domenica 19 luglio 2020

ABISSO NERO E ABISSO LUMINOSO


I CONSIGLI EVANGELICI  PERFEZIONANO LA LEGGE





CLXXI. Terzo discorso della Montagna: i consigli evangelici che perfezionano la Legge.

  25 maggio 1945
 1 Continua il discorso del Monte.
   Il luogo e l'ora sono sempre gli stessi. La gente è ancora più aumentata. In un angolo, presso un sentiero, come volesse udire ma non eccitare ripugnanze fra la folla, è un romano. Lo distinguo per la veste corta e il mantello diverso. Ancora vi sono Stefano ed Erma.
   E Gesù va lentamente al suo posto e riprende a parlare.
   «Con quanto vi ho detto ieri non dovete giungere al pensiero che Io sia venuto per abolire la Legge. No. Solo, poiché sono l'Uomo e comprendo le debolezze dell'uomo, Io ho voluto rincuorarvi a seguirla col dirigere il vostro occhio spirituale non all'abisso nero, ma all'Abisso luminoso. Perché, se la paura di un castigo può trattenere tre volte su dieci, la certezza di un premio slancia sette volte su dieci. Perciò più che la paura fa la fiducia. Ed Io voglio che voi l'abbiate piena, sicura, per potere fare non sette parti di bene su dieci, ma dieci parti su dieci e conquistare questo premio santissimo del Cielo.
   Io non muto un iota della Legge. E chi l'ha data fra i fulmini del Sinai? L'Altissimo.
   Chi è l'Altissimo? Il Dio uno e trino.
   Da dove l'ha tratta? Dal suo Pensiero.
   Come l'ha data? Con la sua Parola.
   Perché l'ha data? Per il suo Amore.
   Vedete dunque che la Trinità era presente. Ed il Verbo, ubbidiente come sempre al Pensiero e all'Amore, parlò per il Pensiero e per l'Amore.
   Potrei smentire Me stesso? Non potrei. Ma posso, poiché tutto Io posso, completare la Legge, farla divinamente completa, non quale la fecero gli uomini che durante i secoli non la fecero completa ma soltanto indecifrabile, inadempibile, sovrapponendo leggi e precetti, e precetti e leggi, tratti dal loro pensiero, secondo il loro utile, e gettando tutta questa macia a lapidare e soffocare, a sotterrare e sterilire la Legge santissima data da Dio. Può una pianta sopravvivere se la sommergono per sempre valanghe, macerie e innondazioni? No. La pianta muore. La Legge è morta in molti cuori, soffocata sotto le valanghe di troppe soprastrutture. Io sono venuto a levarle tutte e, disseppellita la Legge, risuscitata la Legge, ecco che Io la faccio non più legge ma regina.
 2 Le regine promulgano le leggi. Le leggi sono opera delle regine, ma non sono da più delle regine. Io invece faccio della Legge la regina: la completo, l'incorono, mettendo sul suo sommo il serto dei consigli evangelici. Prima era l'ordine. Ora è più dell'ordine. Prima era il necessario. Ora è più del necessario. Ora è la perfezione. Chi la disposa, così come Io ve la dono, all'istante è re perché ha raggiunto il "perfetto", perché non è stato soltanto ubbidiente ma eroico, ossia santo, essendo la santità la somma delle virtù portate al vertice più alto che possa esser raggiunto da creatura, eroicamente amate e servite col distacco completo da tutto quanto è appetito e riflessione umana verso qual che sia cosa. Potrei dire che il santo è colui al quale l'amore e il desiderio fanno da ostacolo ad ogni altra vista che Dio non sia. Non distratto da viste inferiori, egli ha le pupille del cuore ferme nello Splendore Ss. che è Dio e nel quale vede, poiché tutto è in Dio, agitarsi i fratelli e tendere le mani supplici. E senza staccare gli occhi da Dio, il santo si effonde ai fratelli supplicanti. Contro la carne, contro le ricchezze, contro le comodità, egli drizza il suo ideale: servire. Povero il santo? Menomato? No. E’ giunto a possedere la sapienza e la ricchezza vere. Possiede perciò tutto. Né sente fatica perché, se è vero che è un produttore continuo, è pur anche vero che è un nutrito di continuo. Perché, se è vero che comprende il dolore del mondo, è anche vero che si pasce della letizia del Cielo. Di Dio si nutre, in Dio si allieta. È la creatura che ha compreso il senso della vita.
   Come vedete, Io non muto e non mutilo la Legge, come non la corrompo con le sovrapposizioni di fermentanti teorie umane. Ma la completo. Essa è quello che è, e tale sarà fino all'estremo giorno, senza che se ne muti una parola o se ne levi un precetto. Ma è incoronata del perfetto. Per avere salute basta accettarla così come fu data. Per avere immediata unità con Dio occorre viverla come Io la consiglio. Ma poiché gli eroi sono l'eccezione, Io parlerò per le anime comuni, per la massa delle anime, acciò non si dica che per volere il perfetto rendo ignoto il necessario. Però di quanto dico ritenete bene questo: colui che si permette di violare uno fra i minimi di questi comandamenti sarà tenuto minimo nel Regno dei Cieli. E colui che indurrà altri a violarli sarà ritenuto minimo per lui e per colui che egli indusse alla violazione. Mentre colui che con la vita e le opere, più ancora che con la parola, avrà persuaso altri all'ubbidienza, costui grande sarà nel Regno dei Cieli, e la sua grandezza si aumenterà per ognuno di quelli che egli avrà portato ad ubbidire e a santificarsi così. 
 3 Io so che ciò che sto per dire sarà agro alla lingua di molti. Ma Io non posso mentire anche se la verità che sto per dire mi farà dei nemici.
   In verità vi dico che se la vostra giustizia non si ricreerà, distaccandosi completamente dalla povera e ingiustamente definita giustizia che vi hanno insegnata scribi e farisei; che se non sarete molto più, e veramente, giusti dei farisei e scribi, che credono esserlo con l'aumentare delle formule ma senza mutazione sostanziale degli spiriti, voi non entrerete nel Regno dei Cieli.

   Guardatevi dai falsi profeti e dai dottori d'errore. Essi vengono a voi in veste d'agnelli e lupi rapaci sono, vengono in veste di santità e sono derisori di Dio, dicono di amare la verità e si pascono di menzogne. Studiateli prima di seguirli.
   L'uomo ha la lingua e con questa parla, ha gli occhi e con questi guarda, ha le mani e con esse accenna. Ma ha un'altra cosa che testimonia con più verità del suo vero essere: ha i suoi atti. E che volete che sia un paio di mani congiunte in preghiera se poi l'uomo è ladro e fornicatore? E che due occhi che volendo fare gli ispirati si stravolgono in ogni senso, se poi, cessata l'ora della commedia, si sanno fissare ben avidi sulla femmina, o sul nemico, per lussuria o per omicidio? E che volete che sia la lingua che sa zufolare la bugiarda canzone delle lodi e sedurvi con i suoi detti melati, mentre poi alle vostre spalle vi calunnia ed è capace di spergiurare pur di farvi passare per gente spregevole? Che è la lingua che fa lunghe orazioni ipocrite e poi veloce uccide la stima del prossimo o seduce la sua buona fede? Schifo è! Schifo sono gli occhi e le mani menzognere.

   Ma gli atti dell'uomo, i veri atti, ossia il suo modo di comportarsi in famiglia, nel commercio, verso il prossimo ed i servi, ecco quello che testimoniano: "Costui è un servo del Signore". Perché le azioni sante sono frutto di una vera religione. Un albero buono non dà frutti malvagi e un albero malvagio non dà frutti buoni. Questi pungenti roveti potranno mai darvi uva saporita? E quegli ancora più tribolanti cardi potranno mai maturarvi morbidi fichi? No, che in verità poche e aspre more coglierete dai primi e immangiabili frutti verranno da quei fiori, spinosi già pur essendo ancora fiori. L'uomo che non è giusto potrà incutere rispetto con l'aspetto, ma con quello solo. Anche quel piumoso cardo sembra un fiocco di sottili fili argentei che la rugiada ha decorato di diamanti. Ma se inavvertitamente lo toccate, vedete che fiocco non è, ma mazzo di aculei, penosi all'uomo, nocivi alle pecore, per cui i pastori lo sterpano dai loro pascoli e lo gettano a perire nel fuoco acceso nella notte perché neppure il seme si salvi. Giusta e previdente misura. Io non vi dico: "Uccidete i falsi profeti e gli ipocriti fedeli". Anzi vi dico: "Lasciatene a Dio il compito". Ma vi dico: "Fate attenzione, scostatevene per non intossicarvi dei loro succhi".

 4 Come debba essere amato Dio, ieri l'ho detto. Insisto a come debba essere amato il prossimo.
   Un tempo era detto: "Amerai il tuo amico e odierai il tuo nemico" No. Non così. Questo è buono per i tempi in cui l'uomo non aveva il conforto del sorriso di Dio. Ma ora vengono i tempi nuovi, quelli in cui Dio tanto ama l'uomo da mandargli il suo Verbo per redimerlo. Ora il Verbo parla. Ed è già Grazia che si effonde. Poi il Verbo consumerà il sacrificio di pace e di redenzione e la Grazia non solo sarà effusa, ma sarà data ad ogni spirito credente nel Cristo. Perciò occorre innalzare l'amore di prossimo a perfezione che unifica l'amico al nemico.

   Siete calunniati? Amate e perdonate. Siete percossi? Amate e porgete l'altra guancia a chi vi schiaffeggia pensando che è meglio che l'ira si sfoghi su voi, che la sapete sopportare, anziché su un altro che si vendicherebbe dell'affronto. Siete derubati? Non pensate: "Questo mio prossimo è un avido", ma pensate caritativamente: "Questo mio povero fratello è bisognoso" e dategli anche la tunica se già vi ha levato il mantello. Lo metterete nella impossibilità di fare un doppio furto perché non avrà più bisogno di derubare un altro della tunica.

   Voi dite: "Ma potrebbe essere vizio e non bisogno". Ebbene, date ugualmente. Dio ve ne compenserà e l'iniquo ne sconterà. Ma molte volte, e ciò richiama quanto ho detto ieri sulla mansuetudine, vedendosi così trattato, cade dal cuore del peccatore il suo vizio, ed egli si redime giungendo a riparare il furto col rendere la preda.
   Siate generosi con coloro che, più onesti, vi chiedono, anziché derubarvi, ciò di cui abbisognano. Se i ricchi fossero realmente poveri di spirito come ho insegnato ieri, non vi sarebbero le penose disuguaglianze sociali, cause di tante sventure umane e sovrumane. Pensate sempre: "Ma se io fossi nel bisogno, che effetto mi farebbe la ripulsa di un aiuto?", e in base alla risposta del vostro io agite. Fate agli altri ciò che vorreste vi fosse fatto e non fate agli altri ciò che non vorreste fatto a voi.

   L'antica parola: "Occhio per occhio, dente per dente", che non è nei dieci comandi ma che è stata messa perché l'uomo privo della Grazia è tal belva che non può che comprendere la vendetta, è annullata, questa sì che è annullata, dalla nuova parola: "Ama chi ti odia, prega per chi ti perseguita, giustifica chi ti calunnia, benedici chi ti maledice, benefica chi ti fa danno, sii pacifico col rissoso, condiscendente con chi ti è molesto, soccorri di buon grado chi a te ricorre e non fare usura, non criticare, non giudicare". Voi non sapete gli estremi delle azioni degli uomini. In tutti i generi di soccorso siate generosi, misericordiosi siate. Più darete più vi sarà dato, e una misura colma e premuta sarà versata da Dio in grembo a chi fu generoso. Dio non solo vi darà per quanto avete dato, ma più e più ancora. Cercate di amare e di farvi amare. Le liti costano più di un accomodamento amichevole e la buona grazia è come un miele che a lungo resta col suo sapore sulla lingua.

 5 Amate, amate! Amate amici e nemici per essere simili al Padre vostro che fa piovere sui buoni e sui cattivi e fa scendere il sole sui giusti e sugli ingiusti riservandosi di dare sole e rugiade eterne, e fuoco e grandine infernali, quando i buoni saranno scelti, come elette spighe, fra i covoni del raccolto. Non basta amare coloro che vi amano e dai quali sperate un contraccambio. Questo non è un merito, è una gioia, e anche gli uomini naturalmente onesti lo sanno fare. Anche i pubblicani lo fanno e anche i gentili. Ma voi amate a somiglianza di Dio e amate per rispetto a Dio, che è Creatore anche di quelli che vi sono nemici o poco amabili. Io voglio in voi la perfezione dell'amore e perciò vi dico: "Siate perfetti come perfetto è il Padre vostro che è nei Cieli.

   Tanto è grande il precetto d'amore verso il prossimo, il perfezionamento del precetto d'amore verso il prossimo, che Io più non vi dico come era detto: "Non uccidete", perché colui che uccide sarà condannato dagli uomini. Ma vi dico: "Non vi adirate" perché un più alto giudizio è su voi e calcola anche le azioni immateriali. Chi avrà insultato il fratello sarà condannato dal Sinedrio. Ma chi lo avrà trattato da pazzo, e perciò danneggiato, sarà condannato da Dio. Inutile fare offerte all'altare se prima non si è sacrificato nell'interno del cuore i propri rancori per amore di Dio e non si è compito il rito santissimo del saper perdonare. Perciò se quando stai per offrire a Dio tu ti sovvieni di avere mancato verso il tuo fratello o di avere in te rancore per una sua colpa, lascia la tua offerta davanti all'altare, fa' prima l'immolazione del tuo amor proprio, riconciliandoti col tuo fratello, e poi vieni all'altare, e santo sarà allora, solo allora, il tuo sacrificio. Il buon accordo è sempre il migliore degli affari. Precario è il giudizio dell'uomo, e chi ostinato lo sfida potrebbe perdere la causa e dovere pagare all'avversario fino all'ultima moneta o languire in prigione. Alzate in tutte le cose lo sguardo a Dio. Interrogatevi dicendo: "Ho io il diritto di fare ciò che Dio non fa con me?". Perché Dio non è così inesorabile e ostinato come voi siete. Guai a voi se lo fosse! Non uno si salverebbe. Questa riflessione vi induca a sentimenti miti, umili, pietosi. E allora non vi mancherà da parte di Dio, qui e oltre, la ricompensa.

 6 Qui, a Me davanti, è anche uno che mi odia e che non osa dirmi: "Guariscimi", perché sa che Io so i suoi pensieri. Ma Io dico: "Sia fatto ciò che tu vuoi. E come ti cadono le scaglie dagli occhi così ti cadano dal cuore il rancore e le tenebre".
   Andate tutti con la mia pace. Domani ancora vi parlerò».
   La gente sfolla lentamente, forse in attesa di un grido di miracolo che non viene. Anche gli apostoli e i discepoli più antichi, che restano sul monte, chiedono: «Ma chi era? Non è guarito forse?» e insistono presso il Maestro che è rimasto in piedi, a braccia conserte, a veder scendere la gente.
Ma Gesù sulle prime non risponde; poi dice: «Gli occhi sono guariti. L'anima no. Non può perché è carica di odio».
   «Ma chi è? Quel romano forse?».
   «No. Un disgraziato».
   «Ma perché lo hai guarito, allora? » chiede Pietro.
   «Dovrei fulminare tutti i suoi simili?».
   «Signore... io so che Tu non vuoi che dica: "sì ", e perciò non lo dico.. - ma lo penso.. - ed è lo stesso...»  
   «E’ lo stesso, Simone di Giona. Ma sappi che allora... Oh! quanti cuori pieni di scaglie d'odio intorno a Me! Vieni. Andiamo proprio là in cima, a guardare dall'alto il nostro bel mare di Galilea. Io e te soli».
AMDG et DVM

FILII ET FILIAE

Alleluia, alleluia, alleluia.
O filii et filiae,
Rex caelestis, rex gloriae,
Morte surrexit hodie, alleluia.
Et mane prima sabbati,
Ad ostium monumenti
Accesserunt discipuli, alleluia.
Et Maria Magdalene,
Et Iacobi, et Salome,
Venerunt corpus ungere, alleluia
In albis sedens Angelus
Praedixit mulieribus:
In Galilaea est Dominus, alleluia.
Et Ioannes Apostolus
Cucurrit Petro citius,
Monumento venit prius, alleluia.
Discipulis adstantibus,
In medio stetit Christus,
Dicens: Pax vobis omnibus, alleluia.
Ut intellexit Didymus,
Quia surrexerat Iesus
Remansit fere dubius, alleluia.
Vide, Thoma, vide latus,
Vide pedes, vide manus,
Noli esse incredulus, alleluia.
Quando Thomas Christi latus,
Pedes vidit atque manus,
Dixit: Tu es Deus meus, alleluia.
Beati qui non viderunt,
Et firmiter crediderunt,
Vitam aeternam habebunt, alleluia.
In hoc festo sanctissimo
Sit laus et iubilatio,
Benedicamus Domino, alleluia.
Ex quibus nos humillimas
Devotas atque debitas
Deo dicamus gratias, alleluia.

Traduzione:
O figli e figlie,
il re celeste, il re della gloria
oggi è risorto da morte, alleluia.
La mattina prima del sabato
i discepoli entrarono
nel sepolcro, alleluia.
Maria Maddalena,
Giacomo e Salome
andarono per ungere il corpo, alleluia.
All´alba l´Angelo sedendo
preannunciò alle donne:
il Signore è in Galilea, alleluia.
Giovanni l´apostolo
accorse subito con Pietro
e alla tomba giunse per primo, alleluia.
Fra i discepoli riuniti
stette Cristo
e disse: Pace a voi tutti, alleluia.
Come Didimo seppe
che Gesù era risorto
rimase molto dubbioso, alleluia.
Guarda, Tommaso, guarda il fianco,
guarda i piedi, guarda le mani,
e non essere incredulo, alleluia.
Quando Tommaso vide il fianco di Cristo
i suoi piedi e le sue mani
disse: tu sei il mio Dio, alleluia.
Beati quelli che non vedranno
e certamente crederanno,
essi avranno la vita eterna, alleluia.
In questa festa santissima,
sia la lode e il giubilo,
benediciamo il Signore, alleluia.
Da noi sorgano umilissime
devote e dovute
grazie a Dio, alleluia.


AMDG et DVM

venerdì 17 luglio 2020

PROMETTO LA MIA SPECIALE PROTEZIONE E GRANDISSIME GRAZIE, A CHI RECITERA' DEVOTAMENTE IL MIO ROSARIO.

Chi prega il S. Rosario e lo diffonde si salva

(la Madonna a S.Domenico e al Beato Alano della Rupe)




LE 15 PROMESSE DELLA MADONNA DEL ROSARIO
A SAN DOMENICO DI GUZMAN O.P. (1212 d.C.)
E AL BEATO ALANO DELLA RUPE O.P. (1464 d.C.)
  1. IO (MARIA), PROMETTO LA MIA SPECIALE PROTEZIONE E GRANDISSIME GRAZIE, A CHI RECITERA' DEVOTAMENTE IL MIO ROSARIO.
  2. IO (MARIA), PROMETTO GRAZIE SPECIALI, A CHI PERSEVERERA' NEL MIO ROSARIO.
  3. IL ROSARIO SARA' UN'ARMA POTENTISSIMA CONTRO L'INFERNO: DISTRUGGERA' I VIZI, LIBERERA' DAI PECCATI, DISSIPERA' LE ERESIE.
  4. IL ROSARIO FARA' FIORIRE LE VIRTU' E LE OPERE BUONE, E OTTERRA' ALLE ANIME, LE PIU' ABBONDANTI MISERICORDIE DIVINE.
    IL ROSARIO SOSTITUIRA' NEI CUORI, L'AMORE DI DIO ALL'AMORE DEL MONDO;
    IL ROSARIO ELEVA AL DESIDERIO DEI BENI CELESTI ED ETERNI.
    OH, QUANTE ANIME SI SANTIFICHERANNO CON QUESTO MEZZO!
  5. CHI SI AFFIDA A ME, (MARIA), CON IL ROSARIO, NON ANDRA' IN PERDIZIONE.
  6. CHI RECITA DEVOTAMENTE IL MIO ROSARIO, MEDITANDONE I MISTERI, NON CADRA' IN DISGRAZIA: SE PECCATORE, SI CONVERTIRA'; SE GIUSTO, CRESCERA' IN GRAZIA, E DIVERRA' DEGNO DELLA VITA ETERNA.
  7. I VERI DEVOTI DEL MIO ROSARIO NON MORRANNO, SENZA PRIMA RICEVERE I SACRAMENTI DELLA CHIESA.
  8. CHI RECITERA' IL MIO ROSARIO, IN VITA E ALL'ORA DELLA MORTE SARA' ILLUMINATO DA DIO E RICEVERA' GRAZIE SENZA NUMERO, E IN CIELO PARTECIPERA' DEI MERITI DEI SANTI.
  9. IO (MARIA), LIBERERO' ALL'ISTANTE DAL PURGATORIO LE ANIME DEVOTE DEL MIO ROSARIO.
  10. I FIGLI DEL MIO ROSARIO GODRANNO DI UNA GRANDE GLORIA IN CIELO.
  11. QUELLO CHE TU CHIEDERAI CON IL MIO ROSARIO, OTTERRAI.
  12. CHI DIFFONDE IL MIO ROSARIO, SARA' SOCCORSO DA ME IN OGNI SUA NECESSITA'.
  13. IO HO OTTENUTO DA MIO FIGLIO, CHE TUTTI I MEMBRI DELLA CONFRATERNITA DEL ROSARIO ABBIANO, PER FRATELLI, I SANTI DEL CIELO, SIA IN VITA CHE ALL'ORA DELLA MORTE.
  14. CHI RECITERA' FEDELMENTE IL MIO ROSARIO, E' FIGLIO MIO AMATISSIMO, FRATELLO E SORELLA DI GESU' CRISTO.
  15. LA DEVOZIONE AL MIO ROSARIO E' UN GRANDE SEGNO DI PREDESTINAZIONE PER LA SALVEZZA.

CANONIZZAZIONE di Francesco d' Assisi


CAPITOLO XV
CANONIZZAZIONE E TRASLAZIONE
di san Francesco d'Assisi
il 16 luglio 1228

1246 1. Francesco, servo e amico dell'Altissimo, fondatore e guida dell'Ordine dei frati
minori, campione della povertà, forma della penitenza, araldo della verità, specchio di santità
e modello di tutta la perfezione evangelica, prevenuto dalla grazia celeste, con ordinata
progressione, partendo da umili inizi raggiunse le vette più sublimi.
 Dio che aveva reso mirabilmente risplendente, in vita, 4uest'uomo ammirabile,
ricchissimo per la povertà, sublime per l'umiltà, vigoroso per la mortificazione, prudente per
la semplicità e cospicuo per l'onestà d'ogni suo comportamento, lo rese incomparabilmente
più risplendente dopo la morte.
 L'uomo beato era migrato dal mondo; ma quella sua anima santa, entrando nella casa
dell'eternità e nella gloria del cielo, per bere in pienezza alla fonte della vita, aveva lasciato ben
chiari nel corpo alcuni segni della gloria futura: quella carne santissima che, crocifissa insieme
con i suoi vizi, già si era trasformata in nuova creatura, mostrava agli occhi di tutti, per un
privilegio singolare, I'effige della Passione di Cristo e, mediante un miracolo mai visto,
anticipava l'immagine della resurrezione. 

1247 2. Si scorgevano, in quelle membra fortunate, i chiodi, che l'Onnipotente aveva
meravigliosamente fabbricati con la sua carne: erano così connaturati con la carne stessa che,
da qualunque parte si premessero, subito si sollevavano, come dei nervi tutti uniti e duri,
dalla parte opposta.
 Si poté anche osservare in forma più palese la piaga del costato, non impressa nel suo
corpo né provocata da mano d'uomo e simile alla ferita del costato del Salvatore: quella che
nella persona stessa del Redentore rivelò il sacramento della redenzione e della
rigenerazione.
 I chiodi apparivano neri, come di ferro, mentre la ferita del fianco era rossa e, ridotta
quasi a forma di cerchietto per il contrarsi della carne, aveva l'aspetto di una rosa bellissima.
 Le altre parti della sua carne, che prima per le malattie e per natura tendevano al nero,
splendevano bianchissime, anticipando la bellezza del corpo spiritualizzato.

1248 3. Le sue membra, a chi le toccava, risultavano così molli e flessibili, come se avessero
riacquistato la tenerezza dell'età infantile, adorne di chiari segni d'innocenza.
 In mezzo alla carne, candidissima, spiccava, dunque il nero dei chiodi; la piaga del
costato rosseggiava come il fior della rosa: non è da stupire, perciò, se una così bella e
miracolosa varietà suscitava negli osservatori gioia ed ammirazione.
 Piangevano i figli, che perdevano un padre così amabile; eppure si sentivano invadere
da grande letizia, allorché baciavano in lui i segni del sommo Re.
 Quel miracolo così nuovo trasformava il pianto in giubilo e trascinava l'intelletto
dall'indagine allo stupore.
 Per chi guardava, lo spettacolo così insolito e così insigne era consolidamento della
fede, incitamento all'amore; per chi ne sentiva parlare, motivo d'ammirazione e stimolo al
desiderio di vedere.

1249 4. Difatti, appena si diffuse la notizia del transito del beato padre e la fama del miracolo,
una marea di popolo accorse sul luogo: volevano vedere con i propri occhi il prodigio, per
scacciare ogni dubbio della ragione e accrescere l'emozione con la gioia.
 I cittadini assisani, nel più gran numero possibile, furono ammessi a contemplare e a
baciare quelle stimmate sacre.
 Uno di loro, un cavaliere dotto e prudente, di nome Gerolamo, molto noto fra il
popolo, siccome aveva dubitato di questi sacri segni ed era incredulo come Tommaso, con
maggior impegno e audacia muoveva i chiodi e le mani del Santo, alla presenza dei frati e
degli altri cittadini, tastava con le proprie mani i piedi e il fianco, per recidere dal proprio
cuore e dal cuore di tutti la piaga del dubbio, palpando e toccando quei segni veraci delle
piaghe di Cristo.
 Perciò anche costui, come altri, divenne in seguito fedele testimone di questa verità,
che aveva riconosciuto con tanta certezza e la confermò giurando sul santo Vangelo.

1250 5. I frati e figli, che erano accorsi al transito del Padre, insieme con tutta la popolazione,
dedicarono quella notte, in cui l'almo confessore di Cristo era morto, alle divine lodi: quelle
non sembravano esequie di defunti, ma veglie d'angeli.
 Venuto il mattino, le folle, con rami d'albero e gran numero di fiaccole, tra inni e
cantici scortarono il sacro corpo nella città di Assisi. Passarono anche dalla chiesa di San 
Damiano, ove allora dimorava con le sue vergini quella nobile Chiara, che ora è gloriosa nei
cieli.
 Là sostarono un poco con il sacro corpo e lo porsero a quelle sacre vergini, perché lo
potessero vedere insignito delle perle celesti e baciarlo.
 Giunsero finalmente, con grande giubilo, nella città e seppellirono con ogni riverenza
quel prezioso tesoro, nella chiesa di San Giorgio, perché là, da fanciullino, egli aveva appreso
le lettere e là, in seguito, aveva predicato per la prima volta. Là, dunque, giustamente trovò,
alla fine, il primo luogo del suo riposo.

1251 6. Il venerabile padre passò dal naufragio di questo mondo nell'anno 1226
dell'incarnazione del Signore, il 4 ottobre, la sera di un sabato, e fu sepolto la domenica
successiva.
 L'uomo beato, appena fu assunto a godere la luce del volto di Dio, incominciò a
risplendere per grandi e numerosi miracoli. Così quella santità eccelsa, che durante la sua
vita si era manifestata al mondo con esempi di virtù perfetta a correzione dei peccatori, ora
che egli regnava con Cristo, veniva confermata da Dio onnipotente per mezzo dei miracoli, a
pieno consolidamento della fede.
 I gloriosi miracoli, avvenuti in diverse parti del mondo, e i generosi benefici impetrati
per la sua intercessione, infiammavano moltissimi fedeli all'amore di Cristo e alla
venerazione per il Santo. Poiché la testimonianza delle parole e dei fatti proclamava ad alta
voce le grandi opere che Dio operava per mezzo del suo servo Francesco, ne giunse la fama
all'orecchio del sommo pontefice, papa Gregorio IX.

1252 7. A buona ragione il pastore della Chiesa, riconoscendo con piena fede e certezza la
santità di Francesco, non solo dai miracoli uditi dopo la sua morte, ma anche dalle prove
viste con i suoi propri occhi e toccate con le sue proprie mani durante la sua vita, non ebbe il
minimo dubbio che egli era stato glorificato nei cieli dal Signore. Quindi, per agire in
conformità con Cristo, di cui era Vicario, con pio pensiero decise di proclamarlo, sulla terra,
degno della gloria dei santi e di ogni venerazione.
 Inoltre, perché il mondo cristiano fosse pienamente sicuro che quest'uomo santissimo
godeva la gloria dei cieli, affidò il compito di esaminare i miracoli conosciuti e debitamente
testimoniati a quelli tra i cardinali che sembravano meno favorevoli.
 E solo quando i miracoli furono discussi accuratamente e approvati all'unanimità da
tutti i suoi fratelli cardinali e da tutti i prelati allora presenti nella curia romana, decretò che si
doveva procedere alla canonizzazione.

1253 Andò, dunque, personalmente nella città di Assisi e il 16 luglio dell'anno 1228
dell'incarnazione del Signore, in giorno di domenica, con solennità grandissime, che sarebbe
lungo narrare, iscrisse il beato padre nel catalogo dei Santi .

1254 8. Successivamente, nell'anno del Signore 1230, anno in cui i frati celebrarono il Capitolo
generale ad Assisi, quel corpo a Dio consacrato fu traslato nella basilica costruita in suo
onore, il giorno 25 di maggio.
 Mentre veniva trasportato quel sacro tesoro, sigillato dalla bolla del Re altissimo,
Colui del quale esso portava l'effige si degnò di operare moltissimi miracoli, per attirare il
cuore dei fedeli col suo profumo salutare e indurli a correre dietro le orme di Cristo.
 Era sommamente conveniente che le ossa beate di colui che Dio, facendolo oggetto
della sua compiacenza e del suo amore, già durante la vita, aveva preso con sé in paradiso, 
come Enoch, mediante la grazia della contemplazione, e aveva rapito in cielo, come Elia, su
un carro di fuoco, mediante l'ardore della carità, emanassero meravigliosi profumi e germogli,
ora che egli soggiornava tra fiori celestiali nel giardino della eterna primavera.

1255 9. Sì, come durante la sua vita quest'uomo beato rifulse per i segni ammirabili di virtù,
così dal giorno del suo transito brillò e continua a brillare per i luminosissimi prodigi e
miracoli, che avvengono nelle varie parti del mondo e con i quali la divina onnipotenza lo
rende glorioso.
 Infatti, per i suoi meriti, ciechi e sordi, muti e zoppi, idropici e paralitici, indemoniati e
lebbrosi, naufraghi e prigionieri ricevono il rimedio ai loro mali; infermità, necessità, pericoli
di ogni genere trovano soccorso.
 Ma anche la resurrezione di molti morti, mirabilmente operata per sua intercessione,
manifesta ai fedeli la magnifica potenza che, per glorificare il suo Santo, dispiega l'Altissimo.
 E all'Altissimo sia onore e gloria per gli infiniti secoli dei secoli. Amen.

E' finita la vita
del beato Francesco
https://www.assisiofm.it/uploads/218-Leggenda%20maggiore.pdf

AMDG et DVM

San Josemaría Escrivá en Aparecida - San Paulo - Brasil

San Josemaría también estuvo allí rezando en el mes de mayo de 1974
Opus Dei - Nuestra Señora de Aparecida

Aparecida do Norte es una pequeña ciudad construida sobre una colina, a 175 km de Sao Paulo, camino a Río de Janeiro. A su lado discurre el río Paraiba, ancho y caudaloso, que en ese lugar hace una gran curva con una ensenada en el lado derecho. La historia se remonta a 1717. Cuentan las crónicas que tres pescadores, llamados Joao, Felipe y Pedro trabajaban con sus redes en el río, sin obtener ningún resultado. Don Pedro Almeida, conde de Assumar, Gobernador de Minas Gerais y de Sao Paulo, iba a pasar por aquellas tierras, y los pescadores habían recibido la orden de llevar todo lo que cayera en sus redes para el banquete en honor del Gobernador, y para exhibir los recursos del rico valle del Paraiba. Las horas pasaban y, en las aguas del río, la red iba y venía sin atrapar ni un solo pez entre sus mallas. Al llegar al puerto de Itaguassú, rendidos y agotados, Joao lanzó de nuevo su red y, con gran sorpresa, recogió una pequeña imagen de Nuestra Señora. Los tres besaron la imagen y confiados echaron otra vez sus redes al agua. Y cuenta el cronista que a partir de ese momento, fue muy abundante la pesca.
San Josemaría llegó en helicóptero desde Sao PauloSan Josemaría llegó en helicóptero desde Sao Paulo
Si Joao encontró la imagen aparecida en el fondo del río, fue Felipe quien la conservó en su casa. Estuvo allí quince años hasta que su hijo construyó una capilla en el puerto de Itaguassú, porque ya no había sitio en la casa para acoger a tantas gentes como acudían a saludar a Nuestra Señora. En 1745 fue inaugurada una nueva iglesia en lo alto del morro dos coqueiro, una colina próxima que domina todo el valle del Paraiba. Una ciudad se fue formando con el nombre de Aparecida, alrededor de la primera iglesia que se construyó, varias veces derribada y construida de mayor tamaño, a medida que el número de peregrinos aumentaba. Actualmente:  https://es.wikipedia.org/wiki/Bas%C3%ADlica_de_Nuestra_Se%C3%B1ora_Aparecida
Josemaría Escrivá en Aparecida
El fundador del Opus Dei rezó el rosario con cientos de personasEl fundador del Opus Dei rezó el rosario con cientos de personas
El martes 28 de mayo de 1974 san Josemaría fue en helicóptero hasta el santuario de la patrona de Brasil, Nuestra Señora de Aparecida. Bajando por la escalerilla, una señora se adelantó y le entregó un ramo de rosas blancas: “Son para la Virgen”, dijo el Padre, cogiéndolas en sus manos. Posteriormente, entró en la basílica, donde centenares de personas le esperaban para acompañarle en el rezo del rosario. El fundador del Opus Dei se arrodilló en el suelo del presbiterio y se empezó a rezar, en portugués, el Rosario.
Con la mirada fija en la pequeña imagen, san Josemaría respondía en voz baja a las oraciones. Pausadamente, al unísono, rezaba toda la iglesia en voz alta. Cuando terminó, el fundador del Opus Dei se levantó y rodeó el altar por el lado derecho, para subir hasta el camarín de Nuestra Señora Aparecida. Miró unos instantes a la Virgen y besó el escudo mientras decía en voz baja: “¡Madre!”. Las rosas se quedaron a los pies de la imagen. Al día siguiente, comentó: «¡Con qué alegría fui a la Aparecida! ¡Con qué fe rezabais todos! Yo le decía a la Madre de Dios, que es Madre vuestra y mía: Madre mía, Madre nuestra, yo rezo con toda esta fe de mis hijos. Te queremos mucho, mucho... Y me parecía escuchar, en el fondo del corazón: ¡con obras!».
Interior de la basílica, donde el 28 de mayo rezaron el rosario san Josemaría y los peregrinos allí reunidosInterior de la basílica, donde el 28 de mayo rezaron el rosario san Josemaría y los peregrinos allí reunidos

"Tiempo de caminar" de Ana Sastre: https://multimedia.opusdei.org/pdf/es/tiempo_de_caminar1.pdf

BENEDICAT NOS VIRGO MARIA!