domenica 26 aprile 2020

BASILICA DELL'INCORONATA MADRE DEL BUON CONSIGLIO

Ora Deum, ut cor meum
Sua servet gratia:
Nec antiquus inimicus
Seminet zizania.

Basilica 

dell'Incoronata Madre del Buon Consiglio

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Basilica dell'Incoronata Madre del Buon Consiglio e Regina della Cattolica Chiesa
Basilica dell'Incoronata Madre del Buon Consiglio 1.JPG
La facciata
StatoItalia Italia
RegioneCampania
LocalitàNapoli
ReligioneCristiana cattolica di rito romano
TitolareMaria Incoronata
ArcidiocesiNapoli
Consacrazione1960
ArchitettoVincenzo Veccia
Stile architettoniconeobarocco
Inizio costruzione1920
Completamento1960
La basilica dell'Incoronata Madre del Buon Consiglio e Regina della Cattolica Chiesa è una delle basiliche di Napoli. Si erge in zona Capodimonte ed è stata realizzata su modello della basilica di San Pietro a Roma sia negli esterni (compresa la cupola) che negli interni, tanto da essere anche conosciuta come "La piccola San Pietro".
Nel piazzale della basilica vi è l'entrata monumentale alle catacombe di San Gennaro, rappresentata da un grande busto del santo alto più di 4 metri, per quindici quintali di peso; l'opera, la più grande del suo genere presente in città, è stata realizzata da Lello Esposito.[1] Accanto al busto, a destra, la fontana della Duchessa, detta così perché voluta dalla duchessa Elena d'Aosta.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Abside e cupola
La chiesa fu fortemente voluta da Maria di Gesù Landi.
Nata a Napoli il 21 gennaio 1861, già da bambina dimostrava fervide vocazioni spirituali. Ella si distinse per la sua grande devozione alla Madre del Buon Consiglio di cui, nel 1884, fece dipingere un quadro commissionandolo al pittore Spanò. Fu molto amata dal popolo napoletano a seguito di due miracoli:
  • secondo la leggenda nel 1884 mostrò al popolo l'immagine della Madre del Buon Consiglio e l'epidemia di colera che attanagliava Napoli in quel periodo, cessò immediatamente;
  • nel 1906, a seguito di un'eruzione del Vesuvio, la città era sotto una densa coltre di cenere e numerosi tetti e solai crollarono; di conseguenza Maria espose il quadro fuori al balcone di casa e un raggio di sole lo illuminò. Qualche giorno dopo l'eruzione cessò e su Napoli la cenere cominciò a scemare.
Più tardi, ottenne il riconoscimento del culto, l'aggiunta del titolo Regina della Cattolica Chiesa (quest'ultimo suggerito a madre Landi dalla Vergine Maria nel 1910 durante le sue contemplazioni) nonché l'incoronazione del quadro, concessa nel 1912 da Papa Pio X. Nel frattempo, i pellegrinaggi all'immagine si susseguirono numerosi e, ben presto venne eretto questo tempio, fatto erigere esattamente dove le aveva chiesto la Vergine: sulla massa tufacea in cui erano state scavate secoli addietro le catacombe di San Gennaro.
La costruzione della basilica, su progetto dell'architetto Vincenzo Veccia, è durata quarant'anni, dal 6 gennaio 1920, quando fu posata la prima pietra, al 26 aprile 1960, giorno della solenne consacrazione, celebrata dal cardinale Alfonso Castaldo. Tuttavia la basilica era fruibile al culto già da vari anni prima della consacrazione.
Maria di Gesù Landi morì il 26 marzo 1931, tuttavia la sua scomparsa non portò all'interruzione dei lavori, che anzi proseguirono. Il 12 giugno 1938 l'effigie della Madre del Buon Consiglio fu portata all'interno della basilica ancora in costruzione.
Nel gennaio del 1980 papa Giovanni Paolo II l'ha elevata alla dignità di basilica minore.[2]
La cultura popolare vuole che durante il sisma del 1980 il busto marmoreo raffigurante la Madonna posto sulla sommità della facciata si staccò, cadendo in piedi e senza subire danni. In realtà la statua, a figura intera, si divise in due parti e la parte superiore, il busto, cadde dal frontone della chiesa sulla scalinata senza ferire nessun passante e si spezzò a sua volta in due parti, il torso (con il Bambino in braccio) e la testa. Una lastra di pietra posta all'ingresso della basilica ricorda l'evento e le vicende successive:
«Scossa della violenza del sisma che alle ore 19:25 di domenica 23 novembre 1980 sconvolse Napoli, il busto marmoreo si staccò dal blocco inferiore della statua raffigurante la Madonna con il bambino e precipitò dall'alto della facciata, frantumandosi sulla scala di accesso al tempio; è stata accuratamente restaurata, la sacra immagine fu qui riposta il 26 aprile 1981 e vi è rimasta come oggetto di continua testimonianza di amore e pietà mariana fino al 4 giugno 1983, allorquando, consolidate le strutture della facciata; è stata ricollocata al suo posto in alto, vigile protettrice alle soglie della città»

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Navata centrale
Prima cappella della navata destra, Santa Maria Maddalena (scuola di Andrea Vaccaro)
Cappella della Pietà, terza cappella della navata sinistra
Il tempio ha custodito momentaneamente dipinti provenienti da altre chiese della città dopo il terremoto dell'Irpinia del 1980. Inoltre possiede opere provenienti da chiese in passato demolite o pericolanti. Il più chiaro esempio è dato dalle otto statue raffiguranti gli Apostoli poste sul settecentesco altare maggiore, sei delle quali sono opera di Michelangelo Naccherino, mentre le rimanenti due sono opere di Pietro Bernini e Francesco Cassano. Sono tutte provenienti dalla demolita chiesa di San Giovanni dei Fiorentini al rione Carità.
Sulla controfacciata sono presenti l'Incoronazione della Vergine di Giovanni Battista Beinaschi, proveniente dalla chiesa di Santa Maria delle Grazie a Caponapoli, al centro, a sinistra la Natività di Giovanni Balducci, a destra la Deposizione di Marco Pino. Nelle cappelle e nelle navate laterali sono visibili importanti quadri come Sant'Antonio di Carlo Sellitto, proveniente dalla demolita chiesa di San Nicola alla Dogana, Santa Maria Maddalena della scuola di Andrea Vaccaro, l'Estasi di san Nicola di Giuseppe Simonelli, proveniente dalla chiesa di San Nicola dei Caserti, una Vergine attorniata da apostoli della scuola di Fabrizio Santafede. Anche molti elementi architettonici quali altari e paliotti sono provenienti da altre chiese.
Alcune cappelle ospitano le tombe delle principesse di casa Savoia e duchesse d'Aosta Elena e Anna d'Orléans (nella cappella della Pietà, consacrata nel 1951 alla presenza della duchessa Anna), dei cardinali Alessio AscalesiCorrado Ursi e Michele Giordano e di Maria di Gesù Landi.
Durante la costruzione della chiesa, sono state utilizzate anche alcune colonne marmoree provenienti dalla demolizione del porticato della vecchia Stazione Centrale.

Organi a canne[modifica | modifica wikitesto]

Nella basilica si trova l'organo a canne Tamburini opus 499, costruito nel 1964.
Lo strumento, a trasmissione elettrica, ha tre tastiere di 61 note ciascuna e pedaliera concavo-radiale di 32. Il materiale fonico è interamente situato nell'ambulacro tra l'abside e il transetto di sinistra, ad eccezione del registro Tromba orizzontale 8', che invece si trova nell'abside, ai due lati dell'altare.
Nella chiesa si trova anche un organo positivo barocco costruito nel 1769 da Domenico Antonio Rossi. Lo strumento è a trasmissione meccanica ed ha un'unica tastiera di 45 (Do1-Do5) note con prima ottava scavezza, senza pedaliera.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Napoli sacra. Guida alle chiese della città, coordinamento scientifico di Nicola Spinosa; a cura di Gemma Cautela, Leonardo Di Mauro, Renato Ruotolo, Napoli 1993-1997, 15 fascicoli.
  • S. Romano, L'arte organaria a Napoli, Società editrice napoletana (1980) ISBN non esistente

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Solennità di Maria SS.ma Madre di Dio Lc 2,16-21 - Arcidiocesi di ...

Vitae forma, morum norma,
Plenitudo gratiae:
Dei templum, et exemplum
Totius iustitiae.
(da:Omni die dic Mariae, 21)

Sant' ANACLETO

San Cleto

San Cleto
Nome: San Cleto
Titolo: Papa
Nascita: I secolo , Atene
Morte: 12 luglio 112, Roma
Ricorrenza: 26 aprile
Tipologia: Commemorazione



S. Anacleto nacque in Atene dopo la metà del primo secolo, destinato da Dio a reggere sapientemente la Chiesa in tempi perniciosissimi.

Datosi presto agli studi, si distinse tosto fra i coetanei per la perspicacia del suo ingegno, per l'amore alla religione ed alle pratiche devote e per la bontà del suo carattere.

Recatosi a Roma, venne consacrato sacerdote. E fu tanto il progresso che fece nelle vie di Dio, che quando la persecuzione privò la Chiesa del Papa S. Clemente, Anacleto, per unanime consenso del popolo, fu eletto a succedergli sul soglio pontificio.

Era L'anno 103, e la Chiesa gemeva sotto la spada dei persecutori.

Nei pochi anni di pace era prosperata straordinariamente. L'eroismo dei primi martiri era stato oggetto di ammirazione in tutto l'impero romano: una religione che vantava assertori così tenaci da sacrificare la vita, incuranti dei più atroci tormenti, non poteva essere falsa. I pagani lo compresero, e tutti quelli che cercavano la verità, correvano a ricevere il battesimo e ad ingrossare le file dei fedeli. Ma una nuova tempesta si avvicinava minacciosa.

Traiano, rigido conservatore delle tradizioni romane, non potendo soffrire che i templi degli idoli venissero abbandonati, lasciò perseguitare i Cristiani. ma il seme del Vangelo, irrorato dal sangue di tanti martiri, si faceva sempre più rigoglioso. La costante confessione di tanti coraggiosi animava fortemente gli infedeli a convertirsi a Cristo.

Essendo dunque i cristiani minacciati continuamente di morte, Anacleto ordinò che alla fine della Messa tutti i presenti si comunicassero e così, dando Gesù Cristo ai suoi figli, li,muniva di forza straordinaria nel caso che fossero stati presi e condannati.

Fu ancora S. Anacleto che disciplinò la consacrazione dei vescovi ed ordinò che i sacerdoti fossero eletti per comune consenso del popolo, affine di consacrare così al servizio dell'altare solo individui dotti e virtuosi.

Nelle sue poche lettere tratta magistralmente dell'autorità pontificia e delle prerogative dell'apostolo Pietro. Nelle due ordinazioni che fece nel mese di dicembre, consacrò sei vescovi, cinque sacerdoti e tre diaconi.

Nel 112 dopo aver governata la Chiesa per nove anni venne incatenato e, perseverando nella confessione della fede, fu ucciso il 19 luglio. Il suo corpo fu sepolto nel Vaticano.

PRATICA. Soltanto chi confessa Gesù davanti agli uomini sarà ricevuto in cielo.

PREGHIERA. O Signore, che con le solerti cure del tuo beato Pontefice Anacleto hai difeso la Chiesa da terribile persecuzione, concedici benignamente che, invocandolo qual nostro protettore, possiamo essere aiutati dai suoi meriti.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma, commemorazione di san Cleto, papa, che resse la Chiesa di Roma per secondo dopo l’apostolo Pietro.

Una pequeña cata ... / Il mondo è a un bivio





venerdì 24 aprile 2020

"Beati quei figli fedeli, perché Fedele con loro sarò"

San Fedele da Sigmaringen

San Fedele da Sigmaringen
Nome: San Fedele da Sigmaringen
Titolo: Sacerdote e martire
Nascita: 1577, Sigmaringa, Germania
Morte: 21 aprile 1622, Seewis, Svizzera
Ricorrenza: 24 aprile
Tipologia: Commemorazione



Nacque nel 1577 nella città di Sigmaringa. Il nome di nascita era Marco, cambiato poi in Fedele nella professione religiosa. Nel dargli questo nome, il maestro dei novizi gli disse queste parole dell'Apocalisse: « Sii fedele sino alla morte e ti darò la corona della vita ».

La natura e la grazia lo favorirono dei loro doni e il nostro giovane fece in breve tempo sì ammirabili progressi nella scienza, da essere indicato come esempio ai suoi condiscepoli, ed insieme fiorì meravigliosamente in lui il fiore d'ogni virtù, così da giungere presto all'apice della santità.

Studiò filosofia nell'università di Friburgo, e ottenne con brillante esito la laurea dottorale a Villigen, ove esercitò poi l'avvocatura.

Ma questa carica, occasione continua di peccato, fu presto abbandonata da quell'anima assetata di giustizia, la quale scelse una via più sicura per la sua eterna salvezza, passando nella famiglia del serafico S. Francesco: si fece religioso cappuccino.

In religione fu luminoso esempio a tutti i confratelli nell'osservanza delle regole, nello spirito d'orazione e nell'unione con Dio. Elevato alle più alte cariche del convento, tutte le disimpegnò con prudenza, giustizia, mansuetudine e umiltà ammirabili.

Distinguendosi nel ministero della predicazione e ardendogli in cuore il desiderio di dare il suo sangue per la fede, fu scelto a capo di una missione, la quale si portava nella Rezia per' la conversione degli eretici.

Predicò a Sevis, ove con zelo apostolico e con accento paterno, esortava i Cattolici a serbare immacolata la loro fede, a non dare ascolto ai violatori del sacro patrimonio, ai lupi rapaci, seminatori della zizzania calvinista.

Ogni giorno più, particolarmente nel celebrare la S. Messa, il desiderio del martirio si accendeva in lui; ogni giorno ripeteva al Signore la sua supplica, e Gesù infine lo appagò.


Un giorno, mentre celebrava, un eretico sacrilegamente gli sparò contro; ciò visto, i fedeli lo pregarono a porsi in salvo, ma egli protestò di non temere la morte, e di essere pronto a sacrificare la sua vita per Gesù e la Chiesa.

Invitato con inganno dagli eretici a predicare loro la verità, simulandosi desiderosi di conversione, S. Fedele, il 21 aprile del 1622 si portava a Cruch, quando fu assalito dai suoi nemici, i quali barbaramente lo trucidarono, abbandonandolo in una pozza di sangue.

S. Fedele consacrò le primizie dei Martiri del suo ordine. Da quel giorno prodigi e miracoli lo resero illustre, specie a Coira e a Veldkrich, dove si conservano le sue reliquie e dove è tenuto in somma venerazione dal popolo. Fu canonizzato dal Papa Benedetto XIV.

*

PRATICA. — S. Fedele ci dà esempio di costanza e fedeltà nel servizio del Signore: siamo anche noi fedeli, e costanti, qualunque sia la nostra missione.


PREGHIERA. — Dio, che nella propagazione della fede ti sei degnato decorare della palma del martirio e di gloriosi miracoli il beato Fedele, deh! per i suoi meriti ed intercessione, confermaci così nella fede e nella carità, che meritiamo d'essere trovati fedeli nel tuo servizio fino alla morte.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Sèvis, nella Svizzera, san Fedéle da Sigmaringa, Sacerdote dell'Ordine dei Minori Cappuccini e Martire, il quale, mandato là a predicare la fede cattolica, nello stesso luogo, ucciso dagli eretici, compì il martirio, e dal Papa Benedétto decimoquarto fu annoverato fra i santi Martiri.

Maria, ANCORA DELLA NOSTRA SALVEZZA
prega per noi