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mercoledì 9 settembre 2020

Nell'azzurro paradisiaco della contemplazione della Verginità di Maria.

 


27 agosto 1944 


  7Dice Gesù:

   «Sorgi e ti affretta, piccola amica. Ho ardente desiderio di portarti con Me nell'azzurro paradisiaco della contemplazione della Verginità di Maria. Ne uscirai con l'anima fresca come fossi tu pure testé creata dal Padre, una piccola Eva che ancora non conosce carne. Ne uscirai con lo spirito pieno di luce, perché ti tufferai nella contemplazione del capolavoro di Dio. Ne uscirai con tutto il tuo essere saturo d'amore, perché avrai compreso come sappia amare Dio. Parlare del concepimento di Maria, la Senza Macchia, vuol dire tuffarsi nell'azzurro, nella luce, nell'amore.

   8Vieni e leggi le glorie di Lei nel Libro dell'Avo (Prv 8,22-31)

  "Dio mi possedette all'inizio delle sue opere, fin dal principio, avanti la creazione. Ab aeterno fui stabilita, al principio, avanti che fosse fatta la terra, non erano ancora gli abissi ed io ero già concepita. Non ancora le sorgenti dell'acque rigurgitavano ed i monti s'erano eretti nella loro grave mole, né le colline eran monili al sole, che io ero partorita. Dio non aveva ancora fatto la terra, i fiumi e i cardini del mondo, ed io ero. Quando preparava i cieli io ero presente, quando con legge immutabile chiuse sotto la volta l'abisso, quando rese stabile in alto la volta celeste e vi sospese le fonti delle acque, quando fissava al mare i suoi confini e dava leggi alle acque, quando dava legge alle acque di non passare il loro termine, quando gettava i fondamenti della terra, io ero con Lui a ordinare tutte le cose. Sempre nella gioia scherzavo dinanzi a Lui continuamente, scherzavo nell'universo...".

   Le avete applicate alla Sapienza, ma parlan di Lei: la bella Madre, la santa Madre, la vergine Madre della Sapienza che Io sono che ti parlo.


  9Ho voluto che tu scrivessi il primo verso di questo inno in capo al libro che parla di Lei, perché fosse confessata e nota la consolazione e la gioia di Dio; la ragione della sua costante, perfetta, intima letizia di questo Dio uno e trino, che vi regge e ama e che dall'uomo ebbe tante ragioni di tristezza; la ragione per cui perpetuò la razza anche quando, alla prima prova, s'era meritata d'esser distrutta; la ragione del perdono che avete avuto.


  Aver Maria che lo amasse. Oh! ben meritava creare l'uomo, e lasciarlo vivere, e decretare di perdonarlo, per avere la Vergine bella, la Vergine santa, la Vergine immacolata, la Vergine innamorata, la Figlia diletta, la Madre purissima, la Sposa amorosa! Tanto e più ancora vi ha dato e vi avrebbe dato Iddio pur di possedere la Creatura delle sue delizie, il Sole del suo sole, il Fiore del suo giardino. E tanto vi continua a dare per Lei, a richiesta di Lei, per la gioia di Lei, perché la sua gioia si riversa nella gioia di Dio e l'aumenta a bagliori che empiono di sfavillii la luce, la gran luce del Paradiso, ed ogni sfavillio è una grazia all'universo, alla razza dell'uomo, ai beati stessi, che rispondono con un loro sfavillante grido di alleluia ad ogni generazione di miracolo divino, creato dal desiderio del Dio trino di vedere lo sfavillante riso di gioia della Vergine.


 10Dio volle mettere un re nell'universo che Egli aveva creato dal nulla. Un re che, per natura della materia, fosse il primo tra tutte le creature create con materia e dotate di materia. Un re che, per natura dello spirito, fosse poco men che divino, fuso alla Grazia come era nella sua innocente prima giornata. Ma la Mente suprema, a cui sono noti tutti gli avvenimenti più lontani nei secoli, la cui vista vede incessantemente tutto quanto era, è, e sarà; e che, mentre contempla il passato e osserva il presente, ecco che sprofonda lo sguardo nell'ultimo futuro e non ignora come sarà il morire dell'ultimo uomo, senza confusione né discontinuità, non ha mai ignorato che il re da Lui creato per esser semidivino al suo fianco in Cielo, erede del Padre, giunto adulto al suo Regno dopo aver vissuto nella casa della madre — la terra con cui fu fatto — durante la sua puerizia di pargolo dell'Eterno per la sua giornata sulla Terra, avrebbe commesso verso se stesso il delitto di uccidersi nella Grazia e il ladrocinio di derubarsi del Cielo.


  Perché allora lo ha creato? Certo molti se lo chiedono. Avreste preferito non essere? Non merita, anche per se stessa, pur così povera e ignuda, e fatta aspra dalla vostra cattiveria, di esser vissuta, questa giornata, per conoscere e ammirare l'infinito Bello che la mano di Dio ha seminato nell'universo?


  Per chi avrebbe fatto questi astri e pianeti che scorrono come saette e frecce, rigando l'arco del firmamento, o vanno, e paiono lenti, vanno maestosi nella loro corsa di bolidi, regalandovi luci e stagioni e dandovi, eterni, immutabili e pur mutabili sempre, una nuova pagina da leggere sull'azzurro, ogni sera, ogni mese, ogni anno, quasi volessero dirvi: "Dimenticate la carcere, lasciate le vostre stampe piene di cose oscure, putride, sporche, velenose, bugiarde, bestemmiatrici, corruttrici, e elevatevi, almeno con lo sguardo, nella illimitata libertà dei firmamenti, fatevi un'anima azzurra guardando tanto sereno, fatevi una riserva di luce da portare nella vostra carcere buia, leggete la parola che noi scriviamo cantando il nostro coro siderale, più armonioso di quello tratto da organo di cattedrale, la parola che noi scriviamo splendendo, la parola che noi scriviamo amando, poiché sempre abbiamo presente Colui che ci dette la gioia d'essere, e lo amiamo per averci dato questo essere, questo splendere, questo scorrere, questo esser liberi e belli in mezzo a questo azzurro soave oltre il quale vediamo un azzurro ancor più sublime, il Paradiso, e del quale compiamo la seconda parte del precetto d'amore amando voi, prossimo nostro universale, amandovi col darvi guida e luce, calore e bellezza. Leggete la parola che noi diciamo, ed è quella su cui regoliamo il nostro canto, il nostro splendere, il nostro ridere: Dio"?


 Per chi avrebbe fatto quel liquido azzurro, specchio al cielo, via alla terra, sorriso d'acque, voce di onde, parola anch'essa che con fruscii di seta smossa, con risatelle di fanciulle serene, con sospiri di vecchi che ricordano e piangono, con schiaffi di violento, e cozzi, e muggiti e boati, sempre parla e dice: "Dio"? Il mare è per voi, come lo sono il cielo e gli astri. E col mare i laghi e i fiumi, gli stagni e i ruscelli, e le sorgenti pure, che servono tutti a portarvi, a nutrirvi, a dissetarvi e mondarvi, e che vi servono, servendo il Creatore, senza uscire a sommergervi come meritate.


  Per chi avrebbe fatto tutte le innumerabili famiglie degli animali, che sono fiori che volano cantando, che sono servi che corrono, che lavorano, che nutrono, che ricreano voi: i re?
  Per chi avrebbe fatto tutte le innumerabili famiglie delle piante, e dei fiori che paiono farfalle, che paiono gemme e immoti uccellini, dei frutti che paiono monili o scrigni di gemme, che son tappeto ai vostri piedi, riparo alle vostre teste, svago, utile, gioia alla mente, alle membra, alla vista e all'olfatto?


  Per chi avrebbe fatto i minerali fra le viscere del suolo e i sali disciolti in algide o bollenti sorgive, gli zolfi, gli iodi, i bromi, se non perché li godesse uno che non fosse Dio ma figlio di Dio? Uno: l'uomo.


  Alla gioia di Dio, al bisogno di Dio nulla occorreva. Egli si basta a Se stesso. Non ha che contemplarsi per bearsi, nutrirsi, vivere e riposarsi. Tutto il creato non ha aumentato di un atomo la sua infinità in gioia, bellezza, vita, potenza. Ma tutto l'ha fatto per la creatura che ha voluto mettere re nell'opera da Lui fatta: l'uomo.


  Per vedere tant'opera di Dio e per riconoscenza alla sua potenza che ve la dona, merita di vivere. E di esser viventi dovete esser grati. L'avreste dovuto anche se non foste stati redenti altro che alla fine dei secoli, perché, nonostante siate stati nei Primi, e lo siate tuttora singolarmente, prevaricatori, superbi, lussuriosi, omicidi, Dio vi concede ancora di godere del bello dell'universo, del buono dell'universo, e vi tratta come foste dei buoni, dei figli buoni a cui tutto è insegnato e concesso per rendere loro più dolce e sana la vita. Quanto sapete, lo sapete per lume di Dio. Quanto scoprite, lo scoprite per indicazione di Dio. Nel Bene. Le altre cognizioni e scoperte, che portano segno di male, vengono dal Male supremo: Satana.


 11La Mente suprema, che nulla ignora, prima che l'uomo fosse sapeva che l'uomo sarebbe stato di se stesso ladro e omicida. E poiché la Bontà eterna non ha limiti nel suo esser buona, prima che la Colpa fosse pensò il mezzo per annullare la Colpa. Il mezzo: Io. Lo strumento per fare del mezzo uno strumento operante: Maria. E la Vergine fu creata nel Pensiero sublime di Dio.


 12Tutte le cose sono state create per Me, Figlio diletto del Padre. Io-Re avrei dovuto avere sotto il mio piede di Re divino tappeti e gioielli quale nessuna reggia ne ebbe, e canti e voci, e servi e ministri intorno al mio essere quanti nessun sovrano ne ebbe, e fiori e gemme, tutto il sublime, il grandioso, il gentile, il minuto è possibile trarre dal Pensiero di un Dio.


  Ma Io dovevo esser Carne oltre che Spirito. Carne per salvare la carne. Carne per sublimare la carne, portandola in Cielo molti secoli avanti l'ora. Perché la carne abitata dallo spirito è il capolavoro di Dio, e per essa era stato fatto il Cielo. Per esser Carne avevo bisogno di una Madre. Per esser Dio avevo bisogno che il Padre fosse Dio.
  Ecco allora Dio crearsi la Sposa e dirle: "Vieni meco. Al mio fianco vedi quanto Io faccio per il Figlio nostro. Guarda e giubila, eterna Vergine, Fanciulla eterna, ed il tuo riso empia questo empireo e dia agli angeli la nota iniziale, al Paradiso insegni l'armonia celeste. Io ti guardo. E ti vedo quale sarai, o Donna immacolata che ora sei solo spirito: lo spirito in cui Io mi beo. Io ti guardo e dò l'azzurro del tuo sguardo al mare e al firmamento, il colore dei tuoi capelli al grano santo, il candore al giglio e il roseo alla rosa come è la tua epidermide di seta, copio le perle dai tuoi denti minuti, faccio le dolci fragole guardando la tua bocca, agli usignoli metto in gola le tue note e alle tortore il tuo pianto. E leggendo i tuoi futuri pensieri, udendo i palpiti del tuo cuore, Io ho il motivo di guida nel creare. Vieni, mia Gioia, abbiti i mondi per trastullo sinché mi sarai luce danzante nel Pensiero, i mondi per tuo riso, abbiti i serti di stelle e le collane d'astri, mettiti la luna sotto i piedi gentili, fàsciati nella sciarpa stellare di Galatea. Sono per te le stelle ed i pianeti. Vieni e godi vedendo i fiori, che saranno giuoco al tuo Bambino e guanciale al Figlio del tuo seno. Vieni e vedi creare le pecore e gli agnelli, le aquile e le colombe. Siimi presso mentre faccio le coppe dei mari e dei fiumi e alzo le montagne e le dipingo di neve e di selve, mentre semino le biade e gli alberi e le viti, e faccio l'ulivo per te, mia Pacifica, e la vite per te, mio Tralcio che porterai il Grappolo eucaristico. Scorri, vola, giubila, o mia Bella, e il mondo universo, che si crea d'ora in ora, impari ad amarmi da te, Amorosa, e si faccia più bello per il tuo riso, Madre del mio Figlio, Regina del mio Paradiso, Amore del tuo Dio". E ancora, vedendo l'Errore e mirando la Senza Errore: "Vieni a Me, tu che cancelli l'amarezza della disubbidienza umana, della fornicazione umana con Satana, e dell'umana ingratitudine. Io prenderò con te la rivincita su Satana".


 13Dio, Padre Creatore, aveva creato l'uomo e la donna con una legge d'amore tanto perfetta che voi non ne potete più nemmeno comprendere le perfezioni. E vi smarrite nel pensare a come sarebbe venuta la specie se l'uomo non l'avesse ottenuta con l'insegnamento di Satana.
  Guardate le piante da frutto e da seme. Ottengono seme e frutto mediante fornicazione, mediante una fecondazione su cento coniugi? No. Dal fiore maschio esce il polline e, guidato da un complesso di leggi meteoriche e magnetiche, va all'ovario del fiore femmina. Questo si apre e lo riceve e produce. Non si sporca e lo rifiuta poi, come voi fate, per gustare il giorno dopo la stessa sensazione. Produce, e sino alla nuova stagione non si infiora, e quando s'infiora è per riprodurre.


  Guardate gli animali. Tutti. Avete mai visto un animale maschio ed uno femmina andare l'un verso l'altro per sterile abbraccio e lascivo commercio? No. Da vicino o da lontano, volando, strisciando, balzando o correndo, essi vanno, quando è l'ora, al rito fecondativo, né vi si sottraggono fermandosi al godimento, ma vanno oltre, alle conseguenze serie e sante della prole, unico scopo che nell'uomo, semidio per l'origine di Grazia che Io ho resa intera, dovrebbe fare accettare l'animalità dell'atto, necessario da quando siete discesi di un grado verso l'animale.


  Voi non fate come le piante e gli animali. Voi avete avuto a maestro Satana, lo avete voluto a maestro e lo volete. E le opere che fate sono degne del maestro che avete voluto. Ma, se foste stati fedeli a Dio, avreste avuto la gioia dei figli, santamente, senza dolore, senza spossarvi in copule oscene, indegne, che ignorano anche le bestie, le bestie senz'anima ragionevole e spi­rituale.
  All'uomo e alla donna, depravati da Satana, Dio volle opporre l'Uomo nato da Donna soprasublimata da Dio, al punto di generare senza aver conosciuto uomo: Fiore che genera Fiore senza bisogno di seme, ma per unico bacio del Sole sul calice inviolato del Giglio-Maria.


 14La rivincita di Dio!
  Fischia, o Satana, il tuo livore mentre Ella nasce. Questa Pargola ti ha vinto! Prima che tu fossi il Ribelle, il Tortuoso, il Corruttore, eri già il Vinto, e Lei è la tua Vincitrice. 

Mille eserciti schierati nulla possono contro la tua potenza, cadono le armi degli uomini contro le tue scaglie, o Perenne, e non vi è vento che valga a disperdere il lezzo del tuo fiato. 

Eppure questo calcagno d'infante, che è tanto roseo da parere l'interno di una camelia rosata, che è tanto liscio e morbido che la seta è aspra al paragone, che è tanto piccino che potrebbe entrare nel calice di un tulipano e farsi di quel raso vegetale una scarpina, ecco che ti preme senza paura, ecco che ti confina nel tuo antro. 

Eppure ecco che il suo vagito ti fa volgere in fuga, tu che non hai paura degli eserciti, e il suo alito purifica il mondo dal tuo fetore. Sei vinto. Il suo nome, il suo sguardo, la sua purezza sono lancia, folgore e pietrone che ti trafiggono, che ti abbattono, che ti imprigionano nella tua tana d'Inferno, o Maledetto, che hai tolto a Dio la gioia d'esser Padre di tutti gli uomini creati!


  Inutilmente ormai li hai corrotti, questi che erano stati creati innocenti, portandoli a conoscere e a concepire attraverso a sinuosità di lussuria, privando Dio, nella creatura sua diletta, di essere l'elargitore dei figli secondo regole che, se fossero state rispettate, avrebbero mantenuto sulla Terra un equilibrio fra i sessi e le razze, atto ad evitare guerre fra popoli e sventure fra famiglie.


  Ubbidendo, avrebbero pur conosciuto l'amore. Anzi, solo ubbidendo avrebbero conosciuto l'amore e l'avrebbero avuto. Un possesso pieno e tranquillo di questa emanazione di Dio, che dal soprannaturale scende all'inferiore, perché anche la carne ne giubili santamente, essa che è congiunta allo spirito e creata dallo Stesso che le creò lo spirito.


  Ora il vostro amore, o uomini, i vostri amori, che sono? O libidine vestita da amore. O paura insanabile di perdere l'amore del coniuge per libidine sua e di altri. Non siete mai più sicuri del possesso del cuore dello sposo o della sposa, da quando libidine è nel mondo. E tremate e piangete e divenite folli di gelosia, assassini talora per vendicare un tradimento, disperati talaltra, abulici in certi casi, dementi in altri.


  Ecco che hai fatto, Satana, ai figli di Dio. Questi, che hai corrotti, avrebbero conosciuto la gioia di aver figli senza avere il dolore, la gioia d'esser nati senza paura del morire. Ma ora sei vinto in una Donna e per la Donna. D'ora innanzi chi l'amerà tornerà ad esser di Dio, superando le tue tentazioni per poter guardare la sua immacolata purezza. D'ora innanzi, non potendo concepire senza dolore, le madri avranno Lei per conforto. D'ora innanzi l'avranno le spose a guida e i morenti a madre, per cui dolce sarà il morire su quel seno che è scudo contro te, Maledetto, e contro il giudizio di Dio.


  Maria, piccola voce, hai visto la nascita del Figlio della Vergine e la nascita al Cielo della Vergine. Hai visto perciò che ai 
senza colpa è sconosciuta la pena del dare alla vita e la pena del darsi alla morte. Ma se alla superinnocente Madre di Dio fu riserbata la perfezione dei celesti doni, a tutti, che nei Primi fossero rimasti innocenti e figli di Dio, sarebbe venuto il generare senza doglie, come era giusto per aver saputo congiungersi e concepire senza lussuria, e il morire senza affanno.
  

    La sublime rivincita di Dio sulla vendetta di Satana è stata il portare la perfezione della creatura diletta ad una superperfezione, che annullasse almeno in una ogni ricordo di umanità, suscettibile al veleno di Satana, per cui non da casto abbraccio d'uomo ma da divino amplesso, che fa trascolorare lo spirito nell'estasi del Fuoco, sarebbe venuto il Figlio.

 

15La Verginità della Vergine!…
  Vieni. Medita questa verginità profonda, che dà nel contemplarla vertigini d'abisso! 

Cosa è la povera verginità forzata della donna che nessun uomo ha sposato? Meno che nulla. 

Cosa la verginità di quella che volle esser vergine per esser di Dio, ma sa esserlo solo nel corpo e non nello spirito, nel quale lascia entrare tanti estranei pensieri, e carezza e accetta carezze di umani pensieri? Comincia ad essere una larva di verginità. Ma ben poco ancora. 

Cosa è la verginità di una claustrata che vive solo di Dio? Molto. Ma sempre non è perfetta verginità rispetto a quella della Madre mia.


  Un coniugio vi è sempre stato, anche nel più santo. Quello di origine fra lo spirito e la Colpa. Quello che solo il Battesimo scioglie. Scioglie, ma, come di donna separata da morte dello sposo, non rende verginità totale quale era quella dei Primi avanti il Peccato. Una cicatrice resta e duole, facendo ricordare di sé, ed è sempre pronta a rifiorire in piaga, come certi morbi che periodicamente i loro virus acutizzano. Nella Vergine non vi è questo segno di disciolto coniugio con la Colpa. La sua anima appare bella e intatta come quando il Padre la pensò adunando in Lei tutte le grazie.

  È la Vergine. È l'Unica. È la Perfetta. È la Completa. Pensata tale. Generata tale. Rimasta tale. Incoronata tale. Eternamente tale. È la Vergine. È l'abisso della intangibilità, della purezza, della grazia, che si perde nell'Abisso da cui è scaturito: in Dio, Intangibilità, Purezza, Grazia perfettissime.


  Ecco la rivincita del Dio trino ed uno. Contro alle creature profanate Egli alza questa Stella di perfezione. Contro la curiosità malsana, questa Schiva, paga solo di amare Dio. Contro la scienza del male, questa sublime Ignorante. In Lei non è solo ignoranza dell'amore avvilito; non è solo ignoranza dell'amore che Dio aveva dato agli uomini sposi. Ma più ancora. In Lei è l'ignoranza dei fomiti, eredità del Peccato. In Lei vi è solo la sapienza gelida e incandescente dell'Amore divino. Fuoco che corazza di ghiaccio la carne, perché sia specchio trasparente all'altare dove un Dio si sposa con una Vergine, e non si avvilisce, perché la sua Perfezione abbraccia Quella che, come si conviene a sposa, è di solo un punto inferiore allo Sposo, a Lui soggetta perché Donna, ma senza macchia come Egli è».

 

Dal Libro di Azaria di Maria Valtorta

   Natività di Maria Ss. e tredicesima domenica dopo Pentecoste

   8 settembre 1946

   Natività della Beata Vergine Maria
   Introito. Sedulio: Salve, santa Madre, che hai dato alla luce il re, il quale governa il cielo e la terra per i secoli dei secoli. - Salmo 45 (44), 2.
   Orazione: Dispensa, te ne preghiamo o Signore, ai tuoi servi il dono della grazia celeste; e come il parto della beata Vergine fu loro principio di salvezza, così la solennità votiva della sua Natività apporti loro accrescimento di pace.
   Graduale: Tu sei benedetta e venerabile, o Vergine Maria, che senza alcuna offesa della purezza divenisti madre del Salvatore. O Vergine Madre di Dio, Colui che tutto l'universo non può contenere, fattosi uomo, si chiude nel tuo seno. Alleluia, alleluia. Tu sei felice, o sacra Vergine Maria, e degnissima di ogni lode, ché da te è nato il sole di giustizia Cristo Dio nostro. Alleluia.
   Vangelo: Matteo 1, 1-16.
   Offertorio: Tu sei beata, o Vergine Maria, che portasti il Creatore di tutti: generasti chi ti fece, e rimani Vergine in eterno.
   Segreta: Ci venga in soccorso, o Signore, l'umanità del tuo Unigenito, e come egli, nascendo dalla Vergine, non diminuì ma consacrò l'illibatezza della madre, così nella solennità della Natività di lei, spogliandoci Gesù Cristo Signor nostro dai nostri delitti, ti renda accetta la nostra offerta.
   Comunione: Beato il seno di Maria Vergine, che portò il Figlio dell'Eterno Padre.
   Dopocomunione: Abbiamo ricevuto, o Signore, i sacramenti votivi della celebrazione annuale; fa', te ne preghiamo, che ci procurino i rimedi per la vita temporale e per l'eterna.

   Tredicesima domenica dopo Pentecoste
   Introito: Salmo 74 (73), 1.19-20.23.
   Orazione: O Dio onnipotente ed eterno, aumenta in noi la fede, la speranza e la carità e, perché meritiamo di conseguire ciò che prometti, facci amare quanto comandi.
   <Epistola: Galati 3, 16-22.
   Graduale: Salmo 74 (73), 19-20.22; 90 (89), 1.
   Vangelo Luca 17, 11-19.
   Offertorio: Salmo 31 (30), 15-16.
   Segreta: Sii propizio, o Signore, verso il tuo popolo, lasciati placare dai doni, in modo che, placato da questa offerta, ci conceda il perdono e le grazie domandate.
   Comunione: Sapienza 16, 20.
   Dopocomunione: Dopo aver ricevuti i celesti sacramenti, concedici, te ne preghiamo o Signore, di far progressi nell'opera dell'eterna redenzione.


   Dice Azaria:
   «Della S. Messa propria di Maria Ss. Neonata io non parlerò. Te ne hanno già parlato il Ss. Signore Gesù e la Beatissima nostra Regina quando ti hanno fatto dono della Vita di Maria1. E io non ho altro da aggiungere perché Essi sono la Sapienza ed io un solo riflesso di Essa. Ma tanto per avere la gioia di parlare di Maria Ss. Regina nostra, ti voglio dire il significato profondo di una frase della Sapienza che si legge nella S. Messa del Nome di Maria.
   È detto, in quella frase: "Chi mi mangia avrà ancora fame, e chi mi beve avrà ancora sete". Frase in opposizione ai concetti detti più di una volta da Gesù Ss. parlando alla
   Samaritana e ai Giudei e discepoli: "...Chi beve l'acqua che Io gli darò non avrà più sete in eterno". "Io sono il Pane di vita; chi viene a Me non avrà mai più fame, e chi crede in Me non avrà mai più sete".
   È dunque così inferiore Maria al suo Divinissimo Figlio che il nutrirsi e dissetarsi di Lei non valga a levare fame e sete dello spirito pellegrino sulla Terra e anelante alla Casa del Padre e ai cibi che in essa si gustano? Oppure è tanto superiore - il che è supposizione impossibile - che mentre del Cristo, una volta saziati, non si ha più desiderio, per Lei il desiderio dura? Né l'una né l'altra cosa. Ma una terza, veramente sapienziale e senza menzogna.
   Ascolta. Maria è la preparazione di Gesù. Come certe bevande, date a chi è debole, disappetente, malato, nauseato da cibi e droghe o malattie diverse, servono a risuscitare forza, appetito, salute, desiderio di nutrimento; preparano, insomma, il ritorno dello stato fisico alla sanità e aiutano questo ritorno fino al ristabilimento perfetto, così Maria, Madre del Signore, è Quella che prepara lo spirito ad una unione vera e fruttuosa con Gesù.
   Ella, Genitrice universale, versa il suo latte di grazia sui suoi poveri figli peccatori, deboli, malati, paurosi, nauseati, stanchi. Da una Madre è sempre dolce avere conforto e cure. E li irrobustisce, dà loro un sano appetito, una volontà di più perfetto Cibo, di quel Cibo che è in Lei, una sola cosa con Lei: il suo Gesù.
   Oh! la Regina nostra è il perfetto Ciborio. Sempre il Pane di Vita e la Grazia è in Lei, e non vi giungete, voi uomini, a quel Pane e a quella Fonte di Grazia altro che andando a Lei.
   Ecco perché di Lei è giusto dire: "Chi mi mangia avrà ancora fame e chi mi beve avrà ancora sete", mentre di Gesù Ss. si legge che chi di Lui si pasce e disseta non conoscerà più fame né sete. Maria è la santa Necessità. Gesù è il Compimento. Ella prepara. Egli completa. Ella mantiene la fame e la sete e l'aumenta, per portarvi, con la dolcezza dei suoi santi sapori, al sempre più vivo e rinnovato desiderio di vivere di Cristo.


   È l'Eva vera, la radice e l'Albero dei Viventi. Il Padre l'ha creata, l'Amore l'ha fecondata, e dal suo midollo è venuta la linfa di Grazia che vi ha dato il Frutto che è la Grazia stessa.
   Le sue verginali, immacolate radici, non hanno lasciato la zolla natìa: il seno splendente della Triade Ss. Le auree del Paradiso l'hanno sempre baciata. Vero Albero di Vita, Ella tende i suoi rami, carichi del Frutto del suo Seno, perché voi ne mangiate. Ora chi mai non va all'albero per cogliere i frutti? E non vi torna quando i frutti sono soavi? Nessuno, a meno che non sia stolto. Così voi pure andateci, o spiriti cristiani, e mangiate e bevete di Maria per giungere al santo appetito di Gesù che, a voi comunicandosi, vi dia la Vita Eterna.

   Che Dio abbia riguardo al patto fatto con l'Umanità lo mostra la stessa Nascita di Maria. Il primo suono di esso viene dall'Eden, minacciosa parola rivolta al più astuto dei creati: "Io porrò inimicizia fra te e la donna... Essa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno". Il secondo ad Abramo, e ad Isacco in Abramo. E il patto si compie quando da Maria nasce il Redentore e, dopo breve vita, sale sulla Croce per salvare le anime dei poveri di Dio, i figli in disgrazia per il Peccato, ed in esilio.
   Dio mantiene sempre le sue promesse. Non è sempre sollecito nell'operare. Gli uomini vorrebbero attese meno lunghe. Ma Egli opera sempre al giusto momento. Una grande fede, un'assoluta speranza, un'ardente carità, sono necessarie per giungere ad accettare questo pensiero. Ma beati quelli che sotto la grandine del dolore, davanti alla constatazione degli eventi umani, sanno dire e credere fermamente che Dio interverrà al momento giusto.


   Lasciate i "perché" senza altro frutto fuor che quello di stancarvi la mente e avvelenarvi l'anima desolandola, inasprendola, sconfortandola, facendola timorosa, di un timore non buono, verso il suo Dio. Fidatevi e affidatevi. La giustizia umana, anche più giusta e severa, è sempre manchevole rispetto alla giustizia divina, che non ha fretta, che sembra che lasci fare, ma che non perde, per un attimo, di vista gli uomini e le loro azioni.


   Cercate voi, veri figli buoni, di ubbidire sempre al comando che ebbe Abramo dall'Altissimo: "Cammina alla mia presenza e sii perfetto", e poi lasciate fare al vostro Dio. Contro le pecorelle di Dio non infuria il furore divino, anche se rumore di fulmini scroscia sul loro capo. Alle pecorelle molte volte si mescolano i lupi e i capri, e i fulmini sono per loro, non per le pecorelle. Altri fulmini scocca, nella mischia della vita, il perpetuo e invidioso scimmiottatore di Dio: Satana. E questi sono contro le pecorelle che ne restano anche ferite. Ma non è ferita mortale. La loro veste si impreziosisce con i rubini del loro dolore e le perle del loro pianto e sono più degne della splendente dimora del Cielo.
   Abbiate questa fede nella giustizia di Dio e nelle sue promesse, così come la ebbe il patriarca Abramo. Vedete? La fede nelle promesse di Dio è un incentivo a vita perfetta più ancora che la Legge. Tanto che, molto prima che la Legge venisse data agli uomini, Dio dette ad Abramo, e alla progenie di popoli che sarebbe venuta da lui, la promessa, perché in essa i popoli trovassero il motivo di camminare alla presenza di Dio per meritare il compimento della promessa.


   L'infinita Misericordia di Dio, sempre misericordia anche nel tempo del rigore, dette poi la Legge, vedendo che il veleno di Satana tanto agiva da rendere difficoltoso agli uomini il camminare con perfezione al cospetto di Dio.


   Come bambini, deficienti per nascita o per malattia, i quali hanno bisogno continuo di una sorveglianza, di un istitutore che dica: "Fa' questo, non fare quello", gli uomini, prima del tempo della Grazia, vennero muniti da Dio di un codice minuzioso perché sapessero vivere da giusti e graditi al loro Signore. E nel suo ufficio di custode e di preparatrice delle anime dura sino al momento che la Promessa diviene realtà con la venuta del Vivente a vincere la Morte e il peccato.
   Bene dice l'Apostolo: "Se la Legge fosse di suo stata 'Vita', allora sì che sarebbe venuta la giustizia". Ma la Legge non era che preparazione alla Vita. La Grazia mancava, durava il Peccato, e perciò non la Legge ma la Promessa ha provocato la Vita, il Cristo Gesù venuto a rendere la Grazia, a cancellare il Peccato, per dare i mezzi per resistere alle concupiscenze per mezzo della Legge nuova, la Sua, basata sull'amore, resa facile dall'amore reciproco, dai meriti di Gesù, dai Sacramenti, dall'unione, per il Corpo mistico, col Santo, il Vittorioso, l'Immortale.
   Dio mantiene sempre le sue promesse. Sia questa la lezione e la forza che ti comunica la S. Messa della tredicesima domenica dopo Pentecoste.
   Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo».

 
   1 Vita di Maria, di cui sono narrati il concepimento, la nascita e l'infanzia nei primi otto capitoli dell'opera L'Evangelo 

come mi è stato rivelato. La sua natività è descritta nel capitolo 5.

Ave Maria, Madre di Dio e nostra, 

noi ci affidiamo a Te!