sabato 20 giugno 2020

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Mons. Comastri racconta la vita di Paolo Takashi Nagai, il "santo di Nag...

Vedete in quale abisso di miseria e di disperazione è caduta questa umanità, che si è completamente allontanata da Dio.

Valdragone (Rep. di San Marino), 28 giugno 1995. Esercizi Spirituali in forma di
Cenacolo con 20 Vescovi e 300 Sacerdoti del M.S.M. di Europa, America, Africa, Asia
ed Oceania.



Per la salvezza del mondo.

«In questi giorni il mio Cuore Immacolato viene consolato e glorificato da voi, Vescovi e
Sacerdoti del mio Movimento che, mai come in questo anno, siete venuti così numerosi da ogni
parte del mondo, per vivere con Me una settimana di continuo Cenacolo, uniti nella preghiera e
nella fraternità.

Io mi unisco alla vostra preghiera. In questi vostri tempi la preghiera dei miei Sacerdoti mi è
necessaria, per la salvezza del mondo.

Io costruisco fra voi una fraternità più grande e più profonda. Come Mamma vi chiamo ad
incontrarvi, vi aiuto a conoscervi, vi spingo ad amarvi.

Il mio Cuore gioisce nel vedervi crescere nel vostro amore scambievole, così da diventare
sempre di più un cuore ed un'anima sola.

Allora Io posso realizzare su ciascuno di voi il disegno del trionfo del mio Cuore Immacolato,
per la salvezza del mondo.



- Per la salvezza del mondo, Io vi rendo strumenti preziosi della divina Misericordia.
Vedete in quale abisso di miseria e di disperazione è caduta questa umanità, che si è
completamente allontanata da Dio.

Ormai da sola non può più essere sollevata, se una grande misericordia non la conduce alla
salvezza. Che il Signore misericordioso possa operare attraverso di voi, Vescovi e Sacerdoti,
che siete i figli della mia materna predilezione.

Vedete con i miei occhi materni tutti i dolori, i peccati, le ribellioni, le perversioni di questa
umanità, che porta il peso della grande tribolazione che state vivendo. E fate scendere anche
dai vostri occhi lacrime di dolore e di profonda compassione.

Aiutate con le mie mani tutti a tornare sulla strada della penitenza e della conversione:
portate sulle vostre braccia i piccoli, i poveri, i deboli; date coraggio e forza ai giovani;
spingete alla riconciliazione le famiglie divise; confortate chi soffre; nessuno sia da voi
dimenticato o abbandonato.

Camminate con i piedi della vostra Mamma Celeste a cercare i più lontani; ad aiutare gli
emarginati e gli abbandonati; a dare speranza ai disperati ed agli oppressi; a versare balsamo
sulle profonde ferite dei percossi; a raccogliere il sangue versato dalle innumerevoli vittime
dell'odio, della violenza fratricida e delle guerre.

Amate tutti col palpito del mio Cuore Immacolato ed allora diventerete gli strumenti del
trionfo della divina Misericordia e del trionfo del mio Cuore materno.


- Per la salvezza del mondo, Io voglio fare di voi il cuore nuovo della nuova Chiesa, che sarà da
voi consolata, in questi giorni in cui essa vive l'ora della sua agonia e viene sempre più
abbandonata, tradita, flagellata e crocefissa da tanti suoi figli.

Siate nella Chiesa la mia stessa presenza appassionata e fedele.

Amate col mio Cuore la vostra santa Madre Chiesa, che soffre e porta sulle sue spalle una così
grande e pesante croce.

Siate di forte sostegno al Papa, che vive l'ora della sua immolazione; sostenete i vostri
Vescovi con la preghiera e con la vostra docilità; date tutto l'aiuto ai vostri fratelli Sacerdoti,
che soccombono sotto il peso di grandi difficoltà e delle subdole insidie del mio Avversario.

Non giudicate nessuno.

Amate tutti con la tenerezza del mio Cuore di Mamma ed allora formerete il cuore nuovo della
nuova Chiesa, che nascerà con il trionfo del mio Cuore Immacolato.

Se vedeste lo splendore di santità e la pienezza di unità della Chiesa, dopo questo periodo di
grande tribolazione, anche voi, con Me, trasalireste di gioia! Perché allora tutte le nazioni
cammineranno verso di essa, che tornerà ad essere luce di verità e di grazia, di unità e di
santità, per la salvezza del mondo. Figli prediletti, in questi giorni Io ho fatto grandi grazie a
ciascuno di voi.

Veramente vi ho ottenuto in abbondanza i doni dello Spirito Santo, che ha operato in voi la
trasformazione del cuore e della vita.

Quanto siano stati importanti questi giorni per voi, lo capirete fra poco. Per ora vi dono la
grazia di vivere nel Cuore della Santissima Trinità, ove la vostra Mamma Celeste ha la sua
abituale dimora.

- Per la salvezza del mondo siate, in ogni parte, i ministri fedeli dell'Amore misericordioso di
Gesù, e lasciatevi sempre condurre da Me, che sono la Madre della Misericordia, perché solo
nel trionfo della divina Misericordia si può realizzare nel mondo il trionfo del mio Cuore
Immacolato.

Uscite da questo Cenacolo nella gioia e nella pace e andate a portare, in ogni parte, il conforto
della mia materna presenza fra voi.

Con i vostri cari, con coloro che sono affidati al vostro ministero, tutti vi benedico nel Nome
del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo». 

AMDG et DVM

Immaculati Cordis Beatæ Mariæ Virginis ~ II. classis

Immaculati Cordis Beatæ Mariæ Virginis ~ 
II. classis


CUORE IMMACOLATO DELLA
BEATA VERGINE MARIA
 



Sermone di s. Bernardino da Siena
Dal sermone 9 sulla visitazione

Sarà possibile che un uomo, con la sua bocca empia o addirittura abominevole, abbia la presunzione di parlare poco o tanto, della vera Madre dell'Uomo Dio, se non sulla scia della Rivelazione?  

Tanto più se si pensa che il Padre l'ha predestinata ad essere vergine, il Figlio la elesse come madre e lo Spirito Santo predispose che fosse dimora di ogni grazia. 

E io, piccolo uomo, con quali parole potrò esprimere i sentimenti di questo cuore di Vergine, già espressi dalla bocca di Dio, se non basta neppure la lingua di un angelo per descriverli? 

Il Signore disse: «L'uomo leale fa uscire il bene dallo scrigno del proprio cuore». Ed anche questa frase può essere un vero tesoro. 

E chi può pensare che sia più adatto a parlare del cuore della Vergine, se non la stessa Vergine, quella che meritò di diventare Madre di Dio e che ospitò lo stesso Dio nel suo cuore e nel suo seno per nove mesi? 

E quale tesoro più adatto che lo stesso amore divino, di cui era infiammato, come fornace, il cuore della Vergine?

V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.



Da questo cuore, come da una fornace di amore divino, la Vergine fece scaturire parole buone, cioè parole infiammate d'amore. 

Come da un'anfora colma di vino pregiato non può traboccare che vino pregiato; e come da un forno incandescente non può sprigionarsi che calore altissimo, così dalla Madre di Cristo non poté uscire nessuna parola che non fosse piena dell'amore e dell'ardore divino. 

La donna saggia che è una vera signora, usa pronunciare parole misurate, belle e sensate: perciò si legge che la benedetta Madre di Cristo pronunciò in sette diverse riprese, quasi sette parole ricolme di significato e di efficacia: ciò significa anche che ella era riempita dei sette doni dello Spirito Santo. 

Parlò due volte con l'angelo, due con Elisabetta, due con suo Figlio (una nel tempio e l'altra durante le nozze), una volta con i servitori. 

E in queste diverse occasioni parlò sempre moderatamente: si deve eccettuare il caso in cui lodò e ringraziò Iddio, quando prolungò il suo discorso dicendo: «L'anima mia magnifica il Signore». 

In questo caso parlò non con uomini ma con Dio. Queste sette parole furono pronunciate secondo un ordine e una sequenza che facevano vedere i sette modi di procedere e di agire dell'amore. 

Erano come sette fiamme del suo cuore ardente.

V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.




Dai documenti ecclesiastici
Il culto liturgico con cui viene dato al cuore immacolato di Maria vergine il debito onore e a cui molti santi uomini e donne prepararono la via, dalla stessa sede Apostolica fu approvato la prima volta agli inizi del secolo decimonono, quando papa Pio VII istituì la festa del cuore immacolato della Vergine, da celebrarsi piamente e santamente da quelle diocesi e famiglie religiose che ne avessero fatto domanda; 
poi Pio IX vi aggiunse l'ufficio e la messa propria. 

In seguito il sommo pontefice Pio XII, accogliendo benignamente lo zelo ardente e il desiderio, sorto già nel secolo decimosettimo e in crescente sviluppo, di ottenere che simile festa fosse celebrata con maggiore solennità e fosse resa comune in tutta la Chiesa, nel 1942, quando una guerra atrocissima dilagava in tutto il mondo, avendo compassione delle infinite miserie dei popoli, per la sua pietà e fiducia nella Madre celeste, consacrò in forma solenne il genere umano al benignissimo cuore di Lei e stabilì che fosse celebrata per sempre e dovunque la festa in onore del suo cuore immacolato con la messa e l'ufficio proprio.

V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.

COR MARIAE IMMACULATUM
INTERCEDE PRO NOBIS

venerdì 19 giugno 2020

«Sai cosa vogliono dire le mie Mani legate, sai chi me le lega? ...

Cristo alla colonna di Alessandro Bonvicino detto il Moretto conservato a Capodimonte


30 giugno 1943

   Dice Gesù:
   «Sai cosa vogliono dire le mie Mani legate, sai chi me le lega? Sai perché tanto dolore è nel mio sguardo, tanta stanchezza sul mio Volto? Sai cosa chiedo a quelli che mi sanno guardare? Le mie Mani sono legate da Satana per mezzo dei peccatori. Non hai capito male. Ripeto: sono legate da Satana per mezzo dei peccatori.

   Tu dirai: "Ma, o Signore, come ciò può essere se Tu sei Dio?" Io sono il Dio della Misericordia e del Perdono, Io sono il Dio potente, il Padre delle grazie. Ma il peccato paralizza la mia Potenza di grazie, la mia Misericordia, il mio Perdono. Perché, se sono Misericordia, Grazia, Perdono, sono anche Giustizia. Do perciò ad ognuno quello che si merita. E se tu consideri, con giustizia, devi dire che do sempre più grazie di quello che non meritate.

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Se a una autorità della terra, anche ad un semplice messo municipale, voi faceste le offese che fate a Me, sareste puniti con la prigione. Se poi fosse autorità più grande, sareste puniti anche con la perdita della vita. E sono, le autorità, poveri uomini come voi, che rimangono autorità fintanto che Io permetto lo siano per vostro merito, per loro prova, e quasi sempre per loro punizione. 
-Vostro merito: ubbidire e pazientare. 
-Loro prova: non abusare del potere, non insuperbirsene credendosi semidei, o dèi, perché vedono le folle pronte al loro cenno e a gridare "Osanna". Uno solo è dio: Dio.  
-Loro punizione: perché è ancora più difficile che un’autorità resti onesta, nelle mille forme dell’onestà, che non un ricco si salvi. Perciò la loro gloria umana è l’unica gloria che abbiano. Quella eterna ben poche autorità la raggiungono.

   Le colpe continue, sempre più perfide, che gli uomini commettono, per istigazione del Nemico mio e vostro, legano la mia Misericordia, la mia Grazia, il mio Perdono. Ecco cosa sono le mie Mani legate e chi sono quelli che le legano con la fune del Male: Satana e i suoi figli. E le mie Mani vorrebbero invece esser libere per perdonare, medicare, consolare, benedire.

   O voi che mi amate, slegate col vostro amore le mie Mani legate! Riparate, riparate, o miei diletti, amici e figli miei carissimi, all’oltraggio recato alle Mani del vostro Dio, Padre e Redentore. L’amore è fiamma che consuma le catene e arde le ritorte rendendo libertà alle mie Mani legate. Abbiate pietà, voi che mi amate del mio dolore, e pietà dei vostri lebbrosi fratelli che le mie Mani soltanto possono sanare.

   Il mio sguardo è pieno di dolore per tutti gli oltraggi che vengono recati a Me nel Sacramento e nella mia Legge. Legge calpestata, Sacramento profanato. Hai letto? Hai sentito? Hai notato? L’altare del Sacramento è sempre colpito. Non vedi in ciò il segno di Satana? E pensa questo, a tua gioia. Dove fra la rovina si può trovare intatta la Pisside che mi contiene e raccoglierla coi dovuti onori, è perché un cuore, o molti cuori, lontani dal luogo colpito, ma adoranti Me Eucarestia, hanno deviato, col loro orare, il colpo diretto da Satana. Quelle Ostie che salvate, anime umili e amorose che pregate per il mio Sacramento, infondono in voi gli stessi frutti di una Comunione d’amore.

   La stanchezza è sul mio Volto perché constato sempre più fino a qual punto sono morto invano per tanta umanità, perché mi accorgo sempre più che nulla - non parole, non miracoli, non castighi, non grazie - serve a far pensare che Io sono Dio a che solo in Dio è Bene e Pace. Quando uno è stanco e afflitto, coloro che lo amano gli dànno affetto per consolarlo, riposo per sollevarlo. Questo Io ti chiedo e chiedo a quelli che mi amano.

   Sono sbandito dalle chiese e dai cuori. Quando era pellegrino sulla terra non aveva, il Figlio dell’Uomo, un sasso suo proprio su cui posare il capo. Ma ora che i cuori degli uomini sono di sasso, ho forse dove posare la testa? No. Solo qualche raro, rarissimo cuore fedele. Gli altri sono ostili al loro Amico e Redentore.

   Apritemi dunque il cuore, voi che mi amate. Date ricetto al vostro Dio che piange di dolore sull’umanità colpevole, ristorate Colui che dà Se stesso in sacrificio eterno e che non è compreso. Io, Gesù, verrò con tutte le mie grazie e farò del cuore fedele un piccolo Paradiso.»
   Dice ancora Gesù:
«Fra le ricchezze da dare via per seguire Me e che ti ho elencate1, ve ne è un’altra ancora. Quella che è la più legata allo spirito e che a strapparla fa più dolore che a strapparsi la carne. Sono gli
affetti, questa ricchezza così viva. Eppure per amore mio bisogna sapere dare via anche quelli.
   Io non condanno gli affetti. Anzi li ho benedetti e santificati con la Legge e i Sacramenti. Ma siete sulla terra per conquistare il Cielo. Quella è la dimora vera.
   Quanto Io ho creato per voi quaggiù va guardato attraverso la lente di lassù. Quanto Io vi ho donato va preso con riconoscenza, ma riconsegnato con prontezza alla mia richiesta.
Io non la distruggo la vostra ricchezza affettiva. La levo dalla terra per trapiantarla in Cielo. Là saranno ricostruite in eterno le sante convivenze famigliari, le pure amicizie, tutte quelle forme di affetto onesto e benedetto che Io Figlio di Dio fatto uomo, ho voluto anche per Me stesso e che so quanto siano care. Ma se sono care, tanto care, non sono più care di Dio e della vita eterna.
   Ma non dimostrano una vera fede nel dolce Padre che è nei Cieli coloro che davanti ad un affetto che si spezza non sanno pronunciare la parola più bella della figliolanza in Dio, ma si ribellano. E non riflettono che se Io do quel dolore è certo per evitare dolori più grandi e per procurare un merito maggiore!
   Tu, anche tu non hai saputo dire: "Sia fatto come Tu vuoi!". Sono dovuti passare degli anni prima che tu mi dicessi: “Grazie, Padre, per quel dolore”. Ma credi tu che il tuo Gesù te lo avrebbe dato se non fosse stato un bene dartelo? Ora rifletti e capisci. Ma quanto hai tenuto a farlo! Io ti chiamavo, cercavo farti intendere la ragione. Ma non udivi il tuo Dio. Era l’ora delle tenebre per la mente e per l’anima.
   Non chiedermi: "Perché l’hai permessa?". Se l’ho permessa non è stato senza motivo. Te ne parlo questa sera in cui più soffri. Io sono con te appunto perché soffri. Ti faccio compagnia. Ma ricorda che Io non ebbi nessuno nell’ora della tentazione. Ho dovuto superarla da Me. Tu invece mi hai sempre avuto vicino, anche quando non mi vedevi perché lo Spirito del Male ti disturbava al punto di impedirti di vedere e udire il tuo Gesù.
   Ora, se Io ti dicessi che l’adesione di un figlio alla morte di un padre abbrevia al medesimo il Purgatorio, che il perdono di un figlio alle colpe, più o meno vere, di un padre, è refrigerio per quell’anima, ci crederesti. Ma allora non ti davi pace e sciupavi il bene che facevi.
   Rinunciare alla ricchezza di un affetto, per seguire la Volontà mia senza rimpianti umani, è la perfezione della rinuncia consigliata al giovane del Vangelo.
   Ricordalo per tutto il resto della vita. Un padre quale Io sono non dà mai nulla di nocivo ai figli. Anche se l’apparenza è quella di un sasso a chi chiede un bacio, quel sasso è oro puro e eterno. Sta all’anima il riconoscerlo e mantenerlo tale, pronunciando la parola che attirò Me dai Cieli nel seno di Maria e mise Me sulla Croce per redimere il mondo: fiat.»
   1 Nel dettato del 29 giugno, pag. 49.



COR JESU, FORNAX AMORIS,

MISERERE NOBIS