sabato 30 novembre 2019

Terremoto di Lisbona del 1755 che si registrò la mattina del 1º novembre 1755

Terremoto di Lisbona del 1755

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Terremoto di Lisbona del 1755
1755 Lisbon Earthquake Location.png
Data1º novembre 1755
Ora9:30–9:40
Magnitudo Richter8.5–8.7
Epicentro200 km a sud-ovest di Cabo de São Vicente
36°N 11°WCoordinate36°N 11°W (Mappa)
Nazioni colpitePortogallo Portogallo
Spagna Spagna
Marocco Marocco
Intensità MercalliXI
Maremoto
Vittime10.000–100.000
Mappa di localizzazione: Oceano Atlantico settentrionale
Terremoto di Lisbona del 1755
Posizione dell'epicentro
Il grande terremoto del 1755, conosciuto comunemente come terremoto di Lisbona, fu un movimento tettonico che si registrò la mattina del 1º novembre 1755 con epicentro non distante da Lisbona, capitale del Portogallo. Più di metà della Lisbona di allora venne distrutta.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il sisma interessò complessivamente un'area di 10 milioni di km2 e raggiunse una Magnitudo tra gli 8,5 e i 8,7 della scala Richter. Nei luoghi in cui le scosse non furono avvertite, i suoi effetti si manifestarono sotto le acque. Colpì gran parte dell'Europa, dell'Africa e dell'America, ma provocò i maggiori danni nella zona sud-occidentale del Vecchio Continente. Nella sola Lisbona si stima deceduto nell'evento tra il 25 e il 30% della popolazione.
L'evento ebbe profonde ripercussioni sulla società portoghese, tanto che le ambizioni coloniali del Portogallo nel XVIII secolo furono totalmente distrutte. L'eco dell'evento fu amplissima in tutta Europa, originando anche profonde riflessioni sulla natura di Dio, e sull'inspiegabilità delle sue "punizioni": Voltaire ad esempio ne fu profondamente colpito, stimolando il dibattito sull'illuminismo e inserendo l'avvenimento nel suo libro Candido o l'ottimismo.

Paesi interessati[modifica | modifica wikitesto]

Disegno raffigurante il terremoto di Lisbona: si nota la presenza di un maremoto e il divampare delle fiamme.
Localizzazione dell'ipocentro del terremoto.
Il 1º novembre del 1755 si verificò un violento terremoto con epicentro sotto l'Oceano Atlantico ad alcune decine di km a sud-sudovest di Lisbona. Il terremoto causò tra i 60.000 e i 90.000 morti, su una popolazione stimata di 275.000 abitanti. In Marocco vi furono altri 10.000 morti. Le scosse, della durata di circa 6 minuti, provocarono il maremoto nella stessa Lisbona. Il mare si ritirò lasciando il molo e la riva a secco, con tutte le navi e le barche che vi erano ormeggiate, quindi un'onda di 15 metri si abbatté sulla città. All'interno del paese le scosse causarono frane sui monti Arrábida, Serra da Estrela, Julio, Serra do Marão e Sintra.
Il sisma interessò buona parte dell'Europa[1], del Nordafrica[2] e Funchal nell'isola di Madera. Le scosse furono percepite anche nei Paesi Bassi, in Svizzera, in Italia ed in Corsica, ma anche alle Antille e alle Barbados. In Africa fu avvertito quasi con la stessa violenza che in Europa. La città di Algeri fu in gran parte distrutta. In Marocco, molte abitazioni crollarono a Fez e a Meknès, e molti furono coloro che perirono sotto le rovine. Anche Marrakech subì le stesse devastazioni.

Cronaca del disastro[modifica | modifica wikitesto]

Di questo cataclisma, il geologo scozzese Charles Lyell (1797-1875) fece un'accurata descrizione:
«Mai, nei tempi moderni, nelle regioni vulcaniche dell'Europa del sud si era verificato un terremoto uguale allo spaventoso sisma che colpì Lisbona il 1º novembre del 1755.
Dapprima s'udì provenire dalle viscere della terra un rombo come di tuono, subito dopo una violenta scossa abbatté gran parte della città. Durante sei spaventosi minuti, morirono 60.000 persone. Il mare prima si ritirò, lasciando il molo e la riva a secco, con tutte le navi e le barche che vi erano ormeggiate, quindi tornò rombando, sollevandosi di quindici metri oltre il suo solito livello.
I monti Rabida, Estrella, Julio, Marao e Cintra tremarono selvaggiamente, come suol dirsi, fino alle fondamenta; alcuni subirono delle fratture sulla cima, in altri si formarono paurosi crepacci. Sulle vallate sottostanti caddero enormi massi. Alcuni affermano che da questi monti, fra i più importanti del Portogallo, uscì del fumo e che fu visto il balenio delle fiamme, che si suppone fosse d'origine elettrica; si dice anche che fumarono, ma alte nuvole di polvere possono aver dato quest'illusione.
L'estensione di questo terremoto fu la caratteristica più saliente. Il sommovimento colpì maggiormente SpagnaPortogallo e Africa del Nord, ma tremò quasi tutta l'Europa, e, in quel giorno, tremarono anche le Antille. Un porto chiamato Setubal, a 30 km da Lisbona, s'inabissò. Ad Algeri (Algeria) e a Fez, in Marocco, la scossa fu così violenta, che un paese di ottomila abitanti, situato ad otto leghe da Marrakech, fu inghiottito dalla terra con tutto il suo bestiame; poi il suolo si richiuse sugli sventurati. Il sisma si sentì anche in mare.
Sul ponte di una nave, in viaggio ad est di Lisbona, fu avvertita una vibrazione molto simile alla scossa avvertita a terra. Di fronte a Sanlúcar de Barrameda il capitano della nave "Nancy" sentì che il natante era scosso così violentemente, che pensò d'avere urtato degli scogli e d'essersi incagliato, ma dopo aver calato la sonda scoprì di trovarsi in acque profonde.
Il capitano Clarke, della Denia, mentre navigava a 36° 24' di latitudine nord, tra le nove e le dieci del mattino, sentì che la nave era scossa e trattenuta come se si fosse incagliata. Un'altra nave a 48 miglia ad est di S. Vicente subì un contraccolpo dal basso così violento che gli uomini che si trovavano sovraccoperta furono lanciati verso l'alto di almeno mezzo metro. Alle Antille e alle Barbados, come anche in SveziaNorvegiaGermaniaPaesi BassiSvizzeraItalia e Corsica, si avvertirono dei tremori e leggere oscillazioni del suolo. In Gran Bretagna l'agitazione di laghi, fiumi e sorgenti fu notevole. A Loch Lomond, in Scozia, l'acqua, senza la minima causa apparente, prima salì oltre gli argini, e poi scese sotto il normale livello, tale dislivello fu di circa 70 cm. Gli esperti sostennero che il movimento di questo sisma sia stato ondulatorio, e che si sia mosso alla velocità di 30 km al minuto.
Una grande onda si abbatté sulle coste spagnole, e si dice, che a Cadice, abbia raggiunto i 18 metri d'altezza. A Funchal e a Madera, si alzò di 5 metri oltre il limite della marea, benché in quel momento la stessa fosse in fase calante. L'onda anomala, oltre ad avere invaso le città, causando danni ingenti, inondò altri porti dell'isola. A Kinsale, in Irlanda, un'ondata s'abbatté sul porto e dopo aver capovolto alcune navi e imbarcazioni, inondò e travolse la piazza del mercato.»

Conseguenza sulla società portoghese[modifica | modifica wikitesto]

Per la vita politica interna del Portogallo, il terremoto fu devastante. Il Primo ministro del re, Sebastião José de Carvalho e Melo, uno dei suoi favoriti, venne attaccato dall'aristocrazia, a causa, principalmente delle sue origini provinciali[3]. Di contro, il primo ministro detestava i nobili accusandoli di corruzione e immobilismo. Prima del sisma, la lotta per il potere e i favori del re erano costanti, ma la competenza con cui il primo ministro affrontò la catastrofe ebbe come effetto di tagliare i ponti tra la vecchia aristocrazia e il sovrano. Questa nuova situazione fece crescere nella nobiltà rancori verso la casa reale e il re Giuseppe I del Portogallo, rancori che sfociarono nel 1758 in un tentativo di assassinio.

Implicazioni sociali e filosofiche[modifica | modifica wikitesto]

Il terremoto di Lisbona, oltre che distruggere intere città, scosse anche le coscienze di un'intera generazione. Lisbona era la capitale di un paese fortemente cattolico, con alle spalle una storia di grandi sforzi di cristianizzazione ed evangelizzazione delle colonie. In aggiunta, il sisma coincise con la festa di Ognissanti, e distrusse quasi tutte le più importanti chiese. Per tutti i teologi ed i filosofi del XVIII secolo questa inaudita manifestazione della collera divina rimase un mistero assai difficile da spiegare, e fu di stimolo a riflessioni filosofiche di vario tipo. Alcuni fecero risalire la causa del terremoto alla punizione divina per il massacro degli indios nelle riduzioni sudamericane dei gesuiti[4].
Il terremoto ebbe una forte influenza su molti pensatori europei dell'Illuminismo che dibatterono nell'ambito della cosiddetta filosofia del disastro. Più di uno di essi menzionò o fece allusione a questo avvenimento in loro scritti, in particolare Voltaire in Candido e nel Poema sul disastro di Lisbona. Il carattere apparentemente arbitrario con cui persone furono risparmiate o uccise dal terremoto fu utilizzato da Voltaire per screditare il concetto di "miglior mondo possibile", espresso dal filosofo tedesco Gottfried Leibniz. Come scrisse Theodor Adorno"Il terremoto di Lisbona, fu sufficiente per guarire Voltaire dalla teodicea leibniziana".[5] Una violenta controversia sorse anche tra Voltaire e Rousseau sul tema dell'ottimismo e del "problema del male sulla Terra", tema che suscitò numerosi dibattiti tra teologifilosofi e saggisti del XVIII secolo. Nel XX secolo dopo i commenti di Adorno, altri pensatori accostarono la catastrofe di Lisbona all'Olocausto, in quanto i due avvenimenti esercitarono una profonda trasformazione della cultura e della filosofia del loro tempo.
Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Scritti sui terremoti.
Il concetto filosofico del sublime, già conosciuto prima del 1755, venne sviluppato e valorizzato da Immanuel Kant, che cercò di comprendere tutti gli aspetti del disastro lusitano. Il giovane Kant, affascinato dall'avvenimento, ne raccolse tutte le informazioni disponibili, per poi formularne una teoria sui terremoti, espressa in tre scritti successivi. La sua teoria si basava su gigantesche caverne presenti nel sottosuolo terrestre riempite di gas caldi, teoria smantellata in seguito, da varie scoperte scientifiche. Essa resta pur sempre un primo tentativo di spiegare i terremoti attraverso un approccio scientifico e non come una punizione divina. Secondo Walter Benjamin il testo di Kant sul terremoto di Lisbona "rappresenta probabilmente l'inizio della geografia scientifica in Germania, e sicuramente quello della sismologia".
Werner Hamacher ha persino avanzato l'ipotesi che il terremoto abbia avuto un impatto sul vocabolario filosofico, fragilizzando la metafora tradizionale del fondamento delle teorie: "L'influenza del terremoto di Lisbona toccò lo spirito in un'epoca tra le più sensibili, la metafora del fondamento ha completamente perso la sua apparente innocenza; essa non era più oramai che una semplice figura di stile". Hamacher afferma che le certezze ben fondate di Cartesio incominciarono a essere scosse in seguito al sisma.

Cultura di massa[modifica | modifica wikitesto]

«“[…] Ha sentito parlare il terremoto di Lisbona?"
“No… Un terremoto? Qui non leggo giornali…”
“Lei mi fraintende. E giacché ci siamo, è deplorevole… e significativo di questo luogo… che lei trascuri di leggere i giornali. Ma lei mi fraintende. Il cataclisma cui alludo non è attuale, E avvenuto circa 150 anni fa…”
“Ho capito! Sì, sì,… aspetti! Ho letto che quella notte, a Wieman, Goethe nella sua camera disse al domestico…”
“Via, non volevo dir questo…” lo interruppe Settembrini chiudendo gli occhi e agitando la piccola mano bruna. “D’altro canto lei confonde le catastrofi, lei ha in mente il terremoto di Messina. Io alludo alle scosse che sconvolsero Lisbona nel 1755.”»
  • Nel videogioco Assassin's Creed: Rogue il terremoto è causato da un Frutto dell'Eden ed è il punto cruciale della trama.
  • La band metal portoghese Moonspell ha pubblicato nel 2017 un concept album intitolato 1755 con tema principale il terremoto di Lisbona
AMDG et DVM

L'Apostolo Andrea

Risultato immagini per L’Apostolo Andrea


L’Apostolo Andrea nacque a Betsaida, borgo della Galilea, ed era fratello di Pietro e discepolo di Giovanni Battista: avendo sentito dire da questo del Cristo: «Ecco l'Agnello di Dio» Gv 1,36 egli seguì Gesù e gli condusse pure suo fratello. 
    Più tardi mentre pescava col fratello nel mare di Galilea, chiamati tutti e due prima di tutti gli altri apostoli dal Cristo Signore che passava, con quelle parole; «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori d'uomini» Mt 4,19, subito, senza frapporre indugi, abbandonate le reti, lo seguirono. 

Dopo la sua passione e risurrezione, Andrea andò a predicare la fede di Cristo nella provincia toccatagli, la Scizia d'Europa, poi percorse l'Epiro e la Tracia; e colla predicazione e i miracoli convertì a Cristo innumerevoli persone. Quindi giunto a Patrasso, città dell'Acaia, condusse moltissimi alla verità del Vangelo, riprese coraggiosamente il proconsole Egea, che resisteva alla predicazione del Vangelo, perché mentre voleva essere riconosciuto giudice dei suoi simili, si lasciava ingannare dai demoni a tal punto da misconoscere Cristo Dio giudice di tutti.

Allora Egea irritato: «Finiscila, gli disse, di vantare il Cristo, che propositi simili non gl'impedirono d'essere crocifisso dai Giudei». Ma siccome Andrea continuava a predicare intrepidamente che Cristo s'era offerto da se stesso alla croce per la salvezza del genere umano, egli l'interruppe con un discorso empio, esortandolo infine a provvedere alla sua salute sacrificando agli dèi. 
      Allora Andrea: «Per me c'è un solo vero Dio onnipotente, al quale io sacrifico sull'altare ogni giorno, non già le carni dei tori né il sangue dei capri, ma l'Agnello senza macchia; e dopo che tutto il popolo dei credenti s'è cibato della sua carne, l'Agnello ch'è stato immolato, rimane sempre intero e vivo».          Perciò Egea acceso d'ira lo fece gettare in prigione: donde il popolo avrebbe facilmente liberato Andrea, se questi non avesse calmata la moltitudine, supplicandola istantemente di non impedirgli di arrivare alla desideratissima corona del martirio.

Poco dopo essendo stato condotto davanti al tribunale, Egea non potendolo più soffrire perché esaltava il mistero della croce e gli rimproverava ancora la sua empietà, comandò che lo si mettesse in croce per fargli imitare la morte di Cristo. Andrea, giunto al luogo del martirio, al vedere la croce cominciò ad esclamare da lontano: «O buona croce, resa gloriosa dalle membra del Signore, lungamente desiderata, ardentemente amata, continuamente cercata e finalmente preparata all'animo mio bramoso, ritirami dagli uomini e rendimi al mio maestro; affinché per te mi riceva colui che per te m'ha redento». 
     Egli fu dunque appeso alla croce: sulla quale restò appeso vivo due giorni, non cessando mai di predicare la fede di Cristo, andandosene poi a lui, la cui morte aveva bramato d'imitare. I preti e i diaconi dell'Acaia, che scrissero la sua passione, atte- stano d'aver udito e visto tutte queste cose così come sono state raccontate. 

Le sue ossa furono trasportate prima a Costantinopoli sotto l'imperatore Costante, e poi ad Amalfi. Il suo capo, portato a Roma sotto il Pontificato di Pio II, fu collocato nella basilica di san Pietro.
V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.



Preghiamo
Supplichiamo umilmente la tua maestà, o Signore: affinché, come il beato Apostolo Andrea fu predicatore e pastore della tua Chiesa, così presso di te sia per noi perpetuo intercessore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
R. Amen.


AMDG et DVM

Interessante, molto interessante


LA POLVERE SOTTO AL TAPPETO. L'Africa come mai è stata raccontata prima. Mohamed Konarè


Benedictus XVI

RIMANERE VERI CATTOLICI


Benedictus XVI Papa emeritus
Signore Gesù Cristo,
sono passati più di 1900 anni da quando Tu, il Verbo eterno di Dio, sei entrato nel tempo e Ti sei fatto carne – Ti sei fatto uomo. Non hai dismesso la Tua natura umana come un vestito dopo averla assunta per poco tempo. No, fino alla Tua morte sulla croce Tu l’hai assunta, l’hai attraversata e l’hai sofferta e rimani, dopo essere risorto, per sempre uomo. 
Nella parabola, Ti sei paragonato al chicco di grano, che cade nella terra e muore, ma non rimane isolato, bensì emerge di nuovo e porta costantemente frutto. Nella Santa Eucarestia Tu sei sempre presente tra di noi, Ti affidi nelle nostre mani e nei nostri cuori affinché possa sorgere una nuova umanità. Quindi il Tuo farti uomo non è per noi un’esperienza lontana, bensì ci tocca tutti, ci chiama tutti. Aiutaci a comprenderlo sempre di più. Aiutaci a vivere e a morire nel segreto del chicco di grano e a contribuire al sorgere di una nuova umanità. 
Prima di lasciare questo mondo e di tornare al Padre, per poi tornare tra di noi, Tu hai affidato a dei giovani uomini il compito di andare in tutto il mondo e di battezzare le genti nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. E l’essere battezzati ci fa diventare una nuova comunità, la Tua Chiesa. Come Tu hai annunciato, questo Tuo nuovo corpo – che si estende in tutto il mondo – si contraddistingue per la Tua vicinanza, che anima il corpo stesso. Ma è anche contraddistinto dalla nostra fragilità, che si supera solo lentamente. 
In questo momento della nostra storia, Ti ringraziamo per la grazia di averci chiamato a far parte della Tua Chiesa. Ti ringraziamo per le realtà belle e grandi che si rendono visibili nel mondo per mezzo di essa. Ti preghiamo anche di aiutarci ad affrontare l’oscurità che, di tempo in tempo, è sempre minacciosamente attiva al suo interno. 
E Ti ringraziamo perché da sessant’anni la nostra Patria, il Burgenland, è divenuta un episcopato ed è entrata come una famiglia unita nella più vasta famiglia di Dio. Alla fine della prima guerra mondiale l’immenso territorio della vecchia Austria, che univa tra loro molti popoli, si è frantumato ed è stato diviso in molti Stati [ricorda la fine dell’impero absburgico -ndT]. Ma la nostra patria si trova laddove le divisioni si dissolvono. Così, poco a poco il nostro episcopato si è evoluto dalla presenza di singole realtà a una nuova unità. Il suo compito è pertanto anche quello di agglomerare le varie lingue e le storie diverse di ogni parte in una nuova unità. Ti ringraziamo quindi per il fatto che – grazie alla guida di buoni pastori – il nostro episcopato è divenuto uno spazio di riconciliazione in cui la forza conciliatrice del Tuo amore è stata resa in qualche modo visibile. 
In questo frangente pensiamo innanzitutto agli esordi della fede all’interno della nostra patria, all’epoca in cui Tu ci hai inviato la grande figura di San Martino, Vescovo di Tours. Martino nacque nella nostra terra – l’allora provincia romana della Pannonia – e le sue origini fanno sì che ci appartenga per sempre in modo speciale. Seguendo la volontà di suo padre, egli diventò un soldato romano e giunse nella Gallia, all’altro estremo del continente. Incontrò Te, Signore Gesù Cristo, nella figura di un mendicante, e spartendo con lui il suo mantello – la sua casa, potremmo dire – Ti ha riconosciuto nel suo cuore. Tu gli hai fatto dono di un grande maestro, Ilario di Poitiers, che ha illuminato la sua intelligenza e in tal modo lo ha protetto dalle insidie dell’arianesimo. Così, egli venne preservato da quella falsa forma di fede cristiana, che trasmetteva ai popoli recentemente convertiti un’immagine sminuita di Nostro Signore e impediva pertanto l’accesso alla grandezza della vera fede. Seguendo le orme di Sant’Ilario, San Martino tornò ancora una volta nella sua terra per poi recarsi di nuovo nella Gallia, ove realizzò il grande ministero della sua vita. 
Anche oggi la nostra fede è minacciata da mutamenti riduttivi a cui le mode mondane la vorrebbero sottoporre per sottrarle la sua grandezza.
Signore, aiutaci in questo nostro tempo ad essere e a rimanere veri cattolici – a vivere e a morire nella grandezza della Tua verità e nella Tua divinità. Donaci sempre vescovi coraggiosi che ci guidino all’unità con la fede e coi santi di tutti i tempi e ci mostrino come agire in modo adeguato al servizio della riconciliazione, cui il nostro episcopato è chiamato in modo speciale. Signore Gesù Cristo, abbi pietà di noi!
Benedetto XVI
Città del Vaticano,
Monastero “Mater Ecclesiae”,
8 giugno 2019