Natività di Maria Ss. e tredicesima domenica dopo Pentecoste

   8 settembre 1946

   Natività della Beata Vergine Maria
   Introito. Sedulio: Salve, santa Madre, che hai dato alla luce il re, il quale governa il cielo e la terra per i secoli dei secoli. - Salmo 45 (44), 2.
   Orazione: Dispensa, te ne preghiamo o Signore, ai tuoi servi il dono della grazia celeste; e come il parto della beata Vergine fu loro principio di salvezza, così la solennità votiva della sua Natività apporti loro accrescimento di pace.
   Graduale: Tu sei benedetta e venerabile, o Vergine Maria, che senza alcuna offesa della purezza divenisti madre del Salvatore. O Vergine Madre di Dio, Colui che tutto l'universo non può contenere, fattosi uomo, si chiude nel tuo seno. Alleluia, alleluia. Tu sei felice, o sacra Vergine Maria, e degnissima di ogni lode, ché da te è nato il sole di giustizia Cristo Dio nostro. Alleluia.
   Vangelo: Matteo 1, 1-16.
   Offertorio: Tu sei beata, o Vergine Maria, che portasti il Creatore di tutti: generasti chi ti fece, e rimani Vergine in eterno.
   Segreta: Ci venga in soccorso, o Signore, l'umanità del tuo Unigenito, e come egli, nascendo dalla Vergine, non diminuì ma consacrò l'illibatezza della madre, così nella solennità della Natività di lei, spogliandoci Gesù Cristo Signor nostro dai nostri delitti, ti renda accetta la nostra offerta.
   Comunione: Beato il seno di Maria Vergine, che portò il Figlio dell'Eterno Padre.
   Dopocomunione: Abbiamo ricevuto, o Signore, i sacramenti votivi della celebrazione annuale; fa', te ne preghiamo, che ci procurino i rimedi per la vita temporale e per l'eterna.

   Tredicesima domenica dopo Pentecoste
   Introito: Salmo 74 (73), 1.19-20.23.
   Orazione: O Dio onnipotente ed eterno, aumenta in noi la fede, la speranza e la carità e, perché meritiamo di conseguire ciò che prometti, facci amare quanto comandi.
   <Epistola: Galati 3, 16-22.
   Graduale: Salmo 74 (73), 19-20.22; 90 (89), 1.
   Vangelo Luca 17, 11-19.
   Offertorio: Salmo 31 (30), 15-16.
   Segreta: Sii propizio, o Signore, verso il tuo popolo, lasciati placare dai doni, in modo che, placato da questa offerta, ci conceda il perdono e le grazie domandate.
   Comunione: Sapienza 16, 20.
   Dopocomunione: Dopo aver ricevuti i celesti sacramenti, concedici, te ne preghiamo o Signore, di far progressi nell'opera dell'eterna redenzione.


   Dice Azaria:
   «Della S. Messa propria di Maria Ss. Neonata io non parlerò. Te ne hanno già parlato il Ss. Signore Gesù e la Beatissima nostra Regina quando ti hanno fatto dono della Vita di Maria1. E io non ho altro da aggiungere perché Essi sono la Sapienza ed io un solo riflesso di Essa. Ma tanto per avere la gioia di parlare di Maria Ss. Regina nostra, ti voglio dire il significato profondo di una frase della Sapienza che si legge nella S. Messa del Nome di Maria.
   È detto, in quella frase: "Chi mi mangia avrà ancora fame, e chi mi beve avrà ancora sete". Frase in opposizione ai concetti detti più di una volta da Gesù Ss. parlando alla
   Samaritana e ai Giudei e discepoli: "...Chi beve l'acqua che Io gli darò non avrà più sete in eterno". "Io sono il Pane di vita; chi viene a Me non avrà mai più fame, e chi crede in Me non avrà mai più sete".
   È dunque così inferiore Maria al suo Divinissimo Figlio che il nutrirsi e dissetarsi di Lei non valga a levare fame e sete dello spirito pellegrino sulla Terra e anelante alla Casa del Padre e ai cibi che in essa si gustano? Oppure è tanto superiore - il che è supposizione impossibile - che mentre del Cristo, una volta saziati, non si ha più desiderio, per Lei il desiderio dura? Né l'una né l'altra cosa. Ma una terza, veramente sapienziale e senza menzogna.
   Ascolta. Maria è la preparazione di Gesù. Come certe bevande, date a chi è debole, disappetente, malato, nauseato da cibi e droghe o malattie diverse, servono a risuscitare forza, appetito, salute, desiderio di nutrimento; preparano, insomma, il ritorno dello stato fisico alla sanità e aiutano questo ritorno fino al ristabilimento perfetto, così Maria, Madre del Signore, è Quella che prepara lo spirito ad una unione vera e fruttuosa con Gesù.
   Ella, Genitrice universale, versa il suo latte di grazia sui suoi poveri figli peccatori, deboli, malati, paurosi, nauseati, stanchi. Da una Madre è sempre dolce avere conforto e cure. E li irrobustisce, dà loro un sano appetito, una volontà di più perfetto Cibo, di quel Cibo che è in Lei, una sola cosa con Lei: il suo Gesù.
   Oh! la Regina nostra è il perfetto Ciborio. Sempre il Pane di Vita e la Grazia è in Lei, e non vi giungete, voi uomini, a quel Pane e a quella Fonte di Grazia altro che andando a Lei.
   Ecco perché di Lei è giusto dire: "Chi mi mangia avrà ancora fame e chi mi beve avrà ancora sete", mentre di Gesù Ss. si legge che chi di Lui si pasce e disseta non conoscerà più fame né sete. Maria è la santa Necessità. Gesù è il Compimento. Ella prepara. Egli completa. Ella mantiene la fame e la sete e l'aumenta, per portarvi, con la dolcezza dei suoi santi sapori, al sempre più vivo e rinnovato desiderio di vivere di Cristo.
   È l'Eva vera, la radice e l'Albero dei Viventi. Il Padre l'ha creata, l'Amore l'ha fecondata, e dal suo midollo è venuta la linfa di Grazia che vi ha dato il Frutto che è la Grazia stessa.
   Le sue verginali, immacolate radici, non hanno lasciato la zolla natìa: il seno splendente della Triade Ss. Le auree del Paradiso l'hanno sempre baciata. Vero Albero di Vita, Ella tende i suoi rami, carichi del Frutto del suo Seno, perché voi ne mangiate. Ora chi mai non va all'albero per cogliere i frutti? E non vi torna quando i frutti sono soavi? Nessuno, a meno che non sia stolto. Così voi pure andateci, o spiriti cristiani, e mangiate e bevete di Maria per giungere al santo appetito di Gesù che, a voi comunicandosi, vi dia la Vita Eterna.

   Che Dio abbia riguardo al patto fatto con l'Umanità lo mostra la stessa Nascita di Maria. Il primo suono di esso viene dall'Eden, minacciosa parola rivolta al più astuto dei creati: "Io porrò inimicizia fra te e la donna... Essa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno". Il secondo ad Abramo, e ad Isacco in Abramo. E il patto si compie quando da Maria nasce il Redentore e, dopo breve vita, sale sulla Croce per salvare le anime dei poveri di Dio, i figli in disgrazia per il Peccato, ed in esilio.
   Dio mantiene sempre le sue promesse. Non è sempre sollecito nell'operare. Gli uomini vorrebbero attese meno lunghe. Ma Egli opera sempre al giusto momento. Una grande fede, un'assoluta speranza, un'ardente carità, sono necessarie per giungere ad accettare questo pensiero. Ma beati quelli che sotto la grandine del dolore, davanti alla constatazione degli eventi umani, sanno dire e credere fermamente che Dio interverrà al momento giusto.
   Lasciate i "perché" senza altro frutto fuor che quello di stancarvi la mente e avvelenarvi l'anima desolandola, inasprendola, sconfortandola, facendola timorosa, di un timore non buono, verso il suo Dio. Fidatevi e affidatevi. La giustizia umana, anche più giusta e severa, è sempre manchevole rispetto alla giustizia divina, che non ha fretta, che sembra che lasci fare, ma che non perde, per un attimo, di vista gli uomini e le loro azioni.
   Cercate voi, veri figli buoni, di ubbidire sempre al comando che ebbe Abramo dall'Altissimo: "Cammina alla mia presenza e sii perfetto", e poi lasciate fare al vostro Dio. Contro le pecorelle di Dio non infuria il furore divino, anche se rumore di fulmini scroscia sul loro capo. Alle pecorelle molte volte si mescolano i lupi e i capri, e i fulmini sono per loro, non per le pecorelle. Altri fulmini scocca, nella mischia della vita, il perpetuo e invidioso scimmiottatore di Dio: Satana. E questi sono contro le pecorelle che ne restano anche ferite. Ma non è ferita mortale. La loro veste si impreziosisce con i rubini del loro dolore e le perle del loro pianto e sono più degne della splendente dimora del Cielo.
   Abbiate questa fede nella giustizia di Dio e nelle sue promesse, così come la ebbe il patriarca Abramo. Vedete? La fede nelle promesse di Dio è un incentivo a vita perfetta più ancora che la Legge. Tanto che, molto prima che la Legge venisse data agli uomini, Dio dette ad Abramo, e alla progenie di popoli che sarebbe venuta da lui, la promessa, perché in essa i popoli trovassero il motivo di camminare alla presenza di Dio per meritare il compimento della promessa.
   L'infinita Misericordia di Dio, sempre misericordia anche nel tempo del rigore, dette poi la Legge, vedendo che il veleno di Satana tanto agiva da rendere difficoltoso agli uomini il camminare con perfezione al cospetto di Dio.
   Come bambini, deficienti per nascita o per malattia, i quali hanno bisogno continuo di una sorveglianza, di un istitutore che dica: "Fa' questo, non fare quello", gli uomini, prima del tempo della Grazia, vennero muniti da Dio di un codice minuzioso perché sapessero vivere da giusti e graditi al loro Signore. E nel suo ufficio di custode e di preparatrice delle anime dura sino al momento che la Promessa diviene realtà con la venuta del Vivente a vincere la Morte e il peccato.
   Bene dice l'Apostolo: "Se la Legge fosse di suo stata 'Vita', allora sì che sarebbe venuta la giustizia". Ma la Legge non era che preparazione alla Vita. La Grazia mancava, durava il Peccato, e perciò non la Legge ma la Promessa ha provocato la Vita, il Cristo Gesù venuto a rendere la Grazia, a cancellare il Peccato, per dare i mezzi per resistere alle concupiscenze per mezzo della Legge nuova, la Sua, basata sull'amore, resa facile dall'amore reciproco, dai meriti di Gesù, dai Sacramenti, dall'unione, per il Corpo mistico, col Santo, il Vittorioso, l'Immortale.
   Dio mantiene sempre le sue promesse. Sia questa la lezione e la forza che ti comunica la S. Messa della tredicesima domenica dopo Pentecoste.
   Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo».

 
   1 Vita di Maria, di cui sono narrati il concepimento, la nascita e l'infanzia nei primi otto capitoli dell'opera L'Evangelo 

come mi è stato rivelato. La sua natività è descritta nel capitolo 5.

Ave Maria, Madre di Dio e nostra, noi ci affidiamo a Te!

lunedì 7 settembre 2020

Nono giorno della Novena al Cuore Immacolato della B. V. Maria : Visione e comprensione di quello che è il Cuore Immacolato di Maria.

 

Pubblicato il 07/09/2020

Nono giorno della Novena al Cuore Immacolato della B. V. Maria

  

CONSACRAZIONE AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA

   O Immacolata, Regina del Cielo e della terra, rifugio dei peccatori e Madre nostra amorosissima, cui Dio volle affidare l'intera economia della misericordia, io, indegno peccatore, mi prostro ai tuoi piedi, supplicandoti umilmente di volermi accettare tutto e completamente come cosa e proprietà tua, e di fare ciò che ti piace di me e di tutte le facoltà della mia anima e del mio corpo, di tutta la mia vita, morte e eternità.

   Disponi pure, se vuoi, di tutto me stesso, senza alcuna riserva, per compiere ciò che è stato detto di te: "Ella ti schiaccerà il capo" come pure: "Tu sola hai distrutto tutte le eresie del mondo intero" affinché nelle tue mani immacolate e misericordiosissime io divenga uno strumento utile per innestare e incrementare il più fortemente possibile la tua gloria in tante anime smarrite e indifferenti e per estendere in tal modo, quanto più è possibile, il benedetto regno del Santissimo Cuore di Gesù.
   Dove tu entri, infatti, ottieni la grazia della conversione e santificazione, poiché ogni grazia scorre, attraverso le tue mani, dal Cuore dolcissimo di Gesù fino a noi.
   Concedimi di lodarti, o Vergine santissima, Dammi forza contro i tuoi nemici. Amen.

   (San Massimiliano M. Kolbe)

    Pater, 7 Ave, Magnificat
  
    Ave Maria, noi ci consacriamo al tuo Cuore Immacolato e ci affidiamo a Te

 

Dai Quaderni, 16 maggio 1947

   Ore 21,30, 

   Ho la visione e la comprensione di quello che è il Cuore Immacolato di Maria.
   Visione: uno splendidissimo cuore simile a una raggiante luna, simile a luminosa perla dalla luce lunare. Siamo soliti a vedere il Cuor di Gesù emanante raggi d'oro, fiamme d'oro. Una raggiera intorno al suo rosso Cuore. Ma questo di Maria è tutto luce. Una paradisiaca luce! Più bianca di Ostia raggiante in un ostensorio! Più luminoso di luna splendente in tersissimo cielo! Più vago di enorme perla! Tutto luce! Che bellezza!… Splende là, al centro del petto purissimo… Un candore che brilla nel candore del corpo glorificato di Maria Ss. di Fatima. E per essere splendore che supera lo splendore purissimo di tutta la Vergine, pensi ognuno quale splendore deve essere…
 
   E lo Spirito Santo mi dà questa lezione e comprendo:
   «Da quel Cuore vennero le stille per formare il Cuore all'incarnato Verbo. Da quale candore doveva venire quel sangue necessario a formare l'embrione umano del Ss. Figlio di Dio! Sangue purissimo da purissima sorgente. Candore che sgorga da fonte immacolata per circondare di candore l'anima creata al Verbo, concepito dall'Amore col Candore. Sui palpiti di stella purissima di questo Cuore, Delizia mia, si è informato il pulsare del Cuor divino. Pensa tu quale perfezione totale di sentimenti e di movimenti avrà avuto questo Cuore immacolato sul ritmo del quale – ritmo di palpiti fisici, ritmo di palpiti morali, ritmo di palpiti spirituali – si formò ad esser Cuore d'Uomo-Dio il cuore del Figlio concepito dalla Vergine.
   Guarda, guarda, béati. Non c'è luce più bella in Paradiso, dopo la nostra, di questa. E non c'è luce più dolce. Non c'è. Noi, i Tre gloriosi, troviamo in questa luce la gioia nostra. I beati la loro. Gli angeli la loro. Il Paradiso splende di questa luce dell'immacolato Cuore di Maria nostra. Quella luce che tu dici indescrivibile, ed è voce e letizia del Paradiso, promana da questo Seno, da questo Cuore dell'eterna Vergine. Volesse l'uomo che si spandesse sulla Terra! Sarebbe la seconda redenzione, il secondo perdono… la finale salvezza! Oh! il perdono del mondo! Il perdono al mondo per Maria! Ma il mondo respinge la Madre che lo partorirebbe alla pace.
   Ama, ama per tutto il mondo. E la luce del Cuor di Maria ti penetrerà della gioia che fa Noi stessi beati.»
   Mi letifico guardando il raggiante Cuore-Ostia di Maria Immacolata, dalla luce intensa e soavissima di perla accesa…

AMDG et DVM