"Dignare me laudare Te Virgo sacrata. Da mihi virtutem contra hostes tuos". "Corda Iésu et Marìae Sacratìssima: Nos benedìcant et custòdiant".
venerdì 15 maggio 2020
Radicati nella Fede: una "Cena" sfigurata
Radicati nella Fede: una "Cena" sfigurata: UNA "CENA" SFIGURATA Vocogno, Giovedì 14 Maggio 2020 una "Cena" sfigurata don Alberto Secci
Radicati nella Fede: da un piccolo libro scomparve il cattolicesimo
Radicati nella Fede: da un piccolo libro scomparve il cattolicesimo: DA UN PICCOLO LIBRO SCOMPARVE IL CATTOLICESIMO Vocogno, Venerdì 15 Maggio 2020 da un piccolo libro scomparve il cattolicesim...
DELL'ORAZIONE MENTALE
ANTOLOGIA DI BRANI SUL RACCOGLIMENTO INTERIORE
S. GIOVANNI DELLA CROCE,
Cantico Spirituale “B”, Str. 1,6.7-9.12.
6. - […] c'è da notare che il Verbo Figlio di Dio, insieme con il Padre e con lo Spirito
Santo, se ne sta essenzialmente nascosto nell'interno [nell'intimo centro “A”] dell'anima.
Quindi l'anima che vuol trovarlo, deve allontanarsi secondo l'affetto e la volontà da tutte le
cose create e ritirarsi in sommo raccoglimento dentro di sé come se tutto il resto non
esistesse. Perciò S. Agostino dice: Non ti trovavo, o Signore, di fuori, perché fuori cercavo
male Te che stavi dentro.
7. - O anima bellissima fra tutte le creature, che desideri tanto conoscere il luogo dove si
trova il tuo Diletto, per trovarlo ed unirti a Lui! Ormai ti è stato detto che tu stessa sei il
luogo in cui Egli dimora e il nascondiglio dove si cela. Tu puoi grandemente rallegrarti
sapendo che tutto il tuo bene e l'intera tua speranza è così vicina a te da abitare dentro di te
o, per dire meglio, che tu non puoi stare senza di Lui: Sappiate - dice lo Sposo - che il
regno di Dio è dentro di voi (Lc 17,21) e il suo servo, l'apostolo S. Paolo soggiunge: Voi
siete il tempio di Dio (2Cor 6,16).
8 - […] Che vuoi di più, o anima, e perché cerchi ancora fuori di te, dal momento che hai
dentro di te le tue ricchezze, i tuoi diletti, la tua soddisfazione, la tua abbondanza e il tuo
regno, cioè l'Amato, che tu desideri e brami? Gioisci e rallegrati con Lui nel tuo
raccoglimento interiore, perché lo hai così vicino! Qui desideralo, adoralo, senza andare a
cercarlo altrove, poiché ti distrarresti, ti stancheresti senza poterlo né trovare né godere
con maggiore certezza e celerità, né averlo più vicino che dentro di te. Vi è un'unica
difficoltà e cioè che, pur essendo dentro di te, se ne sta nascosto; però è già molto se si
conosce il luogo dove sta nascosto per cercarlo con la certezza di trovarlo…
9 - Tuttavia mi puoi dire: se l'Amato dell'anima mia è dentro di me, perché non lo trovo e
non lo sento? Ciò accade perché Egli se ne sta nascosto e tu non ti nascondi per trovarlo e
per sentirlo. Infatti chi vuol trovare una cosa nascosta deve entrare fino al nascondiglio
dove quella si trova e, quando la trova, anch'egli è nascosto con lei. Dunque poiché il tuo
Sposo amato è il tesoro nascosto nel campo dell'anima tua, per il qual tesoro l'astuto
mercante vendette tutti i suoi beni (Mt 13,44) sarà necessario che tu, per trovarlo,
dimenticando tutte le cose e allontanandoti da tutte le creature ti rifugi nel nascondiglio
interiore del tuo spirito (Mt 6,6) e serrata la porta dietro di te, vale a dire chiusa la tua
volontà a tutte le cose, preghi occultamente il Padre tuo (Ibid.). Allora, rimanendo
nascosta con Lui, lo sentirai e lo amerai di nascosto, lo godrai e ti diletterai con Lui di
nascosto, ossia in maniera superiore ad ogni espressione e sentimento umano.
12- Fai molto bene, o anima, a cercarlo sempre nascosto, poiché facendo così glorifichi
Dio e ti avvicini molto a Lui stimandolo per l'essere più alto e profondo di tutti quelli che
tu puoi raggiungere. Non ti fermare quindi né molto né poco in ciò che le tue potenze
possono comprendere, vale a dire, non ti volere mai appagare di ciò che puoi intendere di
Dio, ma piuttosto di ciò che di Lui non puoi capire. Non ti fermare mai nell'amore e nel
diletto di ciò che intendi e senti di Dio, ama e dilettati solo in ciò che di Lui non puoi né
intendere né sentire: questo vuol dire cercarlo in fede. Essendo Dio inaccessibile e
nascosto, come è stato detto, anche se ti sembra di trovarlo, di sentirlo e di capirlo, lo devi
ritenere sempre per nascosto e come tale lo devi servire in segreto. Non voler essere come
i molti insipienti i quali, avendo un concetto volgare di Dio, allorché non lo intendono,
non lo gustano e non lo sentono, credono che Egli sia lontano e nascosto, mentre è
piuttosto vero il contrario e cioè che quanto meno distintamente l'intendono, più si
accostano a Lui, poiché come dice il Profeta David: Pose il suo nascondiglio nelle tenebre
(Sal 17,12). Così avvicinandoti a Lui, il tuo occhio fiacco deve necessariamente essere
colpito dalle tenebre.
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S. TERESA D’AVILA,
Cammino (Valladolid), XXVIII,11-12
Sapevo benissimo di avere un'anima, ma quale fosse il suo valore e chi stesse dentro di
essa non lo capivo perché avevo gli occhi bendati dalle vanità della vita per poterlo
vedere. Infatti, se avessi capito, come ora, che in questo minuscolo palazzo dell'anima mia
abita un Re così grande, mi sembra che non l'avrei lasciato tanto spesso solo; qualche
volta, almeno, sarei stata con Lui e soprattutto avrei procurato di non esser così piena di
macchie. Ma che cosa c'è di più meraviglioso che vedere Colui il quale può riempire della
sua grandezza mille e mille mondi, rinchiudersi in una casa così piccola? In verità,
essendo Egli il Signore di tutto, può fare ciò che vuole, e siccome ci ama, si adatta alla
nostra misura.
Quando un'anima comincia a seguire questa via, perché non abbia turbarsi di vedersi tanto
piccola, destinata a racchiudere in sé un essere tanto grande, il Signore non le si rivela
finché essa non ingrandisce a poco a poco la sua capacità, proporzionatamente ai doni che
vuole accordarle. Per questo dico che può fare ciò che vuole, perché ha il potere
d'ingrandire il palazzo dell'anima. Tutto sta nel fargliene dono con piena decisione e di
sgombrarlo, affinché Egli possa mettere o levare quel che vuole, disponendone come di
cosa propria. E Sua Maestà ha ragione, non neghiamoci a Lui. Egli non vuol forzare la
nostra volontà, prende ciò che Gli diamo, ma non si dà interamente a noi finché noi non ci
diamo interamente a Lui. Questo è fuor di dubbio, ed essendo di grande importanza, ve lo
ricordo continuamente: il Signore non agisce nell'anima se non quando, del tutto sgombra
da ostacoli, è sua; diversamente, non so come potrebbe agire, amante com'è dell'ordine. Se
infatti riempiamo il palazzo di gente da poco e di cose inutili, come può trovarvi posto il
Signore con la sua corte? È già molto se si trattiene un momento fra tanti impicci.
S. TERESA D’AVILA, Vita, VIII, 5.
Per me l’orazione mentale non è altro se non un rapporto d’amicizia, un trovarsi frequentemente da soli a soli con chi sappiamo che ci ama. E se voi ancora non l’amate (infatti,
perché l’amore sia vero e l’amicizia durevole dev’esserci parità di condizioni e invece
sappiamo che quella del Signore non può avere alcun difetto, mentre la nostra consiste
nell’esser viziosi, sensuali, ingrati), cioè se non potete riuscire ad amarlo quanto si merita,
non essendo egli della vostra condizione, nel vedere, però, quanto vi sia di vantaggio avere
la sua amicizia e quanto egli vi ami, sopportate questa pena di stare a lungo con chi è tanto
diverso da voi.
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P. MICHELE BOUTAULD SJ,
Metodo per conversare con Dio
1. Dio vi ama: amatelo, egli pone le sue delizie nello stare con voi (cf Pr 8,31); le vostre
siano di stare con Lui, e di passare, se possibile, il vostro tempo dove passerete la vostra
beata eternità, in sua amabile compagnia. Abituatevi a parlare con Lui in modo familiare e
confidenziale come ad un vostro amico; e pensate che è un errore e una debolezza della
nostra natura cieca, il non essere affatto liberi in sua presenza, e il presentarsi davanti a
Lui come degli schiavi timidi e vergognosi davanti un principe, tremando di paura e non
pensando che a fuggire per andare a cercare altrove la nostra consolazione e la nostra
libertà.
2. Non vi si chiede di formare in voi una immagine della sua persona adorabile tramite
un'orazione estatica, o tramite un'applicazione violenta dei vostri pensieri: qui è questione
solo di una conversazione familiare. Senza lasciare il vostro lavoro, non vi si domanda
altro se non di fare verso Dio ciò che fate ogni giorno e in ogni occasione, verso quelli che
vi amano e che voi amate. Egli è come loro, accanto a voi. Ditegli le stesse cose che dite
loro: intrattenetelo con i vostri affari, con i vostri progetti, le vostre speranze, i vostri
timori, con tutto quello che vi riguarda.
3. … Non consideratelo come un re che vorrebbe avere nell'anima solo dei pensieri da re,
o essere intrattenuto da grandi cose, o che temerebbe di abbassarsi applicando il suo spirito
ad ascoltare quello che accade nella piccole cose di casa o nella coscienza di una piccola
creatura… In voi o nei luoghi, dove vi trovate soli con Lui, per così dire, Dio è lì solo per
voi: lì c'è l'Onnipotente solo per aiutarvi, il totalmente amabile è là, solo per essere amato
da voi, o per attirare la vostra fiducia, e darvi l'occasione di dirgli ciò che vi affligge, e in
qualche situazione sono gli affari della vostra famiglia, o del vostro incarico, o della vostra
vita interiore. Ditegli dunque con amore e con sincerità tutto ciò che sapete.
4. … Mentre voi Lo intrattenete, sembra, che vi lasci dire senza che Lui stesso parli, e
senza che vi risponda, nondimeno Egli non sta in silenzio. Egli ha una certa voce che gli è
propria e che, senza che le vostre facoltà esteriori e la stessa vostra immaginazione si
accorgano di nulla, imprime in voi le verità che il suo amore vuole che sappiate. Voi
sentite nascere in modo impercettibile, nello spirito dei pensieri che vi consolano e che
calmano i vostri timori, delle luci che fugano le vostre incertezze e i dubbi, delle riflessioni
che vi rivelano quello che dovete fare e che vi mostrano vie sicure per realizzare
felicemente i vostri progetti… Egli lo fa, non in modo astratto, ma applicando le sue luci, i
suoi pensieri, le sue consolazioni e dolcezze nel vostro cuore: è il suo Cuore che parla alle
anime sue spose, con un linguaggio che loro intendono bene.
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B. ELISABETTA DELLA TRINITÀ,
Lett. 179: Alla Signorina Francesca De Sourdon
Sì mia cara, prego per te e ti tengo nella mia anima, accanto al buon Dio, in questo piccolo
santuario tutto intimità, dove lo ritrovo ad ogni ora del giorno e della notte. Non sono mai
sola: il mio Gesù è là, sempre orante in me, ed io mi unisco alla sua preghiera. Mi fai tanta
pena, mia cara Francesca, perché vedo bene che sei infelice e unicamente per colpa tua, te
l'assicuro. Stai tranquilla, non ti credo ancora fuori di cervello, ma solo indebolita di nervi
e sovraeccitata, e quando sei così, fai soffrire anche gli altri. Ah, se potessi insegnarti il
segreto della felicità come il buon Dio l'ha insegnato a me!
Tu dici che io non ho né preoccupazioni né sofferenze, ed è vero che sono quanto mai
felice, ma se tu sapessi come si può essere del tutto felici pur in mezzo alle contrarietà!
Bisogna sempre tenere lo sguardo rivolto al buon Dio. All'inizio, quando si sente tutto
ribollire dentro, occorre fare degli sforzi, ma con la pratica della dolcezza, della pazienza e
con l'aiuto del buon Dio, si viene a capo di tutto. Bisogna che tu ti costruisca come me una
celletta dentro la tua anima. Penserai che il buon Dio è là e vi entrerai di tanto in tanto.
Quando ti senti innervosita o ti assale la malinconia, corri subito nel tuo rifugio e confida
tutto al Maestro. Se tu lo conoscessi, la preghiera non ti annoierebbe più. In realtà è un
riposo, credimi, una distensione. È un andare con tutta semplicità da Colui che si ama, uno
stare accanto a Lui come un bambino tra le braccia della mamma, un abbandono del
cuor… Ti piaceva tanto un tempo sederti vicino a me e farmi le tue confidenze. È proprio
così che bisogna andare a Lui.
Se tu sapessi quanto è grande la sua comprensione, non soffriresti più. È il segreto della
vita del Carmelo. La vita del Carmelo è una comunione con Dio dal mattino alla sera e
dalla sera al mattino. Se non fosse Lui a riempire le nostre celle e i nostri chiostri, come
tutto sarebbe vuoto! Ma noi lo scorgiamo in tutto perché lo portiamo in noi, e la nostra vita
è un cielo anticipato. Chiedo al buon Dio d'insegnarti tutti questi segreti e ti tengo sempre
qui nella mia celletta, fai anche tu altrettanto per me nella tua e così non ci lasceremo mai.
Ti amo tanto, mia cara Francesca, e ti vorrei tutta buona e tutta nella pace dei figli del
buon Dio.
La tua Elisabetta della Trinità
http://www.casalanteri.it/Files/AntolRaccoglimento_1.pdf
AMDG et DVM
giovedì 14 maggio 2020
Se convertirai il peccatore dalla sua vita di errore...
TEMI DEL SERMONE
ESORDIO - IN CHE MODO IL PRELATO DEVE LAVORARE NEL CAMPO DEI FEDELI
1. In quel tempo disse Gesù ai suoi discepoli: «Io vado a Colui che mi ha mandato, e nessuno di voi mi domanda: Dove vai?» (Gv 16,5). Dice Giacomo nell'epistola canonica: «L'agricoltore aspetta il prezioso frutto della terra, portando pazienza finché potrà raccogliere il frutto precoce e quello tardivo» (Gc 5,7). L'agricoltore, colui che coltiva il campo, è il predicatore, che nel sudore della sua fronte, col sarchio della parola coltiva il campo, cioè l'anima dei fedeli. Il campo si chiama in latino ager, perché in esso si opera (lat. agere), si lavora. I campi o si seminano, o si coltivano a piante, o si dispongono a pascolo, o si ornano con fiori diversi. Anche nell'anima è necessario fare sempre qualche cosa, perché non si avveri ciò che dice Salomone: «Sono passato per il campo dell'uomo pigro, ed ecco che le spine lo avevano invaso completamente» (Pro 24,30-31). Infatti dove c'è il torpore della pigrizia, subito prosperano le spine pungenti dei pensieri perversi. Perciò l'anima dev'essere seminata con la semente della predicazione, coltivata con le piante delle virtù, preparata a pascolo, cioè ai desideri della vita eterna, ornata di fiori diversi, vale a dire degli esempi dei santi. E se il campo sarà coltivato in questo modo, di esso dice il Signore: «Ecco, il profumo del figlio mio è come il profumo di un campo rigoglioso, che il Signore ha benedetto» (Gn 27,27).
«L'agricoltore aspetta il prezioso frutto della terra». Per il fatto che il predicatore coltiva il campo del Signore, egli attende il frutto della terra, cioè della vita eterna. Per questo il Signore promette al predicatore: «Se convertirai (qualcuno), io convertirò te; e se separerai ciò che è prezioso da ciò che è vile, sarai come la mia bocca» (Ger 15,19). «Se convertirai», cioè se farai convertire - come dice Giacomo - «il peccatore dalla sua via di errore» (Gc 5,20), io convertirò te infondendoti la grazia; e se avrai separato ciò che è prezioso, cioè l'anima che ho riscattato con il mio sangue prezioso, da ciò che è vile, cioè dal peccato, del quale nulla al mondo è più vile, sarai come la mia bocca, perché nella rigenerazione giudicherò gli empi per mezzo di te.
Ma nel frattempo bisogna agire con pazienza. E quindi soggiunge: «Deve sopportare con pazienza, finché potrà raccogliere il frutto precoce e quello tardivo». Si chiama precoce ciò che matura prima, e tardivo quando la maturazione è completa. Quindi il predicatore, se sopporta con pazienza e con gioia, quando cade in varie tentazioni, riceverà il frutto precoce della grazia nel tempo presente, e quello tardivo della gloria nella vita futura. In proposito il Signore, nel vangelo di oggi, dice: «Vado da colui che mi ha mandato».
«L'agricoltore aspetta il prezioso frutto della terra». Per il fatto che il predicatore coltiva il campo del Signore, egli attende il frutto della terra, cioè della vita eterna. Per questo il Signore promette al predicatore: «Se convertirai (qualcuno), io convertirò te; e se separerai ciò che è prezioso da ciò che è vile, sarai come la mia bocca» (Ger 15,19). «Se convertirai», cioè se farai convertire - come dice Giacomo - «il peccatore dalla sua via di errore» (Gc 5,20), io convertirò te infondendoti la grazia; e se avrai separato ciò che è prezioso, cioè l'anima che ho riscattato con il mio sangue prezioso, da ciò che è vile, cioè dal peccato, del quale nulla al mondo è più vile, sarai come la mia bocca, perché nella rigenerazione giudicherò gli empi per mezzo di te.
Ma nel frattempo bisogna agire con pazienza. E quindi soggiunge: «Deve sopportare con pazienza, finché potrà raccogliere il frutto precoce e quello tardivo». Si chiama precoce ciò che matura prima, e tardivo quando la maturazione è completa. Quindi il predicatore, se sopporta con pazienza e con gioia, quando cade in varie tentazioni, riceverà il frutto precoce della grazia nel tempo presente, e quello tardivo della gloria nella vita futura. In proposito il Signore, nel vangelo di oggi, dice: «Vado da colui che mi ha mandato».
2. Osserva che in questo brano evangelico sono poste in evidenza tre fatti. Primo, il ritorno di Gesù Cristo al Padre, quando dice: «Vado da colui che mi ha mandato». Secondo, l'accusa fatta al mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio, dove dice: «Quando verrà lo Spirito, accuserà il mondo... «. Terzo, le ispirazioni dello Spirito di verità, dove conclude: «Quando verrà lo Spirito di verità, egli vi insegnerà tutta la verità».
In questa domenica e nella prossima si leggono le epistole canoniche. L'introito della messa di oggi esorta: «Cantate al Signore un canto nuovo» (Sal 97,1). E nell'epistola del beato Giacomo è detto: «Tutto ciò che ci viene dato di buono», ecc. (Gc 1,17): noi la divideremo in tre parti e ne faremo risaltare la concordanza con le tre suddette parti del vangelo. Le tre parti dell'epistola sono: primo: «Ogni ottimo regalo»; secondo: «Voi lo sapete, fratelli miei dilettissimi»; terzo: «Perciò, deposta ogni impurità», ecc
In questa domenica e nella prossima si leggono le epistole canoniche. L'introito della messa di oggi esorta: «Cantate al Signore un canto nuovo» (Sal 97,1). E nell'epistola del beato Giacomo è detto: «Tutto ciò che ci viene dato di buono», ecc. (Gc 1,17): noi la divideremo in tre parti e ne faremo risaltare la concordanza con le tre suddette parti del vangelo. Le tre parti dell'epistola sono: primo: «Ogni ottimo regalo»; secondo: «Voi lo sapete, fratelli miei dilettissimi»; terzo: «Perciò, deposta ogni impurità», ecc
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