sabato 7 settembre 2019

Per amore della verità

Padre Enrico Zoffoli: breve promemoria

Padre Enrico Zoffoli è stato un autore molto prolifico (almeno una cinquantina di libri su temi di teologia e di spiritualità, senza contare le numerosissime pubblicazioni).

Certamente non è l'unico autore che ha dimostrato gli errori del Cammino; su questo blog lo citiamo più spesso perché è stato l'autore che ha trattato più estesamente e rigorosamente la questione e quindi, suo malgrado, è diventato un punto di riferimento per chiunque voglia conoscere il Cammino Neocatecumenale senza farsi abbindolare da quella che Carmen Hernàndez chiamava «propaganda kikiana».

I numerosi libri di padre Zoffoli sugli errori del Cammino - pubblicati negli anni '80 e '90 - sono tutti attualissimi poiché si concentrano nel documentare gli errori teologici fondamentali del Cammino partendo dal Magistero della Chiesa e dal Catechismo.

Per smentire padre Zoffoli occorrerebbe dunque smentire il Magistero, il Catechismo, le verità di fede universali della Chiesa.

Per questo motivo nessuno ha mai potuto smentire padre Zoffoli.

Del resto, quando Kiko blatera errori contro la fede - come ad esempio che la confessione dei peccati mortali sarebbe facoltativa - anche un bambino del primo anno di Catechismo della Prima Comunione può dimostrare l'errore di Kiko.

Padre Zoffoli è stato aggredito, insultato, ostacolato in ogni modo (incluse molestie personali, incluso l'ostracismo dei suoi confratelli passionisti), sia dai neocatecumenali che dai loro "alleati".

Kiko addirittura mobilitò il superiore generale dei Passionisti e tentò uno sporco trucchetto per produrre la menzogna del malinteso "amore alla Chiesa". Padre Zoffoli non cadde nel tranello di Kiko, e precisò di aver scritto quei libri «per amore della verità».

Padre Zoffoli fu soltanto invitato a «non anticipare» il giudizio della Chiesa. Cioè fu messo a tacere. Non potendo smentirlo, vollero zittirlo. Non fu mai costretto a ritrattare. Non fu mai costretto a precisare. Non fu mai posto di fronte a una smentita. Nulla di tutto questo.

Padre Zoffoli non "anticipò" il giudizio della Chiesa: semplicemente dimostrò - col suo solito riconosciuto rigore teologico e dottrinale (Giovanni Paolo II citava infatti gli scritti di Zoffoli nelle udienze del mercoledì) - che il Cammino è fondato su dei madornali errori. Errori che purtroppo continuano ancor oggi e che pertanto confermano che la sua opera è ancora attualissima.

Segnaliamo qui alcuni articoli interessanti:
  • nel marzo 1993 un gruppo di fedeli di Cremona scrisse al card. Ratzinger chiedendogli conferma sulle eresie neocatecumenali contenute nei "mamotreti" segreti. Il card. Ratzinger non era ancora davvero al corrente delle dottrine neocat...
  • nel settembre 1993 scrisse un articolo in risposta alla propaganda neocatecumenale a proposito della liturgia degli strafalcioni di Kiko e Carmen;
  • nel gennaio 1994 l'agenzia di stampa ADN-Kronos pubblicò una notizia "Un religioso accusa i neocatecumenali di eresia", notizia che incredibilmente non venne ripresa dai "vaticanisti"; già all'epoca i tentacoli del Cammino arrivavano dappertutto...
I libri di padre Zoffoli continuano ad essere attualissimi perché il Cammino commette sempre gli stessi errori. Si veda ad esempio l'articolo: Come fu soppressa una comunità NC: bastò un libro di padre Zoffoli.

Altri documenti per conoscere meglio padre Zoffoli:
  • Apologetica a rovescio: un lungo articolo di padre Zoffoli sulla differenza tra Chiesa e "uomini di Chiesa"; i mali della Chiesa dipendono dai peccati di questi ultimi;
  • Introduzione del libro di p. Zoffoli Eucarestia o nulla;
  • Risurrezione della carne (parte 1 e parte 2)riflessioni di padre Zoffoli su un dogma di fede;

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Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI ai devoti di Maria SS.ma

La vera devozione a Maria SS.ma 

PAPA Benedetto XVI

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In occasione del 160° anniversario della pubblicazione del “Trattato della vera devozione alla Santa Vergine” di San Luigi Maria Grignion de Montfort, il papa ha diretto alle Famiglie monfortane una Lettera sulla dottrina mariana del loro Santo Fondatore.

Messaggio del Santo Padre ai Religiosi ed alle Religiose delle Famiglie monfortane

1. Centosessant’anni or sono veniva resa pubblica un’opera destinata a diventare un classico della spiritualità mariana. San Luigi Maria Grignion de Montfort compose il Trattato della vera devozione alla Santa Vergine agli inizi del 1700, ma il manoscritto rimase praticamente sconosciuto per oltre un secolo. Quando finalmente, quasi per caso, nel 1842 fu scoperto e nel 1843 pubblicato, ebbe un immediato successo, rivelandosi un’opera di straordinaria efficacia nella diffusione della “vera devozione” alla Vergine Santissima. Io stesso, negli anni della mia giovinezza, trassi un grande aiuto dalla lettura di questo libro, nel quale “trovai la risposta alle mie perplessità” dovute al timore che il culto per Maria, “dilatandosi eccessivamente, finisse per compromettere la supremazia del culto dovuto a Cristo” (Dono e mistero, p. 38). Sotto la guida sapiente di san Luigi Maria compresi che, se si vive il mistero di Maria in Cristo, tale rischio non sussiste. Il pensiero mariologico del Santo, infatti, “è radicato nel Mistero trinitario e nella verità dell’Incarnazione del Verbo di Dio” (ibid.).
La Chiesa, fin dalle sue origini, e specialmente nei momenti più difficili, ha contemplato con particolare intensità uno degli avvenimenti della Passione di Gesù Cristo riferito da san Giovanni: “Stavano presso la croce di Gesù sua Madre, la sorella di sua Madre, Maria di Cleofa, e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la Madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla Madre: ‘Donna, ecco il tuo figlio!’. Poi disse al discepolo: ‘Ecco la tua Madre!’. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa” (Gv 19, 25-27). Lungo la sua storia, il Popolo di Dio ha sperimentato questo dono fatto da Gesù crocifisso: il dono di sua Madre.
Maria Santissima è veramente Madre nostra, che ci accompagna nel nostro pellegrinaggio di fede, speranza e carità verso l’unione sempre più intensa con Cristo, unico salvatore e mediatore della salvezza (cfr Cost. Lumen gentium, nn. 60 e 62).
Com’è noto, nel mio stemma episcopale, che è l’illustrazione simbolica del testo evangelico appena citato, il motto Totus tuus è ispirato alla dottrina di san Luigi Maria Grignion de Montfort (cfr Dono e mistero, pp. 38-39; Rosarium Virginis Mariae, 15). Queste due parole esprimono l’appartenenza totale a Gesù per mezzo di Maria: “Tuus totus ego sum, et omnia mea tua sunt “, scrive san Luigi Maria; e traduce: “Io sono tutto tuo, e tutto ciò che è mio    ti appartiene, mio amabile Gesù, per mezzo di Maria, tua santa Madre” (Trattato della vera devozione, 233). 
La dottrina di questo Santo ha esercitato un influsso profondo sulla devozione mariana di molti fedeli e sulla mia propria vita. Si tratta di una dottrina vissuta, di notevole profondità ascetica e mistica, espressa con uno stile vivo e ardente, che utilizza spesso immagini e simboli. Dal tempo in cui visse san Luigi Maria in poi, la teologia mariana si è tuttavia molto sviluppata, soprattutto mediante il decisivo contributo del Concilio Vaticano II. Alla luce del Concilio va, quindi, riletta ed interpretata oggi la dottrina monfortana, che conserva nondimeno la sua sostanziale validità.
Nella presente Lettera vorrei condividere con voi, Religiosi e Religiose delle Famiglie monfortane, la meditazione di alcuni brani degli scritti di san Luigi Maria, che ci aiutino in questi momenti difficili ad alimentare la nostra fiducia nella mediazione materna della Madre del Signore.
Ad Iesum per Mariam
2. San Luigi Maria propone con singolare efficacia la contemplazione amorosa del mistero dell’Incarnazione. La vera devozione mariana è cristocentrica.
Infatti, come ha ricordato il Concilio Vaticano II, “la Chiesa, pensando a lei (a Maria) piamente e contemplandola alla luce del Verbo fatto uomo, penetra con venerazione e più profondamente nell’altissimo mistero dell’Incarnazione” (Cost. Lumen gentium, 65).
L’amore a Dio mediante l’unione a Gesù Cristo è la finalità di ogni autentica devozione, perché – come scrive san Luigi Maria – Cristo “è il nostro unico maestro che deve istruirci, il nostro unico Signore dal quale dobbiamo dipendere, il nostro unico Capo al quale dobbiamo restare uniti, il nostro unico modello al quale conformarci, il nostro unico medico che ci deve guarire, il nostro unico pastore che ci deve nutrire, la nostra unica via che ci deve condurre, la nostra unica verità che dobbiamo credere, la nostra unica vita che ci deve vivificare e il nostro unico tutto, in tutte le cose, che ci deve bastare” (Trattato della vera devozione, 61).
3. La devozione alla Santa Vergine è un mezzo privilegiato “per trovare Gesù Cristo perfettamente, per amarlo teneramente e servirlo fedelmente”
(Trattato della vera devozione, 62). Questo centrale desiderio di “amare teneramente” viene subito dilatato in un’ardente preghiera a Gesù, chiedendo la grazia di partecipare all’indicibile comunione d’amore che esiste tra Lui e sua Madre. La totale relatività di Maria a Cristo, e in Lui alla Santissima Trinità, è anzitutto sperimentata nella osservazione: “Ogni volta che tu pensi a Maria, Maria pensa per te a Dio. Ogni volta che tu dai lode e onore a Maria, Maria con te loda e onora Dio. Maria è tutta relativa a Dio, e io la chiamerei benissimo la relazione di Dio, che non esiste se non in rapporto a Dio, o l’eco di Dio, che non dice e non ripete se non Dio. Se tu dici Maria, ella ripete Dio. Santa Elisabetta lodò Maria e la disse beata per aver creduto. Maria – l’eco fedele di Dio – intonò: Magnificat anima mea
Dominum: l’anima mia magnifica il Signore. Ciò che Maria fece in quell’occasione, lo ripete ogni giorno. Quando è lodata, amata, onorata o riceve qualche cosa, Dio è lodato, Dio è amato, Dio è onorato, Dio riceve per le mani di Maria e in Maria” (Trattato della vera devozione, 225).
E’ ancora nella preghiera alla Madre del Signore che san Luigi Maria esprime la dimensione trinitaria della sua relazione con Dio: “Ti saluto, Maria, Figlia prediletta dell’eterno Padre! Ti saluto Maria, Madre mirabile del Figlio! Ti saluto Maria, Sposa fedelissima dello Spirito Santo!” (Segreto di Maria, 68). Questa tradizionale espressione, già usata da san Francesco d’Assisi (cfr Fonti Francescane, 281), pur contenendo livelli eterogenei di analogia, è senza dubbio efficace per esprimere in qualche modo la peculiare partecipazione della Madonna alla vita della Santissima Trinità.
4. San Luigi Maria contempla tutti i misteri a partire dall’Incarnazione che si è compiuta al momento dell’Annunciazione. Così, nel Trattato della vera devozione, Maria appare come “il vero paradiso terrestre del Nuovo Adamo”, la “terra vergine e immacolata” da cui Egli è stato plasmato (n. 261). Ella è anche la Nuova Eva, associata al Nuovo Adamo nell’obbedienza che ripara la disobbedienza originale dell’uomo e della donna (cfr ibid., 53; Sant’Ireneo, Adversus haereses, III, 21, 10-22, 4). Per mezzo di quest’obbedienza, il Figlio di Dio entra nel mondo. La stessa Croce è già misteriosamente presente nell’istante dell’Incarnazione, al momento del concepimento di Gesù nel seno di Maria. Infatti, l’ecce venio della Lettera agli Ebrei (cfr 10,5-9) è il primordiale atto d’obbedienza del Figlio al Padre, già accettazione del suo Sacrificio redentore “quando entra nel mondo”.
“Tutta la nostra perfezione – scrive san Luigi Maria Grignion de Montfort – consiste nell’essere conformi, uniti e consacrati a Gesù Cristo. Perciò la più perfetta di tutte le devozioni è incontestabilmente quella che ci conforma, unisce e consacra più perfettamente a Gesù Cristo. Ora, essendo Maria la creatura più conforme a Gesù Cristo, ne segue che, tra tutte le devozioni, quella che consacra e conforma di più un’anima a Nostro Signore è la devozione a Maria, sua santa Madre, e che più un’anima sarà consacrata a Maria, più sarà consacrata a Gesù Cristo” (Trattato della vera devozione, 120). Rivolgendosi a Gesù, san Luigi Maria esprime quanto è meravigliosa l’unione tra il Figlio e la Madre: “Ella è talmente trasformata in te dalla grazia, che non vive più, non è più: sei solo tu, mio Gesù, che vivi e regni in lei… Ah! se si conoscesse la gloria e l’amore che tu ricevi in questa mirabile creatura… Ella ti è così intimamente unita… Ella infatti ti ama più ardentemente e ti glorifica più perfettamente di tutte le altre creature insieme” (ibid., 63).
Maria, membro eminente del Corpo mistico e Madre della Chiesa
5. Secondo le parole del Concilio Vaticano II, Maria “è riconosciuta quale sovreminente e del tutto singolare membro della Chiesa e sua immagine ed eccellentissimo modello nella fede e nella carità” (Cost. Lumen gentium, 53). La Madre del Redentore è anche redenta da lui, in modo unico nella sua immacolata concezione, e ci ha preceduto in quell’ascolto credente e amante della Parola di Dio che rende beati (cfr ibid., 58). Anche per questo, Maria “è intimamente unita alla Chiesa: la Madre di Dio è la figura (typus) della Chiesa, come già insegnava sant’Ambrogio, nell’ordine cioè della fede, della carità e della perfetta unione con Cristo. Infatti, nel mistero della Chiesa, la quale pure è giustamente chiamata madre e vergine, la Beata Vergine Maria è la prima, dando in maniera eminente e singolare l’esempio della vergine e della madre” (ibid,. 63). Lo stesso Concilio contempla Maria come Madre delle membra di Cristo (cfr ibid., 53; 62), e così Paolo VI l’ha proclamata Madre della Chiesa. La dottrina del Corpo mistico, che esprime nel modo più forte l’unione di Cristo con la Chiesa, è anche il fondamento biblico di questa affermazione. “Il capo e le membra nascono da una stessa madre” (Trattato della vera devozione, 32), ci ricorda san Luigi Maria. In questo senso diciamo che, per opera dello Spirito Santo, le membra sono unite e conformate a Cristo Capo, Figlio del Padre e di Maria, in modo tale che “ogni vero figlio della Chiesa deve avere Dio per Padre e Maria per Madre” (Segreto di Maria, 11).
In Cristo, Figlio unigenito, siamo realmente figli del Padre e, allo stesso tempo, figli di Maria e della Chiesa. Nella nascita verginale di Gesù, in qualche modo è tutta l’umanità che rinasce. Alla Madre del Signore “possono essere applicate, in modo più vero di quanto san Paolo le applichi a se stesso, queste parole: «Figlioli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore, finché non sia formato Cristo in voi» (Gal 4,19). Partorisco ogni giorno i figli di Dio, fin quando in loro non sia formato Gesù Cristo, mio Figlio, nella pienezza della sua età” (Trattato della vera devozione, 33).
Questa dottrina trova la sua più bella espressione nella preghiera: “O Spirito Santo, concedimi una grande devozione ed una grande inclinazione verso Maria, un solido appoggio sul suo seno materno ed un assiduo ricorso alla sua misericordia, affinché in lei tu abbia a formare Gesù dentro di me” (Segreto di Maria, 67).
Una delle più alte espressioni della spiritualità di san Luigi Maria Grignion de Montfort si riferisce all’identificazione del fedele con Maria nel suo amore per Gesù, nel suo servizio di Gesù. Meditando il noto testo di sant’Ambrogio: L’anima di Maria sia in ciascuno per glorificare il Signore, lo spirito di Maria sia in ciascuno per esultare in Dio (Expos. in Luc., 12,26: PL 15, 1561), egli scrive: “Quanto è felice un’anima quando… è tutta posseduta e guidata dallo spirito di Maria, che è uno spirito dolce e forte, zelante e prudente, umile e coraggioso, puro e fecondo” (Trattato della vera devozione, 258). L’identificazione mistica con Maria è tutta rivolta a Gesù, come si esprime nella preghiera: “Infine, mia carissima e amatissima Madre, fa’, se è possibile, che io non abbia altro spirito che il tuo per conoscere Gesù Cristo e i suoi divini voleri; non abbia altra anima che la tua per lodare e glorificare il Signore; non abbia altro cuore che il tuo per amare Dio con carità pura e ardente come te” (Segreto di Maria, 68).
La santità, perfezione della carità
6. Recita ancora la Costituzione Lumen gentium: “Mentre la Chiesa ha già raggiunto nella beatissima Vergine la perfezione che la rende senza macchia e senza ruga (cfr Ef 5, 27), i fedeli si sforzano ancora di crescere nella santità debellando il peccato; e per questo innalzano gli occhi a Maria, la quale rifulge come l’esempio della virtù davanti a tutta la comunità degli eletti” (n. 65). La santità è perfezione della carità, di quell’amore a Dio e al prossimo che è l’oggetto del più grande comandamento di Gesù (cfr Mt 22, 38), ed è anche il più grande dono dello Spirito Santo (cfr 1 Cor 13, 13). Così, nei suoi Cantici, san Luigi Maria presenta successivamente ai fedeli l’eccellenza della carità (Cantico 5), la luce della fede (Cantico 6) e la saldezza della speranza (Cantico 7).
Nella spiritualità monfortana, il dinamismo della carità viene specialmente espresso attraverso il simbolo della schiavitù d’amore a Gesù sull’esempio e con l’aiuto materno di Maria. Si tratta della piena comunione alla kénosis di Cristo; comunione vissuta con Maria, intimamente presente ai misteri della vita del Figlio. “Non c’è nulla fra i cristiani che faccia appartenere in modo più assoluto a Gesù Cristo e alla sua Santa Madre quanto la schiavitù della volontà, secondo l’esempio di Gesù Cristo stesso, che prese la condizione di schiavo per nostro amore – formam servi accipiens -, e della Santa Vergine, che si disse serva e schiava del Signore. L’apostolo si onora del titolo di servus Christi. Più volte, nella Sacra Scrittura, i cristiani sono chiamati servi Christi” (Trattato della vera devozione, 72).
Infatti, il Figlio di Dio, venuto al mondo in obbedienza al Padre nell’Incarnazione (cfr Eb 10, 7), si è poi umiliato facendosi obbediente fino alla morte ed alla morte di Croce (cfr Fil 2, 7-8). Maria ha corrisposto alla volontà di Dio con il dono totale di se stessa, corpo e anima, per sempre, dall’Annunciazione alla Croce, e dalla Croce all’Assunzione. (Certamente tra l’obbedienza di Cristo e l’obbedienza di Maria vi è un’asimmetria determinata dalla differenza ontologica tra la Persona divina del Figlio e la persona umana di Maria, da cui consegue anche l’esclusività dell’efficacia salvifica fontale dell’obbedienza di Cristo, dalla quale la sua stessa Madre ha ricevuto la grazia di poter obbedire in modo totale a Dio e così collaborare con la missione del suo Figlio.)
La schiavitù d’amore va, quindi, interpretata alla luce del mirabile scambio tra Dio e l’umanità nel mistero del Verbo incarnato. E’ un vero scambio d’amore tra Dio e la sua creatura nella reciprocità del dono totale di sé.
“Lo spirito di questa devozione… è di rendere l’anima interiormente dipendente e schiava della Santissima Vergine e di Gesù per mezzo di Lei”
(Segreto di Maria, 44). Paradossalmente, questo “vincolo di carità”, questa “schiavitù d’amore”, rende l’uomo pienamente libero, con la vera libertà dei figli di Dio (cfr Trattato della vera devozione, 169). Si tratta di consegnarsi totalmente a Gesù, rispondendo all’Amore con cui Egli ci ha amato per primo. Chiunque vive in tale amore può dire come san Paolo: “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me” (Gal 2, 20).
La ‘peregrinazione della fede’
7. Ho scritto nella Novo millennio ineunte che “a Gesù non si arriva davvero che per la via della fede” (n. 19). Proprio questa fu la via seguita da Maria durante tutta la sua vita terrena, ed è la via della Chiesa pellegrinante fino alla fine dei tempi. Il Concilio Vaticano II ha molto insistito sulla fede di Maria, misteriosamente condivisa dalla Chiesa, mettendo in luce l’itinerario della Madonna dal momento dell’Annunciazione fino al momento della Passione redentrice (cfr Cost. Lumen gentium, 57 e 67; Lett. enc. Redemptoris Mater, 25-27).
Negli scritti di san Luigi Maria troviamo lo stesso accento sulla fede vissuta dalla Madre di Gesù in un cammino che va dall’Incarnazione alla Croce, una fede nella quale Maria è modello e tipo della Chiesa. San Luigi Maria lo esprime con ricchezza di sfumature quando espone al suo lettore gli “effetti meravigliosi” della perfetta devozione mariana: “Più dunque ti guadagnerai la benevolenza di questa augusta Principessa e Vergine fedele, più la tua condotta di vita sarà ispirata dalla pura fede. Una fede pura, per cui non ti preoccuperai affatto di quanto è sensibile e straordinario.
Una fede viva e animata dalla carità, che ti farà agire solo per il motivo del puro amore. Una fede ferma e incrollabile come roccia, che ti farà rimanere fermo e costante in mezzo ad uragani e burrasche. Una fede operosa e penetrante che, come misteriosa polivalente chiave, ti farà entrare in tutti i misteri di Gesù Cristo, nei fini ultimi dell’uomo e nel cuore di Dio stesso. Una fede coraggiosa, che ti farà intraprendere e condurre a termine senza esitazioni cose grandi per Dio e per la salvezza delle anime. Una fede, infine, che sarà tua fiaccola ardente, tua vita divina, tuo tesoro nascosto della divina Sapienza e tua arma onnipotente, con la quale rischiarerai quanti stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte, infiammerai quelli che sono tiepidi ed hanno bisogno dell’oro infuocato della carità, ridarai vita a coloro che sono morti a causa del peccato, commuoverai e sconvolgerai con le tue soavi e forti parole i cuori di pietra e i cedri del Libano e, infine, resisterai al demonio e a tutti i nemici della salvezza” (Trattato della vera devozione, 214).
Come san Giovanni della Croce, san Luigi Maria insiste soprattutto sulla purezza della fede e sulla sua essenziale e spesso dolorosa oscurità (cfr Segreto di Maria, 51-52). E’ la fede contemplativa che, rinunciando alle cose sensibili o straordinarie, penetra nelle misteriose profondità di Cristo. Così, nella sua preghiera, san Luigi Maria si rivolge alla Madre del Signore dicendo: “Non ti chiedo visioni o rivelazioni, né gusti o delizie anche soltanto spirituali… Quaggiù io non voglio per mia porzione se non quello che tu hai avuto, cioè: credere con fede pura senza nulla gustare o vedere” (ibid., 69). La Croce è il momento culminante della fede di Maria, come scrivevo nell’Enciclica Redemptoris Mater: “Mediante questa fede Maria è perfettamente unita a Cristo nella sua spoliazione… E’ questa forse la più profonda kénosis della fede nella storia dell’umanità” (n. 18).
Segno di sicura speranza
8. Lo Spirito Santo invita Maria a “riprodursi” nei suoi eletti, estendendo in essi le radici della sua “fede invincibile”, ma anche della sua “ferma speranza” (cfr Trattato della vera devozione, 34). Lo ha ricordato il Concilio Vaticano II: “La Madre di Gesù, come in cielo, glorificata ormai nel corpo e nell’anima, è l’immagine e la primizia della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell’età futura, cosi sulla terra brilla come un segno di sicura speranza e di consolazione per il Popolo di Dio in marcia, fino a quando non verrà il giorno del Signore” (Cost. Lumen gentium, 68).
Questa dimensione escatologica è contemplata da san Luigi Maria specialmente quando parla dei “santi degli ultimi tempi”, formati dalla Santa Vergine per portare nella Chiesa la vittoria di Cristo sulle forze del male (cfr Trattato della vera devozione, 49-59). Non si tratta in alcun modo di una forma di “millenarismo”, ma del senso profondo dell’indole escatologica della Chiesa, legata all’unicità e universalità salvifica di Gesù Cristo. La Chiesa attende la venuta gloriosa di Gesù alla fine dei tempi. Come Maria e con Maria, i santi sono nella Chiesa e per la Chiesa, per far risplendere la sua santità, per estendere fino ai confini del mondo e fino alla fine dei tempi l’opera di Cristo, unico Salvatore.
Nell’antifona Salve Regina, la Chiesa chiama la Madre di Dio “Speranza nostra”. La stessa espressione è usata da san Luigi Maria a partire da un testo di san Giovanni Damasceno, che applica a Maria il simbolo biblico dell’àncora (cfr Hom. Iª in Dorm. B. V. M., 14: PG 96, 719): “Noi leghiamo le anime a te, nostra speranza, come ad un’àncora ferma. A lei maggiormente si sono attaccati i santi che si sono salvati e hanno attaccato gli altri, perché perseverassero nella virtù. Beati dunque, e mille volte beati i cristiani che oggi si tengono stretti a lei fedelmente e totalmente come ad un’àncora salda” (Trattato della vera devozione, 175). Attraverso la devozione a Maria, Gesù stesso “allarga il cuore con una santa fiducia in Dio, facendolo guardare come Padre e ispirando un amore tenero e filiale” (ibid., 169).
Insieme alla Santa Vergine, con lo stesso cuore di madre, la Chiesa prega, spera e intercede per la salvezza di tutti gli uomini. Sono le ultime parole della Costituzione Lumen gentium: “Tutti i fedeli effondano insistenti preghiere alla Madre di Dio e Madre degli uomini, perché Ella, che con le sue preghiere aiutò le primizie della Chiesa, anche ora in cielo esaltata sopra tutti i beati e gli angeli, nella Comunione di tutti i santi interceda presso il Figlio suo, finché tutte le famiglie dei popoli, sia quelle insignite del nome cristiano, sia quelle che ancora ignorano il loro Salvatore, nella pace e nella concordia siano felicemente riunite in un solo Popolo di Dio, a gloria della Santissima e indivisibile Trinità” (n. 69).
Benedetto XVI

AVE MARIA PURISSIMA!

Lo spettacolo più bello che un popolo può offrire è senz’altro quello della propria fede


CELEBRAZIONE EUCARISTICA SUL SAGRATO DEL SANTUARIO
DI NOSTRA SIGNORA DI BONARIA 
OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
Domenica, 7 settembre 2008
  
Cari fratelli e sorelle !
Lo spettacolo più bello che un popolo può offrire è senz’altro quello della propria fede. In questo momento io tocco con mano una commovente manifestazione della fede che vi anima, e di questo voglio esprimervi subito la mia ammirazione. Ho accolto volentieri l’invito a venire nella vostra bellissima Isola in occasione del centenario della proclamazione della Madonna di Bonaria quale vostra Principale Patrona. Oggi, insieme alla visione della natura stupenda che ci circonda, voi mi offrite quella della fervida devozione che nutrite verso la Vergine Santissima. Grazie per questa bella testimonianza!

Vi saluto tutti con grande affetto, incominciando dall’Arcivescovo di Cagliari, Monsignor Giuseppe Mani, Presidente della Conferenza Episcopale sarda, che ringrazio per le bellissime parole pronunciate all’inizio della santa Messa anche a nome degli altri Vescovi, ai quali va il mio cordiale pensiero, e dell’intera comunità ecclesiale che vive in Sardegna. Grazie soprattutto per l’impegno con cui avete voluto preparare questa mia visita pastorale. E vedo che effettivamente tutto è stato preparato in modo perfetto. Saluto le Autorità civili ed in particolare il Sindaco, che mi rivolgerà il saluto suo e della Città. Saluto le altre Autorità presenti e ad esse esprimo la mia riconoscenza per la collaborazione generosamente offerta all’organizzazione della mia visita qui in Sardegna. Desidero quindi salutare i sacerdoti, in maniera speciale la Comunità dei Padri Mercedari, i diaconi, i religiosi e le religiose, i responsabili delle associazioni e dei movimenti ecclesiali, i giovani e tutti i fedeli, con un ricordo cordiale per gli anziani centenari, che ho potuto salutare entrando in chiesa, e quanti sono uniti a noi spiritualmente o attraverso la radio e la televisione. In modo del tutto speciale, saluto gli ammalati e i sofferenti, con un particolare pensiero per i più piccoli. 

Siamo nel Giorno del Signore, la Domenica, ma – data la particolare circostanza – la liturgia della Parola ci ha proposto letture proprie delle celebrazioni dedicate alla Beata Vergine. Si tratta, in particolare, dei testi previsti per la festa della Natività di Maria, che da secoli è fissata all’8 settembre, data in cui a Gerusalemme fu consacrata la basilica costruita sopra la casa di sant’Anna, madre della Madonna. Sono letture che in effetti contengono sempre il riferimento al mistero della nascita. Anzitutto, nella prima lettura, l’oracolo stupendo del profeta Michea su Betlemme, in cui si annuncia la nascita del Messia. Questi, ci dice l’oracolo, sarà discendente del re Davide, betlemmita come Lui, ma la sua figura eccederà i limiti dell’umano: “le sue origini” – dice – “sono dall’antichità”, si perdono nei tempi più lontani, sconfinano nell’eterno; la sua grandezza giungerà “fino agli estremi confini della terra” e tali saranno anche i confini della pace (cfr Mic 5,1-4a). L’avvento di questo “Consacrato del Signore”, che segnerà l’inizio della liberazione del popolo, viene definito dal profeta con un’espressione enigmatica: “quando colei che deve partorire partorirà” (Mic 5,2). Così, la liturgia – che è scuola privilegiata delle fede – ci insegna a riconoscere nella nascita di Maria un diretto collegamento con quella del Messia, Figlio di Davide. 


Il Vangelo, una pagina dell’apostolo Matteo, ci ha proposto proprio il racconto della nascita di Gesù. L’Evangelista, però, lo fa precedere dal resoconto della genealogia, che egli colloca all’inizio del suo Vangelo come un prologo. Pure qui il ruolo di Maria nella storia della salvezza risalta in tutta la sua evidenza: l’essere di Maria è totalmente relativo a Cristo, in particolare alla sua incarnazione. 

“Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo” (Mt 1,16). Salta all’occhio la discontinuità che vi è nello schema della genealogia: non si legge “generò”, ma “Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo”. Proprio in questo si coglie la bellezza del disegno di Dio, che rispettando l’umano lo feconda dall’interno, facendo sbocciare dall’umile Vergine di Nazaret il frutto più bello della sua opera creatrice e redentrice. L’Evangelista pone poi sulla scena la figura di Giuseppe, il suo dramma interiore, la sua fede robusta e la sua esemplare rettitudine. Dietro i suoi pensieri e le sue deliberazioni c’è l’amore per Dio e la ferma volontà di obbedirgli. 

Ma come non sentire che il turbamento e quindi la preghiera e la decisione di Giuseppe sono mossi, al tempo stesso, dalla stima e dall’amore per la sua promessa sposa? La bellezza di Dio e quella di Maria sono, nel cuore di Giuseppe, inseparabili; egli sa che tra di esse non può esservi contraddizione; cerca in Dio la risposta e la trova nella luce della Parola e dello Spirito Santo: “Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi” (Mt 1,23; cfr Is 7,14). 

Possiamo così, ancora una volta, contemplare il posto che Maria occupa nel disegno salvifico di Dio, quel “disegno” che ritroviamo nella seconda lettura, tratta dalla Lettera ai Romani. Qui l’apostolo Paolo esprime in due versetti di singolare densità la sintesi di ciò che è l’esistenza umana da un punto di vista meta-storico: una parabola di salvezza che parte da Dio e a Lui nuovamente giunge; una parabola interamente mossa e governata dal suo amore. Si tratta di un disegno salvifico tutto permeato dalla libertà divina, che attende tuttavia dalla libertà umana un contributo fondamentale: la corrispondenza della creatura all’amore del Creatore. Ed è qui, in questo spazio dell’umana libertà, che percepiamo la presenza della Vergine Maria, senza che venga mai esplicitamente nominata: Ella infatti è, in Cristo, primizia e modello di “coloro che amano Dio” (Rm 8,28). Nella predestinazione di Gesù è inscritta la predestinazione di Maria, come pure quella di ogni persona umana. Nell’“eccomi” del Figlio trova eco fedele l’“eccomi” della Madre (cfr Eb 10,6), come anche l’“eccomi” di tutti i figli adottivi nel Figlio, di tutti noi appunto.  

Cari amici di Cagliari e della Sardegna, anche il vostro popolo, grazie alla fede in Cristo e mediante la spirituale maternità di Maria e della Chiesa, è stato chiamato ad inserirsi nella spirituale “genealogia” del Vangelo. In Sardegna il cristianesimo è arrivato non con le spade dei conquistatori o per imposizione straniera, ma è germogliato dal sangue dei martiri che qui hanno donato la loro vita come atto di amore verso Dio e verso gli uomini. È nelle vostre miniere che risuonò per la prima volta la Buona Novella portata dal Papa Ponziano e dal presbitero Ippolito e da tanti fratelli condannati ad metalla per la loro fede in Cristo. Così anche Saturnino, Gavino, Proto e Gianuario, Simplicio, Lussorio, Efisio, Antioco sono stati testimoni della totale dedizione a Cristo come vero Dio e Signore. La testimonianza del martirio conquistò un animo fiero come quello dei Sardi, istintivamente refrattario a tutto ciò che veniva dal mare. Dall’esempio dei martiri prese vigore il vescovo Lucifero di Cagliari, che difese l’ortodossia contro l’arianesimo e si oppose, insieme ad Eusebio di Vercelli, anch’egli cagliaritano, alla condanna di Atanasio nel Concilio di Milano del 335, e per questo ambedue, Lucifero ed Eusebio, vennero condannati all’esilio, un esilio molto duro. La Sardegna non è mai stata terra di eresie; il suo popolo ha sempre manifestato filiale fedeltà a Cristo e alla Sede di Pietro. Sì, cari amici, nel susseguirsi delle invasioni e delle dominazioni, la fede in Cristo è rimasta nell’anima delle vostre popolazioni come elemento costitutivo della vostra stessa identità sarda. 

Dopo i martiri, nel V secolo, arrivarono dall’Africa romana numerosi Vescovi che, non avendo aderito all’eresia ariana, dovettero subire l’esilio. Venendo nell’isola, essi portarono con sé la ricchezza della loro fede. Furono oltre cento Vescovi che, sotto la guida di Fulgenzio di Ruspe, fondarono monasteri e intensificarono l’evangelizzazione. Insieme alle reliquie gloriose di Agostino, portarono la ricchezza della loro tradizione liturgica e spirituale, di cui voi conservate ancora le tracce. Così la fede si è sempre più radicata nel cuore dei fedeli fino a diventare cultura e produrre frutti di santità. Ignazio da Láconi, Nicola da Gésturi sono i santi in cui la Sardegna si riconosce. La martire Antonia Mesina, la contemplativa Gabriella Sagheddu e la suora della carità Giuseppina Nicóli sono l’espressione di una gioventù capace di perseguire grandi ideali. Questa fede semplice e coraggiosa, continua a vivere nelle vostre comunità, nelle vostre famiglie, dove si respira il profumo evangelico delle virtù proprie della vostra terra: la fedeltà, la dignità, la riservatezza, la sobrietà, il senso del dovere.

E poi, ovviamente, l’amore per la Madonna. Siamo infatti qui, oggi, a commemorare un grande atto di fede, che i vostri padri compirono affidando la propria vita alla Madre di Cristo, quando la scelsero come Patrona massima dell’Isola. Non potevano sapere allora che il Novecento sarebbe stato un secolo molto difficile, ma certamente fu proprio in questa consacrazione a Maria che trovarono in seguito la forza per affrontare le difficoltà sopravvenute, specialmente con le due guerre mondiali.Non poteva essere che così. La vostra Isola, cari amici della Sardegna, non poteva avere altra protettrice che la Madonna. Lei è la Mamma, la Figlia e la Sposa per eccellenza: “Sa Mama, Fiza, Isposa de su Segnore”, come amate cantare. La Mamma che ama, protegge, consiglia, consola, dà la vita, perché la vita nasca e perduri. La Figlia che onora la sua famiglia, sempre attenta alle necessità dei fratelli e delle sorelle, sollecita nel rendere la sua casa bella e accogliente. La Sposa capace di amore fedele e paziente, di sacrificio e di speranza. A Maria in Sardegna sono dedicate ben 350 chiese e santuari. Un popolo di madri si rispecchia nell’umile ragazza di Nazaret, che col suo “sì” ha permesso al Verbo di diventare carne.

So bene che Maria è nel vostro cuore. Dopo cent’anni vogliamo quest’oggi ringraziarLa per la sua protezione e rinnovarLe la nostra fiducia, riconoscendo in Lei la “Stella della nuova evangelizzazione”, alla cui scuola imparare come recare Cristo Salvatore agli uomini e alle donne contemporanei. Maria vi aiuti a portare Cristo alle famiglie, piccole chiese domestiche e cellule della società, oggi più che mai bisognose di fiducia e di sostegno sia sul piano spirituale che su quello sociale. Vi aiuti a trovare le opportune strategie pastorali per far sì che Cristo sia incontrato dai giovani, portatori per loro natura di nuovo slancio, ma spesso vittime del nichilismo diffuso, assetati di verità e di ideali proprio quando sembrano negarli. Vi renda capaci di evangelizzare il mondo del lavoro, dell’economia, della politica, che necessita di una nuova generazione di laici cristiani impegnati, capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile. In tutti questi aspetti dell’impegno cristiano potete sempre contare sulla guida e sul sostegno della Vergine Santa. Affidiamoci pertanto alla sua materna intercessione.

Maria è porto, rifugio e protezione per il popolo sardo, che ha in sé la forza della quercia. Passano le tempeste e questa quercia resiste; infuriano gli incendi ed essa nuovamente germoglia; sopravviene la siccità ed essa vince ancora. Rinnoviamo dunque con gioia la nostra consacrazione ad una Madre tanto premurosa. Le generazioni dei Sardi, ne sono certo, continueranno a salire al Santuario di Bonaria per invocare la protezione della Vergine. Mai resterà deluso chi si affida a Nostra Signora di Bonaria, Madre misericordiosa e potente. Maria, Regina della Pace e Stella della speranza, intercedi per noi. Amen!



http://www.culturamariana.com/Attivita/Di%20Girolamo%202007.pdf

venerdì 6 settembre 2019

MARCO D'AVIANO, un Apostolo del nord-est d'Italia e non solo


Marco D'Aviano (1631-1699)
   
Marco d'Aviano, predicatore cappuccino della Provincia Veneta, è una delle principali personalità religiose del secolo XVII: riconosciuto annunziatore di conversione e di perdono, animatore di una rinnovata pratica della vita cristiana, apostolo dell'atto di dolore perfetto, percorse le strade dell'Europa annunziando la parola di Dio e invitando gli uomini del suo tempo alla fede e alla penitenza, mentre il suo messaggio veniva garantito e rafforzato con il dono delle conversioni e delle guarigioni.

Nato ad Aviano il 17 novembre 1631 da Marco Pasquale Cristofori e Rosa Zanoni, appartenenti alla ricca borghesia del paese e dal cui matrimonio nacquero altri dieci figli, fu battezzato nello stesso giorno con il nome di Carlo Domenico. Ricevette nel suo paese di origine la prima formazione spirituale e culturale, che fu perfezionata negli anni 1643-1647 nel collegio dei gesuiti a Gorizia: qui il giovane Cristofori ebbe modo di ampliare le basi della sua cultura classica e scientifica, e di approfondire la sua vita di pietà, resa piú incisiva dalla appartenenza alle congregazioni mariane.

 Il clima epico determinato dalla guerra di Candia, combattuta in quegli anni tra la Repubblica di Venezia e l'Impero Ottomano, ebbe un influsso decisivo nella vita del giovane avianese. Animato dal desiderio di raggiungere il luogo delle operazioni belliche, disposto a dare anche il suo sangue per la difesa della fede, lasciò il collegio di Gorizia e giunse giorni dopo a Capodistria, dove, stremato dalla fame e dalle fatiche del viaggio, bussò alla porta dei cappuccini. Dal superiore del convento, oltre a cibo e ricovero, ricevette anche il saggio consiglio di far ritorno a casa presso i suoi genitori.

 Durante la breve permanenza presso i cappuccini di Capodistria, illuminato dalla grazia, l'avianese ebbe modo di intravedere la possibilità di seguire in modo diverso la sua vocazione all'apostolato e al martirio. Il tutto sfociò nella ferma decisione di abbandonare il mondo e di abbracciare l'austera vita cappuccina. Nel mese di settembre del 1648 fu ricevuto nel noviziato di Conegliano e un anno dopo, il 21 novembre 1649, emetteva i voti religiosi con il nome di Marco d'Aviano. Compì in seguito il corso regolare degli studi, fissato tra i cappuccini in un triennio di filosofia e un quadriennio di teologia, durante il quale, il 18 settembre 1655, fu ordinato sacerdote a Chioggia.

 La sua vita fu caratterizzata da un forte impegno nella preghiera e nella vita comune, vissuta nell'umiltà e nel nascondimento e animata da zelo e osservanza della regola e delle costituzioni dell'Ordine. Dal settembre 1664, anno in cui ottenne la “patente di predicazione”, padre Marco profuse le sue migliori energie nell'apostolato della parola, annunziata in tutta Italia, soprattutto nei tempi forti della Quaresima e dell'Avvento. Non mancarono impegni di responsabilità e di governo: nel 1672 infatti fu eletto superiore del convento di Belluno, e nel 1674 fu chiamato a dirigere la fraternità di Oderzo.

 L'evento che tolse la persona del frate avianese dall'umile nascondimento della cella conventuale e la impose all'attenzione universale si verificò l'8 settembre 1676: inviato a predicare nel monastero padovano di San Prosdocimo, tramite la sua preghiera e la sua benedizione fu istantaneamente guarita la monaca Vincenza Francesconi, ammalata e costretta a letto da circa 13 anni. Eventi straordinari simili si verificarono un mese dopo a Venezia, creando intorno alla sua persona un notevole afflusso di popolo e dando cosí un credito particolare alla sua attività apostolica.

 Non turbato dalla fama, che sempre piú si diffondeva intorno a lui e che presto fece richiedere la sua presenza anche fuori d'Italia, il Servo di Dio continuava il suo ministero apostolico e specialmente l'attività della predicazione, sempre incisiva ed essenziale. In modo particolare esortava i suoi uditori all'incremento della vita di fede e della pratica cristiana, al pentimento dei propri peccati e alla necessità della penitenza: a tutti faceva recitare l'atto di dolore perfetto e impartiva in seguito la sua benedizione, sempre apportatrice di copiosi frutti spirituali e spesso anche di eventi prodigiosi e guarigioni straordinarie.

 Furono proprio questi eventi taumaturgici a far richiedere ovunque la presenza del Servo di Dio e a fargli intraprendere negli ultimi venti anni della sua vita faticosi viaggi apostolici in tutta Europa. Questi venivano effettuati sempre dietro precetto obbedienziale dei superiori dell'Ordine o comandati direttamente dalla Santa Sede, che spesso concedeva anche la facoltà — soprattutto in seguito agli acciacchi dell'età — di poter usare convenienti mezzi di trasporto. Continuamente richiesto dai sovrani e governanti e dalle autorità pubbliche, veniva accolto con grande entusiasmo da numerosa folla, desiderosa di ascoltare la sua parola e ricevere la sua benedizione.

 Tra gli autorevoli personaggi che richiesero insistentemente la sua presenza e gli offrirono la loro amicizia vanno annoverati il governatore del Tirolo Carlo V di Lorena e sua moglie Eleonora, il duca di Neuburg Filippo Guglielmo e suo figlio Giovanni Guglielmo, l'elettore di Baviera Massimiliano Emanuele e lo zio Massimiliano Filippo, la principessa di Vaudemont Anna Elisabetta, la delfina di Francia Maria Anna Cristina Vittoria, il re di Spagna Carlo II e la sua seconda moglie Marianna di Neuburg, e in modo particolare il re di Polonia Giovanni Sobieski, l'imperatore Leopoldo I e vari esponenti della corte imperiale. Mete dei suoi viaggi furono in questi anni la Germania, la Francia, il Belgio, l'Olanda, la Svizzera, la Boemia e l'Austria.
Con speciale evidenza vanno ricordate le relazioni tra padre Marco e l'imperatore Leopoldo I. Dal primo incontro, che ebbe luogo a Linz nel settembre 1680, fino alla morte, il Servo di Dio fu per Leopoldo amico, consigliere, padre spirituale e confidente in ogni occasione e per ogni problema, tanto di ordine familiare che politico, economico, militare e religioso. Tra i due esisteva in effetti una profonda complementarietà di carattere: l'insicuro e indeciso Leopoldo incontrò provvidenzialmente sulla sua strada la forte e decisa personalità di padre Marco che, oltre alla sincera amicizia, offrì al suo augusto contemporaneo coraggio, forza, decisione, sicurezza di giudizio e di azione, aiuto e direzione nelle necessità spirituali, confidenza e consiglio nei suoi problemi di coscienza e in tutti i suoi impegni di governo.


 Proprio in base alle pressanti insistenze imperiali e agli ordini provenienti da Roma, Marco d'Aviano dovette recarsi alla corte imperiale, prevalentemente nei mesi estivi, ben quattordici volte, e partecipare attivamente alla crociata antiturca: ad essa il Servo di Dio prese parte in qualità di legato pontificio e di missionario apostolico. Fu suo grande merito l'aver contribuito in prima persona e in maniera determinante alla liberazione di Vienna dall'assedio turco il 12 settembre 1683.
Dal 1683 al 1689 partecipò personalmente alle campagne militari di difesa e di liberazione: suo scopo era instaurare e favorire reciproche relazioni amichevoli all'interno dell'esercito imperiale, esortare tutti a una vera condotta cristiana e assistere spiritualmente i soldati. Non mancarono grandi successi militari, come la liberazione di Buda il 2 settembre 1686, e quella di Belgrado il 6 settembre 1688. Negli anni seguenti fu molto viva la sua azione per riportare la pace in Europa, soprattutto tra Francia e Impero, e nel promuovere l'unità delle potenze cattoliche in difesa della fede, sempre minacciata dalla potenza ottomana.


 Nel maggio 1699 Marco d'Aviano intraprese il suo ultimo viaggio verso la capitale dell'Impero. La sua salute, già cagionevole, subí un progressivo peggioramento, tanto che dovette interrompere ogni attività. Il 2 agosto ricevette in convento la visita della famiglia imperiale e poi man mano quella dei piú illustri personaggi di Vienna. Il 12 dello stesso mese il Nunzio Apostolico Andrea Santa Croce portò personalmente la benedizione apostolica del Papa Innocenzo XII all'ammalato, che ricevette gli ultimi sacramenti e rinnovò la professione religiosa. Il 13 agosto 1699, assistito dal suo augusto amico l'imperatore Leopoldo e dall'imperatrice Eleonora, stringendo tra le mani il crocifisso, padre Marco spirava dolcemente.
Per permettere alla numerosa popolazione, accorsa da ogni dove, di vedere e venerare per l'ultima volta le spoglie mortali del cappuccino avianese, l'imperatore ordinò che i funerali si celebrassero il giorno 17, e dispose infine che fosse seppellito nel cimitero dei frati, ma in una tomba a parte, non lontana dai sepolcri imperiali. Pensava già di promuoverne la causa di Beatificazione, e a questo proposito quattro anni dopo disponeva la traslazione dei resti mortali del frate di Aviano in una cappella della chiesa dei cappuccini di Vienna, ove tuttora riposano.

 Se il messaggio di Marco d'Aviano, a livello personale, è costituito da un vigoroso invito, rivolto a ogni cristiano, a percorrere un costante itinerario di conversione e di fede, a livello più ampio esso richiama e sottolinea l'identità cristiana dell'Europa, che va salvaguardata e perseguita con l'apostolato e la preghiera: in questa prospettiva egli stesso si attribuiva l'appellativo, che fu il programma della sua vita ed è tuttora attuale, di “medico spirituale dell'Europa”.

Direttive per la... fine dei tempi malvagi

Il Piano massonico per la distruzione della Chiesa Cattolica

Un prete francese che ha abiurato la sua appartenenza alla Massoneria, ha reso noto questo piano massonico che egli seguiva quando faceva parte della sétta. Come abbiamo ricevuto questo documento così lo pubblichiamo, chiedendo ai nostri lettori di offrire, su questo punto, un contributo di discernimento e di ulteriore documentazione.

Direttive del gran Maestro della Massoneria ai Vescovi cattolici massoni, effettive dal 1962. (Aggiornamento del Vaticano II). Tutti i confratelli massoni dovranno riferire sui progressi di queste decisive disposizioni. Rielaborate nell’ottobre 1993 come piano progressivo per lo stadio finale. Tutti i massoni occupati nella Chiesa debbono accoglierle e realizzarle

1 Rimuovete una volta per tutte San Michele, protettore della Chiesa Cattolica da tutte le preghiere all’interno e all’esterno della Santa Messa. Rimuovete le sue statue, affermando che esse distolgono dalla Adorazione di Cristo.

2 Rimuovete gli Esercizi Penitenziali della Quaresima come l’astinenza dalle carni del venerdì o anche il digiuno; impedite ogni atto di abnegazione. Al loro posto debbono essere favoriti atti di gioia, di felicità e di amore del prossimo. Dite: “Cristo ha già meritato per noi il Paradiso” e “ogni sforzo umano è inutile”. Dite a tutti che debbono prendere sul serio la preoccupazione per la loro salute. Incoraggiate il consumo di carne, specialmente di maiale.

3 Incaricate i pastori protestanti di riesaminare la Santa Messa e di dissacrarla.

Seminate dubbi sulla Reale Presenza nell’Eucaristia e confermate che l’Eucaristia - con maggior vicinanza alla fede dei protestanti - è soltanto pane e vino e intesa come puro simbolo. Disseminate protestanti nei Seminari e nelle scuole.

Incoraggiate l’ecumenismo come via verso l’unità. Accusate ognuno che crede alla Presenza Reale come sovversivo e disobbediente verso la Chiesa.

4 Vietate la Liturgia Latina della Messa, Adorazione e Canti, giacché essi comunicano un sentimento di mistero e di deferenza. Presentateli come incantesimi di indovini. Gli uomini smetteranno di ritenere i Sacerdoti come uomini di intelligenza superiore, da rispettare come portatori dei Misteri Divini.

5 Incoraggiate le donne a non coprire la testa con il velo in chiesa. I capelli sono sexy. Pretendete donne come lettrici e sacerdotesse. Presentate la cosa come idea democratica. Fondate un movimento di liberazione della donna. Chi entra in chiesa deve indossare vesti trascurate per sentirsi là come a casa. Ciò indebolirà l’importanza della Santa Messa.

6 Distogliete i fedeli dall’assumere in ginocchio la Comunione. Dite alle suore che debbono distogliere i bambini prima e dopo la Comunione dal tenere le mani giunte. Dite loro che Dio li ama così come sono e desidera che si sentano del tutto a loro agio. Eliminate in chiesa lo stare in ginocchio e ogni genuflessione. Rimuovete gli inginocchiatoi. Dite alle persone che durante la Messa debbono attestare la loro fede in posizione eretta.

7 Eliminate la musica sacra dell’organo.

Introducete chitarre, arpe giudaiche, tamburi, calpestìo e sacre risate nelle chiese. Ciò distoglierà la gente dalla preghiera personale e dalle conversazioni con Gesù.

Negate a Gesù il tempo di chiamare bambini alla vita religiosa.

Eseguite attorno all’Altare danze liturgiche in vesti eccitanti, teatri e concerti.

8 Togliete il carattere sacro ai canti alla Madre di Dio e a San Giuseppe. Indicate la loro venerazione come idolatria. Rendete ridicoli coloro che persistono. Introducete canti protestanti. Ciò darà l’impressione che la Chiesa Cattolica finalmente ammette che il Protestantesimo è la vera religione o almeno che esso è uguale alla Chiesa Cattolica.

9 Eliminate tutti gli inni anche quelli a Gesù giacché essi fanno pensare la gente alla felicità e serenità che deriva dalla vita di mortificazione e di penitenza per Dio già dall’infanzia.

Introducete canti nuovi soltanto per convincere la gente che i riti precedenti in qualche modo erano falsi. Assicuratevi che in ogni Messa ci sia almeno un canto in cui Gesù non venga menzionato e che invece parli soltanto di amore per gli uomini. La gioventù sarà entusiasta a sentire parlare di amore per il prossimo. Predicate l’amore, la tolleranza e l’unità.

Non menzionate Gesù, vietate ogni annuncio dell’Eucarestia

10 Rimuovete tutte le reliquie dei Santi dagli Altari e in seguito anche gli Altari stessi.

Sostituiteli con tavole pagane prive di Consacrazione che possono venir usate per offrire sacrifici umani nel corso di messe sataniche.

Eliminate la legge Ecclesiastica che vuole la celebrazione della Santa Messa soltanto su Altari contenenti Reliquie.

11 Interrompete la pratica di celebrare la Santa Messa alla presenza del Santissimo Sacramento nel Tabernacolo. Non ammettete alcun Tabernacolo sugli Altari che vengono usati per la celebrazione della Santa Messa. La tavola deve avere l’aspetto di una tavola da cucina. Dev’essere trasportabile per esprimere che essa non è affatto sacra ma deve servire a un duplice scopo come, per esempio, da tavola per conferenze o per giocarvi a carte. Più tardi

collocate almeno una sedia a tale tavola. Il Sacerdote deve prendervi posto per indicare che dopo la Comunione egli riposa come dopo un pasto. Il Sacerdote non deve mai stare in ginocchio durante la Messa né fare genuflessioni. Ai pasti, infatti, non ci si inginocchia mai. La sedia del Sacerdote deve essere collocata al posto del Tabernacolo. Incoraggiate la gente a venerare e anche ad adorare il Sacerdote invece che l’Eucarestia, ad obbedire a lui invece che all’Eucarestia. Dite alla gente che il Sacerdote è Cristo, il loro capo. Collocate il Tabernacolo in un locale diverso, fuori vista.

12 Fate sparire i Santi dal calendario Ecclesiastico, sempre alcuni in tempi determinati. Vietate ai Sacerdoti di predicare dei Santi, tranne di quelli che siano menzionati dal Vangelo.

Dite al popolo che eventuali protestanti, magari presenti in chiesa, potrebbero scandalizzarsene. Evitate tutto ciò che disturba i protestanti.

13 Nella lettura del Vangelo omettete la parola “santo”, per esempio, invece di “Vangelo secondo San Giovanni”, dite semplicemente: “Vangelo secondo Giovanni”. Ciò farà pensare

alla gente di non doverli più venerare. Scrivete continuamente nuove bibbie finché esse saranno identiche a quelle protestanti. Omettete l’aggettivo “Santo” nell’espressione “Spirito Santo”. Ciò aprirà la strada. Evidenziate la natura femminile di Dio come di una madre piena di tenerezza. Eliminate l’uso del termine “Padre”.

14 Fate sparire tutti i libri personali di pietà e distruggeteli.

Di conseguenza verranno a cessare anche le Litanie del Sacro Cuore di Gesù, della Madre di Dio, di San Giuseppe come la preparazione alla Santa Comunione. Superfluo diverrà pure il ringraziamento dopo la Comunione.

15 Fate sparire anche tutte le statue e le immagini degli Angeli. Perché mai dovrebbero stare fra i piedi le statue dei nostri nemici? Definiteli miti o storielle per la buona notte. Non permettete il discorso sugli Angeli giacché urterebbe i nostri amici protestanti.

16 Abrogate l’esorcismo minore per espellere i demóni; impegnatevi in questo, annunciate che i diavoli non esistono. Spiegate che è il metodo adottato dalla Bibbia per designare il male e che senza un malvagio non possono esistere storie interessanti.

Di conseguenza la gente non crederà all’esistenza dell’inferno né temerà di poterci mai cadere. Ripetete che l’inferno altro non è che la lontananza da Dio e che c’è mai di terribile in ciò se si tratta in fondo della medesima vita come qui sulla terra.

17 Insegnate che Gesù era soltanto uomo che aveva fratelli e sorelle e che aveva odiato i detentori del potere. Spiegate che egli amava la compagnia delle prostitute, specialmente di Maria Maddalena; che non sapeva che farsi di chiese e sinagoghe.

Dite che aveva consigliato di non obbedire ai capi del Clero, spiegate che egli era un grande maestro che però deviò dalla retta via quando negò obbedienza ai capi della chiesa. Scoraggiate il discorso sulla Croce come vittoria, al contrario presentatela come fallimento.

18 Ricordate che potete indurre suore verso il tradimento della loro vocazione se vi rivolgerete alla loro vanità, fascino e bellezza. Fate loro mutare l’Abito Ecclesiastico e ciò le porterà naturalmente a buttar via i loro Rosari sono dissensi. Ciò disseccherà le loro vocazioni. Dite alle suore che non saranno accettate se non avranno rinunciato all’abito.

Favorite il discredito dell’Abito Ecclesiastico anche fra la gente.

19 Bruciate tutti i Catechismi. Dite agli insegnanti di religione di insegnare ad amare le creature di Dio invece di Dio stesso. L’amare apertamente è testimonianza di maturità. Fate che il termine “sesso” diventi parola di uso quotidiano nelle vostre classi di religione. Fate del sesso una nuova religione. Introducete immagini di sesso nelle lezioni religiose per insegnare ai bambini la realtà. Assicuratevi che le immagini siano chiare. Incoraggiate le scuole a divenire pensatori progressisti nel campo dell’educazione sessuale. Introducete l’educazione sessuale tramite l’autorità Vescovile così i genitori non avranno nulla in contrario.

20 Soffocate le scuole cattoliche, impedendo le vocazioni di suore. Rivelate alle suore che sono lavoratrici sociali sottopagate e che la Chiesa è in procinto di eliminarle. Insistete che l’insegnante laico cattolico riceva l’identico stipendio di quello delle scuole governative.

Impiegate insegnanti non cattolici. I Sacerdoti debbono ricevere l’identico stipendio come i corrispondenti impiegati secolari.

Tutti i Sacerdoti debbono deporre la loro Veste Clericale e le loro Croci così da poter essere accettati da tutti. Rendete ridicoli coloro che non si adeguano.

21 Annientate il Papa, distruggendo le sue Università.

Staccate le Università dal Papa, dicendo che in tal modo il governo le potrebbe sussidiare.

Sostituite i nomi degli Istituti Religiosi con nomi profani, per favorire l’ecumenismo.

Per esempio, invece di “Scuola Immacolata Concezione” dite “Scuola Superiore Nuova”. Istituite reparti di ecumenismo in tutte le Diocesi e preoccupatevi del loro controllo da parte protestante. Vietate le Preghiere per il Papa e verso Maria perché esse scoraggiano l’ecumenismo. Annunciate che i Vescovi locali sono le autorità competenti. Sostenete che il Papa è soltanto una figura rappresentativa. Spiegate alla gente che l’Insegnamento Papale serve soltanto alla conversazione ma che è altrimenti privo di importanza.

22 Combattete l’Autorità Papale, ponendo un limite di età al suo esercizio. Riducetela a poco a poco, spiegate che lo volete preservare dall’eccesso di lavoro.

23 Siate audaci. Indebolite il Papa introducendo sinodi Vescovili. Il Papa diverrà allora soltanto una figura di rappresentanza come in Inghilterra dove la Camera Alta e quella Bassa regnano e da essi la regina riceve gli ordini. In seguito indebolite l’autorità del Vescovo, dando vita a una istituzione concorrente a livello di Presbiteri. Dite che i Sacerdoti ricevono in tale modo l’attenzione che meritano.

Infine indebolite l’autorità del Sacerdote con la costituzione di gruppi di laici che dominino i Sacerdoti. In questo modo si originerà un tale odio che abbandoneranno la Chiesa addirittura Cardinali e la Chiesa allora sarà democratica… la Chiesa Nuova…

24 Riducete le vocazioni al Sacerdozio, facendo perdere ai laici il timore reverenziale per esso. Lo scandalo pubblico di un Sacerdote annienterà migliaia di vocazioni. Lodate Sacerdoti che per amore di una donna abbiano saputo lasciare tutto, definiteli eroici. Onorate i Sacerdoti ridotti allo stato laicale come autentici martiri, oppressi a tal punto da non poter sopportare oltre. Condannate anche come uno scandalo che i nostri confratelli massoni nel Sacerdozio debbano venir resi noti e i loro nomi pubblicati. Siate tolleranti con l’omosessualità del Clero. Dite alla gente che i Preti soffrono di solitudine.

25 Cominciate a chiudere le chiese a causa della scarsità di Clero. Definite come buona ed economica tale pratica. Spiegate che Dio ascolta ovunque le preghiere. In tale maniera le chiese diventano stravaganti sprechi di denaro. Chiudete anzitutto le chiese in cui si pratica pietà tradizionale.

26 Utilizzate commissioni di laici e Sacerdoti deboli nella fede che condannino e riprovino senza difficoltà ogni apparizione di Maria e ogni apparente miracolo, specialmente dell’Arcangelo San Michele. Assicuratevi che nulla di ciò, in nessuna misura riceverà l’approvazione secondo il Vaticano II. Denominate disobbedienza nei confronti dell’autorità se qualcuno obbedisce alle Rivelazioni o addirittura se qualcuno riflette su di esse. Indicate i Veggenti come disobbedienti nei confronti dell’Autorità Ecclesiastica. Fate cadere il loro buon nome in disistima, allora nessuno penserà di tenere in qualche conto il loro Messaggio.

27 Eleggete un Antipapa. Affermate che egli riporterà i protestanti nella Chiesa e forse addirittura gli Ebrei. Un Antipapa potrà essere eletto se venisse dato il diritto di voto ai Vescovi. Allora verranno eletti tanti Antipapi così che verrà insediato un Antipapa come compromesso. Affermate che il vero Papa è morto.

28 Togliete la Confessione prima della Santa Comunione per gli scolari del secondo e terzo anno così che non importi loro nulla di essa quando frequenteranno la quarta o la quinta classe e poi le classi superiori. La Confessione allora scomparirà. Introducete (in silenzio) la confessione comunitaria con l’assoluzione in gruppo. Spiegate alla gente che la cosa succede per la scarsità del Clero.

29 Fate distribuire la Comunione da donne e laici. Dite che questo è il tempo dei laici. Cominciate con il deporre la Comunione in mano, come i protestanti, invece che sulla lingua.

Spiegate che il Cristo lo fece nel medesimo modo. Raccogliete alcune ostie per “messe nere” nei nostri templi. Indi distribuite invece della Comunione personale una coppa di ostie non consacrate che si possono portare con sé a casa. Spiegate che in questo modo si possono prendere i doni divini nella vita di ogni giorno. Collocate distributori automatici di ostie per le comunioni e denominateli Tabernacoli. Dite che devono essere scambiati segni di pace. Incoraggiate la gente a spostarsi in chiesa per interrompere la devozione e la preghiera. Non fate Segni di Croce; al posto di esso invece un segno di pace. Spiegate che anche Cristo si è spostato per salutare i Discepoli Non consentite alcuna concentrazione in tali momenti. I Sacerdoti debbono volgere la schiena all’Eucarestia e onorare il popolo.

30 Dopo che l’Antipapa sarà stato eletto, sciogliete i sinodi dei Vescovi come le associazioni

dei Sacerdoti e i consigli parrocchiali. Vietate a tutti i religiosi di porre in discussione, senza permesso, queste nuove disposizioni. Spiegate che Dio ama l’umiltà e odia coloro che aspirano alla gloria. Accusate di disobbedienza nei confronti dell’Autorità Ecclesiastica tutti coloro che pongono interrogativi. Scoraggiate l’Obbedienza verso Dio. Dite alla gente che deve obbedire a questi superiori Ecclesiastici.

31 Conferite al Papa (= Antipapa) il massimo potere di scegliere i propri successori. Ordinate sotto pena di scomunica a tutti coloro che amano Dio di portare il segno della bestia. Non nominatelo però “segno della bestia”. Il Segno della Croce non deve essere né fatto né usato sulle persone o tramite esse (non si deve più benedire). Fare il Segno di Croce verrà designato come idolatria e disobbedienza.

32 Dichiarate falsi i Dogmi precedenti, tranne quello dell’Infallibilità Pontificia. Proclamate Gesù Cristo un rivoluzionario fallito. Annunciate che il vero Cristo presto verrà. Soltanto l’Antipapa eletto deve essere obbedito. Dite alle genti che debbono inchinarsi quando verrà pronunciato il suo nome.

33 Ordinate a tutti i sudditi del Papa di combattere in sante crociate per estendere l’unica religione mondiale. Satana sa dove si trova tutto l’oro perduto. Conquistate senza pietà il mondo! Tutto ciò apporterà all’umanità quanto essa ha sempre bramato: “l’epoca d’oro della pace”.